LOVE ON THE RUN

By meemedesimaa

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Grace Jasmine Wolff, la figlia del famoso Team Principal Toto Wolff, ha 18 anni, quasi 19, e ha sempre avuto... More

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.quaranracinque.

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By meemedesimaa

Perché tutti pensavano che fosse colpa di Lando? Diamine no, lui era fottutamente perfetto, ero io il problema, io avevo la vita più incasinata di questo mondo e chiunque osasse avvicinarsi avrebbe finito per farsi male.

"Non è stata colpa sua, l'ho lasciato io, era meglio così, per me, per lui, per tutti" ammetto con un profondo taglio sul cuore.

Stranamente non ero stata impulsiva e anziché urlare contro a Verstappen avevo ragionato su cosa dire.

Sapevo che non avrei dovuto prendermela con lui ed ero davvero così stanca di sentire gli altri accusarlo di qualcosa su cui non aveva avuto alcun potere.

Lui sorride e alza le spalle.

"Grace, la vita non è sempre rose e fiori, lui ti ama e si vede lontano un km, tu lo ami e si vede così palesemente che mi stupisco del fatto che non abbiate già messo su famiglia" cerca di sdrammatizzare "Il vostro tempo arriverà, magari non ora, ma non è detto che non vi incontrerete più, anche perché se vinco il mondiale, ti porterò a tutte le tappe del prossimo anno" ride.

Sospiro e guardo in alto.

Non voglio piangere.

Mentre cerco di ritornare in me e far passare il magone che ho in gola, Max indossa la sua tuta.

"Andiamo?" chiede.

Gli sorrido e annusico.

Però prima di uscire dalla stanza lo fermo per un braccio.

"Grazie Verstappen" dico.

"Oh piccola Wolff, sapessi quanti Grazie devo dirti io" dice.

Mi allungo verso di lui e lo abbraccio.

Iniziava a non darmi così fastidio il contatto fisico con lui.

Mi sentivo protetta quando ero con Max.

Forse perché mi ci rivedevo nella sua vita, anche lui ne aveva passate tante, mi aveva raccontato di portarsi sulle spalle il divorzio dei suoi genitori.

Inutile dire che mi si era spezzato il cuore.

Nessuno dovrebbe portarsi un peso del genere sulle spalle.

Eppure lui ne era così convinto che lo diceva con leggerezza, come se non gli provocasse alcuna emozione, ma io avevo imparato a capirlo e sapevo bene che dietro quel sorriso c'era un immensità di dolore.

~

"It's lights out and away we go"

Queste erano le parole che stavano ancora rimbombando nel circuito.

Le luci si erano appena spente e i motori avevano dato il meglio di loro nel far sentire a tutti, quanti cavalli ci fossero a spingere le varie monoposto.

Lewis aveva avuto una partenza decisamente migliore rispetto a quella di Max che era già scivolato in seconda posizione.

Alla prima curva vedo Lando uscire dalla pista e il mio cuore fa un salto, facendomi sentire tremendamente in colpa.

Appena rientra in pista torno a concentrarmi su i due contendenti al titolo mondiale.

Lewis è ancora primo, ma Verstappen gli sta alle calcagna.

Nel dritto, Max prende tutta la scia e si avvicina al posteriore della Mercedes.

Alla Curva 9, rischia, va all'interno e ci prova.

Hamilton esce e taglia tutta la chicane uscendo ovviamente in testa a Verstappen di parecchi secondi.

"Andiamo non è corretto" sbotto arrabbiandomi.

Christian ride al mio fianco.

Probabilmente non si aspettava nemmeno che avessi capito cosa fosse successo.

"Deve ridarmi la posizione" dice Max alla radio.

Ha assolutamente ragione.

Gli Stewart, al contrario, dicono che non è necessaria investigazione.

VENDUTI.

Dovrei davvero chiedere a mio padre se ha pagato la FIA, perché questo è stato un gesto palesemente scorretto da parte di Lewis, dato che Max è rimasto dentro i track limits.

Se fosse stato qualcun'altro al posto del 7 volte campione mondiale sono sicura che avrebbero dato penalità o chiesto di cedere la posizione, ma visto che si tratta del Sir. Lewis Hamilton, tutto è concesso, no?

~

Al quattordicesimo giro, Max effettua il pit stop ed esce a 27 secondi da Hamilton, il quale al giro successivo fa la sua sosta.

Così come previsto il 7 volte campione mondiale esce dietro a Checo.

Perez passa quindi in prima posizione e da leader del GP, dà inizio al piano studiato qualche ora prima, per rallentare Lewis.

Il pilota nunero 11 della Red Bull è davvero il migliore nel difendere le posizioni e oggi da tutto se stesso, lotta fino a quando ha motore, gomme e speranza.

Ammiravo il coraggio che aveva, nel buttarsi dentro ad ogni curva.

Non doveva essere di certo facile e sicuramente era estenuante.

Ovviamente tutto va secondo i piani e Perez riesce a rallentare Hamilton talmente tanto da far avvicinare Verstappen, che si trova a soli 3 secondi e poco più dalla Mercedes.

Checo si lascia passare da Hamilton e il suo compagno di squadra poi torna ai box per la sosta; le sue gomme soft sono a dir poco usurate e mi chiedo davvero come abbiano fatto a non esplodergli in pista.

Verstappen nonostante prema come un dannato il suo piede sull'acceleratore, non riesce a stare dietro ad Hamilton.

In poco tempo i 3 secondi di distacco diventano 5, poi 7 e così via, aumentando ogni giro sempre di più.

"Cazzo, Cazzo" dice Max alla radio quando vede che non riesce a recuperare nemmeno un secondo sulla Mercedes numero 44 davanti a lui.

Jos che fino a quel momento era rimasto lì insieme a noi, scuote la testa, prende le sue cose e se ne va.

Non può abbandonarlo così.

Tolgo le cuffie dalla testa e lo seguo di corsa.

"Dove vai?" gli urlo per sovrastare il rumore delle monoposto che hanno deciso di passare tutte ora dal traguardo.

"A congratularmi con il padre di Hamilton per l'ottavo titolo mondiale del figlio, nuovo record, ha superato Schumacher" dice continuando a camminare.

Nessuno supererà zio Schumi.

"Jos" lo richiamo.

Lui si ferma, così prendo la decisione di raggiungerlo, per cercare di dare meno spettacolo.

So che molte telecamere stanno puntando sulla mia figura, ma me ne curo poco, ora la mia unica preoccupazione è che qualcuno creda in Max come faccio io.

"Devi supportare tuo figlio" grido con il magone in gola.

Non lascerò che Max provi ciò che ho provato io.

"Grace la gara è praticamente finita, Max è a quasi 15 secondi da Lewis, come credi che possa recuperarli?" chiede guardandomi.

La verità? Ci sarebbe voluto un miracolo per far vincere questo mondiale all'olandese; però avevo quella sensazione nel petto che mi diceva di non smettere di crederci, dovevo continuare a credere in lui, per lui e per la me piccina, in cui nessuno aveva creduto.

Non lo avrei abbandonato.

Rimango in silenzio guardando il muretto dove poco fa ero seduta, poi poco prima di aprire bocca, punto i miei occhi in quelli del padre del pilota.

"Sai qual'è stata la prima cosa che mi ha detto Max quando ci siamo conosciuti?" chiedo e continuo subito "Mi ha detto che nessuno aveva fiducia in lui e io gli ho promesso che lo avrei supportato sempre, fino alla fine, perché so come ci si sente a non aver nessuno dalla tua parte e puoi lottare per un po', ma poi molli" affermo.

"Io credo in lui" ribatte il padre come se lo avessi appena accusato di omicidio.

"Se credessi in lui, ora non saremmo qui" dico.

Max mi aveva raccontato così tante cose della sua vita che sarei stata in grado di  raccontarla benissimo.

Un brutto botto, fa calare il silenzio.

È sempre così quando c'è un incidente su un circuito, che sia leggero o pesante non importa, il silenzio scende indipendentemente dall'entità del suono.

Il mio cuore si ferma un po' e la paura di vedere un'auto arancione schiantata contro le barriere mi fa tremare persino i polmoni.

Alzo gli occhi verso il grande schermo e vedo la monoposto di Latifi contro le barriere, mentre il pilota è sceso e sta sistemando il volante.

Tiro un sonoro sospiro di sollievo.

Safety Car.

Sposto di nuovo i miei occhi su Jos.

Max dovrebbe riuscire a recuperare qualche secondo "Forse non è finita come pensi tu" dico al padre del pilota Red Bull.

Jos scuote la testa e se ne va.

Alzo gli occhi al cielo.

I genitori dovrebbero imparare ad ascoltare anche chi è più piccolo di loro.

Dai Max, fai vedere a tutti chi sei, fai vedere a tutti che non mi sbagliavo quanto dicevo che avresti vinto.

"Grace" mi richiama Christian facendomi segno di raggiungerlo.

Faccio come dice e prima di sedermi al suo fianco guardo il veloce pit stop di Max.

Perfetto.

Non metto le cuffie, non vorrei mai fare qualche cavolata attivare il microfono e distrarre Verstappen proprio negli ultimi giri di gara.

Sento gli ingegneri al mio fianco parlare con Masi, mentre Christian si mette le mani nei capelli.

Le cose si stanno mettendo male.

"Grace, le cuffie, devi convincere Max" dice l'ingegnere di pista del pilota in questione.

Lo guardo confusa, non ero di certo la migliore a consigliare delle strategie, quindi probabilmente voleva solo che lo incoraggiassi un po' .

Christian mi fa cenno con il capo verso le cuffie, così mi convinco, le prendo e le indosso.

"Hai per caso bisogno delle mie parole al vento?" sorrido.

"Grace?" chiede confuso, non mi aveva richiesto lui al muretto?

"Si sono io, bisogno di me?" domando di nuovo.

Prima che mi risponda il suo ingegnere ci comunica che le macchina doppiate non sono autorizzate a sorpassare.

"Si ovvio, tipica decisione" dice Max.

"Classico" risponde il suo ingegnere.

"Non sono sorpreso" aggiunge Max con una piccola risata finale.

Riusciva a controllare così bene le sue emozioni, che mi faceva leggermente paura.

"Grace sei ancora lì?" chiede quasi preoccupato che io possa andare via, proprio come aveva fatto suo padre.

"Certo, non mi perderò la tua vittoria" rido.

"Smettila, guarda come finirà, questo è l'ordine delle macchina che taglieranno il traguardo" dice ridendo.

"Non ci giurerei tanto" affermo continuando a sperare il meglio per lui.

"Non so se voglio continuare" dice ad un certo punto.

Un senso di tristezza riempie il mio cuore già pieno di dolore.

Era davvero così demoralizzato da voler mollare tutto negli ultimi giri?

"Ho un grande crampo al polpaccio, non so se ho voglia e forza di continuare, forse dovrei ritirarmi e dire che c'era un problema alla macchina" afferma ancora.

"Potremmo dire che per sbaglio ho preso male un cordolo e ho forato o che ne se so, inventarci qualcosa" continua.

Non poteva mollare, glielo avrei impedito, o forse no; alla fine volevo solo che fosse in pace con se stesso.

"Senti Max, vuoi fermarti? Lasciar vincere Lewis a tavolino? Fai pure, come mi hai detto settimana scorsa sei tu dentro all'auto non io" dico ricordando le parole crude che mi aveva lanciato dopo la sconfitta e cercando di utilizzare la psicologia inversa come ultima spiaggia per convincerlo.

"Pensa, se fossi davanti a Lewis ti ritireresti?" domando.

"Sono dietro Grace" dice.

"So bene dove ti trovi, ma la mia domanda non era questa" affermo.

"È logico che se fossi davanti romperei il pedale dell'acceleratore pur di vincere, anche nonostante il crampo" risponde.

"Allora perché non lo fai anche se sei dietro?" chiedo.

"Perché la FIA non farà passare le auto doppiate e facendo il pit stop ho perso troppo per riuscire a recuperare tutto ciò che ho perso in un solo giro" spiega.

Aveva perfettamente ragione, lo sapevo e non avevo idea di come ribattere.

Ma proprio mentre cercavo di scervellarmi per trovare le parole adatte alla situazione, un avviso sul display attira la mia attenzione.

Ecco il miracolo che gli serviva.

Ecco l'incentivo per continuare a premere il pedale dell'acceleratore.

Sorrido.

Non è finita.

"E se le auto doppiate fossero autorizzate a sorpassare la Safety Car?" dico a Max.

Il pilota rimane in silenzio per qualche secondo, fino a quando non vede le auto davanti a lui sorpassare Hamilton e la Safety Car.

"Che sta succedendo?" domanda Max.

Lascio che il suo ingegnere gli spieghi tutto e poi prima di spegnere definitivamente la radio lo lascio con le ultime parole "Vinci per te stesso, te lo meriti".

Inutile dire che avevo il cuore in gola e per questo avevo chiesto a tutti di rimanere in silenzio radio.

Mi avevano guardato male, ma Christian gli aveva detto di ascoltarmi.

Horner era l'unico ad aver capito che Max si fidava più di me che di tutto il suo team di meccanici.

Jos si presenta la mio fianco, qualche secondo dopo l'avviso delle auto doppiate che possono sorpassare.

Sorrido.

"Cosa ti avevo detto?" dico guardandolo.

"Non ha ancora vinto" sbotta nervoso.

Erano tutti nervosi qui, credo che anche mamma dall'Italia potesse sentire la tensione che si percepiva nella pit lane.

Torno a concentrarmi sull'ultimo giro, mentre il mio cuore potrebbe andare in  corto circuito da un momento all'altro.

La Safety Car rientra.

Lewis ritarda la ripartenza di molto, Max lo affianca.

Vedo il suo ingegnere muovere la mano verso il pulsante della radio, ma lo fermo schiafffeggiandogli le dita e una volta che il suo sguardo è su di me, scuoto la testa.

Verstappen sa alla perfezione tutte le regole e sa bene ciò che deve e non deve fare.

Sa che non può ancora sorpassare, sta solo cercando di provocare Hamilton, è nella sua indole, lo conosciamo tutti molto bene.

L'olandese ha gomme nuove, calde, veloci.

L'inglese, invece, non ha fatto il pit stop e ora si trova in difficoltà.

Ogni secondo che passa, ci credo sempre di più.

Lewis parte e dietro di lui tutte le monoposto iniziano ad accelerare.

La mia mente è libera da tutti i problemi, il mio unico pensiero va a Verstappen mentre il mio cuore spezzato batte più forte rispetto alle solite gare; questa è LA gara.

Nel dritto, Max non ha il DRS ma sfrutta tutta la scia e proprio nella prima zona di sorpasso, alla curva 5, va all'interno uscendo in prima posizione.

Un boato si alza nel circuito e il mio cuore aumenta il battito finendo dritto nella mia gola mentre una serie di brividi riempono le mie braccia.

Dai Max, sono con te.

La mano di Jos afferra il mio braccio mentre io mi porto l'altra mano alla bocca iniziando a tremare.

Nel secondo dritto Max cerca di fare delle onde per non permettere a Lewis di prendere la sua scia, ma è consapevole che non ne può fare troppe.

Lewis lo segue e si avvicina, va all'esterno, ma non riesce a superarlo, le gomme fresche di Max gli permettono di avere più grip.

Ultimo dritto, Hamilton prende la scia in modo ottimo e va di nuovo all'esterno affiancandosi a Verstappen.

Sono ruota a ruota.

Quasi si toccano.

Tremo e chiudo gli occhi per poi riaprirli e vedere Max di nuovo in testa dopo la curva 9.

Il numero 33 scappa via.

Ormai Hamilton è lontano e il giovane pilota della Red Bull sta affrontando l'ultima curva.

I meccanici si sporgono dal muretto box mentre, la mia anima distrutta si aggiusta un po'.

L'orange army urla più che può e io riesco a sentirla nonostante le cuffie enormi sulle mie orecchie.

Il mio cuore trema, mentre una lacrima riga il mio volto.

Ce l'ha fatta.

Mentre tutti intorno a me saltano e corrono ad abbracciarsi, io sono lì, da sola, seduta su quelle sedie scomode e con le urla di Max nelle orecchie.

Scoppio a piangere come una bambina.

Max aveva vinto il mondiale e io ero quasi la persona più felice del pianeta terra.

Alla radio Max chiede di me al suo ingegnere.

Scuoto la testa verso colui che poco prima avevo schiaffeggiato.

Mi sorride e si complimenta con il suo pilota.

"Grace sta festeggiando con gli altri, torna qui e vieni a salutarla, campione del mondo" dice facendomi l'occhiolino.

All'udire quelle parole sento il cuore tremare, mentre Max nelle mie orecchie continua a ringraziare la sua squadra; la sua voce trema e piange come un bambino che realizza il suo sogno.

Perché alla fine io e Verstappen eravamo questo.

Eravamo semplicemente due bambini, cresciuti troppo in fretta.

Con la sola differenza che lui, aveva finalmente realizzato il sogno per cui aveva lottato e dedicato la sua vita intera.

Sapevo bene che Max una volta sceso dalla macchina sarebbe venuto a ringraziarmi, ma non volevo, d'altronde le mie erano solo parole al vento e nella monoposto c'è stato solo ed esclusivamente lui, per tutta la stagione.

Se era diventato campione del mondo era solo grazie a sé; io ero stata solo la sua ultima spinta.

Non avrei lasciato che mi dicesse un solo "grazie" perché Verstappen doveva congratularsi solo con la sua tenacia, doveva dedicare la vittoria a tutti i sacrifici che aveva fatto, a tutte le difficoltà che aveva superato da solo, a tutti gli allenamenti, il sudore, le lacrime, a tutti i momenti di sconforto che lo avevano decisamente aiutato a crescere.

Doveva dedicare la sua vittoria al numero 3 che lo aveva accompagnato dai giorni dei kart e che si era poi tramutato in 33 all'arrivo in formula uno, fino ad oggi.

Max era campione del mondo, ma questo lo doveva solo a sé, ai sacrifici, al dolore, alle volte in cui perdeva e agli incidenti che aveva fatto per colpa sua.

Max era campione del mondo perché ad ogni delusione stava sveglio fino alle 4 del mattino a riguardare la gara e le telemetrie cercando di capire cosa avesse sbagliato.

Max era campione del mondo perché aveva lottato fino alla fine.

Max era campione del mondo perché se lo meritava nel profondo

Max, era campione del mondo.

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gracejwolff





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gracejwolff believe in it, you are the 2021 World Champion 🖤🏁🏆 @maxverstappen1

comments are off

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maxverstappen1

liked by charles_leclerc, gracejwolff and 1.928.283 others.

maxverstappen1 someone told me to believe in it, I did it and that is the result🏆 thank you @gracejwolff. a big "love you" to the whole orange army, to my teammate Checo and to my team @redbullracing thank you all 🖤

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