(Ri)trovarsi 2, quando da sol...

By Alis_Wonder

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!!SEQUEL DI: (Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.!! Alyssa e Blake sembrano destinati a non riuscirsi m... More

Primo capitolo.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Epilogo.

Capitolo 28.

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By Alis_Wonder

Alyssa POV

Sono concentrata in cucina, intenta a mescolare le uova con la farina per preparare i miei pancake preferiti quando dal telefono di mio padre alle mie spalle inizia una serie incessante di vibrazioni che mi fanno alzare gli occhi al cielo. Sarà quella zavorra di Brianne, mi ritrovo a pensare tra me mentre afferro la busta di latte dal frigo. Ne taglio un angolo per versare il contenuto nella ciotola con il resto degli ingredienti ma quella macchina infernale comincia di nuovo a tremare, facendomi sussultare e d'istinto mollo la presa. Il liquido biancastro finisce in ogni angolo della cucina macchiando il pavimento e i miei panni, maledico mentalmente le mie mani instabili e quel sordo di mio padre al piano di sopra che è appena uscito dalla doccia.

<<Ti sta suonando il tuo dannato telefono!>> Urlo sfiancata da questa mattinata iniziata nel peggiore dei modi. Fino a quando non avrò messo qualcosa sotto ai denti mi sarà difficile anche solo tentare di ragionare, ecco perché decido di rimandare le pulizie a più tardi. Di nuovo, quel maledetto rumore è appena ricominciato.
<<Puoi rispondere alla tua specie di ragazza psyco?>> Sbuffo incredula della capacità di poter chiamare ad uno stesso numero così tante volte nell'arco di cinque minuti.

Finalmente sento i passi pesanti di mio padre scendere svelti dalle scale e quando arriva in cucina posso notare ancora i suoi capelli umidi e la camicia allacciata male. Si guarda intorno alla ricerca di quell'aggeggio ma l'ennesima telefonata glielo fa individuare velocemente vicino al cesto della frutta. Fa scorrere il dito sullo schermo ma ancora prima che riesca ad appoggiare il display al suo viso la voce stridula dall'altro capo lo anticipa con un grido che riesco anch'io a sentire a distanza.
<<Ti ho chiamato almeno dieci volte!>> Brianne sembra essere ancora più altezzosa del solito, non capisco come mio padre faccia a stare con una persona così ma ho smesso di domandarmelo da quando ha deciso di costruirci una famiglia tutta sua.

Lui si allontana da questa stanza per non farmi ascoltare altro e io non potrei essere più felice di questa scelta, apro la mia playlist di Spotify e inizio una riproduzione casuale ondeggiando i fianchi a ritmo della musica. Dopo ieri mi sento meglio.

Sorrido come una bambina quando verso un tocchetto di burro sul fondo caldo di una padella assaporandone l'odore che si disperde in cucina, la presenza di Blake mi ha fatto compiere un passo, seppur piccolo, in avanti. E io non avrei mai potuto sperare di meglio perché solo lui, è riuscito a muovere qualcosa nei miei pensieri.

La cosa mi ha resa estremamente soddisfatta ma allo stesso tempo mi ha turbata, perché se è vero che mi è stato d'aiuto come nessun'altro, non posso nascondere che la sua vicinanza mi ha fatto sentire estremamente confusa. Mi sono resa conto di essere consapevolmente arrendevole ai suoi gesti, così come ho avvertito la certezza di essere unita da un legame indefinito tra noi terribilmente forte. I suoi occhi mi hanno lambita quando si sono posati sulla mia figura e io non ho potuto evitare di rabbrividire sotto quello sguardo infiammato. Il mio corpo non risponde più delle mie azioni quando Blake è nelle vicinanze e di questo dovrò rammentare ogni volta che la sua camminata sicura verrà nella mia direzione. Devo stare attenta a quell'arroganza accompagnata da un corpo ben allenato e all'abilità di sapere esattamente quali mosse fare, in ogni momento, segno solo di un'esperienza maturata alle spalle non indifferente.
Mi accorgo di mordicchiarmi il labbro quando ripenso che sarebbe stato sufficiente arricciare la bocca per incontrare la sua, un attimo in meno di esitazione e ci saremmo baciati. Sarei bugiarda se dicessi che non lo avrei voluto, in quel momento ero vittima della mia stessa imprudenza.
Se non fosse stato lui a tirarsi indietro, io non avrei mai ritrattato con le mie sensazioni.

Il suo modo di fare è come se risvegliasse i desideri più proibiti, quelli che si tengono solitamente al segreto da occhi indiscreti. Ecco, lui è come se avesse appesa al collo una catena con le chiavi di accesso a quel piccolo baule e la cosa mi destabilizza.

Quante altre ragazze erano rimaste coinvolte dallo stesso incantesimo?

Mi schiarisco la voce per darmi un contegno. È solo un bel ragazzo, mi continuo a ripetere cercando di ridimenzionare tutto quello che il suo sguardo lascivo ha risvegliato in me, sensazioni assopite da troppo tempo, forse da sempre.

Il suo corpo lussurioso non toglie il fatto che però, anche lui mi ha mentito. Tutti mi stanno lasciando allo scuro di sapere, e io ormai non so più di chi mi posso fidare.

Un odore acre arriva velocemente al mio naso, sbatto gli occhi velocemente e vedo nella stanza aleggiare del fumo. Corro con lo sguardo sulla padella che sto reggendo ancora in mano, il burro ora bruciato si è attaccato sul fondo provocando una nube terribile. Sono un'idiota, mi continuo a ripetere mentalmente mentre inveisco contro Blake e i miei stessi pensieri impudichi.
Sono senz'altro un'idiota.

Mi dirigo verso la finestra, spalancandone le ante, quando percepisco una serie di rumori preoccupanti provenire dal piano di sopra. Mi metto in allerta per ascoltare meglio, mio padre sta prendendo a calci qualcosa o sta spostando dei mobili, non ho altre spiegazioni plausibili in mente che possano giustificare un tale baccano. Così mi avvento sulle scale in fretta credendo di star per assistere ad una crisi di nervi, ma quando mi ritrovo nella sua stessa camera lo scenario che mi si palesa davanti è ben diverso da quello che stavo immaginando. La mia bocca assume la forma di una o quando capisco cosa sta succedendo, prima ancora che lui dica qualcosa.

Una pila di vestiti si trovano riversati sopra il materasso del letto, gli armadi sono aperti così come i cassetti dei comodini mentre mio padre è impegnato a riempire a tutta velocità le valigie che giacciono a terra, ignaro della mia presenza alle spalle.

<<Va tutto bene?>> Domando preoccupata, attirando per un attimo la sua attenzione su di me. Mi appare spaesato, quasi sconvolto, e quando ricomincia a piegare i vestiti senza dire una parola, decido di aiutarlo afferrando un paio di jeans.

<<Papà... stai bene?>> Riprovo a comunicare con lui, questa volta con più calma. Le più strane idee mi attraversano i pensieri, che Brianne l'abbia lasciato o si sia fatta male? Può essersi indebitata nell'arco di questi dieci giorni e aver perso la sua casa?

Scuoto la testa per l'assurdità su cui sto ragionando, il suo comportamento però non è affatto normale e un senso di apprensione comincia a solleticarmi lo stomaco. Mi lascio guidare da questo turbamento e compio un gesto inaspettato ai miei stessi occhi, allungo un braccio verso la sua figura per afferrargli la mano in una stretta indecisa. Solo a questo punto si ferma per osservare l'intreccio delle nostre mani quasi con commozione, lo capisco quando il pomo di Adamo comincia a scendere e salire in modo irregolare, quasi con difficoltà, dal colletto della sua camicia.

<<Brianne...Lei ha rotto le acque, prima del tempo previsto.>> Farfuglia titubante per paura di toccare un argomento così delicato con me, motivo del nostro ultimo scontro. Mi domando se abbia davvero capito che la causa di quel litigo non era dovuto all'arrivo del piccolo, ma al fatto che la camera di Scott era stata sostituita come se avesse cancellato il suo stesso primogenito dalla lista dei suoi familiari. Non mi sembra il caso di chiarire la questione adesso, ci sarà tempo... O almeno spero.

<<Ti aiuto.>> Mi limito a dire, cercando di non farmi offuscare dalla delusione dei miei sentimenti. Piego tutti i suoi pantaloni mentre sento di star lasciare un pezzo di serenità ritrovata, un padre che ho appena imparato a riconoscere nelle piccole cose e una sorta di affetto percepito da vicino. Non posso fare a meno di chiedermi se al suo ritorno alla vecchia vita e un nuovo bambino da accudire riuscirà più ad essere come è stato in questi giorni con me, con una luce diversa nello sguardo quando osservava gli occhi di sua figlia.
Manterrà fede alla promessa fatta in ospedale?

Devo sforzarmi per ricacciare indietro le lacrime che minacciano di uscire, quando in silenzio raggiungiamo l'uscio della porta con i bagagli al seguito. I suoi occhi si puntano nei miei, posso scommettere di osservare il mio stesso dispiacere balenare nel suo sguardo quando incontra le mie iridi. Sento il cuore stringersi in una morsa.
Sembra volermi ringraziare per avergli concesso un'altra possibilità, grato nel sapere che nonostante tutto quello che è successo io sia ancora viva, felice di essere ancora mio padre. La strada da fare sarà ancora lunga, ne siamo entrambi consapevoli, ma questi giorni sono stati la dimostrazione che con un briciolo di azzardo, nulla è impossibile. È ancora in tempo per essere ancora nostro padre.

<<Non mi dimentico quello che ti ho detto Alyssa, vi voglio nella mia vita, entrambi. Ho sbagliato e cercherò ogni giorno di rimediare ai miei errori imperdonabili, non sono un padre degno ma mi sforzerò nel ricominciare ad esserlo.>> Mi accarezza una guancia quando avverto il labbro iniziare a tremare incapace di contenere un dispiacere inevitabile. Appoggia il palmo nella mia guancia proprio come quando ero bambina, e io chiudo gli occhi cullandomi nel calore di quel contatto familiare.

<<Sono atterrato pieno di paure qui, mi sentivo in colpa per come ti avevo lasciata andare l'ultima volta. E ho rischiato che quella potesse essere davvero, l'ultima volta che avrei potuto incontrare il tuo sguardo.>> La voce viene spezzata dal ricordo dei pensieri negativi che probabilmente in quegli istanti assillavano la sua mente.
<<Non me lo sarei mari perdonato, mai in tutta la mia vita. Mi hai dato una seconda occasione, l'opportunità di redimermi da tutto il male che ti ho causato e io non potrò mai ringraziarti abbastanza per questo. Nel tuo cuore batte lo stesso instancabile amore di tua madre, la potenza di quel sentimento che la rendeva inarrestabile ai miei occhi. Sei come lei Alyssa, non puoi fare a meno di amare perché è l'amore che ti da forza di andare avanti ed è una cosa ti rende così bella. Non farlo spegnere, continua a lottare per sentire le tue emozioni, fai battere il tuo cuore come se stessi vivendo anche per lei. Non farti mai convincere del contrario, amare non può essere mai un errore, decidere di sentire è la scelta più audace che si possa mai inseguire. E tu, mia piccola bambina, sei diventata così coraggiosa.>> Le lacrime salate stanno scorrendo lungo tutto il mio viso. Calde scavano i lineamenti del mio volto mentre io non avverto più ormai se siano le mie mani ad asciugarle o quelle di mio padre.

<<È così bello osservare ancora come riesci a perdonare per poi ricominciare, allungare una mano verso gli altri senza avere paura di precipitare. La verità Alyssa è che siamo ciechi, impegnati più a riversare odio che a nutrire amore, mai abbastanza forti per poter cedere ai sentimenti. Ma tu non sei così, tu vivi per amare e sopravvivi anche senza esserlo, riesci a far percepire il tuo calore anche a chi ormai non crede più di meritarlo. Proprio come me.>> Fa un passo nella mia direzione, incastrandomi in un abbraccio che sento penetrarmi anche nell'anima. Una stretta che non vorrei mai dover lasciare, uniti dopo anni dallo stesso battito di cuore e dal sentimento più primitivo dell'amore, la stessa sensazione viscerale di osservare una vita animarsi per la prima volta nella culla delle proprie braccia. È l'amore senza riluttanza che si prova da fanciulli, il primo amore che si incontra quando si conosce un ragazzo, l'amore nel sancire in modo indelebile davanti ad un altare i propri sentimenti, l'amore nel mettere al mondo una nuova vita frutto dello stesso amore, è questo insieme la sensazione di potenza che sto provando in questo momento. Nell'istante in cui non siamo mai arrivati prima di adesso e che probabilmente rimarrà l'unico apice che riusciremo più a toccare insieme. E lo respiro a pieni polmoni, tra le braccia di mio padre, per un ultimo momento che terrò stretto tra i ricordi più importanti della mia vita.
<<Ti voglio bene, papà.>> Riesco a sussurrare sommossa, prima di scioglierci.

Ancora destabilizzata dalla partenza improvvisa di mio padre, continuo a scorrere il catalogo delle serie tv di Netflix senza prestare alcuna importanza ai titoli che si susseguono. Non ho ancora deciso se rimanere in questa casa per il prossimo mese già pagato, o tornarmene alla mia vecchia camera al dormitorio con Becka. La verità è che sto rimandando questa scelta al più lungo possibile, perché se da un lato non vorrei restare sola per tutto questo tempo dall'altra parte non riesco a fidarmi completamente della mia unica amica qui.
Potrei sempre affittare l'altra stanza ad uno studente universitario...
Ma chi voglio prendere in giro, preferirei mille volte la solitudine di me stessa alla presenza di chiunque intorno.

Mi appoggio al cuscino del mio divano avvolgendomi nella coperta rosa di pile, annoiata da questo pomeriggio senza senso quando mi pare di sentire una voce maschile in sottofondo prorompere con impeto tra le mura del salone dove sto cercando di riposare.

Cerco di non farci troppo caso, convincendomi della presenza casuale di qualcuno che probabilmente starà solo camminando nel marciapiede vicino al giardino, così cerco di chiudere gli occhi gonfi dal pianto di stamattina per addormentarmi un po'.
Quando ascolto il timbro inconfondibile marchiato da una forma di nervosismo alla base delle parole però, capisco che sta succedendo qualcosa davanti alla mia porta e che Blake si trova proprio qui. Mi alzo di scatto, allertata dal vociferare sempre più intenso, e in punta di piedi raggiungo l'uscio d'ingresso attenta a non farmi sentire.

Che diavolo sta succedendo?

Avvicino l'orecchio alla superficie in legno sentendomi una perfetta ficcanaso, per qualche inspiegabile ragione il mio cuore inizia a battere più velocemente per l'ansia di essere scoperta. È la mia casa e se qualcuno ha deciso di intraprendere una conversazione proprio davanti la porta è giusto che io sappia la motivazione, non sto facendo niente di sbagliato in fondo.

<<Voglio solo parlarle, non posso continuare a vivere in questo stato, sto andando fuori di testa per tutto ciò che è accaduto.>> Riesco a sentire pronunciare da qualcuno che non riconosco.
Sta forse parlando di me?

Porto una mano all'altezza del petto che sento martellare incessantemente, come se il cuore volesse uscire dal torace. Sto per scoprire qualcosa di me o semplicemente mi sto immischiando degli affari che non mi riguardano? Non faccio in tempo a domandarmelo, perché la voce baritonale di Blake spezza questo attimo di silenzio.

<<Pensi me ne può fregare qualcosa?>> Risponde sprezzante, completamente indifferenza alla chiara sofferenza del suo interlocutore. Mi chiedo come si possa essere così disinteressati, quanta impassibilità si deve portare dentro per reagire in questo modo. Eppure non sembrava essere così ieri, con me...

<<Dopo tutto, pensi che ti permetterei mai di avvicinarti ancora a lei solo per liberarti dal tuo senso di colpa del cazzo?>> Sussulto quando capisco di essere io, il centro della loro discussione. Mi irrigidisco schiacciandomi completamente verso la porta per cogliere ogni singola sfaccettatura di questa conversazione, appoggiando una mano alla maniglia indecisa se aprirla o restarmene nascosta ad origliare.

Il tono con cui Blake sta parlando è cambiato nelle ultime parole, non posso vederlo ma scommetto che i suoi occhi si sono scuriti per lasciare spazio ad una rabbia palpabile anche da qui. Lo immagino tendere le braccia, irrigidire la schiena e gonfiare i muscoli delle spalle mentre cerca di tenere a bada i suoi stessi impulsi, anche se non mi è ancora chiaro il perché. Sta forse cercando di proteggermi?

Scuoto la testa per l'idiozia dei miei pensieri, è stato lui stesso a confermare senza un briciolo di esitazione che tra noi non c'è stato niente. Nulla di abbastanza importante su cui dovermi informare, probabilmente sono stata solo un inutile gioco determinato dal mio stato di incoscienza davanti ai suoi occhi. Una delle tante, suggerisce la mia testa provocandomi uno strano fastidio alla bocca dello stomaco.
Sta rivendicando il suo stato di maschio alfa, ecco quello che sta facendo. Giungo facilmente a questa conclusione facendomi investire da un senso di collera inopportuno, se crede di poter insabbiare ancora a lungo ciò che mi è successo per un suo stupido capriccio allora si sbaglia. Abbasso la maniglia della porta provocando un rumore impercettibile, intenta a far passare tutta la sua strafottenza. Ma mi blocco appena sento l'altra voce farsi spazio tra i miei pensieri.

<<Dimmi solo un'ultima cosa Blake. Perché hai scelto che io ti odiassi, piuttosto che dirmi la verità e liberarti da questo peso?>> Il ragazzo sembra essersi allontanato, è appena udibile la sua domanda e anche il timbro ora è diverso. Corrugo la fronte confusa dal cambio di rotta improvviso di queste parole, un attimo prima stavano parlando di me e adesso è Blake il centro dell'attenzione. Ma che diamine...

<<Avevi già lasciato troppo quel giorno, non c'era bisogno di rinunciare anche al tuo migliore amico. Io, al contrario, non avevo niente da perdere.>> Blake mi appare improvvisamente irritato nel terminare questa conversazione il prima possibile, come se avesse fretta di andarsene via. Sento un calore riversarsi d'un tratto sul mio cuore, quasi fosse stretto in una morsa dolorosa, quando percepisco il significato di ciò che ha appena pronunciato con tanta freddezza. C'è qualcosa che non va, non può corrispondere un tale distacco dall'umanità di ciò che ha confidato senza vergogna, come se fosse la cosa più normale del mondo sacrificare sé stessi per il bene di qualcun altro. È come se non si accorgesse della generosità di tale decisione, mostrando una sensibilità tutt'altro che apatica, sottovalutandola ad una scelta di banale importanza. Tutto il risentimento nei suoi confronti sparisce in un attimo, lasciando spazio ad un senso di colpa che non avevo previsto. Mi domando se abbia sbagliato a giudicarlo così in fretta, basandomi solo su ciò che stavo osservando e non soffermandomi invece su quello che davvero avrei dovuto notare.

Come i suoi occhi, quelli che mi sono apparsi da subito in dissidio con il suo atteggiamento sicuro. Sono le sue parole e i suoi gesti quelli che dovrei soppesare o l'intensità con la quale il suo sguardo si posava quasi con timore su di me?

Mi appoggio con la fronte sulla porta divisa da due sentimenti contrastanti, e socchiudo le labbra per cercare di inalare più aria possibile quando percepisco la sua figura connettersi alla mia. Alzo le mani per farle aderire alla superficie, come se in questo modo riuscissi a toccare anche la sua pelle, e posso scommettere che anche lui riesce a sentirmi in questo istante. È come se non ci fosse niente a dividerci e riuscissimo ad osservarci senza ostacoli, percepisco la temperatura coinvolgere anche gli zigomi ora che siamo avvolti dal silenzio, mi sento in una montagna russa.

Mi tornano in mente le parole di mio padre di stamattina e senza farmi altre domande, compio un gesto affrettato. Abbasso la maniglia e scosto la porta, Blake ora si trova proprio davanti ai miei occhi proprio come lo immaginavo.

Mi fisso a guardarlo, le iridi dilatate si posano sulle mie tutt'altro che sorprese e quando inizia a scrutare i contorni del mio viso mi sento vacillare pericolosamente.

<<Con...chi stavi parlando?>> Prendo un respiro profondo come intimorita dalla sua presenza, prima di parlare. Non lo saluto neanche, dimenticandomi della buona educazione perché inizio ad avercela con me stessa e incolpo le mie stesse sensazioni traditrici. Perché deve guardarmi in questo modo?
Lui sembra avere il potere di leggermi nella mente, perché solleva il lato della bocca in un ghigno sfacciato mostrando un equilibrio tutt'altro che flebile.

<<Non si origliano le conversazioni altrui, ragazzina.>> Anziché rispondermi si prende gioco di me, mentre io vorrei tirargli qualcosa per far svanire quel sorrisetto beffardo dal suo viso. Sovrappensiero si inumidisce le labbra secche, qui dove i miei occhi vengono attirati da questo gesto naturale che non dovrebbe provocarmi questo fremito alla base della schiena. Devo smetterla di osservarlo o sarà la fine di tutti i propositi che stamattina erano chiaramente elencati nel mio cervello.
Non farlo avvicinare, non guardarlo troppo a lungo e soprattutto non farmi venire la malsana idea di sfiorarlo in alcun modo. Devo solo attenermi a queste regole per non rischiare di fare la stessa figura di ieri, sarà facile... no?

<<Se aveste fatto a meno di urlare forse avrei potuto continuare a dormire evitando di assistere alle vostre discussioni da ragazzini.>> Pronuncio piano l'ultima parola appositamente per provocarlo, e inconsciamente inizio a ridacchiare soddisfatta di aver spento quel sorrisetto. Fingo un controllo apparente del mio corpo, alzando il mento per sfidarlo a controbattere come se riuscissi ad ignorare i brividi che stanno fasciano le mie braccia. E quando ormai sono convinta di aver avuto la meglio in questo scambio di battute, il suo sguardo s'incupisce costringendomi ad una rapida ritirata. Scappa, suggerisce il mio istinto di sopravvivenza, ma i miei piedi non ne vogliono sapere di allontanarsi di un singolo passo. Maledetto Blake.

Non distoglie gli occhi da me quando si avvicina, deciso a mettermi alle strette contro il muro alle mie spalle. Mi sovrasta con la sua altezza, costringendomi a piegare il collo per osservarlo e incatenarmi alla vista proibita di quello sguardo malizioso. Non siete stati niente in passato, sta solo giocando provo a ripetermi quando mi rendo conto di aver appena infranto la mia prima regola.

Provo a fuggire da questo angolo di predizione, quando le sue mani mi afferrano la vita in una presa salda per non farmi andare via. Torturo il mio labbro inferiore per non lasciare sfuggire un verso inopportuno, ma la situazione precipita rapidamente al mio controllo quando Blake plasma il suo corpo su di me.

Posso sentirne ogni cosa da questa posizione e se il mio respiro si fa d'un tratto assente, il suo sembra invece essere cadenzato e sottoposto ad un controllo totale.
<<Sfrontata...>> Mi sussurra ad un soffio dalla bocca, facendomi irrigidire.

Arrossisco quando avverto i lineamenti dei suoi muscoli tendersi sopra di me e quando credo che il suo buonsenso abbia avuto la meglio in questa lotta perché molla la stretta dalla mia pelle, capisco di essermi sbagliata.

Compie questo gesto solo per farsi strada, un attimo dopo, contro il muro ai lati della mia testa dove appoggia i palmi per inchiodarmi a lui senza nessuna via d'uscita. Il suo profumo si avvinghia ai miei vestiti e io non capisco più se è l'effetto di tanta vicinanza ad ammonirmi o l'impossibilità nel respirare aria che non mi ricordi costantemente la veemenza del suo atteggiamento. Di qualsiasi cosa si tratti però, sono certa esserne assoggettata.

<<Dimmi cosa pensi di me.>> Decide di fermarsi proprio qui, ad un centimetro dalle mie labbra, per iniziare una conversazione. La sua non è una domanda allo scopo di mettermi a disagio, i suoi occhi sono davvero interessati a conoscere una risposta e lo capisco da come si piantano nei miei e non scendono neanche per un secondo a disegnare il contorno della mia bocca. Vuole davvero parlare da questa posizione?

<<Sei arrogante, sicuro di te e del comando che vuoi esercitare su ogni cosa.>> Saetto lo sguardo tra i nostri corpi, per sottolineare l'ultima parte della frase. Se c'è una cosa, infatti, che ho capito di lui in questi due giorni, è che gli piace sapere di poter imporre una certa influenza nell'altra persona. Non so a cosa sia dovuto questo suo lato del carattere, non si tratta di spavalderia nell'essere dominante ma qualcosa legato ad un aspetto più intrinseco. Blake non si avvicina per dimostrare il suo potere, lo fa per una necessità di sentirsi in una posizione di vantaggio.

<<Sai ponderare i tuoi gesti, hai il pieno controllo del tuo corpo, perfino del tuo respiro che non sembra mai accelerare. Non credo nel fatto che tu non abbia mai perso questo vigore anzi sono certa che alle spalle ci sia una scia lunga di esperienze che ti hanno portato ad essere così. Molta pratica, con le donne ma chissà, forse anche con qualche ragazzo. E proprio per questo ti credo quando dici che noi non siamo stati insieme, perché io non potrei mai sopportare un abitudine che non ti porterà mai a dedicarti ad una persona soltanto.>> Capisco di aver fatto centro perché i suoi occhi si staccano dai miei, per perdersi nell'oblio dei suoi pensieri.

Lo fa per qualche secondo, ed è sufficiente questo per farlo tornare con una nuova intensità ad investire il suo sguardo quando torna ad osservarmi. Non c'è nessuna traccia di tenerezza quando le sue iridi mi lambiscono senza vergogna, spudorate segnano il sentiero del mio volto per scendere nell'incavo della clavicola e posarsi sulla protuberanza del mio petto che si alza ed abbassa ad un ritmo irregolare.

Quasi non mi accorgo del movimento della sua mano che mi sfiora il collo per spostare una ciocca di capelli dietro la spalle e lasciare una libera visuale della scollatura. È sufficiente questo contatto per farmi curvare appena nel senso opposto, come a consentirgli una tacita approvazione di continuare.

Verso quale oscuro sentiero mi sto per immischiare?

Scaccio questo pensiero chiudendo gli occhi per la vergogna di sentirmi così impotente di fronte ai miei stessi desideri, perché riesco solo a riflettere su quanto le sue labbra possono essere in grado di placare questi istinti proibiti e in che modo riuscirebbero a soddisfarli.

Deglutisco quando avverto il suo tocco solleticarmi dietro il punto più sensibile del mio collo, appena dietro il lobo, venendo travolta da un fascio di brividi che non so distinguere se appartenere alla paura o all'attesa di ciò che sta per succedere. Con il cervello completamente annebbiato faccio l'unica cosa che non dovrei, arrestando ogni forma di riserva per bearmi del suo tocco.

E Blake deve averlo appena notato perché la sua mano viene sostituita dal calore delle labbra, qui dove le posa per incidere un bacio illibato. Schiudo la bocca ormai rassegnata ad assecondare i miei peccati, lasciandomi sfuggire un gemito lascivo quando la sua si allontana dal mio collo e finisce per stordire completamente i miei sensi percependo un vuoto di dimensioni atomiche piombarmi nello stomaco.

Quella però che credevo essere la conclusione di un contatto più intimo si trasforma ben presto in un altro bacio nello stesso punto ma con un'intenzione diversa. Infatti la sua bocca si schiude per succhiarne un lembo di pelle con forza, affatto gentile, la lingua scivola a solleticarmi svenevole per attenuare un bruciore a tratti quasi piacevole. Inarco la schiena per accogliere le sue mosse, andando a modellarmi contro il suo ventre in un impulso audace, ma prima che possa muovermi le sue labbra si avvicinano all'orecchio per sussurrarmi una verità frustante.
<<Attenta ragazzina, o potrei credere che tu voglia baciare un perfetto bastardo.>> Ammette imperturbabile prima di allontanarsi da me e lasciarmi avvolta solo dal suo profumo.

Mi sento improvvisamente sfinita da questo senso di confusione che aleggia nella mia testa, mi volto anch'io per tornarmene a sedere sul divano e allontanarmi da lui.
Gli ho permesso di poter giocare di nuovo con le mie sensazioni, ma stavolta è stato diverso perché è bastata una mia frase a far scurire di nuovo il suo sguardo che si è riversato su di me quasi con aria di sfida. E io l'ho lasciato fare, ancora una volta.

<<Sei sola?>> Blake mi ha raggiunto e si muove per la sala osservandosi intorno con indifferenza, come se non fosse appena successo nulla, per poi posare i suoi occhi sullo schermo della tv dove l'immagine della Casa di Carta è ferma. Questo sembra provocargli un ghigno divertito, scuote la testa mostrando le due fossette al lato della bocca e finalmente mi torna a guardare.
<<Anche a te piace quest'idiozia?>> Mi prende in giro con il suo tono arrogante.

<<Disse quello che probabilmente sceglie le serie tv in base alla bellezza dell'attrice...>> Alzo un sopracciglio per assecondare il cambio di rotta della conversazione, ringraziandolo mentalmente per non infierire oltre su quello che è appena successo. <<E non definirei stupido, un film che ti fa riflettere sulla linea precaria di quello che solitamente definiamo come giusto. Spesso non c'è alcuna differenza tra buoni o cattivi anzi, ogni scelta apparentemente immorale è mossa quasi sempre da un'etica legittima. E io non potrei essere più d'accordo.>>

<<Secondo me è solo la dimostrazione di come un paio di criminali si nascondono dietro un'apparente giusta motivazione per prendere per il culo tutto il mondo rimanendo liberi e ricchi. Significa che decorando un crimine con un finto buonsenso, i più sporchi delinquenti diventano improvvisamente degli eroi.>> Sbuffa irritato, tastando le tasche dei pantaloni per tirarne fuori un pacchetto di sigarette. Non posso negare che la sua risposta ha appena attirato la mia totale curiosità, perché in una visione completamente distante dalla mia, potrebbe avere ragione anche lui. Ecco perché senza pensarci due volte, mi faccio di nuovo avanti.

<<Stiamo ancora parlando del film... o di altro?>> Giocherello con le mie stesse mani, ora che il silenzio è sceso in questa stanza dove l'odore di tabacco bruciato e di Blake riempiono queste mura. Lo osservo fumare nella penombra del sole che sta tramontando, i lineamenti scalfiti in modo equilibrato dalle labbra gonfie al naso leggermente all'insù, la mandibola pronunciata e le dita affusolate che avvicina alla bocca per incastrarne il filtro.
Blake non è solo bello da togliere il fiato, ogni parte del suo corpo sembra essere stata messa su di lui appositamente per trasmettere una veemenza fuori dall'ordinario. La sua postura rigida anche mentre fuma, la convinzione del suoi gesti e la credibilità del suo sguardo indurrebbe chiunque a fare qualsiasi cosa chiedesse, solo per raggiungere un attimo di ardore che dal primo istante sembra prometterti. Riesce ad avere ogni cosa sotto controllo con la stessa facilità di farla perdere all'altra persona, e lui ne è perfettamente a conoscenza.

<<Sei sola?>> Ripete, ignorando la mia domanda e continuando a fissare un punto a caso di fronte a sé. Non ne vuole parlare, concetto afferrato.
<<Sì, mio padre è dovuto tornare a casa. La sua fidanzata non poteva scegliere un momento migliore, a quanto pare, per partorire.>> Le mie parole finalmente richiamano la sua attenzione. Si gira infatti a guardarmi confuso, con un cipiglio a macchiare il suo bel visto pensieroso. Chissà su cosa sta riflettendo così seriamente.

<<Puoi tornare al dormitorio, non rimarresti sola per i prossimi mesi.>> Asserisce scrutandomi in volto per soffermarsi sui miei occhi, abbasso lo sguardo come risposta per interrompere il contatto visivo e non lasciarmi ingannare.

<<Preferisco rimanere sola, piuttosto che abitare con qualcuno di cui non posso ancora fidarmi del tutto.>> Inizio ad attorcigliarmi i capelli su un dito per stemperare l'aria diventata d'un tratto più pesante, la mia risposta sembra averlo ammutolito.

Avverto solo il movimento dei suoi passi farsi più vicino, fino a quando la traiettoria dei miei occhi incontra le sue gambe fasciate da una tuta grigia. Risalgo lentamente fino all'elastico dei pantaloni dove una protuberanza che lascia ben poco spazio all'immaginazione mi fa avvampare. Sbatto velocemente le palpebre e prendo un respiro profondo, prima di scivolare nel suo sguardo accorto.

Vorrei sprofondare quando mi rendo conto di un luccichio lampante nei suoi occhi, e prego con tutta me stessa che non si metta a fare battutine squallide proprio ora.
<<Becka è una brava amica, non dovresti avere dubbi su di lei.>> Pondera le sue parole con fermezza mentre mi rendo conto di quanto è impossibile decifrare in anticipo le sue intenzioni. Perché se i suoi occhi stanno assumendo l'espressione incline di un predatore, dalla sua bocca escono puntualmente frasi che mi fanno ricredere sulla direzione che vuole percorrere.

<<Ho dubbi perfino verso me stessa in questo periodo, come potrei non averne sugli altri.>> La mia non è una domanda ma una costatazione oggettiva dei fatti, non mi aspetto per questo una risposta. Mi stringo tra le braccia quando percepisco un tonfo assordante di incertezza rimbombare nello stomaco, non c'è sensazione più angosciante di sentirsi incompresi e soli nonostante il mondo brulichi di voci intorno.

Interrompo il flusso di questi pensieri negativi prima che possano condurmi verso un labirinto senza scampo, perché la mano sicura di Blake si posa sotto al mio mento indirizzandomi con lo sguardo verso il suo viso.

Sono ancora seduta e lui in piedi di fronte al mio corpo, uniti solo dalla presa intorno alla mia pelle che inizia a bruciare sotto al suo tocco. I suoi occhi si addolciscono e non so dire il perché, ma è come se riuscisse a percepire cosa mi stia balenando nella mente e non voglia lasciarmi così.
<<Dimmi di cosa hai bisogno... per fidarti di me.>> La sua voce è ridotta ad un sussurro, un soffio di incertezza che mi attraversa facendomi tremare.

Deglutisco con difficoltà quando avverto la gola diventare secca e tutta la sicurezza abbandonarmi, resto in bilico esposta tra le sue mani disarmata da ogni difesa.

Mi sta davvero chiedendo di potermi abbandonare a lui?

In un certo senso è come se già lo fossi stata, quando ieri l'ho lasciato avvicinare e ancora oggi senza nessuna traccia di timore. Risentimento sì, ma non paura.

Avverto un fascio di brividi avvolgermi dal ventre quando il polpastrello di Blake inizia a disegnare dei cerchi alla base del mio mento, sfregando in modo quasi impercettibile la pelle al di sotto. Il calore delle mie guance arriva a coinvolgere anche i miei pensieri facendomi venire in mente la posizione in cui eravamo poco fa, le sue labbra contro il mio collo e l'impressione di volerle sentire sulle mie. D'istinto mi afferro il labbro inferiore tra i denti e scendo ad osservare la sua bocca come ipnotizzata dalla forma perfetta delle sue labbra rosee.

<<Allora?>> Incalza con più decisione, non mi sfugge però un lieve tremolio che fuoriesce dalla sua voce. Avvampo sentendomi tremendamente in imbarazzo, cerco così di rimediare alzando le spalle con indifferenza, ormai troppo tardi.

<<Rispondere a qualche domanda, ad esempio, potrebbe essere un buon punto di partenza.>> Le sue labbra si curvano di lato in un ghigno arrogante, quando capisce cosa sto cercando di fare. Cerco di ignorare il suo sguardo dall'alto farsi sempre più presente, così mi alzo anch'io anche se la sua altezza rimane comunque prevalente.

Blake solleva un sopracciglio e piega la testa di lato allargando il suo sorriso, sembra apprezzare la mia presa di posizione. Ma quando si passa la lingua al lato del suo labbro non distogliendo il suo sguardo dal mio, mi sento di nuovo in trappola.

<<Okay...>> Accetta questo compromesso mentre io inizio a credere si tratti di un tranello, c'è qualcosa in quegli occhi che mi fa accelerare d'un tratto il respiro.

<<Solo quello che potrò dirti.>> Puntualizza avvicinandosi di un passo.

<<Dov'è il tuo vantaggio?>> Farfuglio abbassando la voce, non certa di volerlo davvero sapere. Per tutta risposta lui alza le spalle in modo irrilevante.

<<Inizierai un po' di più, a fidarti di me.>> Replica come se fosse la cosa più ovvia mentre io mi convinco sempre più sulla sua buonafede. Sono solo paranoica...

<<Poco fa, tu e quel ragazzo, stavate parlando di me?>> Non aspetto altro tempo per iniziare la lista dei dubbi che mi fasciano la testa. Si avvicina ancora, quasi fino a sfiorarmi con il corpo, e io sono costretta ad inclinare il capo per poterlo guardare.

<<Sì.>> Si limita a dire, facendo schioccare lentamente la lingua contro il palato.

<<Dimmi cosa mi è successo, ti prego.>> La mia voce suona più come una supplica che anziché far risvegliare la sua pietà, sorge in lui l'effetto contrario.

<<Questa non è una domanda, Alyssa.>> Il mio nome pronunciato nel suo tono baritonale mi fa immobilizzare, aggrovigliata nelle mie stesse sensazioni.

<<Si scusa, hai ragione... Tu sai cos'è accaduto?>> Cerco di ristabilizzare il mio respiro ansante, osservando il petto di Blake alzarsi e abbassarsi ad un ritmo scandito. Provo ad imitarlo ma è del tutto inutile, l'effetto della sua vicinanza è come una pozione letale per me. Non posso far altro che accettarlo.

<<Sì.>> Avere la conferma è come ricevere una doppia ferita. Se da un lato Blake sta facendo tutto questo per avvicinarsi, dalla parte opposta lo sta facendo allontanare.

<<Perché non me lo dici?>> Sbatto velocemente le palpebre per la delusione che sento insidiarsi nei miei occhi, devo rimanere forte e avere delle risposte.

<<Non è sicuro per te, saperlo da me.>> Risponde con sufficienza, come se questo bastasse a placare il significato che celano le sue parole.

<<Che diavolo significa?>> Sbotto esasperata, allargando le braccia per farle ricadere subito dopo lungo i fianchi. I suoi occhi seguono con attenzione tutti i miei movimenti, si posano lungo il mio corpo per finire sulle mani e ritornare infine su di me. Mi scruta cercando di soppesare il mio stato d'animo e io lascio che lo faccia nella speranza di ottenere qualcosa in più, di quello che ha appena detto.

Lui sembra riflettere qualche istante serio in volto, prima di parlare nuovamente.

<<Potrei raccontarti una bugia, far passare per verità una menzogna inventata di sana pianta e tu non lo verresti mai a sapere. È più sicuro per te se ricordi da sola, senza l'influenza di altre persone.>> Non è solo questo il motivo per cui non vuole rivelarmi cosa è successo, lo vedo quando si passa una mano tra i capelli in segno di chiara agitazione. C'è qualcosa di più profondo che lo induce a oscurare tutto, inizio a credere che lui forse conosca la sensazione in cui mi trovo molto più di quello che voglia far trapelare. Che anche Blake abbia passato quello che sto attraversando io?

<<Tu c'entri qualcosa... con il mio incidente?>> Pronuncio questa domanda con difficoltà, nella speranza di ricevere un qualsiasi segnale che mi dimostri il contrario. Non è però ciò che succede, ritrovandomi a fissare le sue spalle piegarsi verso il basso e chinare la testa nella stessa traiettoria. Ricevo uno schiaffo in pieno viso, una morsa dolorosa mi stringe il petto e il calore bruciante della sua vicinanza si fa improvvisamente fredda e distaccata. Cosa mi aspettavo?

È così ovvio che una persona incomba improvvisamente per il senso di colpa, non è amore quello che l'ha condotto qui è stato chiaro in questo, dovevo pensarci prima di farlo avvicinare a me in questo modo. Ma allora perché sforzarsi così tanto per farmi ricordare?
Perché solo ieri, mi ha giurato guardandomi negli occhi di fare ogni cosa in suo possesso per potermi aiutare?
Cosa c'è che mi sfugge, di tutta questa storia?

Chiudo gli occhi a causa di un capogiro, avvertendo la terra tremare sotto le mie gambe, Blake è stato sincero almeno questo posso provarlo. Avrebbe potuto dirmi qualsiasi cosa, non rispondere alle mie domande o addirittura raccontarmi una bugia su ciò che è successo per lavarsene da ogni responsabilità, ma non è ciò che ha fatto. E ora mi ritrovo divisa tra la consapevolezza che lui potrebbe essere la causa principale di tutto questo, con la contrapposizione opposta che mi spinge a non credergli.
Riapro di nuovo gli occhi nella sua direzione, ritrovandolo ad un soffio da me, con il cuore che ha appena iniziato a pulsare verso di lui.

<<Non ti credo, non è per causa tua che mi ritrovo in questo stato.>> La mia voce è ridotta ormai ad un sospiro di incertezza mentre alzo una mano per appoggiarla contro il suo petto, all'altezza del cuore. I suoi muscoli si irrigidiscono così come le pupille si dilatano inghiottendo il verde smeraldo delle sue iridi, ma lascia che io rimanga ad ascoltare il battito del suo cuore da sotto i miei palmi.

Si percepisce a malapena il rintocco di ogni pulsazione, quasi riuscisse a nasconderlo anche a sé stesso. Eppure lo avverto, accelerare appena quando i nostri corpi si congiungono in questo gesto così intimo. Ed è come se si allineassero in un'unica danza, quando lo avverto insinuarsi ad un ritmo ugualmente irregolare al mio.

<<Puoi iniziare a fidarti di me?>> Ignora le mie parole macchiandosi nello sguardo da una sofferenza avvilente, come fosse sconfitto dalla mia presenza. Lo chiede senza esitazioni, abbassando il capo nella mia direzione facendo scontrare le nostre fronti.

Posso sentire il respiro caldo solleticare la mia bocca da questa posizione, ed è come se scaldasse un po' anche tutte le mie paure.

Non c'è niente di provocatorio in questo contatto, solo la più nuda concezione di una vicinanza senza barriere, mi guarda ed è come se riuscisse a scrutarmi anche nell'anima. In questo sfacelo emotivo riesco a scorgere anche la sua, celata da un muro di sicurezze e debolezze.

Annuisco incerta sul fatto che questa sia la scelta più giusta, mentre le sue labbra si abbandonano titubanti verso di me.

——————-
Come promesso, ecco il nuovo aggiornamento
È l'ultima volta che leggerete del padre di Alyssa, è giusto chiudere questo cerchio lasciando un po' d'incertezza sul loro rapporto.
La verità è che in tutte le famiglie si compiono errori, a volte i figli non si comportano da figli, e comportarsi da genitori non è un ruolo che viene insegnato. Anche loro possono commettere errori che, se rimediabili, possono portare ad un punto d'incontro.
Cosa accadrà quindi tra di loro? Ve lo lascio immaginare a voi, non posso essere io a stabilirlo. Non sarebbe corretto.

Su di Blake non vi posso anticipare nulla, il prossimo capitolo sarà il continuo da un suo POV e... credo vi piacerà . 😇

Vi stanno piacendo questi ultimi aggiornamenti?
Sono più lunghi ma compensano il fatto che ci sono più dialoghi.
Credo di riuscire a pubblicare anche la prossima settimana, mettete una stellina se vi va.
A presto.

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