In tempi remoti, presso un villaggio di pagani e fanatici, era usanza l'annuale gioco delle 24 peccatrici. Ogni anno dalle carceri o dalla folla, il capo del villaggio sorteggiava 24 donne che avevano compiuto peccati più o meno gravi, per poi rinchiuderle in un labirinto costruito vicino ad un fiume, in periferia.
Queste 24 donne venivano suddivise in due gruppi: uno indossava veste bianca, mentre l'altro veste nera. Le peccatrici avevano a loro disposizione soltanto una torcia e una spada. L'obbiettivo principale per ottenere la salvezza era di sterminare la squadra rivale, e per farlo occorreva prima uccidere ogni membro avversario, per poi tagliarne una mano (la sinistra) e mangiarla. La torcia serviva per farsi luce e per non confondere le compagne di squadra. Entrambe le squadre avevano una base dove vigilavano delle sentinelle armate di giavellotti. Se una prigioniera avesse provato a fuggire, una tra loro l'avrebbe subito uccisa. Anche rimanere dentro la base era vietato, pena la morte.
I cadaveri venivano portati nella base avversaria, per un rito speciale (nota bene: se a un cadavere venivano trovate entrambe le mani, sarebbe stata uccisa una prigioniera della squadra avversaria, quindi un passo verso la salvezza era seguire le regole, amputando e poi cibarsi della mano). Il rito era crudele e doloroso; appena una donna arrivava alla base nemica, le veniva cucito un cadavere avversario sulla schiena, ed in seguito sarebbe stata rispedita a uccidere altre peccatrici. Il tutto veniva fatto in fretta e senza anestesie. Se il cadavere si staccava, la donna veniva uccisa dalle sentinelle. Se una squadra intera muore, la squadra avversaria viene portata fuori dal labirinto, curata e liberata. Questa usanza andò avanti per pochi anni, poichè questo villaggio sparì. Nessuno sa se venne annesso da qualche potenza, o distrutto a causa di una ribellione delle peccatrici: sappiamo solo che la leggenda di questo gioco è esistita fino ad oggi, trasformata in una versione meno cruenta: è noto come "Dama".