(Ri)trovarsi 2, quando da sol...

Від Alis_Wonder

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!!SEQUEL DI: (Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.!! Alyssa e Blake sembrano destinati a non riuscirsi m... Більше

Primo capitolo.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Epilogo.

Capitolo 29.

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Від Alis_Wonder

Blake POV

Faccio scorrere le labbra sulla sua fronte, reggendomi al viso solo per aumentare la vicinanza tra i nostri corpi. È come se avvertissi il bisogno di creare un contatto diretto con lei per accertarmi che le sue sensazioni verso me non sono cambiate, per avere la sicurezza di non essere respinto.
Se c'è una cosa, infatti, che non avrei mai potuto immaginare quando ieri l'ho raggiunta, è il fatto che una parte di lei in qualche modo mi ha riconosciuto.
Mi sono avvicinato e Alyssa non è scappata come chiunque avrebbe fatto nelle sue condizioni, al contrario ha lasciato a me la possibilità di dar vita ad un contatto diretto con le sue sensazioni. Le ho percepite proprio come ricordavo, libere da ogni vincolo e avvolte nell'innocenza di chi non ha timore nel mostrarle.
A discapito di ogni cosa lei è ancora qui, e io devo solo capire il modo per poterla aiutare a ricostruire un ponte anche con i suoi ricordi.

Non è un caso che tra qualsiasi richiesta avrei potuto rivolgerle, la sua fiducia è la cosa che più mi interessa. Volevo sapere se fosse ancora una volta così coraggiosa da accettare, ma ancor di più avevo la necessità di conoscere se avesse paura di me. Constatare il contrario è stato come liberarmi da un peso che gravava sulle mie spalle da quando ci siamo incontrati, nessuno aveva mai riposto così tante aspettative in me e lei lo ha appena fatto nonostante non sappia neanche chi sono. Non si tratta di stupidità, Alyssa si sta fidando ad occhi chiusi ed io posso scommettere su questo per poterla sorreggere tutto il tempo necessario a farla guarire dai suoi timori. Finché non si sentirà abbastanza forte da ricordare allora ci sarò io ad affiancarla, per la prima volta sto avvertendo un'inspiegabile complicità mai provata con nessuna, la sensazione di voler esserci solo per lei.

Non mi è mai capitato prima, il desiderio di rivolgere i miei occhi in direzione dei problemi che non riguardano me stesso. Né tantomeno avevo mai avvertito il bisogno di risolvere questioni di altre persone troppo impegnative da rimanerci incatenato, ma con lei è tutto diverso e questo ormai l'ho capito da tempo. Alyssa continua a guardarmi come se stesse osservando una persona all'altezza di ricevere il suo amore mentre io sento di non poterne più farne a meno.

La lascio andare osservandola dall'alto mentre sul suo volto si dipinge l'ombra di un sorriso imprudente che la fa arrossare imbarazzata. Aspettava forse un bacio vero?

Sovrappensiero le si forma una piccola insenatura in fronte, come una bambina assorta nelle sue riflessioni, e io non posso fare a meno di considerarla davvero buffa. Contrapposta da due aspetti così distanti tra loro, è accompagnata sempre da un'audacia degna di una donna rispettabile e non lascia indietro allo stesso tempo questo suo lato più ingenuo dove non riesce a mascherare tutto ciò che le passa per la mente. Mi soffermo a guardare i suoi occhi scendere verso il basso, colpevoli forse di aver creato una linea diretta ai suoi stessi desideri e mi rendo conto riconoscere anche i più piccoli dettagli che dipingono tutte le sue espressioni. Ripenso ad un particolare soprattutto, due minuscole fossette alla base della schiena che non ho potuto fare a meno di scrutare da vicino e rimanerne ammaliato da quello che forse viene considerato un piccolo difetto ma che a me è parsa più come una perfetta sfumatura di una bellezza straordinaria.
Vorrei baciare proprio quel punto e toccare ancora la sua pelle, il suo corpo da troppo tempo vive solo nella mia testa.

E io ho una dannata voglia di lei che non mi sta rendendo semplice l'impresa di resistergli ancora a lungo con quella smorfia in volto ad incidere tutti i suoi peccati.

Mi obbligo a fare un passo indietro scostandomi completamente, prima di fare una cazzata e invadere il suo corpo in un modo del tutto poco delicato. Se lasciassi prendere il sopravvento alla parte più animale di me, rischierei di spaventarla e io non voglio che ciò possa in alcun modo accadere. Consapevole di suscitarle un certo effetto per il quale finirebbe con l'assecondare anche i suoi sporchi pensieri, arretro ancora di più come se avessi paura di prendere improvvisamente la scossa a causa della sua vicinanza maledettamente tentatrice.

<<Andiamo, voglio portarti in un posto.>> Mi pare di vedere per un attimo i suoi occhi attraversati da un lampo di delusione, ma riesce a mascherare bene cosa sta balenando in questo istante nella sua testa perché si volta impedendomi di guardare oltre. Così la seguo uscire dalla porta, beandomi della vista del suo culo alto senza alcun pericolo di essere scoperto ma quando il suo corpo si immobilizza di scatto girandosi nella mia direzione sono costretto a ritornare con gli occhi su di lei.

<<Qual è la tua auto?>> Mi domanda saettando con lo sguardo ridotto a due fessure sulle lunghe file di macchine ai lati della strada.
<<Quella.>> Faccio un segno con la testa in direzione della moto prima di superarla e continuare a camminare impaziente di allontanarmi dalla sua casa. Per tutta risposta però non avverto i suoi passi seguirmi, al contrario una risata sonora abbandona la sua bella boccuccia convincendomi di nuovo ad arrestare le gambe.

<<Che c'è adesso?>> Cerco di capire il problema senza nessuna traccia di dolcezza nella voce mentre un'immagine lontana mi attraversa la mente.
<<Non posso montare su quella cosa lì, ho paura della velocità e di almeno un'altra dozzina di motivi per cui non mi convincerai mai a salire. Mi spiace Blake, se vuoi possiamo chiamare un taxi.>> Stavolta sono io a curvare le labbra verso l'alto, scuotendo la testa in chiaro segno di disapprovazione per la sua folle idea.
<<Ci sei già salita, su quella cosa lì.>> Imito le sue parole e questo le provoca un chiaro segno di irritazione nel suo volto. Okay, meglio non fare lo stronzo.

<<Non è vero stai mentendo, non avrei avuto ragioni abbastanza convincenti per farlo.>> Ribatte con sufficienza, iniziando a giocherellare con un ciuffo di capelli con agitazione. Attorciglia in modo concitato il dito attorno ad un filo ramato che le contorna il viso, per poi scioglierlo subito dopo. È chiaro che sta cercando di mascherare le sue emozioni con una freddezza distaccata che non le appartiene affatto e la fisso intensamente con l'intenzione di farla arrossire per abbassare questa barriera inutile di indifferenza. Mi sento un bastardo ma sembra funzionare, infatti abbassa le mani lungo i fianchi e mi guarda in modo arrendevole.

<<Adesso ne hai una però.>> Redarguisco insistendo per convincerla.

<<Cioè?>> Si affretta a raggiungermi, improvvisamente spinta da una curiosità che sembrava essere assopita. Osserva da vicino gli ultimi raggi di sole riflettere il nero lucido della moto, sbattendo le lunghe ciglia folte quasi incredula delle mie parole.

<<Volevi conoscere qualcosa in più riguardo ciò che non ricordi, no? Allora sali e basta, non succederà nulla.>> Senza perdere altro tempo assecondo ciò che ho appena detto, allungando la mano nella sua direzione per passargli il mio casco. Lo fissa qualche istante per soppesare la mia proposta, prima di rivolgermi un'occhiata fugace per accertarsi che non le stia mentendo e sfilarlo dal mio palmo.

<<Ti sto affidando la mia vita, sappi che se faremo un incidente mi avrai sulla coscienza per sempre.>> La sua voce per niente preoccupata mi fa sorridere, non metterei in pericolo la sua vita neanche se mi puntassero contro una pistola. Scuoto la testa per levarmi dai pensieri l'immagine di prenderla proprio da qui sopra per farle passare la paranoia di questo mezzo, giro la chiave per partire il più in fretta possibile e non avere altre idee perverse per la mente.

Devo impegnarmi parecchio per non far caso alle gambe di Alyssa che mi circondano la vita in modo così stretto da togliermi quasi il respiro e al profumo dolce del suo corpo che percepisco chiaramente anche contro vento. Le sue mani sono agganciate saldamente al mio petto per paura che lasciandosi andare possa perdere l'equilibrio, non posso nascondere il fatto che continuo ad accelerare per evitare che interrompa questo contatto furtivo. Continua a stringermi come se il mio corpo fosse la sua ancora di salvataggio e io l'unica persona in grado di proteggerla, forse lo sarei stato davvero se non avessi avuto questo casino costante a cibarsi della mia esistenza.

L'avrei difesa da chiunque con la mia stessa esistenza, se fossi stato diverso da così.

Prendo un respiro profondo mantenendo l'aria al più a lungo possibile cercando di concentrarmi sulla strada come distrazione perché non mi sono mai sentito più in difficoltà di così. Dalle altre donne non mi sono mai limitato a prendermi ciò che volevo, nell'istante esatto in cui ne avevo voglia senza incontrare mai nessuna grande esitazione. E anche in quel caso bastava qualche sguardo in più, qualche carezza in eccesso e la tacita promessa di farle godere beandosi del mio fisico.
Non ho mai avuto l'accortezza di mettere un freno ai miei impulsi per il timore di poter spaventare, i miei pensieri sono sempre scorsi alla stessa velocità dei miei gesti e forse è questo ciò che amano loro di me. Ho usato corpi e mi sono lasciato usare, per poi rivestirmi uscendo dalle loro vite a volte senza neanche salutare.

Ho sempre assecondato le mie perversioni, anche gli atti più osceni da raccontare, ma niente è paragonabile al semplice e più naturale contatto come questo in cui il corpo della ragazzina è plasmato sul mio senza altri fini se non la mia protezione.

Com'è possibile che una vicinanza così innocua possa superare i rapporti più viziosi?

Per fortuna arriviamo prima che riesco a conoscere una vera risposta. Stringo i freni sempre più forte sopra al terriccio in cui ci troviamo fino a quando non ci fermiamo del tutto all'ingresso del posto che sono sicuro Alyssa non potrà mai associare a me.

Sembra voglia dire qualcosa quando tocca con i piedi a terra, ma non appena nota il paesaggio intorno si ammutolisce sgranando gli occhi stupita. Alza il mento verso l'alto, con il naso all'insù affila lo sguardo e compie cautamente qualche passo in avanti come una bimba alle prime mosse, schiudendo le labbra senza rendersene conto. Con le sue forme perfette ed equilibrate, lei si dedica ad ammirare il paesaggio mentre i miei occhi sono rivolti esclusivamente nella sua direzione.

Si stringe nelle spalle a causa di un soffio d'aria, abbozzando un sorriso innocente quando i capelli le finiscono scompigliati intorno al volto senza ostentare quella sicurezza che solitamente mi irrita nelle altre. Mi perdo ad osservarla tutta, alle luci di un tramonto ormai vicino mi sembra una Dea affascinante, una vista incredibile.

Quando si gira nella mia direzione solleva lentamente lo sguardo per arrivare ad incastrarlo nei miei occhi, con un battito di ciglia lento e sensuale che mi ha appena fatto aumentare improvvisamente il battito del cuore. Percepisco il sangue fluire d'un tratto verso il mio ventre quando non mi sfugge il lampo immorale che illumina i suoi vortici scuri, mi sta guardando nello stesso modo in cui io sto lambendo il suo corpo. In quelle piccole fessure riesco a riconoscere l'infinità di eccitazione e adorazione, ed è sufficiente questo per rischiare di perdere tutto l'autocontrollo.

Azzero le distanze tra i nostri corpi, in un attimo di follia credo di non essere in grado di compiere un passo in più a causa di una frenesia che mi rende prigioniero dei miei stessi pensieri corrotti, ma non siamo ancora nel posto che voglio mostrarle e mi costringo a rimandare tutte le mie fantasie ad un momento più opportuno.

<<Seguimi.>> Mi limito a dire, stavolta sono io a farmi spazio perché non resisterei alla vista del suo bel fondoschiena ondeggiare ammaliante davanti ai miei occhi.

Ci infiliamo nella distesa di alberi senza parlare, superiamo la vegetazione fitta per arrivare davanti alla distesa d'erba in cui siamo già stati, la prima volta che l'ho portata qui con me. Non sapevo ancora, quel giorno, che quella ragazzina dagli occhi smarriti sarebbe diventata presto la mia rovina perché avrei iniziato a preferire di lì a breve la sua vicinanza alla compagnia di altre donne. Le ho iniziato a mostrare il mio mondo proprio qui, a pochi passi da noi. E chi l'avrebbe mai detto che la sua inesperienza, il modo naturale con cui i nostri corpi si cercavano mi sarebbe iniziato a piacere.
Un'altra prima volta, mi aveva detto colta da un'audacia improvvisa.
Non essere sorpresa ma anche tu sei la mia prima volta, le avevo risposto senza darle ulteriori spiegazioni.
Probabilmente non aveva capito cosa in realtà le stavo confessando e a me andava bene così, d'altronde avrebbe dovuto sopportare la mia presenza ancora per pochi minuti ancora. Ero sicuro sarebbe stata una delle tante, inoltre avevo appena capito quanto fosse priva di esperienza e io senza nessuna aspettativa da poterle regalare. Però era stata davvero la mia prima volta, l'unica che abbia mai portato qui concedendogli di sbirciare tra i varchi dei miei limiti per mostrargli in cambio l'espressione del piacere senza volere niente in cambio.

Non sono mai stato solito dedicarmi nel soddisfare le donne con cui condivido solo un effimero attimo di beatitudine, ho sempre pensato a me stesso prima degli altri anche a letto senza tralasciare anche loro sì, ma consapevole che sarebbe bastato poco per rendere cedevoli anche le tensioni più ostinate. Occuparmi di far avere un orgasmo senza pensare al mio non mi era mai capitato prima di Alyssa, ma se gli avessi rivelato il significato reale delle mie parole probabilmente l'avrei fatta sentire diversa e questo non poteva in alcun modo accadere.

<<Wow>> si limita a dire quando ci fermiamo al centro di questo paesaggio dove le nostre sagome ne fanno da protagonisti. I riflessi dorati degli ultimi raggi di un tramonto ormai calato si riflettono nel suo sguardo, facendo brillare il suo volto di un colore splendente. La distesa di lentiggini fa capolinea ai lati del suo piccolo naso come stelle sfavillanti in una distesa incontaminata, le ciglia piegate verso l'alto definiscono una forma già delineata di un taglio d'occhi allungato mentre le labbra carnose e piene mi fanno venire voglia di assaporarle senza un valido motivo.

Voglio baciarla, maledizione quanto lo desidero.

Le giro intorno come un predatore facendola irrigidire appena, mi posiziono davanti al suo corpo prima di infilargli una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Abbasso lo sguardo sulle sue mani, sono dilatate e tese lungo i fianchi ma avvolte da un fascio di brividi che non passa inosservato. Mi sta reclamando ma non si sta lasciando andare ed è comprensibile visto che per lei sono ancora un esatto estraneo.

<<Rilassati.>> Le accarezzo il polso per risalire fino al braccio, obbligandola a serrare il suo sguardo. Ho capito che fa così quando si vergogna delle sue stesse sensazioni ed è una cosa così illogica che mi fa domandare se sono io ad essere troppo distante dalla visione degli altri o se la sua integrità riesca davvero a comandare la sua vita fino a questo punto. Assecondare gli stimoli del proprio corpo dovrebbe dar sollievo, non essere un motivo per proteggersi da sé stessi.

<<Riesci a farmi sentire così debole...>> La voce le trema nell'ultima parola ma quando i suoi occhi fanno capolinea nuovamente alla ricerca dei miei mi è chiaro l'oblio di lussuria nel quale sono avvolti. Conosco bene questa sensazione.

<<Vuoi che me ne vado?>> Le domando con il respiro controllato ma al limite della sopportazione. Deve dirmi cosa vuole e farlo in fretta, le parole in continua contrapposizione con le reazioni del suo corpo mi confondono e in questo momento il desiderio distruttivo che sento pompare nelle vene non mi da modo di ragionare abbastanza lucidamente per capire cosa in realtà mi sta chiedendo.

<<No>> la osservo scuotere la testa mentre gli occhi scendono sulla mia bocca.

Le fisso la clavicola, l'incavo candido del collo e il petto gonfiarsi ad una velocità irregolare, percepisco ogni suo respiro imprigionarsi nel mio.
Non ci stiamo neppure toccando ma io mi sento di star per perdere la testa.
D'istinto imprigiono la sua nuca e l'attiro verso me, cogliendola di sorpresa a causa del mio tocco per niente delicato. Ha appena smesso di respirare sospesa ad un soffio dalle mie labbra, se vuole ritrattare questo è l'ultimo momento per farlo.

<<Non trattarmi come se io non fossi in grado di decidere per me.>> Sussurra alzando una mano verso il mio viso, per sancire un tocco leggero sopra lo zigomo.

Mi ritraggo d'istinto solo per curvare le labbra di lato in un ghigno arrogante.
<<Facciamo a modo mio.>> Ritratto al contrario dei suoi modi gentili. Alyssa sembra rabbrividire a causa della paura o dell'eccitazione forse, e io smetto di pensare.

Stringo la sua vita con la mano libera solo per sentirla completamente mia, facendo sbattere i nostri corpi. Ed è sufficiente questo a farle schiudere la bocca e tremare il labbro inferiore, pronta ad accogliere un contatto più reale. E allora la bacio.

Incastro le mie labbra alle sue, tirandole appena i capelli per consentirmi un accesso inibito. Non incontro esitazioni e quando traccio con la lingua il contorno della sua bocca la sento lasciarsi andare ad un timido boccheggio, inarcando la schiena per favorire una vicinanza spudorata. Cosa vuole fare?

Le afferro con i denti l'estremità del labbro inferiore, come avvertimento per farla smettere di fare qualsiasi cosa abbia in mente ma quando le sue mani calano a plasmarsi sul mio petto percepisco un improvviso calore scendere direttamente sul gonfiore del mio ventre, rischiando di farmi perdere il controllo.

Infilo la lingua all'interno della sua bocca innocente, smanioso di incontrare la sua per approfondire l'inizio di un bacio lussurioso. Ed è quello che accade, creando un susseguirsi di fantasie immorali e indecenti provocazioni.

Le sue labbra si muovono impacciate ma le sue mani scivolano sfrontate lungo i lineamenti dei miei muscoli, senza altri fini se non quelli di accrescere l'eccitazione che sembra la stia travolgendo. Non può neanche immaginare come il suo tocco così lascivo sta rischiando di distruggere tutta la padronanza che necessito di avere.

Tutto di lei mi sta suggerendo di lasciarmi andare, e io non so cosa fare.

Abbasso la mano dalla sua vita all'estremità della sua schiena, sollevandola da terra per farle allacciare le gambe intorno al mio bacino. Ho solo voglia di sentirla più vicina, e anche lei non sembra in grado di sottrarsi a questo piacevole supplizio.

Un suo gemito più presente rende vani i tentativi di trovare una scappatoia da questa situazione spingendomi, al contrario, a volerla reclamare ancora.

L'afferro dalla base di congiunzione dei nostri corpi, allargando le mani per imprigionare il suo fondoschiena in un tocco avido e insaziabile. Più continuo a baciarla e più non riesco a trovare motivi per fermarmi, finisco per azzerare il caos dei miei pensieri quando le sue mani sprofondano nei miei capelli per attirarmi a sé in un gesto che sancisce la fine di tutte le mie buone intenzioni.

Lei mi sta reclamando e io non ho più nessuna scusa per non dimostrarle quanto anche io la stia desiderando.

Faccio aderire la sua schiena contro un tronco alle sue spalle facendo incastrare i nostri bacini alla perfezione, in questa posizione dove Alyssa è sospesa solo dalla mia presa salda. Percepisco il suo fiato marchiarmi la pelle quando la titubanza della mia lingua diventa ora più decisa, compiendo delle traiettorie più lascive e rudi che non le danno modo di abituarsi ad un ritmo sempre meno cadenzato.

Vuole conoscere cosa c'è stato tra noi? Bene, le sto mostrando esattamente tutto quello che chiede.

Spingo i fianchi contro il suo ventre confessandole come il mio corpo reagisce ogni volta che i pensieri più impudichi corrono su di lei, è questo l'effetto che mi rende schiavo dei miei sensi e anche Alyssa adesso sembra realizzarlo perché inarca la sua schiena per accogliere lo spessore dei miei pantaloni. Non c'è niente più folle di ciò che stiamo facendo, rincorrendoci senza tregua per assecondare una connessione perversa. E la cosa davvero delirante è che ne siamo entrambi consapevoli.

Il respiro di Alyssa si fa sempre più corto mentre la mia bocca lambisce la pelle fino ad arrivare alla clavicola, qui dove marchio il mio passaggio risucchiando con forza questo lembo di spazio circoscritto. Non riesco più a pensare ad altro se non voler ascoltare il suo corpo rispondere ai miei gesti, le scosto un ciuffo di capelli dal collo per avere una libera visuale della scollatura e quando osservo dei lividi rossastri dovuti dalla veemenza dei miei baci tingerle il candore del suo corpo capisco che forse, è meglio rallentare.
Faccio combaciare così le nostre fronti, staccandomi da questo circolo lussurioso, mentre osservo le sue guance arrosate e il respiro incontrollato spezzare il silenzio che ci avvolge intorno. Ma quando i miei occhi incontrano la sagoma delle sue labbra gonfie e vivide devo impormi di darmi una calmata al più presto, anche se il suo sguardo appare frustato da questa decisione.

Sembra voglia dire qualcosa di cui si vergogna perché distoglie gli occhi dai miei per guardare un punto indefinito alle mie spalle, improvvisamente a disagio.

<<Io... Ho fatto qualcosa di sbagliato?>> Farfuglia riducendo la voce ad un bisbiglio appena udibile, è questo adesso che la sta preoccupando?

Non posso fare a meno di sorridere alla sua domanda, porto il pollice all'altezza del suo mento per reindirizzare le sue iridi ad incrociarsi nelle mie credendo di intercettare le sfumature di uno scherzo in ciò che ha appena detto ma quando capisco che sta parlando seriamente faccio sparire subito il mio ghigno dal volto.

<<È questo che pensi? Davvero?!>> Estenuato da un'erezione tra le gambe che non ne vuole sapere di attenuarsi, il caos in testa e il timore costante di star facendo un'altra cazzata che potrebbe ferirla, devo starmene anche ascoltare la più grande stronzata che sia mai uscita dalla sua bocca. Mi maledico mentalmente quando vedo il suo corpo sussultare a causa della mia incapacità di riuscire a comunicare in maniera normale, facendo prevalere sempre il lato più scortese quando sono in difficoltà come adesso.

<<Sì cioè... Mi continui ad avvicinare e mi respingi con la stessa facilità ogni volta. Quando mi convinco a fidarmi delle mie sensazioni, sembra che tu inizi ad aver paura di me. Non ti capisco ma vorrei farlo.>> Scioglie le sue gambe dal mio bacino e torna con i piedi di nuovo a terra, imponendo una distanza tra noi inevitabile.

Si osserva intorno, i suoi occhi vacillano dal bosco dietro di noi ai fili d'erba ai nostri piedi, poi rivolge lo sguardo verso il cielo ormai scuro e senza aggiungere altro si siede ad osservare la luna mentre il suo profilo è illuminato solo dal chiarore delle stelle. Passa la lingua sulla sua bocca come per assaporarne il gusto dei nostri corpi mischiati, in un gesto che non ha niente di provocatorio ma che la rende una visione proibita ai miei occhi. Mi ritrovo a riflettere su questo quando compio un passo nella sua direzione e la imito sedendomi al suo fianco, ho bisogno di distrarmi.

<<Ti ricordi di questo posto?>> Mi azzardo a chiederle ignorando le sue parole e presumendo già la sua risposta.

Alyssa scuote la testa, afferrandosi ora il labbro inferiore tra i denti senza smettere di guardare verso l'alto per evitare di incontrare il mio sguardo inquisitorio.

È a disagio, lo si legge chiaramente dall'espressione crucciata del suo volto, mentre io vorrei solo che smettesse di tormentarsi i pensieri con ragionamenti inutili come quelli che l'hanno portata a darsi quasi una colpa qualche istante fa.

<<Ci siamo venuti insieme, una volta.>> Solo adesso si volta a guardarmi sorpresa, portando le gambe al petto per cingerle con i bracci e rannicchiarsi in sé stessa.

<<Deve essermi piaciuto molto, sono questi i momenti in cui non vorrei avere questi vuoti di memoria.>> Inarca un sopracciglio e mi scruta, un attimo dopo, con aria furba prima di tirare le labbra verso l'alto in un sorriso impacciato.
<<Porti qui tutte le donne che vuoi baciare non è vero?>> Con quest'aria innocente con cui si rivolge mi sembra proprio una bambina, e non posso evitare di riflettere su come il suo stato d'animo riesca a influenzare in parte anche il mio. Me ne sono stato una vita a dimenticarmi degli altri, ad allontanare le persone che cercavano di avvicinarsi per la paura che potessero riuscire a ferirmi, e ora mi ritrovo a sorridere di fronte ad una ragazzina che ha la sola colpa di influenzare il mio umore per conciliarsi col suo.

Quando è successo tutto questo? Possibile che non me ne sia reso conto prima?

Afferro una sigaretta dalla tasca della mia tuta, per portarmela alle labbra e creare una condensa di foschia davanti al mio viso. Ispiro, mi godo il momento in cui il bruciore di questa merda mi attraversa il corpo ed espiro lontano dal suo volto, attento a non intossicarla col fumo passivo del tabacco bruciato.

<<In realtà non ho mai fatto tutta questa strada neanche per scopare. Ma sì, è capitato di venire qui in giorni più particolari di altri.>> Non le racconterò mai la motivazione per cui venire in questo luogo a volte è l'unico espediente utile a calmare le sensazioni che rischiano di soffocarmi. Ho bisogno di restare solo in contatto con me stesso senza vincoli di spazio nelle giornate più buie, e questo è l'unico posto che riesce a trasmettermi la percezione di libertà incondizionata.

<<Quindi non sono stata l'unica a cui l'hai mostrato.>> Realizza ad alta voce, disillusa da un pensiero che probabilmente l'ha portata a non respingermi poco fa.

No, non c'è stata solo lei ma questo già lo sa. E quando riuscirà a collegare tutto ciò che è successo, ricorderà anche le parole di Zoe che l'hanno ferita a tal punto da non voler ascoltare più altro. Non ha mai voluto sapere se fossero state reali, perché forse scoprire che in parte lo erano l'avrebbe fatta soffrire ancora di più.

Perché oltre a lei anche Zoe aveva tracciato lo stesso sentiero per venire in questo posto, loro e nessun'altra. Ma era più facile farle credere di essere stata una delle tante piuttosto che raccontarle la verità, ecco perché non ho contraddetto Zoe quando le ha sputato in faccia la menzogna che altre erano state qui proprio come lo era stata lei, con il solo scopo di allontanarla. In fondo era quello che volevo anch'io, desideravo solo staccare Alyssa dalla mia vita perché mi ero reso conto di quanto stesse diventando troppo diversa dalle altre, per poterla trattenerla ancora.
Ero stato un coglione, ma in quel momento non riuscivo ad osservare un'altra via di fuga quando la sua bocca stava per dichiarare un sentimento che non avrebbe mai dovuto essere rivolto a me.

<<C'è stata un'altra donna, ma è stato diverso.>> Confesso spegnendo il filtro contro il suolo, consapevole che questa risposta non sarà sufficiente a placare le sue domande. Così, prima che possa rivolgermi di nuovo la parola la inchiodo con lo sguardo e faccio scivolare la mano dentro la tasca della felpa, estraendo lentamente il cellulare che ho tenuto da quando l'ho trovata priva di sensi.

<<Non ricordavo dove l'avevo appoggiato, ecco perché non te l'ho ridato subito.>> Mento, guadagnandomi un'occhiata scettica da parte sua. Avere il suo telefono con me era stata una sicurezza per tutti quei giorni passati senza lei perché sapevo che prima o poi glielo avrei dovuto consegnare. Consapevole di rivederla ancora una volta con questa giustificazione, ho sempre rimandato il momento in cui l'avrei davvero fatto. Almeno fino ad oggi.

<<Farò finta di crederci.>> Allunga un braccio nella mia direzione per afferrarlo e i nostri diti si scontrano accidentalmente, creando uno sfavillo lampante nei suoi occhi. Rimane sospesa qualche istante, con la mano a mezz'aria e il respiro frenato, anche sotto al cielo oscurato riesco a cogliere la sua espressione titubante. Ha paura di cedere entrando in contatto con me, eppure non si tira indietro quando ha la possibilità di farlo. Di fronte l'eventualità di scegliere decide sempre di assecondare le sue sensazioni, ma per la prima volta scioglie il suo sguardo dal mio per incentrarsi ad osservare un punto casuale all'orizzonte e ritornare in sé stessa.

<<Cos'è successo quando sei tornata da Scott?>> Alyssa è assorta nel suo mondo ma l'espressione sorpresa che gli si disegna in viso è inequivocabile quando parlo.

<<Chi conosce questa storia?>> Si affretta a dire corrugando la fronte preoccupata.

<<Solo io, o almeno credo.>> Alzo le spalle confuso dal nervosismo della sua voce mentre il suo viso si distende appena. Solo adesso mi accorgo del modo inusuale in cui sto cercando di creare un confronto con lei, provando semplicemente a comunicare senza il bisogno di toccare. È la prima volta che accade, non sono abituato a parlare per imparare a creare un collegamento anzi, ho sempre pensato che il modo migliore per conoscersi fosse proprio quello di non farlo ma prestare attenzione ad altri tipi di dettagli come le reazioni di un corpo. E adesso che mi sento completamente estraneo a questo tipo di relazione, procedo cautamente per paura di compiere presto un passo falso che possa far precipitare tutto.

<<Allora è vero, devi aver contato molto per me.>> Sorride debolmente, prima di abbandonarsi a questa consapevolezza e farsi un po' più vicina.

<<Mio fratello sarà presto libero ma non tornerà a vivere nella nostra vecchia casa, la sua camera è stata sostituita dal piccolo arrivato e non credo riuscirà mai a perdonare papà per questo. Decideremo insieme cosa fare quando uscirà di prigione ma sicuramente troverà me ad aspettarlo quel giorno.>> Aggiunge cercando di tenere sotto controllo le sue emozioni, sforzandosi per non far trapelare dalla sua voce nessuna traccia di cedimento. È proprio da quest'apparente serenità che capisco c'è qualcosa che non va, per esperienza personale posso dire con certezza quando una persona sfrutta la calma come verità o quando lo fa per difendersi.

<<Ma ora basta parlare di me, sai molte più cose di quante ne conosco io su di te.>> Commenta stringendosi nelle sue spalle per una folata d'aria fredda che la fa rabbrividire. Senza pensarci un istante in più sfilo la mia felpa e l'allungo nella sua direzione, rimanendo in t-shirt.

<<Tieni, io sto meglio così.>> Non la sto prendendo in giro, sono consapevole che una condizione fisica più fredda è sempre un buon alleato per placare la temperatura ancora troppo elevata del mio corpo a causa sua. E io ho bisogno di risolvere un problema bello grande proprio all'altezza dei miei boxer.

Per tutta risposta lei assottiglia lo sguardo verso me e quando si convince che non le sto mentendo alza i bracci verso il cielo per far scorrere il tessuto rigido sulla sua pelle che ora le oscura tutti i suoi lineamenti impedendomi di soffermami in ogni sua forma. Sarà meglio così, almeno per ora.

<<Che vuoi sapere?>> Sospiro scompigliandomi i capelli per assumere una posizione più comoda, constatando che sto seriamente parlando troppo senza rendermene conto. Non che sia un problema in questo momento in cui pur di mettere una certa distanza dal suo corpo sono disposto a tutto, ma sto diventando seriamente più loquace per un motivo o per un altro dove mi ritrovo sempre più spesso a dialogarci. E la cosa che più grava questa condizione è che, non mi dispiace starla ad ascoltare.

<<Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa che ancora non so di te e che neanche le me di qualche settimana fa conosceva.>> Mi passo una mano sulla faccia, confuso e irrequieto perché non so come gestire tutta questa situazione. Percepisco un fuoco scorrermi dentro che con parecchia difficoltà fatico a non assecondare, è tutto così nuovo per me che quasi mi sembra di essere un ragazzino alle prese con la sua prima esperienza e la cosa mi crea un gran disagio. Io non sono così, o almeno non è questo ciò che ho sempre fatto ma con Alyssa sento di volermi sforzare ad essere di più della persona che ho costruito negli anni con così tanta fatica.

<<Ad esempio, perché è così difficile per te riuscire a comunicare come gli altri.>> Aggiunge scostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ora che la felpa gli cade addosso nascondendo anche gran parte della sua chioma ramata. La osservo tutta, ancora una volta, soffermandomi sul corpo ancora più minuto a causa della stoffa enorme che le arriva fin sopra il ginocchio. Sta meglio su di lei, mi fermo a pensare.

Sapere che una parte di me in qualche modo appartiene a lei in questo momento, mi crea un senso di appagamento mai provato prima.

<<Ho sempre comunicato secondo le mie regole ed è stato sufficiente così, per tutto questo tempo.>> Ammetto cercando di non farmi influenzare dai suoi occhi che cercano di penetrarmi dentro. Vuole leggermi, conoscere il significato che celano le mie parole perché a differenza delle altre anche adesso sta cercando di capire da dove provengono tutte le ragioni dei miei limiti. A lei non basta solo il mio corpo, non si accontenta di avere solo quello che posso offrirle, desidera di più del mio aspetto e questo mi mette una paura fottuta.

<<Ti è bastato davvero creare un rapporto puramente fisico con gli altri o ti sei convinto di poterne fare a meno del resto?>> Mi domanda con un filo di voce.

Per quale ragione sta pensando ad una cosa del genere?

D'istinto mi ritraggo, come se avessi improvvisamente bisogno di allontanarmi dal suo corpo diventato un pericolo. Mi alzo in piedi e comincio a camminare avanti e indietro, afferrando un'altra sigaretta spenta per portarmela alla bocca con il solo scopo di alleviare la tensione che inavvertitamente percepisco all'altezza del petto.

Non ho intenzione di farmi dubitare delle mie stesse ragioni, perché semplicemente non può limitarsi ad ascoltare le mie parole anziché cercare di analizzarle per tentare di trovare una spiegazione razionale al mio comportamento?

<<Smettila di psicanalizzare tutto ciò che dico, non devi trovare per forza un appiglio logico dietro le mie parole Alyssa!>> Sbotto, intrecciando le mani dietro la testa.

Lei però non sembra essere intenzionata a rinunciare a questo discorso, si tira su e mi raggiunge fino a quando non è obbligata a piegare il collo all'indietro per vedermi dritto negli occhi. Arriccia il labbro indignata, incrocia le mani al petto e come una bambina offesa mi punta con uno sguardo ferito facendomi sentire in colpa a causa delle mie stesse parole.
Perché deve essere sempre tutto così complicato?

Cerco di fissarle la vena in rilievo del collo per osservarne la velocità del suo battito, chissà cosa sta pensando, se è rabbia quella che prova in questo momento o paura. Tuttavia decido di essere io stavolta a fare un passo indietro, appoggiando le mani sulle sue spalle e congiungendo la fronte alla sua, stanco di lottare inutilmente.

Ho bisogno della sua vicinanza, di sentire un contatto costante con lei per calmare anche me, e questa ormai è una verità innegabile. Respiro il suo profumo mentre i capelli mi solleticano la punta del naso, e solo adesso anche Alyssa sembra rilassarsi contro il mio petto. Non ci stiamo abbracciando ma è come se lo fossimo, in una vicinanza così intima che mi pare di sentire il cuore salirmi in gola e la pressione aumentare visceralmente. Mi arrendo alla consapevolezza di compiere un gesto così insolito solo per sentire il calore del suo corpo, scaldare un po' anche il mio cuore.

Trascorriamo quello che appare come un'infinità di tempo senza la necessità di aggiungere altro, nessuno dei due sta provando a farlo, e a me va bene così.
Lei si sta lasciando andare addosso al mio corpo come se le mie gambe avessero abbastanza forza da reggere il peso che sta gravando intorno alle nostre vite in modi differenti. Appoggia il mento sul mio petto e mi osserva con gli occhi lucidi.

Non può neanche immaginare quanto lontanamente quest'immaginazione si avvicina alla realtà, ma io le farò credere il contrario. Finché sarò in grado di lottare ancora per qualcosa allora saranno le sue battaglie quelle che a cui i miei pensieri saranno rivolti, le basta sapere questo e potrà abbandonarsi tutte le volte necessarie a farle alleviare i suoi tormenti. Qualcosa di inspiegabile, in questo esatto momento, si è appena aperto dentro me, mentre i suoi occhi si riflettono nell'oscurità dei miei.

<<Blake?>> Mi sussurra soave, convincendomi a starmene zitto per darle la possibilità di proseguire avendo la mia totale attenzione. <<Voglio sapere qualcosa di reale, qualcosa che mi aiuti ad entrare nel tuo mondo davvero. Perché se non sei disposto a fidarti di me, io non posso iniziare a farlo con te. Abbiamo gli stessi bisogni, tu vuoi conoscere i miei pensieri e io voglio farlo con i tuoi, per cui dammi un segnale. Fammi capire che per questa cosa, anche tu sei disposto a rischiare tutto.>> Inevitabilmente, il mio respiro si ferma.

Cosa mi sta chiedendo?

Vuole davvero addentrarsi nel buio dei miei incubi senza aver risolto le sue paure?

E se il mio mondo rischiasse di distruggere anche il suo?

Come può mettere a repentaglio tutto senza sapere a cosa sta andando incontro?

La fiducia è realmente l'unico prezzo che questa guerra porterà via?

I suoi occhi aspettano solo una risposta, stanno cercando di convincermi a correre il rischio di sperare. Lei non lo sa ma è proprio questo che mi fa paura, il modo in cui le sue parole riescono a disorientare le mie convinzioni portandomi a chiedere se per tutto questo tempo ho solo evitato di percorrere la direzione più pericolosa, scegliendo il sentiero meno doloroso. Ho rinunciato a tutto per essere chi sono oggi, cancellando ogni forma di vicinanza per tenermi solo il ricordo del tormento, allora perché le sto concedendo di farmi volgere lo sguardo verso un percorso sconosciuto?

Mi sento trafitto dal suo sguardo, improvvisamente spoglio di ogni sicurezza, nudo di fronte ai suoi pianeti limpidi mentre l'ultima possibilità di scegliere tra me o noi, si avvicina sempre più alla mia anima accompagnato dallo scandire del tempo sempre più incisivo. Cosa sceglierò di fare da adesso in poi?

<<Mio padre.>> È un bisbiglio appena udibile, quello che abbandona le mie labbra.

<<Mio padre è il volto di tutti i miei mostri.>>

Un calore struggente, è questa la sensazione che mi attraversa quando decido di seguirla attraverso quella luce della speranza in lontananza.

Smettendo di proteggerla da me.

——————————-
Si vede per caso che amo scrivere i Blake POV? 😂
Mi sento più in empatia con lui in questo periodo, quindi mi risulta più facile creare dei capitoli lunghi senza impiegarci troppo tempo.

È solo l'inizio del passato che finalmente si scoprirà. I suoi fantasmi derivano da lui, suo padre, o come lo chiama Blake... 'il vecchio'.
Nel prossimo capitolo leggerete di nuovo di Scott, e di una vecchia conoscenza che probabilmente non vi piacerà affatto.
Ma ehi! È solo l'inizio di tutto quello che sta per succedere. E io non vedo l'ora che lo leggiate.

A presto.

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