The proof of our love

By H-hellen

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Bella, indipendente e forte. Ecco i tre aggettivi perfetti per descrive Olivia White, una ormai donna, bellis... More

Prologo
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Epilogo•
1•Capitolo extra
2• Capitolo extra
SEQUEL

42•

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By H-hellen

Al contrario di molta gente ho sempre amato la pioggia per quello che porta con se: Il fresco, il suo rumore e la tranquillità delle strade vuote.

Ma i temporali sono tutta un'altra cosa e come molta gente, li odio.
Per questo ora sono di cattivo umore guardando il panorama dalla finestra: alberi che sventolano forte dando la sensazione di cadere, tuoni, wifi scarso e le macchine intrappolate in un lungo traffico che cercano di tornare a casa il prima possibile.

Sbuffo chiudendo la tenda e vado a sedermi sul divano.
Sta sera dormirò da solo a casa, perché le ragazze questo pomeriggio sono andate da mia zia che voleva conoscere Eve, ma visto che c'è fuori un temporale spaventoso, ho detto a Diana di dormire da lei e tornare a casa domani mattina.

Meglio non spaventare le bambine.

Non sapendo che fare faccio per alzarmi e prendere il computer, ma vengo interrotto dal campanello.
E chi può essere a questa ora? Spero non sia Diana che è tornata con questo tempo.

<<Arrivo>> urlo alzandomi svogliatamente.
Se è Sebastian o Cameron gli spezzo le ossa: ormai fanno via vai rompendomi le palle con la storia di Olly.
Come se hanno voce in capitolo in quello che c'è tra noi due.
Soprattutto quella testa di cazzo di Cameron.

Ma quando apro la porta mi gelo sul mio posto.

<<Che diamine ci fai tu qui?>> esclamo incredulo quando alla porta trovo un Olivia bagnata fradicia e con il respiro affannoso.

<<Dio ma sei pazza? Come ti viene in mente di uscire nel bel mezzo di un temporale?>> la rimprovero tirandola dentro casa prima che si prenda qualche malanno.
Anche se dal suo aspetto mi sembra che stia già male.

<<I-io sono qui per->> prova a parlare, ma si interrompe starnutendo due volte, <<Sono qui per vedere Eve >> aggiunge poi.

La guardo, anzi la scruto attentamente e per sbaglio mi soffermo a osservare le sue labbra bagnate e rosee.
Non sento il loro sapore da tanto e sono tentato nel mandare tutto affanculo e baciarla, ma per fortuna mi trattengo.

<<A quest'ora? Esiste un telefono e sei stata davvero stupida a uscire in mezzo a questo temporale, c'è un casino là fuori>> dico distogliendo lo sguardo da quelle stupide labbra.

<<Non ce l'ha facevo più a stere lontana da mia figlia, tu mi hai->> si ferma starnutendo e poi ripende a parlare, <<Tu mi hai bloccata e alla fine ho deciso di venire io. Sono passate tre fottute settimane e->> si ferma di nuovo starnutendo, ma sta volta non la faccio finire.

<<Eve non c'è>> la informo sbuffando quando starnutisce di nuovo.
Cazzo quanto è cocciuta, per colpa sua adesso si prenderà un brutto raffreddore e non mi sembra il caso di farla tornare a casa da sola a quest'ora e in queste condizioni poi.

<<Oh>> abbassa lo sguardo imbarazzata.
Olivia imbarazzata? Devo assolutamente segnarmi questa data.

<<Allora vado via>> afferma tirando su con il naso rosso.

<<Ferma>> le afferro il polso e la tiro verso di me, attento a non avvicinarla molto.

<<Sta notte stai qui, è tardi e non ti lascerò andare in queste condizioni>> borbotto togliendo subito la mano.

<<Ok, grazie>> accenna un sorriso, ma è diverso da quelli che mi ha sempre rivolto.
È un sorriso, non so, spento ecco. Non le si addice per niente.

Rimaniamo così a guardarci e solo ora noto i suoi occhi rossi e stanchi.
Anche se sembra uno zombie, rimane sempre bella. 

<<Hai cenato?>> domando spezzando il silenzio.

<<Si>> risponde semplicemente, come se non sapesse che dire.
Beh nemmeno io in realtà, ho pensato a tanto su come mi sarei comportato quando l'avrei rivista ma ora ho come un vuoto.
Puff, niente.

Questa volta a spezzare il silenzio ci pensano i suoi starnuti, così decido di intervenire.

<<È meglio se ti cambi, sai già dov'è la camera di Diana. Prendi qualcosa di suo e mettiti sotto le coperte>> ordino e mi avvicino toccandole fronte, <<Cazzo scotti, appena ti cambi chiamami che vengo a misurarti la febbre>> aggiungo.

Annuisce senza rispondere e si avvia verso la camera di mia sorella eseguendo i miei ordini, mentre io vado alla ricerca del termometro.

*****

<<Cazzo è alta a trentanove gradi>> impreco guardandola truce, <<Non saresti dovuta uscire con questo tempo, tantomeno vestita con due stracci che ti coprono a malapena>>.

<<Me l'hai ripetuto mille volte>> sbuffa come una bambina.

<<E lo farò altre mille volte>> ribatto portando il panno bagnato sopra la fronte.
Da piccolo avevo spesso la febbre e mia madre per abbassarmela faceva questo, spero solo che funzioni ancora.

Non aggiunge altro lasciando che mi prenda cura di lei,  mentre i suoi occhi seguono i miei movimenti , ma la sua mente è altrove.

<<Non credi che dovremmo parlare?>> domanda d'improvviso.

Parlare?Ora? Di già? No, non sono pronto.

<<No, ne riparliamo domani>> taglio corto.

<<Io invece voglio parlarne oggi>> ribatte prontamente.

<<E io ho detto no>>.

<<Io parlo comunque>> scrolla lentamente le spalle e fa una smorfia per il dolore.
Ben ti sta.

<<Fai pure, io me ne vado>> affermo alzandomi in piedi.

<<Ti prego>> mi ferma guardandomi con gli occhi lucidi, <<Permettimi di riparare i miei danni>> aggiunge per poi starnutire di nuovo.

Sospiro frustrato passandomi una mano fra i capelli, ma alla fine accetto e ritorno a sedermi al suo fianco.

<<Parla>> la sprono impaziente.

Si mette a sedere con il mio aiuto e prima di parlare prende un respiro profondo.

<<Non so nemmeno da dove cominciare, mi sento così in colpa da non riuscire a spiegare a parole quello che provo. Mi dispiace per tutto, per non essermi impegnata al massimo nel cercare di trovarti dopo che ti sei trasferito a Portland, per non averti detto niente quando ti ho rivisto e per avertelo nascosto anche quando abbiamo cominciato a frequentarci. Credimi mi odio per questo e ti giuro che sono pentita, sono davvero pentita>> sospira e mi afferra una mano, <<Ma ti prego di metterti nei miei panni almeno per una volta, prova a metterti nei panni di una ragazzina di quindici anni rimasta incinta dopo la sua prima volta, da uno che conosceva solo di vista e che aveva la reputazione da puttaniere. Avevo paura e sapevo che non l'avresti accettata, perciò ho pensato che infondo non era una tragedia il tuo trasferimento, ma poi>> si ferma prendendo un'altro respiro profondo, <<Ma poi sei tornato, quattro mesi fa, e io ho avuto di nuovo quella paura. La paura di vedere mia figlia distrutta per l'abbandono del padre. Non ti conoscevo e pensavo fossi ancora il cazzone di una volta, perciò ho agito da egoista e beh, eccoci qui>> conclude.

In un primo momento rimango zitto a pensare a quello che ha detto, provando a mettermi nei suoi panni, ma come sempre la parte egoista di me prende il sopravvento.

<<Hai comunque fatto una cosa orribile, mi dispiace ma non riesco a perdonarti>> rispondo bruscamente e lascio la sua mano.

<<Non ti chiedo di perdonarmi adesso, o domani o tra una settimana. Voglio solo che tu provi a comprendermi, ti chiedo solo questo. Se non ci riesci, va bene, infondo me lo merito>> sussura la frase finale come se stesse parlando con se stessa e non con me.

Distolgo lo sguardo sapendo che un contatto visivo mi farebbe perdere il controllo e mi alzo in piedi.

<<Ci penso, ora però è tardi. Vado a dormire>> mi affretto a dire pronto a svignarmela.

<<No, ti prego resta a dormire qui>> mi afferra di nuovo la mano facendomi rabbrividire.

<<Resta con me>> sussurra guardandomi dritto negli occhi e io come un coglione annuisco incapace di dirle "no".

Bene, ci mancava solo che prendessi ordini da lei.

L'aiuto a stendersi di nuovo e le passo un bicchiere d'acqua, mentre io mi faccio spazio vicino a lei.
Posa il bicchiere sul comodino e si gira verso la mia parte.

<<Posso abbracciarti? Ho freddo>> chiede e io ovviamente accetto.

E così ci addormentiamo abbracciati.

******

Angolo autrice:

Finalmente un passo avanti tra di loro, speriamo che Dylan non faccia troppo lo stronzo e la perdoni 🙄.

A presto<3.

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