Black Widow

By Tsiara

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Quasi tutti hanno visto i film della Marvel, ma quasi nessuno conosce la vera storia dei personaggi, ed io e... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Civil War

Capitolo 13

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By Tsiara

Un dolore al fianco e alla testa la fecero svegliare dolorante. Natasha si ritrovò legata ad una sedia in una stanza buia, ad illuminarla solo la fioca luce che passava sotto la porta di metallo. Strattonò violentemente i polsi, nella speranza di trovare la libertà, ma più si muoveva più il fianco doleva. E poi una voce dal buio la fece sussultare.
"Agente Romanoff, non agitarti, peggiorerai solo le cose. Per non parlare dei punti, salteranno tutti se non ti calmi." Un brivido percorse la ragazza. Avrebbe riconosciuto la voce agghiacciante del suo superiore probabilmente ovunque. Strucker si fece avanti finché non fu illuminato parzialmente dalla luce. Natasha continuava caparbia a strattonare le braccia, i capelli rossi appiccicati al viso e il trucco sbavato sotto gli occhi. Il barone le si avvicinò prendendole il mento tra le dita. Glielo fece alzare finché i loro occhi non si furono incontrati.
"E così volevi davvero scappare con il primo ladruncolo che hai trovato? Pensavi davvero che non ti avremmo tenuta sotto controllo? Pensavi forse di essere più furba di noi? Ho le migliori spie del mondo dalla mia parte, tu rimarrai con me finché sarò io a volerlo." Le lasciò il viso in modo violento. Si allacciò le braccia dietro la schiena e iniziò a passeggiare avanti e indietro, pur rimanendo alla luce.
"Non abbiamo idea di chi sia il tuo nuovo amichetto, ma ti prometto che presto sapremo tutto. Non permetterò a nessuno di portarmi via la mia Vedova Nera migliore, tanto meno ad un ladro da quattro soldi." Si voltò verso Natasha, la quale si sentì il sangue ribbollire nelle vene. Non doveva azzardarsi a parlare di Clint in quel modo. Nonostante il suo intento non era mai stato quello di affezionarsi al ragazzo, aveva fallito. Una strana sensazione le percorreva tutto il corpo quando pensava a loro, al fatto che finalmente aveva una persona che riusciva a capirla. Certo, poteva non essere un santo, ma l'aveva salvata dal compiere un'azione terribile, cosa che lo rendeva migliore di lei. Strucker però sorrise, ignaro dei suoi pensieri.
"Per questo sarai tu a dirmi qualcosa in più." A quel punto fu però il turno di Natasha di sorridere.
"Mai."
"Speravo lo dicessi." Il barone si piego sulla ragazza e con la mano destra applicò una leggera pressione sul suo fianco ferito. La Vedova strinse i denti e si limitò ad una smorfia, mai avrebbe urlato per soddisfazione dell'uomo davanti a lei. Quella spinta aumentò ancora, fino a farle mancare il fiato, fino ad farle vedere solo puntini bianchi sui suoi occhi, ma non una parole le sfuggì dalle labbra. Strucker, irritato, diede un'ultima botta più forte delle altre prima di allontanarsi. Natasha riprese fiato. I puntini iniziarono a sparire. Il braccio le bruciava come se mille coltelli ardenti fossero infilati nella sua carne.
"Potrei continuare tutto il giorno ma non importa." Riprese la voce del barone.
"Non ho bisogno di te per avere le informazioni che desidero. Manderò qualcuno. E poi non vorrei rischiare di rovinare quel bel faccino, chi mi andrà in missione altrimenti? Ora..." Si toccò l'orecchio, probabilmente l'auricolare dentro di esso, e in pochi secondi delle guardie del KGB si presentarono dalla pesante porta di ferro. Erano nel loro abbigliamento nero di sempre, armati fino ai denti.
"Solitamente non è un protocollo che mettiamo in atto con le nostre Vedove Nere, ma per te cara Natasha, posso sempre fare eccezioni. È una cosa imprudente da parte mia rischiare che tu dimentichi come combattete, ma sarebbe ancora più grave lasciarti scappare. Procedete" Strucker fece un cenno ad una delle guardie, la quale si avvicinò alla Vedova con in mano una siringa. La ragazza iniziò a capire cosa il KGB ne avrebbe fatto di lei e si mosse sulla sedia. Strattonò di nuovo i lacci che la facevano prigioniera, ignorando completamente il dolore al fianco e la macchia scura che gli si allargava sulla maglietta attorno alla ferita. Altre due guardie si mossero e la tennero ferma mentre la prima le spingeva l'ago nel collo.
"No...n-no....n...o..." Quel liquido iniziò a scorrerle nelle vene e presto attorno a lei il buio della stanza si trasformò nel buio delle sue palpebre.

********

Natasha si svegliò di soprassalto nella sua camera. Aveva un fianco fasciato che le faceva davvero male, ma provò a non pensarci. Si passò una mano sul viso e sui capelli, cercando di scacciare quella strana sensazione che aveva addosso. Non aveva sentito la campana della colazione, ma a giudicare dall'altezza del sole fuori dalla sua finestra, probabilmente era passata da un pezzo. Si vestì il più velocemente possibile e scese in mensa cercando di ignorare il più possibile quel mal di testa che aveva di sottofondo. Quando entrò alcuni sguardi si posarono su di lei, la quale guardò invece al tavolo in cui era solita sedersi Yelena. Era vuota, nessuna ragazza dai capelli biondi la occupava. Peccato, le sarebbe piaciuto salutarla. Notò che nei piatti delle altre ragazze vi era il pranzo. Non aveva molta fame, ma per non rimanere digiuna per l'allenamento, si diresse a prendere qualcosa. Mentre sceglieva il vassoio però venne intercettata dalla signora preside, il suo solito sorriso sulle labbra e i tacchi che la rendevano più alta di quanto già non fosse.
"Natasha, sono felice di vederti. Hai due minuti?" Non aspettò una risposta, si limitò a prenderla per un braccio e portarla lontano da orecchie indiscrete. Si ritrovarono al lato opposto della mensa
"Ti ricordi della missione riguardante Iron Man?" La Vedova fece di si con la testa...ma ci era già andata? Provò a ricordare, ma smise subito di tentare, il mal di testa si faceva più forte se continuava a sforzarsi.
"Ottimo. Non so se ti ricorderai degli esiti però. La missione è fallita, Dinamo Cremisi e il suo creatore sono morti e tu sei rimasta ferita. Purtroppo hai avuto un incidente e credo che tu abbia fatica a ricordare le tue ultime due settimane. Abbiamo fatto tutti gli accertamenti necessari. Non hai nulla al livello fisico e crediamo che la tua amnesia, se così possiamo definirla, passerà presto. Se nel frattempo hai dei dubbi è scritto tutto sul tuo verbale. Puoi controllarlo quando più ne hai voglia. Hai il resto della giornata libera. Ora scusa ma devo andare." La preside le posò una mano sulla spalla, la quale si piegò e le fece male al fianco fasciato. Sicuramente, se c'era una cosa che voleva davvero sapere, era come si era procurata quella ferita. Così uscì dalla mensa con ancora molti sguardi posati su di lei. Si diresse verso l'archivio, decisa a leggere quel rapporto. Non si fidava pienamente di quelli del KGB, c'era qualcosa di strano e Natasha avrebbe scoperto di cosa si trattava.

La stanza era come al solito buia se non per la fioca luce che filtrava dalle finestre. La polvere le solleticava il naso. Natasha si diresse verso lo scaffale nel quale sapeva vi fosse il fascicolo che la interessava. Lo sfogliò fino ad arrivare alla data del giorno in cui le avevano detto di aver avuto l'incidente. La ragazza si posizionò meglio sotto il raggio di sole che illuminava il tavolo e si mise a leggerlo attenta ad ogni dettaglio.

La Vedova Nera Natasha Romanoff, assegnata al caso di Iron Man/Dinamo Cremisi, ha fallito nella sua missione. L'eroe è scappato mentre il professor Anton Vanko è deceduto insieme alla sua armatura. L'aiutante della Vedova, Boris Turgenev, è morto, e quest'ultima, durante il combattimento per cercare di fermare Iron Man, è rimasta gravemente ferita. Ha riportato una ferita al fianco, che tuttavia non risulta grave, e un'amnesia. Potrebbe faticare a ricordare le settimane prima del suo fallimento, ma confidiamo che presto la memoria le ritornerà.

Natasha sbatté irritata il fascicolo sul tavolo. Niente! Non c'era niente che non tornasse in quei fogli. A quanto sembrava doveva solo credere a ciò che quelli del KGB le avevano detto. Sospirò sfinita, si, il resto della sua giornata libera l'avrebbe passato a dormire.

Alcuni giorni dopo si celebrarono i funerali di Boris Turgenev. Venne onorato come un eroe morto in battaglia, nonostante di nobile non avesse nulla. Natasha partecipò solo perché vi fu costretta. Poteva non ricordare le sue ultime settimane, ma l'odio per quell'uomo non l'aveva dimenticato.
Quando il dolore al fianco si fu alleviato tornò ad allenarsi regolarmente. E presto venne mandata nuovamente in missione. Ciò che avevano detto i medici si rivelò falso: il tempo era passato, ma la sua memoria non era ancora tornata. A volte le era capitato di fare alcuni strani sogni, soprattutto su un ragazzo dal sorriso dolce che non aveva volto. Tutte le volte che Natasha lo vedeva, sentiva un calore familiare crescerle dentro, ma quando si svegliava quella bella emozione cessava. La notte era diventato il suo momento preferito della giornata. Adorava quel sorriso che quasi sapeva di casa e di conseguenza dormire non gli sembrava più tanto butta come cosa...almeno finché non aveva gli incubi. Si perché oltre allo straniero spesso sognava cose strane. Lei che colpiva il metallo freddo di qualcosa e il rumore le dava alla testa; lei legata ad una sedia che si ribellava invano, il braccio che quasi le andava a fuoco; lei che, preda del panico, sentiva come se qualcosa le fosse stato strappato via. Ecco, quelle volte il sonno diventava poco piacevole, soprattutto quando si svegliava in un bagno di sudore. Provava a scacciare le brutte senzazioni che le lasciavano addosso, in fin dei conti, si diceva, non erano che incubi.
E proprio una mattina presto, reduce di una nottataccia (aveva sognato Yelena, cosa che non era mai successa, e il loro allontanarsi che ancora non aveva avuto risposta), qualcuno bussò alla sua porta. Natasha era in piedi nonostante la campanella della colazione non fosse suonata e si affrettò ad aprire senza neanche domandare chi fosse. Una folata di capelli biondi accompagnati dallo scalpiccio sul pavimento provocato da un tacco dodici, si accomodò sul letto della ragazza senza che lei avesse aperto bocca. Come al solito la preside non si perse in convenevoli inutili. Si limitò a tirare fuori dei fogli, i soliti fascicoli, e a guardare la donna dai capelli rossi.
"Romanoff, sei tornata in forze completamente dall'ultima missione e saremo ben felici di assegnartene un'altra. Non ha più di tanta importanza che tu abbia fallito la precedente, ti stiamo concedendo la possibilità di rimediare ai tuoi errori." Fece una pausa per allungargli la mano. Natasha prese i fogli ma non li aprì, prima avrebbe ascoltato la preside.
"Grazie ad alcune conoscenze del barone Strucker siamo riusciti ad individuare un luogo in cui, se dovessero arrivare delle minacce, sarebbe protetto dai Vendicatori. E se non hai idea di chi siano li ci sono tutte le informazioni." La donna bionda indicò ciò che la ragazza, ignara di cosa stesse parlando, teneva in mano.
"Si tratta della banca nel centro della città. Non abbiamo idea dei segreti che vi sono celati al suo interno, ma non ci interessano i soldi. Nella tua missione sarai affiancata da Erik Josten alias Golia* e il suo partner Jacques Duquesne alias Spadaccino**. Questo è quanto. Dovremmo partire dopodomani, vedi di preparati al meglio." E senza aggiungere altro si alzò e uscì dalla stanza. Natasha si sedette sul letto, nel punto in cui fino a poco prima vi era posata la donna. Si mise a sfogliare i fascicoli, impaziente di poter finalmente tornare in azione.
Apprese molte cose utili. Ad esempio che i Vendicatori erano un gruppo di eroi formato da Iron Man e composto da undici membri tutti con un nome abbastanza buffo; oppure che Jacques Duquesne era a buon punto con l'infiltrarsi in quel gruppo per cercare di fermarli dall'interno. Sarebbe stata una missione interessante.

1)* Erik Josten è un cattivo che, grazie ad una macchina ideata da Zemo, si è reso molto forte. Nel corso dei vari fumetti cambia spesso nome, io ho deciso di utilizzare Golia perché era quello che mi piaceva di più.
2)** Spadaccino era un uomo che lavorava nel circo insieme a Clint, il quale era il suo pupillo. Durante un tentativo di furto da parte di Jacques però Occhio di Falco se ne accorge e tenta di fermarlo. Da li le loro strade si dividono portando Clint da Natasha, e Spadaccino prima da Golia, poi dal KGB.
3) Vi avverto e mi scuso. Potrei aver fatto un po di pasticci. Se doveste leggere "il braccio ferito" sappiate che intendevo il fianco. Ho ricontrollato tutto, ma potrei comunque essermi sbagliata.
4) Da dove mi è venuta l'idea di una banca? Semplicemente non avevo altre idee. Come poteva trovare la base più segreta di tutte? Non ho risolto un problema perché dovrò affrontarlo con Clint...ma ehi, questa è un'altra storia.

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