Royal Thief II

By Destiny_of_the_Soul

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Sola e prigioniera del suo stesso Regno, Lyra capirà di poter contare solo su sé stessa, costretta a stringer... More

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CAPITOLO 150
CAPITOLO 151
CAPITOLO 152
CAPITOLO 153
CAPITOLO 154
Capitolo 155 - Epilogo
ANNUNCIO

CAPITOLO 149

984 63 411
By Destiny_of_the_Soul

Un tonfo dall'esterno.

La prova che speravo i miei timori non trovassero.

Mentre il mio petto iniziava a sollevarsi più velocemente, Thui scattò in direzione della porta, aprendola.

Un corpo.

Era disteso ai nostri piedi, come fosse uno zerbino.

La veste, prima bianca, ora era sporca di una macchia argentea sempre crescente.

Il velo pendente verso il suolo, abbandonato alla forza di gravità, rivelava un occhio bianco e vitreo, aperto ma privo di vita.

Sotto lo zigomo schiacciato sulla terra, lacrime d'ambra.

Le mie ginocchia quasi non mi ressero dalla potenza di un improvviso stridio.

Era stata Tanya.

Quel suo breve grido era stato sufficiente per penetrarmi la pelle, facendomi tremare le ossa.

Poi un fischio.

Ma fui certa che non si trattasse della conseguenza di quell'urlo solo quando Gideon mi tirò a sé, spostandomi dalla traiettoria di una scheggia di ferro.

Contro la mia schiena riuscivo a sentire il suo petto sollevarsi, rapido.

Un altro fischio.

Thui scattò nella direzione di Tanya, ancora in piedi davanti la porta aperta, giusto in tempo per evitare che la scheggia la colpisse.

«Merda.» Sentii imprecare Gideon a denti stretti dopo avermi allontanata e spostata dietro di sé per uscire dalla capanna. 

Lo seguii a ruota.
Volevo accertarmi che lo scenario che la mia mente stesse dipingendo fosse solo un'incubo distorto, ma no.

Le lacrime delle Banshee potevano significare solo morte e tutti quei corpi stesi su un terreno ora pregno di mercurio ne erano la prova.

Non mi ero sbagliata, ma quanto avrei voluto farlo.

A quella visione, le mie mani, tremanti, salirono fino a raggiungere le labbra.

Volevo gridare, ma la voce non usciva.

Durante tutti quegli anni in cui ero scappata da palazzo avevo visto più cadaveri di quanti mi sarebbe piaciuto ammettere e solo da poco ero riuscita ad imparare a tenere sotto controllo i miei attacchi di panico, ma quello scenario di morte scatenò in me emozioni che credevo aver domato.

La parete della capanna pungeva contro la mia schiena, appiattita all'edificio.
Sentivo le gambe tremarmi, ma non potevo permettermi di cedere.

Non dopo aver deciso di iniziare una guerra.
Non dopo aver allontanato Rubyo e deciso di contare solo su me stessa.

Continuai ad osservare la scena mentre dentro di me cercavo di rimettere insieme la forza per muovermi: corpi senza vita sparsi sull'erba come foglie secche, morte, annegavano in un lago di mercurio.

Ancora non riuscivo a realizzare come quella carneficina fosse avvenuta. 

Nel silenzio di un un istante, senza che neanche potessimo rendercene conto, un intero villaggio era stato sterminato e noi non avevamo fatto nulla per impedire che ciò accadesse.

Non c'era neppure l'ombra di chi avesse potuto compiere quella strage, eppure sapevo che quella poteva solo essere opera di un-

«Rasseln.» Gideon esternò i miei pensieri.

«Dobbiamo andarcene.» Thui ci raggiunse all'esterno.

In braccio, stringeva Tanya.

Oltre le sue spalle, il velo sul volto della Banshee era squarciato a metà.

Così abbandonata, con la testa pendente e gli arti rilassati, sembrava una bambola.
Nell'unico occhio scoperto, non traspariva nessuna emozione e la pelle del suo viso, perfettamente distesa, non disegnava nessuna ruga espressiva.

Poi, come se qualcosa di sconosciuto dentro di lei avesse preso il sopravvento, spalancò la bocca in un grido.

Come fossi stata il riflesso della sua ombra, il mio corpo si ritrovò ad imitare quel gesto, mentre le ginocchia iniziarono a cedermi.

Accasciata sugli avambracci, sentivo i polmoni svuotarsi dall'ossigeno mentre, dalla bocca aperta, dei fili di saliva iniziarono a colare, mescolandosi alla terra.

Degli spasmi irregolari mi scossero lo stomaco.
Qualcosa, spingeva per risalire e uscire.

Caddi sul fianco mentre le mani cercavano di allungarsi sulle orecchie nel tentativo di attutire quel suono.

Lo stridio era troppo intenso, peggiore anche di quello delle arpie.

Al suolo, non riuscivo ad aprire gli occhi, ma sapevo di star lacrimando.

La testa sbatteva.
Le orecchie fischiavano.

Poi improvvisamente tutto scomparve.

La testa non sbatteva.
Le orecchie non fischiavano.
La nausea era scomparsa.

Non appena riaprii gli occhi vidi Gideon piegato al mio fianco e gli occhi di Thui che mi guardavano preoccupati.

Oltre la sua spalla, il volto cereo di Tanya, occhi e bocca chiusi, il corpo abbandonato alla gravità: era svenuta, consumata dalla potenza delle sue abilità da essere dell'Altro Sole che più che ad un dono, assomigliavano ad una maledizione.

Vidi le labbra di Gideon muoversi nel chiamare il mio nome, ma alle mie orecchie risultò solo come un sibilio assordante e confuso.

Ancora a gattoni, feci per alzarmi, ma una goccia bagnò la mano sotto di me di una sostanza vermiglia.

Allungai l'arto sul viso, sfiorandomi gli zigomi per esaminare quella sostanza.

I polpastrelli erano sporchi di sangue.

Usciva dagli occhi, dal naso e dalle orecchie.

Per un istante, sentii il bisogno di piangere.

Ero spaventata e la mia mano tremava sul mio volto, mentre cercavo di ripulirlo, ma non potevo lasciarmi scuotere così tanto alla semplice vista di tutto quel sangue.

In futuro, ne avrei versato molto di più.

Deglutii il groppone che mi si era formato in gola.

«Stai bene?» Mi chiese Thui aiutandomi ad alzarmi con il braccio libero.

Annuii.

Nonostante il fischio fastidioso fosse cessato, i suoni risultavano ancora distorti alle mie orecchie.

«Se solo non fossimo venuti...» Mi voltai verso Gideon, al mio fianco. «Non sarebbe mai accaduto.» Sembrava senza fiato.

Per un istante credetti che quelle parole fossero riferite a ciò che mi era appena successo ma, non appena incrociai i suoi occhi dorati, mi resi conto di star sbagliando e di aver frainteso le sue intenzioni.

«È colpa tua.» Mi disse.

L'ira stava parlando al suo posto.
Gli faceva arricciare il naso e fremere il labbro superiore.

Non mi aspettavo né un commento, né una reazione del genere da parte sua, e la cosa inizialmente mi prese in contropiede, ma non lo negai perché, dopotutto, riconobbi che avesse ragione.

Era davvero colpa mia e, per quanto in alcuni momenti avessi creduto di non essere ancora all'altezza di una guerra, mi ero rimessa in piedi da sola, senza mai avere ripensamenti sulle battaglie che a breve avremmo combattuto.

Non riuscivo a sentirmi in colpa e, nel mio sguardo, Gideon lo percepì.

«Che ne è del tuo proteggere gli innocenti, eh Lyra?» Si era abbandonato alla rabbia crescente, che ora lo divorava.

Cosa stava facendo?
Riversando su di me tutta la frustrazione accumulata in quegli ultimi mesi, usando quella situazione come capro espiatorio?

Gli sembrava davvero quello il momento più adatto per farlo?

«Sapevamo dei rischi a cui stavamo andando incontro ed eravamo pronti ad accettarne le conseguenze.»

Guardai il villaggio che ci circondava, oramai ridotto a cimitero.

«È un ultimo sacrificio per un bene più grand-»

Uno sputo bagnò il terreno già pregno di mercurio.

Quel gesto, così privo di dignità, fece crescere in me una rabbia che non pensavo di avere.

«Uno scopo più grande, dici?» Gideon si asciugò il labbro. «Invece sai cosa dico io? Che non sei diversa da tuo fratello.» I suoi occhi dorati erano privi di esitazione.

Quelle parole mi ferirono tanto quanto il suo tradimento. Se davvero, dopo così tanto tempo passato assieme, era questo ciò che credeva di me, allora forse avevo sbagliato tutto fin dal principio.
Forse, non avrei mai dovuto prenderlo con me, avvicinarmi a lui, legarmi a lui, dargli fiducia e cercare di tenere in piedi un rapporto nonostante fosse andato oramai in frantumi da molto tempo.

Eppure, in quel momento, non riuscivo a credere che quelle parole fossero sincere.
Non potevo credere che fossero sincere.

Osservai ogni sua ruga espressiva, percorrendo con lo sguardo tutto il suo corpo nella speranza di trovare un segno, seppure piccolissimo, di quella sua bugia.

Ma non lo trovai.

Non lo trovai nel disprezzo dei suoi occhi, nella fermezza della sua voce, nelle vene ingrossate del suo collo, nell'affanno del suo petto, nella forza dei suoi pugni serrati lungo il busto.

Ma ancora mi illudevo potesse essere una messinscena.

«Ti nascondi dietro la scusa del bene più grande per poi sfruttare gli esseri dell'Altro Sole come fossero delle pedine inanimate.» Con uno scatto, mi afferrò il volto in una mano. «Della nostra vita non ti importa nulla.»

Sentivo le sue dita scavarmi le guance e pressarmi la mascella.

Volevo parlare, ma quella sua presa, così stretta, e quella situazione, alla quale stentavo a credere, me lo impedivano.

Gli afferrai il polso, nel tentativo di spingerlo lontano dal mio volto, ma la sua presa era d'acciaio.

Così fu Thui ad intervenire.
Tanya ancora in braccio.

«Speravo che almeno tu fossi diverso, Kelpie.»

Fu allora che Gideon non ci vide più e, accecato dall'intensità delle sue emozioni, abbandonò la presa attorno al mio volto, per poi scattare verso Thui.

In lui trovò probabilmente quella valvola di sfogo che stava cercando e, nelle sue parole, la giustificazione della sua violenza.

Lo afferrò per il collo.
Nonostante l'altezza dell'altro essere dell'Altro Sole, Gideon non sembrava minimamente intimidito.

«Che ne vuoi sapere tu?!» Sbraitò, ma Thui, come suo solito, non si scompose, accennando solo ad un sorriso.

«Lyra ti ha obbligato a seguirla oggi? E ieri? E tutti i giorni prima di questo?»

Con uno strattone deciso, ma privo della rabbia che contraddistingueva Gideon in quel momento, Thui si liberò dalla presa.

«Anche io sono un essere dell'Altro Sole come te e, proprio come te, ho fatto la scelta di seguire Lyra.»

Per un brevissimo istante la pupilla di Thui lampeggiò, restringendosi.

«Ma dopotutto non te ne faccio una colpa.» Iniziò ad avvicinarmisi. «Sei un Kelpie, solitario per natura.»

Con un sorriso, mi affidò Tanya, ancora svenuta, che presi tra le mie braccia.

«Non hai mai avuto il peso di qualcosa di più grande della tua esistenza sulle spalle.» Con passo fermo iniziò ad allontanarsi da noi, dandoci le spalle. 

Quel gesto di una così sfrontata sicurezza irritò ancora di più Gideon che, con gli occhi già dorati, iniziò a trasformarsi.

«Non sai cosa vuol dire mettere il bene degli altri davanti al proprio, fare dei sacrifici...»

Ma quel discorso fu bloccato da un calcio che parve spaventosamente privo di sforzo.

In un istante, Thui era stato scaraventato contro una capanna nelle vicinanze, distruggendone le colonne portanti.

Soffocai un grido quando vidi l'abitazione crollare sul suo corpo.

«Thui!» Iniziai ad incamminarmi verso le macerie, senza mai distogliere l'attenzione da Gideon.

In quel momento come non mai, desiderai che tra noi ci fosse ancora quel maledetto contratto ad unirci.

«Finiscila, Gideon!» Gridai. «Non è il momento di attaccarci a vicenda!» 

Mi stavo illudendo di poterlo riportare alla ragione.

Ero quasi al fianco della capanna crollata quando le macerie iniziarono a cadere, scivolando lungo i lati e sollevando una nuvola di polvere.

Per un momento mi sembrò di sentire la terra tremare.

Di istinto, mi allontanai dalla zona, coprendomi il volto per proteggerlo dalla polvere ma non riuscendo comunque ad evitare un attacco di tosse.

In quel momento, temetti il peggio.

Poi, li vidi.

Oltre quella coltre di polvere, due occhi dello stesso colore dell'ambra pianta dalle Banshee splendevano sull'ombra di una sagoma che di umano non aveva più nulla.

Un passo, e una zampa rossa comparve oltre quella nuvola sporca.
Così grande, sarebbe bastata per schiacciare un bambino.

Se in forma umana Thui era particolarmente alto, trasformato era colossale, seppur nulla in confronto ad un Titano di lava.

Presto anche il resto del corpo seguì l'arto, spuntando lentamente da oltre quella spessa coltre.

Prima il muso allungato, poi le orecchie dritte e appuntite.

Bastò solo che a rivelarsi fosse un terzo del suo corpo per togliere ogni dubbio: si trattava di una volpe.

Eppure, ancora nascoste nell'ombra della coltre di polvere, nove sagome allungate si agitavano come onde.

Ecco la sua vera forma.
Ecco il vero aspetto di un Gumiho. 

«Sai quanto a noi non piaccia trasformarci.» La bocca di Thui non si aprì, eppure il suono della sua voce riempì l'aria circostante. «Quindi per favore...»

Una ventata d'aria alzò altra polvere delle macerie, obbligandomi nuovamente a coprirmi il volto con il braccio, nel tentavo di proteggere gli occhi da quella folata.

«...evitiamo di arrivare a questo punto.»

Quando la mia visuale fu di nuovo libera, notai come, dove prima si ergeva un'immensa volpe, ora si trovava nuovamente Thui in forma umana.

Non aveva neanche un graffio.

Ed ero sul punto di tirare un sospiro di sollievo ma un fischio mi pizzicò le orecchie.

Nello stesso istante, tutti i muscoli nella mia schiena si irrigidirono mentre, con uno scatto, mi lanciavo sul lato, impedendo ad una scheggia di ferro di colpirmi in pieno volto.

Gli attacchi erano ripresi.

E, assieme a quelli, una realizzazione, una nuova speranza alla quale prima non avevo pensato.

Con passo deciso, mi avvicinai a Gideon, che ora aveva di nuovo ripreso forma umana.

«La prossima volta sii meno convincente.» Bisbigliai a denti stretti, per poi dirigermi verso Thui.

Ero stata così tanto presa da quelle sue parole e da quel vortice di emozioni che mi avevano suscitato, che quasi non ero riuscita a leggere oltre le apparenze: i Rasseln che ci stavano attaccando erano stati senza dubbio inviati da Markus che, in un modo o nell'altro, aveva capito i miei piani oltre che il luogo in cui mi trovassi.

In quell'atteggiamento così sfrontato, Gideon stava solo cercando di creare un'immagine falsa del nostro rapporto davanti agli occhi del Rasseln, in modo tale che poi, questi ultimi, nel caso in cui ci fossero sfuggiti, avrebbero riportato a Markus ciò che avevano visto, facendogli capire di come non gli sarebbe più stato possibile il poter contare sull'aiuto di Gideon a cui, all'apparenza disinteressato, nessuna minaccia avrebbe più potuto far appiglio.

Ma dei dubbi, come crepe, iniziarono a insinuarsi tra i mattoni di quel bel castello di associazioni che mi ero creata, rendendolo instabile: perché Gideon si era comportato così solo adesso, vista la possibilità che ci stessero spiando già da chissà quanto tempo? Perché, nel caso in cui invece anche il distacco degli ultimi mesi fosse dovuto alla presenza dei Rasseln, non mi aveva fatto capire le sue intenzioni in nessun modo? E se invece era stato proprio Gideon a portare lì l'esercito di Markus?

Ma, in quel flusso di pensieri, si infilò anche una corrente laterale che iniziò a farmi temere per l'incolumità sia di Rubyo, che delle altre Tribù con la quale ero entrata in contatto.

«Merda.» Questa volta fu il mio turno di imprecare a denti stretti, quando riuscii per un soffio a schivare un'altra scheggia.

Quelle riflessioni mi stavano facendo distrarre dalla battaglia.

«Thui!» Gli spinsi Tanya contro il petto non appena fui al suo fianco. «La affido a te.» E iniziai a correre nella direzione opposta.

«Lyra!» Sentii la sua voce preoccupata alle sue spalle. «Cosa vuoi fare?! Non puoi credere davvero di riuscire ad affrontarlo da sola!»

«In futuro dovrò essere in grado!» La mano stretta sull'elsa della spada mio padre. «Questo è un allenamento.»

In realtà, quella di affidargli la protezione di Tanya era stata solo una scusa per distrarlo e allontanarmi abbastanza nella speranza di poter estrarre la spada senza che lo notasse.

Sapevo che sguainare quell'arma nel Regno dell'Altro Sole, e soprattutto in presenza dei suoi abitanti, mi avrebbe condannata, eppure non potevo fare altrimenti.

Questa volta, non c'era né soluzione né via di fuga: impugnare quell'arma era l'unico modo che avevo per difendere me e le persone a cui tenevo.

E nonostante sapessi che quello sperare di farla franca sotto il naso di Thui era più simile ad un sogno utopistico che alla realtà, che altra scelta avevo?

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