La Cricca - I giorni dell'Acc...

By LuneAku

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Una comunità che vive tra boschi e montagne velati di nebbia. Uomini e donne scelti dai draghi per essere lor... More

Prima di iniziare...
Chi è Lune?
Cos'è il Ciclo dei Podestati
Il calendario lunare e il calcolo del tempo
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Prologo: A proposito degli... Aku
📜Atto primo: Intrecci📜
🐲 1 - Il figlio della fonte
⚓2 - Il figlio di Iriba
📚 A proposito di Erratici, mercanti e commercianti
🌗3 - Il figlio di due mondi
🏯 4 - Il figlio della Gilda
🩹5 - Fango e orgoglio
👹6 - Il figlio dell'Ombra
🌸7 - Tutti presenti!

🧵8 - Intrecci

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By LuneAku


Penisola di Iriba. Regione di Mirŭjin.

Accademia. Sala dell'Adunanza. Giorno dell'ingresso dei nuovi allievi.

La Sala dell'Adunanza aveva il suo ingresso sulla corte e ampie finestre affacciate sul parco. L'ambiente era in gran parte occupato dalle fila di banchi e panche in ciliegio disposti a semicerchio e tagliati a metà da una stretta scala che conduceva verso l'alto.

Gli allievi di primo rango, otto ragazze e sei ragazzi, arrivarono alla spicciolata. Alcuni di loro erano in Accademia da una fase come semplici ospiti; solo quel giorno, però, tutti avevano ricevuto la divisa: la loro avventura iniziava davvero.

Qualcuno prese posto subito, altri rimasero vicino all'ingresso a parlottare indecisi sul da farsi.

Akami si fermò alle spalle di un gruppetto di allievi che, fermi sulla soglia, gli impedivano di entrare.

«Con permesso» disse con voce neutra.

Uno degli allievi trasalì e finì sul piede del compagno di stanza, che esclamò: «Castigo!»

L'espressione di Akami divenne vagamente perplessa. «Con permesso» ribadì.

L'allievo si spostò di lato saltellando; Akami passò oltre e andò a sedersi a metà aula, accanto a una delle finestre.

I due rimasti sulla porta richiamarono una compagna con un cenno.

«È lui» confermò quella, mimando la risposta con la bocca.

«Cos'è uno spettro?» domandò il ragazzo mezzo azzoppato.

«Toglietevi dai piedi» ordinò Konran-Jun con voce cupa.

Questa volta furono in tre a trasalire. Non tanto per la sorpresa, il camminare claudicante l'aveva infatti annunciato sin dalla scala, ma per il tono astioso della voce.

Mani in tasca, Konran-Jun si fece strada tra i tre. Saliti i gradini, andò a sedersi nell'ultima fila, schiena contro il muro e gambe stese sui posti accanto al suo.

"Tanto per essere chiari" disse con lo sguardo a quelli che avevano alzato gli occhi nella sua direzione. "E tu che vuoi?" apostrofò con il pensiero l'allievo entrato subito prima di lui. "Si può sapere che hai da guardare? Sono forse un raro esemplare di pesce degli abissi?" si irritò.

Akami ricambiò la sua l'ostilità con espressione serena.

"Se pensi che te la renderò facile ti sbagli di grosso..." pensò Konran-Jun.

Akami inclinò leggermente il capo. "Quantunque alla fine la resa sarà la tua..."

Il brusio aumentò di volume e ruppe lo strano dialogo tra i due.

Dvaar entrò nella sala accompagnato dai quattro maestri e da un gruppo di allievi di secondo e terzo rango.

Mentre i nuovi arrivati sedevano sulle panche, i maestri e gli allievi più anziani si fermarono alle spalle di Dvaar al centro dell'emiciclo.

«Benvenuti» esordì l'Aku. «Lasciate che vi presenti i vostri maestri...»

Uno a uno presentò loro Tārā, Nisarga, Daalee e infine Thay, rivelando di quali materie erano responsabili.

«Thay è il maestro al quale potrete rivolgervi, in qualunque momento, in caso di necessità» spiegò Dvaar.

Quattordici paia di occhi si puntarono sull'Aku dai capelli ricci e il mento velato dalla barba corta e curata.

Thay affiancò Dvaar e guardò i ragazzi e le ragazze, dedicando loro quell'attenzione che li fece sentire non solo visti, ma considerati singolarmente.

«Un Aku adopera le parole consapevole del loro significato, della loro portata e pronto ad assumersi la responsabilità di entrambe» esordì. «Pertanto, quando il Primo Maestro afferma che sarò a vostra disposizione in ogni momento, è ciò che sarà. In questo luogo non vi sono stanze chiuse a chiave. Così è la mia.»

Un borbottio di commento provenne dall'alto, espressioni dubbiose non mancarono però nemmeno tra i giovani Aku.

«Maestro Thay, qual è il limite a questa disponibilità?» fece eco ai loro pensieri. «Avrete modo di scoprirlo. Questa e ogni vostra domanda otterrà risposta. Non quando riterrete di averne bisogno. Piuttosto quando sarete pronti. Non un tocco prima, non un tocco dopo.»

«Nelle vostre menti c'è una voce che dice: lo so, ho capito, io non sono così» riprese Dvaar.

Lo stupore volò come una folata sui volti dei ragazzi: il Primo Maestro aveva appena letto nei loro pensieri.

Lui attese il dissolversi del brusio. «Io vi rispondo: no. Non sapete, non avete capito. E sì, siete così. È un difetto? No. È il punto di partenza: sì.» Con un movimento fluido e lento mise le mani dietro la schiena. «C'è tra voi allievi la tradizione di definirvi di primo, secondo, terzo e quarto rango. Rango... È termine appropriato se con esso intendente il livello della vostra crescita; se con esso misurate i progressi compiuti nella vostra maturazione. Non è accettabile se diviene sinonimo di valore, bravura e, più d'ogni cosa, superiorità». Si avvicinò a un ragazzo seduto nel primo banco e gli sistemò il colletto della giacca.

«G...grazie» balbettò quello.

«Il vostro obiettivo non sia mai quello primeggiare sugli altri. Bensì vincere su voi stessi, su ciò che vi impedisce di compiere il vostro destino. Questo è ciò che realmente vi distinguerà». Lo sguardo si alzò su Konran-Jun. «Nessuno qui sarà mai considerato inferiore a qualcun altro. Solo voi potrete fare questo insulto a voi stessi.»

Konran-Jun rispose all'affermazione con uno sbuffo diffidente.

«È vero, dai draghi abbiamo ricevuto in dono abilità che ci rendono più forti, più veloci, più sensibili rispetto alle genti. Eppure siamo stati creati per servire, per camminare al loro fianco. Non per dominare». Fece una lunga pausa di silenzio: in quella frase era racchiuso il senso della loro esistenza. «Nelle prossime fasi vi accorgerete di quanto lontani siate dall'essere Aku. Nel momento in cui giungerete a comprenderlo, sarete pronti a compiere il primo balzo per mutare verso la vostra vera natura. Sino ad allora sarete ragazzi come lo sono i giovani di Iriba. E come tali trattati.»

Stupendoli, Thay accennò un lieve sorriso. «Alcuni di voi si sono offesi. Bene, è il primo passo per cambiare.» 

«Ciascuno di voi avrà un allievo più anziano come tutore. Lui vi sarà di supporto negli studi e nelle altre questioni che riguarderanno la vostra vita in Accademia. Non saranno il vostro braccio destro, non la spalla alla quale appoggiarvi, non la soluzione ai vostri compiti» puntualizzò il Primo Maestro.

Gli occhi degli allievi di primo rango si spostarono sui compagni più anziani.

Dvaar iniziò a elencare gli abbinamenti.

«... Ryusei per Konran-Jun...»

"Lui" pensò divertito Ryusei. "Ho il presentimento che non mi annoierò."

«Nion per Akami...»

"Il giovane amico di Ryume..." si disse Nion, sbirciando con la coda dell'occhio il compagno di stanza.

«Ryume per Zuanshī...»

"Un figlio della Gilda per una figlia della Gilda" non si stupì Ryume.

Al termine, con un lieve cenno, lasciò la parola a Thay.

«I tempi della vostra giornata saranno scanditi dal suono della campana che è nella corte. Domani, un tocco dopo l'alba, essa suonerà "la Levata" e mezzo tocco dopo "la Chiamata". Al suono della seconda campana dovrete uscire dalle vostre stanze e fermarvi un passo oltre la soglia.»

«Ritiratevi, la riunione è sciolta» dichiarò Dvaar subito dopo.

I primi a uscire furono gli allievi anziani e i maestri. I nuovi arrivati si avviarono impacciati verso l'uscita. Qualcuno biascicò un saluto, altri semplicemente sfilarono via.

Akami salutò Dvaar e Thay con un inchino formale che lasciò interdetti gli studenti che lo seguivano, alcuni dei quali tentarono una maldestra imitazione.

Konran-Jun, mani in tasca, salutò con un cenno del capo e lasciò la sala per ultimo.

«Akami appare molto più maturo dei suoi compagni» rifletté Thay.

«Corretto. Le sue capacità sono pari a quelle di studenti più anziani di cicli» confermò Dvaar.

«Ritiene di passarlo di rango?»

«La sua consapevolezza Aku ragguardevole, ma il suo spirito è per molti aspetti quello di un bambino. Il suo percorso non sarà di scoperta della sua natura Aku, ma del suo essere umano.»

«Chissà perché la famiglia non l'ha accompagnato...» si domandò Thay.

Dvaar sollevò appena le sopracciglia in un muto rimprovero.

Thay sorrise: «Sono un Aku curioso. Posso celarlo, controllarlo. Non posso evitarlo» ammise.

«Andiamo, Aku curioso» gli disse Dvaar con voce velata d'ironia, precedendolo fuori dalla sala.

Mentre zoppicava nel porticato, Konran-Jun si accorse che il tizio che gli avevano appioppato come cane da guardia lo seguiva a un passo. Arrivato ai piedi della scala, si voltò e lo affrontò. «Dobbiamo dividere la camera o ne ha una sua?» gli domandò brusco.

"Sapesse cosa ho combinato, di certo il suo tono sarebbe diverso..." pensò Ryusei. «Il mio alloggio si trova nell'ala sud-est. Terza porta dalla scala est. Il mio incarico è, al momento, quello di mostrarle dove si trova la mensa e scortarla là. Domattina, al suono della chiamata, sarà mia cura verificare che lei sia pronto per la colazione e l'inizio delle attività di giornata» spiegò distaccato.

Konran-Jun studiò il ragazzo davanti a lui. "Così piccolo sembra anche più giovane di me... Innocuo? Non credo proprio. Da quello che ha detto il vecchio poco fa, però, è come se fosse responsabile per me. Quindi da lui niente brutti scherzi... Almeno non alla luce del sole."

Ryusei vide una ridda di pensieri ed emozioni passargli sul viso e negli occhi. "Fossi tu edotto..." ridacchiò tra sé e sé.

Konran-Jun fece perno sul piede sano e si allontanò dalla scala. «Allora? Dov'è questa mensa?»


«Mi scuso» mormorò Zuanshī.

«Per quale ragione?» le domandò Ryume, colpito dal tono dimesso della ragazza.

Tutto in lei sembrava delicato: la pelle del viso chiara e velata di lentiggini, i capelli rossi che in ciocche leggere le sfuggivano dalla treccia, gli occhi ambrati che non riuscivano a guardarlo, il fisico minuto e longilineo simile a un fuscello, perso nelle linee ampie e comode della divisa.

"Un'altra vittima della Gilda?" si domandò Ryume, considerando come il far parte di certe famiglie fosse un peso cui spesso non era possibile opporsi.

«Immagino che si aspettasse una persona diversa...»

«Io mi aspettavo un allievo al primo giorno di Accademia. Nulla di più, nulla di meno» le disse distaccato.

La sua risposta ebbe l'effetto voluto. La giovane sollevò viso e spalle, riuscendo a guardarlo negli occhi.

«Grazie, allievo» gli disse.

Ryume le rispose con un neutro cenno del capo. «Ora andiamo in mensa.»


Akami fissava Nion.

Nion fissava Akami.

Gli altri li osservavano chiedendosi cosa stessero facendo.

"Forse comunicano con il pensiero" pensò più d'uno.

«Le mostro la mensa» disse Nion.

«Ben gentile» rispose Akami.

Nion si mosse.

Akami lo seguì restando dietro di un paio di passi.

Nion si fermò e Akami per poco non gli finì addosso.

"Si muove silenzioso come un allievo di quarto rango. Controllo emotivo sviluppato, non esprime emozioni se non quiete. E non è solo facciata... Interessante" si disse Nion, convinto che il giovane Aku ne sapesse molto di più di quel che voleva mostrare.

Akami spalancò gli occhi sbattendo le ciglia più volte in una muta richiesta di chiarimenti. Sapeva che Nion sapeva. Ma finse di non sapere nulla.

«Non deve stare dietro di me. Non sono la sua scorta né le sono in alcun modo superiore» gli fece notare Nion, rigido.

«Oh!» L'esclamazione suonò come quella di chi, colto in fallo, si scusa.

Nion sollevò l'angolo del sopracciglio destro, perplesso dalla reazione.

Con un passo Akami fu al suo fianco. «Pronto» dichiarò con velata allegria.

"Mah..." ponderò Nion, interdetto.

"Già" gli rispose con il pensiero Akami.

"Ci sarà da divertirsi" rise tra sé e sé Ryume, guardandoli dirigersi verso la mensa. "L'Aku più rigido del creato e l'Aku più fuori dagli schemi nato sotto le lune..."

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