«È pronto!» Ci chiamò all'attenzione Dollarus. «Mi dispiace non avere niente di caldo.» Disse, depositando a tavola pane, formaggi e carne essiccata. «Ma non mi è sembrato il caso di accendere un fuoco su una nave in legno. La mia nave, per di più.»
Lo raggiungemmo contemporaneamente tutti, tranne Aerin, che preferì rimanere in disparte a comandare il timone.
«Ma mi farò perdonare con il pezzo forte della serata!» Continuò l'omino, sbattendo euforico sul tavolo una bottiglia di vino. «Non fate complimenti e bevetene fin che volete, ho molte altre bottiglie in stiva.» Concluse, quando oramai tutti avevamo preso posto.
Dollarus aveva insistito che io mi sedessi a capotavola, difronte a lui.
Ai lati, invece, presero posto Rubyo e Gideon.
Era da così tanto tempo che non sedevamo ad un tavolo per i pasti, che mi ero quasi dimenticata di quel caldo tepore che si provasse nel mangiare, faccia a faccia, con altre persone a cui si tiene, ridendo e scherzando tra una chiacchiera e un'altra.
Sembravamo una famiglia.
Famiglia che, presto, avrebbe perso i suoi componenti uno ad uno.
Improvvisamente Dollarus si alzò in piedi, sollevando in aria il bicchiere in legno traboccante di vino.
«Propongo un brindisi!» Esclamò sorridente. «All'unione dei due Regni!»
«All'unione dei due Regni!» Ripetemmo in coro.
Ma quell'atmosfera di fragile spensieratezza fu rotta da un'osservazione di Gideon.
«Non bevi, principino?» Il tono con cui lo disse era chiaramente di sfida.
«Non credo sia il caso.» Rispose Rubyo, calmo. «Potremmo essere attaccati da un momento all'altro, dopotutto abbiamo appena varcato il confine.»
A quella risposta Gideon rise di gusto.
«Tranquillo, non sei più in servizio ora. O l'hai forse dimenticato?»
Il ghigno sardonico che Gideon gli rivolse fece ribollire Rubyo dalla rabbia.
Ma non si scompose.
Si limitò solo a sorridere, falsamente.
Rafforzò la presa attorno al bicchiere, portandoselo poi alla bocca.
L'attimo dopo, avido, Rubyo aveva trangugiato il vino in un sorso, fino all'ultima goccia.
Sgranai gli occhi: era la prima volta che lo vedevo bere.
«Oh!» Esclamò Dollarus sorpreso. «È una sfida a chi beve di più?» Domandò.
«Dol-» Feci per richiamarlo, ma Gideon mi bloccò, intervenendo.
«Perché no?» Disse, senza mai distogliere lo sguardo da Rubyo. «Io ci sto. E tu, principino?» Di nuovo, quel ghigno, questa volta abbellito anche da un'alzata di sopracciglia.
«Rubyo ha ragione.» Cercai di intervenire per calmare la situazione. «Non è il caso di abbassare la guard-»
«Certo.» Rispose Rubyo, improvvisamente competitivo.
«Vado a prendere altro vino.» Disse Dollarus, che ricomparve pochi attimi dopo con quattro bottiglie piene fino all'orlo.
«A voi.» L'omino me ne depositò una davanti.
«No, grazie. Io non bevo più.» Sorrisi.
Sapevo che sarebbe finita male, serviva almeno una persona sobria... oltre Aerin, sulla quale non potevo contare.
«Forza, solo un altro bicchiere.» Disse Dollarus, e alla fine persi il conto.
Non mi accorsi di essermi addormentata finché, poco tempo dopo, non mi risvegliai sempre seduta a quello stesso tavolo e con un terribile mal di testa.
Difronte a me, accasciato sul tavolo pieno di bottiglie vuote e bicchieri rovesciati, vidi Dollarus, ma di Rubyo e Gideon non c'era nessuna traccia.
Per un momento temetti che fossimo stati attaccati, ma notando l'indifferenza di Aerin al timone capii come quello non dovesse essere il caso.
Ancora un po' stordita, ma felice che il sonno avesse preso la meglio prima che l'alcol mi avesse reso impossibile riflettere, mi avvicinai all'omino, scuotendolo, in un tentativo di svegliarlo.
Lo sentii solo sbiascicare qualche suono incomprensibile, così decisi di portarlo a dormire in sottocoperta.
Con un suo braccio attorno al mio collo, lo trascinai a peso morto sul ponte di comando, grata come mai prima d'ora della sua statura minuta.
Solo dopo essermi assicurata che Dollarus, ora steso a letto, stesse bene, uscii, chiudendo la porta alle mie spalle.
Fu allora che li vidi, alla prua della nave, con le gambe pericolosamente a penzoloni sul mare: Rubyo e Gideon erano seduti a chiacchierare come due amici di vecchia data.
Le meraviglie del vino, pensai, mentre mi incamminavo verso di loro.
Erano circondati da bottiglie vuote e ora se ne passavano una, sorseggiando a turno. Immaginai dovette essere l'ultima.
Raggiunto quasi il loro fianco ero sul punto di chiamarli, quando sentii la loro conversazione.
«Ti odio. Ti detesto. Con tutto il mio cuore.» Sentii Rubyo borbottare.
Gideon, al suo fianco, non si scompose.
«Tu l'hai ferita, illusa e tradita, eppure ha deciso di allontanare me! Perché?» Vidi la mano di Rubyo stringersi attorno al colletto della camicia di Gideon. «Perché non puoi essere tu quello ad andarsene?»
Lo vidi sollevare il pugno con la mano libera, pronto per colpire. Fissò il suo sguardo in quello di Gideon, gli occhi annebbiati dall'alcol.
Ero così sicura che tra i due stesse per scoppiare un'altra delle loro innumerevoli risse, che i miei muscoli scattarono per intervenire, ma prima che potessi anche solo aprire bocca per fermarli, Gideon parlò:
«E avevi bisogno di ubriacarti per sfogarti?»
Rubyo abbassò il pugno, liberando contemporaneamente il tessuto della camicia di Gideon dalla sua presa.
«So che lo hai fatto apposta.» Disse improvvisamente, lasciando la bottiglia e abbandonandosi all'indietro. «Ma sappi che non ho alcuna intenzione di ringraziarti.»
Gideon emise una breve risata secca. «E io non voglio i tuoi ringraziamenti.» Prese la bottiglia, portandone il collo alle labbra. Ora era di nuovo serio. «Qualcuno doveva pur fartelo capire. Non lo avresti accettato diversamente.»
«Mi sento... perso.» Rubyo, disteso al suolo, aveva gli occhi rivolti alle stelle. «È come se mi fosse stata strappata la mia identità.»
Gideon rise di nuovo, questa volta più a lungo, appoggiando la bottiglia sul legno. «Perché è cosi.»
Rubyo girò la testa in direzione del Kelpie. «Sai proprio come rigirare il dito nella piaga.» Disse, e Gideon fece spallucce, divertito.
«Devo pur trarre piacere da qualche parte in questa situazione.»
«Come se il mio andarmene non fosse sufficiente.» Ora il tono nella voce di Rubyo era serio.
Si raddrizzò a sedere.
«Detesto l'idea di lasciarla sola e, ancor di più, sola con te: traditore e bramoso.»
«Si.» Rispose Gideon. «Credo che tu lo abbia già detto.»
Ma Rubyo ignorò quelle parole.
«Se, nel bosco, non fossi intervenuto...» Il suo sguardo si indurì visibilmente. «Sai perfettamente cosa sarebbe potuto succedere.»
Gideon spostò l'attenzione dall'orizzonte scuro al suo fianco. Ora sul suo volto non c'era più alcuna traccia di ironia.
«Lo so.»
Seguirono dei minuti di silenzio, in cui entrambi lasciarono che i loro pensieri gli scavassero la mente, poi Rubyo afferrò la bottiglia.
Trangugiò tutto d'un fiato il vino rimanente, noncurante del rivolo rosato che iniziò a bagnargli il mento.
«Vacci piano, principino.» Gideon gli strappò di mano la bottiglia, ma era troppo tardi.
Rubyo annaspò per la bevuta, ripulendosi il mento con il dorso della mano.
«Non me ne hai lasciato neanche un sorso...» Si lamentò Gideon. «Attento a non fare cose di cui potresti pentirti.» Lo stuzzicò.
Rubyo aveva il volto arrossato e gli occhi lucidi. Non era abituato a bere, eppure reggeva l'alcol meglio di quanto credessi.
«Come spingerti in mare?» Rispose sardonico. «Non credo me ne pentirei.»
Gideon rise, poi improvvisamente si alzò.
«Io vado a dormire, prima che tenti di uccidermi.»
E si incamminò verso la sottocoperta.
In quel momento, i suoi occhi incontrarono i miei, ma non sembrò per nulla stupito della mia presenza.
Mi venne incontro, fermandosi al mio fianco.
«Non hai idea di quanto mi costi questo favore.» Mi bisbigliò affianco, solleticandomi il lobo. «Prendilo come delle scuse.»
Poi, dopo avermi agganciato una ciocca di capelli dietro l'orecchio, se ne andò silenzioso.
Accigliata, rimasi ad osservarlo finché non scomparve oltre la porta della sottocoperta, poi mi diressi da Rubyo.