Un posto speciale

By Firesoul88

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"Sono venuto ancora una volta in quello che era il nostro posto speciale. So già che non verrà. Come potrebbe... More

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By Firesoul88

Sono qui da non so più quanto tempo... ore forse?

Sono venuto ancora una volta in quello che era il nostro posto speciale. So già che non verrà. Come potrebbe? Non dopo quello che gli ho fatto...

Sono passati sei mesi da allora e non sono ancora capace di arrendermi. Ad ogni ricorrenza importante vengo qui, sperando che lui se ne ricordi... lo avevamo promesso. Anche se non mi aspetto che mantenga la promessa perché quando ci si lascia, ogni vincolo viene sciolto... ma stasera è San Valentino... forse potrebbe... Ho anche preparato il regalo che desiderava.

Ho fantasticato miliardi di volte su come sarebbe potuto essere... certo, non avevo messo in conto però che non saremmo più stati insieme.

Non verrà. Perché dovrebbe? L'ho ferito... lo so bene. Ho ancora stampato nella mia memoria il suo viso... la sua espressione incredula e poi... quello sguardo deluso... triste. Me ne sono pentito subito!

Ero lì, davanti a lui, impotente con la consapevolezza che lo stavo perdendo.

Ho provato a fermarlo, avrei voluto abbracciarlo forte, dirgli che non era vero niente. Gli avrei chiesto scusa infinite volte, l'avrei fatto entrare in casa e gli avrei spiegato tutto. Lo avrei tenuto per mano, come voleva sempre che facessi e che non facevo mai perché mi davano fastidio gli occhi indiscreti delle persone su di noi, ma lo avrei fatto! Da adesso in poi, tutte le volte che lo desiderava... ma lui mi ha bruscamente respinto... "È finita" ha detto. Sono bastate due parole e tutto è andato in mille pezzi.

Se solo sapesse la verità... che l'ho fatto per lui... se solo potessi tornare indietro...

Non ha mai risposto alle mie telefonate... volevo disperatamente rimediare in qualche modo... volevo sentire ancora una volta la sua voce...

Non ho potuto cercarlo, lo avevo promesso a suo padre. Non mi sarebbe costato nulla infrangere quella maledetta promessa, ma non volevo che lui potesse avere ripercussioni in famiglia e sul lavoro. Suo padre, dopo la nostra rottura, lo aveva promosso a responsabile. Quell'uomo, senza curarsi minimamente dei miei sentimenti o di quelli di suo figlio, mi aveva fatto recapitare un biglietto con su scritto "Grazie, hai fatto la cosa giusta". Certo. Avevo ferito la persona che amavo e avevo distrutto la mia felicità. Ottimo lavoro.



//

Sono ancora in ufficio. È tardissimo, ma finalmente ho finito l'ennesimo lavoro che il direttore mi ha commissionato. Sarà l'ultimo. Ho già lasciato sulla sua scrivania la mia lettera di dimissioni.

L'ho scoperto, alla fine, qual era il suo stramaledetto segreto. Da stasera mi riprendo la mia vita. Sono sei mesi che faccio il "bravo ragazzo" come dice lui e vivo nella sua ombra.

"Non si accorge di niente?" Mi chiedevo in continuazione. Come è possibile che non veda che suo figlio è a pezzi? Sono diventato silenzioso, apatico, continuavo a ripetermi che andava tutto bene, ma non era vero. Ogni giorno diventavo sempre più ubbidiente, non mi importava di niente, potevano dirmi quello che volevano, affidarmi ogni genere di lavoro ed io rispondevo sempre con un "Va bene, grazie". Sono passato dal sentirmi morire dentro al sentirmi... vuoto. Perché per smettere di soffrire ho cercato di non provare più nulla. Sono stato un fantasma per tutto questo tempo e lui non l'ha mai voluto vedere... adesso so il perché.

Spero in un miracolo, mentre prendo la giacca al volo e corro fuori dall'edificio.

//

Mi tremano le mani. Sto iniziando a chiedermi perché sono venuto qui. Stasera o un'altra sera che differenza può fare? Le nostre vite sono ormai separate e magari lui l'avrà anche superata... il mio stomaco si stringe, fa male ogni volta che ci penso.

È sempre più tardi, vedo già le stelle brillare nel cielo, fa freddo e tra le mani ancora rigiro questo stupido pacchetto. Tanto non verrà... inizio a sentirmi patetico, abbasso la testa e mi dico " Ok forse è ora di tornare a casa". Mi ero dato un ultimatum: dopo questa sera, basta. Avrei messo la parola fine a questa cosa assurda. Non potevo andare avanti in questo modo.

È il momento dunque di voltare pagina. Buona vita ad entrambi.

Guardo il regalo un'ultima volta, non voglio riportarlo a casa, mi farebbe solo stare più male doverlo aprire e buttare. Lo poso sulla panchina e me ne vado.

Ho un gran mal di testa. Penso di aver pianto tutte le mie lacrime sotto la doccia, ma credo di iniziare a sentirmi leggermente meglio. Mi asciugo i capelli con l'asciugamano mentre vado in cucina, ho bisogno di un bicchiere d'acqua e poi magari di dormire. Domani è venerdì, sono di riposo e non ho intenzione di alzarmi prima delle 10.30.

Driiin

Suonano alla porta. A quest'ora?

Deve essere successo qualcosa di grave ai vicini oppure è qualche squilibrato. Oltretutto non indosso nulla se non un paio di ciabatte e un asciugamano allacciato di fianco.

- Chi è? – chiedo

- Sono io – il suono della sua voce. Il mio cuore salta un battito e il mio cervello va in tilt. E' la sua voce. Non sono impazzito del tutto, vero?

- Ryan? – domando ancora incredulo. Sono bloccato davanti all'entrata.

- Puoi... aprirmi la porta? – è qui sul serio! Cazzo. Aprire la porta, certo, apro.

Ci guardiamo per qualche secondo senza sapere cosa dire o fare, poi riacquisto un attimo di lucidità e lo invito ad entrare. Si accomoda sul divano. Un gesto così familiare...sorrido perché si sedeva sempre lì... non sembra cambiato nulla e invece... adesso c'è un abisso che ci divide. Mi guarda.

- Scusa – gli dico ricordandomi che sono mezzo nudo – Non aspettavo visite, dammi un attimo – annuisce in silenzio.

Il tempo di mettermi dei pantaloni e una maglia e realizzo che seduto di là, sul mio divano, c'è Ryan. Mi sento attraversare da una scossa elettrica. Perché è venuto qui?

- Ti offro qualcosa? – gli chiedo, quando in realtà vorrei poterlo toccare. Mi è mancato così tanto... mi tornano in mente alcuni dei nostri ricordi insieme... e provo subito un senso di attrazione... Deglutisco pensando a tutte le volte che con le dita ho sfiorato i suoi capelli castani. La situazione adesso fa schifo. Siamo come due estranei ed io non ho la possibilità di fare niente... non so nemmeno come comportarmi con lui adesso... ho causato io tutto questo.

- Una coca-cola – risponde

- Ah... quella... non la ho – ho evitato come la peste di comprare tutte le cose che potessero ricordarmelo...

- Va bene così... - dice senza guardarmi. Non ho il coraggio di chiedergli il motivo della sua visita e... sto iniziando a sentirmi a disagio.

- So la verità Will – doccia fredda. Sono scioccato. Mi devo sedere. L'unico posto è accanto a lui sul mio divano.

- Tu cosa... come? – Occazzo. Non so nemmeno cosa chiedergli. – Io... - Inizio a dire... vorrei tanto dirgli quelle due parole, come facevo prima, vorrei dirgli che non ho mai smesso di amarlo, ma non mi sento degno. Vorrei chiedergli scusa.

Vorrei davvero dirgli adesso tutto quello che provo... quanto sono stato male e quanto lo desidero... Vorrei che sapesse che non ho smesso un solo giorno di pentirmi per quella scelta e che ho pensato a lui ogni giorno in questi sei mesi. Vorrei sapesse le cose assurde che facevo per sentirlo ancora vicino e quanto poi le rimpiangevo perché facevano troppo male. Non sa che in certi posti non riesco più ad andare e che in certi locali non ce la faccio nemmeno ad entrare.

Anche col mio lavoro, nel primo periodo, ho creduto di non farcela. I ricordi mi divoravano. Mi passava sempre a prendere la sera per accompagnarmi a casa... quante volte poi si fermava in negozio per darmi una mano in magazzino o con le nuove uscite, dove organizzavamo campagne promozionali e... in ogni corridoio io rivedevo il suo sorriso... e sentivo la sua voce... Invece terrò tutto questo per me.

Mi prende per mano. Il suo tocco caldo mi fa subito effetto. Faccio un respiro profondo – Io non... - non so cosa dire in realtà. Non so cosa stia pensando, ma averlo qui di fianco è così difficile... il mio cuore accelera. Mi attrae persino l'aria che respira. Lo guardo, mi guarda. I suoi occhi mi fanno ancora quell'effetto: sono magnetici. Glielo dicevo semp... Si avvicina e mi bacia. Assaporo nuovamente le sue labbra e il tempo sembra di colpo tornare indietro a quando eravamo noi. Ogni mio senso si è acceso. Voglio di più.

Mi spingo oltre sdraiandomi sul divano e tirandolo sopra di me. Il desiderio che ho di lui è incontrollabile, tanto da diventare quasi un'urgenza fisica. Lui risponde ad ogni mio tocco. Ad un tratto si ferma, accenna un sorriso – Grazie, erano davvero buoni sai? – Gli sorrido.

Li aveva trovati dopotutto. Era stato anche lui nel nostro luogo speciale. Avrei voluto vedere la sua espressione mentre apriva il mio regalo. – Buon San Valentino – gli dico.

Mi bacia ancora una volta.

//

Mi sono precipitato qui senza pensarci, senza pensare a cosa dirgli. Sono certo adesso che quello che è successo 6 mesi fa era solo una messa in scena. Sono sicuro che in realtà mi ama ancora.

Sono stato così stupido, avrei dovuto capirlo che dietro a tutto c'erano i fili manovrati da mio padre... ma vedere la persona che ami mezza nuda, mentre viene baciata da un altro, è veramente scioccante. Era stato terribilmente doloroso.

- Ryan, aspetta! - ha gridato lui nel panico. Mi ha preso per un braccio, ma non volevo che mi toccasse, aveva rovinato tutto! Mi sono liberato dalla sua presa spingendolo poi gli ho urlato che era finita e sono letteralmente fuggito via.

Sono stato arrabbiato per molto tempo. Ero amareggiato dal suo comportamento. Perché mi aveva fatto questo?? Se proprio voleva lasciarmi potevamo parlarne prima... o forse no? Probabilmente non avrebbe trovato il coraggio di farlo, così si era comportato da stronzo. Non volevo più vederlo.

Ero deluso anche da me stesso per essermi fidato della persona sbagliata. Ero furioso perché continuavo a provare ancora dei sentimenti per lui, anche dopo averlo visto baciare un altro.

Dopo qualche mese... ero uno straccio, ma cercavo di andare avanti. In azienda invece le cose andavano bene... troppo bene? Mio padre non era mai stato così soddisfatto. Ogni mia proposta era approvata con lusinghe e complimenti, ogni lavoro che svolgevo veniva accolto con entusiasmo... mai successo prima.

Will dopo qualche telefonata a cui non avevo risposto era sparito nel nulla... era così assurdo che mi aspettassi di essere cercato dal vivo da lui e non per telefono?

Più ripensavo all'ultima volta che lo avevo visto... più c'era qualcosa che non mi tornava... o forse ero io che volevo vedere qualcosa che in realtà non c'era?

Ogni tanto vagando alle porte della città... tornavo nel nostro posto... tutte le volte che capitavo lì intorno mi chiedevo se ci fosse stato anche lui... se per caso qualche volta anche lui si fermasse qui, come facevamo prima... non l'ho mai incontrato. Le prime volte che mi ritrovavo qui speravo di vederlo perché volevo avere una spiegazione, volevo sfogare la mia rabbia... solo questa sera ero venuto con altre intenzioni... con la speranza e con la comprensione di ciò che aveva sacrificato per me. Tutto quello che aveva fatto lo aveva fatto solo per non farmi rovinare i rapporti con la mia famiglia e per non farmi avere problemi sul lavoro. In qualche modo mio padre lo aveva convinto che non sarei stato felice con lui, che la nostra storia mi avrebbe causato solo problemi. Adesso ne ero a conoscenza. Doveva aver sofferto tanto quanto avevo sofferto io.

Ho scoperto tutto solamente l'altra sera, mentre stavo tornando a casa. Avevo dimenticato le chiavi dell'auto sulla scrivania, così ero tornato indietro. Passando accanto all'ufficio di mio padre ho sentito delle voci. Sapevo che mio padre si fermava spesso in ufficio oltre l'orario di lavoro.

- È fatta! - stava dicendo a qualcuno - Finalmente è rinsavito! Ricordami di ringraziare ancora quel ragazzo... come si chiamava? -

- Will, signore - rispose il suo lecchino preferito.

- Bravo sì! Proprio lui - Sentii poi la fragorosa risata di mio padre - Beh adesso me ne vado a casa. Tienilo d'occhio, intesi? -

- Sì signore -

Seminascosto nell'ombra, non mi aveva neanche notato. Adesso il sangue mi ribolliva, entrai nell'ufficio di mio padre come una furia sbattendo la porta alle mie spalle.

- Sign... Oh Ryan! -

- Adesso noi ci facciamo una bella chiacchierata, vero Robbie? -

- Su che cosa? Suo padre...

- Ecco proprio su di lui... e su cosa ha a che fare con Will -

Detestavo mio padre. C'era lui dietro a tutto. C'era lui dietro al comportamento di Will, lui aveva gettato i semi della nostra rottura. Aveva scelto per me. Chi gli dava il diritto di sapere cosa fosse giusto o sbagliato? Non mi interessava nulla di salvaguardare le apparenze, di ciò che gli altri potevano pensare! Si vergognava di me? Me ne sarei fatto una ragione! Non stavo facendo niente di sbagliato! Era semplicemente successo. Perché non riusciva ad accettare il fatto che mi ero innamorato di un ragazzo? La mia felicità non poteva essere altrove, non dopo aver conosciuto Will. Se mio padre avesse messo da parte per un attimo i suoi pregiudizi ero sicuro che Will sarebbe piaciuto anche lui. Era il tipo di ragazzo che andava d'accordo con tutti, era tranquillo, intelligente, molto intuitivo e sapeva ascoltare.

Il giorno dopo ho fatto finta di niente, ma non potevo più restare in azienda. Non volevo più lavorare con mio padre, volevo prendere le distanze. Avrei concluso tutti i progetti su cui stavo lavorando, non volevo lasciare nulla in sospeso, dopodiché me ne sarei andato.

Desideravo rivedere Will. Continuavo a ripensare all'ultima volta che lo avevo visto... il suo volto afflitto... aveva cercato di trattenermi, forse avrebbe anche voluto dirmi qualcosa, ma non gliene ho dato il tempo. Ho chiuso ogni possibilità. Non potevo accettare una cosa come quella da lui.

Questa sera ormai era tardissimo, ne ero consapevole, ma sono corso lo stesso nel nostro posto speciale sperando di trovarlo. Lui non c'era, ma qualcosa aveva attirato la mia attenzione: sulla "nostra" panchina c'era qualcosa: un regalo, il suo regalo... doveva averlo lasciato lì qualche ora fa... sulla panchina dove ci mettevamo sempre... quella panchina sulla quale ci siamo baciati per la prima volta...

Se era stato anche lui in questo luogo... voleva dire che ricordava ancora la nostra promessa... forse non era tutto perduto. Ho preso il suo regalo, l'ho aperto... non ci potevo credere... lo aveva fatto davvero: aveva preparato i cioccolatini con le sue mani. Si poteva essere tristi e felici insieme? Beh io lo ero. Ero felicemente triste o tristemente felice... Dovevo assolutamente vederlo! Ho gettato tutto in auto e sono corso verso casa sua. Ecco come sono finito qui, davanti alla sua porta.

Suono il campanello e attendo.

- Chi è? - Sento chiedere. Bene, è in casa. Sono contento. Anche se, non so se mi aprirà e come potrà reagire...

- Sono io... - Rispondo istintivamente.

- Ryan? - Domanda con un filo di voce. L'ho colto di sorpresa, lo comprendo, perché fino all'altra sera nemmeno io avrei mai immaginato di tornare qui...

Passano i secondi... mi faccio avanti - Puoi... aprirmi la porta? - gli chiedo. So che è notte, so che è pazzesco, ma ho bisogno di vederlo.

Non ho pensato che potrebbe essere... con qualcuno! Oddio spero di no... anche se non stiamo più insieme... Però... no, ho trovato il suo regalo... non può essere...

Click

Apre la porta. È di fronte a me semi nudo... ha un asciugamano appoggiato sulle spalle e un altro allacciato in vita... forse sono arrivato nel momento sbagliato... Non so cosa dire e, credo, neanche lui. Restiamo in silenzio. Mi fa cenno con la mano di entrare. Entro e mi siedo sul divano, come facevo di solito... provo un senso di nostalgia... sembra rimasto tutto come era prima, anche se non ci sono più le nostre fotografie...

Lo guardo meglio e noto che ha anche i capelli umidi, deve aver fatto la doccia da poco... ricordo perfettamente il profumo del suo bagnoschiuma. Quanto mi piacerebbe abbracciarlo...

- Scusa – mi dice – Non aspettavo visite, dammi un attimo – annuisco in silenzio. Sono agitato, non ho preparato nessun discorso e non sono sicuro di quale sarà il risultato di questa mia improvvisata, ma non posso lasciarlo andare così.

Torna in sala vestito e con i capelli un po' arruffati - Ti offro qualcosa? –

- Una coca-cola - in realtà vorrei dirgli qualcosa, ma non so ancora come iniziare...

- Ah... quella... non la ho – dice quasi imbarazzato.

- Va bene così... - dico senza guardarlo.

Non mi importa nulla, voglio solo... riaverlo nella mia vita. - So la verità Will – alzo lo sguardo e lui è visibilmente sconvolto. Si siede accanto a me.

- Tu cosa... come? – chiede - Io... - lo vedo titubante, vorrei fare qualcosa, ma temo sia troppo presto...

Mi mordo il labbro... gli do qualche minuto per digerire quello che gli ho rivelato. Voglio accorciare questa distanza che sembra come un muro tra di noi, voglio che svanisca, voglio che tutto torni come era prima. Gli prendo la mano e la stringo.

- Io non... - inizia a dire. Lo guardo e anche lui alza il suo sguardo. Ho sempre amato i suoi occhi grigi, così limpidi. Mi accorgo solo adesso delle occhiaie e del rossore... Ha pianto? Non riesco più a contenere le mie emozioni, mi avvicino e lo bacio. Ricambia e mi attira a sé. Colgo il suo invito e  mi sdraio sopra di lui. Ci tocchiamo avidamente. Ogni movimento, ogni nostro respiro si incastra perfettamente. Da adesso in poi ogni cosa andrà a posto. Siamo ancora insieme dopotutto.

– Grazie, erano davvero buoni sai? – gli dico ricordandomi improvvisamente del suo regalo.

Mi sorride – Buon San Valentino – mi dice. Lo bacio ancora una volta. Non ho nessuna intenzione di fermarmi qui.

Abbiamo molto da recuperare e voglio farlo a partire da questa notte.

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