"Io...Voglio essere un Hero!"...

By jinchurems

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Miyuki Kaminaze sa di voler essere un Hero ma, sa anche che diventarlo, per lei, non sarà così semplice. Fig... More

L'inizio della fine.
Domande
1-A
Dimostrazioni
Sorprese
6.30 a.m.
Bakugou contro Bakugou
Mezze verità
Legami
Inquietudine
Cicatrici
Rivelazioni
?
Confusione
Amici
"Nessuno morirà oggi."
Vigilia di Natale
Natale
Strane sensazioni
Fine delle vacanze
Primo giorno di tirocinio
Pelle
Aperture
Una domenica da dimenticare
"Katsuki..."
Febbre
Cambiamenti
Bollore
Gelosia
Perdita
Pioggia
Calamite
Giochi
Cioccolato e Peperoncino
Gossip
San Valentino
Hatsumici
Tutta la verità
Il giorno dell'incidente
"Più in la'."
Papà
Kirishima
Sconfitta
Ritiro nei boschi - Parte I
Ritiro nei boschi - Parte II
Libertà
Imbarazzo
Die with a smile
Sentimenti
Amore
Profumo

Oscurità

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By jinchurems

Il giorno seguente, Miyuki uscì di casa mezz'ora prima del solito. Aveva bisogno di pensare e, per sua sfortuna, nella sua stanza non ci riusciva proprio.

Da quando era tornata a casa dopo la sua esercitazione, ovviamente senza incrociare nessuno e rendendosi il più invisibile possibile, non aveva lasciato quelle quattro mura nemmeno per un secondo e ciò aveva rischiato di farla impazzire.

Lì dentro non si sentiva più al sicuro. Prima quella strana sensazione provata in bagno, poi il tipo invisibile che l'aveva colpita e marchiata senza che nemmeno se ne rendesse conto e infine lo sguardo di Midoriya, Shoto e Bakugou fissi sulla sua cicatrice. Era tutto un casino. Era tutto troppo.

Aveva bisogno di passare un po' di tempo da sola senza che nessuno la interrompesse con stupidi convenevoli o che si mettesse ad indagare sull'origine di quella cicatrice e, il suo dormitorio, era proprio l'ultimo posto che le potesse essere d'aiuto.

Camminò per una quindicina di minuti senza una meta vera e propria ma, a quanto pareva, i suoi piedi sapevano esattamente dove andare e perciò la portarono davanti l'ingresso della scuola che, dato l'orario, era ancora chiusa agli studenti.

Miyuki s'infilò le mani nelle tasche della giacca della divisa e facendo un respiro profondo si sedette su una delle panchine posta davanti l'ingresso principale.
Aveva la testa che le scoppiava per la nottataccia e ormai non aveva la minima idea di cosa fare.

Era così confusa da aver persino dimenticato di avvertire il professor Aizawa di ciò che le era successo ma, quando se ne ricordò, pensò che fosse inutile allarmarlo dato che, il bersaglio, era solo lei.

"Un'ottima combattente e anche un'ottima mattiniera" asserì una voce interrompendo il flusso di pensieri che vorticavano nella sua testa facendola tornare alla realtà.

"-Shoto non poteva farsi un'amica migliore." continuò; Miyuki girò leggermente la testa verso la sua destra e quasi rimase accecata dal bagliore delle fiamme provenienti dal corpo di Endeavor che le si era piazzato accanto.

"Mi scusi?" gli domandò confusa; Endeavor la guardò dall'alto verso il basso "Dove hai imparato a muoverti così?"
Miyuki abbassò lo sguardo non era proprio nel mood per questo tipo di conversazione.
"Ho imparato sul campo, signore" rispose con la testa bassa.

"Beh per aver una tale padronanza devi aver avuto un ottimo maestro." Miyuki lo guardò con la coda dell'occhio e pensò di aver assunto un'espressione spaventosa data la reazione dell'uomo che, nonostante la sua rinomata sicurezza di sé, sembrò un po' a disagio.
"Diciamo che non ho avuto scelta." rispose lei tornando a guardare per terra.

"Mh – fece lui – sono sicuro che la tua vicinanza potrà solo aiutare Shoto. Ho visto come padroneggi il fuoco e sarai un ottimo sti-"
Miyuki si alzò in piedi interrompendolo "Le chiedo scusa, non vorrei sembrarle spocchiosa o maleducata ma, - lo guardò dritto negli occhi – sono certa che se sapesse davvero chi sono non vorrebbe che la reputazione di suo figlio venisse infangata da qualcuno come me." e senza lasciargli il tempo di rispondere, girò i tacchi e si diresse verso le porte dell'edificio che erano state aperte giusto qualche minuto prima.

Una volta dentro la scuola, superato l'ingresso e lasciatasi alle spalle Endeavor, Miyuki si appoggiò contro una parete e iniziò a respirare affannosamente.

Che cosa le era preso?
"Se sapesse davvero chi sono" come aveva potuto dire una cosa del genere ad alta voce, per di più ad Endeavor?
E se adesso lui fosse andato ad indagare? Se il modo in cui gli avesse riposto non gli fosse piaciuto che cosa le sarebbe successo? Endeavor aveva il potere di farla cacciare dalla scuola? No, non sarebbe successo.

Miyuki si strinse la mano destra sul cuore si lasciò scivolare per terra. Doveva calmarsi, non poteva farsi vedere così da nessuno. Cercò di fare respiri più profondi mentre il mal di testa che l'accompagnava da quella mattina iniziava ad aumentare.

Doveva stare calma. Doveva riprendere il controllo. Endeavor non avrebbe fatto niente, sicuramente avrebbe preso quelle sue risposte solo come una provocazione.
Perché aveva risposto così? Si guardò le mani: stavano tremando e d'un tratto, la cravatta e la camicia sembrarono incollarlesi addosso. Era come se stessero diventando man mano sempre più piccoli, sempre più stretti. Così stretti da impedirle di respirare in maniera adeguata.

Si sentiva soffocare più del solito e per un momento pensò che questo suo malessere fosse opera di uno degli scagnozzi di suo padre. Portò la mano destra sul collo della cravatta e cercò di allentarlo ma era come se le sue mani non avessero la forza di far nulla. Iniziò a sentire le orecchie fischiare e gli occhi bruciare e quando stette per arrivare sull'orlo del precipizio, qualcuno le posò una mano sulla spalla.

Miyuki girò di scatto la testa verso la persona che le si era accovacciata affianco e d'istinto alzò la mano destra per attaccare, nonostante, nelle condizioni in cui si trovava, non sarebbe stata in grado di far male ad una mosca.

"Miyuki, sono io, Shoto!" esclamò lui fermandole il braccio sinistro con la mano destra "Non sono qui per farti del male." la rassicurò mentre lei continuava a guardarlo terrorizzata e con il respiro affannoso.

"Miyuki – le abbassò il braccio – che ti è successo?" le domandò guardandosi intorno nel tentativo di trovare chiunque l'avesse ridotta in quel modo.
Non vedendo nessuno, tornò a guardare la compagna.
"E' stato mio padre a ridurti così? Cosa ti ha detto?" le chiese a bassa voce mentre, con sguardo severo guardava alla sua sinistra; Miyuki scostò la spalla destra da sotto la mano di Shoto e portandosi nuovamente la mano destra sul petto, cercò di rimettersi a posto – farsi vedere da qualcuno, così in quello stato, era proprio ciò che avrebbe voluto evitare e poi, cosa ci faceva Shoto a scuola così presto? E se, in quei pochi minuti, Endeavor avesse già parlato della loro conversazione.

"Hai bisogno di un bicchiere d'acqua" asserì Shoto alzandosi e correndo verso lo zaino che aveva lasciato pochi metri più avanti.

Mentre Miyuki lo guardava allontanarsi l'idea che quella sua orribile sensazione fosse opera di qualche collaboratore di suo padre, pian piano svanì e, come se la mano di Shoto avesse messo un freno a quell'uragano che l'aveva presa in pieno, i vestiti non le sembrarono più incollati addosso e il respiro tornò a farsi normale.

"Ecco – le porse il bicchiere – ce la fai a tenerla?" le chiese avvicinandole la bottiglietta d'acqua che aveva tirato fuori dallo zaino; Miyuki guardò prima la bottiglia e poi l'amico e per una frazione di secondo, i suoi occhi incrociarono quelli di Shoto.

"Hai gli occhi di colore diverso" quasi bisbigliò; Shoto rimase impassibile mentre le sue guance diventavano pian piano rossicce.
Cercando di scuotere l'imbarazzo, Shoto sbatté le palpebre più volte "Non te ne sei mai accorta?" le domandò poi allontanandosi leggermente e lasciandole la bottiglietta in mano.

Miyuki abbassò lo sguardo sulla bottiglietta "No..." ammise; Shoto la guardò confuso "non ti ho mai guardato dritto in faccia – fece spallucce – non volevo metterti a disagio come la prima volta che l'ho fatto." asserì ripensando alla prima volta che l'aveva visto.

"E' per questo che non sei uscita dalla tua stanza ieri?" Miyuki lo riguardò "Perché... - le si sedette accanto – perché abbiamo visto la tua?" il cuore di Miyuki quasi le esplose in petto e piano piano, sentì gli occhi inumidirsi sempre di più.

Non era stata una sua impressione, l'avevano vista davvero. Avevano visto non una cicatrice qualsiasi ma, la cicatrice. La prima cicatrice che aveva marchiato il suo corpo per mano di suo padre. La cicatrice che, per prima, aveva scavato quella voragine che l'aveva fatta sprofondare verso anni di insicurezze e odio verso il suo corpo.

Ricordava esattamente il momento in cui l'aveva ricevuta, aveva solo dieci anni ma, per suo padre, aveva smesso di essere una bambina da quando ne aveva compiuti sei.

Era un periodo strano per Miyuki perché oltre a non essere ancora in grado di padroneggiare bene i suoi quirk, sentiva che il suo corpo stava iniziando a cambiare e il non avere nessuna figura femminile di riferimento la faceva sentiva costantemente a disagio.
Si guardava allo specchio e iniziava a vedere forme diverse rispetto a quelle che aveva sempre avuto: i fianchi si stavano accentuando sempre più e il suo petto, che fino ad allora era sempre stato piatto come quello di tutti in quell'edificio, stava iniziando a mostrare delle rotondità a lei poco familiari.

Anche quando combatteva non si sentiva più al massimo della confidenza con se stessa e in più, bastava anche solo essere sfiorata lì per farle sentire dolore e perdere la concentrazione. Durante i combattimenti poi, quando non riusciva a parare quella zona, puntualmente si ritrovava a dover chiedere di mettere in pausa il tutto per riprendersi.

Per suo padre, ovviamente, quello non era un comportamento accettabile. Il fatto che sua figlia si mostrasse debole o che avesse un punto debole non era contemplato e, all'ennesimo combattimento interrotto, Obscurium chiamò Miyuki nella sua stanza per la prima volta.

Pensando che suo padre avesse nient'altro che bisogno di lei, Miyuki si diresse nella sala grande spensierata e curiosa ma, quando vi entrò qualcosa in lei avvertì che non stava per accadere nulla di buono.

Senza nemmeno capire come, Miyuki si ritrovò, dopo una breve conversazione con lui, a dover combatterci combattere contro e, dalla sua espressione, aveva capito che quello non sarebbe stato un semplice allenamento ma piuttosto una punizione. Punizione per cosa però?

Dopo almeno un'ora passata ad incassare colpo dopo colpo senza riuscire a contrattaccare, Obscurium si avvicinò verso si lei e prendendola per i vestiti la fece rimettere in piedi e la guardò.

"Smettila di piangere." asserì girandole intorno "Se non ti fossi mostrata così debole durante gli incontri non avrei avuto motivo di impartirti questa lezione." Miyuki cercò di trattenersi dal singhiozzare nonostante le facesse male ogni singolo centimetro del suo corpo.

"Ora spiegami cosa ti frena dal portare a termine il tuo dovere?" le domandò piazzandolesi davanti e guardandola negli occhi.
Come ogni bambina ingenua farebbe, Miyuki si portò la mano destra sul seno destro e guardando suo padre negli occhi, confessò che il motivo per cui non riusciva a combattere per bene era perché quella zona era diventata improvvisamente più sensibile.
Ciò che Miyuki non sapeva però, era che suo padre non glielo aveva chiesto per aiutarla, non nel senso che intendeva o sperava lei.

Annuendo con far serio infatti, Obscurium allontanò la mano destra di Miyuki dal suo petto e con una freddezza disumana, bruciò la parte che lei aveva precedentemente indicato sfregiandola a vita e lasciandola a terra quasi priva di sensi a causa del dolore.

"Non devi temere" di nuovo la voce di Shoto la trascinò fuori dal baratro della sua mente; lo guardò "non ne parleremo con nessuno." concluse lui ricambiando lo sguardo.

Dopo alcuni minuti passati in silenzio, Shoto, sinceratosi nuovamente che Miyuki stesse bene, l'aiutò ad alzarsi e senza porle altre domande l'accompagnò in classe.

"Oh, quasi dimenticavo – asserì mentre entrambi si sedevano al loro posto – sono sicuro che come arriverà anche Midoriya te lo dirà..." Miyuki corrugò lo sguardo "con gli altri volevamo proporti di venire con noi al centro commerciale uno di questi giorni. Si stanno avvicinando le vacanze di Natale e, oltre ad approfittarne per fare i regali, pensavamo fosse una buona idea per farti allontanare un po' dal dormitorio e dalla scuola in generale.
Dopotutto, da quando sei arrivata, non sei mai andata da nessuna parte, no?"

Miyuki rimase in silenzio per qualche secondo. Effettivamente non era mai andata da nessuna parte ma non solo in quei due mesi, in generale non era mai uscita da casa sua. Non da quando aveva compiuto quattro anni.
L'idea di passare un pomeriggio lontano dalla Yuei di certo non le dispiaceva. In più, forse, il fatto che si fosse trovata in mezzo a tantissima altra gente avrebbe tenuto gli uomini di suo padre a bada.

"Se non te la senti non fa nulla, troveremo qualcos'altro da far-" fece lui pensando che il suo silenzio fosse un no gentile.

"Mi va." lo interruppe; Shoto rimase stranito come se si aspettasse un'altra risposta negativa "Non credo di essere mai stata al centro commerciale... È solo che – abbassò lo sguardo – non credo di avere i soldi per poter fare regali a nessuno ma, - strinse le spalle – sarò felice di aiutarvi a scegliere!" accennò un sorriso.

Quando la notizia che Miyuki si sarebbe unita per la ricerca dei regali di Natale si diffuse tra i suoi compagni, furono tutti parecchio contenti della cosa nonostante molti di loro non avrebbero potuto partecipare dato che o sarebbero stati con i genitori o non sarebbero proprio stati in città.

"Uffa, l'unica volta che decidi di venire con noi non posso esserci." si lamentò Momo tristemente "Certo, come se non andassi in Francia con i tuoi genitori!" rispose Mina.

"In Francia?" si stupì Miyuki.

"Già! - si lagnò Uraraka – Che fortuna!"

"Beh comunque ci saremo noi a farle compagnia!" esclamò Kirishima abbracciando Bakugou con il braccio destro; Bakugou roteò gli occhi "Solo perché non ho niente di meglio da fare."

"Mi sa che questa scusa l'hai già usata" asserì Kirishima "Già! Perché semplicemente non dici che ti piace stare in nostra compagnia?" rispose Kaminari sorridendogli.

"Tappati quella fogna." fece l'altro.

"Sono felice che tu venga con noi!" disse Midoriya avvicinandolesi.
"Anche io" rispose lei onesta. Era davvero felice di passare un pomeriggio lontano dalla scuola e l'idea di andare in giro per negozi per fare i regali di Natale iniziava ad incuriosirla: non aveva mai fatto una cosa del genere.

"Bene allora, quando andiamo?" chiese Kaminari sedendosi sul banco di Kirishima "E soprattutto, chi siamo?"

I ragazzi si guardarono l'uno con l'altro "Penso saremo solo noi" rispose Kirishima indicando Bakugou, se stesso, Midoriya, Shoto, Kaminari e Miyuki "gli altri o avevano altri impegni o non saranno proprio a Tokyo. Spero non ti dispiaccia Miyuki" la guardò con sguardo un po' deluso.

Lei fece prontamente no con la testa "Affatto! Non che la vostra assenza mi faccia piacere ma, sono sicura passerete dei bellissimi momenti con le vostre famiglie!" strinse le spalle "Avremo tantissime altre occasioni di andare insieme!"

"Bene allora, che ne dite per domani pomeriggio alle quattro?" propose Midoriya "Tanto da oggi non abbiamo più lezione quindi per quell'ora siamo sicuramente tutti liberi!" gli altri annuirono.

Finite le lezioni della giornata i ragazzi tornarono tutti insieme nel dormitorio e con loro, forse per la prima volta, anche Miyuki.
Arrivati a casa, Miyuki notò una sfilza di valigie allineate all'ingresso – probabilmente le avevano messe lì quando lei era già uscita di casa quella mattina.

"Certo che, sarà strano" commentò lei sedendosi al tavolo della cucina "ve ne andate proprio tutti eh?" domandò poi mentre Midoriya le si sedeva accanto.

"Non proprio, Shoto e Bakugou rimarranno qui" le sorrise.

"Come mai?" chiese girandosi verso i due che si trovavano in cucina; Shoto strinse le spalle mentre si versava un po' di succo in un bicchiere "Diciamo che a casa mia non si respira una bella aria a Natale e poi-"

"Io invece rimango qui perché i miei hanno deciso di fare un viaggio e chissà per quale strano motivo non mi volevano tra i piedi!" lo interruppe Bakugou; Miyuki e Midoriya si guardarono "Mi domando proprio perché" bisbigliò lei facendolo ridere.

"Io invece torno da mia madre – asserì Midoriya – non la vedo da un bel po' però tornerò qui spesso!" le sorrise.

"Non ne abbiamo bisogno!" si lamentò Bakugou.

"Beh, fa comunque un certo effetto vedervi andare tutti via, anche se è solo per qualche giorno" ammise lei tornando a guardare i suoi compagni che pian piano si preparavano per andare.

"Su non essere triste – fece Kirishima avvicinandolesi – so che senza di me non puoi stare più di due ore!" le abbracciò la testa "Ma domani saremo di nuovo insieme!"

"Già Miyuki, non essere triste! Domani torneremo!" si aggiunse Kaminari; Miyuki si liberò dall'abbraccio "Non era questo che intendevo ma, va bene!"

Una volta che anche l'ultimo di loro se ne fu andato, in casa rimasero solo Miyuki, Shoto e Bakugou i quali passarono il resto della serata in una strana calma.

L'idea di passare quelle due settimane da sola di certo non la faceva impazzire, anche perché, se fosse stata da sola, sicuramente ad un certo punto avrebbe iniziato a vedere cose che non c'erano e sarebbe finita con l'impazzire per davvero.
Nonostante ciò, il fatto che tra tutti, fossero proprio Shoto e Bakugou ad aver scelto di rimanere nel dormitorio durante le settimane di vacanza un po' le puzzava.

A puzzarle più di tutto poi, era il fatto che, tra chiunque in quella classe, Bakugou non avrebbe mai scelto di passare del tempo proprio con Midoriya e Shoto perciò, l'unico motivo valido per cui avessero deciso di rimanere alla Yuei doveva essere, per forza, quello di tenerla d'occhio.

Che volessero sapere di più sulla sua cicatrice? Poteva essere.
Dopotutto Shoto le aveva solo detto che non ne avrebbero parlato con nessuno, non che non ne avrebbero voluto sapere di più. Che Bakugou avesse ancora dubbi su di lei? Quello era certo anche se, negli ultimi tempi lo aveva visto meno insistente ed indagatorio.

Miyuki rimuginò su quelle domande per tutta la sera ma, una volta messa a letto, la stanchezza fu tanta da farla addormentare non appena poggiò la testa sul cuscino.

La mattina seguente si impose di non uscire dal letto almeno fino alle dieci – aveva dormito così bene la sera prima che aveva intenzione di godersi quella serenità ancora per un bel po'.

Quando finalmente decise di alzarsi e di uscire dalla sua stanza, il silenzio inusuale del dormitorio la travolse in pieno. Solitamente, nei giorni "normali", a quell'ora, tra i corridoi o per le scale si sentiva il solito chiacchiericcio e casino fatto dai suoi compagni che scherzavano tra loro.
Quella mattina invece, l'unico rumore udibile era quello proveniente dalla tv al piano di sotto.

Per sua sfortuna, o fortuna, dipende dai punti di vista, avrebbe trascorso quelle due settimane in compagnia di due delle persone più selettivamente silenziose di tutta la classe.

"Saranno due settimane interessantissime" pensò scendendo al piano di sotto "tra Shoto e Bakugou non so chi sia il più socievole" continuò mentre raggiungeva quest'ultimo nell'area divani.

La mattinata e l'ora di pranzo trascorsero tranquille e finalmente, quando si fecero le tre e mezza, la porta del dormitorio si spalancò inondando la casa con le voci squillanti di Kirishima e Kaminari, seguiti da Midoriya che, sorridenti erano venuti a prendere gli altri tre – Miyuki non se lo aspettava ma aveva davvero sentito la mancanza di quei due in quelle poche ore.

"Siete pronti voi?" chiese Kaminari rimanendo sulla soglia "Se ci sbrighiamo riusciamo a prendere il bus delle quattro meno un quarto. Passa proprio qua sotto!"

"Sì, siamo tutti pronti" rispose Shoto "Parla per te!" si lamentò Bakugou mentre si allacciava le scarpe.

"Tu sei pronta Miyuki?" domandò Midoriya; lei annuì "Perfetto allora possiamo and-"

"Midoriya" una voce da fuori la porta lo interruppe; il ragazzo si girò "Buon giorno professor Aizawa" lo salutò.

"Buon giorno. Che ci fate voi qui? Non eravate tornati a casa per le vacanze?" chiese avvicinandosi alla porta; i tre annuirono "Sì ma oggi pomeriggio andiamo al centro commerciale, siamo venuti a prendere Miyuki e gli altri!" rispose Kirishima.

Il professor Aizawa fece capolino con la testa e i tre ancora dentro lo salutarono con un cenno della mano.
"A che ora dovete andare?" domandò lui girandosi verso Midoriya "Adesso, se riusciamo prendiamo il bus delle quattro meno un quarto!" rispose lui.

Aizawa s'infilò le mani in tasca "Sarebbe un problema se Miyuki vi raggiungesse fra un po'?" l'attenzione cadde su di lei che, confusa, piegò la testa di lato.
"Ho bisogno di scambiare due parole con lei, non dovremmo metterci molto. Potrà prendere il bus successivo."

Kirishima e Kaminari si scambiarono uno sguardo "Mh... se per lei va bene" risposero poi guardandola.
"Ti aspetteremo alla fermata, okay?" asserì Shoto "Raggiungici lì appena avete finito e prendiamo il bus tutti insieme." lei annuì e pochi secondi dopo si ritrovò da sola in casa con il professore.

"E' successo qualcosa?" chiese lei preoccupata; Aizawa si sedette su una delle sedie attorno al tavolo "Dimmelo tu."

Miyuki rimase impassibile "In che senso?" gli domandò; lui la guardò dritto negli occhi.
"C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi? Qualcosa che ti preoccupa?" Miyuki lo guardò.
"Dopo l'esercitazione di ieri sei sparita per tutto il resto della serata. Ho pensato dovesse essere successo qualcosa dato lo sguardo che avevi alla fine della prova."

"Oh" fece lei pensando si riferisse all'attacco di panico che aveva avuto quella mattina "no, ero solo un po' stravolta dalla prova, tutto qui. In più ero anche caduta a terra mentre correvo nella nube di polvere – mentì - quindi ero un po' stravolta" fece spallucce "ma sto bene, benone direi." concluse sperando di essere stata abbastanza convincente.

Aizawa la guardò dritto negli occhi per qualche minuto, come se cercasse di capire se stesse mentendo o meno poi, dopo quella che sembrò un'eternità distolse lo sguardo e si alzò.
"Bene. Mi fa piacere." asserì mettendo a posto la sedia "Temevo fossi ancora preoccupata."

"Lo sono sempre" ammise, lui la guardò "non riesco a non esserlo però, sto cercando di non farmi divorare dalla cosa. Non voglio che questa mia paura mi isoli..." abbassò lo sguardo "per questo mi sono sforzata di dire di sì a questa uscita con loro." guardò fuori dalla finestra "Spero solo che oggi vada tutto per il verso giusto." concluse tornando a guardare il professore che facendole un cenno con la testa si avviò verso la porta d'ingresso.
"Buon divertimento allora." le augurò per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle.

Una volta uscito Aizawa, Miyuki fece per seguirlo fuori ma le balenò in testa l'idea di aver dimenticato qualcosa al piano di sopra.
"Maledizione! Mi stanno aspettando!" esclamò salendo di corsa al piano di sopra per poi entrare nella sua stanza.

"Che cosa ho dimenticato?" si domandò guardandosi freneticamente attorno "Sono sicura di aver dimenticato qualcosa ma, cosa?" sbuffò e come un lampo si girò di scatto verso la porta del bagno.

Sicura di trovare lì qualsiasi cosa stesse cercando, entrò in bagno e dopo aver acceso la luce, improvvisamente, la porta dietro di lei si chiuse.

Miyuki sobbalzò e pensando fosse stata la corrente si avvicinò alla porta per riaprirla. Quando provò farlo però, questa rimase chiusa.

"E' uno scherzo." asserì seria.
"Non posso essere rimasta bloccata in bagno!" continuò strattonando la porta. Poi, mentre continuava a tirare, una strana sensazione, come una carezza fredda, le percorse la schiena facendola immobilizzare.

Cercando di mantenere la calma e rimase con entrambe le mani sulla maniglia e lo sguardo fisso contro il legno della porta.
Facendo respiri profondi, cercò ancora di aprire la porta mentre, ad ogni secondo che passava lì dentro, quella strana sensazione di disagio si faceva sempre più forte dentro di lei.
Poi, successe la stessa cosa che era successa qualche giorno prima. Dietro di lei, lo specchio che stava sul lavandino e che rifletteva l'intera stanza, iniziò a muoversi come se tutto d'un tratto non fosse più solido ma liquido.

Miyuki spostò lentamente lo sguardo dalla porta e mantenendo il respiro fermo girò la testa alla sua destra.
Nel preciso istante in cui entrambi gli occhi furono posati sullo specchio, da questo ne uscì un braccio che velocemente l'afferrò per la felpa e la trascinò via con sé nell'oscurità.

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