Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

Fu un bussare leggero contro la porta ciò che fece ridestare Taehyung dal suo sonno profondo e rilassato. Con la guancia poggiata contro il petto di JK, le loro gambe erano intrecciate, un braccio era mollemente disteso sull'addome compatto e la stretta attorno alla sua vita era accompagnata da un respiro lento e cadenzato. Nonostante non avesse ancora aperto gli occhi, percepì che la sua mano era stretta in quella dell'altro, le loro dita modellate in modo che la presa non si sciogliesse nonostante il rilassamento delle membra.

Mugugnò e sospirò per il fastidio, arcuando appena le sopracciglia per essere stato ridestato improvvisamente da quel rumore fastidio e persistenze, che continuava a riecheggiare nella stanza con fare veloce e cadenzato. Aprì un occhio e, attraverso la visione poco nitida e chiara, notò che la camera versava ancora nella penombra più soffusa, la cui unica fonte luminosa era la luce che riusciva a trapassare lo spesso tendaggio delle finestre ma che era così flebile da essere appena percepibile. Il battito regolare del cuore di JK era contro il suo orecchio ed era l'unico suono che avrebbe voluto sentire quel mattino, ma anche solamente un 'buongiorno' sussurrato gli sarebbe bastato per potersi svegliare con il sorriso sulle labbra. 

Di certo, in cima alla lista delle cose che avrebbe potuto rendere piacevole il suo risveglio non vi era il carrello della colazione che veniva sospinto dentro la stanza con un cigolio acuto, seguito da uno sbattere della porta ed uno scalpitio verso la finestra.

«Vostra altezza la co—oh cielo santissimo!».

All'esclamazione urlata di una delle domestiche che aveva appena fatto il suo ingresso, seguì un sobbalzo della stessa ed un abbassare immediato del suo sguardo. Taehyung sibilò per il fastidio della luce direttamente contro i suoi occhi e li strizzò, portandosi una mano sul viso per coprirsi e sottrarsi dalla vista dei raggi solari. 

«Ma che cazzo—?!» fu l'imprecare biascicato di JK che, aperti gli occhi di scatto al fracasso improvviso, aveva issato di scatto la testa e si era voltato verso l'ingresso della loro camera, guardando con un misto di rabbia, irritazione e confusione la donna -che continuava a guardare il pavimento e continuava a prodigarsi in scuse balbettate con tanto di inchini. 

Taehyung mugolò dal fastidio e si strinse a JK, affondando il viso nel suo petto per sistemarsi meglio ed esprimere, allo stesso tempo, il fastidio per quelle chiacchiere mattutine che, se di solito riusciva a tollerare, in quel momento non voleva neanche sentire. Se avesse dato retta alla voce della domestica e al suo continuo scusarsi, probabilmente sarebbe stato irrecuperabilmente strappato via da quel torpore e dalla stretta di JK, cosa di cui non voleva privarsi. 

Non così presto, almeno.

JK ci impiegò appena qualche secondo per registrare la scena, guardando alternativamente la domestica e Taehyung per un infinitesimale secondo; il suo spirito di sopportazione -che normalmente era abbastanza basso- arrivò a toccare i minimi stoici, per cui grugnì sonoramente dal fastidio e afferrò la coperta sgualcita che giaceva al loro fianco con il solo intento di ricoprire interamente Taehyung e sottrarlo dalla vista di qualcun altro che non fosse lui.

Non si premurò nemmeno di coprire sé stesso, non gliene era mai importato nulla né del pudore -cosa a lui abbastanza sconosciuta- né tantomeno delle regole di buon costume, per cui si limitò a sbuffare e passarsi una mano sul viso con fare esasperato.

 «Si può sapere che cazzo ci fai ancora qui? Te ne vuoi andare? Fuori!» esclamò con fare irritato. Quell'intimazione risultò ancora più imperiosa e perentoria grazie al tono roco e baritono dovuto al sonno, sbottata con un fare così tanto categorico che fece passare un brivido perfino sulla schiena di Taehyung.

La domestica sembrò sbiancare maggiormente e farfugliò un'altra serie di scuse prima voltare immediatamente le spalle -dimenticandosi l'etichetta reale e qualsiasi altra regola di buon costume- per lasciare la camera quanto più velocemente possibile.

Non senza prima inciampare nei suoi stessi piedi e quasi schiantarsi contro il muro, ovviamente.

Taehyung aggrottò la fronte e si convinse ad aprire gli occhi, arreso all'idea che il suo sonno si fosse concluso dal momento stesso in cui avevano bussato alla porta; fece sbucare la testa da sotto la coperta posatagli addosso da JK e si issò sul gomito, puntellandolo sul petto di JK mentre si massaggiava un occhio con l'indice. La trapunta scivolò sulla sua testa con un lieve fruscìo e si annidò poco più sotto delle spalle, scoprendolo parzialmente; con la mano libera si spostò i capelli dalla fronte e si schiarì la voce.

«Non è carino rivolgersi in questo modo alla servitù. Avresti potuto chiederle di uscire un po' più gentilmente» lo riprese bonariamente, biasciando le parole con voce impastata e sorprendentemente roca. Sbadigliò silenziosamente contro il suo palmo e si stiracchiò appena, arricciando il naso alla piccola fitta alla schiena e all'indolenzimento generale. 

Con fare naturale, le braccia di JK gli si avvolsero attorno alla vita per convincerlo ad abbandonare l'idea di alzarsi dal letto ed, invece, assecondare la -sicuramente più allettante- ipotesi di distendersi nuovamente su di lui; sentì i pollici di JK lasciargli qualche carezza sulla parte bassa della schiena e Taehyung strisciò appena per posare il capo nell'incavo del suo collo. Un brontolio roco gli riecheggiò nell'orecchio e sorrise tra sé percependo la punta del naso di JK passare contro la sua spalla su cui, successivamente, venne lasciato un piccolo bacio. 

«Invece è carino che la servitù entri in stanza senza permesso per portare la fottuta colazione e, in più, godere della vista del tuo corpo?» obiettò quindi con fastidio palese.

Taehyung sistemò il viso nell'incavo tra la spalla e la gola e scosse vagamente la testa, portando una mano sul suo volto per potergli lasciare piccole carezze sullo zigomo. «Non è colpa sua, sono le regole. Che poi tu abbia minacciato tutta la servitù del palazzo in cui viviamo più l'intera armeria per evitare di essere disturbato al mattino è un'altra storia» lo rimbeccò Taehyung, anche se il mezzo sorriso era fin troppo percepibile per risultare come un vero e proprio rimprovero.

Sentì le labbra stendersi ancora di più in concomitanza con l'espandersi nel petto di un calore confortante e piacevole per come le dita di JK avevano preso a scorrere lungo la linea della sua schiena per poi fermarsi sulla nuca, insinuandosi tra i suoi capelli per iniziare una sorta di coccola che non si aspettava. 

Non avrebbe mai immaginato che JK si sarebbe potuto abituare così in fretta dall'essere vezzeggiato e coccolato e che, a sua volta, lo facesse con lui. Era una sorpresa così piacevole che gli sembrò quasi di potersi sciogliere al contatto. 

La sorpresa per quei gesti non era solo di Taehyung; anche per JK era sconosciuto il motivo per cui le sue mani sembrassero muoversi da sole come preda di volontà propria per assecondare quei gesti da cui, incredibilmente, traeva conforto a sua volta. Gli piaceva sentire la mano di Taehyung contro la propria guancia, era proprio come ricordava: piacevole, confortante e quasi tranquillizzante. Come un'abitudine che si rivive dopo tanto tempo, così erano per lui quei gesti rivolti a Taehyung. 

Coccolarlo, parlargli, ascoltare i suoi piccoli mugugni contenti in risposta a qualche carezza in qualche punto particolarmente gradito, o anche l'essere semplicemente insieme era una cosa che amava per una moltitudine di motivi- il primo tra tutti, perchè sembravano essere parte di un mondo che apparteneva solo a loro in cui nessun altro esisteva.

Come caduti in un universo parallelo, era in momenti come quello che a JK sembrava che il mondo avesse smesso di girare, il tempo di scorrere, gli eventi di accadere e le voci di accavallarsi; a ricoprirli, invece, solamente una quiete in cui crogiolarsi e da cui lasciarsi lambire con la stessa serenità del sospingersi delle onde sulla riva. 

Con gli occhi socchiusi e rivolti verso nulla in particolare, JK ripercorse con la mente le ore precedenti al suo burrascoso risveglio -non stupendosi di come, per una volta, la sua mente stesse continuando a riproporgli gli eventi in una sorta di nenia infinita. Ma forse era il suo modo di razionalizzare un momento che aveva percepito come un qualcosa di diverso da una semplice condivisione di un'esperienza; era stato un qualcosa di più di semplice intimità, che si stava adesso protraendo in un dolce conforto racchiuso in piccoli gesti che -nonostante sembrassero insignificanti- erano stati quelli che avevano accompagnato il processo di guarigione del suo spirito -sorprendentemente, tra l'altro. 

In modo silenzioso, Taehyung continuava tacitamente a confermargli che lui c'era, che era lì per loro e che poteva trovare rifugio nella sua persona durante i periodi burrascosi, nelle stesse braccia che lo avevano accolto e che promettevano di continuato a farlo ogni volta che avrebe rischiato il crollo. E nonostante JK fosse sempre stato restio nel donarsi agli altri, era del tutto intenzionato a fargli intendere che lui voleva esserci almeno nello stesso modo e che, più in generale, loro erano tutti lì per lui per poterlo continuare a vedere sorridere. 

Da quando sono così sottone? pensò tra sé, scuotendo la testa con un mezzo sorriso. Seppellì il naso tra i capelli disordinati di Taehyung mentre quest'ultimo corrucciò il labbro come sentì di nuovo quel farfugliare appena distinguibile direttamente soffiato sui suoi capelli. 

Si mosse appena fino a che non riuscì ad issare la testa ed incontrare gli occhi di JK, adesso aperti abbastanza da essere pronti a legarsi ai suoi come sempre accadeva. 

«Stavi dicendo qualcosa?» gli chiese quindi con una piccola nota confusa nella voce roca. 

JK scosse la testa, negando. «Nulla» assicurò, ma vide Taehyung guardarlo con perplessità come se non gli credesse. 

«Ne sei sicuro...? Mi è sembrato che stessi dicendo qualcosa» ritentò quindi, un fare dubbioso connotava le sue parole, tale da far spuntare sul volto di JK un sorrisetto sghembo; quest'ultimo gli pizzicò un fianco e il ghigno divenne un gran sorriso al sobbalzo di Taehyung per il solletico provocatogli. 

«Non farmi il solletico! E' ancora presto per un attacco di questo tipo» brontolò Taehyung, cercando di sgusciare giocosamente via dalla sua presa. JK fece una risatina roca e profonda e, al contrario, lo strinse ancora di più -divertendosi forse anche più del necessario ai tentativi fallimentari dell'altro di liberarsi. 

«E' la tua punizione per non avermi ancora dato il buongiorno, principessa» ghignò JK, stavolta pizzicandogli una natica.  

Taehyung si aprì in una risatina divertita ma contenuta e scosse la testa, divincolandosi dalla sua stretta per issarsi sul gomito e guardarlo con espressione curiosa ma contenta; allungò una mano verso di lui e la lasciò scivolare tra i suoi capelli, portandoli all'indietro fino a scoprirgli la fronte. Quel gesto affettuoso portò JK ad emettere un piccolo mugugno di soddisfazione che ebbe la capacità di fare sobbalzare il cuore di Taehyung per qualche secondo. 

«Effettivamente...hai ragione» accordò con un sorriso da un orecchio all'altro, propendendosi verso di lui per dargli un bacio sulla punta del naso, «Buongiorno» mormorò, guardando il volto di JK illuminarsi pur non cambiando particolarmente espressione.

Quelle reazioni non erano mai state parte di JK per cui, vederlo così allegro di prima mattina -nonostante il risveglio non proprio consueto- gli alleggerì l'umore ancora più di quanto già non lo fosse.

«Adesso va meglio» asserì JK annuendo appena, soddisfatto. 

Taehyung arcuò un sopracciglio e piegò il capo di lato, guardandolo con un cipiglio profondamente divertito, «E il mio buongiorno? Non me lo merito?».

JK osservò il volto di Taehyung disteso dalla contentezza; gli occhi erano ancora leggermente gonfi e lucidi dal sonno, i capelli gli ricadevano disordinatamente sulla fronte che però, in qualche modo, sembravano quasi ordinati  per quanto gli stessero inspiegabilmente bene. Le labbra erano rosse, leggermente rigonfie da tutti i baci scambiati e poi, proprio sul collo, sulle clavicole e sul petto, svettavano fieramente quelle macchie purpuree che erano il suo orgoglio. 

Gli tempestavano la pelle e creavano galassie infinite a testimonianza e rappresentazione del loro essersi trovati e di aver iniziato ad orbitare intorno in quella che era una nuova scoperta della loro relazione. Perchè quella che avevano intrapreso era una relazione, vero? Non si sentiva di etichettarla diversamente, ma trovava diverse assonanze tra il rapporto che Taehyung e Jungkook avessero instaurato e il loro, per cui...

«Quindi noi due stiamo insieme» diede improvvisamente voce ai suoi dubbi, dicendolo con tono fermo e inflessibile. Taehyung alzò le sopracciglia e si issò per mettersi seduto, salvo poi sobbalzare ad una seconda fitta arrampicatasi lungo la schiena che partiva direttamente dai reni. 

Si mosse scompostamente per cercare una posizione un po' più comoda e rimuginò per un istante sul significato delle parole di JK. Non aveva capito se fosse una constatazione o una domanda, per cui cercò di riorganizzare i pensieri in modo più o meno razionale.  

«Beh, direi di sì. Non è stato palese, stanotte? O anche stamattina stessa. Queste cose le fanno due persone che stanno insieme» ragionò, anche se il sopracciglio gli si era arcuato appena e gli stava rivolgendo le spalle, muovendo circolarmente il collo. In mancanza di una risposta, si voltò appena verso di lui e lo vide intento a scrutarlo. 

Lo sguardo di JK vagava lungo la curva della sua schiena, sulle sporgenze create dalle scapole e sul sentiero vertebrale visibile interrotto solamente dalla cicatrice. Allungò una mano senza neanche pensarci e toccò con la punta delle dita la sua pelle, tracciando i profili ed i contorni netti delle sue curve con una dolcezza di cui, nè Taehyung nè lui stess,o si riuscivano ancora a capacitare.

 «Mi sono forse perso un passaggio o c'è qualcosa che mi sfugge?» continuò quindi Taehyung, non ricevendo alcuna risposta. 

Deglutì silenziosamente perchè una punta di timore gli si insinuò nella mente al silenzio che aleggiò tra loro. Come un tarlo, il dubbio iniziò ad erodere i suoi pensieri positivi e le sicurezze che la notte precedente -insieme a quel risveglio- gli avevano donato e che avevano preso il posto di tutti quei mesi passati a leccarsi le ferite in nome di un bene comune. 

Non sapendo come interpretare il mutismo dell'altro, si voltò roteando il busto verso JK e lo vide intento a fissare un punto indefinito del materasso; le sopracciglia erano incurvate, la fronte era increspata e gli occhi stretti perchè concentrati su un qualcosa di astratto che gli stava attraversando la mente e da cui Taehyung non si sentì troppo rassicurato. 

Lo scrollò appena per una gamba e JK sembrò ridestarsi, alzando di scatto gli occhi nei suoi per guardare dritto dentro quelle iridi azzurre e ricche di galassie infinite come le stelle che sembravano illuminarlo come la migliore delle creazioni. Rammaricato, si rese conto con triste ironia che se dentro quegli occhi riusciva a vedervi l'intero universo, nei suoi non vi era possibile trovare neanche una stella. 

«JK, per favore, potresti—uhm, rispondermi? Ho forse travisato il significato di quello che siamo? Non pensi a noi come un qualcosa di...esclusivo?». 

Taehyung strinse il lenzuolo nella mano nascosta dallo sguardo dell'altro ma che gli servì per appigliarsi alla tenacia e a non lasciarsi trasportare dai pensieri erranti che non avevano -ancora- nessun fondamento.

«Ti sei forse pentito di ciò che è successo? Perchè non credo di star riuscendo ad interpretare questo tuo silenzio che, a dire il vero, mi sta uccidendo» cercò di alleggerire la tensione delle sue spalle facendo una mezza risata ma lo pregò con lo sguardo di dirgli qualcosa.

JK scosse la testa in silenzio, strisciando sul materasso fino a che non riuscì a stringere Taehyung in un abbraccio, avvolgendogli le braccia alla vita. Gli posò la fronte sulla spalla continuando a negare con fermezza per dissipare i dubbi di Taehyung. 

«No. Non me ne sono pentito, è stato fottutamente meraviglioso ciò che è successo. Sono altre le cose di cui mi pento, ma non sono importanti per adesso. Non sono queste le cose che mi stanno facendo uscire di testa più di quanto già non lo sia» gli sussurrò contro la pelle, posando poi la guancia sulla nuca di Taehyung che, perplesso, passò con fare leggero ed esitante la punta delle dita sul dorso della sua mano. 

Sorrise appena come notò che, al contatto, la presa si era stretta e la pelle si era punteggiata di brividi che costellavano l'intero avambraccio. Gli fece estremamente piacere ritrovare la stessa reazione di Jungkook in JK; quell'aspetto familiare presentatosi in quella situazione di cui non sapeva ancora i risvolti -ma di cui temeva ogni istante- riuscì a placare un po' il suo animo e sperò che l'altro non si accorgesse della tensione che sentiva stretta addosso come una coperta pesante ed invisibile. 

«Allora, se non ti penti di cosa è successo...cosa c'è che non va? Ho detto o fatto qualcosa che non ti è andato bene? Mi sembrava fossimo felici fino a qualche momento fa» mormorò Taehyung passando al contempo i polpastrelli sui sentieri venosi dei suoi avambracci. Gli piaceva percorrerli, ed il piacere era reciproco a prescindere se ci fosse JK o Jungkook perchè avevano così tanto in comune che non dosava più alcuni gesti come faceva prima, per cui continuò a vezzeggiarlo fino a che un piccolo sospiro non gli carezzò le scapole e JK sistemò meglio il viso contro di lui, arricciando il naso come alcuni capelli gli solleticarono il volto.

«Non so se riesco a spiegarmi. E' un fottuto casino, probabilmente sarebbe solo un discorso senza senso» mugugnò JK con un cruccio perfettamente udibile. Taehyung gli strizzò appena la mano. 

«Se non ci provi, non puoi saperlo. Segui solamente i pensieri, non forzarti, lasciali andare e fidati del fatto che qualsiasi cosa dirai, sarà comunque un inizio» lo incitò, fiducioso. 

Tutta quella fiducia JK non la sentiva, però poteva sempre provarci. Uno sforzo per provare ad esternare quelle strane sensazioni poteva anche farlo e, anzi, doveva farlo. Sapeva che Taehyung avrebbe comunque trovato un modo di capire le sue parole prima ancora che egli stesso ne assimilasse il significato.

«E' sempre stato tutto chiaro, nella nostra vita. Jungkook era il sentimentale, Kookie il giocherellone, io lo stronzo di turno. Jungkook viveva emozioni che consideravo patetiche, Kookie viveva la sua spensieratezza da bambino felice ed io vivevo la mia vita cercando di adattarmi alle situazioni e aiutando gli altri a fare lo stesso. Sapevo cosa aspettarmi, ho sempre saputo cosa aspettarmi dalla mia esistenza, niente è mai stato troppo nuovo. Se proprio vogliamo parlare di un avvenimento parzialmente inaspettato, la faccenda di Woosung potrebbe essere quello rilevante ma, in fondo, io ho sempre saputo che anche lui mi avrebbe voltato le spalle. Lo hanno sempre fatto tutti, perchè lui avrebbe dovuto fare eccezione?» iniziò JK, parlando con tono basso e monocorde come se stesse raccontando una storia non troppo interessante su cui non gli interessava ragionare ma che serviva per arrivare al fulcro della questione. 

Taehyung continuò a far vagare la punta delle dita lungo il suo braccio in un lento movimento, permettendo solamente agli angoli delle sue labbra di piegarsi verso il basso alla considerazione. Il cuore gli si strinse in una morsa che non sentiva da fin troppo tempo e ne rimase quasi stordito.

«Poche persone hanno fatto la differenza nella nostra vita—nel senso più dannatamente negativo che possa esistere, ma hanno fatto comunque la differenza e ci hanno messo di fronte a situazioni che non ci aspettavamo. Io, contrariamente agli altri, ho un sesto senso più spiccato e certe cose riesco a preventivarle ancora prima che queste si palesino. Ed è sempre stato in questo modo, prima che arrivassi tu», dal tono usato, Taehyung non ebbe bisogno di voltarsi per capire che JK avesse appena aggrottato la fronte e si fosse appena imbronciato.

«Tu sei stato inaspettato, sotto un certo punto di vista. Un po' come se il percorso che stavamo attraversando fosse stato improvvisamente deviato, tutto ha preso una svolta inattesa e incerta. Sei diventato il centro delle preoccupazioni di Jungkook ancor prima che ti conoscesse, il centro della curiosità di Kookie prima che questo si presentasse ed il fulcro della mia inquietudine prima ancora di vederti. Eri un terreno inesplorato, un'incognita che non sapevamo nemmeno come interpretare e, come tale, nessuno di noi sapeva cosa aspettarsi — né da te, né dal nostro matrimonio». 

Taehyung si morse la lingua e cercò di muoversi, ma le braccia forti che lo tenevano premuto contro il petto di JK non gli permisero di fare alcunché, per cui abbandonò l'idea e puntò lo sguardo verso la stanza, facendolo vagare lungo la mobilia.

«Non so quanto possa esserti d'aiuto ma ho avuto la stessa sensazione. Magari non così variegata, ma è stato un fulmine a ciel sereno anche per me...forse ti stupirà sapere che non ho mai sognato di convolare a nozze né di vivere una storia d'amore» gli disse con un sorriso nel tono della voce per cercare di allentare la tensione nei pensieri di JK. Non serviva vederlo o che parlasse più del necessario per sapere che JK stesse attraversando un qualcosa che non era capace di concepire per sua stessa natura, per cui sorrise appena come sentì un mugugnare indistinto ed un cenno di assenso brontolato a mezza voce. 

«Jungkook ha sempre fantasticato sul matrimonio e cazzate del genere. Ammetto di averlo preso spesso per il culo per questo motivo, però alla fine è sempre stato il suo sogno essere felice con la persona di cui si sarebbe innamorato». JK alzò gli occhi al cielo al ricordo di tutti i discorsi che gli aveva fatto quel ragazzino sull'amore vero, sulla gioia di stare insieme a qualcuno e quante volte avesse riletto quei romanzi che narravano di storie d'amore difficili ma sempre a lieto fine.

«Ma lui ha sempre guardato il tutto dando per scontato che fossimo pronti ad un matrimonio o a condividere la nostra vita con qualcuno. Nella realtà, cazzate romantiche a parte, non amiamo che le cose cambino troppo velocemente perchè ristabilire un equilibrio è fottutamente frustrante —per tutti e tre. Tu sei stato il più grande cambiamento sperimentato prima, nessuno credeva che qualcuno scegliesse-seppur forzatamente-di sposare Jungkook. Di sposarci. Solo dopo aver letto le clausole del contratto, Jungkook si è reso conto di doverci tenere nascosti e questo lo ha portato ad avere fin troppi crolli. Molti più di quanto gradirei ammettere, ma come biasimarlo?! Eravamo abituati a cambiamenti negativi per cui tu non potevi essere qualcosa di diverso dall'ennesimo tentativo di cercare una normalità in qualcosa che non lo è affatto».

«JK—» cercò di dire Taehyung, ma il piccolo sibilare di JK stesso lo fece zittire. Gli venne lasciato un bacio leggero sulla nuca e il mento del principe tornò a posarsi sulla sua spalla, la guancia sfiorò appena la sua ed un altro sospiro nacque e si infranse nel nulla. 

«Lasciami finire il discorso, principessa» gli disse con un sorriso velato, e Taehyung annuì appena, «Sì, scusami». 

JK gli strizzò un fianco per fargli intendere che andasse tutto bene e cercò di rimettere insieme i frammenti di pensieri che cercavano disperatamente una collocazione in quello spazio infinito che erano le loro memorie.  

«Quando ho scoperto che non eri scappato a gambe levate ma che fossi addirittura rimasto, è stato assurdamente frustrante e credo di non aver mai provato lo stesso grado di costernazione provato in quel momento. Mi stavi altamente sul cazzo, principessa, perchè eri rimasto solo per mantenere le apparenze, avevi deciso di tenerti per te tutta la merda pur di tenere in piedi la facciata. L'ho visto come un gesto meschino, da vigliacco, non diverso da coloro che cercano di elevarsi nella scala sociale per poter spiccare e dimostrare agli altri quanto siano migliori». 

JK contrasse la mascella e chiuse gli occhi, inspirando profondamente ed espirando lentamente, «Mi ha dato fastidio, mi ha dato dannatamente fastidio il pensiero che potessi usarci per poter ottenere l'approvazione dal resto della corte in quanto vittima del principe squilibrato».

Non gli piaceva raccontare di quei momenti nè di quei pensieri, ma c'erano stati ed erano così ingombranti da doverli lasciare liberi, da doversene sbarazzare con la speranza che perdendoli, avrebbe ritrovato sè stesso. 

JK passò il naso sulla curva del suo collo in un gesto lento e cadenzato, quasi studiato per poter riprendere il filo dei suoi pensieri. 

«Ma poi hai ascoltato Jungkook. Hai scelto di stargli vicino, hai scelto di provare ad essere felice con lui nonostante tutto, ti ho visto sinceramente interessato alla sua vita, a noi. E lì...è stato il caos. Il caos più totale—mi viene mal di testa al solo pensiero di quanto eravamo idioti e confusionari» sbuffò con fare quasi esasperato. 

Taehyung si lasciò andare ad una piccola risata roca, reclinando appena la testa fino a che non la posò sulla spalla di JK e si poggiò interamente con il corpo al petto dell'altro. 

JK stava facendo fatica nel parlare, stava facendo immensamente fatica nell'esprimersi, e il non saper articolare a parole i propri discorsi ed i propri confusissimi pensieri era irritante almeno tanto quanto dovervi dare voce. Per questo, sentendo il suo imprecare a mezza voce, Taehyung aveva deciso di non starsene ad ascoltare passivamente ma di fornirgli l'ennesima finestra sul suo animo e sui suoi pensieri. 

«Non stento a crederci, sai?» ridacchiò quindi, scuotendo leggermente la testa, «Posso capire il tuo punto di vista, in un certo senso. Non ti nascondo che ho pensato di andarmene almeno un centinaio di volte durante i primi mesi di matrimonio; era tutto troppo per me, mollare tutto era la via più semplice ed allettante, nonchè quella migliore per me e la mia felicità. Volevo lasciarmi alle spalle un matrimonio a cui non avevo mai pensato ed un marito che mi gettava in confusione. La notte prima era in camera mia con un coniglietto di pezza tra le mani, il mattino dopo mi trovavo il suo pugno schiacciato sul mio naso».

Percepì lo sguardo di JK posarsi sul suo viso, poteva quasi sentire i suoi occhi scorrervi sopra per studiare la sua espressione. 

«Io e te abbiamo iniziato nel modo peggiore ed abbiamo continuato ad avere un rapporto...complicato per parte del nostro matrimonio. Allo stato attuale delle cose fa male ripensarci e fa ancora più male dirlo, ma ho trovato la forza di rimanere solo per Jungkook e Kookie. Sono stati loro a frenare la mia voglia di fuggire lontano e di lasciarmi tutto alle spalle, e non li ringrazierò mai abbastanza per avermi permesso di entrare nei loro cuori e di avermi reso parte della loro vita», Taehyung fece una breve pausa, «E della tua» aggiunse. 

JK la sentì chiaramente, quella fitta al petto tale da portarlo ad abbracciare stretto Taehyung perchè forse -e neanche troppo inconsapevolmente- temeva che gli scivolasse via. Che un giorno potesse stancarsi e volesse mettere nuovamente distanza tra loro, che quelle paure e quei gesti tornassero con preponderante abbondanza sull'altro e lo spingessero lontano. 

Lo avrebbe sopportato?

No. 

Si sentiva un idiota, un patetico sentimentale del cazzo nel sentire i suoi pensieri virare verso quelle paure seppellite sotto strati e strati di ostentata indifferenza. Ma come diamine poteva ignorarli quando aveva imboccato quel percorso sconosciuto, addentrandovisi così tanto che adesso, l'unica cosa di cui poteva essere davvero sicuro, era che senza l'altro non sarebbe stato capace di andare avanti?

Taehyung era diventato l'unico percorso che aveva scelto e l'unico che avrebbe voluto continuare a percorrere per ancora tanto tempo. 

«Adesso non è più così, vero?» chiese in sussurro accennato che fece sciogliere il cuore di Taehyung. Quel piccolo parlottare sommesso e accennato, con quella piccola vena di speranza e quella richiesta di conferma, gli risultarono incredibilmente teneri. 

JK, nonostante il suo temperamento, spesso sembrava un bambino intento a scoprire il mondo e a guardare le cose con occhi nuovi e curiosi. 

E quell'occasione non sembrava fare alcuna eccezione. 

Taehyung si voltò e gli diede un bacio sulla guancia. «No, adesso non è più così» confermò, sorridendo ampliamente al silenzioso sospiro di sollievo che JK aveva appena emesso senza neanche rendersene conto, «Quando ti ho chiesto di lasciare che il passato rimanesse tale, lo intendevo per davvero. Vedi, penso che la vita si possa considerare una specie di ruscello», disse Taehyung, concentrando lo sguardo sulle sue mani, «Ci sono le rocce che ti feriscono, le sponde che ti limitano» parlò, convinto, «Ma non ti fermi mai, perchè continui a scorrere e rinnovarti, e per ogni consapevolezza che acquisisci, lasci che i detriti si sedimentino lontani da te».

JK arcuò un sopracciglio, trovando a sua volta particolarmente carino da parte di Taehyung paragonarlo ad un fiume. Chissà, magari poteva essere lo stesso che vedeva fluire nei suoi occhi cerulei.  

«Io adesso sono felice. lo sono per davvero, e tu» sottolineò, strizzandogli il braccio per accentuare il concetto, «Sei parte integrante dei motivi per cui lo sono. Nessuno è facile da frequentare o da assecondare. Non sempre. Tutti hanno i propri vizi, le proprie abitudini, il proprio temperamento ed atteggiamento, e sono tutte queste cose che determinano chi siamo. Che ci permettono di distinguere chi è Taehyung da chi è JK. E' più un trovare qualcuno da cui lasciarsi travolgere ed incastrare le particolarità affinché funzioni. E qualcosa mi dice che questo punto lo abbiamo già raggiunto».

Vide le labbra di JK curvarsi appena in un sorriso incontenibile, un abbaglio di quello che poteva considerare come orgoglio balenò nelle iridi scure puntate adesso sulla sua persona con il solo intento di sincerarsi che stesse sentendo bene e che Taehyung intendesse veramente quelle parole. Lui che era parte della felicità di qualcun altro era una novità così tanto sorprendente da essere quasi un miraggio; eppure, sapere che fosse anche lui a rendere felice Taehyung lo faceva sentire felice a sua volta ed era tutto così fottutamente strano da frastornarlo.

«Sei...la persona più folle che io abbia mai conosciuto» sussurrò con occhi increduli, sentendo il cuore fare le capriole al ridacchiare di Taehyung. 

«Sono contento di esserlo. Non tutti riescono a vivere, molti esistono e basta. Essere folle mi ha permesso di essere qui, quindi ben venga». 

JK affondò il naso nella curva tra la spalla e la gola rimanendo in silenzio ad ascoltare il suo cuore battere nelle orecchie e godersi le piccole carezze di Taehyung. 

Ehi, Jungkook

Jungkook fu immediatamente con lui, con una prontezza che quasi lo fece ridere. Era sempre stato apprensivo, quel piccoletto.

Ultimamente m-mi stai chiamando spesso commentò con contentezza evidente Jungkook, tanto che JK arricciò appena il naso e storse il muso, sistemandosi meglio sul letto. Tirò con sè Taehyung in modo che fosse disteso tra le sue gambe con la schiena posata sul suo petto e gli avvolse un braccio attorno alle spalle, portandosi l'altro dietro la testa per sorreggersi. 

Anche tu ti senti...così? E' normale? chiese, la perplessità evidente nel tono di voce esitante. 

Un lampo di irritazione crebbe esponenzialmente alla risatina di risposta di Jungkook, che non fece nulla per nascondere il suo divertimento circa la confusione che sentiva albeggiare nell'animo irrequieto di JK. 

Certo che lo è. N-non ti piace sentirti così? gli chiese con curiosità, portando JK a spingere la lingua contro la guancia e roteare gli occhi alla domanda sdolcinata.

Sì, ma non mi piace sentirmi così ogni fottutissima volta. Mi fa sentire un babbeo riflettè quello, sbuffando dalle narici. Come Taehyung fece per voltarsi con curiosità, gli lasciò un bacio sui capelli e strinse la presa attorno le sue spalle, non volendo che l'altro si alzasse. Non si sentiva ancora pronto a tornare con i piedi per terra- nel senso più letterale del termine.

Non è essere babbei, è essere u-umani. Secondo me questa è l'occasione p-perfetta per ricominciare d-da zero, e s-se ti fa stare bene dovresti viverla e b-basta.

Non so come cazzo fare. Ho provato a cancellare il passato e guarda qui che merda che ho tirato fuori obiettò, guardando le sue mani fasciate. Strofinare i cocci di vetro tra le mani gli era sembrato un modo funzionale di incanalare e suggellare il nuovo inizio della sua vita con la presa di consapevolezza delle sue azioni.

Non aveva dubbi su dove volesse stare -al fianco di Taehyung, ovviamente- ma dubitava di sapere come starci. 

JK, lo sai come la penso s-su questo. Sai quanto mi abbia fatto soffrire e mi faccia soffrire s-sapere che sei stato tu a dover fronteggiare il nostro passato e q-quanto mi dispiaccia averti condannato a v-vivere una vita che non volevi, ma adesso...sarei contentissimo s-se riuscissi a raccogliere la felicità e stringerla fino a farla tua. Te lo meriti, hai raccolto il p-peggio per tutta la v-vita, permettiti di essere felice. 

JK imprecò sonoramente tanto che Taehyung si voltò verso di lui con sorpresa.

«Che ti succede?! Sei...arrossito?!» domandò con aria stupita, facendo sbucare una mano da sotto le coperte per punzecchiargli la guancia. Sobbalzò scoppiando in una risata allegra come JK gli afferrò in dito iniziando a mordicchiarlo senza lasciarlo andare.

«Ehi! Il mio dito!» esclamò ridendo Taehyung, muovendo appena la mano come JK gli aveva appena rivolto un mezzo sorriso che sì, aveva contagiato i suoi occhi -anche se questi ultimi erano seri, erano scuri e nascondevano un ragionamento dietro molto più intenso di quanto la situazione apparentemente leggera lasciasse intendere. 

Gli baciò il polpastrello e lasciò andare il dito di Taehyung, intento a guardarlo con gioia.

Una mano di JK fu sotto il suo mento per tenergli fermo il volto e gettare le ancore nei suoi occhi blu, lasciando che queste trovassero il loro appiglio nella marasma di sensazioni piacevoli che lo scuotevano e lo abbracciavano, oramai, da diverso tempo.

Il pollice strisciò sul suo labbro inferiore, godendo di come la consistenza morbida e vellutata solleticasse il suo polpastrello, o  di come quello fosse così tondo e pieno da farci affondare il dito per saggiarne la dolce compattezza. 

JK si leccò le labbra con fare inconsapevole, stuzzicato dal respiro leggero e caldo di Taehyung contro la sua pelle, intento ad attendere pazientemente che, come al solito, JK cercasse di mettere ordine nella sua mente. Non sempre ciò che diceva era collegato a qualcos'altro di pertinente al discorso intavolato, ma quella era una caratteristica che Taehyung aveva imparato ad apprezzare almeno tanto quanto apprezzava avvertire le sue mani scorrergli addosso. 

«Hai mai incontrato qualcuno capace di sorprenderti? Cioè—un qualcuno che all'inizio detesti o ignori, che non vuoi che faccia parte della tua vita, della tua esistenza e della tua quotidianità. Una di quelle persone da cui non sei nemmeno attratto perchè non non credi abbiano valore, di quelle considerate un esubero di cui si potrebbe fare a meno per poi... accorgerti che tutto è iniziato a cambiare senza neanche accorgertene?» riflettè JK con voce calda e profonda, così densa che Taehyung sentì lo stomaco aggrovigliarsi e la voglia immane di allungare una mano per fare tornare quegli occhi magnetici nei suoi e non fissi sul punto in cui le dita gli stringevano il mento. 

«Una di quelle persone che rivaluti con il tempo e che, non appena inizi a vederla per davvero, non appena inizi a parlargli, ad ascoltarla, a viverla— ti sembra quasi di fare un salto nel vuoto con l'adrenalina di non sapere dove andrai a finire perchè ti andrebbe bene anche l'inferno se ciò significasse poter continuare a godere della sua presenza? Hai mai sentito che tutto fosse troppo tardi per essere cambiato ma troppo bello per volerlo cambiare davvero? Che quella persona che un tempo disprezzavi, che un tempo odiavi e detestavi con tutto te stesso, possa essere improvvisamente diventata la più bella e fondamentale della tua vita, se non la più importante?» continuò, cogliendo di sorpresa Taehyung non tanto per la profondità del discorso, ma tanto più perchè JK non si stava rendendo conto di star dichiarando i suoi sentimenti con una facilità quasi disamante. 

«Ma poi ti guardi alle spalle e vedi tutto il resto; guardi a ciò che è stato e poi ti concentri su ciò che è, e ti chiedi come sia possibile che tutto sia così tanto diverso e così tanto giusto pur non essendo una cosa che hai voluto in prima persona fino ad accorgerti che, per quando realizzi che stai per essere fottuto, è già troppo tardi».

Uscito dal suo ragionamento ad alta voce, JK sembrò ritornare al presente e battè qualche secondo le palpebre, guardando con curiosità Taehyung avvolgergli le braccia attorno al busto per stringerlo forte in un abbraccio che provvide immediatamente a ricambiare senza neanche pensarci. 

«Aish, non so più neanche che cazzo sto dicendo» sospirò stancamente, reclinando il capo all'indietro con un grugnito di frustrazione. 

«Forse dovresti solamente smettere di razionalizzare ciò che senti. Non tutto può trovare una spiegazione, non tutto funziona secondo una logica; le sensazioni che provi non ti lasciano addosso delle ferite, ma solo segni che ti indicano che, forse, è arrivato il momento di lasciare che si imprimano sulla tua persona...». 

Taehyung issò il capo, gli baciò il centro del petto e alzò gli occhi su di lui, ammorbidendo l'espressione nel vedere JK così tanto esposto. 

«E forse dovresti solamente lasciarti amare, JK».


......................


«Io non capisco perché mi trovo sempre in situazioni di merda per dare delle spiegazioni che non voglio dare» fu il commento piccato di JK, che non mancò di rimarcare -ancora una volta- la sua poca disponibilità verso l'impegno della giornata -l'unico, tra l'altro.  

Il disappunto di JK era stato palesato già dal momento stesso in cui Taehyung lo aveva tirato giù dal letto per non fare tardi; lo aveva sentito sbuffare, poi lo aveva guardato rotolare tra le lenzuola, schiacciarsi il cuscino sul viso, grugnire e scompigliarsi i capelli con fare frustrato, alzandosi con un broncio che gli arrivava quasi ai piedi continuando ad imprecare circa la 'vita principesca di merda' che sfociava sempre in un 'vadano tutti a farsi fottere'

La scocciatura di JK non si era assopita nemmeno mentre Taehyung lo trascinava in giro, illustrandogli di tanto in tanto le bellezze del palazzo; spesso interrompeva ciò che stava dicendo perchè l'attenzione veniva dirottata verso qualche quadro, ornamento o affresco a lui particolarmente caro, e allora iniziava a perdersi in racconti capaci di far distogliere l'attenzione di JK dalla sua irritazione per pochi attimi. 

Il modo di articolare le parole, il tono di voce utilizzato, i gesti leggeri delle mani, i commenti ironici, i sorrisetti accennati e gli occhi vaganti accompagnavano i suoi racconti in una sinfonia unica che rendeva Taehyung una delle persone più delicate che avesse mai conosciuto. A JK piaceva come le labbra gli si stirassero pronunciando la 's', come si arricciassero pronunciando la 'r' e come la lingua carezzasse il palato ad ogni parola. 

Era...quasi ipnotizzante. 

«Bello, vero?» gli chiede Taehyung, sorridendo con le labbra e con gli occhi come notò l'arrestarsi di JK per guardare l'enorme affresco -quello che ricordava con particolare dolcezza. Era lo stesso davanti cui lui e Jungkook si erano fermati la prima volta che si erano conosciuti, e il cuore, per qualche ragione, gli si scaldò terribilmente nell'accorgersi che gli occhi che avevano studiato mesi e mesi prima quei petali ricchi e rigogliosi dalle sfumature viola e lilla, erano ammirati e grandi tanto quanto quelli con cui JK lo stava ammirando.

Non si aspettava una vera e propria risposta alla sua domanda, era palese che JK ne fosse affascinato tanto quanto Jungkook, per cui rimase ad osservarlo in silenzio e lasciò vagare lo sguardo sull'affresco per un lungo attimo, tenendogli stretta la mano anche quando quella si rilassò appena e poi si strinse più saldamente. 

Portò lo sguardo sul principe e lo vide intento a massaggiarsi il ponte del naso con la punta delle dita mentre strizzava gli occhi, battendo le palpebre velocemente. 

Il tutto, poco prima di ritrovarsi in un abbraccio avvolgente e con una serie di teneri bacini simili a coccole dati tra un sorriso e l'altro sulle sue guance e sul suo collo. 

«Tae! Sono felice di rivederti...mi sei mancato t-tanto» gli sussurrò contro l'orecchio, stringendolo. Taehyung si aprì in un ampio e luminoso sorriso, il cuore gli mancò un battito e posò il mento sulla sua spalla, strofinando la punta del naso contro la sua gola.

«Bentornato, piccolo Koo» gli mormorò a sua volta, lasciandogli un bacio sotto l'orecchio ma stringendolo forte perchè -cielo- gli era mancato da morire.

Si discostarono giusto il tanto che bastò a Taehyung per lasciargli un bacio sulle labbra e godere del rossore che tinse istantaneamente le guance di Jungkook di quel color pesca così familiare che si ritrovò a sfiorarlo con la punta delle dita. Quel colorito, oltre ad essergli mancato, accentuava sempre le sue deliziose efelidi sul naso ed in prossimità degli zigomi tondi. 

Vide gli occhi di Jungkook guardare per intero il suo viso con un misto di felicità ed orgoglio, lasciando poi ricadere lo sguardo sul suo collo, coperto dall'arricciatura del colletto della camicia e da un abbondante strato di trucco per non mostrare quanto tempestato di succhiotti fosse la sua pelle.

Anche se -a dirla tutta- non serviva poi chissà quale occhio di falco per vedere il quantitativo abbondante di macchie purpuree che si perdevano oltre la camicia -visibili grazie alla minima distanza tra loro. Lo sguardo di Jungkook viaggiava su di lui e Taehyung sentì, per un solo istante, uno strisciante senso di colpa scivolargli dentro ed annidarsi alla bocca dello stomaco con fastidiosa puntualità. 

JK gli aveva detto che Jungkook non era arrabbiato e lui non aveva alcun motivo per credere il contrario, ma tra il dire ed il fare c'era di mezzo la notte con JK e il fatto che -forse- avrebbe dovuto parlarne in modo più approfondito con Jungkook prima di addentrarsi in quella parte di relazione di cui non si pentiva ma di cui non sapeva effettivamente i risvolti. 

Gli era così naturale stare con loro tre che era quasi strano doversi fermare a riflettere sulle sue azioni, per cui si schiarì la voce e sentì una vampata di rossore abbattersi sul suo viso. Portò una mano tra i capelli e se li sistemò con un gesto che trasudava una calma che non gli apparteneva ma che non mostrava il suo tumultuoso dubbio. 

Con mani poco ferme si sistemò il colletto della camicia e si morse la guancia. 

«Tae?» chiamo Jungkook con tono sorpreso, alzando le sopracciglia per l'inattesa reazione di suo marito, intento a guardarsi intorno senza guardarlo negli occhi. Alla fine del suo vagare, lo sguardo ceruleo rivolse la sua attenzione ai bottoni della sua camicia come se fossero lo spettacolo migliore del mondo. Non lo stava guardando negli occhi come faceva sempre, però vide la sfumatura rosea della sua guancia a contrasto con il colore caramellato della sua pelle e le farfalle svolazzarono nel suo stomaco. 

Portò una mano sotto il suo mento e lo sfiorò con la leggerezza pari a quella di una piuma; l'indice carezzò dolcemente la pelle, il pollice lambì il labbro inferiore in una carezza lenta e delicata che non si arrestò neanche quando gli occhi azzurri tornarono finalmente nei suoi, brillanti come ogni volta. Jungkook non potè fare a meno di sorridere perchè Taehyung gli era mancato come l'aria durante l'apnea, e sentì il sollievo pervaderlo come vide le spalle dell'altro rilassarsi e l'espressione distendersi nuovamente.

«Non sei contento che sia tornato?» gli chiese con tono curioso, trattenendo le risate per l'espressione attonita di Taehyung. Gli occhi si erano sgranati a dismisura, la bocca si era schiusa e sembrava avesse fatto fatica perfino a processare la sua domanda.

«C-cosa—Ma certo che sono contento che sia tornato!» esclamò con veemenza Taehyung,  guardando il sorriso di Jungkook ampliarsi alla sua risposta; prese un respiro profondo e si schiarì la gola, accoccolando il viso nella curva del palmo di Jungkook. 

«Solo che...Sei arrabbiato?».

Jungkook piegò il capo di lato e lasciò che il pollice gli carezzasse lo zigomo, «Dovrei...?» domandò con fare interrogativo, stupendosi che Taehyung stesse davvero ponderando l'idea che lui potesse essere irritato o arrabbiato per qualcosa. 

Taehyung storse il muso e arricciò il naso, «Non lo so...forse?». 

All'espressione interdetta di Jungkook, sbuffò e scosse leggermente la testa, abbandonando definitivamente la sua rigidità per lasciarsi andare ad una risata. 

«Non credo di sapere più cosa io stia dicendo a questo punto, solo—Koo, l'importante è che non cambi nulla tra noi. Non potrei sopportarlo, ed anche se mi hai sempre detto che andava bene..beh, prima era solo una teoria». 

Jungkook annuì, aprendosi in un largo sorriso a naso arricciato e denti in mostra, di quelli che non nascondevano altro se non gioia ed anche una serenità che poche volte gli aveva visto in viso.

 «Tra noi non cambierà mai nulla, a-anzi. Credo sia un'ulteriore p-prova del fatto che s-sei una persona così fantastica da riuscire a piacere a tre di noi n-nonostante i trascorsi. Ti amo d-davvero tanto, niente potrebbe c-cambiarlo. Anzi, sono davvero felice che JK abbia t-trovato in te la felicità» gli sussurrò, guardandolo negli occhi nonostante le guance si fossero via via colorate sempre più di quella colorazione porporina tale da arrivargli a contagiare la punta delle orecchie.

Taehyung si morse il labbro inferiore e ricercò le sue mani per poterle intrecciare e appigliarvisi, ricambiando quello sguardo limpido con uno i cui sentimenti erano così tanti da sembrare straripare ed inondare Jungkook fino ad avvolgerlo. 

Spesso, Taehyung si chiedeva cosa ci fosse di così tanto speciale in lui da avere il privilegio di essere parte della vita di una persona come Jungkook. Ed anche se non trovava un motivo abbastanza razionale da capacitarsene, capì che non era l'unico a sentirsi in quel modo da come Jungkook gli stesse carezzando i dorsi delle mani con i pollici e gli stesse sorridendo. 

«A noi sta bene» aggiunse, prima che le labbra di Taehyung si posassero sulle sue e lo zittissero con un bacio lento e carezzevole che portò Jungkook ad avvolgergli le braccia attorno al collo e Taehyung ad avvolgergli un braccio attorno alla vita stretta. Gioì internamente al piccolo sospiro contento di Jungkook scivolatogli sul viso con morbidezza e quello piegò il capo di lato per approfondire il contatto.

Era uno di quei baci lenti, lunghi, carezzevoli e sospirati che riuscivano a far dimenticare a Jungkook perfino l'argomento principale del discorso e che lo portavano sempre a domandarsi perchè non lo avesse fatto prima.

Il mormorio delle labbra che si muovevano in sincrono riempiva l'aria di sospiri soffusi e fruscii accennati di carezze dolci e rispettose che scemarono con lo scorrere dei minuti fino a che Taehyung non sorrise contro le sue labbra -contro cui lasciò un bacetto leggero. Jungkook riaprì lentamente gli occhi e vi passò sopra la lingua con fare inconsapevole, alla ricerca del calore della bocca di Taehyung appena perso.

«Grazie, Koo. Ti amo anche io», gli disse con voce roca, lasciandogli un bacio sulla punta del naso, «Passerei il resto della giornata a baciarti, ma tra—» Taehyung guardò l'orologio da polso, «Meno di mezz'ora Jin ci aspetta nel suo studio».

Jungkook annuì, si sistemò i capelli sulla fronte e arricciò le labbra, «Ci sarà anche Jimin?».

Taehyung scrollò le spalle ed assunse un'espressione pensierosa, sistemandogli le ciocche scure che gli ricadevano con fare vagamente scomposto con la punta delle dita, «Credo proprio di sì. Spero sinceramente ci sia, così potremo evitare di ripeterci e sperare, invece, che la smettano di rendersi indisponenti e irritanti. Perchè, personalmente, ho esaurito la pazienza e la comprensione verso il resto del mondo che si sente in dovere di dire la propria anche se nessuno glielo ha chiesto».

Taehyung passò le mani sul colletto della sua camicia e glielo allisciò con mani delicate, lanciandogli poi una lunga occhiata per controllare che fosse tutto al suo posto. Annuì silenziosamente tra sé constatando che Jungkook era perfetto-come sempre, d'altronde.

Odiava ammette che dal momento stesso in cui il disturbo di Jungkook era diventato palese, le cose avessero iniziato a precipitare con più velocità di quanto gradisse constatare, ed era frustrante dover trovare una spiegazione ad un qualcosa che poteva essere accettata così per com'era senza prestare attenzione al perchè

La fortuna -sua e degli altri- era il temperamento pacifico e delicato di Jungkook, che cercava in tutti i modi di mediare tra le sue personalità e la vita reale in modo autonomo e quanto più gestibile possibile, offrendosi di fornire delle spiegazioni che avrebbe potuto anche benissimo evitare se non rifiutarsi di farlo. Era un po' come se gli individui cercassero il motivo del suo disturbo per poterlo associare ad un determinato evento, non considerando che non sempre le vittime gradivano parlare del loro passato. 

Quello stesso passato continuava a velare la vita di Jungkook in modo fastidiosamente e puntigliosamente consecutivo, per cui gli era estremamente irritante doversi trovare a parlarne semplicemente per fare comprendere agli altri quanto idioti fossero a non riuscire a vedere oltre. 

La curiosità era umana, vero, ma il buonsenso non avrebbe dovuto essere un buon compagno di viaggio per la stessa?

E negli occhi di Jungkook -che si guardavano intorno con fare un po' perso- albeggiavano gli stessi pensieri. Jungkook ricordava che, molti anni prima, quando tutti erano ignari di ciò che era, quando nessuno sapeva di loro, mantenere l'ordine e cercare di adattarsi alle situazioni era estremamente più semplice per JK. Spesso, lui e Kookie erano rimasti in una sorta di limbo in cui non riuscivano a dissociarsi, o Jungkook si era ritrovato a non riuscire ad essere completamente presente quando necessario, ed era stato lui a facilitare il processo in modo da far funzionare le cose. 

Paradossalmente, nonostante l'atteggiamento rigido e poco incline al dialogo, era JK a migliorare la comunicazione tra i vari alter. Facendo un calcolo, le persone che si ponevano in modo non supponente erano calate drasticamente da quanto tutto era diventato di dominio di corte. 

Da quel momento, gli era stato imposto come agire e come comportarsi, non considerando che ognuno di loro avesse le sue diversità, che quello era il modo in cui il suo sistema agiva, il modo in cui la sua mente si era difesa, il modo per poter sopravvivere. Per questo, non dovevano essere loro ad adattarsi alla terapia, ma la terapia ad adattarsi a loro.

Ma questo nessuno sembrava capirlo.

Sapeva la fatica che faceva JK nel rimettere insieme i loro pensieri, nel gestire la loro mente e quanto fosse difficile agire sotto pressione e allo stesso tempo trovare un nuovo equilibrio, quindi che Taehyung li volesse "proteggere" era...tenero?

Sì, lo è. Non credevo di poter vivere abbastanza da vedere qualcuno prendere così spesso le nostre difese ammise JK, facendo una breve pausa. 

AH! Kookie l-lo sapeva già! esclamò con fare così fiero che Jungkook non riuscì a contenere le risa. Liberò una risata genuina e musicale, abbracciando stretto un Taehyung sorpreso ma contento in egual modo che, con fare affettuoso, gli passava le mani sulla schiena.

A-adesso datemi r-ragione e anche u-un abbraccione p-perchè siete stati dei cattivoni! esclamò Kookie, non nascondendo quel sorriso mentre batteva le mani e saltellava sul posto, riuscendo a malapena a vedere il suo hyung per quanto grande fosse il sorriso- tanto da quasi fargli chiudere gli occhi. 

JK scosse la testa e si chinò davanti a Kookie per spalancare le braccia e far sì che gli si stringesse addosso e gli trillasse contro l'orecchio Siamo t-tornati una f-famiglia! . 

Sì, biscotto. Siamo tornati una famiglia. Mi sei mancato piccoletto, lo sai? Non lo fare più, hyung è stato male senza sentirti gli sussurrò, stringendolo stretto.

«Ormai Kookie ha capito di avere in pugno JK. Vederlo a-ammattire è estremamente divertente» disse Jungkook, facendo unire Taehyung alla sua risata perchè, effettivamente, l'ascendete che aveva il piccolo della famiglia su JK era quanto di più dolce e paradossale avesse mai avuto il piacere di sentire. 

«Possiamo considerarlo un po' sottone per Kookie?» gli sussurrò Taehyung con fare cospiratorio, portando lo scoppio di ilarità di Jungkook su un nuovo livello -tanto da doversi portare una mano davanti la bocca per contenere il rumore delle sue risate.

«Non è p-per niente c-contento! Non lo è affatto!— Dai, h-hyung!» rise Jungkook sbuffando ed alzando gli occhi al cielo, scuotendo la testa subito dopo mentre arricciava il naso ed iniziava a battere velocemente le palpebre. 

«Permaloso—» sussurrò Jungkook con un mezzo sorriso, portandosi le dita sugli occhi per massaggiarli; Taehyung strinse la presa sulla sua vita come il corpo di Jungkook sembrò perdere un attimo l'equilibrio, la mano ricadde lungo il fianco e gli occhi velati di vuoto si puntarono sul suo mento. Le labbra si stesero in una posa rilassata ed inespressiva e a Taehyung sembrò quasi di potervi leggere dentro il momento stesso in cui la sua mente lasciava spazio a chi, in quel momento, stava facendo una smorfia di disappunto e batteva velocemente le palpebre per schiarirsi la vista.

«Aish, cosa si deve fare per avere un po' di rispetto» borbottò, alzando un sopracciglio per il disappunto.

Disappunto che crebbe guardando Taehyung mordersi il labbro per non ridere, che fece aumentare la sua indignazione insieme al fluttuare del suo cuore nel vedere gli occhi azzurri brillare dall'allegria.

«Non prendertela, su. Era solo un altro modo per dire che per loro faresti di tutto», tossicchiò, non mascherando il suo estremo divertimento per la situazione. 

JK assottigliò lo sguardo e gli avvolse un braccio attorno alla vita per strattonarlo a sé. Il corpo di Taehyung si scontrò contro il suo, i volti furono ad un battito d'ali l'uno dall'altro e gli sguardi si incatenarono indissolubilmente -proprio come ogni volta che si trovavano. Un particolare che adorò terribilmente, fu il lieve guizzo di sorpresa misto ad un piccolo quanto impercettibile rossore che colorò le guance di Taehyung, insieme alla stretta ai suoi bicipiti.

«Ti svelo un segreto, principessa: non farei di tutto solo per loro».

Le labbra di Taehyung si schiusero e fece per parlare quando qualcuno, appena sopraggiunto nella sala, si schiarì la gola. Entrambe le teste si voltarono di scatto verso la fonte del suono e lì, sulla soglia della porta, un divertito Yoongi li guardava ricomporsi. 

JK alzò gli occhi al cielo, «Yoongi, arrivi sempre nei momenti meno opportuni» commentò, gradendo di poter dar voce alla sua ironia senza che l'altro se la prendesse più di tanto. Infatti, Yoongi era sempre stato l'unico -tra tutti- ad avere una qualche presa su di lui. 

La sua presenza non gli era mai stata ostile né tantomeno fastidiosa, ed anche se ogni volta che si intrometteva mentre era intento ad avere intercorsi di un certo tipo lo portava a volerlo prendere gentilmente a schiaffi, ciò non significava che non lo volesse intorno.

«Mi dispiace interrompere queste effusioni sicuramente gradevoli, ma i principi vi stanno attendendo» annunciò, guardando verso l'orologio appeno alla parete opposta alla sua persona. JK emise un grugnito infastidito e spinse la lingua contro la guancia per il nuovo nervosismo che gli pervase le viscere al ricordarsi del perchè non fosse nel letto a rotolarsi tra le lenzuola con Taehyung ma nel bel mezzo di una sala in compagnia di Yoongi. 

«Giusto, hai fatto bene. Quando ci si diverte il tempo vola» rispose Taehyung, ignorando teatralmente l'occhiataccia che gli rivolse JK.

Yoongi alzò un sopracciglio nella loro direzione vedendo come JK gli avesse appena pizzicato il fianco e avesse fatto sobbalzare l'altro principe, che gli aveva prontamente tirato una gomitata sull'addome per l'affronto.

Notando l'espressione di JK cambiare da rilassata a tesa ed attenta, fece un sorriso comprensivo e rizzò le spalle. «Non sono cattive persone, non siate così sulla difensiva, JK. Lo state facendo solo per dare prova del fatto che la vostra molteplicità vi rende unici ma non per questo sbagliati. Vedetela più come un'istruttiva lezione di cosa significa essere speciali».

JK prese un profondo respiro e annuì, quindi Taehyung gli strinse la mano e gli rivolse un sorriso, lascandogli un bacio sulle labbra. «Una chiacchierata informale, ecco cosa sarà» mormorò contro le sue labbra.

Hyung,f-fagli vedere q-quanto sei f-fantastico! esultò Kookie, dando di gomito a Jungkook con fare complice che, al suo fianco, annuiva velocemente e alzava il pollici all'insù.

Vedrai come andrà tutto bene. Non sono c-cattivi, hyung. Fidati di me, non è necessario a-allarmarsi si aggiunse Jungkook e la calma e la sicurezza nel suo tono fecero allentare un po' della tensione che JK sentiva irrigidirgli le spalle. 

Rivolse un'occhiata a Taehyung e il motivo per cui avesse acconsentito a tutto quello gli tornò in mente in un flash. 



Con il capo posato sul petto di Taehyung, Jungkook se ne stava con gli occhi chiusi a godersi le carezze di quelle dita delicate tra le ciocche corvine. 

«Tae...perchè mi ami?» sussurrò di punto in bianco, senza un motivo apparente. 

Non era una domanda che si era preparato, non era neanche messa in programma, era stata una frase concepita direttamente dalle sue labbra senza neanche rendersene conto. Nella cassa toracica dell'altro nacque una piccola risata roca che gli risuonò contro l'orecchio; fu estremamente grato che Taehyung non avesse interrotto quelle coccole di cui sentiva un'estrema necessità ogni volta che finivano di fare l'amore.

«Perchè non dovrei amarti, Koo?  Ci sono una pletora di motivi che potrei elencare per cui ti amo. Dubiti che potrei non amare ogni singola parte di te?» gli sussurrò Taehyung con il sorriso nella voce, iniziando a fargli piccoli grattini sulla nuca come sapeva piacessero a Jungkook -e non solo. 

Jungkook sistemò meglio il capo e avvolse le braccia attorno alla vita di Taehyung, sospirando rilassato, «Non so perchè te l'ho chiesto, s-scusa. Domanda s-stupida» mugugnò, scuotendo leggermente la testa perchè, effettivamente, la domanda era stata davvero stupida.

«Me lo chiedi perchè prima ci siamo dovuti fermare due volte?» chiese Taehyung dopo qualche attimo di  pausa. 

Jungkook sentì le guance bruciare dall'imbarazzo; affondò il viso nella sua pelle e borbottò qualcosa di poco comprensibile ma le dita di Taehyung scivolarono sulla sua nuca prendergli il volto tra le mani e convincerlo ad issarlo.

Lo trattenne mentre Jungkook posava il mento poco più su del suo addome e lo guardava, in attesa e con gli occhi lucidi. 

Le labbra di Taehyung si stesero in sorriso dolce e tranquillo che, corredato da quell'espressione rilassata ed i capelli un po' scompigliati per le attività di poco prima, gli fecero colorare ancora di più le guance- già scarlatte. 

«Il 'ti amo' nasconde molto più di un sentimento, Koo. Significa che ti accetto per come sei, che non spero o desidero vedere alcun cambiamento in te; significa che non cerco la perfezione, così come tu non la cerchi in me. Significa che ti sono vicino, che voglio starti vicino e che desidero averti vicino a mia volta. E non sarà di certo una dissociazione o due durante un nostro momento a far cambiare le cose». 

I pollici strofinarono sulle sue guance bollenti e Jungkook chiuse un attimo gli occhi, mordendosi il labbro mentre cercava di placare il battere del suo cuore errante e rumoroso.

Quando li riaprì, lo osservò continuare a fargli quelle carezze gentili e si umettò le labbra, «Come riesci ad amare n-noi?».

Taehyung gli passò le dita tra i capelli, «Koo, lasciati amare così per come sei. Credere che sia necessario nascondere alcuni lati di te, compresi quelli più feriti e spezzati, perchè ti rendono meno perfetto di quanto dovresti -o addirittura meno meritevole di amore-, è come credere che la luce del sole non riesca a filtrare attraverso una finestra rotta per rischiarare il buio di una stanza».

Gli occhi di Jungkook si allargarono e chiazze rossastre scesero sul collo, marchiandogli la pelle di quei segni di imbarazzo che aveva imparato a riconoscere. Lo vide annuire subito dopo con fare consapevole e guardarsi intorno per qualche istante. 

«Già...credo che sia per questo che ti amo anche io».

Taehyung gli riservò un sorriso capace di fargli mancare un battito ed il principe tornò a premere la guancia contro il suo petto -senza tuttavia riuscire a richiudere gli occhi. 

Perchè, a dirglielo, non era stato 'Koo'. 






















✁✁✁✁✁✁✁✁

NDA: BENTORNATI! Da quanto tempo t.t

Scusate il protrarsi dell'attesa, ma adesso sono tornata e sì, ritorno in scena con questo capitolo che personalmente mi ha softata come un marshmallow.

Pensieri sui loro discorsi?

Andiamo (come sempre) con ordine:

-JK e Tae: il loro rapporto è abbastanza complesso, più di quanto sembri. JK non ha idea di cosa significhi amare, non ha idea neanche del come farlo perchè -obiettivamente- non glielo ha mai mostrato nessuno. I suoi dubbi sono leciti, sta riscoprendo atteggiamenti e sensazioni che mai ha provato prima quindi...niente, me lo spupazzerei.

Ciò non toglie che Jungkook rimane comunque Jungkook agli occhi di Taehyung. Il loro rapporto non verrà minimamente minato dalla rinnovata relazione con JK, questa è una cosa certa che -spero- possa dissipare qualsiasi dubbio sentiate (o abbiate sentito) in merito. Ama una parte di Jungkook, ma è Jungkook l'host. 

Per farvi capire: immaginate il DID come un sistema solare. Al centro (ovvero il sole) c'è l'host -e quindi Jungkook-. Attorno a lui gravitano, su due orbite diverse, JK e Kookie. JK è come Mercurio, il più vicino al sole e quindi quello che appare più spesso, Kookie è Venere -altrettanto vicino ma non come JK. 

Più ci si allontana dal Sole e più le personalità tendono a non essere presenti troppo spesso fino -spesso- ad assopirsi ed essere etichettate come dormienti.

Per cui, se Taehyung ama il nucleo del sistema, automaticamente ama il sistema nel suo complesso. Che poi possa apprezzare o meno alcuni aspetti di una personalità ciccia, è ovvio. 

(#funfact: sapete che, a volte, le personalità si innamorano di altre personalità? Non è raro che in sistemi molto ampi -composti da 20/30 personalità diverse- due alter si innamorino e stiano insieme. Tutti gli alter vivono in questo inner world dove si vedono ed interagiscono. Ecco perchè JK abbraccia Kookie, perchè si vedono -mi è sembrata una cosa carina da mettere :) ).

-Paragrafo finale:  (◉ω◉).

Passo e chiudo, a presto e grazie per aver letto. 

Mi siete mancati♡





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