LOVE ON THE RUN

By meemedesimaa

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Grace Jasmine Wolff, la figlia del famoso Team Principal Toto Wolff, ha 18 anni, quasi 19, e ha sempre avuto... More

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By meemedesimaa

La scuola era iniziata da poco meno di due settimane e io volevo solo sbattere la testa contro una scheggia di vetro ben appuntita.

Avevo più compiti da fare e lezioni da seguire che tempo per vivere e questo mi stava logorando.

Sapevo che la quinta superiore sarebbe stata tosta e lo avevo capito sin dalla prima settimana, ma la cosa che non mi avrebbe di certo aiutato era la relazione a distanza che avevo da poco iniziato con il pilota di formula uno.

Come Lando mi aveva promesso, cercava di venire da me il più possibile.

Questo weekend però ci sarebbe stato il Gran Premio di Russia a Sochi e nonostante io fossi sommersa di compiti e cose da studiare non me lo sarei mai persa.

La Russia mi affascinava e non poco.

Oggi è giovedì e io dovrò faticare ancora per due lunghi giorni prima di poter prendere l'aereo.

Mi alzo dal letto rotolando nelle mie coperte, con la sveglia che non vuole smettere di produrre quell'incessante e fastidioso rumore.

Prendo il telefono tra le mani e disattivo la suoneria per poi andare sulla chat di Lando e dargli il buongiorno.

È sempre mio il primo messaggio della giornata, dato che lui si sveglia ovviamente più tardi considerando il fuso orario.

Mi faccio forza e vado in bagno, mi do una veloce sistemata e indosso i vestiti puliti, ordino i capelli in una coda e prendo la cartella per poi scendere al piano di sotto.

Faccio colazione in un batter d'occhio e mi fiondo a lavarmi i denti.

Solita routine, io che metto la sveglia presto per essere in orario e sempre io che la rimando fino ad essere in ritardo.

Lascio un bacio a mamma che è l'unica sveglia oltre a me e Kentucky.

Prendo le chiavi dell'auto e in 10 minuti sono davanti alla mia scuola.

Cammino con la testa tra le nuvole e mi fermo alla panchina dove ci sono i miei amici.

"Ei Grace quando hai detto che parti?" mi chiede Federico mentre finisce di fumare la sua sigaretta.

"Venerdì sera" dico sbadigliando e posando la cartella a terra.

"Sabato ti perdi la festa di Gian" dice Matteo ridendo mentre posa una mano sulla coscia di Sofia, la sua ragazza.

"Uh, mi perdo proprio tanto allora" ridacchio.

"Finalmente ti sei fatta viva, che ne dici di parlare dei due mila messaggi che ti ho lasciato questa mattina e che tu non hai letto brutta puttana?"

Questa è sicuramente Rebecca alle mie spalle, che se la prende con me.

Mi volto e vedo il viso arrabbiato della mia amica, poi tasto le tasche dei miei jeans e solo quando mi rendo conto di aver lasciato il cellulare sul comodino sussurro un leggero "noo".

"Hai lasciato il telefono a casa? strano" dice la ragazza che sembra meno arrabbiata di prima.

"Domani parti?" chiede cambiando discorso.

"Si, di notte" sorrido, non vedo l'ora.

"Mh, mi faresti il favore di salutarmi Mick e casualmente lasciargli il mio numero? Mi manca così tanto" dice sognando ad occhi aperti.

La campana della scuola alle nostre spalle suona e ci obbliga ad entrare in classe.

"Si Reb, nonostante non lo sopporti farò questo per te, mon amour" rido.

~

La valigia era pronta, mancavano solo due felpe all'appello poiché mamma aveva insistito per stirarle, inconsapevole del casino che avrei fatto una volta arrivata in hotel.

"Tieni amore" dice passandomi gli indumenti che spingo dentro la mia valigia rosa metallizzato.

"Sei felice?" mi chiede dopo avermi aiutata a chiudere tutti i bagagli.

La guardo e capisco che non si riferisce solo al viaggio che sto per fare, ma in generale all'ultimo periodo della mia adolescenza.

"Lando, mi fa stare bene" sorrido.

"Si vede piccola mia" sorride anche lei spostandomi una ciocca dal viso, caduta dal mio chignon.

"Ora riposa qualche ora, vengo a svegliarti io verso le 23" dice rimboccandomi le coperte e spegnendo la luce della mia stanza.

Erano appena le 19.33, ma come la mia testa toccò il cuscino, io crollai in un sonno rigenerante.

~

Il viaggio è finalmente terminato, le ruote dell'aereo sono a terra e io sono appena approdata in Russia.

Le quasi 7 ore di volo mi hanno fatta arrivare a Soci per le 12, orario in cui Lando è ancora in pista per le FP3.

Dopo aver preso i miei bagagli mi avvicino ai posteggi dei taxi, trovando un' auto bianca vuota, in cerca di un passeggero.

Ultimamente la fortuna sembrava essere fin troppo dalla mia parte.

Una volta caricato tutto, indico la via e partiamo.

Decido di recarmi subito al circuito per evitare di perdermi le qualifiche, cercherò di mangiare qualcosa lì.

Una volta arrivata davanti al parcheggio do' i soldi al tassista e mi reco dentro al circuito, sommersa dalle valigie.

Devo rimanere solo 3 giorni e ho portato 2 valigie enormi, credo di aver esagerato.

Proprio per questo motivo, la mia priorità, per ora, è solo quella di posare da qualche parte questi bagagli da 348 kg ciascuno.

Il mio sguardo cade casualmente sull'hospitality dell'Alpha Tauri che si trova davanti a me e solo in quell'istante mi ricordo di avere un migliore amico.

"Ciao" saluto delle persone entrando e cercando con lo sguardo Pierre, incrociando invece gli occhi di Katerina.

La ragazza, inaspettatamente, mi sorride dallo sgabello su cui è seduta.

Davvero non riuscivo a capire, le stavo simpatica o no?

La raggiunsi con molta difficoltà.

"Ei, ciao, hai visto Pierre?" le chiedo stupidamente.

Se lo avesse visto sarebbe con lui.

"Sei appena arrivata? Comunque no" dice.

Non so tra le due, chi stava facendo domande più stupide.

"Già, atterrata da appena 20 minuti" sorrido cercando di smorzare la tensione.

"Senti non è che posso lasciare queste nella stanza di Pierre? Verrò a prenderle dopo le qualifiche" le chiedo dopo attimi imbarazzanti.

"Oh si, vuoi una mano?" dice scendendo dallo sgabello.

Forse non è così male come pensavo, devo solo conoscerla meglio, no?

"Grazie" le sorrido quando prende con entrambe le sue mani una mia valigia e mi fa segno di seguirla.

Una volta posato tutto nella stanzetta del mio migliore amico, torniamo verso l'ingresso.

"Hai già mangiato?" le domando davanti alla porta scorrevole dell'uscita.

"A dir la verità no, stavo aspettando Pierre, ma il debriefing sta durando più del dovuto e la fame inizia a mangiarmi lo stomaco" sorride.

"Allora andiamo, i ragazzi possono aspettare, il cibo no" rido invitandola indirettamente a venire con me.

~

Sono le 13.15, tra 45 minuti inizieranno le qualifiche e nessun pilota si è ancora fatto vivo tra i paddock.

Il meteo è abbastanza incerto, ha piovuto fino a poco fa e la strada è completamente bagnata, così come i vetri del piccolo bar in cui ci trovavamo io e Kat.

"Pierre parla sempre di te" dice la ragazza sorridendo "O meglio, non me ne aveva mai parlato fin quando ti ha incontrato quella sera in Belgio" spiega.

Era normale e non me ne stupii più di tanto, nemmeno io avevo parlato di lui agli altri in questi due anni.

"Spero solo cose belle" rido riferendomi alle cose che gli avrà raccontato di me dopo il Belgio.

"Solo cose belle, ti descrive come la parte migliore della sua vita, l'unica che non lascerà mai andare e ora ho capito cosa intende, è difficile non stare bene con te" sorride.

Sono felice che le persone pensino questo quando sono insieme a me.

"Ecco perché non ti andavo a genio, vero?" le chiedo.

"Esattamente" ride "Scusami, sono stata davvero stronza" ammette.

"Non preoccuparti, non devi avere timore che io ti rubi il ragazzo, vedi, io e Pierre siamo la stessa identica persona, è come se fossimo due computer che si scambiano informazioni ogni secondo" le spiego "So che è una cosa surreale da credere, ma è così" continuo spostando lo sguardo verso l'entrata del bar, dove Pierre e Lando stanno facendo il loro ingresso.

Un sorriso spontaneo spunta sul mio viso, quando vedo il mio ragazzo varcare l'entrata e cercare i miei occhi.

"Pierre mi ha praticamente detto le stesse cose" Katerina cattura la mia attenzione che in seguito viene riportata sui due piloti arrivati accanto al nostro tavolino.

"Avete già mangiato?" domanda Pierre con un'espressione sconcertata in volto, ignaro della conversazione che io e la sua ragazza stavamo tenendo.

Kat annuisce mentre io mi perdo a guardare gli occhi blu di Lando.

Mi sembra di non averlo visto per mesi eppure l'ultima volta che ci siamo sentiti in videochiamata è stata appena la sera prima.

"Pierre, io mangio più tardi, mi sono ricordato che prima devo andare nella mia hospitality a prendere gli integratori" dice Norris alzando la sua borraccia e fermando il francese che stava andando a ordinare del cibo.

"Io vado con lui, faccio un giro e saluto Daniel; Pierre guarda che nella tua stanza ci sono le mie valigie" sorrido facendogli l'occhiolino e mandandogli un bacio volante.

Saluto con un cenno della mano Katerina e poi seguo Lando che è già uscito dal locale per non destare troppi sospetti.

"Aspettamiii" grido mentre saltello verso di lui.

Lo sento ridere ma non si ferma, così velocizzo i miei saltelli per raggiungerlo e una volta al suo fianco vedo il suo magnifico sorriso.

"Ridi di me?" chiedo tornando a camminare normalmente.

"Io? Non potrei mai ridere di un babbuino spelacchiato come te" ride.

Spalanco la bocca offesa.

"Babbuino spelacchiato sarai tu" dico fingendomi offesa "Gorilla" continuo.

"Foca" ribatte sfidandomi con lo sguardo.

La sua risata mi contagia ancora prima che io possa continuare a recitare il mio teatrino da arrabbiata.

Arriviamo nell'hospitality della McLaren e Lando va verso la sua stanza, mentre io lo seguo silenziosamente sotto gli occhi di tutto lo staff.

Una volta entrati nel corridoio che porta alla sua stanza, mi ritrovo gli occhi di Lando a qualche centimetro dal viso.

Le sue labbra si premono sulle mie con impazienza.

Sorrido su di lui, perché mi fa stare bene, è uno di quei sorrisi incontrollati, che non riesci a trattenere, quelli che nascono senza un preavviso e che fatichi a far scomparire.

La sua mano destra si posa sul mio fianco, mentre con l'altra stringe la borraccia e tasta il muro per raggiungere la sua stanza cercando di non sbattere ovunque.

Dopo vari tentativi, riusciamo a trovare la porta e mentre ridiamo l'uno sulle labbra dell'altro, entriamo nella piccola stanzetta.

Poso le mie mani sul suo viso e cerco di allontanarlo un po', voglio solo perdermi nei suoi occhi e dirgli quanto mi è mancato.

Cerco di allontanarlo da me, ma le sue labbra non ne vogliono sapere di staccarsi.

Rido.

"Ragazzi" dice una voce che ci fa staccare immediatamente.

"Jon" dice Lando per poi scoppiare a ridere mentre io mi sento terribilmente in imbarazzo.

"Che ci fai qui?" chiede il mio ragazzo mentre continua a ridere.

"Mi hai chiesto tu di portarti gli integratori" dice ovvio sorridendo.

"Giusto" dice Lando voltandosi verso di me che non vorrei fare altro che sotterrarmi.

Il ragazzo si allontana dal mio corpo e io vado a sedermi sul lettino, in attesa che i due uomini finiscano di parlare.

"Sai che tra poco devi essere in pista vero?" dice il fisioterapista.

"Certo Jon, non stavamo facendo nulla di male eh" ride il ragazzo.

"No quello di sicuro no, ma cerca di rimanere concentrato" dice.

Non so perché ma queste parole mi appaiono come una lama rivolta verso la nostra relazione; ultimamente mi pareva che tutto e tutti volessero venirci contro.

"Certo Jon e tu cerca di non dire a nessuno ciò che hai visto, ma letteralmente a nessuno, è un segreto, nemmeno Daniel lo sa" spiega l'inglese.

L'uomo annuisce, mi rivolge un sorriso e poi esce dalla stanza assicurandosi di chiudere per bene.

"Piccola" dice Lando venendo verso di me e posizionando i suoi fianchi tra le mie gambe.

"Dimmi" sorrido nel modo più naturale possibile.

"Che c'è?" chiede.

Aveva imparato a capire le mie espressioni e sembrava riuscire a percepire ogni mia emozione.

"Niente, non preoccuparti, come sono andate le prove?" dico cambiando discorso per non annoiarlo con le mie paranoie.

Il suo sguardo è ovviamente abbattuto, ma lascia perdere il discorso come se non volesse litigare e lo apprezzo, perché non ho le forze di sostenere una discussione.

"La macchina promette bene questo weekend e piove e a me piace correre sul bagnato" dice posando le sue mani sulle mie cosce.

Sorrido per l'entusiasmo con cui dice questa frase.

"Stasera ti porto a fare una cena romantica" dice sorridendo.

"Non possiamo" affermo riddacchiando.

"Perché?"

"Perché in un ristorante ci vedrebbero troppe persone" dico accarezzandogli il viso.

"Ma non ho detto che ti porto al ristorante" afferma sicuro di se con un ghigno in faccia.

"E come.. " faccio per chiedergli informazioni ma il suo dito indice si posa sulle mie labbra provocandomi mille brividi.

"Tu pensa solo a metterti qualcosa di bello ad esempio quel vestito che hai messo a Monza, però sta volta preparati solo per me" sorride facendomi l'occhiolino.

~

Lando è vicino alla sua monoposto mentre parla con Andy per le strategie, il Q3 è iniziato da qualche minuto e io sto solo aspettando che il mio ragazzo rientri nell'auto.

La pioggia ha appena smesso di scendere sul circuito e la pista si sta asciugando lentamente.

Lando si infila il casco e in qualche minuto ritrovo le tre iniziali del suo cognome sul tabellone.

Pierre sfortunatamente è rimasto fuori dal Q3 così come Seb e Charles che non sembravano avere per niente feeling con la macchina, al contrario di Lando e George che stanno dando il meglio di loro.

Il tempo è scaduto, la bandiera a scacchi sventola sul traguardo.

Lando è nel pieno del suo giro veloce.

Lewis è primo dato che Max non ha nemmeno provato ad entrare in auto, tanto domani partirà ultimo per il cambio di motore.

Carlos passa il traguardo. Pole.

Un sorriso spunta sulla mia faccia, ma il tempo di Lando mi fa sorridere ancora di più.

Mi alzo in piedi portandomi le mani alla bocca dall'ansia.

L'ultima curva, perde il posteriore togliendomi il fiato ma lo recupera subito per poi tagliare il traguardo e segnare un tempo da paura.

Salto per aria e abbraccio Charlotte, la sua assistente che si trova al mio fianco.

Lando è in pole, la sua prima pole.

Non riesco a smettere di sorridere e i miei occhi diventano umidi per la felicità.

Vorrei correre da lui e baciarlo, dirgli quanto sono fiera del suo lavoro, ma mi limito a guardarlo al di là delle transenne.

Lui è agitato, non sa esattamente cosa fare, abbraccia Zack mentre si guarda intorno, mi sta cercando ma non mi vede.

Le persone davanti a me sono troppo alte.

Ed ecco che ora li vorrei, quei 10 centimetri in più, ma non importa, lo vedo io e questo mi basta.

Sorrido mentre firma il ruotino dei Pole Award.

Si Lando, finalmente il sole inizia a splendere anche su di te.

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