Cherry tea - TAEKOOK

By KM_2026

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[COMPLETATA] L'inizio non fu certo dei migliori e mai Jeon Jungkook avrebbe pensato di passare uno degli an... More

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 33
CAPITOLO 34
CAPITOLO 35
CAPITOLO 36
CAPITOLO 37
CAPITOLO 39
CAPITOLO 40
CAPITOLO 41
CAPITOLO 42
EPILOGO
SPECIALE 1
Nuova storia ❀

CAPITOLO 38

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By KM_2026

"Piega le ginocchia e usa meglio il bacino. Cerca di non sbilanciarti" gli dissi appoggiando le mani sulla sua vita.

Ottenni in risposta solo un mugugno frustrato. Fece un respiro profondo e tirò un pugno a quel sacco viola da boxe. 2123 punti. Non riuscii a trattenere un sorriso per il fatto di aver vinto, di nuovo.

"Dai amore, magari la prossima volta andrà meglio" lo presi in giro.

"Dici sempre così, ma è la quarta volta che veniamo qui ed è la quarta volta che insisti per fare questo stupido gioco solo per battermi" disse con un adorabile broncio.

"Magari prima o poi ti farò vincere" gli risposi abbracciandolo da dietro e appoggiando il mento sulla sua spalla.

"Magari la prossima volta facciamo un vero incontro" mi disse girandosi, permettendomi però di tenerlo ancora stretto tra le braccia. "Un incontro sì" ripeté a sé stesso. "Potrò non essere forte quanto te, ma in un incontro non serve solo la forza" continuò tutto soddisfatto.

"Mmh, fatti sotto allora" dissi abbassando il tono di voce. Era una cosa che facevo inconsapevolmente quando ero con lui. Non me ne ero mai accorto, ma P-hyung mi aveva preso in giro per una serata intera dopo essersene accorto. Fai la vociona da uomo per ammaliare il tuo ragazzo Jeon? Mi aveva chiesto tirandomi un pugno sul braccio e scoppiando a ridere.

"Credo proprio che vincerò se non manterrai la distanza da me, in fondo è una vittoria anche se l'altro si arrende non credi?" disse avvicinandosi pericolosamente al mio viso.

"Immagino che tu abbia già un piano" sussurrai impercettibilmente fissando le sue labbra.

"Ed immagini anche cosa succederà dopo?"

"Non credi di essere un po' troppo sfacciato?"

In risposta ottenni solo un piccolo sorrisetto, quel sorrisetto. E alla fine lo sfacciato fui io, perché di essere nel bel mezzo di una sala giochi purtroppo a me non interessava proprio. Lo strinsi più vicino a me e lo baciai. Non mi interessavano le risatine dei bambini, gli sguardi indiscreti dei genitori o le lamentele di alcune persone. In quel momento c'eravamo solo noi e nient'altro.

"E ora?" mi chiese dandomi un altro bacio a stampo.

"Ora vediamo se riesci a vincere almeno in un gioco" risposi sorridendo sulle sue labbra. Mi faceva impazzire prenderlo in giro, vedere nei suoi occhi accendersi quella scintilla che tentava di camuffare con un finto, adorabile, broncio.

"Ci terrei a ricordarti che non hai sempre vinto" disse allontanandosi da me e picchiettandomi l'indice sulla punta del naso che arricciai di rimando esponendo quei denti bianchi che più volte Tae mi aveva detto trovare incredibilmente carini.

"Ah sì, e sentiamo, quand'è che non avrei vinto?" incrociai le braccia al petto ed alzai un sopracciglio aspettando una risposta dal mio ragazzo.

"Beh, per esempio a bowling, quando ti lascio vincere io" disse facendomi l'occhiolino e mischiando la sua calda risata alla musica edm che usciva dagli autoparlanti della sala giochi. "Io vado in bagno, prendi tu i gettoni? Voglio una rivincita, scegli tu il gioco."

Lo guardai allontanarsi in quei suoi pantaloni beige e in quella maglietta bianca che tanto amava. Pensai a quanto fossi felice di essere lì in quel momento con lui. Pensai anche a quanto fosse bello il sedere del mio fidanzato sinceramente. Lo ricordo chiaramente allontanarsi da me, con quella sua camminata cadenzata e rilassata, una mano sempre in tasca, i calzini verdi a pois gialli visibili nei talloni dato il modo in cui indossava sempre le scarpe, con la parte posteriore piegata. Diceva che siccome era un artista non doveva avere restrizioni, altrimenti avrebbe perso tutte le sue idee, e che le scarpe, soffocandogli i piedi, bloccavano il suo flusso creativo. Una delle sue solite stupidaggini che mi facevano pensare che forse dovevo smetterla di farlo uscire con P-hyung. Ma alla fine io, tutte quelle sue idee, quei suoi particolari, li amavo. Amavo tutto di lui.

Aspettai di vederlo sparire dietro al muro e poi mi avviai al distributore della sala giochi. Era piuttosto semplice: tu mettevi i soldi e la macchinetta faceva uscire i gettoni corrispondenti. Ma con me le cose semplici non erano mai state tali.

Inserii una banconota da diecimila won non sapendo per quanto ancora Taehyung voleva restare lì. Sentii il tintinnio del primo gettone, poi il secondo, e prima che potessi fare qualcosa mi resi conto che la persona prima di me non aveva abbassato la porticina di plastica. I gettoni iniziarono a cadere a terra uno dopo l'altro, ed io, in un invano tentativo di salvare la situazione senza sembrare un perfetto cretino davanti alle persone in coda dietro di me, feci la cosa più stupida che potessi fare. Avrei potuto mettere una mano davanti alla bocchetta di uscita dei gettoni. E invece no. Tentai di afferrarli mentre uscivano, uno dopo l'altro, facendomeli però scivolare di mano. Quando finalmente la caduta di quelle stupide monete terminò non potei far altro che chinarmi a terra a raccogliere tutte quelle che avevo disseminato. Ma chiaramente non poteva finire lì. Per coronare quella situazione ormai al limite della mia goffaggine, chinandomi, diedi una bella zuccata al signore dietro di me che si era prodigato ad aiutarmi. Mi scusai più volte, totalmente imbarazzato dalla situazione e spostandomi velocemente per far avanzare la fila che ormai si era creata dietro di me.

Finalmente quell'incubo finì, mi misi i gettoni nella tasca del giubbotto avendo la premura di chiudere la zip della tasca per evitare ulteriori fughe, e mi voltai verso la colonna che mi separava dall'ingresso dei bagni.

E lui era lì, appoggiato alla colonna, con una mano a coprirsi la bocca, le spalle che si alzavano e si abbassavano per le risate mal trattenute.

"Taehyung ma che cavolo" gli dissi facendo il broncio e tirandogli una pacca sul braccio. "Da quant'è che sei lì a guardarmi?"

"Abbastanza da sapere che saresti un pessimo giocoliere e da dispiacermi per quel povero signore che ha dovuto subire quel sasso che ti ritrovi come testa."

La sua risata mi avvolse come una calda coperta in un pomeriggio nevoso. E pensare che era proprio così che c'eravamo incontrati. L'unica differenza era che ora l'ansia di aver fatto una figuraccia era stata soppiantata dalla consapevolezza che, in fondo, lui mi amava anche per la mia maldestrezza.

"Era da un po' che non ti vedevo compiere una delle tue mirabolanti performance" disse stringendomi tra le sue braccia e riempiendomi il viso di piccoli baci.

"Lo vedi che sei proprio uno stronzo."

"Però mi ami."

"Però ti amo."

Ed era così. Lo amavo. Ci guardammo negli occhi ed i nostri sorrisi furono l'unica cosa importante. Eravamo felici. Lo eravamo stati e lo saremmo stati, perché ci eravamo scelti, perché nessuno dei due aveva intenzione di rinunciare all'altro. Ne avevamo parlato e avevamo deciso di provarci. La distanza sarebbe stata sicuramente un ostacolo, l'impossibilità di utilizzare quotidianamente il telefono o un qualsiasi altro mezzo di comunicazione pure. Eppure ci eravamo ripromessi di provarci, di non lasciarci scoraggiare dalle difficoltà. La vita non è sicuramente un romanzo rosa, ma noi in quel lieto fine ci speravamo comunque.

Mi persi nel suo sorriso, così come nei suoi occhi, finché non sentii qualcosa tirarmi il bordo del giubbotto. O meglio qualcuno. La mia espressione confusa si spostò verso il basso, dove si trovava un bambino di cinque anni circa, con le manine a coppa a porgermi un gettone.

"Signore mi scusi. Prima le è caduto questo e io l'ho raccolto, ma il mio papà ha detto che non lo potevo tenere perché non era mio. Mi dispiace se non gliel'ho ridato subito."

La sua voce era dolce tanto quanto quei suoi occhietti grandi e dispiaciuti e non potei fare altro che sciogliermi davanti a quella scena. Mi accucciai per essere alla sua altezza e presi il gettone dalle sue mani sorridendogli e arricciando il naso.

"Lo sai, il tuo papà ha ragione. Però se io ora questo gettone lo regalo a te non sarà più mio, ma tuo, quindi lo potrai tenere tu. Ti va bene se te lo regalo?"

Il bambino si voltò verso il padre, probabilmente per chiedergli il permesso. Poi tornò a guardarmi ed annuì vigorosamente.

Gli porsi il gettone e gli accarezzai i capelli. "Questo è un gettone magico, sono sicuro che se lo userai vincerai."

I suoi occhi si allargarono a dismisura continuando a fissare quel pezzetto di metallo che tenevo tra le dita. "Dici davvero?"

"Sono sicuro al cento per cento. Scommetto che usandolo riuscirai a battere anche me. Vuoi provare?"

Il piccoletto prese il gettone dalla mia mano ed annuì, indicandomi uno dei giochi presenti nella sala. Sinceramente non ricordo che gioco fosse, ricordo solo che feci vincere il bambino e che il suo sorriso fu la ricompensa più bella che potessi chiedere.

Alla fine mi presentai al padre, meglio ricordato da Taehyung come il malcapitato che ha avuto la sfortuna di sbattere contro la mia testa più dura di un sasso, e al piccolo ChinHae. Lo stesso fece Taehyung.

Restammo a giocare con il piccolo per un'oretta circa, poi venne per lui l'ora di tornare a casa.

"Grazie per avermi fatto giocare con voi" ci disse sventolando la mano allontanandosi.

"Quindi sei capace di perdere" parlò Tae una volta rimasti soli.

"Mmh, a quanto pare sì."

"Sarai un ottimo padre" disse lui dal nulla facendomi arrossire violentemente. "Eccolo, il ritorno del pomodorino. Mi mancava" continuò coppandomi il viso tra le mani.

"Stai zitto e baciami."

"Ai suoi ordini pomodor – "

Non lo lasciai finire, e per la seconda volta quella sera, quello sfacciato fui di nuovo io.









***** spazio autrice *****

Capitolo totalmente inutile e corto, me ne rendo conto.

Sinceramente ho un enorme blocco al momento e non riesco a scrivere. Questo è tutto ciò che sono riuscita a produrre da metà dicembre ad oggi. Non so quando pubblicherò il prossimo capitolo proprio perché sono bloccata, ma vi dico già che non ne mancano molti alla fine, se dovessi fare una stima direi 3 capitoli più l'epilogo.

Spero comunque che sia stata una lettura piacevole. Dopo tutto l'angst volevo ricordarli per com'erano prima, con un Taehyung con la risposta sempre pronta ed un Jungkook maldestro. L'unica differenza è che il personaggio di Jungkook ora risponde a tono a Tae (cosa già successa in altri capitoli). E devo sinceramente ringraziare Aly che ha iniziato a leggere la storia da qualche giorno e mi ha scritto in privato un sacco di commenti dandomi la voglia di ricordare i miei taekook e raccontandomi una sua figuraccia alle macchinette da cui ho preso ispirazione per quella di Koo.

La prima parte che ve lo dico a fare, è il post di IG di Jungkook con i commenti sotto di Taehyung. Non potevo ignorare quella interazione. Ormai è parte della mia personalità.

Inoltre vi dico qui che sul mio secondo account Instagram ( @_kaleidomoon_ ) trovate un giveaway in cui potrete scegliere un portachiavi dei BT21 cucito a mano da me. Le regole sono semplici, ma se non le capite mandatemi pure un messaggio. È tutto gratuito, le spese di spedizioni le pagherò io. E nulla, mi farebbe piacere se partecipaste.

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