Sweet creature, kill my mind...

By stereksouls

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Larry || Ambientata nel 2020 -Lo shooting è inventato.- Aveva provato qualcosa, qualcosa diverso dal solito d... More

LONDRA
CASA

LOS ANGELES

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By stereksouls





Louis fece una smorfia, lamentandosi brevemente mentre si rigirava sul sedile cercando una posizione che fosse anche lontanamente comoda.
Gli facevano male le gambe, non si sentiva più il sedere e quei posti per quanto imbottiti e larghi non stavano per nulla conciliando il suo sonno. O semplicemente non riusciva a dormire per i mille pensieri che gli frullavano in testa procurandogli un'emicrania coi fiocchi.
Era tanto che non viaggiava, e soprattutto che non facevano traversate così lunghe. Probabilmente l'ultima volta era stato proprio il suo ritorno da Los Angels insieme ad Harry, quando erano entrambi incazzati e non si rivolgevano parola dalla sera prima del decollo.
Quella volta Louis aveva seriamente perso il controllo, lo riconosceva, ma non poteva fare altrimenti quando si parlava del riccio.

"Vieni qui." Gli aveva detto, come ogni volta, con lo stesso tono autoritario.
Quella volta non c'era andato.
"Vieni qui, abbracciami." Era un lamento, una preghiera, l'ultima possibilità di Louis.
E lui non c'era andato.

Erano precisamente undici ore e dieci minuti che se ne stava su quel fottuto aereo, gli altri due russavano ad intermittenza, ma lui non era mai riuscito a chiudere occhio.
Mancavano quindici minuti all'atterraggio e non vedeva l'ora di scendere per prendere una boccata d'aria.
Si mosse di nuovo, ormai convinto del fatto che il suo bellissimo culo fosse diventato una sottiletta. Liam accanto a lui sbuffò nel sonno, tirandosi leggermente su ed aprendo con non poca difficoltà un'occhio e fulminandolo.
"Ma la smetti di muoverti?" Quasi ringhiò, stropicciandosi le palpebre con la mano per riuscire a mettere a fuoco il volto dell'amico.

Louis storse il naso scocciato "È colpa tua se sono agitato, sta zitto e torna a dormire." Brontolò incrociando le braccia al petto e puntando lo sguardo fuori dal finestrino.
"Colpa mia?" Chiese stupito, ora completamente sveglio e attento. Si tirò leggermente su sul sedile stiracchiando le braccia sopra la testa e lasciandosi andare a un lungo sbadiglio.
"Mi hai trascinato tu qua sopra, io non lo avrei mai fatto."
Liam sorrise, stando attento a non muoversi più del dovuto per non svegliare Niall, che mugugnò qualcosa di incomprensibile al suo fianco, spalancando la bocca e russando sommessamente. Gli avrebbe fatto una foto fossero stati in una situazione diversa.

"È per questo che l'ho fatto io, tu non avresti mai avuto il coraggio di farlo." Riprese, voltando il capo in direzione del suo migliore amico, con un mezzo sorriso. Era sicuro lo avrebbe ringraziato una volta ritornati a casa da Los Angeles. Ammesso che Louis sarebbe veramente tornato a Londra.
"È una stronzata. -Sbottò il castano, non ascoltando minimamente ciò che gli stava dicendo.- Mi sono rotto di inseguire una persona che non è più mia da ormai parecchio tempo."
"Quanto sei testarlo Louis, veramente. Oppure sei soltanto stupido, ancora non sono riuscito a capirlo." Sbottò roteando gli occhi e afferrando la bottiglietta d'acqua.

"Tu non capisci che ad andare lì farò soltanto peggio. Lui non mi vuole! -La sua voce si alzò e gli tremò pericolosamente.- Mi stai costringendo a commettere un altro errore." Concluse in un sussurro, cercando di ingoiare il groppo che si sentiva a metà gola.
Voleva solo che tutto quello finisse, che quel male atroce smettesse, voleva solo tornare a stare bene, a sorridere perché voleva, non perché doveva.
"Non puoi sapere se veramente non ti vuole, se non glielo chiedi." Ribatté prontamente il più piccolo, guardandolo con quei due occhi da cerbiatto che erano sempre riusciti a convincerlo di tutto.
Louis appoggiò la testa sul seggiolino, mentre l'hostess annunciava di allacciarsi le cinture, che l'aereo avrebbe iniziato a breve la procedura di atterraggio.
"Spero davvero che tu abbia ragione Liam." Mormorò stanco.

Stanco per il sonno, per i pensieri che avevano affollato la sua testa per tutto il viaggio, stanco di non riuscire più a provare niente che non fosse dolore.
Quel pranzo passato insieme ad Harry era stato un toccasana per il suo umore, anche se poi lo aveva di nuovo portato a sprofondare sempre più in basso.
Aveva provato qualcosa, qualcosa diverso dal solito dolore acuto all'altezza del petto. Ci si era aggrappato con tutte le forze ancora come se fosse la sua ancora di salvezza ed in quel momento stava di nuovo rischiando di affogare senza il suo appiglio.
Harry lo era sempre stata, la sua ancora, quella persona che lo manteneva fermo e stabile emotivamente.

Era sempre stata la sua persona, l'altra metà della mela.
Il puntino bianco nel suo Yin, lo spicchio di luna luminoso che rendeva bello anche il lato nero.
Il riccio era la sua abitudine e il vento che riusciva a sradicare tutte le sue certezze, era un uragano di emozioni e la quiete dopo la tempesta.
Come avrebbe potuto anche solo pensare di vivere una vita senza la parte fondamentale di lui?
Era come cercare di respirare senza un polmone, come provare a camminare senza una gamba. Era un uomo a metà senza Harry.

Quando finalmente scesero dall'aereo il sole era nella sua fase calante, ma brillava ancora nel cielo scaldando la sua pelle e facendolo sospirare.
Liam e Niall si affrettarono subito ad uscire dal tunnel e precipitarsi a recuperare le valige, mentre lui era sempre un passo indietro, rallentato. Era così surreale trovarsi di nuovo a Los Angels dopo tanto tempo.
Non aveva mai amato particolarmente quella città, ma a Harry era sempre piaciuta tanto, e un tempo ci andava spesso solo per far contento lui.
Avrebbe fatto qualunque cosa per vedere il suo sorriso, per ammirare le sue fossette spuntare sulle sue guance.

Uscirono dall'aeroporto che erano le quattro del pomeriggio e Liam si avvicinò veloce a un taxi, mentre Niall respirava profondamente e sorrideva con lo sguardo rivolto al cielo.
"Mi era mancato questo posto!" Esclamò soddisfatto, in direzione di Louis.
"A me per niente." Brontolò quello, trascinando il trolley verso l'auto e caricandolo nel baule con poca delicatezza.

Mentre la macchina correva veloce tra le strade trafficate di Los Angeles, Louis riusciva soltanto a pensare che stava andando incontro all'ennesimo errore della sua vita. Stava per prendere l'ennesimo palo in faccia ed era certo che probabilmente dopo quell'esperienza non sarebbe più voluto uscire da casa sua, per evitare qualsiasi contatto con il mondo.
Imboccarono una strada laterale, uscendo dal centro della città ed inoltrandosi tra gli alberi della collina. Vi era uno strano silenzio dentro l'abitacolo, neanche Niall e Liam osavano aprire bocca e tutto quel vuoto non faceva altro che ingigantire quello che Louis si sentiva nello stomaco.

Quando intravide la villetta bianca sul lato sinistro del parabrezza, si sentì svenire.

È tutto come l'ho lasciato.
Pensò con il battito accelerato e gli occhi lucidi, e gli sembrava di poter rivedere vivide le immagini di tutte le volte che quel taxi lo aveva preso con Harry, le mani strette tra loro e i cappucci delle felpe tirati su per bene per evitare di essere riconosciuti e un sorriso gemello in viso.

"Io non ci riesco. -Sussurrò, preso totalmente dal panico.- Vi prego torniamo a Londra." Piagnucolò, fissando la casa avvicinarsi con gli occhi sgranati e la voglia di vomitare che cresceva sempre più.
Niall si sporse oltre Liam, riuscendo così a vedere il castano. "Spero tu stia scherzando, mi sono fatto dodici ore di viaggio per te e non mi sento più il culo." Sbottò aprendo stizzito la portiera del taxi non appena inchiodò
"Non devi certo dire grazie a me per questo." Gli gridò dietro, imbronciandosi.

Liam sospirò passandosi più volte la mano sulla faccia esasperato, e dopo aver allungato alcune banconote all'uomo, seguì immediatamente il biondo, mentre il castano restava immobile inchiodato al seggiolino.
Quando i ragazzi scaricarono tutti i bagagli chiudendo il baule, il taxista si voltò per guardare Louis con le sopracciglia inarcate, certamente non sapeva cosa cavolo gli stava passando per la testa, ma prima che potesse domandargli qualcosa, Niall aprì lo sportello dal suo lato e "Scendi." gli ordinò perentorio, prendendolo malamente per un braccio e costringendolo a lasciare quello che era diventato il suo ultimo posto sicuro.
Il più grande gli lanciò un'occhiataccia. "Prima o poi vi- vi..."
"Cosa? -Scoppiò a ridere Liam.- Non ho capito bene." Prendendolo in giro, cercando di allentare un po' quella tensione che stava mangiando vivo il suo migliore amico.

"Vai a farti fottere Payne." Sbottò, prendendo in mano la sua valigia ed incamminandosi a passo svelto verso la villetta bianca.
Quel vialetto che aveva percorso mille volte, quei fiori che erano più rigogliosi di come ricordasse, quella facciata bianco candido certamente ridipinta da poco.
I suoi passi rallentarono mano a mano che si avvicinava ed il suo cuore prese a battere frenetico. Gli stavano sudando le mani dall'agitazione, e stava per sentirsi male mentre immagini di quel giardino tornavano alla sua memoria, immagini lontane, sfocate, ma che ancora avevano il potere di farlo tremare.

Il giardino attorno alla villa era gremito di persone, era tutto addobbato a festa, tra i gazebo Harry aveva fatto tirare delle lucine che rendevano tutto il contesto ancora più magico.
Il riccio era in mezzo al prato, una camicia bianca lasciata aperta fino allo stomaco abbinata a un paio di pantaloni di jeans chiari.
Era bello come il sole, rideva, mentre la mano del ragazzo al suo fianco era arpionata al suo braccio da troppo tempo per i gusti di Louis.

Il castano era seduto su uno dei divanetti e fissava quella scena stringendo spasmodicamente il collo della bottiglia di birra che teneva in mano, mente al suo fianco Liam batteva il piede a tempo di musica.
"La smetti di agitarti così?" Sbottò dopo qualche minuto il suo migliore amico. "Non sta facendo nulla di male."
"Infatti io non ce l'ho con lui, ma quel ragazzo ci sta palesemente provando."

"E lui non ci starà mai, è solo gentile Lou, lascialo stare."
Ma lui non riusciva a lasciarlo stare, la gelosia che provava per Harry riusciva a infuocarlo come null'altro nella sua vita. Nessuno doveva permettersi di toccarlo in quel modo, di guardarlo con quegli occhi languidi. Harry era suo e di nessun altro, e lo sarebbe stato per sempre.

Probabilmente sarebbe svenuto per la prima volta in vita sua, e forse ci sperava pure, almeno avrebbe messo fine a quella tortura.
Non ebbe neanche il tempo di elaborare bene ciò che stava succedendo che Liam lo superò veloce, con Niall che saltellava a destra e sinistra, e suonò il campanello.
"Che cazzo fai Li."

Il più piccolo si voltò verso di lui, guardandolo con occhi sorpresi. "Suono. -Soffiò in tono ovvio.- Vuoi aspettare che esca di casa per accorgersi di noi?" Gli domandò ironico, scuotendo la testa.
Louis lo guardò male, gli occhi ridotti a due fessure.
Il grande cancello nero si aprì dopo pochi attimi, non si era neanche accorto dello scricchiolio del citofono, troppo impegnato a fulminare il suo amico con lo sguardo.
Vide un sorriso spontaneo nascere sul volto dei suoi amici e soltanto quando i suoi occhi si posarono sulla figura infondo al vialetto capì il perché.

Harry Styles, riccioli ribelli, pantaloni neri e maglia a maniche corte bianca, un sorriso da far invidia al sole e due occhi più verdi del prato accanto a lui, stava lì in piedi a braccia spalancate, sorpreso e contento allo stesso tempo.
Harry Styles era di nuovo davanti a lui dopo soltanto una settimana.
Il cuore di Louis si sgretolò, per poi ricomporsi e tornare intatto più forte che mai. Sentì perfettamente l'attimo in cui il rumore sordo del suo battito si spezzò come un bicchiere di vetro contro la roccia.

"Haz!" Sentii squittire il biondo, ma lui era troppo impegnato a concentrarsi sul suo respiro per curarsi di loro, e quando tornò alla realtà Liam e Niall si erano già affrettati a raggiungere il riccio con poche falcate, mentre lui stava lì immobile come una statua, i muscoli rigidi e i pugni serrati con tanta forza da fare male.
Non stava neanche respirando per il terrore, per l'imbarazzo, per un sacco di fattori che nemmeno aveva voglia di analizzare.
"Ehi Lou, hai intenzione di restare lì fino a che non ce ne andiamo?" Gli urlò l'irlandese, ridacchiando e in quel momento decise che lo avrebbe strozzato, lo avrebbe soffocato nel sonno quella notte stessa perché era davvero il peggior amico che potesse mai capitargli.

Cercò di scrollarsi di dosso la sensazione di disagio che si era attaccata a lui come una seconda pelle, arrivando ad un passo da Harry con le gambe che gli tremavano paurosamente.
Si accorse che in quella settimana non aveva fatto altro che rischiare di rovinare a terra tutte le volte che camminava. Che quando il pensiero del riccio si insinuava nella sua mente il suo corpo non reagiva più.

"Ciao." Mormorò, cercando di abbozzare un sorriso che però risultò più una smorfia che altro. Era grato di non potersi vedere dall'esterno perché quasi sicuramente si sarebbe picchiato da solo. Aveva quasi trent'anni e non era ancora in grado di articolare una frase di senso compiuto sotto lo sguardo penetrante di quegli smeraldi luminosi.
Il sorriso del ricciolo invece si allargò ancora di più. "Ciao a te." Ricambiò, passandosi la lingua sulle labbra carnose.
Gli occhi di Louis scattarono immediatamente alla sua bocca, seguendo il movimento con estrema attenzione e quella volta ringraziò interiormente il biondo per aver urlato di avere fame e per aver fatto così voltare Harry verso l'entrata della casa.

Sospirò pesantemente. "Scusami se siamo piombati qui senza avvisarti, non sapevo niente neanche io." Si sentì in dovere di dire, almeno per salvarsi un minimo da quell'imbarazzo. Non avrebbe mai voluto che pensasse che erano lì per causa sua, che era davvero disperato fino a quel punto. Anche se disperato lo era davvero.
"No?" Il ricciolo lo osservò curioso, un velo di delusione nello sguardo nel sapere che Louis non era andato da lui di sua spontanea volontà, ma tentò subito di nasconderlo dietro l'ennesimo sorriso.
"No, è stata una sorpresa." Ammise, introducendosi nella grande villa.

Il salotto che si presentava davanti ai suoi occhi aveva un lungo divano beige rivolto verso l'immensa vetrata sul retro. Un televisore al plasma prendeva quasi tutta la parete sinistra ed un caminetto era posto dall'altra parte rendendo la stanza molto più accogliente.
Niall non riusciva a stare fermo un secondo, per una serie di eventi sfortunati lui non era mai stato in quella casa e in quel momento stava fischiando sbalordito guardandosi attorno, fino a che non intravide la piscina e schizzò fuori sulla terrazza come una furia, togliendosi la maglietta e facendola roteare sulla testa nemmeno fosse un cowboy all'inseguimento di una mandria.

Louis invece era come ipnotizzato, osservava l'arredamento completamente cambiato da come lo ricordava, ogni cosa che avevano scelto insieme per quella casa era sparita e quello gli provocò l'ennesima fitta all'altezza del petto. Però sorrise lo stesso, riusciva a percepire ogni lato di Harry soltanto in quella stanza, soltanto dai colori tenui e dalla disposizione di ogni oggetto. L'unica cosa ancora uguale a un tempo erano i suoi vinili preferiti sul mobile in legno e le foto della sua famiglia appese sopra le scale.
Gli trasmetteva la sua presenza in tutte le angolazioni.

"Una bella sorpresa?" Il ricciolo gli arrivò alle spalle sussurrando quelle parole direttamente al suo orecchio e lui sussultò, rabbrividendo.
"Beh, questo non posso deciderlo adesso." Rispose, tenendo lo sguardo fisso sulla porta vetri che dava sul retro, osservando Liam rincorrere Niall e per un attimo gli sembrò di tornare indietro nel tempo, quando erano adolescenti scapestrati, vestiti in modo pessimo e con ancora tutto da costruire. Quando avevano passato quei due mesi a casa del riccio nel Cheshire per amalgamarsi come band, quando il loro amore aveva iniziato a sbocciare.
"E cosa te lo farà decidere?"

Deglutì rumorosamente, avvertendo Harry ancora alle proprie spalle e senza esitazione si voltò, trovandolo pericolosamente vicino.
"Tu." Soffiò e non gli sfuggì come Harry fissò le sue labbra con sguardo rapito.
"Io?" Harry rise. "Sei ad LA." Disse allargando le braccia.
"Non mi è mai importato dove fossi, ma con chi. -Sussurrò lasciando vagare lo sguardo sul suo viso.- Non te lo ricordi più?"

"Me lo ricordo fin troppo bene. Quindi la sorpresa sono io?"
"Credo di si, e se sarà bella o brutta dipenderà solo da te." Gli rivelò di getto.

Aveva appena deciso che non avrebbe avuto più filtri e che avrebbe sputato fuori tutto quello che pensava quando lo pensava, perché trattenersi non lo aveva portato a nulla di buono fino a quel momento.
Si era messo in testa ormai che quella fosse la sua ultima possibilità e che tanto valeva sfruttarla fino in fondo senza avere rimpianti.
Gli avrebbe detto tutto, magari non quella sera, magari non il giorno dopo, ma prima di rientrare a Londra Harry avrebbe saputo tutto ciò che Louis si era tenuto dentro in quegli anni.

Il ricciolo gli sorrise teneramente, mettendo in mostra le due adorabili fossette. Potevano essergli mancate anche quelle? La riposta era semplice, perché di Harry lui avrebbe sentito la mancanza anche del più insignificante dettaglio.
"Che ne dite di un aperitivo in piscina? -Chiese voltandosi verso gli altri due ragazzi, intenti a spintonarsi ridendo come pazzi.- Faccio preparare  qualcosa e mangiamo giù." I due si bloccarono, avvicinandosi alla porta vetri.
"Si! -Urlò Niall, alzando le braccia al cielo.- È da quando sono arrivato che vorrei tuffarmici." Gli confessò, facendo ridere tutti.

"Nessuno se ne era accorto Ni." Lo prese in giro Louis, indicando il petto nudo dell'amico e la maglia che ancora stringeva nella mano.
Harry guardò il sorriso del castano ammaliato, prima di riscuotersi schiarendosi la voce.
"Gli spogliatoi per cambiarvi sono giù, sono piccoli ma non dovremmo avere problemi nel vederci nudi." Disse con semplicità.
Louis giurò di aver visto un sorriso malizioso nascere sul suo volto e spontaneamente arrossì.

Sentì un nodo stringergli la trachea. "Io no-"
"Il tuo costume è nella tasca esterna della valigia, Lou." Esclamò Liam, recandosi all'ingresso dove ancora stavano tutti i bagagli e aprendo una tasca del suo trolley, lanciandogli l'indumento in pieno viso.
"E dove lo avresti trovato?" Squittì il castano, osservando il tessuto azzurro con le guance chiazzate di rosso.
"Nel terzo cassetto, so meglio di te dove sta la tua roba." Rispose con un occhiolino, per poi prendere anche il proprio costume dal suo borsone.
"Non sai neanche cosa hai in valigia Lou?" Gli chiese serio Harry, scendendo le scale e facendo strada al resto del gruppo.
"Non l'ho fatta io." Mormorò imbarazzato, quasi giustificandosi con lui.

Quel Lou gli aveva fatto nascere di nuovo le farfalle nello stomaco e non riusciva a capire come un semplice abbreviativo del suo nome risultasse così dolce quando usciva dalle sue labbra.

"Lou." Sussurrò Harry, la mano destra sulla schiena del più grande mentre con l'altra era aggrappato al suo collo, con i capelli che gli solleticavano le dita.
Louis dette un'altra spinta, il corpo lucido di sudore il respiro affannato.
Il grande letto della camera matrimoniale quella volta era troppo lontano e non gli era sembrato per niente scomodo il tavolo della sala da pranzo.
Le gambe del ricciolo erano saldamente ancorate al sul bacino, sentiva i suoi muscoli rigidi per lo sforzo, i suoi ansimi sulle labbra.
"Ti amo." Aveva mormorato Louis. "Ti amo." Aveva ripetuto all'infinito, con le labbra che lambivano la pelle di Harry.
Succhiavano quei centimetri sensibili del collo, scendevano sul suo petto, marcando il suo corpo di piccoli cerchi rossastri.
Ed Harry aveva sussurrato il suo nome, come una cantilena, come una canzone erotica.

"Louis?" Liam lo guardò con un sopracciglio alzato.
"Mh?" Non si era reso conto di essere rimasto bloccato a metà delle scale.
Altri ricordi avevano affollato la sua mente, ricordi di loro stesi a letto, uno nelle braccia dell'altro, quel Lou mormorato con voce roca e assonnata, il sorriso che spontaneo nasceva ogni volta sul suo viso.
Era ormai del tutto impazzito, lo era da parecchio tempo e più ci pensava, più gli sembrava di perdere la ragione per quel ragazzo.

Ogni minimo dettaglio di lui gli ricordava il passato, ma aveva un retrogusto di futuro e quel mix esplosivo non faceva per niente bene alla sua già precaria lucidità.
E se tutto fosse di nuovo andato male? Non avrebbe retto, continuava a pensarlo e più trascorreva del tempo con lui più la paura si intensificava.
Avrebbe voluto toccarlo, stringerlo, baciarlo come faceva un tempo.

Harry accese la luce al piano inferiore, rivelando la piccola stanza. La luce solare filtrava dalle grandi finestre che davano direttamente sulla piscina.
"Questo è lo spogliatoio. -Indicò una porta, l'unica, vicino alle scale.- Qui c'è la doccia per quando usciamo e lì-"
"La piscina." Finì Niall per lui con un sorriso luminoso sul volto e gli occhi eccitati puntati sull'acqua azzurra che risplendeva sotto la luce del sole calante.
"La piscina. -Gli fece eco Harry.- Andate a cambiarvi, io ho già il costume."

"Aspettavi qualcuno per farti un bagno?" Domandò di getto Louis, appena gli altri si furono chiusi la porta dello spogliatoio alle spalle. Non riuscì a nascondere il fastidio che quella possibilità gli provocò. Pensarlo con qualcun altro lo logorava.
Il ricciolo si voltò con un sopracciglio alzato. "Perché non si può fare un bagno da soli?"
Il più grande aprì la bocca, preso in contropiede, poi la richiude subito dopo non riuscendo a pensare a niente di sensato da dire.

"Vado a cambiarmi." Gli comunicò sbrigativo, entrando nella piccola stanza e chiudendosi la porta dietro con un sospiro. Ci appoggiò la nuca sopra cominciando a sbatterla ripetutamente sulla superficie. Perché era nato così cretino?
Non fu per niente semplice cambiarsi, con le mani che non riuscivano a stringere niente e il cuore che gli fischiava nelle orecchie.
Il costume che gli aveva preso Liam però era quello che gli piaceva di più e si appuntò mentalmente che avrebbe dovuto ringraziarlo per quello.

Uscì da lì diversi minuti dopo, cercando di non inciampare sui suoi stessi piedi mentre scendeva gli scalini che portavano alla piscina.
Gli altri erano già dentro che stavano parlando animatamente di qualcosa che lui ancora non riuscì a captare. Vederli lì tutti, sorridenti, scatenò in lui nuovamente quella nostalgia che lo aveva accompagnato fin dal primo istante in cui era atterrato a Los Angeles.
Era bellissimo essere di nuovo tutti, o quasi, insieme. Era come se il tempo non fosse mai passato.

Louis si sporse a osservare la grande vasca, accovacciandosi per immergerci un dito e tastare la temperatura.
"È di tuo gradimento principino?" Chiese una voce roca alle sue spalle facendogli roteare gli occhi e rimettendosi in piedi.
"Abbastanza si."
Harry sogghignò, avvolgendogli le braccia attorno al busto repentinamente e dandosi una spinta in avanti facendo cadere entrambi nella piscina, schizzando acqua ovunque.
"Ma sei scemo?" Sbottò il castano riemergendo e scuotendo la testa per togliersi i capelli dal volto.
Il più piccolo ridacchiò nuotando nella sua direzione e aggrappandosi al suo corpo, Louis fece resistenza fino a che l'altro non premette le labbra sulle sue in un bacio lento, languido.
"Crescerai mai Harold?"
"No se questa è la ricompensa." Rispose tornando a baciarlo, più a fondo e con più passione del momento prima.

"Lou! Vieni." Liam lo chiamò, quando lo notò a pochi passi, facendogli cenno di tuffarsi a sua volta e raggiungerli.
Il castano scese lentamente il primo scalino, l'acqua fredda gli fece rabbrividire la schiena.
Non osava alzare gli occhi dall'acqua limpida, sentiva il suo sguardo addosso e sapeva che se avesse alzato la testa si sarebbe ritrovato quei due smeraldi puntati sul suo corpo e non avrebbe retto.
Si era sempre sentito piccolo in confronto a lui, troppo minuto, anche se era il più grande tra i due.
Aveva sempre avuto problemi ad accettare il suo corpo, ma non si era mai sentito sbagliato o a disagio quando le sue mani lo sfioravano.
Aveva iniziato ad accettarsi proprio nel momento in cui Harry lo aveva sfiorato e amato per la prima volta e da allora ogni singolo giorno cercava di ricordarsi quella sensazione per riuscire ad accettare ciò che era.

Sei bellissimo Lou, vorrei che potessi guardarti attraverso i miei occhi per capire quanta meraviglia c'è in te.

Quando l'acqua gli arrivò finalmente ai fianchi, ebbe il coraggio di alzare gli occhi sul ragazzo davanti a lui. I brividi persistevano incessanti ma adesso non sentiva più freddo.
Lo sguardo del ricciolo stava bruciando sul suo corpo, marchiando ogni centimetro di pelle. Si sentì andare a fuoco, le guance gli si colorarono di cremisi ed incrociò le braccia al petto, sentendosi più piccolo di quanto già fosse di fronte a lui.
Si affrettò a immergersi completamente per nascondere, anche se in modo parziale, il suo corpo dando due ampie bracciate e percorrendo il perimetro della vasca per distrarsi.

"Sarà meglio cercare un hotel prima di sera." Ruppe il silenzio Liam, dopo alcuni istanti e Louis lo guardò accigliandosi.
"Cioè voi in tutto questo casino non siete stati buoni di prenotare un posto dove dormire?" Sbottò bloccandosi e cercando di toccare il fondo con le punte dei piedi, ma quando non ci riuscì sbuffò e si avvicinò al bordo. Notò il sorriso furbo di Harry, ma non disse nulla.
"Pensavamo di trovarlo appena atterrati. -Si giustificò Niall con una scrollata di spalle.- Non dovrebbe essere difficile per noi no?"
"Perché non restate qui?" Si intromise il riccio, attirando su di lui tre paia di occhi.
"Non vorremo disturbarti Haz..." Disse Liam nello stesso momento in cui Louis sentì il cuore sprofondare nel petto. Come avrebbe potuto resistere in quella casa, con Harry che dormiva a pochi metri da lui, quando avrebbe solo desiderato essere sotto quelle lenzuola con l'altro ragazzo.
"Non credo sia una buona..-"

"Ho cinque stanze degli ospiti, quando comprai questa casa ospitare i miei amici era uno degli obbiettivi principali. -Rispose ovvio con un sorriso ampio.- Quindi, no, non mi disturbate affatto."
Mentre parlava i suoi occhi si incastrarono perfettamente in quelli di Louis, cercando chissà cosa nel fondo di quelle iridi azzurre come il cielo sopra la California.
Sembrava lo stesse pregando di accettare, che non vedesse l'ora di poterlo avere li.
"Beh. -Mormorò il più grande grattandosi la nuca e distogliendo lo sguardo.- Se non ti pesa direi che possiamo anche accettare.."

Il sorriso del riccio si allargò ulteriormente, se possibile.
"Bene, dirò a Maria di preparare le stanze, aspettatemi qui, torno subito."
Detto così si affrettò ad uscire dalla piscina, le braccia fecero leva sul bordo, i muscoli della sua schiena si contrassero e gli avambracci si ingrossarono leggermente nello sforzo.
A Louis si seccò la gola nello studiare il corpo del più piccolo, sembrava così diverso dall'ultima volta, doveva essersi allenato parecchio, constatò arrossendo.
Quando sparì di nuovo dentro casa, si voltò verso i suoi amici e li incenerì con un'occhiata. "Cosa mi significa che non avete prenotato un hotel, siete completamente stupidì?" Ringhiò a denti stretti.
"Senti abbiamo deciso all'ultimo, non è stato semplice organizzare un viaggio soprattutto con te così restio."

"E questo è un buon motivo per farci dormire sotto i ponti?"
"Oh avanti, siamo gli One Direction, non avremmo mai dormito in mezzo a una strada."
Louis sbuffò sonoramente, esasperato. Una volta tornato a Londra non avrebbe voluto vederli più almeno per sei mesi.
"E comunque adesso abbiamo un posto dove stare, perfetto no?" Niall si sedette sul bordo, inforcando gli occhiali da sole e rivolgendo lo sguardo al sole, rilassato come se nulla al mondo potesse toccarlo.
Il castano gonfiò le guance stizzito, muovendo la mano sulla superficie della piscina per lanciargli addosso dell'acqua.

"Heiii!" Si lamentò il biondo, aggrottando la fronte.
"Come potete pensare che io possa dormire in questa maledetta casa? Quando l'ultima volta che ci sono stato dormivo assieme ad Harry!" Sibilò con gli occhi fuori dalle orbite, il viso rosso per il nervoso che sentiva crescere dentro di lui attimo dopo attimo.
"Perché non fai qualcosa per rimettere a posto le cose invece di continuare a sbavargli addosso." Lo rimbeccò Liam, prendendo posto accanto a Niall.

Louis aprì bocca per ribattere, ma quando non trovò nulla di sensato da dire la richiuse con uno scatto.
Avevano ragione, come ogni dannata volta, era andato lì con un obbiettivo e non era ancora riuscito a mettere insieme un discorso.
A dire qualcosa ad Harry per poterlo convincere che per loro c'era ancora una possibilità, che se solo glielo avesse chiesto quella volta sarebbe stato pronto a rischiare tutto, a mettere in gioco anche l'ultimo pezzetto di cuore che gli era rimasto perché loro ne valevano la pena.
Lui ne valeva la pena.

Quando Harry tornò aveva sempre quel sorriso sulle labbra, sembrava non riuscire a smettere da quando erano arrivati a casa sua, ma non voleva illudersi troppo. Forse ormai lo considerava niente di più e niente di meno di Niall e Liam, forse c'era ancora dell'affetto ma non era più quell'amore travolgente di un tempo.
Scosse la testa per eliminare quei pensieri, e sorrise a sua volta quando il riccio scese in acqua accanto a lui, sfiorandolo accidentalmente e scatenando una cascata di brividi lungo la sua schiena.
No, doveva sperare, doveva tentare, non gli restava null'altro da fare.

••

Avevano trascorso ancora più o meno una mezz'oretta seduti sul bordo della piscina, con i piedi immersi nell'acqua cristallina, avevano riso e scherzato, come facevano anni prima mentre erano in tournée, o in sala di registrazione. Oppure semplicemente quando si vedevano al di fuori degli appuntamenti lavorativi a casa di uno o dell'altro.
Si ricordò di quando si trovavano da Zayn, due pizze giganti e qualche birra pronti a godersi una partita di calcio.
Di quando andavano da Liam perché doveva smaltire la mole di roba che sua mamma gli aveva portato da mangiare durante la sua ultima visita.
Di quando Niall li trascinava a qualche festa solo perché aveva davvero voglia di ubriacarsi fino a scordarsi il suo nome.

Avevano condiviso così tanto ed era bello poter ancora contare su quell'amicizia, anche se tante cose erano cambiate, restava un qualcosa di così bello che a Louis scoppiava il cuore di gioia, una felicità che non provava da tempo e quando si era voltato verso il riccio e lo aveva trovato già intento a fissarlo la felicità si era triplicata.
Intorno alle sette Harry si era alzato ed era andato a recuperare dalla sua personale cantina un paio di bottiglie di vino, strappandole e richiamandoli attorno al tavolo esterno per brindare tutti insieme.
Avevano sgranocchiato qualche patatina e avevano continuato a ridere, raccontandosi le cose più disparate che avevano fatto durante quel periodo passato lontani.

Quando la cena fu pronta, Maria sbucò dalla porta finestra per avvisare il padrone di casa, ma quando i suoi occhi si soffermarono sulla figura minuta di Louis, la donna si bloccò prima di cacciare un urletto e correre ad abbracciarlo.
"Dios mios!" Esclamò stringendolo con così tanta forza da fargli perdere un respiro. "Come stai Louis?" Domandò felice con quel suo inconfondibile accento sudamericano e quel sorriso materno che l'aveva sempre contraddistinta.
"Bene Maria e tu? Ramon e Luisa?" Chiese interessato, stringendo le mani di lei nelle sue.

"Oh stanno bene quei due, Ramon fa il meccanico ora e Luisa è sposata e aspetta il primo figlio." Louis sorrise ampiamente a quella rivelazione, Maria e la sua famiglia meritavano tutto il meglio del mondo e sapeva bene che Harry contribuiva attivamente a tutte le spese necessarie per farli stare tranquilli. Il cuore del riccio era enorme, e questo lo aveva sempre saputo.
"Ad ogni modo -Si riscosse poi lei.- la cena è pronta! Andale, andale o si fredda!" Li esortò, sospingendo appena Louis verso l'ingresso, ma la voce del padrone di casa li bloccò.

"Maria io pensavo di mangiare fuori stasera." La informò gentile, posandole una mano sulla spalla. "Non preoccuparti, apparecchio io." Continuò quando la vide sul punto di ribattere.
Quella sospirò, agitando un dito in ammonimento, ma non aggiungendo altro. Sapeva bene che con Harry era una battaglia persa in partenza, così tutti insieme prepararono il tavolo esterno, mentre la donna portava la roba da mangiare e la metteva nei piatti.
Quando tutto fu pronto li salutò uno a uno, fermandosi accanto a Louis e piegandosi per lasciargli un rumoroso bacio sulla guancia. "Mi raccomando." Sussurrò appena, strizzandogli un occhiolino e lasciando definitivamente la casa per tornare dalla sua famiglia.

••

La cena quella sera era stata più deliziosa del solito per Louis, non sapeva però se fosse il cibo ad essere più buono o semplicemente il fatto che gli fosse mancato da morire mangiare lì.
Cenare in compagnia dei suoi amici e di Harry, era stata la cosa più bella che gli era successa da parecchio tempo e in quel momento stava pensando che probabilmente non gli sarebbe importato neanche se avesse mangiato cibo in scatola.
Stava bene, tremendamente bene, aveva il cuore leggero e la mente leggermente annebbiata dal vino.

Se ne stava seduto sulla sdraio vicino alla piscina, mentre roteava assorto il calice e il suo sguardo vagava per il giardino, incantato.
Le luci soffuse rendevano tutto così accogliente che non potè fare a meno di sentirsi a casa, anche se era quasi sicuro che quella sensazione gliela scatenava il ragazzo riccio seduto poco distante.
Lui era sempre stato la sua casa, il suo porto sicuro dove approdare per riposarsi, la sua piccola e dolce realtà.

Sospirò rilassato sorseggiando un po' di vino, quando un punto più nascosto, sul lato destro della casa, attirò la sua attenzione.
Una piccola costruzione in legno era nascosta tra le piante, sembrava abbandonata li o semplicemente era stata riposta per un uso futuro.
Si alzò mentre i suoi amici ridevano per qualcosa che lui non aveva minimamente ascoltato e si diresse verso quel punto, rimanendo a bocca aperta quando la riconobbe.
Gli occhi si inumidirono involontariamente ai ricordi che quell'oggetto scatenava.
Non se lo sarebbe mai aspettato di trovarla lì.

Dei passi alle sue spalle lo fecero sobbalzare, ma non si mosse, premette la mano sulla sua bocca per evitare ai singhiozzi di squarciare la calma della sera e aspettò qualche secondo che il respiro tornasse normale prima di parlare.
Harry era proprio dietro di lui a poca troppo poca distanza, poteva avvertite il suo respiro caldo sulla nuca.
"L'hai tenuta..." Constatò con un filo di voce e tirando su appena con il naso.
Il riccio sospirò. "Si, non avrei mai potuto buttarla via." Ammise, guardando a sua volta la piccola costruzione in legno bianco, leggermente sbiadita dal tempo.
Ricordava ancora quando erano andati a comprarla, Louis aveva insistito così tanto e alla fine l'altro lo aveva accontentato.

"Non dovremmo prima comprare il cane Lou?"
Aveva chiesto esasperato, aprendo il baule della macchina e caricando sopra la cuccia.
Il ragazzo al suo fianco scrollò le spalle e sorrise. "L'ho già trovato, ma ha poco più di due settimane quindi non possiamo andarlo a prendere prima di tre mesi, intanto però mi preparo."
Harry lo osservò sconcertato, sgranando appena gli occhi verdi. "Lo hai scelto senza di me?" Chiese mettendo su un tenero broncio che non avrebbe esistito a baciare via se solo non fossero stati sotto gli occhi di tutti.
"Sorpresa amore! -Squittì ridacchiando.- Oh dai togli quel muso, lo amerai."

Quella era stata l'ultima volta che era stato a Los Angeles, gli ultimi ricordi felici costruiti insieme prima che tutto venisse annientato.
Quel cane, Roli, non erano mai andati a prenderlo insieme.
Poche settimane dopo, a Londra, si erano detti  addio tra le lacrime e dopo di che più nulla aveva avuto senso, nemmeno avere un cane senza Louis in casa aveva avuto senso. Ma Harry non era riuscito a buttarla via quella cuccia. Aveva cambiato quasi tutto in casa per non avvertire poi la presenza di Louis in ogni angolo, ma da quella non ed a riuscito a separarsi.
Allungò una mano per sfiorare il polso del castano, che sobbalzò al contato, ma non si ritrasse.

"Mi ricordava di noi, di quando eravamo davvero pronti a costruire qualcosa insieme di duraturo, una famiglia... era una cosa troppo preziosa perché potesse essere gettata via."
Louis rabbrividì a quelle parole, e alcune lacrime sfuggirono al suo controllo.
"Harry io..-" La frase rimase a metà perché proprio in quel momento, Niall contento ed ubriaco aveva avuto la brillante idea di cacciare un urlo gettandosi vestito nella piscina, incurante delle proteste e gli ammonimenti di Liam.
"Forse è meglio andarlo a recuperare." Propose Harry, osservandolo con quegli occhi impenetrabili, uno sguardo indecifrabile.
"Si forse è meglio."

Raggiunsero il bordo della vasca, dove il biondo stava tranquillamente sguazzando ignorando bellamente Liam che continuava a chiedergli di uscire perché si stava infradiciando tutti i vestiti e perché era ora di andare a letto.
"Mio dio ma crescerà mai?" Sbottò, quando avvertì la loro presenza al suo fianco, facendo ridacchiare Harry che scosse piano la testa.
"No, non penso proprio."
"Ma tu dovresti seriamente smetterla di fare da mamma a tutti quanti Li, non abbiamo più sedici anni." Lo ammonì Louis, con un sorriso divertito sulle labbra.
Il ragazzo sbuffò scocciato, era sempre stato nella sua natura preoccuparsi per gli altri, e in particolar modo di loro quando si erano trovati a condividere tutto quel tempo. Di certo non avrebbe mai smesso, era più forte di lui, specialmente quando esisteva al mondo qualcuno come Niall, con così poca considerazione di tutto ciò che lo circondava.

Impiegarono circa dieci minuti a convincere il biondo, completamente sbronzo, a uscire dall'acqua per asciugarsi e andare finalmente a letto.
"Siete noiosi." Li apostrofò scocciato, stringendosi addosso l'asciugamano che Harry gentilmente gli porse.
"Come fai a essere così pieno di energie dopo un volo intercontinentale di dodici ore?" Lo rimbeccò subito Liam, guardandolo con gli occhi sgranati e una profonda riga in mezzo alle sopracciglia. L'altro si strinse nelle spalle innocentemente, ma ebbe la decenza di tacere iniziando poi a togliersi i vestiti fradici e sparendo dentro gli spogliatoi.
"Sarete stanchi morti. -Valutò il riccio sorridendo appena in direzione di Louis.- Andate a riposare io metto a posto qui."

"Non se ne parla, ti diamo una mano." Protestò subito pronto Liam e senza nemmeno dare il tempo all'altro di ribattere si affrettò verso il tavolo iniziando a riordinare i piatti, impilandoli uno sull'altro e sparendo in casa.
"Non potevi pretendere nulla di diverso da lui." Scherzò il castano, gli occhi ghiaccio che cercarono subito i suoi verdi. Quanto gli erano mancati quegli occhi, l'unico specchio nel quale si rifletteva e non si considerava un totale disastro.
Ma quanto dolore aveva causato a quelle iridi.
Con un sospiro si apprestò a seguire il suo migliore amico e recuperò tutto ciò che riuscì dal tavolo, portandolo in cucina dove abbandonò le stoviglie nel lavello, guardandosi subito dopo attorno.

La cucina, per forza di cose, era sempre uguale, con quei pensili bianchi e il top di legno chiaro. Disegnava una U perfetta terminando con una penisola sotto la quale vi erano quattro sgabelli.
Quante colazioni avevano diviso in quel posto, quante volte aveva abbracciato il riccio da dietro mentre era intento a cucinare, quanti baci si erano scambiati in quella stanza e quante volte si erano ritrovati a farci l'amore.
Un brivido scese lungo la sua schiena a quei ricordi. Los Angeles era un continuo flashback e sperava con tutto se stesso che dopo quei giorni sarebbe tornato a costruirne di nuovo insieme all'uomo della sua vita.

Louis sbadigliò appoggiandosi al bancone, mentre Niall sbucava proprio in quel momento sorridente e completamente asciutto.
"Andate a dormire adesso, domani mattina penseremo al resto." Ripetè Harry serio, posando le ultime cose sulla penisola e scompigliandosi subito dopo i ricci. Louis seguì quel movimento con occhi attenti.
"Sei sicuro H?" Chiese Liam, adocchiando l'infinita e quantità di piatti sporchi con sguardo colpevole, dentro di se c'era già quella casalinga disperata pronta ad uscire e far splendere tutta la casa come uno specchio.
"Ne sono sicuro, andate, non preoccupatevi. - Sorrise cordiale il riccio.- Piano di sopra, corridoio di destra, le vostre stanze sono le prime due." Spiegò indicando la scala di design oltre la grande sala da pranzo.
Con una smorfia l'altro annuì e trascinandosi dietro un Niall piuttosto confuso, augurò agli altri due buonanotte sparendo su per i gradini.

"Tu non vai?" Domandò accigliandosi in direzione di Louis, quando lo vide restare fermo impalato al suo fianco.
Il castano lo guardò, aprendo e chiudendo la bocca più volte. Quello era il momento adatto per dirgli tutto, sputare fuori ogni sentimento, tutto il dolore, la mancanza lacerante che aveva sentito in quegli anni, ma ogni volta che ci provava dalle sue labbra non usciva nemmeno un minimo suono.
Harry lo stava fissando, i grandi occhi leggermente spalancati in attesa. Era come se si aspettasse il mondo in quel momento, ma tutto ciò che Louis riuscì a dargli fu un flebile "buonanotte" prima di abbassare gli occhi sul pavimento e sparire su per le scale con le gambe che sembravano gelatina e il respiro corto.

Non appena arrivò nella sua stanza chiuse velocemente la porta appoggiandocisi sopra con tutto il peso, sbattendo più e più volte la nuca sul legno liscio, dandosi mentalmente dello stupido a ripetizione.
Fissò gli occhi sul soffitto bianco candido, quella camera sembrava stringersi attorno a lui con ogni minuto che passava, mentre pensava che tutti i suoi splendidi piani di sfruttare al massimo quell'ultima occasione erano letteralmente andati in fumo.
Se non era riuscito a dirgli nulla quando erano rimasti soli, come avrebbe fatto i giorni seguenti con Niall e Liam sempre in giro?
Si allontanò dalla porta per avvicinarsi alla grande vetrata che occupava quasi un'intera parete, da lì aveva un'ampia visuale del giardino sul davanti e non potè fare a meno di pensare a quando era solito dormire in una stanza dal lato opposto della casa, quello dove si vedeva meglio la piscina, ma sicuramente quella era la stanza di Harry e lui non aveva più diritto da molto tempo di entrarci.

Con uno sbuffò stizzito aprì la valigia, estraendone una maglietta e un pantaloncino di tuta per dormire e si chiuse in bagno per farsi una doccia.
Quando ne uscì, con i muscoli più rilassati di prima, si buttò sul materasso chiudendo gli occhi e posizionando le braccia dietro la testa.
Passarono minuti, poi ore, e quando l'orologio sul comodino segnò le due e mezzo della notte lui ancora non era riuscito a prendere sonno nemmeno per qualche secondo.
Passò più volte lo sguardo dalla radio sveglia sul comodino al soffitto, e poi ancora sull'armadio o sul paesaggio esterno che si intravedeva e alla fine con un ringhio scocciato si tirò nuovamente a sedere sul letto, guardando fuori dalla finestra il cielo scuro e stellato stropicciandosi gli occhi.
Era stanco morto, eppure non riusciva a dormire, così si alzò e decise di andarsi a preparare del The in cucina, sperando che Harry tenesse ancora le cose nei posti che ricordava, o avrebbe passato la notte in piedi a cercare in ogni antina di ogni mobile.

Scese le scale cercando di fare il minor rumore possibile, ma quando sentì il poco discreto russare di Niall capì che non si sarebbe svegliato nemmeno se la casa fosse andata a fuoco, mentre Liam dormiva sempre con i tappi quindi con lui poteva andare sul sicuro.
Si scompigliò i capelli iniziando a scendere qualche gradino, sobbalzando non appena arrivò in fondo alla rampa e intravide la luce della cucina accesa e una figura appollaiata su uno degli sgabelli della penisola.
Harry era di schiena, il busto lasciato scoperto mentre le gambe erano avvolte da un pantalone del pigiama a scacchi bianchi e rossi.
La gola gli si seccò all'istante, mentre la voglia di scappare nuovamente al piano superiore lo colse, ma cercò di soffocarla dentro di se e si avvicinò cauto prendendo un respiro profondo.

"Non riesci a dormire?" Esordì girando attorno al ragazzo che alzò gli occhi di scatto. Quando lo riconobbe sollevò appena l'angolo della bocca in un sorriso, tornando poi a fissare la sua tazza come fosse la cosa più interessante del mondo.
"Già.- Rispose in un piccolo sussurro.- nemmeno tu?"
Louis scosse piano la testa, dondolando sui talloni a disagio e guardandosi brevemente attorno. Harry sorrise nuovamente.
"L'acqua è calda se vuoi il the, il resto sai dove trovarlo." Il castano annuì meccanicamente e iniziò a muoversi tra i pensili sotto lo sguardo vigile dell'altro, tirando fuori una tazza e una bustina del suo the preferito. Il cuore che gli precipitò nel petto nel notare come il riccio continuasse a comprarlo seppur lui non lo bevesse praticamente mai.

"Pensavo fossi venuto qui per un motivo Lou, pensavo dovessi dirmi qualcosa..." Esordì ad un certo punto, mentre il castano era ancora di spalle intento a versare l'acqua calda nella tazza.
La schiena gli si irrigidì ed il respiro gli si bloccò in gola.
"Quando sei arrivato qui, oggi, credevo di sognare sai? -Continuò con voce roca, quando notò che l'altro non accennava a dire una parola.- Non mi sembrava possibile rivederti in questo posto e credevo davvero che finalmente dopo due anni di agonia, fossi venuto per rimettere insieme i pezzi... ma non mi dici nulla e tutto ciò mi sta uccidendo perché mi sembra di aver finito le cose che possiamo dirci."

Louis tremò, strinse forte il labbro inferiore tra i denti voltandosi per fronteggiare il riccio, trovandolo già con lo sguardo su di lui.
"Sono venuto qui per darmi, per darci un'ultima possibilità, ma la verità è che ogni volta che provo a buttare fuori tutto ciò che sento le parole mi scappano di bocca, e alla fine.." Lasciò la frase in sospeso, scompigliandosi nervoso i capelli.
"Pensi che per me sia mai stato facile invece?" Sbottò bruscò, sbattendo con poca delicatezza la tazza sulla superficie della penisola.
"Lo so che non lo è stato Harry!"
"No non sai nulla invece! -Questa volta gridò e si alzò facendo strisciare lo sgabello sul pavimento.- Fingi solo di saperlo, ma sono sempre stato io quello che si esprimeva, che si metteva a nudo, tu mettevi solo freni."
Louis sobbalzò a quelle parole, la loro veridicità lo trafisse come la lama di mille coltelli.

"Lo so Harry invece! Ho ceduto alla pressione e mi odio per questo, dicevano che un amore come il nostro non sarebbe mai durato e allora ti ho tagliato fuori perché mi sembrava la cosa giusta, perché non ero pronto a espormi così tanto!"
Il riccio distolse frettolosamente lo sguardo dal suo, le prime lacrime che sfuggivano al suo controllo. Non era in quel modo che aveva pensato sarebbe andata quella conversazione, aveva sperato che finalmente avrebbero parlato apertamente, con la calma e la pazienza che meritavano, che tutto sarebbe andato bene. Invece no, sembravano non esserne capaci.

"Mi hai abbandonato Lou..." Mormorò con voce tremolante, stringendosi le braccia attorno al busto come a voler tenere insieme i pezzi.
"Mi hai fatto sentire come se non ne valessi la pena, come se fossi colpevole di averti fatto innamorare, quando ero solo un ragazzino che vedeva in te tutto il suo mondo."
Louis abbandonò la tazza da qualche parte avvicinandosi veloce al ragazzo, che però scosse la testa indietreggiando. Era spaventato, e lo poteva capire, aveva tremendamente paura di soffrire ancora come ne aveva lui stesso.
"Anche tu eri il mio mondo, e lo sei ancora adesso, mi sembra di non riuscire a respirare da due anni a questa parte, mi sento a metà senza te al mio fianco."

"Non mi sembravi così disperato quando uscivano le tue foto con Eleanor, mh? Hai continuato a vederla nonostante non fossi più obbligato, la facciata che hai costruito era più importante di noi. -Ringhiò, con la voce tremante carica di sdegno.- La chiami come eri solito chiamare me? Sarò egoista ma la odio, immensamente. Ha sempre potuto avere alla luce del sole ciò che io invece amavo nel buio."
Il castano spalancò la bocca a quelle parole, rabbrividendo al solo pensiero che realmente l'altro pensasse quelle cose. "Lei non mi ha mai avuto come te e questo lo sai." Gli disse deciso, puntando gli occhi nei suoi come a voler imprimere quelle parole dentro alla sua mente.
"E fa differenza? Io comunque dovevo restare in disparte quando mano nella mano passeggiavate come una coppia innamorata."
Harry aveva le guance ormai rigate dalle lacrime, gli occhi arrossati e Louis avrebbe solo voluto abbracciarlo, stringerlo forte per non lasciarlo andare mai più e soprattutto per evitare che potesse soffrire ancora.

"Eravamo troppo giovani per capire che avevamo tutto." Sussurrò, osservandolo con le iridi offuscate dalle lacrime. "Niente ti fa soffrire di più di ferire chi ami e io so di averti ferito e ho come l'impressione che nessuna parola sarà mai abbastanza."
Il riccio singhiozzò rumorosamente, mordendosi il labbro con più forza fino quasi a farlo sanguinare. "Sono due anni che ti aspetto, due anni che spero e muoio sempre di più dentro, mi sono riempito le giornate con quante più cose potevo, mi sono reinventato mille volte e tutto questo solo per non pensare." Scacciò qualche lacrima con la punta delle dita, ma subito di nuove sostituirono quelle appena asciugate.

La differenza tra loro era netta in quel momento, avevano affrontato tutto in maniera diametralmente opposta, infatti Louis si era sgretolato come intonaco nel tempo, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, infrangendosi al suolo.
Harry invece aveva eretto un muro, aveva arginato il suo dolore fino a non sentire più nulla, ma in quel momento che aveva il castano davanti, così inerme ed indifeso, tutto era riaffiorato in una volta sola. Due anni passati senza il suo sorriso, una sua carezza, la sua risata cristallina, e la diga era crollata.
"Non mi pare tu sia stato con le mani in mano." Brontolò stizzito l'altro, infervorandosi tutto d'un tratto nel ricordarsi le immagini all'hotel a Londra, o gli altri mille mila articoli usciti in quei mesi in cui il ragazzo era in compagnia con questa o quella modella, mentre la gelosia lo divorava da dentro.

"Uscire per due mesi con qualcuna di certo non è come starci insieme per anni, far finta di amarla, che sia la donna della tua vita.... l'ho forse mai fatto?"
Il castano sospirò scuotendo appena la testa, aveva di nuovo ragione, lui si era costruito la vita perfetta, indossava tutti i giorni una maschera, fingeva di essere quello che non era, Harry invece aveva sempre mostrato la sua vera natura, fregandosene. Di certo le due cose non potevano essere messe a confronto.
"Non impariamo proprio mai eh?- Riprese il più piccolo dopo qualche secondo di silenzio.- Siamo già stati in questa situazione prima, perché siamo sempre bloccati? Ed è dura quando litighiamo, siamo entrambi testardi e non capiamo che ci feriamo solo senza arrivare mai ad un dunque."

Louis inspirò profondamente, l'azzurro incastrato nel verde e senza più filtri diede voce ai suoi pensieri. Quelli che aveva seppellito in profondità dentro di se. Voleva abbassare completamente le difese, rendersi vulnerabile, mettergli il suo cuore, fragile come un cristallo, nelle mani.
"Il dunque Harry è che ti amo ancora, non ho mai smesso e ora sono pronto a qualunque cosa pur di stare con te. Non sono mai stato così senza difese, non devo continuare ad essere forte, per me, per te, ho solo bisogno del mio porto sicuro, di tornare a casa."

Harry schiuse la bocca per la sorpresa, boccheggiando alla disperata ricerca di ossigeno che in quel momento sembrava scappargli dai polmoni.
Ti amo ancora, non ho mai smesso.
Quelle parole che rimbombavano nel suo cervello, che risuonavano nelle sue orecchie più e più volte ed era come impazzire. Come tornare indietro di anni, quando per la prima volta si erano confessati l'un l'altro di amarsi. E dopo tanto tempo nulla era mutato, si amavano ancora alla follia, forse anche di più, talmente tanto da fare un male atroce.
"Come puoi chiedermi di crederti adesso? Mi sono sempre fidato e guarda dove mi ha portato."
Più passava il tempo, più Harry pronunciava quelle parole come se davvero non vedesse più una speranza nel loro rapporto, più Louis si sentiva sprofondare in un baratro nero e profondo. Non poteva davvero credere fosse arrivato troppo tardi.

"Lo so H, e credi che io non mi odi tutti i giorni per questo? Ma non ho più intenzione di farmi condizionare dal mondo, se quel mondo mi porta lontano da te."
Altri singhiozzi spezzarono la calma della notte. "Non so cosa fare.." Mormorò con voce piccola, quasi un sussurro, il riccio.
Louis a quel punto si avvicinò a lui, stringendo tra le dita i suoi polsi e togliendogli le mani grandi da davanti al viso per fissarlo dritto nelle sue iridi, quella poca distanza che lo uccise immediatamente, il suo profumo di nuovo nelle narici, le sue labbra martoriate dai morsi continui a un soffio dalle sue.
In quel momento era così bello e così fragile che aveva paura di sfiorarlo anche con gli occhi, come se il minimo movimento potesse spezzarlo.

"Almeno hai ascolto Walls? -Sbottò di getto, con tono disperato e duro.- Parla di te, parla di noi, sei in ogni cosa che faccio, in ogni mia giornata ci sei sempre stato tu anche quando eravamo distanti."
Harry lo fissò immobile, la pelle nel punto in cui le sue mani lo stavano toccando bruciava, era come se ogni suo senso riconoscesse Louis, facendo reagire il suo corpo di conseguenza.

"Potresti per favore evitare di distrarmi?" Sbottò Louis, con un accenno di sorriso sulle labbra.
Harry ridacchiò. "Non sto facendo niente." Gli disse innocentemente, facendo però spuntare le sue fossette sulle guance.
"Sto cercando di scrivere."
"E io sto cercando di baciare il mio ragazzo, posso?"
Il tono così naturale con cui il ricciolo disse quella frase fece fremere il corpo di Louis come una scarica elettrica.
Si alzò di scatto dal materasso morbido su cui era disteso supino, girandosi verso il più piccolo e posizionandosi a cavalcioni su di lui.
Gli prese i polsi con le mani, portandoglieli sopra la sua testa e avvicinando il viso al suo.
"Adesso la smetti?" Sussurrò al suo orecchio, sfiorandogli con le labbra il lobo.
"Forse." Rispose Harry, alzando volontariamente il bacino.
Louis ansimò leggermente. "Okay H, il lavoro può aspettare."

Erano sempre stati qualcosa di speciale loro due insieme, qualcosa che nella vita non tutti hanno la fortuna di trovare.
Dal primo giorno erano entrati in sintonia, finendo per completarsi l'un l'altro, arrivando fin quasi a diventare uno lo specchio dell'altro. Era come se fossero nati per essere legati insieme. Quella famosa leggenda del filo rosso che ti collega alla tua anima gemella nel mondo con loro aveva preso tutto un'altro significato.

"Si Lou, più e più volte e non sai nemmeno quanto male io stessi a sapere che provavi tutto quello eppure non eri tornato da me. -Gli disse con un filo di voce, non ce la faceva più.- Neppure dopo i miei album... neppure dopo falling..." Sbottò, sentendo il muro eretto da anni schiacciarlo del tutto.
Louis restò in totale silenzio, incassando ogni minimo colpo che Harry gli stava infliggendo.
Si lasciava sbriciolare da lui pezzo dopo pezzo, sempre di più.

"Io stavo di merda. -Continuò il ricciolo.- Mi mancavi come l'aria eppure tu non sei mai venuto a riprendermi... perché?" Chiese infine con sempre più disperazione nella voce, cercando di strattonare via le braccia dalla sua presa, ma Louis non glielo permise rinsaldando la stretta.
"Dio solo sa quanto avrei voluto!"
"Ma non lo hai fatto!" La voce si alzò nuovamente di un'ottava e di nuovo cercò di liberarsi delle mani del castano, che in risposta lo spinse contro il bancone bloccandolo con il suo corpo. Harry pianse ancor di più, non sopportava di averlo così vicino e non sentirlo suo, non poterlo baciare.
"Har-.."

"Io volevo una famiglia con te Lou... il cane era il primo passo per me, ma io ero pronto anche ad avere un figlio. -La voce si spezzò nuovamente e dovette prendere un profondo respiro prima di continuare.- Eri l'uomo della mia vita, avrei fatto qualsiasi cosa se solo me lo avessi chiesto."
Ed eccoli lì, i due muri che contemporaneamente si distruggevano, polverizzandosi del tutto e lasciando entrambi i ragazzi senza più nessuna difesa.
Il castano tolse le mani dai suoi polsi, portandole sulle guance del più piccolo e costringendolo ad alzare la testa.
Fece forza fino a che i loro occhi non furono di nuovo a contatto, persi l'uno nell'altro. Il verde prato primaverile con l'azzurro cielo in piena estate.

"Io non volevo questo H, non l'ho mai voluto. -Mormorò con un filo di voce, talmente piano che involontariamente Harry si avvicinò a lui per sentirlo.- Volevo poterti dare quanto tu avresti dato a me e sapevo bene in quel momento di non poterlo fare."
Il ricciolo scosse la testa, ormai allo stremo delle forze. "La cosa che non hai mai capito è che a me sarebbe bastato."
"La cosa che non hai mai capito tu -Gli fece eco Louis.- è che meriti il mondo ed io non riuscivo a dartelo." Parlò con più chiarezza adesso, Harry doveva capire perché l'aveva lasciato andare, doveva capire che ogni suo gesto era stato fatto per il suo bene.
Avere accanto una persona così sbagliata, come si reputava Louis, lo avrebbe soltanto portato alla rovina.

Harry singhiozzò, portando lentamente le sue mani sopra a quelle del più grande, che con una stretta allo stomaco appoggiò la fronte contro la sua e sospirò. "So di averti ferito."
"Tanto."
Il cuore di Louis tremò. "E so anche che non sarà facile."
"No, per niente." Affermò Harry convinto, interrompendolo di nuovo.
"Ma avevo bisogno di vivere senza di te per capire che non posso starti lontano, avevo bisogno di andarmene per capire che io ti bastavo tanto quanto tu bastavi a me."
Il ricciolo alzò la testa, le punte dei loro nasi si sfiorarono, sentì il fiato dell'altro entrargli nei polmoni e fu come tornare di nuovo a respirare.

Louis si passò la lingua sulle labbra secche. "Qualunque rischio mi sta bene se accanto posso avere te." Disse con un filo di voce, lasciando che i suoi occhi si immergessero in quelli dell'altro totalmente ed incondizionatamente.
Harry lo guardò intravedendo di nuovo quella luce nelle sue iridi, quella che fin dal primo giorno lo aveva attirato verso il più grande e che aveva sempre tanto amato. Louis era luce, e Harry la falena che non riusciva a staccarsene.
Il castano sospirò, portando una mano dietro la nuca del ricciolo, le loro labbra si sfiorarono.

Era straziante doversi trattenere, era come se ogni singola parte di lui lo spingesse a baciarlo, ma ci fosse comunque qualcosa a frenarlo. Non voleva rischiare di essere respinto e aveva solo bisogno che l'altro gli desse un segno, un barlume di speranza al quale aggrapparsi.

Perché non era troppo tardi.
L'amore vero non è mai in ritardo.

"Ho vissuto gli ultimi anni nella convinzione che tu non mi volessi, che stessi meglio senza di me, mi sono costruito questo personaggio per risultare forte davanti a tutto, quando dentro ero sempre quel ragazzino vestito in modo imbarazzante, con i capelli disordinati che non riusciva a toglierti gli occhi di dosso."
Il più grande sorrise al ricordo di un sedicenne Harry, di quel ragazzino particolare, dal cuore grande e dai pessimi gusti. Non che lui a diciott'anni fosse meglio, erano due disastri che insieme avevano creato la cosa più giusta della loro vita.
"Mi sono sempre visto migliore attraverso i tuoi occhi."

Il riccio fece una smorfia, come se quelle parole gli provocassero un dolore profondo, sia fisico che mentale.
Glielo ripeteva spesso quando stavano insieme, quante più volte gli fosse possibile come a volergli far sapere che riusciva a renderlo migliore soltanto con un'occhiata.
"Non voglio rimanere di nuovo in disparte Lou, non voglio più vivere a metà... mi fa male capisci? Io voglio che il mondo intero sappia che sei mio, tanto quanto io sono sempre stato tuo."
"E amore possiamo avere ciò che abbiamo sempre desiderato, te lo prometto, ti darò tutto me stesso perché senza di te non so nemmeno più come si respira... non ho paura se con me ci sei tu."

Ed era tutto vero, ogni singola sillaba Louis la sentiva fin dentro le vene. E sapeva che gli ci era voluto tempo per arrivare a quella conclusione, che aveva incasinato tutto, ma aveva avuto bisogno di imparare a vivere senza Harry per capire che non avrebbe potuto mai farne a meno, che era una parte di lui.
Si era sempre sentito inverno, dal momento in cui lo aveva lasciato, si era sentito perso, solo, freddo e arido. Aveva provato a ricomporsi, ma mancava sempre quel pezzo fondamentale che faceva si che tutto il puzzle avesse un senso.
Il ragazzo davanti a lui era quel pezzo, era il sole attorno al quale lui girava.

E mentre respiravano l'uno l'aria dell'altro, il più grande fremeva per azzerare quella poca distanza che ancora intercorreva tra loro.
Ogni fibra del suo corpo lo spingeva verso quello dell'altro, perché si appartenevano, perché si attraevano come una calamita attrae il ferro.
Aveva solo bisogno di un segno da parte del riccio, un qualcosa che gli potesse far capire che era suo, che anche lui sperava ancora.
Ed Harry fece quel gesto, quel gesto che faceva sempre ogni volta che voleva un bacio da Louis. Harry lo guardò, piegando leggermente la testa verso destra, e lì Louis capì che aveva il permesso, la possibilità di assaporare di nuovo le sue labbra.

Lo baciò come se fosse la prima volta, come quella sera di più di dieci anni prima, quando non sapevano nulla l'uno dell'altro. Quando erano solo ragazzini brilli ed eccitati per la situazione e si erano trovati con le bocche incollate quasi per scherzo, senza poter minimamente immaginare cosa sarebbe accaduto in seguito.
Quell'amore così potente, così grande da risultare in molti casi doloroso, ma che comunque valeva la pena di essere vissuto appieno, con ogni fibra del loro corpo.

Lo baciò come se non avesse mai baciato nessuno.
Lo fece con il corpo che fremeva, rabbrividiva e respirava sulle sue labbra.
Lo fece con i pensieri, perché non riusciva ad uscire dall'oblio in cui c'era soltanto lui, non riusciva a sentire nient altro intorno.

E con l'anima.

Quella cosa che pesa 21 grammi, che non c'è, non esiste, ma che Louis in quel momento sentiva fremere di un amore puro ed incontrollabile.
Assaporò la sua bocca, inspirò il suo profumo e si ritrovò a casa.
Lo strinse a se, mentre le mani del più piccolo correvano in mezzo alle sue ciocche come gli era sempre piaciuto fare, tirandone leggermente le punte facendolo genere.
E dopo tanto tempo si sentirono di nuovo al posto giusto, nel momento giusto.

"Ti amo così tanto." Sussurrò Harry, staccandosi appena dall'altro, e sorridendo apertamente.
"Ti amo così tanto." Rispose allo stesso modo il più grande, prima di riattaccare le sue labbra a quelle carnose del riccio.

Louis baciò Harry come se non lo avesse mai baciato.
Harry baciò Louis come se fosse l'ultima volta.

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