(Ri)trovarsi 2, quando da sol...

By Alis_Wonder

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!!SEQUEL DI: (Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.!! Alyssa e Blake sembrano destinati a non riuscirsi m... More

Primo capitolo.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Epilogo.

Capitolo10.

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By Alis_Wonder

Blake POV.

La puzza di disinfettante e le pareti asettiche di questa stanza d'ospedale mi fanno venire voglia di fumare un'altra sigaretta. Cammino avanti e dietro in questo minuscolo perimetro sentendomi terribilmente soffocare, mentre gli occhi di Travis seguono ogni mio passo.
<<Mi stai mettendo ansia, puoi fermarti?>> Esclama disteso dal lettino dei pazienti.

Sono cinque minuti che siamo chiusi in questo posto di merda e ancora nessuno è venuto a visitarlo. Voglio solo andarmene da qui il prima possibile e se nessuno si farà vivo allora andrò a cercare qualcuno e lo porterò io, con o senza il suo consenso.
Decido di sedermi nell'unico sgabello presente all'interno della camera e guardo l'ora, prima di iniziare a contare mentalmente altri cinque minuti.

Non ho un buon rapporto con questo tipo di ambienti dall'ultima volta che ci sono stato, almeno dieci anni fa. Precisamente mi ricordo di essermi svegliato in un locale molto simile, totalmente bianco, una televisione appesa al centro e una specie di armadietto dove si trovavano alcuni miei indumenti. La prima cosa che ho sentito è stato il rumore del monitor segno vitale attaccato in qualche parte del corpo, non ho neanche avuto il tempo di capire quale di quei fili fosse perché ho iniziato a strapparmi di dosso ogni cosa che non mi apparteneva, facendo scattare qualche tipo di allarme che ha fatto accorrere gli infermieri nel giro di qualche secondo.
Se ci fosse un macchinario del genere dentro questa stanza non esiterei a trovare un modo per farlo suonare, solo per far venire finalmente qui un medico e scomparire dalla circolazione di questo posto.

Altri tre minuti e diciotto secondi.

Mi pento di aver accompagnato Travis con ogni rintocco della mia lancetta immaginaria ma ho sentito la responsabilità di ciò che quel bastardo di Jace ha fatto per colpa mia, soprattutto quando stamattina il taglio alla sua bocca non la smetteva ancora di sanguinare. Non ho avuto altra scelta.
Cerco di deviare i miei pensieri dalla giornata di ieri, soprattutto dal momento in cui la bimba ha sbirciato oltre l'abisso più profondo della mia anima danneggiata. Sono sicuro che lei, come Travis, non si sia trovata casualmente nel vicolo più malfidato del campus ma è stato il biondo ad organizzare la sua presenza.
Stringo e rilasso le mani per cercare di mantenere sotto controllo la pressione che rischia di aumentare velocemente al solo pensiero che Alyssa, sia stata usata per colpire me.
Non ho avuto la forza di dar conferma alle mie supposizioni, non dopo che gli occhi velati dalle lacrime della ragazzina mi stavano pregando di lasciarla andare via dal mio mondo senza interferenze, senza che più nessuno potesse ancora coinvolgerla con la mia vita. Ed è stata la cosa più sensata che ho sentito uscire dalla sua bella bocca da quando l'ho incontrata.

Ancora un minuto e giuro che uscirò a cercare un fottuto infermiere.

Dopo averla vista allontanarsi per l'ultima volta non ho voluto far altro che tornarmene a casa per lavare il sangue secco dalle mani, come un automa ho semplicemente ripetuto quello che faccio ogni volta dopo un incontro. Fisicamente indebolito ma mentalmente ancora incazzato, non ho aspettato altro tempo per chiamare John e inchiodarlo nell'organizzare un combattimento per oggi.
Non ho paura di essere scoperto o di finire in prigione, solo me stesso riesce ad intimorirmi maggiormente in questi giorni. Per questo motivo, come tutti loro sanno, sarò presente solo io stasera e gli studenti di cui, non me ne frega un cazzo.

La porta di plastica finalmente si apre mostrando un uomo in camice bianco di almeno cinquant'anni, precisamente sette secondi dallo scadere del mio timer mentale, procedere con la massima tranquillità verso il lettino.
<<Cazzo ci possono morire in queste barelle prima di vedere qualche faccia venire in aiuto.>> Tiro su il cappuccio della felpa, prima di alzarmi e guardare l'infermiere che mi rivolge un'occhiata minacciosa.
<<Ha qualche problema?>> Domanda sarcastico, abbassando gli occhiali rettangolari verso il basso.
Cristo, spedirei lui e l'intero sistema sanitario d'America in un unico pacchetto destinato al fallimento.
Per sua fortuna oggi non ho tempo da perdere con queste cazzate, così decido di lasciar perdere e appoggiarmi alla parete più distante da quest'idiota costringendomi a tenere la bocca chiusa.

Tasto le mie tasche per assicurarmi di avere ancora un pacchetto di sigarette vicino, la nicotina mi aiuta a controllare il mio stato d'animo soprattutto in momenti come questo. Mentre il paramedico sutura le ferite più profonde di Travis, guardandomi di tanto, cerco di rimettere insieme i pensieri che si accavallano per trovare una soluzione al mirino puntato addosso ma mancato, di qualche ora fa.
È ovvio che il biondo vuole vedermi rinchiuso in qualche prigione sconfinata del Paese, mi domando se ci sarà una prossima mossa o se già sta attuando il prossimo piano. Per tutto questo tempo non mi sono curato dei suoi problemi e del suo desiderio di vedermi sparire dalla circolazione ma adesso che è arrivato a coinvolgere altre persone, le cose sono cambiate. E devo occuparmene prima che muova un'altra pedina nella sua scacchiera personale, ho solo bisogno di capire cosa fare per levarmelo dai piedi una volta per tutte.
Inoltre, come se non avessi già abbastanza complicazioni, il desiderio di far luce sulla notte più buia della mia vita mi sta spingendo sempre più a prendere iniziative irragionevoli, come quella che mi ha portato a tornare nella mia vecchia casa. Tutto questo non fa altro che accrescere la fame di rabbia a cui sto diventando sempre più soggetto, rischiando ogni giorno di non controllare più.

<<Ritorni tra una settimana a togliere i punti, se il dolore alle costole non sarà passato allora dovremmo indagarne la causa.>> Rivolgo di nuovo i miei occhi al camice bianco che sta scrivendo qualcosa su un foglietto prima di passarlo a Travis.
<<Non ce ne sarà bisogno>> risponde lui. Il tentativo di mostrarsi indenne al dolore fallisce quando noto il labbro tremare mentre si sforza di sorridere indifferente.
Questo particolare non deve essere sfuggito neanche all'infermiere che, scuotendo la testa, se ne va senza aggiungere altro.
<<Credo proprio di meritarmi una birra adesso.>> Mormora mentre si rialza in piedi, attento a non cadere.
Guardarlo in queste condizioni mi fa pentire di averlo fatto avvicinare, seppur a distanza. Perché se c'è una cosa che il biondo ha centrato in modo assoluto, è l'incontrastabile verità di essere dannoso nelle vite di chi mi circonda, fin da quando ne ho memoria. E questa è solo una piccola dimostrazione di come, solo accostandosi, si finisce sempre per annegare.

<<Jace la pagherà per aver fatto questo.>> È una promessa, un giuramento che ho intenzione di mantenere firmando col mio stesso sangue se necessario.
L'ultimo finale che nessun altro dovrà ricordare, al di fuori di sé stesso.

***
Un borsone nero, dei pantaloncini e le solite scarpe sportive, è tutto ciò di cui ho bisogno stasera. Mi dirigo in cucina, come sempre prima di ogni incontro, e riempio due bicchierini del liquore migliore che riesco a trovare tra le mensole di questa stanza mentre inserisco le coordinate di John nel GPS del telefono.
Nessuna frenesia accompagna questi gesti, solo un riprovevole desiderio di dar sfogo alla bestia per interrompere il flusso viscerale che sono costretto a contrastare ogni minuto della mia vita, per non perdere la vista.

Ignoro Nathan varcare l'ingresso e imitarmi, versando il medesimo elisir all'interno di un calice, prima di appoggiarsi al tavolo di fronte ai miei occhi. Capisco che si sta trattenendo nel dire qualcosa, la postura rigida e le braccia incrociate al petto ne sono solo dei segnali difficili da nascondere. Si morde l'interno guancia e picchietta il piede a terra creando un sottofondo fastidioso, decido allora di scolare velocemente il primo bicchiere pronto ad ascoltare, da qui a poco, la sua voce.
<<Puoi sempre tirarti indietro, lo sai vero?>> Domanda sottovoce, conoscendo già il finale di questa conversazione.
Sorrido come uno squilibrato prima di lasciar nuovamente attraversare la gola dal gusto amaro del rum, che sono sicuro inebrierà tutti i sensi nel giro di una manciata di minuti, e guardo il soffitto per non dover incrociare il suo sguardo ormai disilluso.
<<Sì, ma non lo farò.>> Finisco ciò che ne rimane del liquido nelle mie mani, prima di proseguire per dar un senso alle mie parole.
<<Tu hai bisogno di respirare per continuare a vivere, l'aria che invece filtra nei miei polmoni diventa solo un ostacolo se non posso liberarmi di questo.>> Indico la mia testa e lascio che il braccio ricada, subito dopo, lungo il mio corpo.

Ci sono mostri nelle vite di tutti, alcuni semplicemente sussurrano in modo costante anche ai pensieri più superflui, altri rimangono in silenzio all'ombra dello scorrere del tempo. Io posso sentirle parlare anche adesso, le voci che mi ricordano incessantemente da dove vengo e chi sono davvero, il futuro che mi spetta per la condanna di portare dietro di me solo corpi lesi dalle mie stesse mani.
La mia anima è sporca di sangue, macchiata dalla colpa di essere nato. Le ombre si fanno gioco di me, richiamano i momenti che ho cucito addosso per rammentare che quando ho scelto di vivere, non sono più stato lo stesso.
Non ho più saputo distinguere mezze misure, lottare o svanire nel buio, ho cercato così di resistere anche ai fantasmi più tetri ma sono finito col boccheggiare per tentare di restare a galla in una voragine troppo profonda contro me stesso.
Per continuare a sopravvivere devo lasciare che il bambino incazzato cerchi la sua rivincita, solo così riesco a mantenere un equilibrio tra noi.
Perché se io ho bisogno di ossigeno, lui ha fame di riscatto.

Coesistiamo in contrasto nello stesso corpo, dividiamo la stessa sorte, siamo due collisioni troppo grandi da poter gestire se solo perdessi il controllo di me stesso. Vivere camminando su un filo di cristallo ecco quello che sto facendo, perché non saper chiudere il cerchio della verità su quella notte, non mi porta a liberarmi dell'altra metà che pulsa incessantemente accanto ai miei passi.
Non posso dire addio al me bambino, senza sapere cosa gli è accaduto.
E, fino a quel momento, non ho altra scelta che lasciargli prendere ciò di cui ha bisogno.

<<Vengo anch'io allora, andiamo.>> Nathan vuota in un unico sorso il suo bicchiere e prende le chiavi dell'auto, dirigendosi verso la porta. Capisco le sue intenzioni ancor prima che giri la maniglia e lascio che la mia mano blocchi ogni accesso possibile, premendola contro la superficie in legno.
La mia altezza non riesce a sovrastarlo ma dal mio sguardo può intravederne quello che sono disposto a fare per far rispettare la mia decisione.
<<Non sei una balìa e come ho già detto, io andrò da solo.>> Parlo lentamente, sforzandomi di non far trapelare la tensione che percepisco nello stomaco.
Non c'è niente da temere per stasera ma se qualcosa andrà storto non voglio essere padrone del peso di altre persone, le mie scelte sono e resteranno sempre una mia responsabilità. Ho già commesso l'errore due volte di far capitolare tutte le loro vite per me, non succederà di nuovo.

Sospiro rilassando le spalle, i suoi occhi stanno esaminando il mio volto quasi con timore ma questo non basta a farlo desistere dal suo obbiettivo.
<<Ho detto che verrò, ficcatelo in testa.>> Riprova a varcare l'entrata ma, ancora una volta, impedisco che accada.
Nonostante lui sia fisicamente più robusto, il mio corpo è animato da qualcosa molto più profondo dei muscoli. È la violenza, la fermezza nel centrare un intento scindibile da qualsiasi altro limite materiale, oltre il dolore e la sofferenza, come se indossassi una corazza inanimata non percepisco altro se non il mio scopo personale. Ecco perché a dispetto di qualsiasi regola logica, anche se oggettivamente più debole, riesco ad incombere su chi si trova di fronte.
Stringo il polso di Nathan in una morsa troppo stretta forse, bloccando la sua mano sotto di me, prima di forzarlo a staccare le dita dall'impugnatura che ci divide dal mondo esterno. Non potrei mai fargli del male perché sarebbe come ferire una parte di me, ma allo stesso tempo ho intenzione di mantenerlo preservato dai miei problemi.

<<Vuoi ferirmi Blake? Picchiarmi? Fallo allora, perché non ho nessun'intenzione di starmene a guardare mentre ti catapulti verso la distruzione di te stesso.>> Allarga le braccia e se ne sta fermo senza fare un passo indietro, mi guarda e basta.
Pensa forse di riuscire a farmi cambiare idea?

Il respiro affannato e le mani che hanno appena iniziato a tremare mi indicano che è arrivata l'ora di allontanarmi da questo posto, per non commettere l'errore di trovare in quello che considero un fratello, un motivo di esplosione.
Prendo il mio borsone e le chiavi della moto. Con la mente in un'unica direzione non mi curo di avere un paio d'occhi addosso che aspettano solo una risposta, un motivo per desistere o perseguire una scelta azzardata.
Commettere lo sbaglio di credere nella redenzione di una persona come me non può portare altro se non l'infrangersi di ogni aspettativa, la delusione di ogni fantasia irrealizzabile. Lo capisco in ogni suo sguardo, il desiderio di poter aprire un varco nei sentimenti seppelliti in un posto ormai sconosciuto dell'anima, questa stessa speranza che lo condurrà solo ad un riflesso solitario delle sue fantasticherie.
Perché non esiste più quel luogo in me da trovare, non c'è più nessuna traccia di quel calore racchiuso in un punto all'altezza del cuore. È morto con lui anche un parte di me, e non si può provare a rianimare un corpo ormai privo di vita.

<<Se lo fai per te stesso allora apri questa porta e vai.>> Indico con un cenno del capo l'oggetto d'interesse che sta per essere attraversato da me, prima di continuare con il distacco emotivo che caratterizza ogni mia conversazione, come se stessi parlando ad un perfetto sconosciuto.

<<Ma se lo stai facendo per me Nathan, stai solo perdendo il tuo cazzo di tempo.>>

Comprenderlo può servire solo ad evitare una sofferenza certa, un danno a cui è possibile sottrarsi una volta per tutte.

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Ciao ragazze🦋
Blake e il suo passato...Jace. Saranno tutti collegati da qualcosa?
Ogni capitolo ha qualche indizio nascosto, che forse vi aiuterà alla fine a comprendere tutto in maniera più chiara.

Il prossimo capitolo succederà qualcosa di strano, molto strano... e ha a che fare con Blake.😈

Spero che l'aggiornamento vi sia piaciuto, lasciate una stellina se vi va e fatemi sapere le vostre impressioni.
A presto.

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