Cherry tea - TAEKOOK

By KM_2026

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[COMPLETATA] L'inizio non fu certo dei migliori e mai Jeon Jungkook avrebbe pensato di passare uno degli an... More

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 34
CAPITOLO 35
CAPITOLO 36
CAPITOLO 37
CAPITOLO 38
CAPITOLO 39
CAPITOLO 40
CAPITOLO 41
CAPITOLO 42
EPILOGO
SPECIALE 1
Nuova storia ❀

CAPITOLO 33

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By KM_2026


Quel lunedì sera avevamo provato a ricucire quella prima vera ferita, quella prima crepa che si era formata tra di noi. È normale litigare, è normale che quel vaso, colmo dei nostri sentimenti, si fosse incrinato. Una crepa forse un po' più grande di altre. Le cose non dette, quelle frasi pronunciate senza pensare che avevano ferito l'altro in più di un'occasione, ma che erano sempre state taciute. Quel vaso si era a mano a mano riempito di piccole imperfezioni, ma alla fine sono proprio i difetti che lo abbelliscono e lo rendono unico. Perché una cosa perfetta è finta. Non esiste la perfezione assoluta, ma esiste quella che si crea insieme, quella imperfezione così bella da essere in realtà perfetta. E io volevo quella con Taehyung. Non volevo una relazione come quelle passate, volevo viverla veramente, sentirla in ogni parte di me. Volevo amarlo come non avevo mai fatto con nessun altro. Volevo che quel vaso fosse pieno di crepe e volevo ripararlo con lui ogni volta che se ne formava una nuova. Però anche il vaso più bello e perfetto, se spinto al limite, può rompersi. E raccogliere i cocci non è sempre così facile. Mi restava solo la fiducia, oltre che l'amore.

Dopo quella sera mi era sembrato che Tae stesse meglio, o almeno era quello che aveva voluto farmi credere. Si comportava come se non fosse successo nulla, come se quel qualcosa che lo aveva torturato fino a quel momento non esistesse più. Mi sorrideva come prima, mi baciava come sempre, mi raccontava la sua giornata ed ascoltava la mia.

Quei giorni furono strani. Stava bene? Quel problema era veramente sparito nel nulla? Eppure quelle occhiaie violacee, coperte da uno strato di correttore, contornavano comunque quei occhi, ormai misteriosi come la prima volta che li avevo incontrati. Quando lo avevo conosciuto mi ero innamorato subito di quel suo sguardo tanto dolce quanto tagliente, tanto loquace quanto pieno di cose non dette. Più eravamo entranti in sintonia più lui aveva abbassato quel muro facendomi entrare nel suo cuore. Eppure ora quel muro sembrava essere tornato, più imponente di prima. Quei sorrisi e quelle risate calde che mi avvolgevano come un abbraccio ora erano soffocanti. Vederlo felice avrebbe dovuto rendermi meno ansioso, eppure quei sorrisi erano finti, perché no, ciò che lo turbava non se ne era andato, ma stava solo venendo ignorato.

Decisi di assecondarlo. Se lui voleva ignorare qualsiasi cosa gli stesse succedendo non potevo farci nulla. Giusto? O forse ero solo spaventato di scoprire la verità? Forse ero io che volevo rimandare quella "cosa" che ero sicuro avrebbe rotto in mille pezzi il mio cuore. Per il momento serviva ad entrambi evadere dalla realtà, goderci il nostro amore. L'unica cosa che volevo fare in quel momento era baciarlo fino a dimenticare tutto il resto, come se sapessi che il tempo che ci era rimasto a disposizione fosse poco.

Nonostante ciò una parte di me continuava a chiedersi se stessi facendo la cosa giusta. Forse avrei dovuto spingerlo a parlarmene. Stavo rispettando la sua volontà o stavo egoisticamente proteggendo me stesso?

Avevo provato a parlarne anche con Jimin, ma neanche lui era riuscito ad ottenere risposte da Taehyung, solo silenzio.

Quel pomeriggio però saremmo usciti tutti e tre insieme. Forse un po' di svago serviva a tutti. E forse, in due contro uno, saremmo riusciti a capire cosa tormentasse tanto Tae.

Uscii di casa e il vento primaverile mi scompigliò appena i capelli, racchiusi in un concio approssimativo. Era una bellissima giornata. Il cielo era azzurro, con pochissime nuvole a decorarlo. Sui rami degli alberi svettavano le piccole gemme rossastre e le prime foglioline verdi. Tutto di quella giornata sembrava essere promettente, ed io lo volli prendere come un segno. Quella giornata sarebbe stata perfetta. Mi avviai verso l'appartamento dei ragazzi con un tepore nel cuore, con un barlume di speranza.

Appena arrivato mi ritrovai catapultato in una scena che ormai non vedevo da troppi giorni. Taehyung stava ridendo. Quella risata profonda e sommessa che sfociava poi in un suono più acuto, ma sempre avvolgente e caldo. Mi era mancato sentirlo ridere così. Avrei voluto essere io la causa di quella sua apparente riacquistata serenità, ma alla fine poco importava, no? L'importante era che lui avesse finalmente riso di nuovo.

"Cosa c'è di così divertente?" chiesi avvicinandomi al mio ragazzo e stampandogli un bacio sulla tempia.

"Jimin mi stava raccontando di come un suo compagno di danza abbia risposto in classe al professore. Ti giuro, la sua imitazione fa troppo ridere. Rifalla ti prego." Il suono della sua risata riecheggiò nuovamente nella stanza e a me sembrò come se nulla fosse mai successo.

"No, ora basta Tae, l'ho già fatta quattro volte" disse il biondo continuando anch'egli a ridere e avviandosi in camera. "Finisci di prepararti dai, non ti sei ancora fatto la doccia."

Tae annuì asciugandosi gli occhi umidi per le troppe risate. Mi diede quindi un bacio a stampo per poi dirigersi verso il bagno lasciando me e Jimin soli.

"Butto l'immondizia e poi ci sono, tu intanto – " venne interrotto dalla vibrazione del telefono che si trovava sul divano. Guardò il display e rispose.

"Salve signora Kim, scusi solo un secondo" disse per poi rivolgersi a me. "Scusa, puoi portarla fuori tu?" mi chiese indicandomi il sacco nero che si trovava vicino all'ingresso.

Annuii e mi diressi fuori, verso quella che si era prospettata una bellissima giornata.

Una volta buttata la spazzatura camminai lentamente verso l'appartamento, sia perché sapevo quanto fosse prolissa la madre del mio ragazzo, sia perché sapevo quanto fosse lento lui a prepararsi. E poi volevo godermi quei minuti di solitudine in cui, finalmente, per la prima volta dopo una settimana, non sentivo l'aria mancarmi o la terra sgretolarsi sotto ai miei piedi. Era come se la risata di Taehyung mi avesse ridonato la vita e la forza di affrontare qualsiasi cosa.

La speranza è l'ultima a morire. Si dice così, no? E io in quella giornata avevo riposto tutte le mie speranze.

Salii le scale fino alla porta dell'appartamento, poi il respirò mi si bloccò in gola e tutto iniziò a precipitare.

"Jimin per favore, cerca di capirmi."

"Capirti?! Stai scherzando vero? Vaffanculo Tae, ecco cosa ho da dirti."

La mia mano si bloccò sulla maniglia fredda della porta. Il cuore iniziò a rimbombarmi nel petto, la pelle pareva bruciare a contatto con il metallo che si faceva sempre più gelido, secondo dopo secondo.

"Jimin..."

"NO, JIMIN UN CAZZO."

Le urla del biondo riecheggiarono in quel piccolo appartamento arrivandomi dritte al cuore come mille lame.

"Non volevo tenertelo nascosto, stavo solo cercando di capire come dirtelo. Pensavo che dopo oggi pomeriggio avrei trovato la forza per parlarne."

"Dopo oggi pomeriggio? Pensavi che un cane potesse facilitare le cose? Che addolcisse la pillola?

Il mio respirò sembrò farsi più rumoroso in quel silenzio che prese di colpo il sopravvento.

"Quando lo dirai a Jungkook?"

Silenzio. In quel momento mi sembrò che il mio cuore potesse smettere di battere da un momento all'altro.


"Non lo so."

"Cazzo Tae, non puoi tenerlo all'oscuro di questa cosa. Non puoi continuare così."


Sentii la voce di Jimin incrinarsi leggermente prima di scoppiare in un pianto rumoroso.

"Perché non me lo hai detto subito?"

Silenzio.

"Sai cosa ti dico? Non prenderò parte a questa messa in scena. E parla con Jungkook."

La porta mi si spalancò davanti senza che neanche avessi il tempo di reagire. Jimin mi passò a fianco evitando il mio sguardo. Restai immobile sull'uscio della porta. Gli occhi di Taehyung fissi su di me, i miei persi nel vuoto.

Era arrivato il momento? Finalmente Taehyung avrebbe trovato il coraggio di affrontare lo stesso discorso che aveva avuto con Jimin anche con me? E io avrei avuto il coraggio per ascoltarlo? In quel momento avrei voluto solo staccare la spina, chiudermi in una stanza con lui, dirgli quanto lo amavo ed ignorare ogni altra cosa.

"Kook..." sentii le sue dita scorrere lungo il mio braccio fino ad intrecciarsi alle mie. Non sapevo come reagire, non avrei dovuto sentire quella conversazione, eppure eccoci lì.

"Mi dispiace, amore mi dispiace" sentii la sua voce incrinarsi. "Non...non so cosa dire...io non..."

Volevo risentire il suono della sua risata, volevo che fosse felice. Come eravamo arrivati a quel punto? Non lo sapevo, ma sentivo le sue dita tremare tra le mie. Lo tirai a me e lo abbracciai come se quello potesse essere il nostro ultimo abbraccio.

"Jungkook mi dispiace" continuò lui. Ma io non volevo sentire nulla, volevo solo abbracciarlo. Chinai la testa finché il mio naso non sfiorò il suo collo. E finalmente mi tranquillizzai.

Restammo abbracciati in silenzio per una decina di minuti. Più il tempo passava più io mi convincevo che sarebbe andato tutto bene e che quel pomeriggio sarebbe stato l'ultimo ostacolo che mi separava dalla verità. E mentre io cercavo di svuotare la mente sentivo Tae rilassarsi tra le mie braccia. Era stato sicuramente difficile per lui affrontare quella discussione con Jimin. Non li avevo mai visti litigare.

"Me ne parlerai?" sussurrai.

"Sì. Te lo giuro, dammi solo un altro po' di tempo, per favore" mi supplicò lui stringendo il tessuto della mia maglia tra le dita.

"Mi spezzerai il cuore?"

"No Kook, quello spero di non farlo mai."

Ci guardammo negli occhi. Nei suoi lessi una supplica silenziosa, la richiesta di assecondarlo solo per un altro po'. Lo amavo, avrei fatto di tutto per lui. E in quel momento "tutto" significava fare finta di non aver sentito nulla.

"Vuoi ancora andare al canile?" gli chiesi allontanandolo leggermente da me, mettendo la mia fronte sulla sua, come avevamo fatto tante volte, quel gesto così piccolo e innocente agli occhi degli altri, ma così intimo per noi due.

"Ci tenevo che ci fosse anche Jimin..." si fece piccolo piccolo tornando tra le mie braccia, il volto nell'incavo del mio collo.

Ero frustrato dal fatto che Taehyung non mi volesse dire cosa stesse succedendo, ma vederlo così mi aveva fatto mettere ogni cosa in secondo piano. Ora davanti a me non avevo il mio ragazzo che mi stava nascondendo qualcosa che sembrava essere fin troppo grande per lui, ma avevo il ragazzo di cui ero follemente innamorato, triste e affranto per aver litigato con il suo migliore amico.

"Vuoi che gli parli io?" gli chiesi iniziando ad accarezzargli la nuca dolcemente.

"No, non servirebbe a nulla."

"Vuoi che ci mettiamo a letto a guardare un film? Solo io e te, non dobbiamo parlare per forza."

Tae rimase in silenzio e si strinse ancora di più a me. Lo sentii mormorare una serie di scuse che si infransero però sulla mia pelle arrivandomi ovattate e spezzate alle orecchie. Probabilmente sapeva che quella situazione mi stava ferendo, ma non riusciva a comportarsi in altro modo. Dovevo essere forte per entrambi.

"Amore, non me ne vado ok? Resto con te questa notte."

"Grazie Jungkook...e scusa."

"Non scusarti, vedrai che risolveremo tutto, tutti e tre insieme."

E per quella sera entrambi mettemmo da parte tutto quello che ci stava assillando. Ormai la bomba era stata innescata ed era solo questione di tempo prima che esplodesse. Eppure non rimpiango nulla. Quella notte la ricordo con gioia e non con amarezza. Anche in quel momento in cui nulla sembrava avere un senso, né le sue parole né il mio comportamento, l'unica certezza era che eravamo insieme.







***** spazio autrice *****

Questo capitolo lo odio. Era da tanto che aspettavo di scriverlo e ora che l'ho fatto lo odio con tutta me stessa. Non mi piace, non è di impatto, è scritto male, ci sono troppe cose tutte spiegate male e incollate qua e là a formare questo mucchio di frasi senza senso.

Ci ho messo tanto a scriverlo, l'ho cancellato e riscritto non so quante volte, ma non mi piaceva mai. Ho paura che non si capisca il perché i personaggi si comportano in un determinato modo, ho paura che non passi il messaggio giusto e che la storia abbia perso di qualità. Sinceramente ho abbastanza l'umore sottoterra per questa fanfiction e continuo a chiedermi perché l'ho scritta. Ho perso il focus.

Spero che almeno a voi piaccia, ma se così non fosse penso di capirvi.

E nulla, mi auguro di ritrovare una pace interiore che mi permetta di scriverla fino alla fine.

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