Cherry tea - TAEKOOK

By KM_2026

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[COMPLETATA] L'inizio non fu certo dei migliori e mai Jeon Jungkook avrebbe pensato di passare uno degli an... More

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 33
CAPITOLO 34
CAPITOLO 35
CAPITOLO 37
CAPITOLO 38
CAPITOLO 39
CAPITOLO 40
CAPITOLO 41
CAPITOLO 42
EPILOGO
SPECIALE 1
Nuova storia ❀

CAPITOLO 36

921 80 38
By KM_2026

Ogni mio passo risuonò nella tromba delle scale riempendo il silenzio che aleggiava nel condominio in quel momento, non quelli di Taehyung, che non aveva neanche provato a fermarmi. Sinceramente lo ringraziavo per questo. Avevo bisogno di stare solo, ed anche se in quel momento odiavo ammetterlo, lui mi conosceva fin troppo bene.

E alla fine pure io mi conoscevo, e nonostante avrei voluto stare solo, sapevo che non era la cosa più giusta da fare. La mia mente stava già viaggiando verso finali che non avrei voluto vivere, storie che non volevo che mi appartenessero. Volevo stare solo, ma non lo potevo fare. Avevo bisogno di saperne di più, avevo bisogno di capire quale, tra quella miriade di emozioni che stavo provando in quel momento, sarebbe stata la vincitrice.

Tirai fuori dalla tasca dei jeans il telefono cercando di ignorare il messaggio, ormai inutile, di P-hyung che mi diceva che si sarebbe sistemato tutto. Aprii le chat archiviate. C'era una sola chat lì da una settimana circa. La aprii e digitai velocemente un messaggio.

"Possiamo parlare?"

Rimasi a fissare lo schermo qualche minuto, vidi la scritta "online" spuntare sotto al nome del contatto, le spunte del messaggio diventare blu. Aspettai. Niente. Nessun "sta scrivendo...", niente di niente, o almeno così pesai erroneamente. Qualche secondo dopo, infatti, mi arrivò una posizione. Nessuna frase, nessuna parola, solo una posizione.

Cliccai e mi incamminai cercando di spegnere qualsiasi parte del mio cervello e del mio cuore finché non arrivai a destinazione. Non era molto lontano dal polo universitario, giusto 20 minuti a piedi, quindi poco più in là di casa di Taehyung. L'edificio era grande ed imponente. Erano bastati pochi passi per uscire dal quartiere di quel fatiscente condominio da cui ero appena scappato, per arrivare a questo bellissimo edificio di un color rosa pesca chiaro. Le finestre avevano tutte una inferriata molto elegante e nel secondo e terzo piano c'erano anche dei piccoli balconcini.

Mi sentii a disagio ad entrare in un posto tanto di lusso. Persino l'ingresso non sembrava essere quello di una scuola, o comunque non quello di una scuola pubblica. Il bancone a cui sedeva la segretaria era di un marmo bianco immacolato e quasi ebbi paura ad avvicinarmi per chiedere dove dovessi dirigermi. Per fortuna non lo dovetti fare perché la voce di Jimin mi anticipò.

"È con me" disse semplicemente alla signora seduta dietro al bancone. Poi si inchinò e fece un cenno verso di me come a dirmi di seguirlo.

Restammo in silenzio finché, dopo aver sceso le scale verso il sotterraneo della scuola, non arrivammo alla sala prove numero quattro. Dentro non c'era nessuno, solo il borsone di Jimin e una pila di asciugamani puliti.

Non era una stanza molto grande. C'erano specchi a muro su due delle pareti e una sbarra su una terza.

Jimin camminò fino ad una delle pareti a specchio e ci sedette davanti, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi. Per cui feci lo stesso.

Inizialmente restammo in silenzio entrambi. Poi mi decisi a parlare.

"Immagino che tu abbia capito perché sono qui" dissi voltandomi a guardarlo, ma lui rimase immobile, gli occhi ancora chiusi.

"Sì...te lo ha detto o lo hai scoperto?"

"Diciamo entrambi" sospirai.

"Come stai?"

Era una domanda tanto semplice quanto contorta. Come stavo veramente? Ero ancora deluso per le menzogne? Mi sentivo tradito? Ero arrabbiato? Triste? Preoccupato? Non lo sapevo. Ed ero lì per capirlo.

"Non lo so, sono confuso credo. Non capisco perché non ce lo abbia detto subito, né perché sia arrivato addirittura a mentire. Vorrei solo sapere cosa succederà ora...a noi" aggiunsi chiudendo gli occhi.

"A voi? Jungkook io non credo che per Tae questa situazione cambierà qualcosa. Ti ama. Non posso parlare per lui e non credo di dover essere io a dirti perché si sia comportato così, ma posso dirti che ti ama veramente tanto."

"Se mi amasse così tanto non credi che si sarebbe fidato di me da subito?" mi voltai verso di lui e i nostri sguardi malinconici si incontrarono. Entrambi persi, entrambi spaventati, entrambi feriti da una persona a noi cara.

"Lo pensi veramente o stai solo cercando un motivo per scappare?"

A quella domanda non riuscii più a reggere il suo sguardo. Cosa stavo facendo? Stavo mettendo in discussione tutto quello che c'era stato tra noi per paura? Forse sì. Cosa sarebbe successo tra qualche settimana quando Tae sarebbe partito? Sarebbe finita lì? Lo avrei aspettato? Lui voleva che io lo aspettassi oppure ci saremmo detti addio?

"Sai" continuò Jimin, "a volte bisogna spegnere la testa e ragionare solo con il cuore. Ecco perché mi piace ballare, perché mi aiuta ad evadere la realtà. Quando ballo non sono più Park Jimin, sono solo parte di un flusso. Quando ho incontrato Tae non ero sicuro di chi fossi, probabilmente non lo sono neanche ora, ma con lui al mio fianco ho sempre saputo di essere semplicemente Jimin, il suo migliore amico. Una persona valida del suo amore, ecco chi sono. Non credo che ti abbia mentito perché non ti ama, ma perché ti ama troppo."

"Non capisco..."

"Capirai, ma non sta a me spiegartelo Jungkook. Però so come ti senti, perché anche io lo amo profondamente e avrei voluto sentirlo da lui, non scoprirlo per caso."

"Avete parlato?" mi azzardai a chiedere volgendomi nuovamente verso di lui.

Jimin guardava fisso davanti a sé, gli occhi lucidi ed un sorriso amaro stampato sul volto. "Sì, qualche giorno fa, dopo che ti ho visto al Y. Quando ho sentito dire al tuo amico che Taehyung era in ospedale è diventato tutto così reale. Non ci volevo credere. Pensavo che continuando ad ignorare la questione, ad evitare lui, avrei fermato il tempo. Che stupido" rise. "È ironico come tutti i miei sforzi siano stati vanificati nel giro di qualche secondo. Quando sua madre mi ha chiesto come stavo dopo aver appreso la notizia non riuscivo a capire a cosa si riferisse, solo dopo che mi ha detto tutto si è resa conto che io non ne sapevo nulla. Quando ne ho parlato con Tae non ci volevo credere. Siamo sempre stati io e lui contro il mondo. Lui è sempre stato al mio fianco anche quando non volevo il suo aiuto. Quando non ho passato le audizioni per questa scuola è stato lui a motivarmi per fare meglio. Abbiamo passato un intero semestre a studiare e provare finché, alla fine, non sono riuscito ad ottenere una borsa di studio. Senza di lui non ce l'avrei fatta."

Era la prima volta che sentivo Jimin parlare delle sue difficoltà. Sapevo che la sua fosse una vita comunque complicata, divisa tra lavoro e scuola, ma raramente lo avevo sentito parlare di cose così personali.

"Quando mi accettarono l'anno era già iniziato per cui, per gli altri, ero solo il ragazzino povero che era entrato per pietà, per far sì che la scuola potesse mostrarsi bella agli occhi della società. Nessuno voleva parlare con me, né tantomeno fare coppia con me durante le lezioni. È un ambito molto competitivo quello della danza. Il mio primo anno è stato un inferno sinceramente. Un giorno addirittura mi rubarono le scarpe. Non sapevo come fare perché non potevo certo tenere le scarpette fuori dalla sala prova. Me le avevano regalate i miei genitori, erano costose e non volevo rovinarle. Taehyung veniva sempre a prendermi dopo la fine delle lezioni e quel giorno mi presentai scalzo. Mi vergognavo, sia di non essere in grado di reagire con i miei compagni di scuola, sia perché non volevo che le persone per strada vedessero Tae vicino a me in quel momento. Ma sai lui cosa fece? Si tolse una scarpa ed un calzino e si inginocchiò davanti a me per infilarmeli. Così va molto meglio non credi? mi aveva detto sorridendomi."

La sua voce stava iniziando ad incrinarsi ed un'unica lacrima percorse lentamente la sua guancia. Restai in silenzio ad aspettare che si calmasse così da poter proseguire il racconto.

"Quella sera, prima di andare a casa, Tae mi portò in un vecchio parco poco lontano da casa dei suoi genitori. Facemmo tutta la strada senza una scarpa ciascuno e tenendoci per mano. Ero così fragile, eppure mi sentivo invincibile in quel momento davanti agli occhi della gente.

Tu sei la stella più luminosa. Non dimenticarti mai quanto vali. Me lo ricordo bene quando mi disse quelle parole. È una frase banale lo so, ma in quel momento era l'unica cosa che avevo bisogno di sentire. Ricordo che gli strinsi la mano più forte come se avessi paura che il vento ci stava scompigliando i capelli potesse portarmi nel cielo in mezzo alle altre stelle, lontano da lui. Quella sera promettemmo che saremmo rimasti insieme per sempre, qualsiasi cosa fosse successa."

Si alzò in piedi e andò a prendere le scarpette che erano dentro al borsone.

"Però la vita non va sempre come uno pianifica ed infondo quella era una promessa che sapevamo entrambi avremmo infranto, solo che non volevamo crederci."

"Perché dici così?" chiesi.

"Io sono un ballerino, lui un artista. Dentro di me sapevo che non avremmo potuto fare il servizio militare insieme, ma comunque avrei voluto saperlo prima ecco. È stata una decisione improvvisa la sua e me ne ha tenuto all'oscuro. Tu meglio di tutti sai cosa si prova" sorrise amaramente.

"Io..." iniziai a parlare senza aver ancora messo ordine tra i miei pensieri. "Io non so cosa voglio, o meglio, so cosa voglio, ma ho paura."

Jimin non disse nulla, semplicemente iniziò a scaldarsi a terra per prepararsi a ballare. Lo ringraziai mentalmente per questo. Se fosse rimasto immobile a guardarmi, ad aspettare un mio monologo, non sarei riuscito a continuare a parlare.

"Lo amo, non è quello il problema. So che tra diciotto mesi lo amerò allo stesso modo. Non so se Taehyung sarà l'uomo della mia vita, né se resteremo insieme per sempre. Però so che è l'uomo perfetto per me ora e non voglio lasciarlo andare. Non voglio perderlo."

Finalmente stavo iniziando a sistemare quel caos che avevo in testa.

"Credo che a spaventarmi maggiormente siano le settimane che ci restano insieme" ammisi finalmente ad alta voce. "Il pensiero che lui partirà lasciandomi solo mi logora, anche se so che tornerà. Non so se riuscirò a godermi questo tempo senza pensare che sta per finire. Ho paura che il pensiero della separazione mi impedirà di affezionarmi a lui ancora di più, perché so che se ne andrà e non voglio soffrire più di quanto so già che soffrirò."

Jimin si alzò in piedi e camminò verso la sbarra lasciando uscire un piccolo verso per farmi capire che mi stesse ascoltando.

"E sono arrabbiato con lui perché non parlandomene subito ci ha portato via del tempo. Sono arrabbiato perché piuttosto che parlarmene si è chiuso in sé stesso arrivando addirittura a mentirmi."

"Io credo che dobbiate parlare Jungkook. Credo che entrambi abbiate dei pesi sul petto che dovete togliervi al più presto. Non posso sapere cosa deciderete di fare, né cosa succederà tra più di un anno, ma sicuramente ne dovete parlare a cuore aperto. Niente più segreti o bugie."

"Credo che tu abbia ragione...sono solo...spaventato?"

"Lo so, è normale" disse avvicinandosi a me e porgendomi la mano. Mi alzai e una volta in piedi venni subito chiuso in un abbraccio da Jimin. Ne avevo bisogno.

"Io resterò qui a provare tutta la notte, queste sono le chiavi dell'appartamento. Fatti una passeggiata oppure vai diretto là, ma vacci. E parlate" continuò con un tono di voce tanto serio quanto delicato e premuroso.

Annuii e senza dire altro uscii dalla sala prove ripercorrendo la strada fatta qualche ora prima, con la testa più leggera ed il cuore più pesante.

Non trovai più nessuno alla reception e fui grato di essere riuscito ad arrivare all'uscita senza perdermi perché quella scuola, vuota e immersa nel silenzio, faceva paura. Appena misi piede fuori notai che si era fatta sera. Sapevo che Jimin aveva ragione, dovevo parlare con Taehyung, per cui mi incamminai verso l'appartamento.

Non ero agitato, ma ero molto stanco. Quella giornata era stata il coronamento di una serie di giornate una più stancanti e difficili dall'altra emotivamente parlando, per cui quando infilai la chiave nella toppa ed aprii la porta, fui felice di trovarmi al buio.

Nessun rumore.

Le luci erano tutte spente fatta eccezione per quella della cucina che mi permise di togliermi le scarpe e la giacca senza fare troppo rumore. Entrai nella piccola stanza per mettere nel lavello la tazza, ancora calda, che era stata presumibilmente piena di tè, poco prima.

Non c'era traccia di cibo, né di piatti sporchi, per cui fui abbastanza sicuro del fatto che Tae fosse andato a dormire da poco senza cenare. Sospirai. Forse era meglio così. Sapevo dovessimo parlare, ma ero così stanco in quel momento che ero sicuro non sarei riuscito ad affrontare quella conversazione.

Spensi la luce della cucina e, facendo meno rumore possibile, mi avviai verso la camera da letto.

La stanza era leggermente illuminata dalla grande finestra, come sempre. Taehyung era coricato su un fianco, con un cuscino tra le braccia, nel lato sinistro del letto. Mi avvicinai sperando di non svegliarlo e mi sdraiai accanto a lui a fissare il soffitto.

Solo una volta lì vicino a lui mi resi conto che il respiro di Taehyung non fosse regolare, segno che in realtà non stesse dormendo veramente. Eppure non si girò verso di me, non fece nulla. Rimase immobile nel silenzio che ci avvolgeva. Ed io feci lo stesso, troppo stanco per iniziare quella conversazione e troppo in conflitto per allungare una mano verso di lui e sfiorarlo.

Restammo semplicemente sdraiati uno vicino all'altro, finché alla fine non ci addormentammo.













***** spazio autrice *****

:D

Spero abbiate passato delle buone feste e vi auguro già un buon nuovo anno. In realtà il mio anno, nonostante il covid, è stato molto bello perché esattamente un anno fa iniziavo a scrivere Cherry tea. Il 2021 mi ha dato tanto, soprattutto mi ha permesso di conoscere persone stupende senza le quali ora sarei persa e che sono sicura mi porterò dietro per tutta la vita. Un po' come Jimin e Taehyung insomma, qualsiasi cosa accada ci saremo le une per le altre.

Spero che ora sia più chiaro perché Jimin fosse uscito in lacrime dall'appartamento due capitoli fa e il perché della sua reazione quando Jin ha parlato di Tae e dell'ospedale. Ho volutamente detto che Jimin è innamorato di Tae, perché è così, è un amore diverso da quelli dei Taekook, ma sempre amore è, va oltre a quella che è l'amicizia in generale.

Aggiungo una precisazione, quando dico "io sono un ballerino lui un artista" intendevo che chiaramente per una persona che lavora con il proprio corpo è sconveniente perdere un anno e mezzo di militare quando il suo corpo è all'apice della forma. Quindi Jimin già da adolescente sapeva che sarebbe partito una volta compiuti i 30 anni. Mentre per Taehyung è diverso, lui può andare ora e poi avere tutta la carriera davanti ecco.

Spero solo che, nel suo piccolo, anche il POV di Jimin sia comprensibile. Anche se è un personaggio secondario ci tengo moltissimo.

Per quanto riguarda Jungkook forse non ho snocciolato per filo e per segno tutto, ci sono stati già tanti capitoli sui suoi pensieri e nel prossimo finalmente ci sarà un confronto con Taehyung quindi spero con quello di riuscire a colmare ogni vostro dubbio sui suoi sentimenti e pensieri.

Se qualcosa non fosse chiaro o se volete approfondire la storia o questi ultimi capitoli scrivetemi pure, vorrei avere delle opinioni, soprattutto se non sono stata esplicativa a sufficienza. Vale lo stesso per confronti sulle emozioni dei personaggi, magari non siete d'accordo sulla loro reazione. Sarei curiosa di capire come i miei personaggi vivono nella vostra mente.



BUON COMPLEANNO TAEHYUNG
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