LOVE ON THE RUN

By meemedesimaa

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Grace Jasmine Wolff, la figlia del famoso Team Principal Toto Wolff, ha 18 anni, quasi 19, e ha sempre avuto... More

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By meemedesimaa

I programmi non erano questi, ma ci siamo comunque adeguati.

Sono tornata in Italia, Lando si è fermato da me, ma tra tre giorni partiamo  nuovamente per Abu Dhabi.

Il mio ragazzo mi ha comunicato che ad Abu Dhabi ci sarebbe stata la sua famiglia e che me l'avrebbe fatta conoscere, inoltre avrei finalmente rivisto Max, il suo migliore amico e conosciuto il resto del suo gruppo.

Non vedevo l'ora.

Ero felice, davvero, ma il pensiero fisso della relazione tra me e Lando rovinava ogni momento.

Gli ultimi giorni erano uscite false notizie su di me e Nick De Vries, il ragazzo che mio papà mi aveva fatto conoscere allo scorso GP.

Era come se i giornalisti volessero far crescere l'odio che c'era già nei miei confronti, tra fan.

D'altra parte con il fatto che la stagione stava finendo il mio tempo davanti alle videocamere sarebbe diminuito drasticamente e mi avrebbe permesso di passare del tempo con Lando e migliorare diversi aspetti della nostra relazione.

O almeno, così speravo.

Sistemo meglio la mia schiena sul petto di Lando e guardo le sue dita muoversi sul joystick della play station ad una velocità incredibile.

Non capivo come fosse possibile quella velocità, poi mi ricordavo dei mille tasti che c'erano sul suo volante e capivo tutto.

"Grace, Blake aiuto, Lando, scendete" le urla di panico di mia mamma mi fanno scattare in piedi e correre al piano di sotto seguita da mio fratello e dal mio ragazzo.

Appena la vedo con le mani insanguinate credo di star vivendo un incubo.

Controllo la sua figura con gli occhi e non mi sembra di vedere delle ferite.

Mi avvicino e la tasto per capire se il sangue è suo, ma no, è solamente sporca.

"Che cazzo è successo?" dice Blake guardandola negli occhi.

Spero vivamente sia uno scherzo di cattivo gusto anche se le lacrime che scendono dagli occhi di mia mamma, mi fanno intuire altro.

La porta di casa è aperta.

Sono entrati dei ladri e lei li ha uccisi?

Ok, questa opzione è decisamente surreale, perché mia madre quando cattura le cimici che mi fanno tanto schifo non riesce ad ucciderle e le libera, quindi figuratevi un essere umano.

Prendo coraggio e mentre mio fratello cerca di far parlare nostra madre, che sembra sotto shock, io esco dalla porta di casa seguita da Lando.

Non noto subito il problema, ma quando guardo verso il cancello, vedo Kentucky a terra, che sanguina.

"Ken" urlo come se potesse parlarmi.

Corro dal piccolo Husky di quasi un anno e una volta piegata su di lui cerco di individuare la ferita.

"Lando, Blake chiamate il veterinario andiamo da lui, ora" dico preoccupata rendendomi conto solo dopo di aver parlato in Italiano e probabilmente il mio ragazzo non ha capito una ceppa di niente.

Mi capitava spesso di parlare con Lando in Italiano, mi veniva spontaneo, perché lo ritenevo parte della famiglia.

"Dov'è Tommaso?" chiedo a mia madre che è appena uscita e sembra aver riacquistato un attimo di lucidità.

"Al Lavoro, non sa nulla" risponde.

"Vuoi dirmi che diamine è successo?" chiedo premendo sulla ferita per cercare di ridurre la fuoriuscita di sangue mentre Blake chiama il veterinario.

"Non so, Kentucky continuava ad abbaiare, sono uscita e ho visto dei ragazzini che gridavano, ho pensato stessero giocando con la palla e Kentucky abbaiasse per quello, così sono rientrata, dopo 10 minuti l'ho sentito guarire più volte e l'ho trovato così" spiega.

Nonostante il mio cuore stia tremando cerco di essere fredda e razionale.

"Andate dal veterinario, io aspetto Tom e vi raggiungiamo dopo" dico.

Qualcuno sarebbe dovuto rimanere per forza a casa e io ero di sicuro la persona giusta e Lando decide di rimanere con me.

Mia mamma entra in casa, probabilmente per prendere la borsa e lavarsi le mani insanguinate, mentre Blake e Lando cercano di prendere in braccio Kentucky, che è moribondo e a peso morto sarà una cosa come 70 kg.

Ken che mi combini?

Mamma arriva e sale in macchina seguita da Blake con il cane.

Aspetto che escano dal cancello e poi mi chino a raccogliere i pezzi di vetro che sono rimasti per terra, nel frattempo Lando entra a lavarsi le mani.

Fa freddo, davvero tanto freddo e inizia ad essere buio nonostante siano appena le 18.

Il vetro della bottiglia verde che ha provocato quella lacerazione a Ken, è sparso ovunque, ma cerco di raccogliere solo i pezzi più grossi, per gli altri ci penserò in un'altro momento.

Salgo le scale ed entro in cucina pronta a buttare tutto, ma prima che io getti i cocci nel contenitore del vetro, grazie alla luce, noto un bigliettino attaccato con lo scotch su un pezzo di vetro.

Lo stacco e butto i vetri dentro all'apposito contenitore.

Mi lavo le mani insanguinate e poi prendo di nuovo il biglietto tra le mani.

Lo apro e quando leggo la scritta rabbrividisco.

"Questa è solo colpa tua, se non lasci Lando succederà di peggio"

Cosa significava?

O meglio, avevo capito bene cosa significassero quelle parole, ma mi sembrava così surreale.

Era chiaro fosse riferito a me, ma non capivo chi potesse aver mandato questo "messaggio".

Erano davvero in grado le persone di spingersi così in là?

E se avessero lanciato questa bottiglia quando mia mamma era ancora fuori? E se avessero beccato lei?

Avremmo dovuto accettare la proposta di papà di mettete delle telecamere di sicurezza ovunque, invece non lo avevamo fatto.

"Piccola dove sei?" la voce di Lando mi fa calmare.

Velocemente ripongo il biglietto nella tasca posteriore dei pantaloni e mi volto verso Lando.

"In cucina" dico mentre fingo di asciugarmi le mani con uno straccio.

"Come stai?" chiede lui sedendosi sul bancone dell'isola al centro della cucina.

Mi avvicino a lui e mi posiziono tra le sue gambe, poso la mia testa sul suo petto e circondo la sua vita con le mie braccia.

Il suo mento si appoggia sulla mia testa e le sue braccia circondano il mio busto.

Stavo bene in quella posizione, ma quel foglietto di carta mi aveva fatto realizzare tristemente che forse era arrivata l'ora di mettere davanti il bene della mia famiglia, alla mia relazione.

"Dei ragazzini hanno lanciato delle bottiglie di vetro contro al mio cane, come vuoi che stia?" dico velocemente tirando su dal naso.

Era normale che stessi perdendo tutto quello che amavo?

"Aspettiamo Tommaso e poi vediamo se andare dal veterinario o no" dice lui strofinando le sue braccia sulla mia schiena.

La frase letta poco prima non accennava ad uscire dalla mia testa.

Era davvero colpa mia se Kentucky si era fatto male? Era colpa della mia relazione?

La porta di casa si apre risvegliandomi dai miei pensieri e facendomi sussultare, poi un Tom preoccupato entra in casa.

"State bene? Perché fuori c'è una macchia di sangue enorme?" chiede guardandosi intorno.

"Coraline e Blake stanno bene? Dov'è Kentucky?" continua camminando verso di noi.

"Tommaso" lo richiamo staccandomi da Lando.

Mi avvicino a lui e gli afferro il braccio frenando la sua corsa per la casa.

"Dei ragazzini hanno lanciato delle bottiglie di vetro in giardino e il vetro ha beccato in pieno Kentucky sulla schiena, mamma e Blake lo stanno portando dal veterinario" spiego.

Kentucky era il suo cane e io non volevo nemmeno immaginare il dolore che stesse provando in quel momento.

Quando avevo visto Ken sdraiato a terra avevo subito capito non era una cosa da niente, ma ero rimasta razionale, avevo imparato con il tempo a non impanicarmi subito, cosa che invece aveva fatto mia madre.

"Lo hai visto? Era grave?" mi chiede spaventato.

Non gli mentirò, ho già mentito così tanto negli ultimi mesi.

"Non ti dirò una bugia, respirava a fatica, non so se per lo spavento o per l'enorme taglio, ha perso molto sangue e purtroppo non potrei dirti altro dato che non sono un veterinario, ma puoi sempre raggiungere Blake e mamma" dico trattenendo le lacrime.

Annusice.

"Vieni con me?" chiede.

Guardo Lando e scuoto la testa.

"È inutile che andiamo tutti, vai pure e chiamami ogni volta che sai qualcosa" dico.

Annusice, mi stampa un bacio sulla testa e se ne va.

Silenzio, ecco cosa regnava in questa casa.

"Grace, domani abbiamo il volo per Abu Dhabi, ma possiamo spostarlo a giovedì se vuoi" interrompe la quiete Lando mentre mi abbraccia da dietro.

"Non preoccuparti, tu parti domani, io vedrò cosa fare, nel peggiore dei casi ti raggiungerò sabato" affermo.

Mi beo del suo profumo come se fosse un calmante.

La relazione con il mio primo amore si stava distruggendo a causa dell'invidia delle persone.

Non volevo rinunciare a Lando, ma nelle ultime settimane, lasciarlo sembrava sempre la scelta più giusta da fare.

Avevo sempre vissuto pensando che fosse impossibile fare la cosa giusta se quella sbagliata ti piace da morire; pensavo sempre : "meglio felici per sbaglio, che tristi per scelta".

Ma se la cosa sbagliata è allo stesso tempo quella giusta, come si decide che scelta fare?

Come avrei fatto a lasciare il mio primo e unico amore?

"Vado a farmi una doccia, se hai bisogno vieni a chiamarmi" dice facendomi voltare verso di lui.

Annuisco e gli lascio un bacio a stampo.

Lascio le mie labbra attaccate alle sue per un infinità di secondi, per gustarmi il suo magnifico sapore.

Poi lui inconsapevole di tutto si stacca, mi accarezza il viso e mi lascia lì, da sola, in cucina, con i pensieri che vagano in posti in cui non avrei mai voluto che vagassero.

~

È notte fonda, ancora nessuno è tornato dalla clinica veterinaria e non penso sia un buon segno.

Lando dorme al mio fianco con un braccio sulla mia vita e la testa appoggiata al mio petto.

Io invece fisso il soffitto.

Il mio cellulare inzia a squillare e nella foga del prenderlo tra le mani, faccio svegliare il mio ragazzo.

È Mamma.

Rispondo.

"Amore, Grace, scusami" dice.

"Dimmi mamma, come sta Ken?" chiedo.

"Amore, forse è meglio se vieni qui, non so se c'è la farà " afferma con voce spezzata.

Il telefono cade dalle mie mani.

Era solo un taglio.

Un taglio.

Non mi aspettavo di certo questo.

Avrei voluto davvero aprire gli occhi e scoprire ch'era tutto un incubo, sfortunatamente però non ero nemmeno riuscita a chiuderli gli occhi.

Lando dopo aver scambiato due parole con mia madre chiude la chiamata e si alza.

"Grace dobbiamo andare" afferma.

Fisso il vuoto ma annuisco.

Non era possibile.

Non ero pronta a perdere qualcun'altro.

Kentucky aveva poco meno di un anno, non poteva finire così per lui.

Kentucky stava morendo per un taglio.

Un taglio provocato da dei ragazzini che odiavano me, odiavano la mia relazione.

Stavo perdendo Ken per l'amore della mia vita.

Kentucky stava morendo per colpa mia.

~

Il mio cuore aveva i battiti rallentati, nonostante l'adrenalina fosse a mille dato che Lando sfrecciava tra le vie italiane come se fosse in un circuito.

Ero un vegetale.

Immobile.

Non mi ero nemmeno resa conto di aver fatto le scale ed essere salita sulla mia auto.

Stavo perdendo il controllo della mia vita?

Ero talmente abbagliata dall'amore che  non mi rendevo conto del male che questa relazione provocava alle perosne intorno a me?

Arriviamo alla clinica e come se mi fossi improvvisamente ripresa scendo dall'auto con una velocità assurda.

Suono e appena mi aprono entro dalla porta.

Faccio le rampe di scale correndo seguita dal mio ragazzo.

Arrivo davanti alla porta della clinica e suono di nuovo.

"Grace, seguimi" dice con voce triste la ragazza che mi accoglie ogni volta che vengo qui.

La seguo con calma mentre cerco di riprendere fiato.

Mamma e Blake sono seduti su delle sedie.

Mia madre piange mentre Blake le strofina la mano sulla schiena.

"Amore" dice mamma appena mi vede venendo verso di me.

Mi stringe in un abbraccio.

Oh, i suoi abbracci.

Avevo quasi dimenticato la sensazione di benessere che ti danno.

"Tom ha aspettato, vuole che tu lo saluti" dice.

Annuisco.

Mi volto per vedere Lando, il quale mi regala un debole sorriso di incoraggiamento.

Mi giro di nuovo verso la porta e la apro.

Kentucky è collegato a molteplici tubi e fili, ma è ancora sveglio, forse senza forze, ma i suoi occhi mi guardano con disperazione.

Tommaso accarezza il pelo del cucciolo di Husky mentre versa delle lacrime.

"Vieni pure" dice il dottore.

Mi avvicino al cagnolino che avevo finto di odiare per mesi.

Quanto avrei voluto fingere di meno.

"Ciao musetto rompi palle" dico toccandogli con un indice il naso secco.

Guardo Tom che ha smesso di piangere.

"Il taglio gli ha lacerato lo stomaco dal quale è uscito il succo gastrico che gli sta bruciando un polmone" dice triste

"Non possiamo fare nulla, solo porre fine al suo dolore, ora non sente nulla perché è sotto farmaci, ma ogni secondo che passa fatica sempre di più a respirare" si intromette il dottore.

Annuisco.

"Ho deciso di lasciarlo andare, non può soffrire così, non se lo merita" dice Tom.

Annuisco ancora.

Non saprei cos'altro dire.

"Vuoi rimanere dentro?" chiede il dottore.

Guardo Tom che fa segno di sì.

"Se si può, sì" sorrido.

Il magone mi sale in gola.

Il mio cuore batte più lentamente come per cercare di donare un po' di amore a Kentucky.

Era solo un taglio e ora sta morendo per colpa mia.

Questo è quello che si ripete nella mia testa.

I miei occhi si riempiono di lacrime e mi siedo su una sedia che mi ha passato la ragazza che mi ha accompagnata qui.

Prendo la testa di Ken tra le mani e gli sorrido, come se potessi ingannarlo.

"Scusami" sussurro talmente piano che non penso nemmeno di aver parlato per davvero.

Sa bene che sta per morire, non c'è bisogno che io lo rassicuri, lo sente nell'aria, eppure non riesce a lottare.

Poso la mia mano davanti al suo muso, lui me la lecca delicatamente.

Non era mai stato delicato, se ti vedeva per terra ti calpestava, si sedeva su di te, ti mangiava i capelli e cercava di darti quanti più baci possibili in faccia.

Gli lascio delle carezze sul muso e poi poso la mia mano nel suo pelo soffice.

Il dottore fa la puntura e spegne i macchinari.

Kentucky mi guarda e poi rivolge unicamente i suoi occhi a Tommaso.

Ken e Tom erano pappa e ciccia.

Dove c'era uno, potevi stare sicuro di trovare l'altro.

Avevano il solito legame cane - padrone, Kent era fedelissimo e Tommy cercava sempre di portare con sé il suo amico a quattro zampe.

Tommaso non pianse finché il cuore di Kenny smise di battere.

Appena gli occhi del cane si chiusero, l'aria di morte invase la stanza e il mio cuore si sigillò totalmente.

Kentucky era morto per colpa mia e di Lando e d'ora in poi non avrei più lasciato che qualcosa si distruggesse per colpa mia.

Avevo deciso.

Forse era la scelta sbagliata.

Ma oltre l'husky privo di vita davanti a me, anche io stavo morendo ogni giorno, ad ogni messaggio, commento e l'avvenimento di oggi era stato solamente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Io e Lando non potevamo più stare insieme, ci saremmo portati all'autodistruzione e nel farlo avremmo portato con noi sul fondo, tutte le persone che amavamo.

L'indomani sarei partita per Abu Dhabi e lí, insieme al campionato, sarebbe finita anche la mia relazione con l'inglese.

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gracejwolff

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gracejwolff my second angel, fly high Kentucky 👼🏻

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gracejwolff Yesterday we lost another    great soul. Kentucky was the dog of the boyfriend of my mother; Some people threw a bottle of glass in our garden and that cost the life of Ken; I will never stop to think how people can be so cruel, he was only 1 year and he didn't deserve that end. In the night we choosed the best for him, and we let him fly in the sky with Anthoine, take care of each other. ti amo per il resto della mia vita Kenny ❤️

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