Royal Thief II

Galing kay Destiny_of_the_Soul

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Sola e prigioniera del suo stesso Regno, Lyra capirà di poter contare solo su sé stessa, costretta a stringer... Higit pa

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CAPITOLO 148
CAPITOLO 149
CAPITOLO 150
CAPITOLO 151
CAPITOLO 152
CAPITOLO 153
CAPITOLO 154
Capitolo 155 - Epilogo
ANNUNCIO

CAPITOLO 144

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Galing kay Destiny_of_the_Soul

«Vi ho salvato la vita.» Aggiunse poco dopo, tirandomi all'interno. «Ora vi fidate?»

Adesso le sue pupille erano tornate della larghezza normale, umana. 

Una volta al sicuro, mi staccai immediatamente dalla sua presa.

No, ovvio che non mi sarei fidata.

Se mi trovavo in quella situazione era colpa sua fin dal principio. 

E l'emozione sul mio volto dovette risultare molto chiara in quanto, con un'espressione che avrei quasi potuto definire imbarazzo, Thui si grattò la testa, scompigliandosi le lunghe ciocche vermiglie.

«Un incidente dopo un altro... certo che non mi credete.» Accennò un timido sorriso, scoprendo un canino.

Quella reazione mi risultò inaspettata, tuttavia non mi lasciai intenerire e anche l'essere dell'Altro Sole tornò subito serio, facendo corrispondere i nostri umori.

«Ma dovrete credermi se volete che vi porti dai vostri uomini.» aggiunse, ora privo di qualsiasi ironia. «Avete visto anche voi che, senza il mio aiuto, è impossibile scendere da qui.»

Serrai la mascella.
Purtroppo era vero: per andarmene da quel posto sarei dovuta aggrapparmi a lui, ma a quel punto avrebbe potuto portarmi ovunque senza che io potessi oppormi.

Sarebbe potuta essere una trappola, ma tutta quella situazione era paragonabile all'essere in gabbia.

Rinfoderai la daga nello stivale.

Non c'era motivo di minacciarlo con quell'arma. Per lui altro non era che uno stuzzicadenti: durante tutto quel mio temporeggiare avevo avuto modo di notare di come la ferita che gli avessi procurato al braccio si fosse già rimarginata.

A quel mio silenzio, rise. «Siete proprio testarda.» I suoi occhi, color dell'ambra, brillarono divertiti.

Ma più lui si rilassava, più io mi irrigidivo.

Strinsi il pugno lungo la gamba alla consapevolezza di quanto debole gli apparissi.

«Preferisco cauta.» Dissi a denti stretti.

«Va bene, Signorina Cauta

A quella frase, miei occhi scattarono verso l'alto, in quelli di Thui.

Non apprezzai tutta quella confidenza e l'essere dell'Altro Sole parve accorgersene. 

«Non volevo mancarvi di rispetto.» Il sorriso gli si spense in volto. «Mi permettete, allora?» Con un gesto, mi fece segno di salirgli in spalla. «Se davvero avessi voluto uccidervi non mi sarei preso il disturbo di curarvi prima.» Aggiunse, per convincermi ulteriormente.

Pensai a Gideon.
Le avevo già sentite da lui quelle parole.

Avevo i miei buoni motivi per non fidarmi ma, consapevole che non avrei potuto risolvere nulla rimanendo lì, gli salii in spalla, avvolgendogli il collo con entrambe le braccia.

Tutto quel contatto con un'estraneo mi metteva a disagio.

«Vi prego di rafforzare la presa, Principessa.»  E l'attimo dopo, senza alcun preavviso, si lanciò nel vuoto.

Strizzai gli occhi ed il cuore mi salì in gola.

Le braccia si fecero più strette attorno al suo collo mentre l'aria, così pressata in volto, diventava difficile da respirare.

Presto, ci ritrovammo sul ramo sottostante.

«Tutto bene?» Lo sentì dire, come se la risposta potesse essere stata un .

L'unica volta in cui avevo avuto così tanta paura dell'altezza era stata quando, insieme alla compagnia di Ferd, ero stata costretta ad abbandonare la carrozza nella quale mi trovavo, uscendo da una spaccatura nel tettuccio e rischiando di cadere nella scarpata. 

Ma in quell'occasione non ero sola.
In quell'occasione, con me, c'era Rubyo.

Era stato lui a tenermi per mano, a guidarmi, finché i miei piedi non avessero toccato nuovamente terra.

Adesso, invece, era diverso.

Mi ero appena gettata nel vuoto, senza una fonte d'acqua sotto per attutire un'eventuale caduta e, come se già questo non fosse sufficiente, la mia vita dipendeva da un perfetto sconosciuto che avrebbe potuto uccidermi lasciandomi semplicemente cadere.

«Tenetevi stretta.» Riprese Thui, per poi ricominciare a muoversi.

Con un altro salto, raggiungemmo un ramo altrettanto robusto come quello che avevamo appena lasciato.

Sarebbe potuto essere stato definito il ramo più vicino, eppure la distanza che con quel salto Thui aveva appena percorso era disumana.

A mani nude e ad una velocità impressionante, iniziammo a scalare quel tronco nodoso. 

Tutta quell'aderenza, nonostante l'aggiunta del mio peso, mi lasciò stupita, ma ciò che davvero mi colpì fu la direzione nella quale Thui stava proseguendo.

«Perché stiamo salendo?» Domandai non appena mi accorsi che quei trenta metri che mi separavano dal suolo altro non erano che un terzo dell'altezza di quella pianta.

A quella mia domanda la scalata dell'essere dell'Altro Sole si arrestò.

«Lì.» Additò questo, puntando alla chioma. «È lì che sono i vostri compagni.»

A quella rivelazione, non seppi se ridere o piangere, ma quello che potei dire con certezza era che la convinzione di essermi lanciata a braccia aperte in una trappola, esattamente come temevo sarebbe accaduto, stava crescendo.

Volsi lo sguardo verso il basso, dove le radici sporgenti sembravano arpioni.

«Non starete pensando di buttarvi, spero...» Sentii la voce dell'essere dell'Altro Sole dire.

Quell'idea, mai prima d'ora, mi era sembrata così allettante.

«Resistete alla tentazione ancora un po'...» Aggiunse. «Prometto che non vi farò del male.»

Deglutii.

Non riuscivo ancora a fidarmi, ma che scelta avevo?

E così continuammo l'arrampicata, durante la quale sorpassammo altri numerosi punti cavi, finché fu sempre più difficile evitare le pesanti gocce di pioggia.

Quello poteva significare solo una cosa: eravamo vicini alla chioma.

E infatti, con un'ultima trazione, Thui si aggrappò ad uno dei rami più alti per poi raggiungere la cima della pianta.

Ma non riuscii a sentirmi al sicuro neppure quando i miei piedi toccarono il legno di una pedana appositamente creata per muoversi con più agiatezza in quel luogo: eravamo troppo in alto.

Eppure la speranza iniziò a diffondermisi nelle vene quando, sollevando lo sguardo, i miei occhi incontrarono quelli di Gideon, Aerin, Dollarus e tutto il resto della sua ciurma.

Non appena mi vide, Gideon chiamò il mio nome, scattando nella mi direzione, ma qualcosa lo bloccò prima.

Solo allora mi accorsi di come avessi gioito troppo in fretta.

Erano tutti inginocchiati al suolo, con le mani legati dietro la schiena, mentre la testa, a penzoloni sul corpo, veniva ogni tanto colpita da qualche goccia di pioggia che riusciva a filtrare dalla chioma verdeggiante.

«Cosa le hai fatto?» Gli occhi di Gideon erano dorati, ed il suo naso arricciato.

Gli avevo visto quell'espressione in volto fin troppe volte per poter dire che non si trattava di semplice rabbia: in quell'istante Gideon era sul punto di trasformarsi.

Eppure non lo fece.
Qualcosa glielo impediva.

E fu allora che le notai, dietro la schiena di ognuno di loro e strette attorno ai loro polsi, riconobbi quelle stesse liane che, nel bosco, ci avevano immobilizzato. 

«Sto bene.» Lo tranquillizzai, ma in quel momento ero io stessa a non riuscire a trovare la calma.

Mentre analizzavo la scena, le mani mi tremavano lungo i fianchi.

Era palese che la chioma di quella pianta fosse adibita a prigione.
Senza alcun dubbio, un punto strategico da cui i prigionieri difficilmente sarebbero potuti scappare, figurarsi sopravvivere, a quell'altezza.

«Non era mia intenzione fare alcun male ai vostri compagni.» Iniziò a spiegarsi Thui. «Ma non appena i miei uomini li hanno liberati dalle trappole nel bosco, hanno iniziato ad attaccarli ancor prima che potessero spiegare la situazione.»

Negli occhi di Thui brillava una sincerità cristallina e la cosa mi fece alzare ancor di più le difese: se stava fingendo, era davvero bravo.

«E quale sarebbe questa situazione?» Gli feci eco.

«Eravamo a caccia quando abbiamo notato persone nel nostro territorio.» Iniziò a gesticolare. «Volevamo avvisarvi delle trappole ma uno dei miei uomini ha fatto cadere un nido, spaventandovi e facendovi attivare quelle che avevamo già posizionato.» Si passò una mano sulla nuca, liberandola dai capelli, gesto che gli avevo già visto fare. «Il pugnale, che vi ho lanciato, serviva solo a tagliare la fune e liberarvi.» Era imbarazzato o, almeno, era quello che voleva far credere. «Non era nostra intenzione ferirvi in alcun modo e non vi avremmo portata con noi se non foste svenuta.» Thui scosse la testa, come per enfatizzare le sue parole. «In quel momento non sapevo ancora che voi foste la Principessa-» 

Si interruppe un attimo quando, a quelle parole, Gideon costretto all'immobilità imprecò di essere liberato.

«E quando l'ho scoperto» Continuò ignorandolo «liberarli prima che vi foste ripresa sarebbe stato alquanto avventato... come potete notare.» Fece cenno a Gideon, le cui vene sul collo si erano gonfiate in maniera impressionante.

«È stato difficile anche per noi mettere in prigione due Kelpie. Sono molto rispettati nella mia tribù.»

Gideon strozzò una risata carica di sarcasmo. «Non si direbbe.»

«Ma la sicurezza dei miei compagni viene prima di tutto.» Questa volta Thui, nel parlare, si rivolse a Gideon, poi la sua attenzione fu nuovamente indirizzata a me. «E voi Principessa, lo capirete sicuramente.»

Quell'improvvisa rivelazione, senza dubbio inaspettata, mi costrinse a guardare quell'essere dell'Altro Sole sotto una luce completamente diversa.

Nonostante non mi piacesse ammetterlo, in quel momento, in lui, rivedevo me, e la cosa mi spinse involontariamente a fidarmi un po' di più, ma non potevo permettermi di darlo a vedere.

Estrassi il pugnale.

«Non feriranno la tua gente.» Sollevai la daga, puntandogliela alla gola. «Liberali.»

Sapevo quanto inutile fosse quella minaccia, eppure nell'impugnare quell'arma speravo ugualmente di risultare ai suoi occhi più minacciosa di quanto non fossi.

Lo sguardo di Thui si indurì e la pupilla si restrinse, probabilmente un riflesso, fino a quasi scomparire nell'iride ambra.

Di istinto, rafforzai la presa sul pugnale.

Poi, senza aggiungere una parola, l'essere dell'Altro Sole si piegò sul corpo di Gideon.

Lo vidi seguire, con la coda dell'occhio, i movimenti di Thui, fin quando le sue braccia non scivolarono lungo i fianchi.

Lo sguardo di Gideon, prima carico d'astio, si impregnò di un emozione ben diversa: lo stupore.

Thui aveva appena liberato Gideon.

A quella visione allentai la presa attorno all'elsa, lasciando scivolare la daga lungo i fianchi.

Ma proprio quando stavo per abbassare la guardia, Dollarus comparve al mio fianco.

«Non fidatevi.» Intervenne. «Quelle erano trappole per uomini.» L'omino mosse un passo verso Thui, tentando di nascondermi dietro al suo braccio per quanto gli fosse possibile, vista la sua altezza.

Ma a quella diffidenza, anziché irritarsi, Thui abbassò lo sguardo, colpevole. «Quindi il nostro passato ci macchia ancora...» Lasciò che la schiena gli si appoggiasse al legno.

E di nuovo, seppur per un istante, nei suoi occhi rividi me stessa. 

«Non mentirò dicendo di no.» Disse poi, rialzando la testa e affrontando la realtà. «Ma quella è storia vecchia. È la colpa di mio padre che ho promesso di espiare per lui dopo la sua morte.»

Dollarus, al mio fianco, non sembrava disposto a credergli. Non gli avevo mai visto uno sguardo così truce in volto, neppure quando aveva combattuto contro Degorio.

Vederlo così mi fece davvero realizzare cosa significasse essere sua nemica e fui grata come non mai di non giocare quel ruolo nella sua vita.

«I teschi che indossiamo sono la prova di come abbiamo smesso di seguire le vecchie abitudini. In un Regno senza sovrano, sono i suoi sudditi che devono mantenere l'ordine.»

Guardai Dollarus.
Era questo, allora, che voleva intendere con quel discorso fatto durante lo sbarco?

«È sciocco, da parte vostra, definire ancora questo stato, un Regno.» Dollarus si avvicinò ancora di più all'essere dell'Altro Sole.

La diversità della loro altezza era disarmante, con l'omino che, a stento, gli raggiungeva lo stomaco. Ma ciò non lo intimoriva minimamente, era questa la potenza di Dollarus, era questa la potenza di un Titano di lava.

«I vostri sovrani sono morti, e senza lasciare un erede.» Continuò. «Non riporterete mai più questo Regno alle radici di una volta, all'equilibrio di una volta. È una causa persa.»

«È per questo che, Signor Dollarus, avete deciso di andarvene e vivere a Chaot?» Thui mantenne la calma durante tutta la conversazione, come se quegli attacchi diretti non lo sfiorassero minimamente.

«Meglio che essere ipocrita e buttare la propria vita in cause perse.»

«L'ipocrita più grande, se permettete, siete proprio voi. Andarvene a Chaot non vi ha resi diversi dai Rasseln.»

Per un istante mi parve di vedere il corpo di Dollarus emettere del fumo e, concentrandomi su di lui, riuscii a resistere al gesto automatico di portarmi la mano sullo stemma.

«È così sbagliato cercare di riavere la pace?»

Dollarus non parlò.
Forse, per la prima volta da quando lo avevo conosciuto, non sapeva come controbattere.

L'espressione sul volto di Thui si distese quando prese a guardarmi.

«Mi dispiace abbiate dovuto assistere a questo sproloquio.» Mi disse. «Come ho potuto constatare, non avete la minima intenzione di attaccarci e ciò che è accaduto finora è solo frutto di un malinteso, di cui io sono il principale responsabile.» Il suo sguardo si fece intenso. «Vi prego di perdonarmi.»

Thui si inchinò.

A parte lui, l'unico ad averlo fatto era stato Dollarus. 

Sentii l'improvviso bisogno di chiedergli di risollevarsi, ma non lo feci. Per quanto mi mettesse a disagio, mi ero ripromessa che avrei iniziato a comportarmi come una vera Principessa e, l'abituarmi a quel gesto, sarebbe stato l'inizio. In più, non mi fidavo ancora del tutto e mostrarmi particolarmente accondiscendente non avrebbe fatto altro che farmi apparire più debole.

Rimasi immobile finché Thui non rialzò il capo.

«Presto calerà la sera e avrete bisogno di un posto in cui riposarvi.» Continuò, nei suoi occhi la calma cristallina. «In caso voleste restare per un po', abbiamo degli alloggi al suolo, cosi potrete muovervi con più libertà.» Mi porse un braccio. «Con permesso, vi porto giù.»

«Con permesso, ci penso io.» Gli fece eco Gideon, pungente come non mai, ponendosi tra i nostri corpi.

Ma a quella sfida, Thui sorrise, mostrando i canini. «Prego.» Gli lasciò fare.

Quella reazione, così genuina e disinteressata, irritò Gideon.

Dopo avergli lanciato uno sguardo di ghiaccio, si rivolse a me. «Attaccati al collo. Non posso trasformarmi qui dentro, è troppo instabile.»

Ubbidii.

L'istante dopo, con un salto, Gideon si buttò nel vuoto.

A mezz'aria ed esposto alla pioggia, il suo corpo iniziò a cambiare forma, assumendo le sembianze da Kelpie e, prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai seduta sulla sua groppa.

Un'onda si sollevò dal suolo, uscendo dalle radici degli alberi, e attutendo il nostro atterraggio.

Giusto il tempo di toccare terra, che sollevammo lo sguardo verso l'alto per vedere come Aerin ci avesse seguiti a ruota, portando su di sé Dollarus e utilizzando lo stesso metodo del figlio per attutire il salto.

Quella era la prima volta che la vedevo farsi cavalcare da qualcuno.

Il resto degli uomini di Dollarus si buttò nel vuoto, venendo raggiunti da un'ulteriore onda, questa volta di dimensioni più grandi.

Avrebbero entrambi potuto sfruttare l'acqua piovana, ma, invece, decisero di non farlo.

Non ne capii il motivo finché, mentre la ciurma non ci raggiungeva, fissai Thui che, sopra le nostre teste, osservava la scena in silenzio.

Seguii il suo sguardo spostarsi in lontananza, finché i miei occhi non incontrarono una decina di alberi, prima in ottima salute, ora completamente secchi, accartocciati su se stessi e privi di foglie.

Rovinando la foresta, rovinando la sua casa, speravano di irritarlo, vendicandosi dei torti subiti.

Il mio sguardo tornò a fissare Thui, immobile sulla chioma della quercia, ancora concentrato su quegli alberi morti. Da tutta quella distanza mi era impossibile distinguere con precisione i dettagli del volto eppure, per un attimo, riuscii ad immaginare le sue pupille restringersi e non potei non dispiacermi.

Ipagpatuloy ang Pagbabasa

Magugustuhan mo rin

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Da: anonymous. A: Peyton Waldin. Penso di amarti. Inviato alle 07.33 pm. Questa storia é solo una traduzione della storia scritta da @sweetnothing...
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