GOOD BOY -Larry Stylinson

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"Allora, ragazzino? Sì o no? Non credo sia una domanda difficile" lo riprese, l'ilarità sempre più difficilme... More

Good Boy

Good Boy - parte 2

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By youmakemestr0ng

"Potresti almeno fingere di divertirti"

La voce di Liam, arrivò alle orecchie di Louis, leggermente ovattata.
La musica era alta e l'odore di alcol e sudore erano quasi asfissianti.
Le luci, inoltre, erano regolate nel peggiore dei modi e gli stavano provocando un gran mal di testa.
L'alcol scadente e i drink annacquati, erano stati solo la ciliegina sulla torta.

Quella serata era il perfetto cliché di una festa di universitari o poco più e Louis, che di anni ne aveva ormai ventotto, iniziava a non apprezzare più così tanto quella tipologia di svago.

"Oh, sono sicuro che qualcuno si stia divertendo alla grande"

Strinse il bicchiere - che sarebbe dovuto essere pieno di gin tonic, anche se il gin sembrava averlo a mala pena visto da lontano - tanto da rendere le sue nocche bianche.

Louis era innegabilmente più anziano della media del locale, ma di certo non era quello che rendeva la serata al limite della sopportabilità.

Quello che stava mettendo a dura prova i suoi nervi, era il suo fidanzato.
Harry, quella sera, aveva deciso di farlo impazzire.
Si muoveva sulla pista, gremita di ragazzi e ragazze ubriachi ed esaltati, evitando il suo sguardo e non disprezzando le attenzioni di qualsiasi uomo fosse disposto a offrirgliene.
Non si spingeva mai oltre, non lasciava mai che qualcuno si avvicinasse in maniera pericolosa, ma ciò non significava che il maggiore non si stesse trattenendo dal raggiungerlo e spaccare il naso a chiunque stesse nel raggio di un metro dal suo bambino.

Questo era il risultato di una furiosa lite, che andava avanti ormai da svariati, stressanti giorni.

Il motivo era semplice e capire chi avesse ragione lo era ancora di più.
Harry. Come quasi ogni volta.

Maledetto ragazzino!

Quello che voleva il minore era semplicemente ovvio: attenzioni.
Louis, nell'ultimo periodo, gliene aveva dedicate davvero poche.
Con l'apertura del suo studio di tatuaggi, il tempo a disposizione era diminuito in maniera drastica e Louis, che di natura era uno stacanovista invidiabile, ci aveva messo del suo per renderlo ancora più irrisorio, con lavoro extra e orari assurdi.
Harry era stato paziente e lo aveva sostenuto in ogni passo.
Era stato solo grazie a lui se Louis era riuscito a sopravvivere in quelle settimane.
Il riccio gli preparava i pasti, riordinava le sue cose, lavava i suoi vestiti e lo metteva a letto quando, dopo le giornate più stressanti, crollava sul divano subito dopo la cena.
Tutto questo, senza mai ricevere nulla in cambio, dato che la presenza di Louis in casa era simile a quella di un fantasma.
La maturità che il più piccolo aveva dimostrato, era motivo di grande invidia da parte del maggiore, che invece ricordava bene come, alla sua età, sarebbe andato fuori di testa per davvero molto meno.

Louis, dal canto suo, forte della pazienza dimostrata dal fidanzato, si era forse fatto prendere un po' la mano, ignorando il fatto che il minore fosse al limite massimo di sopportazione.
Inutile dire che, nonostante tutta la buona volontà, Harry si era sentito ferito.
Sapeva quanto il fidanzato ci tenesse al suo lavoro, ma il fatto che questo sembrasse più interessato ai tatuaggi che a lui, lo faceva impazzire.

Così, dopo l'ennesima sera in cui Louis rientrò a casa ben dopo le dieci, la furia del minore si scatenò.

A sua discolpa, tendeva a diventare particolarmente nervoso quando non veniva scopato con regolarità e il suo fidanzato non lo toccava da più di tre settimane.
Avere ventitrè anni, vivere sotto lo stesso tetto del proprio ragazzo e non farci sesso - nè nient'altro, a dire il vero -, è frustrante e Harry non riusciva più a tollerare quella situazione.

Col senno di poi, tutto si sarebbe potuto concludere con facilità.
Il più piccolo non era affatto bravo quando si trattava di litigare con Louis.
Per lo più, scoppiava a piangere dopo appena qualche minuto e odiava rimanere arrabbiato per troppo tempo.
Ma se, da una parte, il riccio era tanto disposto a risolvere, era necessario fare i conti anche con la famosa testardaggine di Louis Tomlinson.

Louis detestava perdere e spesso parlava a sproposito quando si sentiva messo alle strette.
Era stato proprio così che, invece di scusarsi, aveva alimentato la rabbia di Harry con parole fin troppo taglienti.
Era bastata una frase per creare il mostro con cui Louis aveva convissuto negli ultimi giorni.

"Dio, Harry! Sei solo un moccioso. Non hai la più pallida idea di cosa voglia dire vivere la vita di un adulto. Cresci, ragazzino"

Louis potè giurare di aver sentito il cuore del più piccolo spezzarsi in quell'esatto istante.
Desiderò rimangiarsi tutto e avrebbe voluto sprofondare, soprattutto dopo aver visto gli occhi verdi e grandi del ragazzo, velarsi di uno spesso strato di lacrime.
Sapevano entrambi quanto, per Harry, la loro differenza di età fosse un ostacolo.
Gli aveva confessato spesso di sentirsi in difetto e troppo ingenuo rispetto a lui, che invece era un uomo fatto e finito.

Non era così, il maggiore lo sapeva e lo sapeva chiunque avesse mai parlato per più di un minuto con il riccio.
Tutti ne rimanevano ammaliati.
Harry, nonostante la timidezza caratteriale, era un ragazzo maturo e brillante.
Non gli mancava proprio niente e lui lo amava così com'era.

Eppure...

Eppure Louis, a volte, riusciva ad essere uno stronzo con i fiocchi.
Sapeva che quella frase avrebbe ferito il più piccolo, e proprio per questo aveva scelto inconsciamente di usarla.
Se n'era pentito nel momento stesso in cui l'aveva pronunciata, ma sapeva fosse troppo tardi.
Il danno, ormai, era fatto.

"Bene, Louis. Se credi di stare con uno stupido moccioso, è esattamente quello che otterrai"

Harry aveva pronunciato quella frase tra i singhiozzi, prima di precipitarsi nel bagno, accendendo l'acqua del lavandino per mitigare il rumore del suo pianto.

Il maggiore non lo aveva seguito.
Aveva già fatto abbastanza per quella sera e, soprattutto, conosceva Harry.
Sapeva che avrebbe odiato trovarlo alla porta del bagno, dopo quella cattiveria gratuita.

Louis, comunque, non aveva capito quanto grave fosse la situazione, fino a quando, la mattina successiva, si era svegliato in un letto freddo e decisamente vuoto.
Aveva sceso le scale di corsa, terrorizzato dall'idea che Harry se ne fosse andato sul serio.
Aveva tirato un sospiro di sollievo quando lo aveva visto dormire sul divano, con un adorabile espressione corrucciata sul viso.

L'ultimo attimo di tranquillità.

Da quel momento in poi, Harry prese a cuore la missione di rendere frustrante, ogni istante delle sue giornate.
Il maggiore aveva sperato che ridurre gli orari di lavoro, sarebbe bastato per calmare le acque.

Evidentemente no.

A Louis, sembrava di avere in casa un bambino di non più di otto anni.
Il più piccolo non gli rivolgeva parola e non perdeva occasione per irritarlo.
Non rispondeva ai suoi messaggi, metteva in disordine qualsiasi cosa gli capitasse a tiro e, soprattutto, girava per casa mezzo nudo, ma sempre a debita distanza da Louis, che avrebbe voluto solo scoparlo sulla prima superficie disponibile.

Il maggiore, abituato fin troppo bene con un fidanzato molto più ragionevole, non aveva idea di come muoversi.
Le scuse, arrivati a quel punto, non sarebbero bastate e, comunque, non aveva alcuna intenzione di dimostrarsi dispiaciuto: Harry, in quei giorni, era stato ingestibile e lui era furente.

Ora Louis si trovava a una festa per ventenni sovraeccitati, con un fidanzato che lo provocava e un impellente bisogno di prendere a pugni uno stupido biondino, che si avvicinava a Harry con troppa spavalderia e prepotenza.

"Sai che si comporta così solo perché tu hai fatto lo stronzo, vero?"

Louis fulminò Liam con lo sguardo.

Con il passare degli anni, lui e Niall erano diventati anche suoi amici, così come Zayn lo era di Harry.
L'unica differenza era che, se i migliori amici del suo ragazzo erano soliti schierarsi con il riccio, il suo non riservava la stessa lealtà a lui.

Traditore ingrato.

"E tu che ne sai?"

Liam ridacchiò, ordinando un drink dal nome a Louis sconosciuto.

"Credi davvero che il tuo moccioso non racconti ogni cosa ai suoi migliori amici?"

Il minore alzò un sopracciglio e Louis sbuffò, rassegnato.

Riprese quindi a lanciare occhiate brucianti al suo fidanzato, che si dimenava in pista in un modo che Louis avrebbe certamente trovato eccitante, in occasioni differenti.

Fu solo quando vide le mani del biondo, che gli ronzava in torno da qualche minuto di troppo, finire sui suoi fianchi, che decise di aver raggiunto il limite massimo di sopportazione.
Harry, in quel caso, non lo rifiutò.
Anzi, iniziò a muovere il bacino, secondo il suo volere, cercando Louis tra la folla, per poterlo guardare mentre metteva in atto quell'ennesima vendetta.

Quando, finalmente, riuscì a incontrare i suoi occhi, capì di aver commesso un grave e madornale errore.
Si staccò dal ragazzo, come scottato e Louis avanzò a grandi falcate verso di lui, lasciando il suo drink sul bancone e Liam, annoiato e un po' divertito dalla situazione, a guardare la scena.

In un attimo gli fu davanti, a distanza abbastanza ravvicinata da potersi specchiare in quegli occhioni verdi, leggermente velati per l'alcol.
Si avvicinò quanto bastava per parlargli all'orecchio, in modo che il suono della sua voce sovrastasse quello della musica assordante.

"Pessima mossa, ricciolino"

Harry deglutì a vuoto, e Louis seguì attentamente il movimento del suo pomo d'adamo.

"L-Lou-"

"Oh no, bambino. Ora starai zitto e verrai a casa senza emettere un fiato. Hai giocato abbastanza, ora tocca a me"

Probabilmente era l'astinenza sessuale delle ultime settimane, ma quelle poche parole bastarono per sviluppare un principio di erezione, all'interno dei jeans del più piccolo.

-

Il viaggio in macchina fu terribile. Non c'era altro modo di descriverlo.
Louis era rimasto in silenzio, concentrato solo sulla strada e determinato a farla pagare al più piccolo, che si muoveva a disagio sul sedile, mangiucchiandosi le unghie per l'agitazione.

Se Harry non era bravo a litigare con Louis, lo era ancora meno a sopportare l'idea che questo fosse arrabbiato per colpa sua.

Sapeva di essersi fatto prendere la mano e avrebbe solo voluto scusarsi.
Non tanto per aver avuto atteggiamenti infantili nei giorni precedenti.

Louis se li era ampiamente meritati.

Si sentiva in colpa, solo per aver ecceduto nel vendicarsi, facendosi mettere le mani addosso da uno sconosciuto in uno stupido locale, con il solo scopo di ferire il maggiore, come lui aveva fatto in precedenza.

Ma Harry, che aveva imparato a riconoscere a mena dito ogni stato d'animo del maggiore, sapeva che gli sarebbe convenuto tenere la bocca chiusa, almeno fino a quando Louis non gli avesse rivolto la parola.

Quando, camminando ormai verso il vialetto di casa, sentì la tensione innalzarsi, gli sembrò di poter sentire il cuore esplodere da un momento all'altro.

Louis, che di solito era sempre composto e statuario, era evidentemente furioso, nonostante stesse cercando di non darlo a vedere in maniera troppo evidente.

Fu solo quando anche il terzo tentativo da parte del maggiore di fare entrare le chiavi nella serratura, andò a vuoto, che Harry si decise a prendere in mano la situazione.
Gli rubò le chiavi, allontanandole dalla porta.
Louis si girò nella sua direzione, infastidito e stupito da quella presa di posizione a cui non era affatto abituato.

"Scusa"

La voce dispiaciuta e quasi piagnucolante di Harry, sortì un effetto calmante sul maggiore che, nonostante la rabbia accumulata, sospirò, rilasciando almeno un po' di tensione.

La verità era che Louis trovava quasi impossibile rimanere arrabbiato con Harry per più di qualche minuto.
Sapeva che il più piccolo, a volte, era più fragile di lui e questo era dovuto non solo all'età, ma anche alla sua personalità e carattere.

Non c'era molto da dire: il minore era un ragazzo dolcissimo.
Quel tipo di ragazzo che, senza un motivo apparente, abbraccia le persone a cui vuole bene, solo per dimostrare loro il suo affetto.
Era anche lo stesso che, più spesso di quanto ci si sarebbe aspettato, lo svegliava la mattina con qualche minuto di anticipo, riempiendo il suo viso di baci e stringendosi al suo petto per iniziare la giornata con delle coccole.
Insomma, era veramente difficile provare sentimenti come la rabbia, nei suoi riguardi.

Quando Harry si ritrovò con la schiena contro la porta e il corpo del maggiore, schiacciato sul suo, gemette di sorpresa.

"Queste" Louis posò le mani sui fianchi del più piccolo, spingendo anche il bacino contro il suo. "Sono le uniche mani che ti possono toccare. Sono stato chiaro?"

Ringhiò a un soffio dal suo viso.

"Sì"

Gemette il più piccolo, mentre Louis metteva sempre più pressione sul suo inguine.

"Bravo ragazzo"

Dopo quelle parole, si avventò sulle sue labbra, in un bacio famelico e confuso, pieno di saliva, lingue e denti.
Le mani del maggiore finirono tra i capelli dell'altro, tirandoli con forza.
Harry gemette.
Amava quando Louis gli dedicava quel tipo di attenzioni, quando era semplicemente più rude e meno delicato.

Non era uno dei loro soliti baci. Non era pieno di dolcezza e nemmeno di eccitazione.
Era punitivo e Harry lo sapeva.
L'ultima volta che era successa una cosa del genere, aveva faticato a sedersi per un paio di giorni.

Louis, come sempre, teneva in mano le redini del gioco, mordendo le sue labbra quasi a sangue e non lasciandogli un solo secondo per riprendersi.
Le sue intenzioni erano chiare e Harry, onestamente, non vedeva l'ora di scoprire fino a dove si sarebbe spinto.

Si staccò solo dopo qualche minuto, strattonando i capelli del più piccolo.
Gli occhi lucidi e le labbra infuocate, gli fecero venire l'acquolina in bocca.

"Credo che tu negli ultimi giorni abbia messo sufficientemente alla prova la mia pazienza. Dov'è finito il mio bravo ragazzo? Forse dovremmo modificare quel tuo bel tatuaggio. Non credo che te lo sia meritato, che ne dici?"

Il piagnucolio di Harry, fu musica per le orecchie del maggiore.
Da quando si erano conosciuti, era sempre stata evidente la forte propensione del più piccolo a voler compiacere il ragazzo.
Nessuno più di Louis sapeva quanto amasse essere lodato da lui.
Non fargli ottenere ciò che più bramava, era solo l'inizio di quello che la mente del maggiore aveva pianificato per quella sera.

"Oh, H. Credevo fosse ormai chiaro che quando ti faccio una domanda, pretendo una risposta"

Tirò ulteriormente i suoi capelli e questo girò gli occhi all'indietro, estasiato da quella sensazione di piacere misto a dolore.

"Allora, Harry, ti meriti il tuo tatuaggio?"

Harry, dentro di sé, stava combattendo una lotta tra eccitazione e lacrime.
Amava quella sensazione, ma allo stesso tempo era quasi insopportabile.

"N-no, mi dis-mi dispiace"

Singhiozzò quella risposta, con un paio di lacrime che gli rigavano le guance.

Louis, in quell'istante, decise di allentare un po' la pressione.
Dopo sei anni, sapeva riconoscere quando qualcosa, per Harry, smetteva di essere una gioco e diventava realmente pesante e difficile da sopportare.

Tolse le mani dai suoi capelli e gli accarezzò il viso, asciugandolo dal suo breve pianto.
Poi, con una dolcezza che non apparteneva a quella situazione, poggiò le labbra sulle sue.

"Sei sempre il mio bravo ragazzo, anche quando mi fai incazzare"

Gli sorrise e il minore ricambiò, con le gote che prendevano rapidamente un colore vermiglio.
Era adorabile come, dopo tutto quel tempo, Harry ancora si imbarazzasse quando gli faceva un complimento.

"So che ti dispiace per prima e dispiace anche a me per come mi sono comportato e per quello che ti ho detto. Non sei un moccioso e non avrei dovuto dirlo. Sei fin troppo maturo per avere solo ventitrè anni, spesso anche più di quanto lo sia io a ventotto. Davvero, Haz. Scusa"

Louis non era bravo a scusarsi.
Il suo spiccato ego non gli permetteva di mettere da parte l'orgoglio con tanta facilità.
Harry questo lo sapeva bene e, ogni volta che il maggiore si sforzava in quel modo per lui, sentiva il cuore scoppiargli nel petto.

"Scuse accettate. Anche io mi sono comportato da stupido"

Louis gli sorrise.
Entrambi sembravano aver dimenticato di trovarsi davanti alla porta di casa.
Il calore familiare e rassicurante che sentivano al centro del petto, bastava per riscaldarli.

L'unico dettaglio che spezzò quel momento idilliaco, furono gli schiamazzi di un gruppo di ragazzini, probabilmente ubriachi, che li risvegliarono dallo stato di trance nel quale erano immersi.

Louis si leccò le labbra, scrutando attentamente minore, a meno di un palmo dal suo viso.

"Credo sia il momento di entrare e che tu riceva ciò che ti sei meritato per esserti comportato da puttana, non pensi?"

Harry quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
Sapeva che ogni domanda di Louis portava con sé la pretesa di una risposta e il suo cervello gli ordinò di parlare, ma la voce non uscì.
Semplicemente, si limitò a guardare negli occhi il suo ragazzo, con le guance arrossate e gli occhi spalancati.

Louis non perse tempo, afferrando i suoi capelli in una stretta così dura da farlo gemere.

"Harry, Harry, Harry... ancora non hai imparato quali sono le mie aspettative riguardo il tuo comportamento?"

Il più piccolo piagnucolò. Odiava deludere il maggiore.
Negli anni, quello che all'inizio si limitava a essere del sesso molto coinvolgente, aveva raggiunto nuovi livelli.
Harry amava rendere Louis fiero e orgoglioso di lui.
Adorava essere lodato, sentirsi dire che era un bravo ragazzo. Il suo bravo ragazzo.
Allo stesso modo, quando si comportava in modi che sapeva Louis non avrebbe apprezzato, si sentiva come se ci fosse qualcosa di sbagliato.
Lui aveva bisogno di sentirsi dire dal maggiore quanto fosse bravo per lui.

"M-mi dispiace e sì"

Arrossì e deglutì a vuoto.
Louis sorrise soddisfatto.
Harry sperò in una lode, ma il maggiore non gli avrebbe di certo concesso niente di simile. Almeno non ancora.

"Dammi le chiavi, ragazzino"

Harry, con la mano tremante, obbedì in silenzio.
Si spostò di lato, liberando il passaggio per entrambi e seguendo l'altro all'interno della casa.
Appena entrati, Louis lo aiutò a sfilarsi il cappotto e fece lo stesso con il suo, apprendendoli entrambi.
Harry rimase in completo silenzio: non era certo di avere il permesso di parlare.

"Allora, H, questo è quello che faremo. O meglio, che farai" Iniziò, piantandosi davanti al minore e facendo diversi passi verso di lui, fino a trovarsi a un respiro di distanza. "Andrai al piano di sopra, nella nostra stanza" Proseguì, accarezzandogli le labbra con il pollice. "Ti toglierai tutti i vestiti e li piegherai ordinatamente come un bravo ragazzo" Harry trattenne un gemito a quelle parole, pronunciate sulla sua stessa bocca. "Poi metterai un cuscino sul pavimento, accanto al letto, e ti farai trovare perfettamente inginocchiato per me, pronto per ricevere la tua punizione. Magari questo ti aiuterà a ricordare come ci si comporta"

A quel punto, Louis afferrò la sua mascella con una presa salda e lo obbligò a guardarlo.
Gli occhi severi e duri del maggiore fecero rabbrividire il più piccolo.

"Sei stato un cattivo ragazzo, Harry. Mi dimostrerai di poter essere bravo?"

Il maggiore non usava spesso quel tono.
Certo, era sempre severo quando si trattava di sesso. Lo era da quando Harry aveva solo diciassette anni e lo aveva scopato per la prima volta, sul letto della sua stanza.
Il fatto era che riservava quella voce solo per quando il riccio si comportava davvero male.
Il più piccolo piagnucolò e, usando tutta la sua forza di volontà, si costrinse a rispondere.

"Sì, lo farò"

Il tono sommesso e instabile che usò, fece gongolare internamente il maggiore, che adorava la sensazione di potere assoluto che provava vedendolo agitarsi solo per le sue parole.

"Okay, ricciolino. Dimostrami di essere il mio bravo ragazzo"

Si staccò da lui e Harry, colto l'ordine implicito, corse verso le scale con rapidità.
Sfortunatamente, la sua goffaggine era ben nota a entrambi.
Infatti, a meno di metà scala, inciampò, finendo quasi con la faccia su un gradino.

Si sentiva lo stesso ragazzino che, sei anni prima, aveva provato a convincere Louis del fatto che avesse diciannove anni, facendo quella che poi avrebbe ricordato come un delle sue più grandi figuracce.

"Harry! Cazzo, ti sei fatto male?"

Louis corse verso la scala e lo raggiunse, controllando che non fosse successo nulla di grave.
Il minore si rialzò rapidamente, con le guance vermiglie per l'imbarazzo.

"Io-mh, no, sto bene. Scusa"

Si grattò la testa, ridacchiando.
Louis sorrise e gli stampò un bacio sulle labbra, intenerito dal comportamento adorabile del suo fidanzato.
Era così abituato alla sua goffaggine che ormai non ne rimaneva nemmeno più stupito.

"Non ti scusare, piccolo. Sei solo straordinariamente impacciato"

Harry sorrise, ancora con le guance arrossate.

"Fai attenzione però. Non voglio che tu ti faccia male. Non mi sarei arrabbiato se ci avessi messo qualche secondo in più, sai?"

Lo prese dolcemente in giro, pizzicandogli il fianco in maniera giocosa. Harry rispose con una linguaccia e un sorriso luminoso.
Louis amava prendersi cura di lui.
Se avesse potuto, lo avrebbe protetto persino dai raggi solari.

"Ora vai, ma senza correre"

Concluse, stampandogli un ultimo bacio a fior di labbra e aspettando che Harry obbedisse.

Louis aspettò poco più di un quarto d'ora prima di fare la sua entrata trionfale, nella loro camera da letto.
Voleva essere certo che Harry avesse modo di crogiolarsi a pieno nella frustrante attesa che gli spettava.
Poteva immaginare alla perfezione lo stato di agitazione in cui il più piccolo versava.
Poteva sentire in maniera chiara e limpida, i leggeri sospiri che Harry stava producendo, per calmare se stesso.
Era in grado di figurarsi l'immagine del ragazzo, inginocchiato in attesa della sua punizione, mentre si mordeva le labbra e faticava a mantenere la calma.

In quel tempo, aveva progettato meticolosamente i dettagli di quello che avrebbe fatto, una volta raggiunto il suo fidanzato.
Si era seduto al tavolo della cucina, si era leccato le labbra, pregustando ansioso l'avvenire, e aveva bevuto una lattina di Coca-Cola, nell'attesa.
Avrebbe preferito una birra, ma era troppo responsabile e protettivo verso Harry, per bere alcolici prima di una simile situazione - era già più che sufficiente la quantità minima che avevano ingurgitato in quella catapecchia di locale -.

Infine, aveva afferrato una bottiglietta d'acqua fresca dal frigorifero.
Lo faceva sempre.
Questo comportamento, rientrava nella sua immensa tendenza a volersi prendere cura di Harry, in ogni modo possibile.
Era infatti consapevole che, più tardi, il più piccolo avrebbe avuto bisogno di bere per riprendersi e, allo stesso tempo, avrebbe odiato separarsi da Louis per il tempo necessario a lasciare che questo gli portasse un bicchiere d'acqua dalla cucina.

Nel frattempo, Harry attendeva nella loro stanza, nelle esatte condizioni che Louis aveva immaginato in precedenza.
Torturava se stesso con l'incredibile agitazione a cui si stava abbandonando.

D'altronde, tutto quel turbamento era più che giustificato: il minore non era abituato a trovarsi in situazioni simili.
Era possibile contare sulle dita di una mano le occasioni in cui Harry aveva osato sfidare Louis in quel modo.
L'evidente tendenza a volerlo compiacere, lo aveva portato raramente a raggiungere picchi simili di disobbedienza.
Louis, in camera da letto, lo trattava come il suo bravo ragazzo e Harry lo adorava.
Proprio per questo, quando la situazione veniva ribaltata - come in quel caso -, il giovane ragazzo non poteva fare a meno di provare un'indicibile senso di irrequietezza, che gli attanagliava lo stomaco.
Non che avesse paura di Louis. Questo non era nemmeno concepibile, dal suo punto di vista.
Harry riponeva piena fiducia nel suo fidanzato, conscio che mai si sarebbe spinto a fargli del male o a recargli qualsiasi tipo di danno, fisico o morale che fosse.
Ogni cosa che facevano, era per il piacere di entrambi e Harry sapeva di avere sempre il massimo potere decisionale.
Inoltre, la loro non era esattamente una relazione novizia.
Negli anni, avevano imparato a conoscersi in maniere talmente intime, che spesso non erano quasi più in grado di definire dove finisse l'uno e dove iniziasse l'altro.

Così era anche nel sesso.
Harry, che quando aveva conosciuto Louis era poco più che un verginello con qualche gusto un po' strambo, aveva imparato molto di sè da quella relazione.
Aveva capito che la sua propensione all'obbedienza e al compiacimento verso il ragazzo, non aveva nulla di sbagliato o fuori dal mondo e, soprattutto, non era diversa o meno valida di quella di Louis alla protezione e alla severità.
Certo, il maggiore aveva dovuto faticare un po' per convincerlo che non avesse nulla che non andasse.
Ogni tanto, Harry aveva il pessimo vizio di esternare le proprie preoccupazioni chiudendosi in se stesso e questo aveva reso il processo più complicato.
Louis era sempre stato paziente e aveva fatto di tutto perché il suo ragazzo si sentisse a suo agio anche con quella parte di sé e, anche se con non pochi ostacoli, era riuscito alla perfezione nel suo intento.
Harry, a distanza di sei anni, era abbastanza certo di essere più sessualmente soddisfatto di quanto lo fossero la maggior parte delle persone e questo, per lui, era grande motivo di vanto.

La sua paura era quindi più legata alla situazione in sé.
Non aveva idea di cosa potersi aspettare, poiché aveva ricevuto quel trattamento in occasioni talmente rare, che non era sicuro di avere i mezzi per poter fare previsioni di alcun tipo.

Per la cronaca, ogni volta che era successo lo aveva amato.

Questo, comunque, lo rendeva solo più impaziente e di certo non lo aiutava a calmarsi.
D'altronde, di Harry si potevano dire tante cose, ma non che non avesse una lista di kink che avrebbe potuto fare impallidire la più perversa delle prostitute. A guardarlo, pochi avrebbero potuto immaginarlo e l'idea che Louis fosse l'unico a conoscere nel profondo questo aspetto di lui, causava a entrambi un piacere smisurato.
Il dolore era sicuramente da includere nella sopracitata lista, così come lo era l'essere trattato con ben poco rispetto e premura, ma la sua assoluta inclinazione verso l'obbedienza e l'amore verso le lodi, non gli permettevano spesso di guadagnarsi simili scenari.

Talmente era forte la sua agitazione, che bastarono i passi del maggiore sulle scale per fare aumentare considerevolmente il suo battito cardiaco.
Sistemò la sua già perfetta posizione - non era mai successo che Louis lo rimproverasse per quella, era sempre attento e fin troppo rigoroso a riguardo e non aveva alcuna intenzione di distruggere tale record proprio quel giorno - e deglutì a vuoto.
Sentiva la gola secca e sapeva fosse dovuto dell'estremo turbamento, che lo stava facendo sentire a disagio.

Mai l'aveva combinata così grossa.

Sebbene si fidasse di Louis e sapesse che il maggiore non fosse davvero arrabbiato con lui - al massimo molto geloso e un po' infastidito - sentirlo avvicinarsi lo stava inquietando a sufficienza. Forse un po' troppo.

Il rumore quasi frastornante dei passi, si interruppe e la porta si aprì, con la solita calma e compostezza che caratterizzava il suo fidanzato.
Harry non alzò la testa. Louis non gli aveva chiesto di farlo.

Si sentiva già annebbiato e questo lo stava mettendo in allarme.
Non si sentiva lucido e la pressione era alta a livelli che non sembrava conoscere.
Avevano parlato spesso di limiti e Harry sapeva che Louis avrebbe voluto essere a conoscenza del suo stato d'animo.
Glielo diceva sempre.

"Se non ti senti perfettamente a tuo agio con quello che stiamo facendo o ti senti sopraffatto e vuoi una pausa, devi dirmelo, Harry."

Oppure.

"Io ci sto attento, ma non sempre mi rendo conto del fatto che ci sia qualcosa che non va. Ho bisogno che tu sia sempre sincero a riguardo"

O ancora.

"Ti amo e non potrei mai perdonarmi di averti fatto dal male. Per favore, non nascondermi mai se qualcosa non va bene, anche se ti sembra una cazzata. Non mi arrabbierò mai per questo, te lo giuro"

Decise comunque di non parlare e aspettare, nella speranza che non fosse necessario. Non voleva preoccuparlo per nulla.

Se solo Louis avesse potuto leggergli nel pensiero, lo avrebbe apostrofato come "razza di piccolo testardo".

Nel frattempo, il maggiore sembrava ignorarlo, passandogli accanto e posizionando chissà cosa sul letto o sul comodino.
Questa indifferenza apparente non faceva altro che agitare Harry ancora di più, che ormai tremava per l'agitazione.

Quando finalmente il più grande sembrò prestargli un minimo di attenzione, fermandosi davanti a lui per guardarlo in religioso silenzio, il riccio si rese conto che la situazione non stava migliorando e che non sarebbe riuscito a proseguire in quel modo.
Era semplicemente troppo turbato e, nonostante la terribile paura di deludere il suo fidanzato, capì di dover parlare.

"Louis"

Quel richiamo angosciato destò immediatamente l'attenzione del maggiore, che si affrettò ad accovacciarsi sul pavimento.

"Harry, piccolo, va tutto bene?"

Domandò, alzandogli il mento.
Non appena incrociò il suo sguardo, notò gli occhi annacquati e la guance ricoperte di lacrime, che Harry nemmeno si era reso conto di aver versato.
Vederlo così, gli spezzava il cuore.

"Amore, no, che succede? Perché piangi?"

Gli asciugò il viso e prese a baciarne ogni centimetro, tentando in ogni modo di calmarlo.

La verità era che Louis era sempre stato terrorizzato dall'idea di poter mai spaventare Harry in qualche modo.
Lui era quello più grande, quello con più consapevolezza e un bagaglio di esperienze sessuali decisamente più ampio di qualche amplesso a un paio di feste del college.
Harry, prima di conoscerlo, era poco più che vergine, mentre lui aveva già avuto una discreta lista di partner e aveva una grande coscienza di sè e di ciò che gli piaceva.
Esagerare era sempre stata un'opzione tangibile e Louis ne era spaventato proprio per questo.

Spesso però tendeva a dimenticare un minuscolo e tralasciabile dettaglio: Harry, in quei sei anni, era cresciuto.
Non era più quel diciassettente goffo e agitato che lo implorava di tatuarlo prima della maggiore età e non era neanche quel ragazzino preoccupato dei propri gusti sessuali, con il perpetuo terrore di essere sbagliato.
La sua attitudine a proteggerlo, ogni tanto, lo rendeva cieco di fronte alla paura di fargli del male e ributtarlo al punto di partenza.

Harry singhiozzò per qualche secondo, coprendosi gli occhi con le mani e tentando di prendere dei grandi respiri per calmarsi.

Louis, allo stesso tempo, gli accarezzava la testa tentando di trasmettergli tutto l'amore che provava per lui, in un solo tocco.
Dentro di sé si sentiva in pezzi.
La paura di avere detto o fatto qualcosa di troppo, era una sensazione soffocante e asfissiante, ma aveva tutte le intenzioni di indossare una maschera di calma apparente, per non agitare il ragazzo più di quanto già non lo fosse.

Non ci volle molto prima che Harry si tranquillizzasse e rialzasse la testa verso il maggiore.
I suoi occhi erano arrossati e ancora lucidi e sul viso era più che leggibile un'espressione colpevole.

"Scusa per la stupida scenata. Sono un casino"

Fu poco più che un sussurro, ma Louis non se lo lasciò di certo scappare.

"Ora basta, Harry"

Lo riprese subito.
Non voleva che pensasse di non poter avere momenti di debolezza.

Harry abbassò la testa, mordendosi un labbro.
Era sempre così quando succedevano cose simili: il minore si sentiva profondamente in colpa per avere interrotto quello che era un momento che entrambi amavano, senza riuscire a capire che il limite fosse proprio che piacesse a tutte le parti in causa.

"Piccolo, non voglio sentirti dire stronzate simili. Non hai fatto niente di sbagliato. Sai che voglio che tu me lo dica quando qualcosa non va e ora è evidente che sia così" Gli alzò di nuovo il viso e Harry non oppose resistenza. "Mi dici cosa succede, amore?"

Il tono più dolce fece sospirare il minore.

"Il fatto è che io-io non lo so. N-non ne ho idea! Mi sentivo solo troppo agitato e forse avevo un po' paura" appena vide l'espressione terrorizzata di Louis, si affrettò a specificare. "Non di te, Lou! Non ho paura di te, per niente! Solo... non sono abituato, ecco"

Louis gli accarezzò una guancia.

"Se vuoi, possiamo non farlo, sai? Non è obbligatorio. Quello che facciamo deve piacere a entrambi, altrimenti non ha nessun senso"

Harry distolse lo sguardo e borbottò qualcosa di incomprensibile.

"Cosa?"

Il minore sbuffò, avvampando ancora di più.

"Ho detto che a me piace e voglio farlo. Non mi sento, tipo, obbligato. Mi sono solo fatto prendere un po' dal panico. Lo sai che non sono-ehm... tipo, abituato? Insomma, hai capito"

Il viso arrossato per l'imbarazzo, fece sorridere il maggiore.

"Allora ci penseremo quando ti sarai calmato" Lo bacio. "Piccolo, voglio che tu capisca una volta per tutte che non devi mai avere paura di dirmi come ti senti. Non mi offenderò e - so che lo stai pensando - non penserò mai che tu sia strano o qualsiasi cosa ti stia passando per quella testolina contorta che ti ritrovi. Ti amo e questo non cambia di una virgola se sei in ginocchio per me. Smettila di dimenticartelo"

Gli occhi di Harry, ora di nuovo lucidi, erano talmente dolci che Louis era quasi certo di poterne sentire il sapore sulle labbra.
Era una sensazione totalizzante e inspiegabile, lo era sempre stata.
Gli bastava incrociare le iridi smeraldine del più piccolo, per sentirsi come nella peggiore delle commedie rosa.
A volte era sicuro di essere lui il goffo e agitato diciassettenne, tra i due.

"Ti amo anche io e prometto che me lo ricorderò. Grazie Lou"

Il maggiore lo tirò semplicemente in un abbraccio, facendogli rompere quella stupida e perfetta posizione sulle ginocchia e stringendolo come se ne valesse della sua vita.
Harry non rifiutò e, anzi, ricambiò il gesto, inspirando anche l'odore familiare e dall'effetto calmante del suo fidanzato.

Rimasero in quella posizione più a lungo del previsto, entrambi non in grado di definirne precisamente la durata.

"Lou"

Lo richiamò, quando ormai si sentiva tranquillo e aveva ripreso piena facoltà di sè.
Ora, con maggiore lucidità, c'era solo una cosa che voleva.

"Mh?"

Gli era stata promessa una punizione e non c'era nulla che avrebbe potuto distogliere la sua attenzione da quel pensiero, ormai.

"Io sono, tipo-ehm, nudo"

Harry non era bravo con queste cose.
Era troppo puro e innocente per provocarlo a parole.
Il sorriso consapevole del maggiore, schiacciato sulla pelle sensibile del suo collo, lo fece fremere.

"Lo vedo"

Solo in quel momento Louis sciolse l'abbraccio, cercando il suo sguardo, con il solo scopo di metterlo in imbarazzo.
Harry, che comunque rimaneva sempre il solito ragazzino timido e impacciato, arrossì.

"Sì, ecco-io sto bene ora"

Louis si leccò le labbra, scrutandolo divertito.
Riusciva a essere adorabile, impacciato e sexy, tutto allo stesso tempo.

"Oh, vedo anche questo"

Se c'era una cosa che Harry aveva imparato da quei sei anni di relazione, era che Louis sapeva essere un fottuto stronzo.

Quella volta - e il maggiore lo aveva previsto - era troppo in imbarazzo per riuscire a rispondere, così chiuse la bocca e, se possibile, diventò ancora più rosso.
A quel punto, Louis decise di avere un briciolo di pietà - davvero poca, quasi paragonabile al pulviscolo atmosferico, in grandezza - e prese la parola.

"Quindi, ricapitolando: sei nudo, stai bene e hai una punizione per esserti comportato da puttana, in sospeso. È giusto?"

Harry annuì vistosamente.

Louis si leccò le labbra e si alzò. Avevano aspettato abbastanza.

"E allora, perché non sei in ginocchio? Sbaglio o ti avevo chiesto di dimostrarmi che potevi essere il mio bravo ragazzo?"

Era tornato anche quel tono.
Quello che faceva girare la testa a Harry e che lo rendeva inerme al volere di Louis.

Non fece nemmeno in tempo a terminare la frase, che il minore ritornò nella sua posizione preferita.
Con la stessa rapidità, i suoi capelli finirono nella presa ferrea del maggiore, che gli tirò la testa all'indietro.

"Ah e, Harry, a meno che la lingua non ti sia caduta come risultato del tuo pessimo comportamento, ti conviene rispondere quando faccio una domanda. Sono sei anni che provo a farti entrare in testa questa minuscola regola e ancora ti dimentichi di obbedire"

Il minore piagnucolò.
Dio quanto lo amava.

"M-mi dispiace"

La voce traballante per l'eccitazione e il doloroso bruciore, provocato dalla dura stretta che incombeva sui suoi capelli.

Qualsiasi cosa stesse provando Louis, a Harry rimase sconosciuta.
Il maggiore era bravissimo a camuffare le emozioni, in momenti come quello.
Sembrava una maschera di cera e, se solo il più piccolo non lo avesse conosciuto come le tasche dei suoi jeans preferiti, avrebbe creduto a quella falsa indifferenza sul viso del ragazzo.

Il maggiore distolse l'attenzione da lui, solo per avvicinarsi al comodino e prendere una bottiglietta d'acqua.
Harry sorrise a quel gesto.
Sapeva che Louis gli portava sempre da bere, conscio delle condizioni in cui lo avrebbe trovato alla fine.
Era l'ennesimo piccolo gesto che il maggiore compiva e che lo faceva sentire al sicuro come non lo era con nessun altro.

Louis la aprì, sicuro che le mani tremanti di Harry avrebbero trovato non poche difficoltà in quel compito, e gliela porse.

"Bevi, Haz. Hai pianto troppo, sarai al limite della disidratazione"

Il riccio la accettò e finì per berla fino all'ultima goccia.
Effettivamente, forse aveva bisogno di acqua.

Louis ridacchiò, riprendendo la bottiglietta vuota.

"Amore, potevi dirlo che avevi sete"

Harry mise su un adorabile broncio.

"Non me n'ero reso conto"

Louis ridacchiò di nuovo.
Harry sapeva essere davvero un bambino.
Il suo bambino.

"Hai ancora sete?"

Harry scosse la testa, in segno di diniego.

"Bene, allora io vado a riempire questa e tu mi aspetti come già ti avevo detto di fare"

Il verso di disapprovazione che uscì dalle labbra di Harry, fu del tutto involontario.
Louis alzò un sopracciglio in sua direzione.

"Preferisci che ti lasci da solo più tardi, per andarti a prendere dell'acqua? Oppure vorresti andarci da solo, quando a mala pena ti reggerai in piedi?"

Lo riprese severamente e Harry abbassò la testa, mordendosi un labbro.

"No. Scusa"

Louis sorrise, conscio che il più piccolo non lo stesse guardando.

"Arrivo subito. Sii il mio bravo ragazzo e fatti trovare come ti ho chiesto"

Dopo quella frase, uscì.

Certo, non prima di sentire il leggero piagnucolio del minore.
Quelle reazioni non gli sfuggivano proprio mai.

Harry, rimasto solo nella stanza, era decisamente più tranquillo di quanto non fosse poco prima e, dopo solo un minuto o due, sentì la porta della camera riaprirsi.
Il riccio, che di certo non aveva alcuna intenzione di indisporre ulteriormente Louis, tenne ancora la testa bassa, conscio che il suo ragazzo avrebbe apprezzato tutta quella riverenza.

Presto, i piedi del maggiore fecero irruzione nel suo campo visivo, per poi sparire quando il ragazzo iniziò a girargli attorno.

Harry sapeva che quando il più grande lo guardava in situazioni simili, lo faceva sempre con quel guizzo di contemplazione nelle iridi.
Poteva essere anche in procinto di punirlo, ma di certo non avrebbe smesso di osservarlo come se fosse la creatura più bella sulla faccia della terra e Harry ne era lusingato quanto imbarazzato.
Non aveva più diciassette anni.
I brufoli adolescenziali erano spariti, il suo fisico era maturato, lasciandosi alle spalle le curve fanciullesche, i capelli si erano fatti più lunghi e anche il viso si adattava alla perfezione alla sua età.
L'unica caratteristica che lo rendeva sempre poco più che un ragazzino, era lo sguardo.
Innocente, puro, quasi angelico.
Solo Louis poteva sapere quante oscenità si nascondessero dietro quel velo di candidezza.
Eppure, nonostante avesse appurato che in Harry non ci fosse un solo grammo di quell'angioletto che sembrava essere, Louis continuava a non vedere altro che limpidezza in quei suoi occhioni verdi.
Non vi era traccia di malizia, né di spudoratezza o indecenza.
Harry era, senza alcuno sforzo, l'impersonazione della purezza e lo era nonostante in lui di puro ci fosse ben poco.
Erano passati sei anni e Louis ancora non aveva imparato a guardarlo senza fare trasparire tutto il suo stupore e la completa ammirazione.

"Dimmi, Harry: com'è stato avere le mani di quel biondino addosso? Sembrava un bel ragazzo, sai?"

Il minore gemette in disaccordo.
Sapeva di aver chiesto lui tutto questo e lo adorava - sul serio -, l'unico problema era la sua totale repulsione verso la sola idea di aver deluso Louis.
Lo stesso Louis, che lo guardava in attesa di una risposta e che quella sera non sembrava essere stato colto da un gran moto di pazienza.

"N-non bello come avere le tue"

La risata di scherno del più grande, lo obbligò a deglutire a vuoto e lo fece tremare leggermente.
Amava l'attesa e amava quel lieve senso di stordimento che solo Louis sapeva fargli provare.

"Questo non era in discussione, tesoro"

Si accovacciò davanti a lui, mentre Harry ancora teneva il capo abbassato. Presto, la mano del maggiore afferrò la sua mascella e lo obbligò a incontrare il suo sguardo austero e intransigente.

"Qui si stava parlando del tuo comportamento da puttana, non volevo di certo sapere chi pensi ti scoperebbe meglio" Si leccò le labbra, prendendo una breve pausa prima di continuare. "Anche perché, amore, non ci sono dubbi a riguardo. Lo sappiamo entrambi che muori solo all'idea di essere piegato su qualsiasi superficie disponibile per farti fottere da me"

Harry gemette, completamente in accordo.

Louis mollò la presa sul suo viso, rialzandosi in piedi.
Il minore fece per riabbassare la testa ma il tatuatore, con un solo dito sotto il suo mento, gli fece segno di non farlo.

Harry, come prevedibile, obbedì.

"Non mi hai risposto, tesoro"

Erano davvero rare le occasioni in cui Louis utilizzava quel nomignolo, ma Harry sapeva di doversi preoccupare quando lo sentiva.
E, infatti, lo fece.

"N-non è stato-ehm, bello"

La voce a mala pena usciva dalle sue labbra e riusciva a sentire il battito del suo cuore, pompato dritto nelle orecchie.

"Questa, amore, è una bugia"

E lo era.
Harry amava le attenzioni.
Era un dato di fatto, niente che Louis non sapesse o accettasse.

"Quindi, non solo fai la puttana con i ragazzi nei locali, solo per una stupida vendetta. Ora pensi persino di potermi raccontare stronzate. A me, che so quando menti ancora prima che tu lo faccia"

Verità.
Harry sapeva di non essere mai stato in grado di ingannare il maggiore, a cui bastava un solo sguardo per constatare la sua mendacità.

"I-io-"

"Stai zitto, cazzo"

Harry tremò.
La sua erezione era ridicolmente formata e tutto questo gli stava piacendo decisamente più del previsto.

Louis si sedette sul letto, a qualche passo da lui, prima di riprendere a parlare, sotto lo sguardo attento ed eccitato del minore.

"Sulle mie ginocchia. Conta e non fiatare. Non voglio sentire nessun suono uscire dalla tua bocca, solo i numeri" Anticipò la sua domanda. "E no, non ti dirò fino a quanto. Andrò avanti fino a quando vorrò farlo"

Harry eseguì, come ipnotizzato.
Si alzò sulle gambe instabili, barcollando a causa del tempo passato in ginocchio.
Louis lo osservò impassibile e senza far trasparire alcun interesse o emozione, sapendo che non sarebbe bastato il suo equilibrio precario per farlo capitombolare a terra.
Il minore si avvicinò e prese a guardare a terra, con le guance imporporate e il labbro inferiore stretto tra i denti e torturato per l'agitazione.

"Allora? Cosa aspetti? Non ho molta pazienza questa sera. L'hai esaurita tutta negli ultimi giorni"

Il cuore di Harry gli stava scoppiando nel petto.
Si affrettò a obbedire, sapendo che Louis non avrebbe tollerato ulteriore reticenza da parte sua.

Non appena la sua pelle toccò il tessuto ruvido dei jeans del maggiore, dovette trattenere l'urgenza di scoppiare a piangere per quanto ogni sensazione gli apparisse amplificata e difficile da gestire.

Non fece in tempo ad abituarsi alla posizione, che la mano destra di Louis finì sulle sue natiche, stringendone una violentemente e facendolo piagnucolare in maniera rumorosa per il dolore terribilmente piacevole.

"Sbaglio o ti ho detto di non emettere un fiato?"

La prima sculacciata arrivò così, quasi inaspettata ma non per questo meno forte.
Harry sobbalzò per la sorpresa e strinse i denti, tentando di tacere e trattenendo l'istinto di spostare le mani sulle natiche, per lenire il colpo.
La puntura bruciante era una tra le sensazioni più eccitanti e totalizzanti che Harry conoscesse.
Una sola e lui già aveva la mente annebbiata e l'erezione dolente, ap spingere contro i pantaloni del maggiore.
Se avesse resistito a non venire per più di cinque sculacciate, la avrebbe ritenuta una vittoria personale.

Non era certo che Louis l'avrebbe pensata allo stesso modo.

"Ragazzino, non sono in vena di giocare. Conta. Ora."

La voce dura e austera, fu seguita da una sculacciata.
Se Harry pensava che la precedente fosse stata forte, in quel momento si dovette ricredere.
Se c'era una cosa che non era opinabile, era la pesantezza della mano di Louis.
Le lacrime si accumularono agli angoli degli occhi del più piccolo, mentre quel dolore insensatamente piacevole si diffondeva in ogni parte del suo corpo.
In particolare, in mezzo alle gambe.

"Uno! Uno! Mi dispiace! Uno!"

Louis lo osservò per un secondo.
Vedere il più piccolo implodere sotto il suo tocco era ciò che di più soddisfacente avrebbe potuto provare nella vita.
Il colore vermiglio si estendeva sulla pelle chiara e delicata intorno al primo tatuaggio del riccio, diventando ancora più invitante di quanto già non fosse.

I successivi due colpi furono rapidi e irruenti.
Il gemito di puro piacere tra le parole "due" e "tre", non potè sfuggire alle orecchie di Louis.

"Questa dovrebbe essere una punizione ma mi pare che tu te la stia godendo un po' troppo"

Una sculacciata ancora più violenta delle precedenti, si infranse sulla pelle arrossata di Harry, che ormai era un completo disastro.
Sentiva la gola bruciare, gli occhi erano appannati dalle lacrime e le guance gli andavano a fuoco.

Fu solo per miracolo che riuscì a buttare fuori un "quattro", a mala pena udibile.

I colpi, questa volta, furono ben sei, in rapida successione.
Harry non riuscì a esimersi dall'urlare.

"Cinque, sei, sette, otto, nove, dieci! T-ti prego, non ce la faccio!"

Il ragazzo si sentiva scoppiare.
Se solo Louis gli avesse dato il permesso - e non c'era la minima speranza che questo potesse accadere -, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a venire proprio in quell'istante, senza nemmeno essere stato toccato davvero.

"Guardati, cazzo. Qui a implorare di poter venire mentre questa dovrebbe essere una punizione. Con quale faccia tosta, ragazzino?"

Gli ringhiò, mentre un altro schiaffo atterrava sulla sua pelle.

"U-undici!"

E, di nuovo, gemette.
Ormai era al limite della sopportazione.
Era certo di non essersi mai sentito tanto disperato ed eccitato.
Ogni parola, ogni movimento di Louis, lo stava facendo uscire di senno.

"Basta, alzati. Sei troppo troia per essere punito in questo modo. Ti piace sempre troppo"

Harry non era certo che le sue gambe lo avrebbero retto, ma sottostò all'ordine del maggiore, non in grado di tirarsi indietro.
Come da pronostico, rischiò di cadere a terra non appena poggio il peso sugli arti inferiori, ma le mani di Louis - che ovviamente aveva previsto tale reazione - finirono presto sui suoi fianchi, aiutandolo a tenersi in piedi.

"Ci sei? Stai bene?"

La domanda arrivò dopo una manciata di secondi.
Louis era solito chiedere piccole conferme di quel tipo, durante scenari simili.
Era il miglior modo di dimostrare a Harry che teneva alla sua salute e tranquillità e per assicurarsi che fosse tutto sotto controllo.

"Sì e sì"

Il più piccolo potè giurare di aver visto un microscopico sorriso, comparire sul volto del maggiore.
Ad ogni modo, la piccola smorfia sparì presto, lasciando il posto alla maschera di severità che Louis amava indossare.

"Gomiti e ginocchia, sul letto"

L'ordine era chiaro e non sembrava ammettere repliche, così Harry eseguì senza fiatare.

Lo sguardo bruciante del maggiore, che viaggiava per il suo corpo inerme, era percepibile in ogni centimetro della sua pelle nuda.
Una mano gli si poggiò tra le scapole, spingendolo gentilmente sul materasso.
Harry non oppose alcuna resistenza: non aveva nemmeno idea di come avrebbe potuto farlo.

Un dito del maggiore lo accarezzò delicato, in un punto che entrambi conoscevano fin troppo bene.

"Guarda, guarda... "bravo ragazzo". È ironico, non credi? La pelle rossa su questo tuo bel culo dice tutt'altro"

Harry emise un verso strozzato, quando lo stesso dito che lo stava accarezzando, finì nel solco tra le sue natiche, accarezzando la sua entrata.
Bastò quello per mandarlo in panico.
Amava il dolore, ma era certo che non avrebbe sopportato nemmeno un dito senza lubrificazione.

Si mosse involontariamente, allontanandosi da quel contatto.
Forse apparì più spaventato del previsto, poichè Louis si affrettò a parlare.

"Tranquillo, Haz. Non ho intenzione di farlo, calmo"

La voce ferma e rassicurante del ragazzo, fu sufficiente a rilassare ogni muscolo del suo corpo, che sembrava rispondere sempre e solo a Louis.

Rimase in quella posizione per ulteriori minuti, mentre la mani del maggiore lo accarezzarono distrattamente.
Una quantità di tempo che, troppo annebbiato, non avrebbe saputo definire ma che era abbastanza certo non essere molto lunga.

"Girati"

Una volta appoggiata la schiena sul materasso, potè far volare lo sguardo sul più grande che, ancora perfettamente vestito e per nulla scomposto, era inginocchiato tra le sue gambe aperte.
Harry, al contrario, era alla sua completa mercè, totalmente esposto e senza alcun velo a coprirlo.
Gli occhi di ghiaccio del ragazzo, lo scrutavano in ogni minimo dettaglio, senza alcuna remora o pudore.

"Bene, ricciolino. Hai molto da farti perdonare"

Harry avvampò e distolse lo sguardo.

"Non credo proprio, tesoro. Occhi a me. Subito."

Obbedì, lottando contro l'imbarazzo.

"Come pensi dovremmo procedere?"

Harry, che sapeva di non avere scelta se non quella di inchiodare il suo sguardo a quello del maggiore, avrebbe preferito sotterrarsi.

"Io non credo... n-on lo so"

Uscì quasi come un piagnucolio.

Louis rise, schernendolo in maniera plateale.
La leggera umiliazione, non fece altro che eccitare Harry ancora di più.

"Tanto sfacciato da strusciarti addosso a uno sconosciuto, ma non abbastanza da decidere la tua stessa punizione. E io che credevo di avere a che fare con un nuovo Harry"

La mano del maggiore si posò sul suo petto, stringendo poi uno dei suoi capezzoli tra le dita.
Harry gemette, perché non in grado di esimersi.
Louis sapeva quanto il suo ragazzo fosse sensibile ed era a conoscenza del fatto che proprio i capezzoli fossero nei primi posti della lista dei suoi punti deboli.

"E invece sei sempre lo stesso ragazzino che si lascerebbe fare qualsiasi cosa da me, senza alcuna dignità"

Anche l'altra mano finì in quella porzione di pelle tanto reattiva.
Harry si sentiva sopraffatto.
Il connubio tra le parole di Louis e il suo tocco era annebbiante.
Non riuscì a trattenere nessuno dei gemiti che gli scivolarono fuori dalle labbra.

"O mi sbaglio, ricciolino?"

Sussurrò al suo orecchio, dopo essersi piegato su di lui, mentre ancora aveva le mani occupate in quella dolce tortura.

"N-no"

Sperava che il maggiore apprezzasse lo sforzo, perché non sarebbe stato in grado di mettere insieme più di una parola, una di seguito all'altra.

""No" cosa, tesoro?"

Aveva già detto che Louis era uno stronzo?

"T-te lo las-lascerei fare"

I gemiti spezzarono la sua frase, ma Louis non sembrava affatto turbato da questo e quindi proseguì con il suo assalto.
Fece scivolare una mano tra le gambe del minore, afferrando la sua erezione e accarezzandola con un ritmo straziante per la sua lentezza.

"Cosa mi lasceresti fare, Harry?"

Le sinapsi di Harry sembravano non connettere più e ogni sua facoltà era concentrata nel trattenersi dal venire, non volendo in nessun modo deludere Louis per la sua scarsissima resistenza.

"Tutto! T-tutto, ti prego!"

Le lacrime presero a rigargli le guance e Louis, colto da un moto di pietà, tolse le mani da tutti i punti sensibili che stava stimolando, limitandosi ad accarezzargli lascivamente il petto e leccandosi le labbra per la vista invitante che gli si prospettava davanti agli occhi.

"Bravo ragazzo"

Se già il più piccolo stava piangendo, quello non potè che aumentare le sue lacrime.
Era passato troppo tempo dall'ultima lode che il maggiore gli aveva concesso.

Louis non perse tempo. Stava iniziando a sentire in maniera frustrante la sua eccitazione. Aveva bisogno di mettere le mani su quel corpo tanto invitante e inerme, che lo chiamava con ardore da ormai troppo tempo.

Come diavolo aveva fatto a resistere per tutte quelle settimane senza toccarlo?

Ora nulla gli sembrava più irrealizzabile e terrificante che staccarsi da quella pelle morbida e pronta per essere arrossata e rovinata, ma la realtà era una e cioè che era stato lui a negare e entrambi quel tipo di attenzioni per tutto quel tempo.
Il fatto era che Louis non lo aveva obbligato a rinunciare solo al sesso.
Harry non era un ninfomane e comunque era anche fin troppo comprensivo nei suoi confronti.
La sua più grave mancanza, era stata proprio quella di aver trascurato il suo fidanzato per settimane, prima di accorgersi di aver commesso un errore madornale.
Le loro domeniche pomeriggio, passate sul divano con tanto di serie tv e schifezze; le serate al cinema, a guardare film che nemmeno erano nei loro interessi - o meglio, a non guardarli affatto -, passando il tempo a sbaciucchiarsi nelle ultime file, come due adolescenti in preda agli ormoni; persino le colazioni, i pranzi e le cene, che Louis ormai passava sempre fuori casa.
Non potè far altro che abbandonarsi alla dolorosa sensazione dello stomaco che si attorcigliava su se stesso per rimorso e senso di colpa.

Gli era mancato così tanto che al solo pensiero sentiva l'aria venir meno.

Decise di accantonare la sua voglia di scusarsi e di farsi perdonare da Harry.
Ne avrebbero parlato più tardi e Louis avrebbe fatto di tutto per dimostrare al minore il suo pentimento a riguardo.

Si allungò sul letto, recuperando alcuni oggetti che aveva precedentemente riposto sul comodino.
Harry fece per girare la testa per comprendere le sue intenzioni, ma Louis lo riprese ancor prima che potesse vedere qualsiasi cosa.

"Occhi a me, ricciolino. È una sorpresa"

Gli fece l'occhiolino e Harry avvampò, obbedendo.
La sua idea di "sorpresa" lo spaventava a sufficienza.

"A tal proposito"

E infatti.

Il ragazzo spalancò gli occhi, mentre Louis gli mostrava ciò che aveva fra le mani.

"L-Louis"

Non era chiaro se fosse un gemito o una lamentela, ma il maggiore non parve di certo impressionato.
Allungò verso di lui la bandana che teneva stretta nel pugno destro.

"Alza un po' la testa, ricciolino"

Harry piagnucolò ma eseguì.
Ben presto l'unico colore nel suo campo visivo, fu un nero assoluto.

Aveva un rapporto di amore e odio con l'essere bendato.
Non fraintendiamoci, lo adorava, ma era una di quelle cose che aveva difficoltà a gestire.
Le sensazioni amplificate erano quanto di più soddisfacente Harry conoscesse, ma l'idea di non sapere cosa sarebbe successo e, soprattutto, di non vedere Louis, gli facevano venire una gran voglia di piangere.

Sentì presto il peso del maggiore spostarsi leggermente, e poi il suo fiato sulla pelle sensibile del collo e le labbra ad accarezzarlo fino all'orecchio.

"Visto il tuo comportamento da cattivo ragazzo, non ti sei meritato il privilegio di guardarmi mentre faccio quello che mi pare con te. Pensi sia giusto, Harry?"

La sua voce, per quando fosse ridotta a poco più di un sussurro, era tanto severa da farlo piagnucolare senza alcun ritegno.

La sua risposta fu incomprensibile, anche se il maggiore l'avrebbe potuta immaginare senza alcuno sforzo.

"Non ho tempo da perdere, Harry. Quando faccio una domanda, sei pregato di rispondere chiaramente"

Non seppe con quale forza riuscì a rimettersi in sesto quanto bastava per far uscire un "Sì" traballante ma udibile.

Louis rise, schernendolo, poi gli afferrò i polsi, portandoli ai lati della testa del minore.

"Ora stammi bene a sentire, amore"

Questa volta il sussurro fu diretto all'altro orecchio.

Se "tesoro" era un nomignolo che Louis gli riservava solo per quando era arrabbiato - il più giovane tremava solo a sentirglielo pronunciare -, "amore" era invece il suo strambo modo per dire a Harry che andava tutto bene e che quello che stavano facendo non aveva alcun risvolto sui sentimenti che provavano l'uno per l'altro.
Una sorta di promemoria, di cui sapeva che il minore, ogni tanto, aveva bisogno.

"Quello che voglio è che tu faccia esattamente ciò che ti dico, senza esitazioni e senza errori. Non ho alcuna intenzione di legarti. Ho messo le tue mani qui e tu non le muoverai di un solo centimetro. Non parlerai a meno che non sia io a chiederti di farlo. Inoltre, non mi toccherai. Non te lo sei meritato"

Harry sentì la gola seccarsi in maniera istantanea, mentre la sua erezione gli chiedeva pietà.

"Dimostrami di essere il mio bravo ragazzo o ti assicuro che te ne pentirai. Hai capito, Harry?"

La mano di Louis arrivò inaspettata tra i suoi capelli, tirandoli ma questa volta non abbastanza da fargli male.

"Sì"

Fu solo in quel momento che le labbra del maggiore si poggiarono delicate sulle sue, in un bacio insperato e dall'innocenza imprevista.

"In qualsiasi momento tu abbia bisogno di fermarti, dimmelo"

il minore si lamentò un po' per l'imbarazzo e l'eccessiva apprensione del più grande - la amava -.

"Non scherzo, Harry. È importante. Non voglio che esiti, mai. Me lo prometti piccolo?"

E il riccio non potè che sciogliersi come neve al sole, nell'ascoltare quelle parole tanto intrise di amore e protezione.
Era soprattutto in momenti come quello, che ricordava cosa lo aveva portato ad amare Louis.

"Sei insopportabile" Il suo sorriso tutto fossette diceva il contrario. "Promesso. Però ora muoviti a fare qualcosa o quando mi toglierai questa benda ti ritroverò pieno di rughe e con i capelli bianchi"

Il pizzicotto sulla sua coscia non fu affatto inaspettato, ma non per questo lo eccitò di meno.

"Ragazzino sfacciato"

Il minore gemette per il leggero dolore e si trattenne dal sorridere.
Fu solo in quel momento, che sentì Louis alzarsi dal letto.
La vista oscurata rendeva il suo udito più sensibile della norma, e quindi si disperò, sentendo il suono dei vestiti del maggiore, che venivano tolti e lanciati probabilmente da qualche parte sul pavimento della stanza.

Louis era così disordinato.
E menomale che aveva persino preteso piegasse i suoi vestiti!

Non vedeva il corpo di Louis da talmente tanto che era terrorizzato dall'idea di aver dimenticato anche solo un dettaglio di esso.
La frustrazione per non poterlo osservare, aumentò di esponenziale intensità quando le loro pelli nude vennero a contatto.
Louis era infatti tornato sul letto, spalmandosi sopra di lui, con l'unico scopo di farlo penare per non avere la possibilità di guardarlo.

Presto, le labbra del maggiore presero d'assalto il suo collo. Prima lo baciava e lo leccava, poi lo mordeva e lo succhiava con veemenza e infine soffiava sui segni, quasi come per scusarsi e per lenire il dolore.

Il minore non faceva altro che ansimare, mentre quei tocchi - quasi innocenti rispetto a ciò che sapeva lo aspettasse - lo stavano portando verso un baratro senza alcun ritorno.

"Pensavi davvero fosse una buona idea lasciarti toccare da un altro, proprio davanti ai miei occhi? Cosa ti aspettavi succedesse?"

Morse con forza il lobo del suo orecchio.

"Io n-non lo so"

Piagnucolò per il dolore e per il tono severo.

"Sei talmente puttana che sono certo tu lo abbia fatto apposta"

Seguì un altro morso, questa volta sul collo. Le dita della mano destra del maggiore si strinsero attorno a uno dei suoi capezzoli, girandolo tra indice e pollice e facendolo quasi urlare.

"Non vedevi l'ora di essere punito. È vero, troia? Non aspettavi altro che ricevere questo trattamento o sbaglio, Harry?"

Gli occhi pizzicavano per l'umiliazione e la sua erezione ebbe un leggero spasmo per l'eccitazione che aumentava senza sosta.
Tutto questo gli piaceva davvero troppo. Era quasi impossibile da gestire.

"S-sì"

La risata derisoria del maggiore arrivò forte e chiara alle sue orecchie.
Subito dopo, sentì due dita spingere sulle sue labbra, forzandolo ad aprire la bocca.

"Succhia, ricciolino"

Harry impiegò ogni grammo di lucidità che gli rimaneva per eseguire quell'ordine al meglio, simulando alla perfezione un pompino con i fiocchi.

Dopo qualche secondo Louis gli sfilò le dita dalla bocca, portandole verso l'entrata del minore e spalancandolgli le gambe con l'altra mano.

Il suo medio si fece delicatamente strada dentro di lui.
Non lo scopava da troppo tempo e non aveva nessuna intenzione di fargli male in quel modo.

Harry sentì la sensazione di intrusione fastidiosa e emise un silenzioso piagnucolio.
Non abbastanza silenzioso da rimanere inascoltato.

"Va bene?"

Si affrettò a chiedere il maggiore.

"Sì!" Lo rassicurò con grande energia, non volendo in alcun modo che quel contatto terminasse.

Louis, confortato da tale risposta, si allungò verso il comodino, prendendo un ulteriore oggetto da esso.
Solo quando ne sentì il lieve "click" d'accensione e poi la leggera vibrazione sulla pelle tirata della pancia, capì che si trattava di un vibratore.
Bastò quel contatto per rendergli impossibile trattenere un fragoroso gemito, solo per il pensiero di ciò che si prospettava.
Presto l'intensità della vibrazione aumento e finì sui suoi capezzoli, stimolandoli tanto da farlo boccheggiare, mentre il maggiore inseriva un altro dito dentro di lui.

Harry prese presto a dimenarsi per l'eccessiva stimolazione.
Sapeva di non avere affatto il permesso di venire, ma era talmente eccitato che era sicuro quello fosse anche troppo perché potesse resistere ancora.

"Stai fermo o ti giuro che io mi faccio una sega e lascio te così"

Ringhiò a distanza ridottissima dal suo viso. Harry lo capì sentendone il respiro, dritto sul volto.

Quella voce non fece altro che eccitarlo ancora di più.
Stava diventando insopportabile. Non sarebbe durato ma sapeva che disobbedire a Louis era una condanna già in situazioni normali, figuriamoci mentre riceveva una punizione.

"N-Non ce la faccio. Ti p-prego, n-non ci riesco!"

Pianse e Louis, dopo aver introdotto anche un terzo dito dentro di lui e aver preso a spingere sempre più duramente contro la sua prostata, si decise a parlare.

"Oh, tesoro. Non resisti più, vero? Tutto questo tempo senza essere scopato..." Tubò con tono mellifluo. "Vieni pure. Più tardi mi supplicherai di non fartelo fare"

Nonostante la minaccia, bastarono quelle parole perchè Harry si liberasse sul suo stesso petto.
Si sentiva quasi fluttuare.
L'orgasmo - per cui erano bastate tre dita e i suoi poveri capezzoli ormai arrossati e doloranti - era stato intenso come pochi altri in vita sua.
Sapeva che anche il fatto che il maggiore lo avesse obbligato a venire per la prima volta dopo settimane di astinenza, evitando di scoparlo, era parte della sua punizione.
Un orgasmo senza avere l'erezione di Louis dentro di sè poteva essere anche intensissimo, ma era, semplicemente, un orgasmo a metà.

Louis, come sempre, lo aveva distrutto.
Harry sapeva che sfidarlo non sarebbe mai servito a nulla: avrebbe sempre vinto il maggiore.

Il più grande non gli lasciò davvero il tempo per riprendersi.
Prima che potesse cominciare di nuovo a respirare normalmente, portò il vibratore verso la sua entrata, spingendolo all'interno senza troppe cerimonie.

Le lacrime si accumularono di nuovo sotto la benda, impregnandola sempre di più.
Harry era ancora sensibile dall'orgasmo precedente e la sovrastimolazione gli rendeva difficoltosa persino la respirazione.

Le continue vibrazioni sulla sua prostata, combinate alle stoccate rapide, violente e precise, erano quasi insopportabili.

"Ti è piaciuto venire. Vero, ragazzino?"

Un morso sull'osso sporgente del bacino lo fece lamentare per il dolore tremendamente piacevole.
Riuscì a gemere un lieve "Sì", traballante e insicuro.

"Beh, devi sapere, Harry, che il tuo comportamento da puttana mi ha fatto molto pensare" La vibrazione aumentò dentro di lui, facendolo urlare. "E, dato che il mio cattivo ragazzo era tanto bisognoso di un cazzo su cui strusciarsi, ho deciso che verrai fino a quando non sarai talmente distrutto e disperato da supplicarmi di smettere. Che ne dici, Harry? Ti sembra una punizione corretta?"

E per Harry, che già si sentiva in pezzi dopo un solo orgasmo, c'era una sola cosa da fare.

"Sì! T-ti prego!"

Louis non aggiunse altro, impegnandosi ancora di più nel rendere le spinte più violente possibile.

Dopo minuti interi di quella adorabile tortura, Harry venne nuovamente, sporcandosi il ventre, proprio dove lo sperma di poco prima si era asciugato.

Anche quella volta, il tempo di ripresa fu minimo, perché il maggiore prese la sua erezione in bocca, iniziando a succhiarlo con abilità che Harry conosceva alla perfezione e ignorando il suo pianto per l'ipersensibilità.
Ogni tocco gli provocava dolore e allo stesso tempo era così piacevole da fargli perdere la cognizione di sè.

"N-non posso"

Singhiozzò, ormai senza alcun controllo.

"Eccome se puoi, ragazzino. L'hai voluto tu, ricordi? Azzardati a disobbedire e ti legherò a questo cazzo di letto, con il vibratore dentro per tutta la notte"

Questo terzo orgasmo fu più rapido e Harry si sentì spezzato.
La benda sui suoi occhi era ormai totalmente pregna di lacrime e quasi ogni parte del suo corpo gli doleva.

Per la prima volta, Louis ebbe pietà di lui. Gli accarezzò la cute, mentre si riprendeva dall'orgasmo, ormai senza forze.

"Piccolo, stai bene?"

Gli domandò, baciandogli una guancia.
Harry si godette il contatto con le labbra morbide e delicate del maggiore.

"Sì"

Confermò, con voce impastata dal pianto.

"Avevo intenzione di scoparti e farti venire un ultima volta, ma non credo che sia il-"

"No! No, ti prego! Ce la faccio, lo giuro! Per favore, ne ho bisogno!"

Harry si agitò.
Ne aveva bisogno.
Era troppo tempo che non aveva Louis dentro di sè. Non importava quanto fosse stanco, lui lo voleva.
Voleva poterlo sentire il giorno dopo, voleva ricordare quale fosse la sensazione di essere riempito dal suo Louis.

"Calmo, amore. Ho capito"

Lo baciò, finalmente.
Per tutto il tempo, Louis aveva accuratamente evitato le sue labbra e niente era stato più punitivo di quello.
Il maggiore sapeva quanto Harry bramasse quelle attenzioni, quanto perdesse la testa nell'avere a disposizione la sua bocca.

Il bacio fu passionale e irruento, ma allo stesso tempo entrambi ci lessero grande dolcezza e amore.

Fu solo dopo aver concluso quel contatto, che le mani di Louis slacciarono la bandana attorno alla testa di Harry.

Il minore strizzò gli occhi, infastidito dalla luce a cui non era più abituato.
Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco qualcosa, davanti a sé trovò il sorriso adorante del maggiore, che lo guardava come fosse ciò che di più prezioso conosceva.

"Buongiorno, amore"

Harry ridacchiò e si sporse in avanti per richiedere un bacio, che non tardò ad arrivare.

"Sicuro di sentirtela, Haz?"

Aveva bisogno di una conferma.
Sapeva di averlo spinto al limite ed era anche certo che quell'ultimo orgasmo gli sarebbe costato non poco dolore.

Ma a Harry il dolore piaceva anche troppo, d'altronde.

"Sicurissimo"

Il sorrisetto sfacciato che gli mostrò, fece sbuffare a Louis una risata e alzare gli occhi al cielo.

Il suo ragazzo non ne aveva mai abbastanza. Lo amava così tanto.

"Fermami se è troppo"

Harry annuì.

Subito dopo, si sporse di nuovo verso il suo comodino, questa volta afferrando del lubrificante.

Il preservativo lo avevano abbandonato qualche anno prima, dopo gli opportuni controlli.

Si allineò con la sua entrata e Harry si sentì in paradiso, non appena fu dentro di lui.
Il minore era allargato a sufficienza da tutto ciò che avevano fatto fino a poco prima, quindi la resistenza non fu eccessiva e Louis entrò con una spinta misurata ma decisa.

Harry tremò. La sensazione di pienezza che provava non era paragonabile a quella delle dita del maggiore, nè tantomeno al vibratore.
Oltre alla grandezza di Louis - che li superava senza alcun dubbio -, averlo dentro di sé, per Harry, significava completezza.
Non c'era nulla che lo facesse sentire tanto giusto.

"Sei stato bravo, ricciolino" Prese a spingere con forza, ma non troppo rapidamente. "Hai fatto tutto ciò che ti ho chiesto. Anche le tue mani sono rimaste proprio dove le avevo lasciate" Harry nemmeno si era reso conto di aver tenuto i polsi ai lati della testa, senza che il maggiore glieli forzasse in quella posizione.

Si sentì comunque fiero di sè, per non aver deluso Louis e arrossì per questo.

Le spinte aumentarono gradualmente di intensità e Harry non trattenne alcun gemito. Che fossero di dolore o di piacere, gli risultava impossibile stabilire il confine tra i due.

"Il mio bravo ragazzo"

Il piacere per quella lode tanto sudata, si espanse per tutto il corpo, silenziandone completamente le suppliche per l'eccessiva sensibilità e stimolazione a cui lo stava sottoponendo.

Le spinte continuarono sempre più forti e violente.
Il minore era quasi sicuro che Louis non lo avesse mai scopato con tale veemenza e irruenza.
Harry si sentiva ormai fuori da sé, senza un briciolo di controllo e completamente succube di Louis e del suo volere.

Il maggiore, che aveva trattenuto la propria eccitazione per troppo tempo, si sentì presto vicino a scoppiare.
Decise quindi di portare una mano all'erezione dell'altro, iniziando a masturbarlo con rapidità, per portare anche lui al culmine.

Harry pianse. Faceva male. Faceva così male che il suo corpo si stava involontariamente spingendo verso il materasso per evitare quel contatto.
Il problema era che, allo stesso tempo, era così bello.

"Lasciati andare, piccolo"

Gli sussurrò all'orecchio, mentre continuava il suo assalto.

"N-non ce la faccio"

Piagnucolò e la mano di Louis prese a muoversi ancora più rapida, mentre l'altra strinse uno dei suoi capezzoli, stimolandolo fino allo sfinimento.

"Sii il mio bravo ragazzo e vieni per me, amore"

Qualsiasi dubbio avesse a riguardo, Harry dovette ricredersi quando Louis pronunciò quella frase.
Venne senza alcuna esitazione, in un urlo strozzato.
Inarcò la schiena e il suo cazzo ebbe solo uno spasmo, poiché non c'era più nulla che potesse uscire da esso.

Fu - come da previsione - doloroso e Harry lo adorò.

Quasi non si accorse del maggiore, che si svuotò dentro di lui con un gemito basso.

Quando Louis, dopo pochi secondi, si riprese da quello che sapeva essere stato l'orgasmo più intenso della sua intera vita, si accasciò al fianco di Harry.
Il ragazzo aveva gli occhi socchiusi e sembrava essere a mala pena cosciente.

Aveva già visto Harry in quelle condizioni altre volte e gongolò internamente per essere riuscito a ridurlo in quello stato.

Lo strinse al petto, muovendosi lentamente e sussurrandogli lodi e rassucurazioni.

"Sei stato bravissimo, piccolo. Il mio bravo ragazzo"

Quando, dopo una manciata di minuti, Harry iniziò a riprendere coscienza di sé, prese a strofinare il viso sulla pelle calda e confortante del più grande, che sorrise intenerito.

"Haz, ci sei? Stai bene?"

Domandò con cautela e tono basso e rilassato.
Sapeva che quando Harry era in quelle condizioni, era meglio essere prudenti.

"Mai stato meglio"

La sua voce era ancora impastata dalle lacrime, ma fece ridacchiare il maggiore, che gli baciò la testa.

"Ora bevi un po' d'acqua e poi ci andiamo a dare una sistemata"

Harry piagnucolò, sapendo che entrambe le cose avevano come prerogativa il fatto che si dovesse necessariamente muovere da quella comoda posizione.

"Haz"

L'avvertimento bastò per convincerlo, ancora troppo sensibile per decidere coscientemente di disobbedire a Louis.

Appena si sedette, guaì per il dolore al fondo schiena.
Louis ridacchiò mentre gli passava la bottiglietta e Harry lo guardò con fare minaccioso.

Non faceva esattamente paura, ma comunque.

"Oh, non guardarmi così! Te lo sei meritato, ragazzino"

Harry sbuffò e iniziò a bere a piccoli sorsi, come, nel corso degli anni, aveva imparato fosse meglio fare.

Poche volte Louis lo aveva ridotto in quelle condizioni, ma doveva ammettere di ricordare ognuna di esse.

Quando poi poggiò la bottiglia sull'altro comodino, Louis si affrettò a riprenderlo tra le sue braccia.
Il senso di colpa che aveva soppresso fino a quel momento, non potè che riaffiorare più potente che mai.

"Lou, lo so cosa stai pensando. Va tutto bene, so che ti dispiace. Smettila di torturarti"

Lo precedette.

"Non importa che tu lo sappia, Harry. Ho fatto un casino ed è giusto che mi scusi, anche se tu non lo ritieni necessario. Non ti meritavi niente del genere. Nè la mia assenza, nè quello che ti ho detto quando abbiamo litigato" Sospirò, accarezzandogli la guancia. "Quindi scusa, piccolo"

Harry sospirò.
Per quanto quella situazione gli avesse fatto male, non voleva che il maggiore si sentisse in colpa.

"Amore, so che il tuo lavoro per te è importante. Capisco che ti sia fatto prendere la mano e ti conosco. So che non pensavi davvero quello che hai detto e non sono arrabbiato. Non importa, sul serio"

Provò a convincerlo, ma Louis scosse la testa.
Non avrebbe lasciato correre. Harry non si meritava nulla di ciò che aveva fatto e aveva bisogno che lo sapesse sul serio.

"Importa invece! Io amo il mio lavoro, ma amo te molto di più. Ti ho trascurato e tu sei stato fin troppo comprensivo, Haz. A parti inverse, sarei impazzito dopo un paio di giorni"

Una mano del maggiore prese ad accarezzare con dolcezza il viso di Harry, che gli dedicò un sorriso quasi timido.

"E il fatto che io non lo pensassi, non mi giustifica. Non sei l'unico a conoscere l'altro, Haz. So di averti ferito e, anche se sai che sono una testa di cazzo e non posso prometterti di non farlo più, ti giuro che mi dispiace e proverò a smetterla di fare lo stronzo ogni volta che tu hai ragione e io ho torto"

Quando guardò bene Harry, vide che questo lo stava osservando con un sorrisino furbo stampato sulle labbra.

"Scusa, potresti ripetere un secondo la parte in cui dici che io avevo ragione e tu avevi torto?"

Louis sbuffò una risata, alzando gli occhi al cielo.

"Risparmiati la faccia tosta per quando avranno smesso di tremarti le gambe, amore"

Harry arrossì, sbuffando e nascondendosi di nuovo nel suo petto, facendo ridere il maggiore per la tenerezza del suo imbarazzo.
Louis lo strinse, baciandogli la nuca.

"Dovremmo andare a lavarci. Appiccico il posti in cui preferirei decisamente non farlo"

Si lamentò il minore, mentre l'altro ridacchiava tra i suoi capelli.
Secondo Louis, c'era una sola cosa da fare.

"Bagno caldo?"

"Ti prego"

*

L'acqua che lo cullava e le mani del maggiore che lo accarezzavano, come per scusarsi ti quei tocchi più duri di poco prima - non che ce ne fosse bisogno, li aveva amati -, gli sembravano la perfetta conclusione di quella serata.
Era ormai notte fonda ma i due non parevano affatto interessati a questo dettaglio, abbracciati nella vasca da bagno, dedicandosi tutte le attenzioni a cui avevano rinunciato nell'ultimo periodo.
Le labbra morbide del più grande, lasciavano baci premurosi sulle spalle sul collo di Harry, che si limitava a goderne ad occhi socchiusi.
Louis gli era mancato così tanto che si chiedeva come fosse riuscito a resistere per tutto quel tempo.
Da quando aveva a mala pena diciassette anni, non aveva conosciuto realtà diversa dal maggiore.
Louis lo amava come un fidanzato, lo confortava come un migliore amico, si prendeva cura di lui come un genitore e lo scopava come il più passionale degli amanti.
In una sola persona, aveva trovato ogni tassello di un puzzle molto più grande delle sue aspettative.
Non riusciva a non pensare a tutto questo mentre Louis cercava di curare ogni ferita gli avesse lasciato - e Harry sapeva che probabilmente non si trattava di segni sulla pelle -, con i suoi tocchi attenti e amorevoli.
Pensava a quando si era innamorato di Louis. A come fosse stato investito in pieno da una sensazione che non aveva mai conosciuto prima e a come ci si fosse aggrappato come ne valesse della sua intera esistenza.

"Sei silenzioso, piccolo. Va tutto bene?"

Potè sentire le labbra del maggiore, muoversi sulla sua spalla mentre pronunciava quelle parole.

"Tutto bene. Pensavo solo che mi sei mancato così tanto"

Si strinse ancora di più al suo petto.
Il contatto non gli bastava mai. La bramosia di quella pelle tanto liscia e morbida, era un chiodo fisso nella sua mente.

"Anche tu mi sei mancato"

Baci sulla nuca e brividi su tutto il corpo.

"Non facciamolo più, per favore"

La voce di Harry era leggermente ovattata dal sonno. Risultava quasi bambinesca e Louis lo guardò intenerito dalla capacità di risultare adorabile in qualsiasi contesto.
Nel frattempo, Harry accarezzava con la guancia, una piccola porzione del petto di Louis, strofinandocela sopra.
Il maggiore lo strinse ancora più di quando già stesse facendo.

"Mai più, amore. Promesso"

Ed era vero. Non sarebbe stato in grado di sopportare la sua distanza una seconda volta.

Passarono ancora qualche minuto in silenzio.
L'acqua cominciava a raffreddarsi ma nessuno dei due sembrava disposto ad allontanarsi dall'altro per uscire dalla vasca.

"Prima pensavo al ragazzino che, quando non aveva nemmeno diciassette anni, entrò nello studio di tatuaggi dove lavoravo, avendo la faccia tosta di insistere per averne uno prima della maggiore età"

Harry sorrise.
Ogni tanto quel ragazzino mancava a entrambi.

"Doveva essere un tipo simpatico"

Louis ridacchiò.

"Eccome! Simpatico, brillante, bellissimo e incredibilmente maturo e goffo allo stesso tempo"

Harry arrossì.
In fondo, quel ragazzino faceva ancora parte di lui.

"Sono anche certo che sarebbe orgoglioso della persona che è oggi. Un giovane uomo dolce, gentile, sempre buono con chiunque, affascinante, interessante e ancora strepitosamente goffo. Sì, ne andrebbe fiero, ne sono sicuro"

Ogni brivido che il minore aveva sul corpo, non era riconducibile al freddo.
Neanche la stanchezza era responsabile dei suoi occhi lucidi.

Si girò verso Louis e lo abbracciò.
La sua testa incastrata nell'incavo del collo del più grande, aspirando l'odore di bagnoschiuma direttamente dalla sua pelle.

"Haz, non me ne frega davvero un cazzo di tatuare se non ho te al mio fianco. Ti amo così tanto, piccolo. Non sono sicuro di saperlo esprimere e nemmeno dimostrare, ma è così"

Harry singhiozzò.
Era così sensibile ed emotivo e Louis adorava il suo modo di essere.
Sapeva che ogni sua parola lo colpiva proprio al centro del cuore, come una freccia, scoccata con il solo scopo di trasmettergli tutto l'amore che covava gelosamente dentro di sé.

"Dio, Lou... Ti amo anche io ma ora stai zitto e dammi un bacio prima che inizi a piangere come un bambino, razza di stronzo"

Labbra su labbra, lingue intrecciate, mani lascive, che vagavano sui loro corpi senza fretta e senza timori e cuori così vicini da battere all'unisono, come fossero uno solo.

Quell'amore non avrebbero mai saputo spiegarlo e, in fondo, era giusto così.

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Spazio autrice:

Ormai lo sapete anche voi che il mio romanticismo ha sempre la meglio, al termine delle mie storie.
Scusatemi, nella vita sono insopportabilmente sdolcinata.

Finalmente avete la vostra seconda parte di GOOD BOY, che spero sia all'altezza della prima.

Onestamente, non ho molto da dire.
Vi ringrazio come sempre per tutto il supporto e vi mando un bacino, sperando la storia vi piaccia e con la promessa di rivederci presto.

Fatemi sapere cosa ne pensate e buona lettura<3

-nana♡

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