Hurts Like Hell | Jily

By Petitcheri

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James Potter è arrivato al settimo anno con una maturità che sorprende i più. E' il solito sbruffone un po' t... More

0. Premessa
1. Seppellitemi con dei gigli
2. Nano da giardino.
3. Api frizzole e succo di zucca
4. Poppy, l'ha reso cieco.
5. Infame, questo è un colpo basso.
6. Come sono andate le vacanze, Evans?
7. Hai la mia benedizione
8. Io ho sempre il comando
9. Due chiacchiere, diciamo così
10. Sicura di non essere una Serpe?
11. Abbiamo fatto una scommessa
12. Doccia e confessioni
13. Passerà, in un modo o nell'altro.
15. Non ho mai
16. Fatevi avanti, fanciulli
17. Torna a dormire, Evans
18. Ho fatto un casino
19. Gli passerà mai?
20. Svegliato di buon umore, Pot?
21. Un'ultima volta
22. Fatevi gli affaracci vostri
23. Posso venire anche io?
24. Le sue preferite
25. Solo gli stolti non cambiano mai idea
26. Che sarà mai
27. Dimmi pure, Olsen
28. Sono qua con te, Anthony
29. È pieno di ragazzacci in giro
30. Sullivan a che ora arriva?
31. Stai buona, Evans
32. Torna da me
33. Respira
34. Io non volevo
35. Siamo tornati a Potter, ora?
36. Tutto il tempo
37. Genialità, studio e talento
38. Siamo una famiglia
39. Siamo noi... tutti noi.
40. Buongiorno, dormiglione
41. Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso
42. Bella, brava e bellissima
43. Terra chiama Lily
44. Bisogna crescere, James
45. Tre ore
46. Maledetto Potter
47. Che pensi, Evans?
48. Si fa quel che si può
49. Non provare a seguirmi
50. Passato, presente e futuro
51. Non posso lasciarti andare
52. Teglia di biscotti
53. Non potevi dire parole migliori
54. Elastico azzurro
55. Casa (I Epilogo)
56. 1978 (Parte I)
57. 1978 (Parte II)
58. 1979 (Parte I)
59. 1979 (Parte II)
60. 1979 (Parte III)
61. 1980 (Parte I)
62. 1980 (Parte II)
63. 1980 (Parte III)
64. 1981 (Parte I)
65. 1981 (Parte II - Helium)
66. 1981 (Parte III - Hurts Like Hell)
Epilogo
Ringraziamenti
Fallin' All in You

14. Forse, Potter, forse.

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By Petitcheri

| Bentornati a tutti! Oggi capitolo un po' più lungo... e pieno, diciamo così ;)

Lasciate commenti e stellina se vi va!



James sollevò svogliatamente gli occhi dal calderone fumante, facendo vagare lo sguardo per i vapori della stanza. Sirius, al suo fianco, canticchiava una canzone a bassa voce, tagliando lentamente le radici di valeriana in strisce di circa un centimetro. Remus e Frank leggevano le istruzioni del libro, ripetendole a Peter, al posto dietro al loro. James alzò lo sguardo verso i posti davanti: i capelli di Marlene, vaporosi e stretti nella solita coda, gli coprivano la visuale di Emmeline, ma la poca altezza di Alice gli faceva vedere perfettamente la schiena dritta della Evans. I capelli rossi erano legati in una crocchia alta e disordinata, da cui uscivano ciocche umide e increspate dal vapore. Quando si voltava alla sua sinistra, per dare indicazioni a Emmeline e cercare di salvarle la pozione, James poteva vedere le piccole gocce di sudore scendere lungo la linea del collo, rincorrersi sulla pelle diafana e finire nel colletto della camicia. Aveva le guance arrossate dal caldo, la cravatta allentata e le maniche alzate fino ai gomiti. Era bellissima, così scompigliata e imperfetta. E, inutile negarlo oramai, ne era drammaticamente innamorato. Non sapeva benissimo come potesse esser successo. Il giorno prima era la rompi-pluffe Lily Evans, il giorno successivo la bellissima Lily Evans. Non sapeva dire quando fosse successo, ma riconosceva perfettamente il momento in cui se ne era accorto: il giorno dopo quella litigata furiosa del quinto anno, quando Lily, visibilmente scocciata, lo  riempì di insulti ed epiteti poco carini al suo ennesimo tentativo di chiederle scusa. Lei lo massacrava di parole, e lui riusciva solo a pensare a quanto fosse dannatamente bellissima. Gli ci erano voluti quasi due anni per ammetterlo ad alta voce a Marlene, e ai ragazzi ancora non era riuscito a dire nulla, imbarazzato e orgoglioso.

Sirius gli diede una decisamente poco piacevole gomitata tra le costole, facendolo sobbalzare.

"Se la fissi ancora un po' la consumi, amico", sorrise sornione. James alzò il dito medio come risposta, controllando con la coda dell'occhio che la pozione riposasse esattamente i minuti indicati.

"Mi dispiace solo che ancora non si sia risolta questa situazione" balbettò, aggiungendo velocemente la valeriana tagliata dall'amico. Vide Sirius alzare nuovamente gli occhi al cielo, incrociando le braccia scoperte dalle maniche arrotolate della camicia.

"James, è presto"

"E' passata una settimana, Sirius. Non è neanche venuta ad Hogsmeade con tutto il gruppo, è rimasta sola praticamente per tutta la settimana. Non è giusto!"

Sirius sbuffò sonoramente, interrotto solo dalla voce di Lumacorno che li esortava a uscire dalla classe, la lezione finita. Remus li raggiunse sospirando alla vista della poltiglia verde nel calderone di Peter.

"Dicevate?"

"James rivuole la sua amata vicino" sintetizzò Sirius. Remus e Frank ridacchiarono alla vista della faccia di James, impegnato a rimettersi il mantello pesante –fuori dall'aula faceva decisamente freddo e la partita era troppo vicina per influenzarsi- e a mandare a quel paese l'amico contemporaneamente. Vennero raggiunti subito dalle ragazze, mentre una chioma rosso fuoco si dirigeva a passo svelto verso i piani superiori, sola. James la seguì con la coda dell'occhio, dispiaciuto e con i sensi di colpa a fare capolino nel petto. 

In foto, una giovane Minerva McGranitt

"Arriverà il giorno in cui quell'uomo sarà puntuale?" chiese Alice, sbuffando e tenendosi la testa con la mano, il gomito poggiato sul tavolo. Frank ridacchiò dietro di lei, seduto scomposto e allungato sulla sedia.

"Amore, dopo sette anni ancora ci speri?"

Marlene rise, stiracchiandosi le braccia dietro la schiena. Non era una novità che Ruff fosse sempre, perennemente in ritardo. Le sue lezioni vincevano da sempre il premio per essere le più noiose in assoluto e il professore, un vecchio bisbetico dalla memoria eccellente solo per la storia, non contribuiva di certo ad alzare il livello di attenzione degli studenti, ai minimi storici. Sirius le tirò leggermente la punta dei capelli legati, allungato sul banco. Marlene, ormai, non ci faceva quasi più caso, abituata ad essere il suo passatempo preferito, come se le mani del ragazzo fossero una parte integrante della sua chioma. James, in fondo all'aula, parlava concitato con Remus, a bassa voce. Non era strano vedere i malandrini scambiarsi di posto a ogni lezione, alternandosi per poter parlare tra di loro o aiutarsi. A Erbologia, ad esempio, Frank sedeva sempre vicino a Peter e Sirius, i più lenti nell'apprendimento della materia. James sedeva in posizione centrale a Trasfigurazione, così da poter esser osservato meglio dai compagni, con Remus, leggermente calante nella materia, alla sua destra e il posto alla sinistra occupato recentemente da Emmeline, che si era vista alzare notevolmente la media da una sorpresa e orgogliosa Minerva McGranitt. A Pozioni Lily tendeva a stare seduta al primo banco, prediletta del professore, con Emmeline alle spalle per cercare di aiutarla il più possibile. Era un ricambio continuo, nato spontaneamente dalla necessità e volontà di aiutarsi tutti e non lasciare nessuno troppo indietro. L'unica lezione in cui non importava particolarmente il posto, era proprio Storia della Magia. Il Professor Ruff faceva fatica a vedere a pochi centimetri del proprio naso –o, semplicemente, decideva di ignorare sbadigli e teste addormentate sui banchi. Nessuno era mai stato ripreso per la mancanza di concentrazione e persino chi si beccava il primo banco non esitava a ignorare la lezione e riposare per le successive.

Quello fu, probabilmente, l'unico giorno in cui l'intera scuola prestò attenzione al Professore. Persino Sirius, che riceveva lezioni sulla storia della magia da quando era in fasce, alzò la testa di scatto, la bocca spalancata. Il professore entrò in classe e chiuse con un incantesimo non verbale la porta, come era solito fare. Passò velocemente nello spazio tra i banchi per dirigersi alla cattedra, si girò lì davanti e li guardò tutti, le braccia incrociate dietro la schiena.

"Tutti presenti? Bene. Oggi parleremo della rivolta delle Sirene del 1895"

I ragazzi, ormai svegli e vigili, alternavano lo sguardo dai loro stessi volti pallidi e quello del professore. James alzò piano una mano, attirando l'attenzione.

"Ehm, Professore?"

"Dimmi, Jotter"

"Sta... sta bene?"

Remus si schiaffò una mano in faccia con tanta forza da farsi quasi realmente male. Idiota, pensò.

"Beh, Jotter, per quanto io apprezzi il tuo interessamento, sto benissimo e gradirei che tu ascoltassi la lezione senza interrompermi nuovamente" rispose il professore, la voce lenta e grave come al solito.

James si alzò in piedi con uno scatto, facendo quasi cadere la sedia. Si scambiò uno sguardo veloce con Lily, cercando il suo supporto immediato.

"Ehm, sì, scusi Professore è che io la Evans siamo Caposcuola e dobbiamo andare necessariamente dalla Professoressa McGranitt, è veramente urgente!"

Lily si alzò di scatto, annuendo al professore, il sorriso sul volto pallido. Ruff li guardò per un secondo seccato, poi annuì riprendendo la lezione.

"Fate finta di niente" sussurrò James all'orecchio di Remus, prima di correre fuori dalla porta con Lily alle spalle.

"Non ci credo. Non ci credo, non ci credo, non ci credo!" strillò Lily, correndo dietro al ragazzo per le scale, fermandosi solo davanti alla porta chiusa dell'aula di Trasfigurazione. James la guardò per un secondo, la mano già sulla maniglia.

"Siamo sicuri?" le disse. Ebbe un fremito a fissare le iridi verde smeraldo della ragazza, per la prima volta dalla litigata della settimana precedente. Lily annuì, il volto arrossato dalla corsa e le sopracciglia aggrottate. James bussò una volta, spalancò la porta ed entrò di corsa, seguito poco dopo dalla ragazza. I volti dei ragazzini del secondo anno Corvonero e Serpeverde si voltarono verso di loro contemporaneamente, e Lily sentì piuttosto bene le risatine di alcune bambine alla vista di un James Potter accaldato e autoritario. La Professoressa McGranitt, seduta in forma di gatto sulla cattedra, si ritrasformò senza troppe cerimonie, avvicinandosi paonazza.

"POTTER! Stanno facendo un compito, non puoi piombare qui cos... oh, signorina Evans, successo qualcosa di grave?"

James sbuffò al cambio repentino di voce della Professoressa quando anche Lily si addentrò meglio nella classe.

"Farò finta di non aver sentito questa palese dimostrazione di favoritismi, Professoressa, ma è successa una cosa veramente –veramente- urgente" disse James, facendo ridacchiare ancora di più le bambine alle sue spalle.

"Sto facendo un compito, Potter, non posso prendere e lasciarli così, cosa può essere successo di tanto urgente? Finn, guardi il suo compito o si becca un Troll ancora prima di riuscire a darmi delle scuse!"

Lily emise un gemito strozzato, si voltò verso la classe e, alzando la bacchetta, pronunciò con tono deciso un muffliato. I ragazzini la guardarono per un secondo sbalorditi, la professoressa interdetta. James si voltò verso di lei, sospirando.

"Ruff è morto. Ma proprio morto, stecchito. E non siamo totalmente sicuri che se ne sia accorto, ecco, è entrato in classe fluttuando come se nulla fosse e ha detto di stare benissimo"

"Complimenti per il tatto" commentò Lily, incapace di trattenersi e scuotendo la testa. James fece spallucce, poi voltò lo sguardo verso la McGranitt. Era leggermente più pallida e continuava ad aprire e chiudere la bocca a intermittenza, passando gli occhi prima verso l'uno e poi verso l'altra. Passò quasi un minuto in silenzio, prima di riscuotersi e fare un veloce gesto con la bacchetta.

"Il compito è rimandato. Avete un'ora libera, via!" dichiarò autoritaria, uscendo dalla classe seguita dai due Caposcuola. Scese la prima rampa di scale, poi si voltò verso i due alunni.

"Grazie per avermi avvisata. Andate a chiamare il Preside, per piacere. Faccio uscire la classe e... beh, cercheremo di aiutare il Professor Ruff, per quanto possibile"

James e Lily rimasero immobili sulle scale desolate, i rumori degli studenti ancora lontani. Lily si portò una mano sulla bocca, abbassando al testa tanto da coprire gli occhi verdi con le ciocche più corte dei capelli. James vide le sue spalle alzarsi e abbassarsi a singhiozzi. Deglutì e si avvicinò piano, posandole una mano sulla spalla ossuta.

"Hey... va tutto bene, Evans, può capit..."

James spalancò gli occhi, stupito. Lily aveva alzato la testa e... rideva. Scoppiò a ridere di colpo, senza più riuscire a trattenersi. Gli occhi quasi le lacrimavano, le spalle erano scosse dalle risate, la bocca aperta a mostrare un sorriso perfetto. Si fece aria con una mano, il volto arrossato.

"Oh, per Merlino, scusa! Sono una persona orribile, lo so, ma... Morgana, non se ne è neanche accorto!" strillò, esplodendo di nuovo in una risata acuta.

James ridacchiò prima, per poi iniziare a ridere forte dopo, contagiato dalla ragazza. Impiegarono diversi minuti, davanti all'ufficio del Preside, per calmare le risate e tornare ad avere una parvenza di serietà. E quando il Preside si allontanò, calmo e tranquillo come sempre, ripresero a sghignazzare tanto da doversi poggiare a terra, le schiene al muro.

"Cavolo, Evans, che mattinata!"

Lily si asciugò una lacrima fuori controllo.

"Diamine, non ridevo così da gior..." mascherò l'imbarazzo con un colpo di tosse, imbarazzata ma con ancora un piccolo cenno di sorriso sul volto. James si passò la mano tra i capelli, sparandoli ancora di più in ogni direzione.

"Mi... mi dispiace per questi giorni. Non dovevi rimanere sola così, ecco, ma lo sai, Marlene e Alice sono cocciute"

"Lo so, Potter. Non è colpa tua, davvero. Anzi... mi dispiace averti risposto in quel modo"

James sorrise, pavoneggiandosi di proposito davanti alla ragazza.

"Mi sta forse chiedendo scusa, signorina Evans?"

Lily notò il tono scherzoso e alzò gli occhi al cielo in risposta.

"Forse, Potter, forse"

Ridacchiarono piano, prima che James si alzasse e le tendesse la mano, aiutandola.

"Sistemeremo le cose anche con loro, Evans. È una promessa"

La morte improvvisa –e l'improvvisa apparizione da fantasma- del professor Ruff avevano creato scompiglio e confusione nella scuola, tanto da far finire in anticipo le lezioni della mattina. Lily era rimasta in biblioteca a studiare fino all'ora di pranzo, per poi sedersi al solito posto, il libro che leggeva ai pasti da ormai una settimana vicino. Vide con la coda dell'occhio i suoi amici entrare e afferrò il romanzo senza troppe cerimonie, pronta a farsi compagnia con i personaggi della storia d'amore. 

James, varcata la soglia della Sala Grande, accelerò il passo, superando i posti che Marlene e Sirius tendevano ad occupare da ormai una settimana, a circa un paio di metri da Lily. Sentì Sirius borbottare un ma che diavolo! e continuò a camminare, sedendosi vicino alla rossa.

"Evans" disse come saluto, "patate?" le porse il piatto, allungano l'altra mano a prendere l'agnello al forno. Lily lo guardò stupita afferrando il piatto, mentre i loro amici li raggiungevano a sedersi, chi grato di quel gesto di pace, chi poco convinto. Frank e Peter le sorrisero facendole un cenno con il capo, Alice ed Emmeline sussurrarono un ciao timido. Remus prese il posto davanti a lei, sorridendole caloroso e versandole il succo di zucca. Solo Marlene e Sirius sembrarono reticenti, lei accanto a Potter e lui di fronte. James si sforzò durante tutto il pasto di includerla in ogni conversazione, raccontandole qualche aneddoto della settimana passata e punzecchiandola come se nulla fosse mai successo. Aveva capito che doveva necessariamente fare lui il primo passo nei confronti della ragazza, perché gli amici, palesemente schierati dalla sua parte ma ormai tranquilli, non avevano il coraggio di risolvere la situazione, temendo di offenderlo. E James non riusciva più a guardare la sua rossa e vedere il volto triste e gli occhi arrossati, o come rimanesse sola quasi sempre e cercasse di svignarsela il prima possibile quando erano insieme.

E Lily, grata al ragazzo e finalmente tornata a casa, non toccò il libro neanche una volta. 

Lily, la tracolla pesante in spalla e due libri tra le braccia, camminava velocemente per i corridoi del quinto piano. Si sentiva leggermente più sollevata dal peso di quella settimana, tutto paradossalmente grazie a Potter. Le sembrava assurdo che fosse stato proprio lui a risollevare la situazione del gruppo, proprio lui che era stato insultato e deriso davanti all'intera Casa proprio da lei. Lily faceva fatica ad ammetterlo persino a se stessa, ma ne era rimasta positivamente sorpresa. Non era da tutti subire un torto e aiutare chi gliel'aveva fatto, lei per prima non era poi così convinta di potercela fare. Eppure, James si era seduto accanto a lei, costringendo tutti a seguirlo, e aveva usato la sua solita chiacchiera continua per includerla nelle conversazioni e farla tornare a far parte del gruppo.

La ragazza svoltò l'angolo, sorridendo contenta. Marlene non era ancora riuscita a rivolgerle la parola e Sirius la guardava come fosse un Troll, ma era un inizio. Con un gesto impaurito, Lily aprì le braccia di scatto, lasciando cadere i libri a terra con un tonfo secco. Si sentì premere qualcosa di morbido sulla bocca, mentre qualcuno le afferrava la vita, trascinandola di peso davanti alla porta dell'aula di Aritmanzia. Lily si agitò, non vedendo assolutamente nulla né davanti né dietro di sé. La porta si aprì con un colpo e solo una volta spalancata Lily venne spinta in avanti e lasciata libera.

"Ma che diavolo..." sbraitò, pietrificandosi nel vedere che, dall'altra parte della porta, nel corridoio, non appariva nessuno. La porta si richiuse con un tonfo e la ragazza sbiancò nel sentire il suono della serratura.

"Hey!" strillò, prendendo a pugni la porta, il cuore a battere all'impazzata.

"Piantala, non ti sentirà né aprirà nessuno"

Lily stillò di nuovo, girandosi di scatto e portandosi una mano al petto, accasciata sulla porta. Seduta a gambe accavallate sulla cattedra, la solita posa elegante e una mela in mano, Marlene la guardava di sottecchi, un sopracciglio scuro inarcato.

"Lene? Ma che cavolo è successo?" le chiese la rossa, una volta ripreso fiato.

Marlene morse la mela, alzando gli occhi al cielo.

"Fammi indovinare: qualcuno di invisibile ti ha trascinata qua dentro?"

Lily annuì, sentendosi rassicurata: almeno non era pazza.

"E' quello stronzo di James. Penso ci abbia chiuse dentro per farci chiarire" disse la mora, sciogliendosi la coda e passandosi dolcemente una mano tra i capelli lunghi, l'espressione sofferente per i nodi in viso.

"Ok che non lo conosco così bene, ma Potter non può diventare invisibile, Lene. E non era un incantesimo di disillusione, è impossibile farlo così bene!"

Marlene ridacchiò, mangiucchiando la mela e guardandosi intorno. Scese con un saltello composto dalla cattedra, avvicinandosi all'unica finestra della stanza, che dava sul cortile interno. Osservò gli studenti passeggiare per un paio di minuti, prima di decidersi che rivelare uno dei segreti del migliore amico fosse un'ottima vendetta.

"Ha un mantello dell'invisibilità –sì, quello della fiaba. Ovviamente lo sappiamo solo io, lui e i malandrini. A quanto pare i Potter se lo passano da generazioni. È tutto il giorno che prova a convincermi a fare pace, dovevo immaginare sarebbe arrivato ai metodi pesanti"

Lily le osservò la schiena dritta e i capelli mossi fino alla vita, spostando il peso del corpo da un piede all'altro, a disagio.

"Quindi... beh, immagino non avessi voglia di chiarire, per convincerlo a fare questo, no?"

Marlene sospirò. Buttò nel cestino il torsolo della mela, poi si girò lentamente verso l'amica, incatenando gli occhi blu nei suoi verdi. Zaffiri e smeraldi puri, due gemme preziose incastonate al posto degli occhi. Così simili, così vicine, eppure così diverse.

"Sai cosa mi dispiace davvero, Lily? James ci è rimasto male, lo sai, so che l'hai capito e so che te ne sei dispiaciuta anche tu. Ma quello che davvero –davvero- mi dispiace, è che tu non ci provi nemmeno. Non dico che dovresti provare ad uscirci o a starci insieme, ma... conoscerlo. Solo conoscerlo. Tu non ci hai neanche provato, mai. Hai dato per buono l'atteggiamento di anni fa e non ti sei mossa da lì. E lo capisco che possa essere difficile, perché io per prima ho criticato tante, tantissime volte il comportamento di James gli anni passati. Ma sono passati anni, Lily. Non è più il ragazzino che faceva scherzi e dispetti in giro o bullizzava i Serpeverde, non è più il ragazzino che ti tirava le trecce o ti faceva impazzire prendendo di mira Piton. È cresciuto, e questo lo sai, è maturato e tu comunque non provi neanche un secondo a conoscerlo meglio. E a me, ti giuro, dispiace perché ti perdi una delle migliori persone che camminano su questa Terra, ti perdi un ragazzo dolce, generoso, tremendamente buono e che darebbe tranquillamente la propria vita per allungare anche solo di una manciata di minuti quella delle persone che ama. Alla fine dei conti... beh, ci perdi tu."

Lily rimase in silenzio, gli occhi fissi in quella dell'amica, ad ascoltare. Marlene non aveva parlato con la furia cieca della settimana prima, né con il tono freddo e distaccato che era solita usare da arrabbiata. Aveva parlato con un amore negli occhi e nella voce tali da farla quasi commuovere sotto quegli strati di indifferenza sotto cui si celava. Lily l'aveva notato subito, appena aveva aperto bocca. Gli occhi le brillavano lucidi, le ciglia nere le tremavano leggermente. Sprigionava amore, protezione e convinzione da ogni fibra del proprio essere. Le ritornò alla mente il pensiero di pochi giorni prima: come poteva James non essere un'ottima persona, se condividevano la stessa anima?

Lily abbassò lo sguardo, le labbra strette tra i denti. Rimase in silenzio pochi attimi, prima di sospirare.

"E' che... Lene, è difficile pensare che una persona possa cambiare in così poco tempo" disse convinta. Marlene le si avvicinò per la prima volta, posandole una mano sulla spalla.

"Lils, tu più di chiunque altro dovresti sapere che le persone cambiano. L'hai già vissuto"

Lily si sentì stordita da quella frase. Era incredibilmente e vergognosamente vero: ci era già passata. Era stata per anni convinta che Piton fosse una brava persona, attenta e gentile. Aveva vissuto nella convinzione della sua bontà, cieca di tutte le cattiverie fatte e del buio che stava, anno dopo anno, divorando la sua anima. E poi, come un fulmine a ciel sereno, aveva iniziato a vedere i piccoli e grandi cambiamenti, fino a guardare inerme il suo migliore amico trasformarsi in un incubo. Ci era già passata, l'aveva già vissuto, sapeva che poteva succedere. Eppure, non aveva neanche mai preso in considerazione la strada opposta, la crescita, il diventare una persona migliore di James. Si vergognò.

"Hai... hai ragione. Non ci ho mai provato. Non lo conosco e non ho provato a conoscerlo. Hai ragione, Marlene. Non ti prometto di riuscirci, ma ti posso promettere di provarci. Non voglio fare lo stesso errore una seconda volta"

Marlene annuì, contenta e sorpresa del tono convinto dell'amica. Aveva azzardato a toccare il tasto ancora dolente di Piton, ma sapeva che Lily avrebbe capito e reagito. Le prese la mano e si avviò verso la cattedra, afferrando uno specchietto quadrato che Lily non aveva notato prima.

"James, porta qua il tuo culo sodo e liberaci, stronzo"

Il viso di James comparve dall'altro lato del vetro, facendo strabuzzare gli occhi attenti della rossa.

"Ugh, McKinnon, che paroloni! Le è caduta la corona, principessa?"

Marlene alzò elegantemente il dito medio verso il riflesso, mentre la serratura scattò. La faccia di James comparve sorridente da dietro la porta scura, i libri caduti a Lily stretti tra le mani.

"Pace fatta, donzelle?"

I due scappellotti che ricevette dietro la nuca da entrambe le ragazze glielo confermarono. 









| Ruff schiattato e pace fatta, finalmente una gioia! Diciamo che ogni tanto Lily va svegliata un po', ma sia chiaro: tutti hanno pregi e difetti, li vedrete meglio anche in James (e negli altri!). 

Spero di riuscire a pubblicare mercoledì, ma nel dubbio vi avviso già da ora che il prossimo capitolo potrebbe slittare a Giovedì! Vedrò sul momento! 
Un bacione

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