The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (I...

By -Happy23-

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In una città dove la squadra di football liceale comanda la scuola, Amelia è una delle tante facce tra la fol... More

¡Leggete!
Info e Aesthetic dei personaggi
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Epilogo
Sequel
Altre Storie

Capitolo 16

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By -Happy23-

Feci del mio meglio per non emettere suoni mentre mangiamo a tavola. Inoltre sentivo l'urgente bisogno di dover sistemare quella cucina. Se mia madre avesse visto il disastro, avrebbe avuto un attacco di cuore e io sarei rimasta a pulire da sola per giorni. Il livello di ordine che si aspettava era estremo per me, ma ormai era diventata un'abitudine per me.

"L'hai fatto tu?" chiese Zack, come per esserne sicuro. Annuii. Guardò in basso con soggezione, come se fosse un pasto a cinque stelle e non una zuppa di base. "E' davvero buona," si complimentò sincero e mi sfuggii un sorrisetto.

"Sono contenta che ti piaccia," risposi quasi imbarazzata.

"Mi dispiace per J," Zack si scusò, il che mi sorprese. "Deve essere stato davvero conciato per bere così."

"Ci sta." Mescolai un po' la mia zuppa con il cucchiaio. "Gli manca."

Annuì lentamente ed espirò. "Non sa neanche come si viva senza di lei, ecco perché non avrebbe dovuto affezionarsi così tanto..." si bloccò.

"Lui la ama," dissi.

"Si," Zack concordò tranquillamente. "Ecco perché sta soffrendo così tanto ora." Premette le labbra insieme. "Se non ti interessa, non ti fai male," aggiunse burbero e si raddrizzò per riprendere a mangiare.

Non sapevo se fosse la mia sonnolenza o cosa, ma la mia voce diventò malinconica. "Penso che ne valga la pena," dissi. "Sentire dolore se riesci a sentire l'amore. Non affezionarsi a qualcuno è..." La mia voce si spense e scossi la testa.

I grilli fuori cinguettavano mentre il silenzio cadde tra noi.

"Lo so," disse piano. I nostri sguardi si incontrarono e tra noi tremolò un'empatia inespressa.

"Ci tieni davvero a lui," dissi debolmente.

Sbattè le palpebre lentamente, cercando di capire se potesse davvero fidarsi di me. Ci volle un po'.

"È il mio migliore amico," fu la sua unica e semplice spiegazione. In solo quelle parole, potei sentire il legame tra loro. Zack guardò la sua ciotola.

"Anche se è uno scemo," aggiunse con un accenno di sorriso.

Risi mentre lui finiva di mangiare. "Grazie per aver cucinato," disse. "E', ehm... era da un po' che non mangiavo cibo fatto in casa."

"Non ci sono i tuoi genitori?" chiesi senza pensare. Nel momento in cui le parole uscirono, avrei voluto rimangiarle. "Scusa, non ho-"

"Va tutto bene," disse ma notai la mascella stringersi. "C'è solo mia madre. Lei è a casa del suo ragazzo con mio fratello."

"Hai un fratello?" chiesi, sorpreso.

Zack mi regalò un piccolo sorriso. "E' in quinta elementare."

Oh. Non mi erano immaginata Zack fare il fratello maggiore.

"Anch'io ho un fratello," dissi, pensando al mio così tanto prezioso fratello.

"Lo so," disse Zack. Inclinai la testa confusa. "Daniel Hayes #35."

"Giusto. Football." C'era qualcosa non girava intorno a quello?

"Ho visto la polvere proteica nella tua macchina," disse. "Hai preso quella sbagliata."

Sbiancai. "Sul serio? Perché ce ne sono di cosi tanti tipi?"

Si appoggiò all'indietro divertito. "Tutto quello che dovevi fare era non prendere quella vegana. Non dovresti essere una specie di nerd?"

"Non posso essere così intelligente se sono qui con te," dissi.

"Sai che ti piaccio," disse con voce strascicata.

Alzai gli occhi al cielo. "Continua a sognare."

"Lo farò."

Chiudemmo gli occhi e un'energia indescrivibile si creò tra di noi. La potevo sentivo. Il suo sguardo su di me bruciò ma lentamente come una piccola fiamma che cresceva in un fuoco, e non osai distogliere gli occhi. Per la prima volta, qualunque fosse quella connessione, pensai che l'avesse sentita anche lui.

In quel momento, un forte russare eruttò dalla stanza di Zack, facendoci risvegliare.

"Un modo per rovinare il momento," osservò Zack e io mi fermai. Quindi avevamo avuto un momento?

"Da quanto vi conoscete?" chiesi mentre Zack va al frigo e prese dell'acqua per tutti e due.

"Praticamente da tutta la mia vita. Abbiamo sempre giocato insieme. Il football è tutto per noi". Si sedette e guardò di lato, perso nei suoi pensieri. "Per me, almeno."

Aspettai che mi spiegasse.

"Il piano era sempre LSU per entrambi, ma ora Miami è la sua prima scelta perché Lola vuole andare a scuola lì. Adoro Lola ma... è come se non potesse più nemmeno prendere le sue decisioni. Per tutta la vita, abbiamo parlato di essere presi insieme per la NFL, ma ora sta parlando di fare un lavoro scadente di coaching così può passare più tempo con lei." Alzai un sopracciglio. "Senza offesa" aggiunse.

Avevo letto tra le righe: Jaden aveva preferito Lola a Zack.

"Capisco quello che stai dicendo," dissi empatica. "Ma a volte i sogni delle persone cambiano."

Lui ribattè. "Non cambi i tuoi sogni per qualcuno. Loro dovrebbero sostenerti. E parlando sinceramente, lui ha sedici anni e... la gente se ne va. Se non ci prova ora, non avrà una seconda possibilità, ma non lo capisce perché il football c'è sempre stato per lui".

"È lo stesso con le persone, però," sottolineai. "Se non provi ora, potrebbero non essere lì per te in futuro."

Si calmò e potei dire che stava analizzando ogni parola, pensandoci davvero.

"Voglio che sia felice," concluse. "E so che lei lo fa felice ma... guarda com'è stato facile per lei andarsene."

La mia voce si fece cauta. "È per questo che non vuoi relazioni? Perché pensi che la gente se ne vada?" chiesi.

"Non lo penso, lo so." Rispose bruscamente, dopo un po' si rilassò. "Inoltre, non ho mai incontrato una ragazza che mi abbia fatto sentire qualcosa di simile come fa il football. E ho incontrato molte ragazze."

Ovviamente non poteva fare a meno di ricordarlo.

Lo ignorai. "È bello vedere qualcuno così appassionato di qualcosa," gli dissi sinceramente.

Sbattè le palpebre lentamente, guardandomi attraverso un velo di ciglia. "È bello avere qualcuno che ascolta." Ascoltare davvero. C'era differenza tra qualcuno che ti ascolta e qualcuno che cerca di capire quello che stai dicendo. Lo sapevo anche io.

"Mi hai sorpreso," ammisi e le sue labbra si sollevarono in un lento sorriso.

Scosse la testa. "Ci sei cascata. Tendo ad avere quell'effetto sulle ragazze."

Stava cercando di scherzare, ma sapevo che tutto ciò che aveva detto fosse sincera.

"Non con me."

I suoi occhi si spostarono e mi studiarono, come se fossi un difficile problema di matematica che non sapeva nemmeno da dove iniziare. Per un secondo, potei dire che mi credette, ma svanì poco dopo quell'idea. Riconobbi l'espressione sul suo viso: la sua mente che lottava per il controllo sui suoi sentimenti. Era l'espressione che vedevo quando mi guardavo allo specchio.

Cambiai argomento per alleggerire l'atmosfera.

"La tua casa è carina," tentai. Era carina, estremamente disordinata ma comunque accogliente con un sacco di foto d'infanzia ovunque. Nel momento in cui entravi in casa mia, c'è uno spaventoso ritratto di famiglia in cui eravamo tutti vestiti in bianco e nero e con uno sguardo intenso verso telecamera. Se avevi il coraggio di superarlo, erano tutte pareti bianche e trofei messi in esposizione.

I miei occhi si posarono su una foto sul frigorifero. "Sei tu?" chiesi e mi alzai per dare un'occhiata più da vicino. Doveva essere lui, era il piccolo Zack, forse sette o otto anni, vestito con un costume da rana con un sorriso sdentato. Anche da bambino, si poteva dire che sarebbe diventato un rubacuori: il sorriso malizioso, i grandi occhi scuri e le lunghe ciglia. Sorridendo, tenni la foto tra le mani.

"Da' qui." Si alzò per riprendersi la foto ma io la tenni lontana da lui.

"Cos'è questo? La principessa e il ranocchio?" Lo guardai, cercando di reprimere la mia risata. "Hai fatto qualche spettacolo?" Potei dire dalla sua espressione che avessi ragione e mi sfuggii una risa.

"Ah ah. Ora ridammela," disse.

Mi voltai per correre ma lui mi tirò a sé con facilità ritrovandomi a fissare il suo petto, senza fiato. Ingoiando, misi la foto nella tasca posteriore in un ultimo tentativo di salvarla.

"Questo dovrebbe fermarmi?" lui chiese. La sua mano si fermò sulla mia vita, mandandomi i brividi lungo il fianco, poi iniziò lentamente a scendere. All'ultimo secondo, tirai fuori la foto e lui la prese trionfante. Il punto in cui mi aveva toccato improvvisamente lo sentii vuoto.

"Avrai capito che non devi scherzare con me, no?" chiese piano. Non era minaccioso, ma il mio cuore battè comunque. Non riuscii a concentrarmi. La mia vita formicolava ancora e avvertivo una strana sensazione nel mio corpo.

Sembrava... desiderio.

Ma era sbagliato.

Le parole lasciarono le mie labbra senza pensare. "Dovrei andare." Velocemente, presi le chiavi dal tavolo e mi precipitai alla porta.

"Aspetta," mi fermò. "Grazie per essere rimasta."

Annuii lentamente, "...mi sono divertita."

Emozioni contrastanti apparirono sul suo viso, la principale era la confusione mentre lui disse "anche io."

"Ciao."

Aspettò vicino alla porta, assicurandosi che raggiungessi la mia macchina e me ne andai. Una volta che fu fuori dalla mia vista, lasciai andare un respiro che non sapevo nemmeno di trattenere.

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