𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈 || Christi...

By _girlofasgard

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Desiree ha trovato nel canto il suo posto sicuro dopo le terribili vicende passate che hanno profondamente mo... More

𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎
𝐃𝐔𝐄
𝐓𝐑𝐄
𝐐𝐔𝐀𝐓𝐓𝐑𝐎
𝐂𝐈𝐍𝐐𝐔𝐄
𝐒𝐄𝐈
𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄
𝐎𝐓𝐓𝐎
𝐍𝐎𝐕𝐄
𝐃𝐈𝐄𝐂𝐈
𝐔𝐍𝐃𝐈𝐂𝐈
𝐃𝐎𝐃𝐈𝐂𝐈
𝐓𝐑𝐄𝐃𝐈𝐂𝐈
𝐐𝐔𝐀𝐓𝐓𝐎𝐑𝐃𝐈𝐂𝐈
𝐐𝐔𝐈𝐍𝐃𝐈𝐂𝐈
𝐒𝐄𝐃𝐈𝐂𝐈
𝐃𝐈𝐂𝐈𝐀𝐒𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄
𝐃𝐈𝐂𝐈𝐎𝐓𝐓𝐎
𝐃𝐈𝐂𝐈𝐀𝐍𝐍𝐎𝐕𝐄
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐔𝐍𝐎
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐃𝐔𝐄
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐓𝐑𝐄'
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐐𝐔𝐀𝐓𝐓𝐑𝐎
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐂𝐈𝐍𝐐𝐔𝐄
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐒𝐄𝐈
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐎𝐓𝐓𝐎
𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐍𝐎𝐕𝐄
𝐓𝐑𝐄𝐍𝐓𝐀
𝐄𝐏𝐈𝐋𝐎𝐆𝐎

𝐔𝐍𝐎

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By _girlofasgard

𝐃opo che tutti furono entrati in casetta e che Maria li ebbe radunati sulle gradinate per stilare le regole principali, i ragazzi furono liberi di chiamare a casa o di conoscersi meglio.

Mentre la cantante Flaza, aiutata da Nicol, si occupò della cena, gli altri si radunarono in gruppetti per chiacchierare tra loro.

Desiree si ritagliò una decina di minuti da sola sulla panchina nel giardino per chiamare suo fratello, la persona grazie alla quale aveva tentato di entrare ad Amici e che, visto il risultato, era davvero l'artefice del sogno diventato realtà.

«Ehy Thiago.» salutò, inquadrando il suo volto.

«Desi, che piacere sentirti! - la voce calda di suo fratello mai le era apparsa così lontana, fisicamente s'intende, dato che erano cresciuti insieme e non si erano mai allontanati così tanto come lo erano ora - Che mi dici, sei dentro? Ti prego dimmi di sì!»

La ragazza sorrise e inclinò il telefono per far rientrare nell'inquadratura la felpa che aveva addosso con la scritta a caratteri corsivi giganti 'Amici'.
«Non so, tu che dici?»

«Non ci credo, non ci credo! Sono così fiero di te Desi! - strillò il ragazzo iniziando a esaltarsi, Desiree lo capì dal fatto che il dispositivo non stava fermo, dato che lui stava agitando le braccia convulsamente - Tutti i tuoi sacrifici, tutti i pomeriggi spesi a provare piuttosto che ad uscire e divertirti... sei ripagata ora Desi, e vanne fiera! Sei in quella scuola, dedicati finalmente a te e a ciò che ami, non dare più importanza al passato e al piacere agli altri, fai il tuo percorso e non voltarti indietro.»

Desiree sorrise e annuì, commossa.
Si passò una mano sugli occhi lucidi.
«Non farmi piangere Thiago.» biascicò ridendo per non singhiozzare.

«Le cose stanno così. Non lasciare che il passato ti opprima. Devi pensare a te, non più a loro. Basta. Ci sei solo tu in quella casetta, tu e il tuo sogno. Dedicaci tutta te stessa.»

«Lo farò.» gli assicurò, abbassando poi lo sguardo per non mostrare gli occhi al fratello che, sapeva, avrebbe visto un pensiero rimpicciolirsi al loro interno.

Ma Thiago era Thiago, e quindi lo capì ugualmente.
«C'è qualcosa che ti turba.»

A malincuore Desiree annuì.
«Non metto assolutamente in discussione il giudizio degli insegnanti, nè tanto meno non metto bocca sul loro parere personale, ma c'è una cosa che Rudy Zerbi ha detto che mi ha dato fastidio. Lui ha abbassato la leva, - spiegò - dicendo poi che non gli piaccio. Liberissimo, gusto personale. Ma lo ha detto che volevo sembrare la copia di Billie Eilish. Ho imitato Billie Eilish, ingigantito le emozioni negative che lei ha quando canta quel pezzo e che la mia esibizione non è stata trasparente, perché sono parsa una scopiazzatura di Billie Eilish. Ma tu Thiago lo sai quando quella canzone sia mia, quanto mi rispecchi.»

«Hai cantato No Time to Die?» chiese a quel punto il fratello.

«Sì. - alzò gli occhi verso la porta vedendo dei ragazzi aprirla e uscire presumibilmente per fumare - Mi dispiace sia passato quel messaggio, perché non è la verità. Quel pezzo era mio sotto ogni aspetto... vabbè, devo lasciarti adesso, salutami mamma e papà quando li vedi.»

Thiago annuì.
«Lo farò. - ripetè, regalandole uno dei suoi sorrisi rassicuranti - Ti voglio tanto bene sorellina, spacca e scrivimi ogni tanto.»

«Nei momenti in cui mi è permesso mi farò sentire di sicuro. A presto.» concluse, mandandogli un bacio tramite la videocamera, quindi riattaccò.

Alzò lo sguardo sui ragazzi che si stavano sedendo sulla panca di fronte alla sua. Due la stavano guardando: uno era il ballerino di hip hop, l'altro uno che non conosceva.
Tra gli altri due, invece, riconobbe il ragazzo che si era presentato per primo, Nunzio, guardare confuso quello al suo fianco, un giovane con un cappello da pescatore a coprirgli in parte i capelli scuri.
«Ma quindi di cos'è che parla la tua canzone?»

«Tutto a posto?» le domandò il ragazzo sconosciuto che la stava fissando da quando era uscito e lei era ancora al telefono con Thiago.

«Uhm, sì, circa.»

«Non mi sembra, - insistette lui. Era gentile da parte sua interessarsi, ma Desiree non avrebbe certo descritto i suoi problemi ad una persona appena conosciuta - avevi una faccia da funerale al telefono... è per la tua esibizione? Per il giudizio di Rudy?»

Bingo.
Annuì, obbligata a rispondere a tanto interessamento.
«Sì. Non mi è piaciuto il fatto che creda abbia imitato Billie Eilish. - si espresse con rammarico - La canzone che ho cantato mi descrive, e sentirmi dire che sono una scopiazzatura di qualcuno mi fa un po' male. Posso anche non piacergli, non importa, non posso piacere a tutti, ma mi dispiace che si sia fatto un'idea sbagliata di me, credendo che non abbia nulla da raccontare.»

Il ragazzo che le aveva parlato sorrise.
«Guarda, credimi se ti dico che capisco perfettamente. Non so se hai seguito le esibizioni prima di te, io no perchè ero in ansia assurda, ma io al contrario di te sono diventato allievo di Rudy e non piaccio alla Pettinelli. E come è successo a te, lei si è fatta un'idea sbagliata di me, e crede che sia la scopiazzatura pure brutta di mio padre. Sono Luca, il figlio di Gigi D'Alessio.» si presentò infine.

Desiree alzò le sopracciglia.
«Oh, quindi sei tu... piacere. - borbottò accennando un sorriso - Io sono Desiree, ma penso che voi tutti lo sappiate già.» aggiunse, guardando i presenti che annuirono in risposta.

«Dunque dai, spiegami: la tua canzone è scritta in indiano?»

Per andarsene dalla conversazione che Nunzio cercava di intrattenere con Inder, e che sapeva sarebbe sfociata in una barzelletta, la ragazza fece un sorriso di circostanza e rientrò, cercando con lo sguardo Carola e Serena, o per lo meno qualcuno che le fosse già noto.
Trovò, insieme a loro, il ragazzo che Lorella Cuccarini aveva detto assomigliasse a Sangiovanni.

«Scusami, sbaglio o anche tu sei allievo della Pettinelli?» domandò al ragazzo dai ricci castano chiaro, che si girò verso di lei e le sorrise raggiante.
Erano tutti così gentili e carini lì dentro!
Era davvero strano per Desiree, abituata ad avere a che fare con persone stronze.

«Sì, sono Albe. E se non erro, tu devi essere Desiree. - replicò lui con un accento nordico - La ragazza che ha cantato Billie Eilish, no? Complimenti, a proposito, sei stata davvero dolce.»

«Ti ringrazio. - fece la ragazza, prima di essere estremamente sincera - Vorrei poter dire lo stesso, ma non ho seguito la tua esibizione, e nemmeno alcune altre prima di me. L'ansia mi assaliva, ero impegnata a fare avanti e indietro cercando di non dimenticare il testo, e non ho prestato molta attenzione alla puntata.»

Albe fece un gesto con la mano, come a dire che non c'era alcun problema.
«Ah, non preoccuparti. Avrai modo di sentirmi cantare, per tantissime domeniche ancora!» esclamò ottimista.

Desiree sorrise trovandosi d'accordo.
Era simpatico. Tutti sembravano esserlo.

«La cena è pronta!»

Dopo l'annuncio, tutti si riunirono al tavolo e al bancone della cucina, e fecero ciascuno una breve presentazione di sè: nome, età, ballo o canto, altri segni particolari.

«A solo diciott'anni hai tenuto un'esibizione del genere? - domandò con ammirazione Nicol - Complimenti.»

«Beh, io ho portato una cover, quasi tutti voi invece avete portato qualcosa di vostro. - ribattè, non volendo essere il fulcro del discorso - Complimenti anche a voi per questo.»

Un ragazzo al suo fianco le diede di gomito.
«Stavi cercando di sviare la conversazione per non esserne tu il centro, vero? Ti capisco, anche io sono così. - le assicurò. Aveva il viso sottile, gli occhi scuri come i capelli - Sono Alex.»

«Desiree, è un piacere. - rispose accennando un sorriso - La cosa che mi ha sempre spaventato del successo è il pubblico, l'essere al centro dell'attenzione... sono un po' chiusa in me, in effetti.»

«Penso sia normale. Man mano che si impara a familiarizzare con il palco, ci si scioglie un po'. Almeno spero.» aggiunse, accennando un sorriso che gli procurò una fossetta sulla guancia.

Desiree seguì distrattamente le presentazioni dei ragazzi, sorridendo alle battute e studiando le persone che parlavano.

Dopo cena si prese il tempo per disfare i bagagli, mettere i vestiti nell'armadio e, dato che il letto era contenitore, vi inserì zaino, borsone e valigie. Estrasse ogni cosa da ogni bagaglio che aveva, e abbellì la sua parte di stanza con foto, gingilli o statuette che le ricordavano la sua camera e, in generale, casa sua.
Impilò i libri che aveva portato nello scaffaletto basso del tavolino affianco al letto, e al termine dell'operazione si ritrovò soddisfatta del suo angolo personale.

«Accogliente.»

Una voce maschile la riscosse.
Desiree si voltò di scatto verso l'uscio della stanza, al quale Christian faceva capolino con un sorriso furbo sul viso.
Fece spallucce, osservando il suo operato.

«Cerco solo di ricordarmi casa mia. - sminuì, prima di fargli un cenno - Tu in che camera sei?»

«Nella verde, di là. - spiegò, alzando il braccio in direzione della porta, per indicare quindi l'altra ala di stanze a cui si accedeva dal salone con la gradinata - Devi passare da lì per arrivare nel giardino sul retro, dove stavo pensando di andare io ora. Se vuoi, un po' di compagnia non mi fa altro che piacere.»

Desiree non aveva molta voglia di uscire, ma il ballerino sembrava non vedesse l'ora.
Non poteva lasciarsi andare, non con quel ragazzo che assomigliava terribilmente a Marco. Non poteva.
Eppure, cercava un po' di leggerezza per contrastare il passato che la tormentava e l'aveva sempre frenata.

«Mi stai implicitamente chiedendo di venire con te, vero?» chiese retorica.

Il ragazzo ammiccò.
«All'incirca.» fece.

«Beh, non ho altra scelta.» concluse la cantante, afferrando il primo libro della pila che aveva da poco fatto, cioè quello che aveva iniziato sul treno mentre si recava agli studi per i casting.

Christian si voltò per uscire prima che Desiree vedesse il sorrisino vittorioso che gli si era dipinto sulle labbra alla risposta affermativa della stessa.
Fece strada, certo che la giovane lo stesse seguendo, e passò attraverso le stanze, tra cui la sua, quella verde citata prima, giungendo poi alla porta che dava sul giardinetto.

Desiree uscì e lo trovò carino, con l'erba ben tenuta, il pavimento in legno sul quale erano presenti un divanetto e una poltrona come nel giardino all'ingresso principale. Christian si sedette su un lato del divanetto, così Desiree affondò nei cuscini arancio della poltrona.
Sospirò e aprì il libro.
Sapeva che il ragazzo non avrebbe parlato per un po': di certo non si aspettava che la cantante acconsentisse ad uscire in giardino con lui, e quindi doveva capire come preparare le mosse successive.

Notò poi il titolo del libro che la ragazza stava leggendo.
«Oh, leggi Austen? - intervenne, adocchiando il volume - L'ho studiato qualche mese fa in letteratura inglese.»

Desiree annuì.
«Sì, anche io, ma l'avevo già letto prima. Poi, sentirne parlare mi ha fatto venire voglia di rileggerlo. Ora deve essere la quarta volta che leggo questo libro, e ogni volta lo amo sempre più.» disse accennando un sorriso.

Aveva letto Orgoglio e Pregiudizio almeno tre o quattro volte nella sua vita, e in quella sua esperienza personale aveva deciso di portare, oltre che qualche libro nuovo, qualcosa che la tenesse legata al passato, ed era perfetto quello di Jane Austen, forse il suo preferito tra tutti i classici che aveva letto.

Rimise subito il segnalibro nel volume e lo chiuse - certa che alla fine non avrebbe letto -, lasciando che il vento fresco di fine settembre le scompigliasse i ciuffi di capelli sfuggiti alla coda che aveva fatto alla bell'e meglio prima di cena, chiedendosi come aveva fatto a pensare che il suo Mr. Darcy potesse essere davvero Marco.
Si era tanto sbagliata.

«Da quanto canti?» domandò distante Christian, giocherellando con il filo del microfono, facendo tornare Desiree sul pianeta Terra.

«Da anni, da quando ho memoria. Ho imparato anche a suonare il piano, e onestamente non vedo l'ora di fare una canzone che lo richieda. E tu, - girò poi la domanda, - da quanto balli?»

«Da quando ero piccolino. Sono cresciuto in una famiglia di ballerini praticamente, ed era un po' destino che finissi qui. Anzi, sarebbe stato davvero strano se non ci fossi arrivato.»

Desiree decise che non era il caso di chiedere cose della famiglia o del passato o della vita privata del ragazzo.
Ognuno lì dentro aveva una sua storia, delle sue debolezze, delle due paure: erano tutti qualcuno, e avrebbero parlato più di se stessi se e solo se l'avessero deciso loro.

«Che ne pensi dei ragazzi qui?»

«Non ho ancora avuto modo di conoscerli tutti, ma mi danno l'aria di essere tutti simpaticissimi. - commentò con un accenno di sorriso - Spero che anche loro pensino lo stesso di me.»

Christian sorrise sornione.
«Se ti consola, io lo penso.»

«Lo dici solo per fare il galante.» borbottò contrariata Desiree, tirando su le gambe contro il petto.

«No, lo dico perchè lo penso davvero.» si ostinò a dire il ballerino di hip hop, e qualcosa, a pelle, le fece capire che non stava mentendo. Che non lo stava ingannando.
Fool me once, fool me twice.
Qualcosa, negli occhi del giovane - che la studiava con il capo inclinato e lo sguardo fisso sui suoi occhi, per coglierne ogni guizzo, ogni sfumatura - le suggerì che quel ragazzo dal sorrisetto sghembo e che tanto assomigliava a Marco non si sarebbe comportato mai e poi mai come lui, nei suoi confronti.

Ed era strano: lo conosceva da si e no un paio d'ore.
Eppure, la prima impressione di solito non è mai troppo errata, vero?

Desiree si strinse nelle spalle.
«Inizia a fare un po' freddo. - osservò - Se tu vuoi rimanere fai pure, io però entro.»

Il ragazzo si slacciò la felpa.
«Se è per il freddo, posso lasciarti la mia felpa.» si offrì, e la bionda sorrise per la sua ingenuità.

«Sei davvero un gentiluomo, ma non è solo per quello. È stata una giornata davvero intensa, sono molto emozionata ma anche molto stanca. Penso quindi che andrò a dormire.» spiegò Desiree, alzandosi in piedi e prendendo il libro dal tavolino sul quale l'aveva poggiato in precedenza.

Christian annuì e fece un largo sorriso.
«Chiamo la mia famiglia e poi rientro anche io. Allora buonanotte, Desiree.» disse, osservandola dal basso verso l'alto dato che lei, in piedi, gli stava passando davanti.
Di proposito sfiorò la mano della ragazza, che voltò il capo e fece un sorriso che non era nè mesto ma nemmeno gioioso.
Quella ragazza aveva l'aria di essere davvero difficile.

«Buonanotte a te, Christian.» ricambiò lei, portandogli una mano sul ciuffo castano, prima di spostarsi bruscamente e rientrare.
Le era venuto naturale. Come aveva avuto modo di notare, qualsiasi cosa con lui, lì, le era venuta naturale.
E la cosa non prometteva affatto bene.



*

Ehy! Aggiornamento inaspettato, vero? :)
Ho pensato fosse carino farvi leggere subito il primo capitolo, che vi può servire, dopo il prologo, a farvi un'idea soprattutto della protagonista e di come svilupperà i suoi rapporti umani all'interno della casetta.
Grazie per i messaggi carini che mi avete scritto per il mio ritorno, spero vivamente di poter aggiornare con continuità senza che lo studio mi surclassi troppo!!
Intanto godetevi questo capitolo, a presto!♥️

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