LOVE ON THE RUN

By meemedesimaa

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Grace Jasmine Wolff, la figlia del famoso Team Principal Toto Wolff, ha 18 anni, quasi 19, e ha sempre avuto... More

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By meemedesimaa

Sono quasi arrivata ai paddock, è il terzo. tentativo che faccio e mi sembra sempre di non riuscire mai a compiere quel progresso.

Mi fermo davanti all'ingresso.

Sono le 12 spaccate, papà e i ragazzi usciranno tardi, oggi devono parlare dei progetti, fare dei video e rilasciare delle interviste. È mercoledì.

Non chiedetemi di cosa si tratti perche sicuramente ne so meno di voi.

Sono ferma come uno stoccafisso e questa volta ho paura.

Se le volte precedenti mi sentivo invincibile, oggi ho paura.

Non voglio rivivere quel giorno nella mia mente, non di nuovo, potrei non reggere.

Sono quasi rassegnata di aver perso ormai tutte le possibilità di riuscire ad entrare a Spa Francorchamps, quando una mano si posa sulla mia schiena spingedomi leggermente avanti.

"Il primo anno che sono venuto qui dopo l'incidente ho pianto" a parlare è la voce inconfondibile di Pierre.

"Almeno tu hai avuto una reazione sana, la mia reazione è quella di non riuscire proprio a varcare i tornelli e fuggire di corsa" spiego demoralizzata.

"Credi che ogni volta che metto piede nel paddock non mi venga in mente lui? o che ogni volta che faccio l'Eau Rouge nella mia monoposto, il pensiero non vada inevitabilmente a Anthoine? Ogni volta da due anni, questo circuito mi ricorda solo ed esclusivamente quel ragazzo"

"È normale quindi? Mi stai dicendo che non sono pazza sclerotica?" chiedo titubante.

"È normale" sorride "Ci vuoi provare con me?" chiede.

Lo guardo titubante e vacillo.

Non voglio fare la figura di quella debole.

"Non credo sia il caso" ammetto.

"So esattamente cosa provi quando sei davanti a quei tornelli, so che senti il rumore dello schianto, le ambulanze, le voci delle persone che chiedono in continuazione cosa sia successo e chi siano le persone coinvolte. So che rivedi le stesse immagini che si impossessano di ogni mio incubo quindi ora, se ti fidi di me facciamo una cosa" dice prendendomi le mani.

Odio il contatto fisico, odio essere toccata, ma con lui è diverso, sembra quasi che non mi stia toccando, sembra che le mie mani siano le sue.

"Ti fidi di me?" chiede.

Non proprio vorrei dire, ma annuisco semplicemente.

Mi lascia le mani e si toglie lo zaino dalle spalle, si piega e prende delle cuffiette, me le porge per poi riportare lo zaino al suo posto.

Infilo le cuffie e prima di far partire la musica mi dice cosa devo fare.

"Ora chiudi gli occhi e lascia che ti guidi io" dice.

Questo mi spaventa e non poco, mi tolgo le cuffiette.

"Non funzionerà Pierre" dico porgendogli i due auricolari.

Lui non li prende.

"Pierre andiamo" lo imploro.

"Hai detto che ti fidi, quindi fallo, dai almeno una chance a questo piano" dice.

Forse ha ragione, sto mollando troppo presto?

Non è da me mollare.

Lo guardo negli occhi e infilo le cuffie.

È ridicolo.

Chiudo gli occhi e poi sento le mani del ragazzo sui miei fianchi.

Non passiamo dai tornelli, lo posso intuire perché non ci fermiamo mai, continuiamo a camminare.

Mi blocco un attimo, ma sento il ragazzo spingermi e forzarmi a continuare.

Mi concentro sulle parole della canzone francese.

Penso di conoscerla o per lo meno l'ho già sicuramente sentita.

Tentenno un attimo ancora, prima di aprire gli occhi e ritrovarmi dentro i paddock, ormai già lontana dai tornelli.

Il mio sguardo cade sul francese al mio fianco, che mi guarda fiero.

Mi ero dimenticata di quanto fosse facile vivere con Gasly al mio fianco.

~

Sono passate due orette, una volta entrata nei paddock è andato tutto in discesa, ci siamo fermati alla mensa, abbiamo mangiato un boccone e abbiamo chiacchierato tranquillamente.

Pierre mi ha mostrato i cambiamenti del posto e siamo andati nella sua hospitality quella dell'Alpha Tauri.

Sono cambiate tante cose dal 2019 a questa parte e una di queste è la scuderia del mio amico.

Amavo vedere Pierre correre in Red Bull, ma allo stesso tempo sapevo che non si trovava bene, lo vedevo distrutto e affranto ogni gara, era come spezzato da dentro. Ora sorride ed è felice con il suo nuovo compagno Yuki Tsunoda. Mi ha parlato così tanto di quel ragazzo durante la mattina che penso di conoscerlo meglio di quanto si conosce lui stesso.

"Grace io devo andare" mi dice "Ho il debriefing ci troviamo al bar che ti ho fatto vedere prima, verso le 17?" domanda e io annuisco.

"Sei sicura di rimanere da sola? posso accompagnarti fuori o da tuo padre o Lewis o puoi venire con me, non credo che darai fastidio" dice frenetico, ma scuoto la testa tranquillizzandolo.

Non sono così sicura del volerlo lasciare andare via, però è il suo lavoro, quindi devo farmi forza.

Pierre mi lascia una carezza sul viso e si allontana sparendo così dalla mia vista

Ed ecco che ricomincia l'incubo.

Alzo lo sguardo, Pierre è andato via sul serio, sono sola.

Le mie mani traballano insieme al mio cuore mentre i miei polmoni faticano a svolgere la loro normale funzione.

Cerco di muovermi e spostarmi dal centro della strada senza alcun successo, le mie gambe mi tradiscono e rimangono ferme.

"Pensavo che dopo la serata di ieri fossi tornata in Italia" dice la voce calda di Max.

Respiro profondamente e l'idea di avere qualcuno di familiare intorno mi fa rilassare.

Mi volto verso il ragazzo incontrando i suoi occhi chiari.

"Invece sono qui" rido mentre il mio cuore si inizia a placare.

I miei non erano veri e propri attacchi di panico, assomigliavano molto a crisi isteriche,duravano qualche minuto, a volte anche solo dei secondi, poi tutto tornava alla normalità; era come se anche il mio corpo e la mia mente fossero stanchi di tutti i pensieri.

"Ti va di accompagnarmi a provare il sedile?" dice "Poi sono libero e andiamo a fare un giro che te ne pare?" chiede.

"È un invito ad un mezzo appuntamento questo?" ridacchio dopo essere tornata completamente in me.

L'olandese ride.

"Forse si, forse no, non lo sapremo mai" dice "Quindi vieni?" chiede ed io annuisco camminando verso di lui per raggiungerlo.

Cammino a fianco di Max che continua a parlare di tutte le cazzate che ho compiuto la sera prima.

"Non l'ho seriamente detto" dico riferendomi a una frase che lui sostiene io abbia pronunciato da ubriaca.

"Oh invece si che l'hai detta, eccome se l'hai detta" ride seguito da me.

Entriamo nel box della Red Bull e ammetto che mi fa particolarmente effetto essere qui dopo anni.

Le cose intorno sono cambiate, hanno un non so che di migliore.

Dovrei passare a salutare zio Horner uno di questi giorni.

Guardo il muretto dove mi trovavo quel giorno e ripenso al fatto che Pierre aveva capito prima di me ciò che era successo al nostro migliore amico, però non aveva aperto bocca, forse perché non voleva crederci nemmeno lui, e come biasimarlo.

"Grace" mi richiama il ragazzo "Vuoi provare ad entrare?" chiede.

I miei occhi si illuminano.

Lewis non mi ha mai fatto entrare nel suo gioiellino e nemmeno Pierre se è per questo.

Mi avvicino a Max come una bambina si avvicina a un sacchetto di caramelle.

"Sei sicuro non sia illegale?" chiedo sottovoce.

"È la cosa più illegale di questo mondo, quindi fai in fretta che se arriva Micheal Masi mi squalifica" dice sottovoce scherzando per poi scoppiare a ridere.

Alzo gli occhi al cielo e lo spingo un po' con la spalla.

"Non hanno ancora montato la power unit, quindi non dovresti fare danni, ma nel caso smontassi la mia auto ti toccherà fare il turno al posto dei meccanici questa notte" afferma.

"Sicuramente rispetto a te, io sono più brava come meccanico " sorrido vantandomi di un qualcosa che non so proprio fare.

Il ragazzo ride e annuisce stupito sussurrando un "Davvero interessante".

"Dai guarda, metti un piede qui e poi ti infili, ti aggrappi all'halo e scivoli dentro con le gambe" mi spiega.

"Si signor capitano" rido mettendomi una mano alla fronte come un soldatino.

Seguo ogni passaggio spiegatomi prima, finché non mi trovo dentro la monoposto.

"È così scomoda" faccio una smorfia muovendomi.

"Ci si abitua, praticamente sto seduto più tempo dentro lì che a casa mia sul divano"

Il ragazzo prende il volante e lo sistema al posto corretto.

Mentre è piegato su di me per sistemare lo strumento, mi inebrio del suo profumo.

Ah beh, il classico One Million per Max Verstappen.

Appena sistema il volante ci metto le mani sopra e cerco di capire a cosa servano tutti questi bottoni.

Uno per la radio, uno per il DRS, uno per bere.... Ok basta mi sono già stancata.

"È tutto troppo complicato" dico.

Cerco con i piedi di raggiungere i pedali, troppo lontani.

"Non arrivo ai pedali" ammetto frignando.

"Ci credo sei 25 centimetri più bassa di me" ammette Max fiero della sua altezza.

Lo fulmino con lo sguardo e mi tiro su meglio, dato che mi ero sdraiata per toccare i pedali con la punta del piede.

Mo come esco di qui?

Max intuisce i miei pensieri e ridacchia.

"Tu stai ridendo di me mentre io sto cercando si uscire da questa scatoletta di tonno" dico muovendomi.

"Va bene, ti do un consiglio, togli il volante che costa più di te e della tua casa messe assieme e poi prova ad uscire come sei entrata, grazie alle tue braccia" dice semplicemente.

"Primo sono offesa che tu mi abbia praticamente detto che valgo poco; Allo stesso tempo sono onorata che tu creda che io abbia così tanta forza nelle braccia dal riuscire a tirarmi su" rido elencando le cose che ho da dirgli mentre cerco di concentrarmi nel togliere il volante.

"Ma che hai fatto? lo hai incollato con l'attack?" mi arrabbio alzando le mani in aria pronta a colpire qualcosa, ma l'olandese mi blocca prima che possa combinare qualche danno da miliardi di euro.

"Va bene, va bene, lo tolgo io, non distruggermi l'auto per piacere" dice per poi lasciarmi le mani in aria ed estrarre il volante.

"Bene ora prova da sola a uscire" afferma ridendo.

Lo guardo e alzo il dito medio mentre sorrido.

Per la prima volta nella vita ringrazio mamma di avermi fatto le gambe corte e mi rannicchio mettendomi le ginocchia praticamente in bocca per poi alzare il sedere e trovarmi finalmente in piedi.

"Sono fantastica" ammetto scendendo dall'auto con un balzo.

"Per un attimo ho avuto paura ti si rompesse un legamento o qualche osso" ride il ragazzo.

~

"Oh credimi sarei in grado di mangiare talmente tanto gelato che non ti puoi nemmeno immaginare" dice.

"Compriamo quantità industriali di gelato e dimostramelo" lo guardo con occhio di sfida.

"Dopo Abu Dahbi, fino a quel momento devo mantenere la mia perfetta forma fisica" dice.

"Perfetta" dico tra dei finti colpi di tosse come per non farmi sentire.

"Cosa vorresti insinuare?" esclama guardandomi offeso.

"Che ho visto il corpo di Lewis, e anche quello di Carlos, la loro forma fisica è perfetta, la tua è mediocremente carina" rido prendendolo in giro.

Non ho mai visto il suo fisco quindi come potrei giudicarlo.

"Mediocremente carino sarà il tuo cane" finge di essere serio.

"Ei non toccare Kentucky" dico guardandolo male.

"Hai davvero un cane? Non lo sapevo, ho detto così a caso tanto per dare aria alla bocca" scoppia di nuovo a ridere.

"Come tuo solito" sto per dire, ma il mio cellulare inizia a squillare e sullo schermo appare un numero affiancato da un cuoricino blu "10💙".

Tutti conosciamo a chi appartiene; ho il suo numero salvato così da quando ne ho memoria, non ho mai avuto il coraggio di cambiarlo.

Schiaccio la cornetta verde sorridendo a Verstappen che si fa silenzioso.

Non faccio in tempo a parlare che il pilota dell'Alpha Tauri prende a scusarsi.

"Grace stai bene? Scusa, sapevo che non dovevo lasciarti sola, dove sei? vengo a prenderti in hotel, ti faccio pensare ad altro, ma ti prego non arrabbiarti ancora con me" dice frenetico.

Appena smette di parlare lascio passare dei secondi per assicurarmi che abbia realmente finito e poi scoppio a ridere.

Max mi guarda confuso ma non riesco  smettere di sbellicarmi.

"Grace" dice il ragazzo dall'altro capo del telefono "Stai piangendo o ridendo?" chiede.

"Ridendo" dico per poi continuare con i crampi allo stomaco e gli occhi umidi.

"Mi fa piacere, pensavo di aver fatto una cazzata e che tu fossi scappata in hotel o peggio avessi preso il primo volto e fossi tornata in Italia" espone le sue preoccupazioni.

"E invece no; perché tutti pensate che sia tornata in Italia?" rido ancora, ma molto più tranquillamente rispetto a prima.

"Dove sei?" domanda.

"In Belgio" rispondo ovvia.

"Si grazie, questo lo avevo intuito" ammette e posso giurare di sapere che ha roteato gli occhi dopo questa affermazione.

"Ah, intendi dove sono" ripeto le sue stesse parole.

"Si Grace, ma sei ubriaca?" domanda.

"No, ed è questo il bello" ammetto "Comunque sono con Max da qualche parte, dispersi in centro, credo" lo informo.

"Allora non devo preoccuparmi" risponde "Di' a Super Max di ricordarsi della cena di stasera" mi informa prima di buttare giù.

Grazie Pierre, anche io ti voglio bene.

Fa quasi strano dirlo ora, mentre prima era la cosa più normale e spontanea da ammettere.

"Pierre dice che devi ricordarti la cena di questa sera" gli riferisco e lo vedo roteare gli occhi.

"Di cosa si tratta?" domando mettendo via il cellulare.

"Il gran premio qui a Spa preannuncia la fine delle vacanze estive e da un paio di anni abbiamo preso l'abitudine di fare una cena per concludere l'estate" mi dice "In realtà facciamo cene per ogni tipo di occasione, ma questa è come se fosse un rito, non la salta mai nessuno" spiega.

Annuisco.

"Dovrà essere divertente, si insomma siete tra di voi" sorrido.

"No Grace, forse non hai capito, non è una cosa intima tra di noi, o meglio lo è ma tutti porteranno la loro fidanzata o la  moglie insieme ai figli, Lando e Mick porteranno una delle tante tipe che si ritrovano nel letto la mattina, ci manca solo che Hamilton porti il suo cane e siamo al completo direi"

Il nome di Mick mi riporta indietro nel tempo, ma no, non potrà essere quel Mick, non sarà mai il figlio di zio Schumi, no, non è sicuramente lui.

Ricordo la prima volta che lo incontrai, era davvero insopportabile quel bambino.

"Lascia stare il mio amato Roscoe, e poi ti  dimentichi di qualcuno" rido riferendomi a me e tornando alla realtà senza chiedere ulteriori spiegazioni rispetto a quel nome così familiare.

"Oh no, ti risparmierò questa serata imbarazzante" ride.

"Non preoccuparti non sarei venuta comunque, non ho abiti e scarpe adeguate a questo tipo di situazioni, dato che sono le classiche cene che cerco di evitare" ammetto. 

"Anche io di solito" afferma.

"Dici che se tu non ci sei, si accorgeranno della tua assenza?" chiedo.

"Certo, siamo tutti ad un grande tavolo e l'unico posto libero sarebbe il mio" ammette sbuffando.

Annuisco.

"Vieni con me?" chiede dopo attimi di silenzio.

"Ma mi hai appena detto che mi avresti risparmiata" rispondo volendo stare a letto questa sera.

"Oh si ma ho cambiato idea" dice sorridente "Alla fine ti meriti di soffrire un po' insieme a me" continua.

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