TOGETHER (The Again Serie #4)

By SkyRu90

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QUARTO E ULTIMO CAPITOLO DELLA SERIE AGAIN. DISPONIBILE IN ESCLUSIVA SU AMAZON E KINDLE UNLIMITED DAL 19 LUGL... More

CAPITOLO 2

Capitolo 1

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By SkyRu90

Mi precipito fuori dall'ascensore e quasi mi metto a correre, i miei tacchi vertiginosi risuonano sul pavimento tirato a lucido. È incredibile come nonostante la quantità di persone che transitano dentro e fuori la Anderson Company, tutta l'azienda sia sempre impeccabilmente pulita. Ordine e pulizia sono le uniche cose sulle quali nonno abbia mai fatto mettere bocca alla nonna circa il lavoro. E i risultati sono impeccabili come tutto quello che fa Elinor Anderson.

«Albert», dico, accostandomi al banco d'ingresso, «puoi avvisare mio padre che dovrà fare a meno di me alla riunione di stasera? Sto letteralmente scappando via, ma avevo proprio dimenticato un impegno.»

Mi allontano senza attendere risposta. Probabilmente Albert sta già digitando l'interno dell'ufficio di papà, l'auricolare otto ore infilato nell'orecchio. Per fortuna è solo la riunione mensile sull'andamento generale, niente di cui non possa farmi fare un riassunto da Sarah domani. Sgrano gli occhi e ficco la mano nella borsa alla ricerca del telefono.

«Sarah, sto andando via. Devi andare tu alla riunione», dico ansante in un vocale, mentre le porte scorrevoli della Anderson Company si chiudono alle mie spalle e vengo letteralmente catapultata nel caos di un pomeriggio estivo di Manhattan. «E cancella il resto degli impegni di oggi.»

«Ricevuto.» È la risposta lampo della mia assistente.

Mi sbraccio alla ricerca di un taxi libero, mi accomodo sul sedile posteriore, dico l'indirizzo e tiro un sospiro di sollievo. Come accidenti ho fatto a dimenticarmi?

Controllo la to do list del matrimonio. Praticamente è quasi tutto fatto, metà delle incombenze se le sono divise la nonna e Ivy, non ho avuto niente in contrario. Io e Zack sappiamo che sarà una cerimonia pomposa e piena di gente sconosciuta, ma è stato molto più facile così. Credo di essere una delle pochissime donne al mondo che non schiamazza all'idea di organizzarsi il matrimonio. Io semplicemente ho delegato.

«Ti va se andiamo da Carlo's, stasera?» Un messaggio di Zack.

Sorrido. «Ottima idea, siamo solo a metà giornata e sono distrutta», rispondo.

Mi manda una faccina sorridente di conferma.

La verità è che entrambi stiamo lavorando moltissimo in quest'ultimo periodo e non abbiamo proprio il tempo di pensare al nostro matrimonio. Ci amiamo, vogliamo sposarci, il come è un dettaglio.

Il taxi sfreccia tra il traffico cittadino, per fortuna l'aria condizionata funziona o arriverei con un aspetto disastroso. Sfioro con le dita la punta della mia coda di cavallo, i capelli sono di nuovo lunghi. Nell'ultimo anno la mia vita è stata stravolta sotto diversi punti. Zack si è trasferito a casa mia ed è decisamente un'altra cosa rispetto a quando avevo Carly. La nostra relazione ha subito un brusco passo avanti e ne ero terrorizzata, anche se devo ammettere che si è rivelato tutto naturale. Abbiamo i nostri tempi, i nostri spazi, le nostre abitudini e la totale fiducia e comprensione dell'altro. Mi ritengo fortunata. Certo, entrambi siamo stati completamente focalizzati sulla gestione delle nostre nuove attività e Zack ha dovuto subire il colpo dell'ostilità paterna. John Mason ha mantenuto la sua parola e non parla con suo figlio se non è strettamente necessario. Zack dice sempre che va tutto bene, ma quando provo ad approfondire non è di grandi parole. Così come non parliamo mai dell'altro fatto.

«Arrivati», dice il tassista distogliendomi dai miei pensieri.

Pago, ringrazio e scendo dal veicolo. Attraverso la strada ed entro nell'atelier.

«Solo mezz'ora di ritardo, quasi mi commuovo», mi accoglie la voce astiosa di nonna.

«Il traffico», mento.

«Te ne sei dimenticata», risponde lei con uno sguardo decisamente assassino.

«Colpevole», ammetto alzando gli occhi al cielo.

Nonna fa per dire qualcosa, ma Carly interviene. «Sono impaziente di vedere in quale vestito mi volete infilare, possiamo muoverci?» e mi strizza l'occhio.

La grande prova. Abito da sposa e damigelle.

«Ciao tesoro», mi saluta mamma con un bacio sulla fronte. «Sei tutta sudata», aggiunge bisbigliandomi nell'orecchio.

Mi scappa un sorriso.

«Eccoci tutte qui, finalmente», ci accoglie la padrona del negozio con un paio di assistenti al seguito. «Rachel, come vedrai abbiamo apportato qualche leggera modifica all'abito che hai scelto. Sei talmente magra e priva di curve che il tessuto andava reso più armonioso.»

Lancio un'occhiata a Malek che allunga il cellulare a Hope per farla stare buona. Questa volta la sua pancia è molto più pronunciata rispetto la prima gravidanza.

Entro in un camerino che è grande quasi quanto il mio salotto. Specchi e faretti dappertutto. Il mio abito troneggia sulla gruccia appeso a un gancio alla parete. Trattengo il fiato mentre sento la famosa stretta allo stomaco. Mi sono innamorata di questo vestito non appena l'ho indossato. Era solo il trecentesimo provato quel mese. Ormai mi ero data per sconfitta, convinta non ci fosse niente di adatto.

«Come vedi, ho dovuto stringere il corpetto e alzare leggermente la scollatura perché non hai seno né da mostrare né da sfruttare. Ho quindi aggiunto qua un leggero pizzo che riprende i dettagli delle maniche», mi viene spiegato.

Mi infilo nell'abito del giorno più importante della mia vita. Attendo paziente che tutti i bottoni sulla mia schiena siano allacciati, poi mi sciolgo i capelli e lascio che mi aggancino il velo in testa.

«È perfetto», mormoro a bassa voce guardandomi allo specchio.

«Sei meravigliosa», mi conferma la padrona di casa con fare professionale.

Esco dallo spogliatoio e raggiungo il resto del gruppo. Mamma, nonna e Ivy sono sedute su comode poltrone e il loro sguardo si illumina di commozione alla mia vista. Alla mia destra sono già schierate le mie damigelle. Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere.

«Certo, dopo averti vista così mi sento ancora più orribile», sbotta Carly. «Si può sapere chi diavolo ha scelto questo colore?»

Sollevo le sopracciglia per farle capire che non c'è bisogno di pronunciare l'ovvio, è chiaramente opera della nonna. Però ha ragione, quel color lavanda è terribile. I vestiti invece sono molto belli: gonna morbida sui fianchi, maniche ad aletta e scollatura sulla schiena.

Carly, Malek, Cassandra e Mary sono le prescelte che mi sosterranno quel giorno.

«Mary Elizabeth, per l'amor del cielo, sorridi», sbotta Ivy. Per tutta risposta, oltre al broncio, la sua figlia minore incrocia anche le braccia al petto.

«Tutto ciò è ridicolo», borbotta.

«Non essere indisponente», la ammonisce sua madre.

«Neanche Cassy mi ha voluta tra le sue damigelle. Perché devo farlo adesso e conciata in questo modo?»

So che non ha niente di personale con me. Andiamo decisamente più d'accordo di prima.

«Io non ti ho voluta perché mi avresti rovinato tutte le fotografie con quel trucco da punk anni Ottanta e quello sguardo da fuori di testa. Quasi non ci sei nel mio album di nozze, ho espressamente chiesto al fotografo di evitarti», spiega Cassandra senza nessuna ironia.

«Rachel, potrebbe essere una valida idea da seguire.» Il tono di Mary è serio, il suo sguardo quasi speranzoso.

«Gli abiti sono bellissimi e vi stanno a tutte divinamente», dico io. «Si può però cambiare il colore?» chiedo rivolta alla proprietaria del negozio. «Li preferisco verdi. Magari un bel verde scuro, molto più elegante.»

Nonna non dice niente ma la vedo arricciare le labbra, gli sguardi delle ragazze approvano la mia idea.

«Scusate, io mi devo sedere», dice Malek. Mamma si alza e le cede il posto.

«C'è il pericolo che tu partorisca durante la cerimonia?» domanda nonna stizzita.

«Se dovessero partirmi le contrazioni prometto di stringere le gambe e sorridere tutto il tempo», risponde Malek con una smorfia.

Finiamo che è già il tramonto. In taxi ascolto i messaggi di Sarah e papà. Quando arrivo a casa sento già il mio umore migliorare, non vedo l'ora di vedere Zack e farmi stringere tra le sue braccia. Magari prima della cena da Carlo's potremmo fare una veloce doccia insieme.

«Oh, ciao Rachel.» Sto ancora sorridendo quando mi trovo davanti Andy.

«Ciao», borbotto sorpresa. È l'unica persona che riesce a farmi sentire a disagio, goffa e infantile come una bimbetta dell'asilo. «Che ci fai qui?» chiedo e per "qui" intendo la porta di casa mia dalla quale l'ho appena vista uscire.

«Ho aiutato Zack a rivedere un po' di conteggi. Qualche mail da confermare e alcuni imprevisti da gestire. Sai com'è, l'inaugurazione è alle porte e non possiamo permetterci errori», spiega.

Ho sempre l'impressione che si prenda gioco di me. Scorgo una celata ironia davanti alla sua espressione candida e innocente. Non c'è proprio niente di innocente in lei, soprattutto con quel microabito svolazzante addosso. Ma davvero una si presenta così dal suo capo? Nella frazione di un secondo paragono i suoi sandali bassi e informali alle mie scomodissime e costose scarpe. Il suo vestito chiaro a fiori con spalline sottili, che sembrano chiedere aiuto per contenere le tette rifatte, con la mia gonna elasticizzata al ginocchio stretta e alta in vita, che se fino a stamattina mi dava la sensazione di avere una figura magra e slanciata adesso mi fa sembrare piatta e scheletrica. La mia camicetta da collegiale tutta abbottonata si sta vergognando per me. Perché Zack l'ha voluta nel suo staff? Non poteva restare al suo posto alla Mason Enterprise?

«Scusa, scappo che ho la baby sitter che mi aspetta», dice Andy prima di prendere il mio posto in ascensore.

Entro in casa e riesco ancora a sentire l'odore di quella donna impestare l'aria.

«Sono a casa», urlo poggiando le chiavi sulla mensola dell'ingresso, l'umore decisamente grigio.

Zack emerge dalla camera da letto parlando al telefono tenendo un dito alzato a mo' di scusa. Indossa un paio di pantaloncini comodi, una canotta sportiva e ha i capelli bagnati.

Per un istante, uno di quelli che cerco sempre di gestire ma che hanno lo straordinario potere di rovinarmi anche la migliore delle giornate, mi chiedo se non abbia avuto altra compagnia dentro quella doccia.

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