Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

Taehyung sorrise apertamente verso Jungkook ed ammiccò nella sua direzione, sogghignando dolcemente al rossore che si affacciò sulle guance del principe e su come quest'ultimo spostò lo sguardo altrove, imbarazzato. Nonostante questo, però, non nascose il piccolo sorriso che gli increspò le labbra alla constatazione di Taehyung circa quanto gli stesse bene l'abito che aveva indossato per la cerimonia.

Anche se, a parer suo, chi era davvero impeccabile e quasi illegalmente elegante, era proprio Taehyung stesso che, per l'occasione, aveva deciso di indossare un abito blu fiordaliso dai preziosi riporti in pietre preziose, arricchendolo con una delle sue immancabili quanto eleganti camicie dalle gonfie balze sul petto. Il senso estetico di suo marito gli lasciava sempre addosso un senso di ammirazione perché lui, al contrario, di abiti ne capiva poco -per non dire nulla. 

Il più vanitoso tra tutti poteva essere considerato JK, ma Jungkook non aveva alcun dubbio sul fatto che, a parità di scelte, Taehyung fosse un passo decisamente avanti per quel genere di cose.

Guarda che il mio gusto è assolutamente impeccabile lo rimbeccò JK, poco contento del giudizio mentale espresso da Jungkook; quest'ultimo ridacchiò e scosse leggermente la testa, mordendosi il labbro per non ridere troppo apertamente. 

N-non c'è partita con Taehyung, JK. M-mi dispiace commentò con ironia, che crebbe esponenzialmente allo sbuffo dell'altro circa quell'insinuazione-affronto. 

Ma sentitelo! Ti devo ricordare di chi è il vestito che stai indossando per adesso? domandò JK con fare oltraggiato, guardandolo con un sopracciglio alzato; Jungkook scrollò le spalle e scosse la testa, P-per metà è mio! L-la giacca l'ho scelta i-io! protestò a sua volta, mettendo un broncio che Taehyung notò ma che non commentò -non era il caso visto che si trovavano all'ingresso dell'enorme cattedrale presso cui si sarebbe svolto il matrimonio di Jin. 

E beh, che dire.

Si bloccarono sul sagrato ed entrambi spalancarono gli occhi, visibilmente sorpresi da quello spettacolo che non poteva essere etichettato in altro modo se non come sfarzoso.

Immensamente sfarzoso. 

Se a Taehyung il proprio matrimonio era sembrato troppo pomposo e appariscente, quello di Jin era tutto su un altro livello. Infatti, grossi vasi in marmo lucido e perlaceo delineavano il percorso immaginario ed attraversavano la navata centrare da parte a parte; composizioni floreali composte da rose bianche, ortensie, peonie e margherite erano tenute insieme da drappi in raso avorio e lilla, riprendendo le decorazioni floreali esterne e dell'altare mentre, sulle colonne laterali che dividevano la navata centrale dalle laterali, grosse e pesanti cascate di fiori di glicine abbellivano il marmo già pregiato, arrivando a sfiorare il pavimento. 

Nonostante Jin fosse una persona amante delle cose belle e appariscenti, Taehyung valutò che tutti quegli addobbi, forse, sarebbero risultati un po' eccessivi anche per un tipo come lui.

Il quantitativo di fiori che abbelliva ogni angolo, ogni anfratto, ogni banco ed ogni gradino - corredati dal tappeto rosso che correva lungo tutto il pavimento fino ad arrivare alla seduta degli sposi- era così importante che profumi intensi e dolciastri pizzicavano le loro narici con insistenza. Era altresì impossibile prendere una boccata d'aria limpida senza che qualche profumazione non tornasse a colpirli con quell'odore fresco ed intenso tipico delle piante. 

Jungkook strinse la presa sulla sua mano, desiderando -per un solo istante- che quei guanti di seta bianca indossati sparissero improvvisamente per permettergli di percepire il contatto con la mano di Taehyung. Non si preoccupò più di tanto su dove quest'ultimo lo stesse portando perché, a sua volta, si stava facendo guidare da un chierichetto verso la loro postazione. 

Seduti sui banchi della chiesa, Jungkook guardò con costernazione quei boccioli pallidi e vellutati ricadergli addosso, e strisciò silentemente sul suo posto arricciando il naso per il fastidio. Sembrava che l'intera decorazione traboccante di colori fosse quasi pronta a cadergli addosso, e Taehyung ridacchiò del broncio spuntato sul volto del principe come si accorse che il braccio continuava a strofinare su una rosa della stessa dimensione della sua faccia. 

«Ma non s-sarà un po' t-troppo?» bisbigliò Jungkook al suo orecchio, indicando con un cenno della mano il grosso ornamento floreale che occupava così tanto spazio da obbligarlo a lasciare un cospicuo quantitativo di distanza tra l'inizio del banco e l'effettiva seduta.

Il ciarlare leggero e continuo, simile ad un brusio basso ma allegro, era segno che il re non aveva ancora deciso di fare la sua comparsa per sancire l'inizio della cerimonia, per cui si mise comodo -o quasi- sul suo posto e si guardò intorno. L'idea di avere un regnante tanto giovane quanto rispettato come lo era suo fratello aveva mandato in visibilio sia i regni vicini sia la popolazione, e l'emozione per il momento era palpabile almeno tanto quanto la gioia che danzava nelle iridi cinerine di Jimin alla vista di un Yoongi, vestito di tutto punto, andare verso di lui con occhi dolci e allegri. 

Taehyung portò nuovamente l'attenzione su Jungook ed annuì con un guizzo divertito negli occhi, perfettamente d'accordo. «Sì, credo che mio padre abbia un po' esagerato con le decorazioni. Ma non mi stupisco, a lui è sempre piaciuto strafare.» gli mormorò il risposta. A riconferma delle sue parole, indicò con un cenno Jin, il cui abito dagli intarsi e riporti d'oro massiccio, gli intricati ricami della giacca e la corona tempestata di rubini posata sul suo capo sembravano urlare regalità da ogni parte lo si guardava.

Jungkook arcuò un sopracciglio, riflettendo su quanto affermato da Taehyung mentre lasciava vagare gli occhi sulla navata e per l'intera chiesa. Strinse le labbra con fare pensieroso e si umettò il labbro inferiore. «Eppure i-il nostro matrimonio non è stato così.» mormorò, in un brusio appena udibile. La voce non era stata troppo espressiva, sembrava tanto che Jungkook avesse appena dato voce ad un pensiero. 

Taehyung lo guardò con confusione e si voltò verso di lui, alzando le sopracciglia. «Ti ricordi il giorno del nostro matrimonio?»

Jungkook venne ridestato dai suoi pensieri e sobbalzò appena, annuendo ad occhi bassi. Sentì le guance arrossarsi appena e fissò gli occhi sulle loro mani intrecciate in una casta e leggera stretta. «Sì, c-certo che sì. È stata una delle poche volte in cui sono riuscito a rimanere in coscienza condivisa con JK per più di qualche secondo...poi lui mi ha chiuso fuori», spiegò, deglutendo appena, «Le d-decorazioni non erano c-comunque di mio g-gradimento. T-troppe s—sfarzose, e queste non fanno eccezione.» sospirò infine, lanciando un'altra occhiata di traverso alla composizione di fianco.

Taehyung era sorpreso che Jungkook ricordasse qualcosa del loro matrimonio. 

Non ne avevano mai parlato davvero, troppo impegnati a gestire il presente e migliorare il futuro per farsi contagiare così tanto dal passato. Tuttavia, i pensieri erano indomabili almeno quanto il vento, per questo quelli di Taehyung ritornarono nel passato per arrivare fino al giorno del loro matrimonio. Era un momento lontano, così diverso dalla situazione che stavano vivendo da sembrare essere quasi appartenente ad un'altra epoca; i ricordi non sembravano appartenergli, i dettagli del suo rapporto con JK non sembravano essere veritieri, e anche le sensazioni erano ancora tutte lì, ma contrastavano così tanto con ciò che provava nella quotidianità da sembrare essere state vissute da qualcuno altro. 

Se avesse dovuto far fede ai ricordi e alle convinzioni nate in quel periodo agonizzante e terrificante, non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi a stringere la mano di Jungkook come se ne valesse della sua vita, perché non aveva mai pensato di innamorarsi così tanto di qualcuno. Innegabile era stata la sua speranza di poter andare d'accordo con il suo futuro marito ma, in primo luogo, si aspettava qualcosa di più simile ad un rapporto civile e rispettoso che una storia d'amore come la loro. 

«Tae... credo che Jin stia per svenire.» lo richiamò Jimin, dandogli di gomito mentre sibilava quella frase ed accennava alla posa rigida di suo fratello. Taehyung lanciò un'occhiata al diretto interessato, studiandolo per qualche minuto prima di asserire che sì, Jin sembrava veramente sul punto di svenire. 

«Beh, se mi dovessi sposare con una donna verrebbe da svenire anche a me.» fece Taehyung, schiarendosi la voce per sopprimere la risata che, invece, Jimin cercò di bloccare mordendosi il labbro inferiore. Si protese verso Jungkook e gli toccò la coscia con fare divertito, richiamando la sua attenzione. 

«Io scommetto che Jungkook, invece, se le farebbe tutte!» e, dicendolo, mosse ritmicamente le sopracciglia verso l'alto e gli diede immaginariamente di gomito, ammiccando con fare complice nella direzione di un Jungkook che lo guardava, paonazzo.

«Eh?! M-ma io v-veramente non—» cercò di dire Jungkook, abbandonando l'idea di parlare visto l'imbarazzo che lo aveva colto e che gli stava facendo bruciare le guance.

Taehyung si schiaffò la mano sul viso e scosse la testa, l'ombra di un sorriso a tradire la sua finta esasperazione nei confronti di suo fratello che, imitandolo, si portava una mano davanti le labbra per le risa. 

«Scusalo, Koo. Devi sapere che Jimin è un idiot—» il sibilo di risposta al colpo che Jimin gli assestò sulla coscia interruppe la sua frase e fece sì che alcuni sguardi curiosi si posassero su di loro. 

«Siamo in chiesa!» lo riprese quello, guadagnandosi un'occhiata di sbieco da Taehyung. 

Questi roteò gli occhi e scosse la testa. «Disse quello che ha appena parlato di cosa mio marito potrebbe fare alle principesse.» sbuffò, e Jimin era già pronto a gettarsi in un battibecco se non fosse che un ridere divertito e appena accennato non attirò la loro attenzione. 

Taehyung si voltò e sentì il cuore scoppiargli in uno stormo di farfalle alla vista di Jungkook che, spensierato, se la rideva soffocando le risa dietro il palmo della mano. Gli occhi erano schiusi in due mezzelune ridenti, il naso era arricciato e le guance chiazzare di rosso, in uno scoppio di allegria così bello e genuino che sentì le guance scaldarsi con la stessa intensità del battere furioso del suo cuore.

Jimin li guardò alternativamente per qualche istante, strisciando sul suo posto fino a che la schiena non cozzò contro la spalla del suo vicino di seduta. 

«Ma sono cotti...Taehyung è un sottone, oh dio santissimo, Yoongi!» mormorò con drammaticità, voltandosi per scrollare il consigliere per un braccio con fare allarmato e incredulo. Yoongi scrollò le spalle e gli fece un mezzo sorriso. «Forse il legame di parentela è un buona spiegazione al perché lo sia...» tossicchiò, mascherando le risa.

L'espressione di Jimin mutò di secondo in secondo; da allarmata, passò dapprima a confusa e poi, una volta assimilata la frase e la velata implicazione, la bocca gli si spalancò dall'indignazione e le sopracciglia schizzarono verso l'alto. Gli assestò un pugno sul braccio e fece un verso stizzito. 

«Ma sarai idiota anche tu?!» sibilò, incurante del fatto che avesse ripreso Taehyung per la stessa cosa. 

Quella breve quanto leggera scenetta era in netto contrasto con l'umore di Jin che, in attesa che la principessa Geunhye facesse il suo ingresso, sentiva sulle spalle tutta la pressione che il suo nuovo titolo gli stava imprimendo ancor prima di essere ufficializzato. Non che non si fosse mai crogiolato nell'idea che un giorno, a portare quella pesante e riccamente ornata corona che viveva quasi in simbiosi con suo padre, si sarebbe posata sulla sua testa; ma il peso di quell'oggetto simbolico non era nulla in confronto alle responsabilità che portava con sé.

Con il viso imperturbabile e le spalle dritte, nulla faceva presagire il tumulto interiore che gli ribolliva dentro, pressato dal matrimonio e dalle incombenze reali. Sentiva che l'ansia provata durante la sua prima partecipazione ad un congresso formale fosse quasi una bazzecola se confrontata al nervosismo che sentiva a fior di pelle e che, da tempo, gli rubava il sonno ed i pensieri. 

Ma anni ed anni di etichetta reale erano stati sufficienti per potergli dare la giusta dose di austerità e di compostezza in grado di fargli affrontare anche la più dura delle scelte e la più grave delle conseguenze senza battere ciglio. Quindi, anche in quel caso, attendeva pazientemente sull'altare che il matrimonio si compiesse sperando che le cose si assestassero e si dispiegassero in suo favore. 

Se lo sarebbe fatto andare bene, come praticamente tutto quello che gli era capitato. Forse, il non avere mai assaporato effettivamente cosa significasse poter essere libero, gli stava permettendo di sentire solo una piccola parte della rassegnazione che sopraggiungeva se si soffermava ad ascoltare i suoi desideri ed i suoi sogni.

Certo, sarebbe andata sicuramente meglio se non avesse sentito su di sé gli occhi di una certa persona a lui conosciuta ed estremamente cara al suo cuore; futili ed infruttuosi erano stati i suoi tentativi di sopprimere il batticuore o i sentimenti caldi e dolorosi, belli almeno quanto un rovo di rose selvatiche, che continuavano a cullare il suo animo. La consapevolezza di averlo ad appena due metri di distanza, che sarebbe bastato tendere la mano per afferrare quella dell'altro era ciò che macchiava il foglio bianco che avrebbe voluto fosse la sua vita. 

Era forse quella, la malinconia di cui Namjoon gli aveva parlato la sera della sua festa di fidanzamento?

Era quello, il sentimento che si era presentato a bussare alle porte della sua persona, molti e molti anni prima?

Per la prima volta nella sua vita, Jin si pentì di una sua azione. Si pentì di aver agito in modo sconsiderato nei confronti del grande amore della sua vita, si pentì di non esserci stato, di averlo lasciato solo in un momento in cui Namjoon non avrebbe avuto bisogno di null'altro se non un sostegno. Come avrebbe agito se l'altro non gli avesse fornito quel tipo di supporto tanto semplice quanto essenziale?

La mascella gli si contrasse appena e si concesse quella dolorosa boccata d'aria lanciando casualmente uno sguardo alle sue spalle per incontrare degli occhi color nocciola conosciuti, intenti a guardarlo con aria fiera e compita, silenziosi e discreti ammiratori della sua persona. Fece un piccolo sorriso, proprio accennato, alla vista della bambina seduta sulle sue gambe ed intenta a sistemarsi l'orlo del vestitino da cerimonia, ritrovando in quei ciuffi color miele e quel visetto sottile e a cuore, la stessa fossetta che punteggiava la guancia di Namjoon. 

I loro occhi si abbracciarono e intrapresero un silenzioso discorso che sembrava fluire da un animo all'altro e che avrebbe trovato voce in racconti della buonanotte per i suoi figli. Gli avrebbe narrato di principi innamorati ed amori rigogliosi, sperando di poter affascinare anche la sua prole a quel sentimento che lo stava consumando come la più dolce delle torture e la più straziante delle melodie.

Avrebbe narrato delle sue vicende come se le avesse vissute assieme alla sua consorte e futura madre dei suoi figli, con la vividezza e la veridicità di chi li ha vissuti per davvero...

Ma con qualcun altro.

Fu costretto a puntare il viso verso l'entrata della chiesa che, in quel preciso istante, accoglieva la figura piccola ed aggraziata di Geunhye. Una mano era stretta al braccio del padre e l'altra era intenta a stringere un gigantesco bouquet di ortensie, peonie, margherite e manciate di neve. Il vestito bianco abbracciava la sua figura snella e sottile accentuando la vita sottile e le gambe affusolate; il velo creava uno strascico infinito e la tiara brillava sulla sua testa, incastonata nei boccoli dell'acconciatura arricchita da fermagli in perle e diamanti. 

E poi, in un gesto antico quanto il respiro, il padre di lei gli aveva donato la mano della figlia con atteggiamento fiero e contento come solo una persona che sa di aver fatto la scelta giusta può tenere. Mano che Jin trattenne delicatamente nella sua, sentendo la ruvidezza del merletto del guanto di Geunhye solleticargli il palmo.

«State molto bene.» fu il sussurro accennato di quest'ultima, detto con un sorriso leggero e timido. Le guance si erano tinte di una leggera sfumatura rosata mentre gli occhi si erano abbassati per l'imbarazzo, puntandosi sul pavimento.

All'atteggiamento e alla constatazione, le labbra di Jin si arcuarono in un piccolo sorriso che gli increspò gli angoli degli occhi, mimando un inchino con un cenno del capo. «Posso affermare con orgoglio che siete la stella della giornata in quanto a bellezza, principessa Geunhye.»

Geunhye non poté evitare alle sue labbra di stendersi in un sorriso ampio che le scoprì l'intera dentatura perfettamente allineata; gli occhi, adesso risaliti su quelli di Jin per la contentezza, le si illuminarono incredibilmente e mimò un piccolo "grazie infinite" emozionato, a riprova dell'estremo apprezzamento al complimento inatteso. 

Jin le aveva sorriso a sua volta e si era poi voltato verso il sacerdote che, con voce pomposa ed imperiosa, si apprestava ad iniziare la cerimonia. Fu comunque contento di vedere il volto di Geunhye radioso e felice, soddisfatto di sé stesso: anche se sapeva non sarebbe mai stato in grado di amare la sua consorte come meritava, ciò non significava che le avrebbe mancato di rispetto. La cortesia, insieme alla gentilezza, a suo parere non erano mai troppe e, volente o meno, sarebbe stata la madre dei suoi figli a cui avrebbe dovuto dare l'esempio. 

Taehyung guardò Jin e corrucciò leggermente le labbra, non sapendo se sentirsi dispiaciuto o meno per suo fratello. Non aveva idea di cosa passasse per la testa di quest'ultimo, non avevano mai avuto molte occasioni per parlare di qualcosa di così specifico come le loro preferenze e, stando a quanto i suoi ricordi custodivano, non aveva mai visto Jin interessato a -letteralmente- nessun essere vivente. Qualcosa gli diceva che non disdegnasse la compagnia maschile, ma gli era letteralmente impossibile affermarlo con certezza; ma anche se Jin fosse stato interessato a qualche altra donna o qualcun altro di diverso da Geunhye, nessuno avrebbe potuto fare nulla per aiutarlo. 

Proprio come aveva detto JK la sera della festa di fidanzamento, non c'era molto che si poteva fare quando si parlava di decisioni da parte del sovrano- la cui presenza era percepibile nonostante stesse cercando di non darvi troppo peso, soprattutto a seguito dell'unico incontro tra loro, terminato in modo non propriamente ottimale. 

Lanciò un'occhiata fugace al suo fianco, scovando Jimin intento a leggere il libretto della cerimonia ma che, di tanto in tanto, si concedeva qualche occhiatina furtiva verso Yoongi. Ammise a sé stesso che gli sarebbe piaciuto incredibilmente tanto vederli stare insieme senza etichette reali di mezzo, e si ritrovò a domandarsi come sarebbe stata la loro vita se non fossero stati principi. 

«Principessa, non ti facevo così tanto scrutatore.» fu il commento roco che gli venne sussurrato direttamente contro l'orecchio. Taehyung increspò le labbra e fece finta di interessarsi a ciò che il libretto tra le mani conteneva, salvo poi lanciargli un'occhiata di sbieco.

«Ed io non ti facevo tipo da startene buono ai matrimoni, principe.» ribatté in un sussurro, non mancando di notare come gli occhi scuri di JK si fossero illuminati dal divertimento al nomignolo. Taehyung gli fece un sorriso ampio, allargandolo come l'altro alzò gli occhi al cielo spingendo la lingua contro la guancia.

Si guardò intorno per quello che parve un minuto, scrutando le file degli ospiti e arricciando il naso all'invadenza dei fiori al suo fianco. «Continuo a non sopportare nessuno degli invitati, ma non voglio attirare l'attenzione su di noi. Non di nuovo, almeno. Sono parte di un disturbo mentale ma non sono cieco; le ho viste, le occhiate che ci hanno lanciato quegli stro—»

«JK! Siamo in chiesa!» gli sibilò Taehyung, dandogli un colpo con il ginocchio e, a titolo preventivo, gli posò una mano sulle labbra per non fargli continuare la frase. Ignorò il sopracciglio alzato di JK e la relativa espressione alla "me ne dovrebbe importare qualcosa?"  e Taehyung lo guardò con finta serietà, alzando il sopracciglio a sua volta. «Se il prete dovesse sentirti, credo gli verrebbe un infarto, quindi...Cerca di rimanere nel religiosamente accettabile, almeno fin quando non usciamo da qui.» gli sussurrò, allontanando lentamente la mano dal suo viso per assicurarsi che non si lasciasse andare a qualcosa di sconveniente. 

Non si sorprese tanto per l'arricciare infastidito del naso di JK quanto per come questo avesse appena fatto passare un braccio dietro la sua schiena, avvolgendo la mano al suo fianco e sospingendolo per poterlo fare avvicinare e portare le loro gambe a toccarsi. Inevitabilmente, la mano di Taehyung si posò vicino il suo ginocchio e lo strinse per evitare che JK scivolasse sulla sua seduta per mettersi più comodo. 

Si scambiarono un'occhiata e JK sbuffò, cercando di mettersi comodo sulla panca; si mosse un po' fino a che non sembrò riuscire a trovare una posizione perlomeno decente e, ignorando il fatto che durante le cerimonie religiose non si parlasse, mugugnò piano ed assunse un'espressione pensierosa.

«Stavamo pensando una cosa...» cominciò, utilizzando un tono che rispecchiava tutta la sua riflessione verso ciò che gli stava per dire. Prima di prestargli attenzione, Taehyung si guardò intorno per assicurarsi che nessuno si fosse accorto del loro chiacchiericcio, ringraziando mentalmente i cori cerimoniali così squillanti da riuscire a camuffare le loro parole. 

Sporse appena il capo verso JK e ridacchiò. «Sì? Mi devo forse preoccupare?» domandò, prendendolo bonariamente in giro. JK gli pizzicò il fianco e ghignò allo squittio di sorpresa dell'altro, che si portò una mano alla bocca e lo guardò malissimo. 

Rimasero a fissarsi per un lungo istante prima che JK riprendesse la parola.

«Dovremmo risposarci.»

Taehyung spalancò gli occhi, colto alla sprovvista da quella che sembrava più una constatazione che una vera e propria richiesta; ed anche lo sguardo sicuro e determinato rispecchiava tutta la convinzione di quella nuova proposta inaspettata. «Risposarci?» ripeté, scandendo le parole per l'incredulità. 

Si aspettava di tutto, perfino la proposta di alzarsi ed andare via dalla chiesa, ma...non risposarsi. E la sua incredulità crebbe all'aumentare dei battiti del suo cuore come JK aveva annuito solennemente con un piccolo sorriso ad incurvargli le labbra piene.  «Esattamente. Obiettivamente, il nostro matrimonio ha fatto un po' schifo ed è entrato nella memoria della gente per cose non proprio adatte ad una cerimonia nuziale. Per cui, rimediare anche a quest'ultimo aspetto come avete rimediato voi alla luna di miele e noi alla prima notte di nozze credo sia il passo ultimo prima di vivere come una coppia normale.»

Taehyung stentò a credere di aver sentito quel discorso ma sorrise furbamente verso JK, strizzando appena gli occhi con fare divertito. «Questa sfumatura romantica della tua persona mancava all'appello. Che dire, sei un uomo ricco di sorprese.» commentò con un ghigno. 

JK alzò un sopracciglio con fare malizioso e consapevole. «Penso di avere dato larga prova di quante sorprese nascondo, e le tue urla mi hanno dato ragione, principessa. Non c'è partita, so cosa ho nei pantaloni e so anche come usarlo.» gli sussurrò contro l'orecchio, godendo dell'espressione attonita di Taehyung che, con bocca spalancata e occhi allargati, impiegò qualche secondo a reagire. Gli diede un colpo sul ginocchio e voltò di scatto la testa verso Jin, scuotendo appena la testa con un leggero broncio sul viso.

«Ti sembrano cose da dire?!» commentò, guardando l'altro sogghignare, contento. 

«Dico la verità», scrollò le spalle JK, insinuandogli le dita tra i capelli per fargli un piccolo grattino a mo' di scuse, «Però, sempre per rimanere in tema 'verità', è una cosa su cui io e Jungkook abbiamo riflettuto a lungo e di cui abbiamo discusso per parecchio tempo. Quindi, quando tutta questa mer—mescolanza», si corresse, arricciando il naso, «Di eventi finirà, rifaremo tutto daccapo, dalla cerimonia al rito. Ciò comporta anche ripetere la prima notte di nozze che, per inciso, è la mia parte preferita.» ammiccò JK.

Taehyung roteò gli occhi. «JK, sto per farti ingoiare il bouquet.» borbottò, anche se il rossore e il sorriso che sbocciò sul suo viso erano un chiaro indice di quello che, invece, stava provando dentro alla proposta fattagli da JK per conto di -praticamente- tutti.

L'idea di risposarsi lo allettava forse più di quanto si aspettasse, ed anche se non gli era mai venuto seriamente in mente di ripetere la cerimonia, la consapevolezza che avrebbero potuto ricostruire un ricordo a partire dalla loro unione era...allettante, oltre che incredibilmente confortante. 

La prima volta si erano scambiati delle promesse sui generis che poco avevano a che fare con ciò che erano diventati, e risposarsi avrebbe significato archiviare il passato e ricominciare da zero pur essendosi già trovati. Avrebbero riscritto l'inizio della loro storia, avrebbero cominciato di nuovo partendo dalle basi e quella sarebbe stata la volta definitiva. 

Avrebbero rifatto tutto daccapo non per riparare qualcosa di rotto, ma per dare inizio a qualcosa di migliore.

«Allora? Ci sposi o no?» pressò JK, camuffando la sua reale attesa con un sorriso furbo. 

Taehyung sentì il cuore arrivargli in gola e fece scivolare le dita tra quelle di JK, stringendogli la mano. 

«Sì.»

E, per la prima volta, non riuscì a capire se quello a sorridergli in quel modo così ampio, così solare, così felice fosse Jungkook, JK o Kookie.

.....................

Se avesse dovuto esprimersi a parole, mentre guardava alla folla che lo acclamava con urla di giubilo e petali di fiori, era certo che nessun discorso sarebbe uscito dalle sue labbra. 

Mentre la pesante e preziosa corona si posava sul suo capo ed un manto dalle tonalità sanguigne e riflessi perlacei come solo la seta poteva averne gli ricopriva le spalle, sentiva su di sé il peso di ciò che la sua incoronazione avrebbe comportato. Responsabilità, dubbi, incertezze e decisioni gravavano sulla sua testa e pendevano come lame affilate pronte ad essere lasciate cadere sulla sua persona. 

Sapeva sarebbe successo, ma il sapere non lo aveva reso più pronto di quanto lo sarebbe stato se non avesse saputo, gli aveva solo fornito la capacità di adattarsi e la tenacia di affacciarsi dall'enorme balconata per presentarsi come nuovo re del regno dei Kim del sud, nuovo sovrano di quella popolazione che attendeva la sua proclamazione come si attendeva il sole primaverile dopo il gelo invernale. 

E tra i festeggiamenti che avvenivano di fronte i suoi occhi, la presenza di Geunhye gli fu confortante, in un certo senso. Era forse un ragionamento poco regale il suo, ma la principessa -e adesso regina- a cui era ufficialmente legato davanti i sacramenti e davanti il popolo era forse meno pronta di lui, vista la giovane età. 

Eppure, ammirava la sua capacità di guardare alla folla e rimanere a testa alta, ad un passo di distanza da lui ma con la fierezza di una vera principessa e regina. Era confortante sapere che non fosse poi da solo a sentire il fardello delle scelte paterne e della sua vita, ed anche se ciò che più desiderava era la mela proibita che sapeva avrebbe agognato per tutta la vita, altrettanto lungo era il cammino che lo attendeva al fianco della principessa Geunhye.

Aveva sentito il petto gonfiarsi dall'orgoglio nel ritrovare a guardarlo con dolce consapevolezza due occhi nocciola affusolati e tranquilli, contornati da una fossetta segno che gli stesse sorridendo con le labbra e con il cuore. In quella promessa fattagli in un piccolo e accennato sussurro affidato al segreto della notte, Jin sapeva che lui ci sarebbe stato per davvero

E che, nonostante non potesse dimostrarglielo se non con gli sguardi ed i pochi gesti a sua disposizione, sarebbe sempre stato colui che lo avrebbe amato più di quanto fosse lecito. Avevano scelto per loro ciò che era manovrabile dagli uomini, ma non avevano avuto alcun potere decisionale su cosa i loro animi avessero scelto. Loro avevano deciso di non recidere quel nodo indissolubile che li legava; si sarebbero amati in silenzio così che nessuno avesse potuto minacciarli, si sarebbero amati in solitudine, in modo che solamente loro potessero viverlo; avrebbero affidato i baci perduti al vento affinché li potessero raggiungere; ed avevano scelto, molto semplicemente, di continuare ad amarsi. 

Jin aveva poi spostato lo sguardo su Jimin, intento a sorridergli ampliamente; aveva poi guardato Taehyung e Jungkook tenersi per mano e poi aveva visto suo padre osservarlo con fare fiero ed imperscrutabile, in una silenziosa approvazione della sua scelta di non scegliere. 

Era stato tutto stranamente più gestibile di quanto si fosse immaginato, molto più di quanto avesse sperato la notte prima del suo matrimonio e, quando era arrivato finalmente il momento di lasciarsi alle spalle i festeggiamenti che lo avevano sfinito più di una partita di scacchi con suo padre, era stato con sollievo che si era tolto la corona dalla testa per dedicare del tempo solo a sé stesso e porre, anche solo per appena qualche minuto, l'attenzione su quelle che erano emozioni e sensazioni che, inevitabilmente, si erano accumulate durante la giornata.

Si sciacquò il viso con l'acqua fresca, sperando di poter lavare via non solamente la stanchezza della giornata ma anche quelle tracce di nervosismo che erano diventate parte della sua vita a partire dal momento stesso in cui gli era stato riferito di doversi sposare. Anche se, in quel preciso istante, c'era un altro pensiero a turbarlo, ed era imminente tanto quanto il nuovo giorno; sua moglie, la regina Geunhye era giovane.

 Lo era troppo, ogni volta che la guardava non poteva fare a meno di sentirsi quasi un vecchio che si sta per approfittare di una ragazzina. 

Che diamine, non riusciva a darsi pace circa la disparità d'età. 

Geunhye era più ingenua di quanto si fosse aspettato -anche se non ne era propriamente sorpreso perché tutti erano a conoscenza della clausola a cui le principesse erano legate per potersi sposare con un futuro re- e Jin aveva le sue buone ragioni per pensare che lei per prima non si sentisse pronta a legarsi fisicamente con suo marito, nonostante avesse accettato di buon grado la loro unione. 

Jin si tamponò il viso e grugnì tra sé per l'esasperante turbinare dei suoi pensieri, sbuffando dalle narici; reclinò il capo all'indietro e socchiuse gli occhi, fissandoli sul soffitto illuminato dalle fioche luci del bagno. Si lanciò una lunga occhiata e si osservò con severità prima che la breve quanto continua contemplazione della sua persona non venisse interrotta da una sorta di coro civettuolo ed acuto proveniente dalla camera adiacente alla sua.

Quel parlare concitato e quel ridacchiare sommesso e lezioso lo infastidì, ed un piccolo moto di apprensione crebbe nel suo animo. In quella camera, infatti, doveva esserci Geunhye, colei che lo aveva guardato di sottecchi mentre veniva trascinata via da uno stuolo di quelle che ricordava fossero le damigelle. 

Jin fece una smorfia infastidita. Cosa stava succedendo di così tanto eccitante da dover starnazzare in quel modo?

Con un cipiglio poco disposto a compromessi o ad assecondare qualche strana usanza reale, afferrò la camicia per la notte che pendeva mollemente dalla stampella a ridosso della parete e si sistemò appena i capelli, non curandosi troppo di sistemare l'indumento indossato -come era, invece, solito fare. Aveva ostentato fin troppa perfezione quel giorno, e l'ultima cosa che desiderava fare era doversi mettere in tiro perfino per andare a dormire. 

Notò perfettamente come la camicia indossata gli ricadesse mollemente sulle spalle larghe, accentuandone la squadratura, mentre lasciava scoperta un'abbondante quanto allettante porzione di pelle del petto, ma non se ne curò; spalancò la porta che lo separava da quel vociare insistente e femmineo senza alcuna esitazione, non sapendo sinceramente cosa aspettarsi ma sapendo chiaramente di volervi porre fine. 

La curiosità che gli dipingeva il viso affusolato lasciò il posto alla confusione e, infine, allo sgomento più puro ed ostile; allargò gli occhi e studiò la scena con occhi perplessi e quasi irritati. Infatti, lo stuolo di damigelle e dame di corte di cui ricordava a malapena i volti attorniavano Geunhye ciarlando con il loro fare acuto e malizioso. Stavano bisbigliando o farfugliando tra di loro, ridacchiando di tanto in tanto o dandosi di gomito mentre si passavano pezzi di stoffe che Jin stentava a identificare visto il chiasso creatosi. 

I suoi occhi saettarono dalle dame a Geunhye che, fulcro ultimo delle loro attenzioni palesemente non gradite, si copriva con le braccia e teneva gli occhi fissi sul pavimento; le sopracciglia erano aggrottate, il labbro era stretto tra i denti mentre sussurrava di fare più piano o di essere cortesemente lasciata libera e sola. 

Visto il disagio mostrato dalla principessa -oramai regina- Jin aggrottò le sopracciglia. «Cosa sta succedendo qui?» sbottò, nessuna traccia di cordialità o tentennamento nella sua voce austera. Fece qualche passo avanti per scrutare la scena davanti a sé con disappunto incontenibile ed alzò un sopracciglio. 

Al tuonare della sua voce, il brusio acuto e fastidioso si interruppe insieme al ciarlare ed ai risolini eccitati; il silenzio calò nella stanza matrimoniale come una spessa e pesante coperta. Immobili, le dame lo guardarono strabuzzando gli occhi e seguirono a labbra spalancate Jin avanzare verso di loro con fare fiero e con lo sguardo fisso, aspettando che si allontanassero da Geunhye.

Con la coda dell'occhio però, non gli sfuggì lo strizzare degli occhi di Geunhye e il suo stringersi ancora di più le braccia attorno al petto; aveva chinato il capo con fare fin troppo sottomesso per lasciare intendere che fosse un semplice momento post cerimonia tra amiche.

Qualcuna di loro boccheggiò, provando a dare voce ad una delle tante ragioni per cui si trovavano tutte lì a circondare la principessa anziché essere altrove -nelle loro stanze, per esempio. Ma come l'occhiata severa di Jin le sfidò a dire qualcosa di più che non fosse un silenzioso scusarsi, le donne abbassarono il capo e fecero un piccolo inchino afferrandosi le lunghe vesti, fino ad allontanarsi quel tanto che bastava perché si aprisse un varco direttamente fino a Geunhye. 

«Non vi siete forse accorte del disagio provato dalla regina?» continuò, inflessibile. 

Qualcuna delle dame sbiancò mentre altre si prostrarono più profondamente mormorando una serie di scuse che sembravano solo piccoli brusii senza senso; e per Jin, quella sorta di richiesta di clemenza non era altro che quello: un brusio senza significato. 

Studiò appena per un secondo Geunhye e non gli venne complicato capire perché quella sembrasse sull'orlo delle lacrime e si fosse quasi ingobbita per quanto si stringeva forte le braccia attorno al corpo. Coperta a stento da quella che credeva fosse una vestaglia da notte - o un qualcosa di simile, le cui trasparenze erano fin troppo rivelatorie- guardò con disappunto un'altra serie di lingerie venire abbandonate sul pavimento, salvo poi cercare con gli occhi un qualcosa che potesse venirgli in aiuto.

Andò verso il letto da cui tirò via una coperta non troppo spessa ma scura abbastanza da poter fungere al suo ruolo e si avvicinò velocemente a Geunhye per potergliela avvolgere sulle spalle, ricoprendola per intero. Il cuore della principessa perse un battito al gesto mentre sospirava silenziosamente dalla contentezza nel non essere -quasi letteralmente- mezza nuda di fronte ad un uomo che non conosceva e delle donne di cui non conosceva nemmeno il nome.

La coperta si avvolse per intero intorno alla sua figura minuta, arrivando ad abbondare sul pavimento, per cui la afferrò stretta in modo che non si riaprisse e alzò gli occhi stupiti e lucidi su Jin, il cui sguardo si indurì appena alla vista di quelle lacrime incastrate tra le ciglia della sua consorte e quasi pronte a strabordare. 

Strinse la mascella e si voltò verso le dame di corte, ancora intente ad osservare la scena occorsa con occhi increduli ed attoniti.  «Andate via. Immediatamente.» ordinò, non sentendosi soddisfatto fin quando anche l'ultima di quelle dame pettegole non lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle come se scottasse. 

Rimasti da soli, Jin riportò l'attenzione su Geunhye, che sembrava aver perso la facoltà di parola per quanto fosse stretto il nodo che sentiva proprio all'altezza della gola. Deglutì a vuoto un paio di volte e abbassò gli occhi nuovamente al pavimento, temendo che la sua reazione comportasse una qualche reazione avversa in Jin, suo marito da appena qualche ora. 

Aveva parlato con le su sorelle circa il matrimonio, le nozze ed anche il post matrimonio, ma non era stato poi così tanto rassicurante o illuminante. Anzi, se possibile, l'aveva fatta sentire ancora meno pronta di quanto si aspettasse; ma quello faceva parte dei suoi doveri, no?

Il principe Kim si era dimostrato, fin dal loro primo incontro, una persona elegante e rispettosa, per cui il matrimonio non l'aveva mai spaventata davvero. La spaventava, invece, vivere una nuova vita lontana dalla sua famiglia e dai suoi affetti, e la spaventava ancor di più il timore che l'altro potesse rivelarsi una persona completamente diversa rispetto a ciò che si era aspettata. 

E se avesse finto per tutto il tempo solo per poter avere una consorte? 

Se si fosse costruito un personaggio per ingannarla?

Tutti quegli interrogativi avevano decorato ogni attimo speso a contemplare il suo matrimonio e stavano tornando prepotenti, ma vennero spenti non appena rialzò lo sguardo il giusto per notare il sorriso leggero e rassicurante che albeggiava sul volto di Jin. 

Lo sguardo si era notevolmente ammorbidito e il tocco sulle sue spalle era svanito; Jin aveva quindi fatto mezzo passo indietro. «Vi sentite bene? Desiderate che vi faccia portare del tè?» le domandò con fare gentile, tenendo gli occhi fissi sul suo viso tondo e delicato. 

I capelli lunghi le ricadevano sulla fronte in piccole onde -probabilmente dovute all'acconciatura- mentre alcune ciocche erano sfuggite ai fermagli e si diramavano sulle spalle e le si avvolgevano al collo slanciato. La vide stringere i bordi della coperta e sistemarsela meglio sulle spalle, cercando di non mostrare nulla più del viso.

Jin si allarmò all'istante e si sentì investito da un'ondata di incertezza come notò alcune lacrime scivolare sulle guance di Geunhye, e nonostante quest'ultima cercasse di non mostrarle scuotendo appena la testa e strizzando gli occhi, le sue spalle tremarono e il piccolo singulto la tradì. 

Allungò una mano per toccarle una spalla ma la bloccò a mezz'aria, lasciandola ricadere lentamente al suo fianco con fare esitante. Forse, se l'avesse toccata, avrebbe aumentato il livello di imbarazzo e disagio della principessa? E se avesse peggiorato la situazione -già precaria?

«Perdonatemi...vi sembrerò una ragazzina.» cercò di fare un po' di ironia Geunhye, anche se era forzata e la voce le era uscita con un sussurro così sottile che Jin stentò a capire del tutto. 

Nondimeno, scosse la testa con fare fermo e sicuro. «Affatto. Quelle dame sono state indiscrete e vi hanno messa a disagio noncuranti del fatto che avete già affrontato una giornata intensa. Credo sia normale reagire in questo modo.» le rispose, cercando di racimolare un po' della sua pragmaticità.

Era buffo pensare che sapeva perfettamente cosa dire in fase di trattativa diplomatica ma che non sapeva cosa dire di fronte ad una situazione come quella. 

«Sicuramente sarete abituato a trattare con donne più mature e che non piangono per degli sciocchi abiti succinti. Vi prego di perdonarmi, d-datemi solo qualche istante, per favore.» sussurrò di rimando Geunhye, sentendo il nodo alla gola stringersi. 

Jin notò come la presa sulla coperta si fosse stretta ancora e si morse l'interno della guancia, rimanendo qualche secondo in contemplazione del nulla per raccogliere le idee. «Non forzatevi, ve ne prego. Prendetevi tutto il tempo che serve, non è necessario mettersi fretta per un qualcosa che non vi fa stare bene. Non vedo nulla di male nel vostro modo di reagire; non vergognatevi, non avete motivo di farlo. Non ho guardato, se questo vi può tranquillizzare, ma siete perfetta così per come siete.»

Il volto di Geunhye si tinteggiò di una profonda sfumatura rossastra e rialzò il viso quasi inconsapevolmente, non credendo alle proprie orecchie. Infatti, gli occhi -seppur ancora carichi di lacrime inespresse- si allargarono a dismisura e le labbra si schiusero. «Vostra Maestà io—Vi ringrazio. Avreste ogni diritto di guardare, se desiderate farlo. Siete il mio consorte adesso.» mormorò, abbassando però gli occhi sul pavimento nel sentire le sue guance bruciare dall'imbarazzo e dal pianto trattenuto a stento. 

Lanciò una fugace occhiata a Jin e lo trovò intento a sorriderle dolcemente; si spostò i capelli dal viso e prese un profondo sospiro. «Vero, tecnicamente ne avrei diritto perché da qualche parte è scritto che voi siete la mia consorte, ma vi conosco a malapena. Inoltre, vi rispetto e rispetto i vostri tempi, per cui non sentitevi in dovere di mostrarvi a me se non ve la sentite. Preferirei che ci fosse solo del normale imbarazzo tra noi, non disagio o forzatura», rispose con sincerità, salvo poi aggiungere, «In qualsiasi situazione.»

Geunhye si asciugò le guance tamponandole con il tessuto e deglutì appena, arcuando leggermente le sopracciglia. «Lo intendete davvero o...o è solo perché non vi piaccio?»

Jin alzò le sopracciglia, non aspettandosi quel risvolto nella discussione. «Solo un pazzo non noterebbe la vostra bellezza, Geunhye. Penso che voi siate meravigliosa, e lo intendo per davvero. Ma, come vi ho detto, non voglio che ci siano forzature di alcuna sorta nel rapporto che ci riguarda; siamo stati coinvolti in un matrimonio d'affari, ma rispettarvi è il mimino che possa fare.» chiarì Jin senza alcuna esitazione.

Geunhye si sentì quasi felice nel sentire quelle parole, rilasciando il respiro che non si era accorta stesse trattenendo. «Vostra Maestà, ma la corte—».

«Geunhye», la richiamò Jin, attendendo che quella lo guardasse con confusione e sorpresa per essere stata chiamata per nome, «Lasciate perdere la corte, va bene? Pensate solamente a stare tranquilla. Ve lo sto dicendo come Kim Seokjin, ma se necessitate di un qualcuno di più autorevole, allora ve lo dico da re: non date ascolto alla corte. Chiederò comunque alla servitù di portarvi una tazza di tisana mentre che—sì, insomma, vi vestite.»

Dicendo quello, Jin si schiarì la voce e fece per andare via dopo un breve inchino, ma un "Aspettate!" esclamato con tono irrequieto e quasi supplicante gli fece arrestare il passo; si voltò con sorpresa e vide Geunhye tendere una mano verso di lui ed avvicinarsi per potergli stringere il braccio. Negli occhi castani grandi e luminosi, un bagliore di timore brillava tanto quanto le lacrime incastrate tra le lunghe ciglia.

Si voltò con fare interrogativo e si stupì come due braccia sottili e delicate gli si avvolsero attorno alla vita e la guancia di Geunhye si posò sul suo petto; si ritrovò stretto in un abbraccio inaspettato e che ricambiò dopo qualche secondo di confusione, posando le braccia attorno alle sue spalle, carezzandole delicatamente.

«Non so davvero come ringraziarvi. Siete la persona più rispettosa che abbia mai incontrato.» mormorò lei, facendolo ridacchiare. Le carezzò leggermente i capelli e sospirò appena. «Ah, se la mia tutrice potesse sentirvi, sono certo che scoppierebbe dall'orgoglio.» e, a seguito delle sue parole, fu grato nell'udire Geunhye ridacchiare; la sua risata si librò nell'aria insieme alla sua e sembrò spezzare quella sorta di piccolo imbarazzo creatosi pochi minuti prima, facendogli perfino rilassare le spalle e dimenticare -anche solo per un istante- di essere appena diventato re. 

«Ha fatto davvero un buon lavoro, ve lo assicuro.» gli rispose Geunhye, trovando nell'abbraccio il coraggio necessario a rialzare gli occhi su Jin per guardarlo con fare riconoscente. 

«Ne sono onorato», rispose cortesemente Jin, sistemandole la coperta sulle spalle, «Vi lascio vestire adesso, sarò di ritorno non appena avrete finito. Prendetevi pure il vostro tempo, non abbiate fretta.» si congedò, andando via solo nel momento in cui fu certo che Geunhye non fosse sull'orlo delle lacrime. 

Ma, più che starsene da solo in libreria per perdersi tra le pagine di qualche volume che aveva già letto milioni di volte e che avrebbe risucchiato i suoi pensieri, desiderava passare del tempo con Taehyung e -magari- recuperare un po' dei momenti perduti e mai letti in quelle lettere ancora chiuse. Desiderava poter sentire suo fratello raccontargli tutto quello che si era perso e desiderava, più di ogni altra cosa, tornare a far parte della sua vita come era stato prima che gli impegni diventassero troppi e che Taehyung andasse via da palazzo. 

Si diresse senza esitazione verso la stanza di Taehyung con tutta l'intenzione di bussare se solo, nel momento stesso in cui aveva alzato il pugno per poterlo battere sulla porta, un sospiro e un gemito soffocato non lo avessero fatto bloccare. Allargò gli occhi e schiuse le labbra dalla sorpresa, abbassando la mano mentre rifletteva sul fatto che, forse, non era il caso di disturbare o di interrompere ciò che -molto probabilmente- stava accadendo tra suo fratello ed il principe. 

Però...

Un ghigno si dipinse sulle sue labbra perché era vero, il buon senso gli imponeva di lasciarli da soli, ma l'impulso di bussare un paio di volte era più forte. L'idea di interrompere suo fratello era troppo allettante per potersela fare scappare e non sarebbe stato suo fratello maggiore se si fosse fatto sfuggire l'occasione. 

Il suo divertimento svanì com'era nato perché, di tutto si era aspettato, e non una sorta di urlo soffocato che ben poco sembrava avere a che fare con ciò che si era immaginato Taehyung e Jungkook stessero facendo; il sorrisetto malizioso si sciolse e guardò la pallida tinta della porta come se potesse vedervi attraverso. Un tonfo profondo si propagò fino a lui ed una scintilla di preoccupazione gli albeggiò nell'animo, inquietandolo terribilmente.

Tese l'orecchio ed avvicinò il volto alla porta, posandovi sopra una mano. «Taehyung? Va tutto bene?» parlò, bussando un paio di volte con tocchi leggeri delle nocche.

Un suono simile ad un singhiozzo gli fece sgranare gli occhi. «Taehyung?» provò nuovamente, sentendo il petto stringersi dall'apprensione e dall'inquietudine. 

«Sì, Jin. Puoi andare, va tutto bene.»

La voce di Taehyung risultò ovattata ma chiara e perfettamente integra, senza alcuna nota di pianto o di panico che potessero fare intendere che qualcosa di grave stesse accadendo. Eppure, Jin lo aveva sentito, quel singhiozzo; così come aveva sentito quei respiri pesanti e affannati che lo avevano portato a pensare altro e si rese conto che, insieme a tutti quei rumori, si aggiunse un trambusto singolare e non identificabile. 

La voce di Taehyung che diceva qualcosa che non stava capendo continuò in un brusio e tutto ciò che era stato detto pochi giorni prima a proposito di ciò che aveva subìto suo fratello durante i primi mesi del suo matrimonio gli fece nascere dentro una strana e strisciante sensazione di angoscia e di impotenza. 

E se JK non fosse stato in grado di mantenere la sua promessa? E se avessero cominciato a litigare e la discussione fosse sfociata in qualcosa di più severo? Diamine, non erano affari suoi, non erano dannatamente affari suoi e non aveva alcun diritto di ficcare il naso negli affari coniugali di suo fratello ma...ma se avesse avuto bisogno di aiuto? Se avesse avuto bisogno di sostegno? Se fosse stato necessario calmare gli animi per poi lasciarli discutere in modo meno burrascoso? Jin era combattuto mentre se ne stava sulla soglia della porta e tutto sembrava propendere verso una saggia scelta di volerli lasciare da soli e non, invece, bussare concitatamente alla porta come stava facendo in quell'istante.

«Taehyung, per favore. Cosa sta succedendo?» cercò di suonare quanto più discreto possibile anche se seppe di star fallendo miseramente nel non esternare il suo terrore all'idea che a Taehyung potesse succedere qualcosa. 

«Jin, non è il momento! Va via!» sentì urlare Taehyung che, costretto ad alzare la voce per farsi sentire, suonò più come un'esigenza che un imperativo. Per questo Jin afferrò la maniglia senza neanche pensarci, stupendosi di trovare la porta aperta e di essere stato capace di spalancarla per entrare nella stanza -anche se irrompere era l'aggettivo più corretto per la sua entrata in scena. Si era aspettato una scena vagamente catastrofica, contornata da occhiate furiose, da pugni stretti, da aria satura di tensione e rabbia o di nervosismo -e magari anche un po' violenza, non lo negava- ma la sua idea di pugni stretti era un po' diversa da quello che stava vedendo. 

Si guardò intorno come alla ricerca di ciò che la sua mente gli aveva già proiettato e ripetuto nel cervello come una sorta di sequenza fotografica senza fine e distorta, per invece accorgersi che ciò che stava avvenendo era nettamente diverso. Infatti, batté confusamente le palpebre vedendo Taehyung starsene accovacciato sul pavimento a poca distanza da Jungkook che, a sua volta, se ne stava rannicchiato contro il muro...?

Con la schiena pressata contro la parete neanche volesse esserne parte, le ginocchia erano strette al petto; era impossibile vederne il volto, incassato tra le ginocchia, ma erano visibili sia i tremori che lo scuotevano sia la presa ferrea delle dita tra i suoi capelli che, se avesse continuato a tirare in quel modo, Jin era sicuro se li sarebbe potuti strappare senza neanche accorgersene. I tremori gli scuotevano le spalle, i respiri erano pesanti ed irregolari, agitati per qualcosa che non stava capendo e piccoli mugugni -insieme a singhiozzi e gemiti sofferenti- riempivano l'aria e si mescolavano ai suoi pensieri confusi. 

Il sibilo di Taehyung attirò la sua attenzione e vide suo fratello rivolgergli tutta la sua attenzione con addosso un'espressione seria e profondamente sconcertata. «Jin! Ti avevo di andare via! Che diamine ci fai in camera mia? Che ti è saltato in mente? Entrare senza neanche il permesso?!» esclamò con tono duro e tagliente, di quelli che Jin non gli aveva mai sentito e che lo fecero arretrare di qualche passo per la sorpresa. Ne rimase profondamente colpito e deglutì a vuoto un paio di volte, cercando di mettere insieme i pezzi di un puzzle che non era sicuro di riuscire a comprendere. 

«Credevo steste litigando... Ma cosa ha?» riuscì ad articolare Jin, confuso, sorpreso e quasi incredulo per quello che stentava perfino a processare. Jungkook sembrava preda di un turbine mentale tutto suo, non sembrava davvero porre attenzione su cosa lo circondasse o su cosa si stesse dicendo. Però, Jin sentì i piedi diventare di piombo ed il respiro gli si mozzò in gola come il principe alzò il viso verso di lui, puntandogli addosso i suoi occhi sgranati e sciolti in copiose lacrime che, infami, rotolavano sulle sue guance. Ebbe modo di osservare come il suo viso fosse congestionato, solcato da sentieri lucidi e salini che continuavano ad essere tracciati con insistenza; il labbro era stretto tra i denti così tanto che, oltre ad essere pallido e tremolante, giurò di vedere uno sprazzo cremisi tinteggiarlo e macchiargli i denti.

Le mani strinsero convulsamente i capelli e li strattonarono, ma Jin notò come le bende avvolte alle stesse fossero raggrinzite e che fossero state, in parte, spostate via. Lo guardava ma non sembrava vederlo; un po' come se Jin fosse fatto di vetro, sembrava riuscire a vedervi attraverso mentre corrucciava le sopracciglia e singhiozzava sonoramente, schiacciandosi poi le mani sulle orecchie e strizzando gli occhi. 

Jin era così colpito dalla scena che non si rese nemmeno conto della figura di Taehyung che avanzava velocemente verso di lui e lo tirava per un braccio, strattonandolo appena. «Vai via, Jin! Non dovresti nemmeno essere qui!»

Sembrò quasi ringhiargli contro, intimandogli di andare via con occhi duri e con posa rigida, mentre gli stringeva il braccio e lo sospingeva verso la porta con l'intento di lasciarlo fuori da quel momento. Jin lo guardò con occhi stralunati. 

«Ma—cosa gli sta succedendo? Che è successo tra voi? Cosa gli hai fatto per farlo stare così?» domandò Jin, preda di un inspiegabile senso di protezione nei confronti di Jungkook. Era stato suo fratello a ridurlo in quel modo?!

Taehyung scosse la testa. «Jin, ti dico dopo, per favore—»

La frase di Taehyung venne sovrastata da un singulto alto e mal soffocato proveniente dalle loro spalle, che attirò l'attenzione di entrambi e li portò a dimenticare cosa si stessero dicendo. Taehyung sembrò quasi sobbalzare al suono e notò come gli occhi di Jungkook si muovessero a scatti veloci e appena percepibili, in un movimento continuo quasi al ritmo con i suoi ansimi pesanti che gli rendevano difficile respirare e lo portavano a strattonarsi il petto per liberarsi da quel peso invisibile che, immenso, lo schiacciava. 

«Koo!»

Taehyung lasciò andare Jin e gli corse vicino, inginocchiandosi davanti a Jungkook per prendergli il volto tra le mani e tenerlo fermo. Sapeva che Jungkook, in quei casi, tollerava solo pochi gesti e il tocco di pochissime persone -ovvero solo il suo e quello di Yoongi. Lasciò a Jungkook il tempo di guardarlo dritto negli occhi mentre questo batteva velocemente le palpebre come a rischiararsi la vista; percepì appena la familiare sensazione dei pollici che strofinavano sulle sue gote congestionate ed arrossate per fargli piccole carezze delicate e le sue mani si mossero da sole, artigliandosi ai bicipiti di Taehyung e contraendosi nervosamente ad intermittenza.

«Koo, sono qui. Concentrati su di me.» sussurrò Taehyung con tono basso e pacato, un soffuso mormorio roco e lento per scandire le parole in modo che Jungkook riuscisse a coglierle. In risposta, vide le labbra di Jungkook iniziare a muoversi e prendere a mormorare qualcosa di inconsistente, una sorta di brusio continuo paragonabile al ronzio di uno sciame d'api. Di tanto in tanto gli sfuggiva qualche singhiozzo, ma il suo era più un fluire di parole continuo senza alcun filo logico, che un vero tentativo di rispondergli. 

«Respira profondamente e fidati di me. Ci sono io, segui me e la mia voce. Forza, Koo.» continuò a sussurrare Taehyung, non smettendo di carezzargli le gote con i pollici, allontanando allo stesso tempo le lacrime che continuavano a rotolare via dai suoi occhi arrossati e gonfi. Le pupille avevano inghiottito parte dell'iride e continuavano a muoversi a scatti irregolari ma era evidente lo sforzo di Jungkook nel cercare di fare quanto gli stava dicendo Taehyung. Dal modo in cui si aggrappava a lui e come cercava di concentrarsi sui suoi occhi, Taehyung sapeva che, in qualche modo, la sua voce era riuscita a fare breccia nella densa e spessa coltre che gli offuscava la mente durante le sue fughe dissociative, e che stava cercando di appigliarsi alle sue parole per uscirne. 

«Continua così, un respiro profondo per volta. Segui il mio, Koo.» 

Taehyung gli sorrise appena vedendo Jungkook impegnarsi nel fare quanto gli era stato suggerito; allargò le narici per cercare di prendere un respiro profondo ma questo gli si spezzò un paio di volte per i singhiozzi o a causa di qualche singulto più violento degli altri. Vide il suo petto gonfiarsi e protendersi in fuori ad ogni tentativo di far dilatare i polmoni ed incamerare aria nel modo corretto, e strinse la presa sui bicipiti dell'altro con gli occhi sgranati per paura di non riuscirci. 

«Perfetto, ancora una volta, Koo. Fallo per me.»

Taehyung e Jungkook sembravano essersi completamente estraniati dal mondo ed avevano, a loro volta, creato un'atmosfera così intima e riservata che Jin si sentì un intruso in tutto e per tutto. Li osservò interagire e si chiese come facesse suo fratello a rimanere così tranquillo quando lui, se avesse assistito ad un qualcosa di simile, sarebbe sicuramente andato nel panico perché...come si poteva gestire un qualcosa come quello? Sicuramente per Taehyung non era una sorpresa ritrovarsi in quella situazione e nonostante Jin sapesse fin dentro le ossa che i suoi occhi non avrebbero dovuto assistere a quell'incontro, non poteva fare a meno di guardarli ammirato e...affascinato. 

Jin era estremamente affascinato dal loro modo di interagire, dal loro modo di muoversi, dal loro modo di parlare e da quella complementarità che lasciava presagire che l'uno non sarebbe potuto esistere senza l'altro. Suo fratello e Jungkook erano una sola cosa e lo sguardo con cui quest'ultimo guardava Taehyung, sembrava tanto quello di qualcuno che osserva la sua unica speranza di vita con il desiderio di appigliarvici. 

Quello sguardo; quello di chi si abbandona completamente all'altro, quello di chi si affida e si lascia andare per lasciarsi cogliere e non scivolare nel baratro, quello di chi ama disperatamente e che teme che tutto gli scivoli via era già un buon modo di rendere l'idea, ma non esistevano parole o paragoni sufficienti per dimostrare quanto gli occhi di Jungkook parlassero e quanto stessero esprimendo senza dire nulla. 

Non aveva mai assistito a nulla di simile, non aveva mai visto due persone così profondamente legate da sembrare un'unica, grande mente a muoversi, non aveva mai pensato di ritrovarsi ad affermare che se non era amore quello, niente avrebbe potuto esserlo. Mai aveva visto due persone guardarsi in quel modo e mai avrebbe creduto che proprio suo fratello gli potesse mostrare un aspetto così tanto raro da essere quasi surreale.

Ma anche se mille domande, dubbi e perplessità continuavano a tartassargli il cervello senza trovare risposta, non avrebbe comunque posto altre domande. Anzi, si sarebbe scusato per la sua invadenza perché, in primo luogo, lui non sarebbe nemmeno dovuto entrare nella stanza.

«Jin.» chiamò Taehyung, facendolo sobbalzare per lo spavento. Non si era reso conto che la stanza fosse diventata improvvisamente silenziosa -eccezion fatta per il respiro pesante e affannoso di Jungkook, che era quanto di più simile a dei rantoli che avesse mai udito. 

Rizzò le spalle e fece qualche passo verso di loro, cercando di fare quanto meno rumore possibile. 

«Sì?» 

Taehyung non si voltò verso di lui ma carezzò un'ultima volta la guancia di Jungkook prima di indicargli con un cenno la sua destra. «Mi potresti porgere il bicchiere d'acqua che si trova sul comodino?»

«Certamente.» sussurrò Jin, ed il suo passo leggero e sicuro riecheggiò nella stanza senza che nessun altro suono gli facesse compagnia. 

Jungkook chiuse gli occhi e abbandonò il capo contro il muro dietro di lui, lasciando la presa sulle braccia di Taehyung per lasciare ricadere le proprie ai lati del suo corpo come se fossero senza vita. Si sentiva stremato, drenato di ogni forza mentre il cuore continuava a martellargli nelle orecchie e le tempie continuavano a pulsargli dolorosamente; il sudore gli imbrattava la fronte, aveva intaccato i capelli -che sentiva fastidiosamente appicciati al viso- e le lacrime erano ancora incastrate tra le ciglia. In parte si erano seccate sulle guance, facendogli sentire la pelle quasi pizzicare mentre gli occhi gli bruciavano neanche avessero preso fuoco. I respiri erano più controllati e sperò che nessun'altra crisi, per quella sera, venisse a bussare alla sua porta perché non credeva di avere la forza di poterne affrontare una seconda. 

Non si sentiva di affermare di star riuscendo a controllare le sue emozioni, e non era nemmeno certo che un'altra crisi non lo avrebbe colpito prima di quanto si aspettasse, ma cercò comunque di controllare il respiro in modo che l'aria circolasse correttamente nei suoi polmoni e lo facesse sentire nuovamente vivo. 

Jin porse il bicchiere a Taehyung e questo lo afferrò senza dire niente ma rivolgendogli solamente una breve occhiata prima di voltarsi nuovamente verso Jungkook, il fulcro e unico centro delle sue attenzioni. 

Portò una mano dietro la sua nuca e applicò una lieve pressione affinché Jungkook issasse il capo e picchiettò il suo labbro violaceo con il bordo del bicchiere, in un movimento leggero per evitare di fargli male. Gli occhi di Jungkook si schiusero appena come la sua bocca, per permettere all'acqua fresca di portare via il gusto del sangue e di rinfrescargli la bocca secca e la gola arida. 

Bevve qualche sorso in silenzio e solo quando Taehyung si voltò per posare il bicchiere al suo fianco, Jungkook sembrò notare la presenza di Jin. Strabuzzò gli occhi e, prima ancora che quest'ultimo potesse anche dire qualcosa, li abbassò immediatamente e piegò il capo dalla parte opposta alla sua figura. 

Uno strisciante senso di disagio gli si insediò dentro e sentì l'immane voglia di scappare e nascondersi per non farsi ritrovare mai più. 

«Ti prego di perdonarmi.» fu tutto ciò che disse Jin, notando il malessere e la quasi vergogna che si era impossessata del viso stanco e provato di Jungkook, sfilando poi silenziosamente via richiudendosi la porta alle spalle. 

Come il tonfo della porta che veniva richiusa riecheggiò nella loro camera, Taehyung attese qualche istante credendo che Jungkook sarebbe tornato a guardarlo. 

Ma così non fu, anzi. 

Jungkook abbassò il capo e sembrò volerlo nuovamente nascondere tra le ginocchia ancora piegate, e ci sarebbe riuscito se solo Taehyung non avesse piegato il capo e si fosse sporto verso di lui per guardarlo meglio in viso. Allo stesso tempo, le dita sfiorarono gentilmente il mento di Jungkook e gli sorrise quando quest'ultimo issò gli occhi su di lui di riflesso. 

«Koo... so a cosa stai pensando. Non hai niente di cui vergognarti e Jin non ti giudicherà per ciò che ha visto né ti farà delle domande. Non sono cose che gli riguardano e lo sa, ed anche se si ritroverà ad affrontare il discorso con me o con te, non dirà mai nulla se non sarai tu a tirare fuori l'argomento.» assicurò con fare tranquillo, cercando di infondere un po' di fiducia in Jungkook. 

Lo capiva; anche se non erano paragonabili alle crisi di Jungkook, i suoi attacchi di panico erano un qualcosa che teneva perlopiù nascosti al resto del mondo ed infatti, di solito, quando ne era preda, tendeva a fuggire dai luoghi per ripararsi dagli occhi indiscreti.

Suppose che, per Jungkook, quelle sensazioni fossero centuplicate. 

Il principe scosse la testa e la frangia umida oscillò appena al gesto. «L-lo so ma...N-non voglio che gli altri m-m—mi vedano c-così.» e, dicendolo, un rumoroso e triste sospiro lasciò le sue narici. Con mani ancora poco stabili cercò di spostarsi i capelli dal viso e deglutì a vuoto, corrucciando l'espressione fino a che le sopracciglia non si aggrottarono profondamente sugli occhi rossi e ancora lucidi di lacrime. 

«Non voglio che sappiano q-quanto riesco a-ad essere p-p—patetico.»

Fantastico, non sono neanche in grado di fare un discorso senza balbettare così tanto pensò, odiando il suo difetto di pronuncia almeno con la stessa intensità di quanto odiava le sue crisi. 

Tuttavia, il suono di profondo disappunto di Taehyung lo convinse a spostare nuovamente l'attenzione su di lui e vide suo marito guardarlo con severità. «Jungkook, non attribuire mai parole come 'patetico' alla tua persona. Capisco perfettamente che non voglia essere visto mentre stai male, ma non sei mai stato patetico, ti prego, non pensarlo neanche lontanamente.  Nessuno ama farsi vedere nei suoi momenti peggiori, ciò non ci fa apparire patetici, ci rende consapevoli che il dolore ci rende vulnerabili e che solo pochi possono guardarci crollare senza che se approfittino. Ma non c'è forza senza dolore, e riuscendo a concentrarti sulla mia voce così in fretta e riacquistare il controllo della tua persona hai solo dimostrato quanto forte tu sia.»

Se il discorso era partito con tono perentorio e severo, questo si era via via addolcito fino ad essere un sussurro dolce e caldo detto con il sorriso sulle labbra; Jungkook lo guardò con occhi grandi ed espressivi, cercando di appigliarsi a quelle parole piuttosto su altre che, in altri tempi ed in altre situazioni, avevano lasciato profonde ferite nel suo animo. Guardò Taehyung posare il mento sulle sue ginocchia e sorridergli più apertamente, con occhi splendenti quanto stelle, luminosi più di queste con una nota così tanto dolce e amorevole che sentì il cuore perdere un battito -stavolta per qualcosa di diverso da una crisi. 

Si ritrovò a pensare che Taehyung sembrava quasi un gattino con quell'espressione tutta zucchero mentre attendeva che credesse alle sue parole tanto quanto vi credeva egli stesso. 

«I-in fretta?» chiese, con un barlume di curiosità che fece scaldare l'animo di Taehyung.

Annuì lentamente. «Sì. Sei riuscito a concentrarti su di me quasi immediatamente e sei riuscito a riprendere il controllo praticamente da solo, dimmi tu se questo non è avere una forza incredibile!» esclamò con così tanto entusiasmo che una piccola risata lasciò le labbra di Jungkook e contagiò anche i suoi occhi scuri. 

Jungkook alzò una mano e gli carezzò i capelli con dita delicate, sentendo la necessità di accertarsi che Taehyung fosse reale e non un miraggio o un'allucinazione che, una volta tornato alla realtà, sarebbe scomparso lasciando indietro solo il suo ricordo. 

 Taehyung mosse appena la testa per permettere alle dita di Jungkook di scivolargli meglio tra i capelli e il suo sorriso, se possibile, si ampliò ancora di più. «Sono così fiero di te, Koo. Sono così dannatamente fiero della persona che sei, di ciò che riesci ad affrontare senza neanche rendertene conto. Sei meraviglioso, e niente cambierà tutto questo. E come l'ho notato io, così lo hanno fatto gli altri; Jin non penserà male di te, non potrebbe mai farlo, anche perchè...», commentò Taehyung, adorando come le guance di Jungkook si fossero tinteggiate di rosso ai complimenti, «Se solo osasse pensare qualcosa di diverso da quanto sia fantastico il mio piccolo Koo, se la vedrebbe con me.»

E anche con me. si aggiunse JK, cogliendolo di sorpresa. 

Eppure, in quel momento, Jungkook si sentì speciale. 

Non seppe a cosa fosse dovuta quell'improvvisa ed inaspettata sensazione, ma sembrò riuscire finalmente a capire cosa intendesse Kookie quando parlava di loro tre perché "qualcuno doveva essere diverso per essere insostituibile".

Jungkook sorrise appena e batté le palpebre. T-ti ho sentito p-provare ad aiutarmi...grazie.

 JK ridacchiò e scosse la testa, sospirando subito dopo con fare teatrale. Ci ho provato?! Tra un po' ti prendevo a testate, ragazzino! Ma sei tenace almeno il doppio di Kookie quando vuole le tortine alla crema, per cui non ho potuto fare granché. JK rimase qualche secondo in silenzio prima di schioccare la lingua sul palato e fare un sorriso largo, Sono contento che il pensiero di voler rimanere con Taehyung ti abbia aiutato. Aish, queste romanticherie arricciò il naso facendo ridere Jungkook di vero cuore. 

S-senza di te non sarebbe s-stato comunque lo stesso ribadì con certezza, sentendo un calore proprio al centro del petto all'imprecazione di JK -perchè Jungkook sapeva che il suo alter non era particolarmente capace di gestire quel tipo di complimenti. 

Jungkook prese a giocherellare con una ciocca di capelli corvini di Taehyung e si sentì felice di poter avere quegli sorridenti occhi blu nei suoi, percependo il rossore arrivare fino alla punta delle orecchie per quanto lo stessero ammirando come se fosse un'opera d'arte invece che un mostriciattolo ricoperto di lacrime secche, sudore e capelli appiccicati alla fronte.

Ehi, non siamo un po' troppo sottoni per Tae? domandò poco dopo JK, in un fare così serio che Jungkook dubitò glielo stesse chiedendo per davvero. 

Sapeva che JK lo stava facendo per distrarlo, era chiaro che sapesse che quei mostri aggrappati ai meandri più reconditi della sua mente erano ancora in agguato, e sapeva anche che serviva portare la sua attenzione su qualcosa di completamente assurdo per lasciarli assopire.

Jungkook conosceva bene quel comportamento. Era sempre stato così, fin dai primi tempi in cui si erano conosciuti; JK era sempre stato colui che tentava di non fargli ricordare i motivi per cui lo avesse creato per, invece, soffermarsi su quanto fosse bello avere qualcuno con cui parlare quando era da solo. E questa cosa -che faceva da letteralmente un'intera vita- lo rendeva sempre più convinto della sua fortuna ad averlo; nonostante JK fosse nato per gestire un trauma di cui avrebbe portato i segni per l'eternità, aveva sempre cercato di mostrargli ciò che c'era di più bello nella vita.

Sì...m-ma tu lo sei un po' di p-più! Non credi, Kookie?

Sì! trillò Kookie, annuendo velocemente, O a-almeno...c-credo? mugugnò subito dopo con tono incerto. M-ma cosa s-significa 's-sottoni'?

Cooky, stai forse cercando di portare sulla cattiva strada il biscotto?! esclamò JK, abbracciando stretto Kookie che, per la sorpresa, trillò e ridacchiò. Non starlo a sentire, biscottino. Jungkook è un pochino birichino gli sussurrò con fare cospiratorio contro l'orecchio e Kookie soffocò le risate dietro i piccoli palmi delle manine paffute.

Junkoo, s-sei b-biri—c-com'è c-che si d-dice? domandò con tono confuso Kookie, imbronciandosi al coro di risate di Jungkook e JK a cui seguì un piccolo scambio di battute per farsi perdonare dal piccolo della famiglia, offesissimo dall'affronto subito. 

Jungkook ampliò il sorriso e ridacchiò di tanto in tanto sotto lo sguardo contento di Taehyung, il quale non aveva chiesto nulla perché -presumibilmente- l'altro era impegnato in qualche sorta di conversazione con gli altri. Lo vedeva, quel fare concentrato come quando si ascolta attentamente qualcuno parlare o si attenziona un qualcosa di particolare e, onestamente, amava vedere Jungkook andare d'accordo con gli altri.

Era sempre affascinante vederlo interagire con quei frammenti di sé ed era contento che avessero ripreso quel rapporto funzionale capace di renderli tranquilli nonostante tutto quello che avevano dovuto affrontare per rimettersi in piedi.

«JK è il più c-cotto di tutti...è d-divertente vederlo a-alle prese con l'amore.» sorrise Jungkook, guardando Taehyung alzare le sopracciglia con curiosità nella sua direzione. 

Gli prese una mano solo per poter intrecciare le loro dita e le guardò con adorazione, battendo un attimo le palpebre sentendo JK in coscienza condivisa. Tuttavia, non poté evitare alle labbra di arrestarsi dal dare voce al pensiero comune a loro tre.

«S-sapevo fossi speciale.» 

Taehyung sentì il cuore mancargli un battito e, senza neanche pensarci due volte, si protese verso di lui allungando il collo il tanto che bastava per poter congiungere le loro labbra in un casto ma sentito bacio al gusto di lacrime, ma che racchiudeva tanta gioia -almeno quanta ne provava standogli vicino.

Non aveva importanza quante volte Jungkook sarebbe caduto, quante volte la vita li avrebbe divisi o quante volte si sarebbero trovati a dover lottare per trovare un nuovo equilibrio. Avrebbero comunque trovato il modo di perdersi l'uno nell'altro in un infinito circolo di felicità. 






















✁✁✁✁✁✁✁✁

NDA: Bentrovati a tutti!♡

Aish, non mi sembra vero di essere riuscita ad editare questo capitolo per tempo. Essendo un sacco lungo, temevo non potere onorare la mia promessa di pubblicarlo martedì E INVECE.
Probabilmente lo editerò ancora perché c'è qualcosa che mi turba ma dettagli.

Quanto mi rende soft la Taekook di questa storia io non credo sia umanamente immaginabili, io costantemente così:  ♡(⇀ 3 ↼)

Questi capitoli, letti volta per volta, danno l'impressione di essere superflui ma (e se) letti tutti insieme, hanno senso di esistere eheheh.
E poi, ehi, stiamo per tornare a palazzo Jeon! Manca un capitolo al ritorno di Jungkook a palazzo, e lì avrete pane per i vostri denti ◕‿◕

Stringete i denti, ci stiamo avvicinando.

Ps: Prima di concludere le note autore, vi anticipo ciò che io e rememberyourlife vi annunceremo qui su wattpad e nelle storie di ig! ♡

Domenica 14 alle ore 14:00 faremo una live su Meet! ♡♡♡♡ (esatto, non ig).

Vi forniremo un link su cui cliccare per poter partecipare e potrete accedervi in qualsiasi momento. Potrete tenere la fotocamera spenta e scrivere ciò che preferite in chat o, in alternativa, usare il microfono^^
E niente, sono un sacco entusiasta *-*

Verrà tutto spiegato meglio nell'annuncio che metterò in bacheca perché wattpad sta facendo una non collaborazione che io urlo e quindi non sto riuscendo a mettere tutti i dettagli adesso SOBBO.

BTW stay turned ♡
A presto, love you all  ♡

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