Aria

By inaseaofstars

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COMPLETA "C'è bisogno di aria per vivere." Dopo sei anni lontana dalla sua città natale, qualcuno che si nasc... More

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Aria
Prologo
I - Bentornata a New York
II - Villa Lawrence
III - Dolce e fragile Beth
IV - Camicie hawaiane e décolleté
VI - Saint Trude Long Beach
VII - Colazione a casa Lawrence
VIII - Festino in corridoio
IX - Tout commence à Paris
X - Vecchie questioni irrisolte e cuori infranti
XII - Che mangino brioche
XIII - Alcolizzata
XIV - L'auto del futuro
XV - Paris est toujours une bonne idée
XVI - Miss FBI
XVII - Ladra di Barbie
XVIII - È stata citata in giudizio
XIX - Dim e Ria
XX - Testimone a sorpresa
XXI - Assomigli ad un lampadario
XXI (parte 2) - Assomigli ad un lampadario
XXI (parte 3) - Assomigli ad un lampadario
XXII - Hakuna Matata
XXIII - Indovina chi viene a Natale?
XXIV - Paris m'a redonné une maison
XXV - Auguri agli sposi
XXVI - Pocahontas
XXVII - Ascoltami, ama chi vuoi
XXVIII - Ventidue passi
XXVIII (parte 2) - Ventidue passi
XXIX - Qual è il tuo Avengers preferito?
XXX - Anche meno, Dimitruccio
XXXI - A casa Lawrence non ci si annoia mai
XXXII - Rose bianche e girasoli
XXXIII - Casa
XXXIV - Non mischiare il cioccolato con il pistacchio
XXXV - Questo sì che è un matrimonio!
XXXVI - Niklaus
XXXVII - Un tranquillo venerdì sera
XXXVIII - Lo conoscete il detto, no?
XXXIX - Ritrovare e ritrovarsi
XL - Riparare non sostituire
XL (parte 2) - Riparare non sostituire
XLI - Parlami d'amore, Mariù
XLI (parte 2) - Parlami d'amore, Mariù
XLII - Rischio di essere romantico
XLIII - Two peas in a pod
XLIV - Conto alla rovescia
XLV - Tre ore
XLV (parte due) - Tre ore
XLVI - Solo una stupida scomessa
XLVII - La scelta dell'abito
XLVIII - Se qualcuno ti regalasse il mondo
XLIX - Houston, abbiamo un problema!
L - Tatiana e Sebastian
LI - Debolezze
LII - Le ultime volte
LII (parte 2) - Le ultime volte
LII (parte 3) - Le ultime volte
LIII - Indescrivibile, illimitato, indissolubile
LIV - Tramonto e alici fritte?
LV - Ti voglio bene, mamma
LVI - 25 agosto
LVII - Non addormentarti
LVIII - Lisa, Paul e Jannis
LIX - Elisa"beth"
LX - Gideon e James
LXI - Dimitri
Epilogo
Ringraziamenti
Capitolo extra - Il giorno zero
Novità

V - Thanksgiving

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By inaseaofstars


Sei matta, svitata, hai perso la testa...
Ma ti dirò un segreto:
tutti i migliori sono matti.

Alice nel paese delle meraviglie











Nel giorno del Ringraziamento è tradizione ringraziare.

Per esempio si ringrazia per la famiglia che ci è stata donata, per gli amici che ci ritroviamo al nostro fianco, per la possibilità di avere un tetto sopra la testa, per la fortuna di avere un piatto caldo ogni giorno a tavola, e così via...

Era da anni però che per Aria quel giorno era uno dei tanti, perfettamente identico a tutti gli altri, e non solo perché a Parigi nessuno lo festeggiava, ma perché non c'era più nulla per cui ringraziare.

Quando quell'ultimo giovedì di novembre si svegliò e si affacciò alla finestra percepì però una strana sensazione dentro di sé. Alzò il viso verso l'alto ammirando le strade piene di festoni e ghirlande gialle e arancioni, palloncini a forma di tacchini e innumerevoli bandiere americane che svolazzavano con ancora maggiore fierezza rispetto al resto dei giorni.

Non le era mancato nulla di tutto quello ma non potette fare a meno di ricordare con nostalgia l'ultima cena del Ringraziamento, quando la sua famiglia poteva ancora essere definita tale.

Quel giorno avrebbe dovuto fingere, fingere di essere il figliol prodigo che aveva fatto ritorno a casa dopo lunghi anni, fingere di far parte ancora di una famiglia, che però crollava a pezzi e che faceva acqua da tutte le parti. Avrebbe piacevolmente evitato di recitare quella pagliacciata ma sapeva bene che nel suo mondo le apparenze contavano fin troppo.

Si decise così a darsi una mossa: prima sarebbe cominciata quella giornata e prima sarebbe finita, così si ripeteva ininterrottamente mentre indossava un semplice vestito nero che aveva trovato nella sua cabina armadio, residuo della sua vecchia sé sedicenne.

Quando poi scese al piano inferiore si ritrovò e essere parte del frastuono e dell'agitazione generale. C'erano camerieri che correvano da una parte all'altra della casa trasportando piatti, tovaglie, posate, sedie e persino piante.

«Buongiorno signorina Lawrence» la salutò Samantha - una delle cameriere che lavorava lì da più anni - «Abbiamo un problema... l'event planner che la signora Lisa aveva contattato per addobbare il giardino in vista della cena di questa sera ha appena chiamato per disdire» si zittì per un attimo, ma ancora prima che Aria potesse dirle qualsiasi cosa, riattaccò a parlare come un automa «Ho provato ad avvisare la signora Lisa ma purtroppo è irraggiungibile e non farà ritorno alla villa prima delle cinque di questo pomeriggio»

Ad Aria non ci volle allora molto per comprendere che le stesse indirettamente chiedendo aiuto, così dopo un respiro profondo e armata di molta pazienza si diede da fare.
Si spostò nel giardino antistante alla villa - dove si sarebbe tenuta la cena - e allestì il suo piccolo studio personale per quella giornata, ma appena fu circondata da dozzine di foglie si pentì immediatamente di aver pronunciato quelle tre semplici parole «Ci penso io».

«Allora, la lista di tutti gli invitati...» cominciò a leggere tra sé e sé tutte le persone che Lisa aveva invitato e ci trovò talmente tanti nomi che le passò per la testa il pensiero di abbandonare tutto lì e ritornarsene in camera sua a dormire.

Spostò il primo foglio alla sua sinistra dopo averlo finito di esaminare e aver fatto un calcolo veloce di tutte le famiglie che ci sarebbero dovute essere. Passò in rassegna del secondo foglio pieno di appunti sulla disposizione dei tavoli, lo rilesse più volte per poi accartocciarlo e buttarlo via.

«Ce ne saranno delle belle, non trovi?» esclamò una voce alle sue spalle.

«Dim» lo salutò con un fugace bacio volante.

L'uomo si sedette accanto a lei ed afferrò alcuni fogli da quell'enorme mucchio senza fare domande.

Fiori, cibo, catering, candele, bibite, luci colorate, lanterne ed ancora cibo.

«Non voglio essere d'intralcio, ma cosa li leggi a fare tutti questi fogli se poi farai comunque di testa tua?»

«Semplice, li leggo solamente per fare esattamente l'opposto» si rigirò l'ennesimo foglio tra le mani «Devo pur sempre movimentare questo Ringraziamento in qualche modo»

«Altrimenti che festa sarebbe?» arrivò anche Beth, con tre grandi contenitori tra le mani «Samantha mi ha chiesto di portare cinque tacchini, dove li metto?»

«Dove vuoi metterli? In bagno?»

«Oggi sei ancora più simpatica del solito»

«Non ci credo... non è normale che Lisa vuole far suonare per tutta la serata dei violoncelli» la mora ritornò a leggere con noncuranza «Che si aspetta, che poi la ringraziamo anche per questa tortura?»

«Eccomi, che devo fare io?» la bionda ritornò in giardino e si sedette accanto agli altri due.

«Chiama questo numero e disdici la band per anziani»

«Ma il violoncello è bello»

«Grazie Dio per avermi donato la migliore amica più rincoglionita di tutte»

«Ehi!» la colpì ad un braccio, fingendosi offesa «Non puoi chiamarla tu? Perché devi far fare sempre a me queste figuracce?»

«Io sono già impegnata a chiamare il fioraio... oh ecco!» si alzò dalla sedia e cominciò a passeggiare per il giardino mentre parlava a telefono «Si, salve. Sono Aria Lawrence e voglio disdire tutti quei fiori inutili che le ha ordinato la signora Lisa.... no, senta, forse non ha ben capito! Io non voglio altri cespugli nel giardino, c'è ne sono già troppi. Mi occorrono solamente dieci ornamenti di foglie e fiori da mettere al centro di ogni tavolo, niente di più. Verrò a ritirarli tra un'ora» spostò il cellulare dall'orecchio e riagganciò senza dare il tempo al fioraio di rispondere alle sue richieste.

Ritornò poi a sedersi, posando l'attenzione sulla sua migliore amica che parlava al cellulare.

«No no signore, noi adoriamo i violoncelli è solo che... beh...» Beth la guardò in cerca di aiuto non sapendo che scusa inventarsi.

Aria le prese il cellulare dalle mani e se lo portò all'orecchio «Senta, vediamo di non fare ulteriori drammi, noi non vogliamo più i violoncelli. La pagheremo comunque per il disturbo, arrivederci!»

L'amica la guardò per un attimo per poi afferrare il cellulare che le porse «Potevi anche essere più gentile con il signore, dopotutto è sempre il giorno del Ringraziamento oggi»

«Perché non torni direttamente per la cena, Beth?»

«Smettetela voi due» Dimitri si mise in mezzo «Sembra di essere ritornati a quindici anni fa»

«Davvero a sette anni ci comportavamo così?»

Beth la guardò sconcertata ma allo stesso tempo sorridendo divertita «A sette anni mi hai solo strappato una ciocca di capelli»

«Ah sì giusto, mi dispiace Betty Boo»

Dopo aver sistemato le ultime questioni per le decorazioni, ritornarono a posare l'attenzione sulla lista degli invitati stilata da Lisa.

«Il padre di Nate è il sindaco di Saint Breath?» quando Aria lesse quel nome strabuzzò gli occhi immediatamente, sperando si trattasse solo di una svista, ma più avvicinava il volto al foglio e più si rendeva conto che fosse effettivamente così: Jeremy Wyatt ricopriva la carica più importante di Saint Breath.

«Per la seconda volta» sospirò il suo migliore amico vedendola affranta e conoscendone benissimo anche il motivo «Ma tranquilla, stasera non verrà alla cena, è andato a festeggiare con la moglie alle Hawaii»

Si lasciò andare con la schiena verso lo schienale della sedia.

«Ci sarà Nate a fare le sue veci» aggiunse Beth, alzando per un attimo gli occhi dal foglio che stava leggendo con poca attenzione, trovando il coraggio di posarli sulla figura di Aria.

Non si aspettava di scorgere un'emozione in lei, perché era praticamente impossibile, eppure in quel momento la vide diversa, come non l'aveva mai vista, con gli occhi un po' più spenti.

Beth non aprì bocca, non fiatò neanche. Conosceva fin troppo Aria, una parola sbagliata o di troppo e sarebbe scoppiata. Con lei tutti dovevano farsi gli affari propri e lasciarle i suoi spazi, quando era felice, quando era triste e soprattutto quando era arrabbiata e avrebbe voluto solamente urlare a squarciagola e rompere in mille pezzi qualsiasi cosa avesse davanti.

Aria si mordicchiò il labbro inferiore con forza e aumentò la presa sulla matita che aveva tra le mani, rompendola in due.

A Beth tremarono le mani e sentì subito gli occhi inumidirsi. Odiava vederla in quello stato e non poter fare nulla, voleva semplicemente aiutarla, ma essere aiutata era la cosa che Aria più odiava in assoluto.

«Sarà divertente sparlare di tutti gli invitati come facevamo da ragazzine» parlò velocemente, cercando di scorgere un sorriso comparire sul suo volto.

«Certo, vedi qui chi c'è sulla lista! La signora Blayser, te la ricordi? Quella a cui buttammo la collana di perle nel fiume» scoppiò a ridere e lo stesso fece anche Beth. Le ridevano le labbra, gli occhi e soprattutto il cuore nel vederla sorridente, come se nulla la turbasse, come se non avesse mai letto quel nome e come se non si fosse ricordata nulla.

Era sempre stata Aria a dover proteggere Beth dal mondo intero. Da piccola era troppo timida ed insicura e molto spesso veniva presa in giro per le sue lacrime facili. L'unica ad asciugarle quelle lacrime fu proprio l'unica bambina che di lacrime non ne versava neanche una. Era stata aria per lei, era ritornata a respirare per vivere e non per sopravvivere come aveva sempre fatto fino a quel momento. Con il passare del tempo, poi, Aria si fece da parte e anziché mettersi davanti a lei per difenderla, si posizionò al suo fianco così da sostenerla nel momento in cui avrebbe messo a tacere quei bulli.

La bionda non aveva mai dovuto fare una cosa del genere per Aria, eppure in quel momento l'aveva fatta sorridere, e quello per Beth significava più di qualsiasi altra cosa.

«Mentre voi andate a ritirare le ultime cose che mancano, io sistemo i tavoli?»

«Si, però per favore non seguire lo schema di Lisa, uniscili tutti» disse Aria poggiandosi sulle spalle il lungo capotto che le arrivava fino alle caviglie.

«Chiaro capo» si alzò anche lei, cominciando a spostare tutti i tavoli sparsi per il giardino - talmente grande da sembrare una foresta in cui si poteva organizzare perfettamente una battuta di caccia.





🌬





Venti tavoli uniti uno dopo l'altro, lanterne bianche come la neve appese agli innumerevoli alberi, piccole lucine soffuse tra i cespugli, candele profumate, fiori variopinti al centro di ogni tavolo e infine cibo in abbondanza.

«Essendo il giorno del Ringraziamento mi sento in dovere di ringraziare tutti voi per essere qui. Famiglia, amici, soci in affari e tanto altro riunito ad un solo tavolo. Non sono molto bravo con i discorsi ma non credo bisogni aggiungere altro, quindi grazie per essere venuti all'annuale cena del Ringraziamento dei Lawrence e buon appetito a tutti»

«Un discorso davvero strepitoso Nicholas!» esclamò Aria rivolgendosi direttamente al fratello, alzando il calice di vino rosso nella sua direzione «Stavo quasi per emozionarmi» finse di asciugarsi delle lacrime negli angoli degli occhi.

L'uomo la guardò e scosse la testa interdetto.

«Anche io vorrei dire due parole» si alzò anche lei in piedi, tenendo sempre ben stretto tra le dita il calice di vetro.

«Non credo sia necessario...» intervenne subito Nicholas seduto a capotavola.

«Non essere sciocco, fratello» ricalcò l'ultima parola più delle altre, come se volesse farla risultare una presa in giro «Come ha già detto Nicholas, oggi è il giorno del Ringraziamento e quindi bisogna ringraziare» si interruppe guardando la gran parte dei presenti a quella cena «Quindi oggi voglio ringraziare, perché si sa, io non lo faccio spesso...»

«Mai» la corresse Dimitri, alzando lo sguardo su di lei.

«Vero... e lo sai che ti dico Dim? Grazie per avermi corretto, grazie per davvero! Grazie Beth per essere il mio angelo custode, che mi impedisce di commettere azioni di cui poi mi pentirei, ma in particolar modo ci tengo a ringraziare la mia fantastica famiglia che ha fatto i salti di gioia nell'accogliermi qui a Saint Breath, di nuovo. Quindi grazie per tutto questo!» alzò il calice verso l'alto e ritornò a guardarsi intorno mentre tutti i presenti applaudivano le mani.

«Davvero toccante» esclamò Nicholas con lo stesso tono che aveva usato lei precedentemente «Buon appetito a tutti»

Gli invitati non se lo fecero ripetere due volte e cominciarono a mangiare il tacchino.

«Tu non mangi?» Lisa osservò la nipote seduta proprio difronte a lei.

«Io odio il tacchino»

«È tradizione» le disse in tutta risposta, con il mento alto e il suo solito sguardo di superiorità, quello stesso sguardo che anche Aria possedeva.

«Tranquilla Lady Lisa, la mia cena arriverà a momenti»

«Che inten...» stava per domandare ma il rumore del campanello all'ingresso la interruppe, ed Aria davanti a lei si alzò come un fulmine per correre dentro casa.

Aprì la porta ma anziché della sua cena si trovò davanti un bambino sconsolato con le lacrime agli occhi.

«Oh, un bambino... Cos'è uno scherzo?» esclamò roteando gli occhi verso l'alto «Ti sei perso?»

«No, io sto cercando il mio papà» si asciugò le lacrime che straboccavano dai piccoli occhi chiari «E tu chi sei?»

«Come io chi sono, tu chi sei!» disse spazientita.

Il bambino puntò i piedi per terra e, incrociando le braccia al petto, cominciò a lamentarsi «Io voglio solo andare dal mio papà!»

«Quindi se stai cercando il tuo papà ti sei perso» concluse Aria, confusa da tutta quella situazione.

«No!» urlò il piccolo credendola stupida «Il mio papà abita qui!»

«Bambino, mi dispiace, ma tu sei pazzo»

«Io voglio il mio papà» gli occhi gli si riempirono di nuovo di lacrime.

«Oh mio dio» afferrò il cellulare, accendendolo subito dopo «Ti ricordi il numero del tuo papà? Se vuoi lo chiamo...»

«Il mio papà abita qui!» urlò nuovamente il bambino tra i singhiozzi.

«E poi mi chiedono perché odio i bambini...» spense il cellulare e si abbassò alla stessa altezza del piccolo davanti a lei «Come si chiama il tuo papà?»

«Gideon»

«Gideon?» ripeté Aria a bocca aperta.

«Aria la tua cena non è ancora arrivata?» ridacchiò il fratello maggiore avvicinandosi alla porta, ma vedendo la sorella completamente assente si fermò sul posto «Che succede?»

«Potrei farti la stessa domanda» si voltò di scatto nella sua direzione, indicando il bambino sull'uscio della porta, che nel frattempo, vedendo suo padre, si asciugò le lacrime e corse ad abbracciarlo.

«James che ci fai qua? Oggi non dovevi stare con la mamma?»

Aria notò una lettera nella tasca anteriore dello zainetto che il bambino aveva lasciato fuori alla porta, e preoccupata che potesse essere ciò che lei immaginava, la afferrò in un battibaleno e la aprì.

«Caro Gideon, mi dispiace ma non ci riesco... ho resistito anche fin troppo. Era solo questione di tempo, ed eravamo ormai arrivati al punto in cui lo sapevamo entrambi. Io vado via... tu occupati di James. Non fargli mancare mai nulla, riempilo di amore, quanto basta per compensare anche il mio. Monica»

«Mio dio...» si passò una mano sulla faccia «Dove cavolo è andata quella pazza?» urlò su tutte le furie l'uomo, afferrando il cellulare dalla tasca dei pantaloni e componendo immediatamente il numero della madre di suo figlio «Rispondi muoviti, muoviti» tirò un pugno al muro del salotto talmente forte da far tremare di paura il figlio ai suoi piedi.

Il suo numero, però, risultò inesistente.

«Papà» sussurrò il piccolo tirandolo per un braccio «Dov'è andata mamma?»

«Mamma torna presto non ti preoccupare» esclamò titubante persino lui, perché sapeva benissimo che Monica non sarebbe tornata, ma non poteva di certo dire una cosa del genere ad un bambino.

Aria chiuse con un tonfo la porta dietro di sé «Tua madre non tornerà» sentenziò infine, rivolgendosi al bambino.

«Papà è vero? La mamma non torna?» decine di lacrime ritornarono a scivolare sulle guance copiosamente «Mamma, mamma...»

«Aria ti sembra normale dire una cosa del genere ad un bambino?»

«Perché è più normale mentirgli e dire che sua madre tornerà, quando invece non lo farà?»

«Che sta succedendo?» Nicholas varcò la porta del soggiorno.

«Chiedilo a tuo fratello, io non c'entro nulla in questa storia e non mi interessa neanche»

Il campanello suonò un'altra volta.

«Questa sarà sicuramente la mamma, tranquillo piccolo» Gideon cercò di rassicurare il bambino, prendendolo in braccio ed avvicinandosi alla porta.

«Aria Lawrence?» domandò il fattorino una volta aperta la porta.

«Oh finalmente, stavo morendo di fame!» Aria allungò una banconota verso il ragazzo, mentre con l'altra mano afferrava la pizza e chiudeva la porta d'ingresso, beandosi dell'odore della pizza ancora calda che fuoriusciva dal cartone.

«Non avrai mica intenzione di mangiare la pizza il giorno del Ringraziamento?» anche Lisa arrivò nel soggiorno, non facendo caso però, alla presenza del bambino.

«Certo che sì, ieri mattina ci ho messo tre ore e ho girato mezza New York per trovare una buona pizzeria italiana aperta anche il giorno del Ringraziamento» aprì il cartone e cominciò
a mangiarne una fetta «Quindi mentre voi risolvete i vostri drammi familiari, io ritorno a tavola a mangiare»

«Che drammi familiari?» domandò confusa la zia.

«Oh giusto, ho dimenticato un passaggio. Ho appena scoperto che Gideon ha un figlio...» lo indicò con un cenno della testa «La madre l'ha abbandonato ed ora non è più rintracciabile»

«Monica è scappata via?» sussultò Lisa passando lo sguardo da Nicholas a Gideon per poi fermarsi sul piccolo James che si nascondeva dietro le gambe del padre.

Gideon annuì leggermente e sospirò affranto nel panico più totale, mentre Aria, invece, si allontanò dall'ingresso a grandi passi, ritornando velocemente nel giardino. Non doveva perdere di vista neanche uno dei cinquanta ospiti.

«Non ci posso credere... hai davvero ordinato la pizza il giorno del Ringraziamento!» ridacchiò Beth appena la vide fare ritorno al suo posto.

«Cosa ti aspettavi da lei...» aggiunse Dimitri.

«Ne volete una fettina?» parlò con la bocca piena.

I due scossero la testa divertiti, sapendo benissimo quanto la loro migliore amica odiasse condividere le sue cose, ancor di più se si trattava della pizza.

«Meglio così, l'ho chiesto solo per educazione» ingurgitò l'ennesimo sorso di vino «Voi sapevate che Gideon avesse un figlio?»

«Gideon ha un figlio?» domandò del tutto sorpresa la bionda, afferrando un pezzo di pane nel suo piatto e dividendolo in tanti piccoli pezzettini per il nervosismo.

«E tu lo sapevi?» Aria si rivolse poi a Dimitri, nonostante avesse già ben chiara la risposta: lui lo sapeva eccome.

Prima di udire le sue parole si riempì il calice con altro vino, per poi berlo tutto d'un sorso.

«Smettila o finirà male» parlò una voce indistinta alle sue spalle.

«Amen» alzò il calice al cielo.

«Dico sul serio, Aria» la voce si fece più vicina al suo orecchio, oppure era semplicemente l'effetto del troppo vino ingurgitato in poco tempo.

«Nate non hai altre cose a cui pensare?»

«Mi preoccupavo solo per te» si posizionò davanti a lei «Comunque volevo ringraziarti per l'invito, anche a nome di Danna»

«Fidati, fosse per me avrei festeggiato questa stupida festa su un aereo con un biglietto di sola andata per Parigi» si portò una mano alla fronte, massaggiandosi le tempie «È stata Lisa ad invitarti e solamente perché tuo padre non poteva presenziare alla cena... per fortuna oserei dire»

«In tal caso ringrazia Lisa da parte mia»

Aria annuì sperando che andasse via e ritornasse al suo posto, ben lontano da dove era seduta lei e fortunatamente così fece.

«Allora Dimitri? Ti ho fatto una domanda» ritornò a prestare attenzione al suo migliore amico.

«Si, lo sapevo»

«E quando me l'avresti detto?»

«Non credevo spettasse a me dirtelo, e poi a te non cambia nulla, quindi non ne vedo il motivo» bevve anche lui un sorso di vino «E poi come l'hai scoperto tu?»

«Ho aperto la porta e anziché trovarmi il fattorino della pizza, mi sono trovata questo bambino lì in piedi che cercava Gideon» spiegò velocemente, osservando attentamente tutte le persone che si alzavano dal loro posto e si raggruppavano per parlare tra di loro «Ah e poi aveva una lettera con lui, la madre se n'è andata»

«E perché lo dici come se fosse una cosa normale?» le domandò Beth, leggermente scioccata da come avesse pronunciato quelle parole.

Aria la ignorò totalmente, alzandosi di scatto e avvicinandosi ad un uomo che stava cercando di entrare all'interno della villa attraverso la vetrata che dava sul giardino.

«Mi scusi, cerca qualcosa?»

«Qualcuno a dire il vero...» esclamò girandosi verso di lei e sorridendole «Nicholas Lawrence»

«È impegnato al momento»

«Capisco, allora vuol dire che aspetterò» si allontanò a piccoli passi da lei, tornando verso il lungo tavolo al centro del giardino.

«Posso sapere il perché di tanta urgenza nel bel mezzo di una cena e per di più il giorno del Ringraziamento?»

L'uomo si fermò sul posto e portò la sigaretta che aveva tra le dita alle labbra, inspirando lentamente, mentre si voltava nuovamente nella direzione della sua interlocutrice «Lei sarebbe?»

«Aria...» stava per dire, ma l'uomo la precedette.

«Oh ma certo, Aria Lawrence» mormorò lentamente, osservandola da capo a piedi «Ha vissuto in Francia per tanti anni, giusto?» alzò gli angoli della bocca in un mezzo sorriso «La più promettente imprenditrice del futuro, così l'hanno definita, no?» aggiunse subito poco, senza attendere una sua risposta «Come mai è ritornata a New York, signorina?»

«Affari» affermò guardandolo dritto negli occhi.

Aria era fermamente convinta che in quel giardino, attorno a quel tavolo, c'era seduta la persona che stava cercando e quindi non le restava che cominciare ad indagare.

«Noto per niente stupito che lei è una perfetta Lawrence... proprio come suo fratello Nicholas mette sempre davanti a tutto gli affari»

«Oltre a condividere il cognome, condividiamo lo stesso sangue, signor...»

L'uomo le porse la mano «Cole Evans. Che sbadato, mi ero dimenticato di presentarmi»

«O forse credeva che non le sarebbe servita presentazione? Lei è l'amministratore delegato delle Evans Industries, o sbaglio?»

L'uomo annuì interdetto.
Cosa stava cercando di ottenere da lui?

«Mi scusi la domanda diretta, ma lei è qui per i suoi affari o per mettere il naso in quelli di suo fratello?»

«Io non ho mai avuto nulla a che fare con la Lawrence Company» sorrise soddisfatta, stava trascinando il discorso proprio al punto in cui voleva che arrivasse.

«Che strano... io ero a conoscenza che la Lawrence Company fosse un'azienda di famiglia che avete ereditato dal vostro defunto padre»

«Si certo, che a sua volta l'ha ereditata da suo padre» inclinò leggermente il viso di lato «Mio nonno lasciò l'azienda a mio padre ed il Rumours a Lisa»

«Ed ora invece è Nicholas a possedere l'azienda»

Aria annuì distrattamente, stava cominciando a stancarsi di quella conversazione e di quell'uomo. Non era colui che cercava.

«Suo padre non era un uomo molto generoso»

«L'ho sempre pensato anche io» commentò ironicamente, cogliendo tuttavia l'incertezza nella voce del signore difronte a lei
«O perlomeno non con tutti i figli»

Il signor Evans sorrise e fu in quel momento che Aria capì che lui ne sapeva molto di più.

«Cole!» Nicholas gli posò una mano sulla spalla, facendo il suo ritorno in giardino seguito a ruota da Lisa, Gideon e il figlio di quest'ultimo «Vedo che hai fatto la conoscenza di mia sorella Aria» alternò lo sguardo dal suo socio in affari a sua sorella minore, e quando lo posò su di lei, la guardò con aria minacciosa, come se la stesse interrogando per sapere cosa avesse detto e soprattutto se avesse parlato troppo e più del dovuto.

Aria lo notò, ma alzò le spalle impassibile, fregandosene completamente.

Era evidente che anche Nicholas avesse qualcosa da nascondere, ma ciò che nascondeva Aria era una cosa talmente grande e pericolosa che se non scoperta e risolta in tempo avrebbe fatto fuori l'intera famiglia Lawrence.

Tutti nascondevano un segreto, c'era chi se lo sarebbe portato fino alla tomba e chi invece nella tomba ci sarebbe finito proprio per esso.

Quando si nasconde qualcosa si cerca sempre di passare inosservati, di comportarsi come sempre, di camminare e non di correre, di mentire senza darlo a vedere, ma soprattutto non lo si rivela a nessuno, altrimenti che segreto sarebbe?

Aria alzò lo sguardo verso il cielo, che cominciava a tingersi di un rosa chiaro, segnale che il sole stava ormai tramontando e il giorno del Ringraziamento stava volgendo al termine, ma lei trovò un altro motivo per ringraziare.

«Grazie per tutti i segreti...» sussurrò sarcastica.

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