«Non salverò mai un cane.»
Con Rubyo che si stava spegnendo tra le mie braccia, cercavo di trovare la forza per mettere insieme i pezzi di una me stessa oramai senza più certezze.
La Grande Ribellione, come gli umani la chiamavano era in verità la Grande Vendetta, come la conoscevano gli esseri dell'Altro Sole.
Era scoppiata per colpa di mio padre ed era sempre a causa sua se mia madre era morta ingiustamente.
Era stato lui a tradirla, con una Yukionna, facendo nascere Markus.
La famiglia di Coline era stata uccisa da quella di Rubyo, sterminata a sua volta da Aerin, che ora stava terminando il suo dovere.
«Salvalo!» Gridai, mentre le lacrime mi appannavano la vista. «Sei sotto contratto! Te lo obbligo!»
Improvvisamente una scintilla bluastra scoppiò sulla pelle di Aerin.
Poi un'altra.
Ed un'altra ancora.
Presto il suo intero corpo fu scosso da una scarica così forte da farla cadere in ginocchio.
«No! No!» Gridava.
Gli occhi dorati, su un volto ora privo di ghigno.
«Avevi promesso che non l'avresti mai usato!» Si lamentava invano, mentre cercava di opporsi al contratto, facendo solo aumentare di più la potenza delle scariche.
«Mamma ti prego! Salvalo! Salvalo o morirai! Non puoi opporti!»
Gideon cercava inutilmente di farla ragionare, il suo sguardo urlava al suo posto la preoccupazione.
«Lyra!» Mi afferrò improvvisamente le spalle. «Lo farò io. Lo salverò io. Ma ti prego, lasciala andare!» Aveva le sopracciglia inarcate.
Era supplichevole.
Sul punto di piangere.
Avrebbe fatto di tutto. Glielo si leggeva in volto.
«No.» Dissi fredda. Apatica. «Lo deve fare lei.»
Gideon continuò a supplicarmi, ma smisi di ascoltarlo, concentrandomi nuovamente su Aerin.
«Così come lui si è preso le sue responsabilità e ha rischiato la vita per salvarti dopo averti ferita, ora lo farai anche tu.»
Le lacrime non avevano mai smesso di graffiarmi il volto, ma oramai non riuscivo più a percepirle sulle guance bollenti per l'ira.
Così, non potendo opporsi, Aerin cedette, infilandosi le unghie nella carne del braccio fino a farlo sanguinare.
Delle copiose gocce iniziarono a mischiarsi al sangue di Rubyo, facendosi strada nella ferita.
Osservai con attenzione la scena.
La testa mi sbatteva.
Era il cuore che dava il ritmo.
Rapido e costante.
Con il dorso privo di vestiti, riuscii a vedere come la pelle, pian piano, si riavvicinasse, chiudendo la ferita e lasciando solo una cicatrice rosea.
Spostai lo sguardo in quello di Rubyo.
Il suo volto aveva ripreso colorito.
Mi asciugai frettolosamente gli zigomi bagnati.
Iniziò a sollevarsi e notando i suoi movimenti lo aiutai.
Si passò una mano sulla fasciatura imbrattata di sangue fresco, proveniente da una ferita ora inesistente.
«Sto bene.» Disse come tra sé e sé, ancora incredulo, strofinandosi più volte la parte.
Il sospiro di sollievo mi si bloccò nei polmoni quando Rubyo spostò il suo sguardo nel mio.
Deglutii colpevole, distogliendo lo sguardo. Sapevo quello che stava per dirmi.
«Stava mentendo, vero?» Aveva la voce tremante.
Non risposi, mordendomi la lingua.
Sentivo le lacrime iniziare a farmi pizzicare gli occhi.
Rubyo mi afferrò dalle spalle, scuotendomi.
«Lyra! Guardami negli occhi e dimmi che stava mentendo!» Incrociai il mio sguardo con il suo. I suoi occhi, vitrei e tremanti, mi stavano pregando. «Dimmi che non sei davvero un Rasseln.»
Chiusi gli occhi, mordendomi il labbro tremante, e in quel momento una lacrima mi graffiò la guancia.
Inspirai profondamente, cercando di sovrastare i singhiozzi.
«È la verità.» Dissi, a corto di fiato, riaprendo le palpebre.
Lo avevo deluso.
Quanto lo avevo deluso.
Abbassai la testa, incapace di sopportare il suo sguardo, pronta a subire le conseguenze delle mie azioni.
Ma accadde ciò che non mi sarei mai aspettata: ancora seduto sulle ginocchia, senza mai alzarsi dal suolo, Rubyo allungò il suo busto verso il mio, stringendomi tra le braccia.
Oltre la sua spalla, sgranai gli occhi.
«Scusami.» Mi avvolse così forte che sentii il respiro venirmi meno. «Scusami.»
Credetti di aver sentito male quando un singhiozzo gli scosse lo sterno.
«Perché io non c'ero. Perché non ho saputo proteggerti. È tutta colpa mia.» Incassò il suo volto nella mia clavicola.
Trattenni il fiato quando sentii la punta del suo naso strofinarmi sul collo e una sua lacrima solleticarmi la pelle.
A quel punto non ci fu più nulla che riuscisse a trattenermi: delle pesanti, ma silenziose lacrime abbandonarono il loro rifugio, rotolando fino al mento.
Stavo quasi per ricambiare l'abbraccio, stringendolo a me, quando Rubyo si allontanò di scatto.
«M-mi dispiace.» Disse improvvisamente imbarazzato, asciugandosi di fretta le lacrime. «Io- io non dovrei-»
«Rubyo, va bene così.» Gli sorrisi, asciugandomi mento e guance. «Non mi ricorderò chi tu sia...» Dissi sorridendo, pizzicandomi impercettibilmente il palmo. «...ma so quello che abbiamo passato nelle ultime ore. So quanto ci tieni a me.»
«Davvero?» Intervenne improvvisamente Gideon.
Era livido in volto, come se per tutto quel tempo avesse trattenuto il respiro.
«Davvero non ti importa che ti abbia mentita?!» Disse ponendosi tra me e Rubyo, dandomi le spalle.
Solo in quel momento Rubyo parve trovare la forza di alzarsi.
Gli si avvicinò, con aria di sfida, fissandolo dritto negli occhi.
«È stata una scelta folle, incosciente, avventata, disperata...» Spostò momentaneamente il suo sguardo nel mio, severo, poi tornò a concentrarsi su Gideon. «... ma non per questo sbagliata. Ci credeva entrambi morti. Era sola e dopo il tuo tradimento non sapeva più di chi fidarsi.» Rubyo battè una mano sul petto di Gideon, facendolo indietreggiare di un passo. «Doveva uscire da palazzo e questo era l'unico modo.»
Mi guardò nuovamente e tutta la rabbia che aveva rivolto a Gideon sembrava essere svanita. Ora sorrideva.
«Non la biasimo. Anzi, la ammiro.» Riuscii a cogliere il mio riflesso nei suoi occhi brillanti di foresta. «So quanto deve essere stato difficile sopportare tutto questo da sola. E comprendo anche i motivi per cui tu non abbia voluto dirlo.»
Lasciò il fianco di Gideon, avvicinandosi a me.
«Forse tu ora non lo ricordi, ma anche io, in passato, ti ho mentita. Sul mio cognome. Sulla mia identità. Sono colpevole almeno quanto te, se non di più.»
Mi allungò una mano, invitandomi a prenderla per alzarmi.
Fissai prima lui, poi il suo palmo, accettando il gesto senza dir nulla.
In quel momento mi accorsi che Rubyo non era mai cambiato. Era sempre rimasto lo stesso: genuino, comprensivo, riflessivo, protettivo... innamorato.
Deglutii accennando un sorriso.
Non mi sentivo più così a mio agio come un tempo, ma non sapevo ancora dire se la mia fosse un'emozione negativa o positiva.
Forse era il senso di colpa che mi corrodeva. Il sapere che, nonostante tutto, lui si sarebbe sempre fidato.
Il sapere che, nonostante questo, io gli stessi comunque mentendo.
Ma, quando Aerin parlò, tutta quella vana serenità che mi ero creata illusoriamente, si sgretolò come sabbia in un attimo, lasciando nelle mie mani solo qualche strascico di polvere.
«Sarai capace di dire lo stesso anche dopo aver scoperto cosa la tua principessa ti tiene nascosto su quella tua amica guardia imperiale?»
A quelle parole, neppure Dollarus che per tutto quel tempo era stato in disparte, indisturbato da tutto, riuscì a trattenersi, portandosi una mano sul volto per tapparsi la bocca spalancata.
Il mio cuore piombò nello stomaco.
Ora non potevo più nasconderlo.
«Lyra, cosa è successo a Coline?»