Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

Ignaro del fatto che Taehyung avesse un subbuglio interiore tutto suo- dovuto principalmente alle parole di JK e di quanto queste avessero un effetto nuovo e deliziosamente affascinante sulla sua persona-, Jimin gli si mise di fianco, poco intenzionato a demordere.

Con un nuovo calice di spumante tra le mani ed un rinnovato vigore nel voler ristabilire i rapporti con suo fratello a prescindere da tutto, gli sfiorò la spalla con la propria per attirare la sua attenzione e prese silenziosamente un profondo sospiro. 

«Non preoccuparti per Jin, se ne è fatto una ragione» gli rivelò, sapendo già che Taehyung fosse turbato dalla giovane età della futura sposa di suo fratello. Non immaginava che le parole di JK avessero deviato la direzione del suo sgomento verso altre situazioni in cui, lo sgomento, non era nemmeno contemplato, per cui annuì e cercò di sciogliere la presa del braccio di JK dalla sua vita.

«E' stata dura per lui?» chiese, esitante. 

Jimin fece un mezzo sorriso e prese un sorso di champagne, rivolgendogli un'occhiata colma di significato, «Non quanto lo sarebbe stato per me. O come lo è stato per te» pronunciò quindi, lanciando un'occhiata al principe dietro di lui. Questi, ascoltata la risposta, lo guardava con un sopracciglio alzato ed un'espressione a metà tra il "perché non ti togli di torno" e il "sei di troppo". 

Ma, per quanto gli riguardasse, avrebbe anche potuto prenderlo a calci. Jimin non si sarebbe allontanato da suo fratello, non un'altra volta, non dopo aver atteso mesi e mesi per rivederlo e per potergli parlare. Forse era stato invadente, era stato avventato e sì, ammetteva che un po' si meritava quel trattamento ma...non voleva distruggere tutto prima ancora di aver provato ad aggiustarlo.

«Personalmente, mi è risultato più faticoso accettare il fatto che nostro padre non vedesse l'ora di mandarmi via che il matrimonio vero e proprio» ammise Taehyung, abbassandogli occhi come la presa di JK si dileguò. 

«Anche se il matrimonio non era nei programmi della mia vita, si è rivelata come la cosa migliore che potesse capitarmi—nonostante gli alti e bassi» continuò poi, alzando gli occhi su Jimin per fargli un sorriso, «Ed anche se quando ho ricevuto la comunicazione del matrimonio di Jin sono rimasto quasi letteralmente sconvolto...ero contento -oserei dire rilassato- al pensiero che ci fossi tu con lui. Sei un po' idiota, ma sai essere il migliore fratello del mondo quando è necessario». 

Jimin strinse le labbra e fece un piccolo sorriso, abbassando gli occhi sul suo calice perchè, per lui, quelle parole valevano più dell'oro. Portavano con sé il significato che Taehyung gli volesse ancora bene, che ricordasse ancora che era la stessa persona che avrebbe dato la vita per lui. Erano stati pensieri stupidi ed infantili quelli che lo avevano colto nel suo rimuginare ma, spesso, si era trovato a chiedersi se a Taehyung lui mancasse; se gli mancasse avere il loro solito rapporto, se gli mancasse stargli vicino, se gli volesse ancora bene nonostante avesse insultato pesantemente suo marito. 

Una mano gli carezzò la schiena e si voltò appena per incontrare lo sguardo soddisfatto e fiducioso di Yoongi che, quasi adorante, lo guardava con occhi dolci per indicargli un silenzioso "te lo avevo detto" che lo portò a sorridere più apertamente. 

Yoongi, dalla sua, aveva diversi motivi per cui rilassare le spalle e distendere l'espressione dalla contentezza -ma contenta per davvero, se non addirittura felice. La mano di JK legata a quella di Taehyung, i loro sussurri e le loro chiacchiere contornate da frequenti piccole risate, alzate di occhi al cielo, sbuffi fintamente scocciati e battute fantasiose da parte di JK ne erano un esempio; e, in tutto quel quadretto, Jimin aveva trovato il suo piccolo spazio.

Ammirevole era lo sforzo di Jimin nell'intavolare conversazione civili con il marito di suo fratello, ma Yoongi ridacchiò tra sé al pensiero perchè aveva la netta sensazione che il suo petalo non avesse capito quanto Taehyung fosse protettivo nei confronti di Jungkook o di qualunque delle sue personalità.

E di quanto JK lo fosse a sua volta.

«Ho pensato che sarebbe bel—».

«Sai che non importa a nessuno cosa hai pensato?» lo interruppe per l'ennesima volta JK e Jimin lo guardò male, irritato fino all'inverosimile perchè era la quarta volta che provava a parlare ed era la quarta, dannatissima volta che JK lo interrompeva sul nascere. 

Taehyung lanciò a JK un'occhiata di sbieco e gli pestò un piede, facendolo sibilare per il male, «Ma che diamine, principessa!» si lamentò, spingendo la lingua contro la guancia per il pulsare dell'arto. 

Taehyung lo ignorò e si voltò nuovamente verso Jimin, intento a tenere le labbra corrucciate in una smorfia a metà tra il nervoso e il divertito a vedere come JK avesse appena guardato suo fratello come se lo avesse ferito gravemente, «A me interessa sapere cosa ha pensato Jimin» lo rimbeccò quello, scuotendo la testa all'insofferenza teatrale mostrata da JK.

Quest'ultimo si era ripreso velocemente dal pestone di Taehyung e gli occhi si erano illuminati dal divertimento, come se gli fosse appena venuto in mente qualcosa di divertente.

«Vuoi sapere cosa ho pensato io?» gli chiese in un sogghigno divertito, strizzandogli il fianco con fare complice. 

«Se è un'altra delle tue sagge perle, risparmiamela» mugugnò Taehyung, e JK ampliò il suo ghigno, aprendosi in uno di quei sorrisi che gli facevano sempre mancare un battito. Sentì le guance arrossarsi alla sola vista e si detestò per aver sviluppato quel debole assolutamente palese per suo marito che lo spiazzava ogni volta. 

«Vorrà dire che la conserverò per quando farò ciò che più preferisco» commentò con leggiadria, come se non ci fosse Jimin di fronte a loro guardarli con le sopracciglia alzate, sorpreso nel vedere suo fratello flirtare così apertamente con JK. 

«Ossia?» arcuò un sopracciglio Taehyung. 

JK gli si avvicinò all'orecchio e quello poté percepire il suo sorriso contro la pelle -ed anche il suo cuore perdere un battito, «Spogliarti».

Taehyung afferrò il bicchiere tra le mani di Jimin e lo bevve d'un fiato, guardando JK passarsi la lingua sulle labbra come se stesse pregustando quel momento quasi lo stesse vivendo per davvero. 

Jimin lo guardò con sorpresa, piegando il capo di lato per studiarli con un po' di attenzione. Taehyung non era un santo, lo sapeva perfettamente, conosceva i suoi intercorsi non in modo dettagliato ma abbastanza particolareggiato, ma...non aveva mai percepito una tensione così palpabile con qualcuno dei suoi partner. Si voltò verso Yoongi e gli fece cenno di accostarsi a lui, aspettando che gli fosse vicino abbastanza da potergli parlare.

«Flirtano sempre così tanto?» sussurrò, dubbioso, indicandoli con un cenno.

Yoongi stirò le labbra in un sorrisetto divertito, «Ultimamente...sì. Ma di solito il flirt è unilaterale, da parte di JK» specificò, guardando i due battibeccare sul dover andare o meno a salutare Jin.

Jimin annuì con fare consapevole, «So già dove andremo a finire. Aish, non ci avrei mai creduto se non lo avessi visto, mi tocca rivalutare tutte le scelte della mia vita» sospirò teatralmente, scuotendo la testa. 

Yoongi arcuò un sopracciglio verso di lui, «Proprio tutte?» chiese, un sorriso nella voce ed anche sul volto. 

Jimin si morse il labbro inferiore e gli sfilò il calice dalle mani, prendendone un lungo sorso senza staccare gli occhi da quelli affusolati e luminosi del suo consigliere, «No. Non tutte. Una in particolare non la rivaluterò mai, perchè è stata la migliore della mia vita» rispose, godendosi il rossore diffuso delle guance di Yoongi ed il relativo guizzo di gioia delle sue iridi scure. 

E in quella gioia ci si sarebbe voluto perdere e crogiolare, avrebbe voluto che riempisse ogni anfratto della sua vita, ogni attimo della sua esistenza, e che continuasse a fare da sfondo a quella rete invisibile di sentimenti che sentiva avviluppati alla sua persona come una calda coperta in inverno. 

Poteva essere sbagliato, poteva essere inaccettabile, poteva essere immorale -per gli altri, ma non per lui. Perché se la felicità non era la destinazione a loro assegnata, allora avrebbe fatto sì che, di questa, fosse composto il loro cammino. 


.......................


«Jin!» esclamò Taehyung, richiamando l'attenzione di suo fratello con una nota gioiosa e sinceramente felice. Come la sala era tornata al suo fitto chiacchiericcio e la musica era tornata a fare da sfondo alla festa di fidanzamento, Taehyung si era districato tra la folla senza neanche pensarci, diretto ai due troni che avrebbero ospitato la nuova coppia reale.

Jin voltò di scatto il capo come si sentì chiamare e la sua espressione seria ma cortese si rilassò e lasciò il posto ad una calda felicità. Gli si illuminarono alla vista di un quasi scalpitante Taehyung avvicinarglisi velocemente. 

Il suo sorriso era così ampio che gli occhi erano divenuti due ridenti mezzelune, gli zigomi si erano alzati e si congedò dal discorso per andargli ed infrangere -forse per la prima volta nella sua vita- la regola reale che imponeva distanza, decoro, assenza di contatto fisico e dimostrazioni di affetto troppo esplicite in pubblico. Dimentico che fossero in una sala gremita di persone, Taehyung gli si fiondò addosso e lo strinse stretto, posandogli il mento sulla spalla.

«Hyung! Non hai idea di quanto io sia felice di vederti, mi sei mancato da morire! Perché hai smesso di rispondere alle mie lettere?! Mi hai fatto preoccupare!» esclamò ad alta voce direttamente contro il suo orecchio, facendo sì che suo fratello scoppiasse a ridere di vero cuore in una risata acuta e sinceramente divertita. Gli diede un piccolo colpetto dietro la testa e Taehyung si staccò per guardarlo con occhi sfavillanti ma con un accenno di disappunto per le mancate risposte.

«Se mi rompi il timpano mi verrà difficile ascoltare tutto ciò che hai da raccontarmi. Sono stranamente sollevato di notare che, nonostante il tempo, sia rimasto il mio ribelle fratellino», gli sorrise largamente e Taehyung alzò gli occhi al cielo, «Non cambiare argomento! Perchè hai smesso di rispondermi?! Sai quanto mi sono preoccupato?» insistette ancora, arcuando un sopracciglio con il labbro corrucciato.

«Hai ragione, ti prego di perdonarmi. Non è stato voluto, gli impegni si sono iniziati ad accumulare con ritmo fin troppo sostenuto per riuscire a starvi dietro, ed i consiglieri hanno iniziato a fare egli stessi una cernita delle lettere ricevute. E quindi, di tutte le lettere che mi hai scritto, ne sono riuscito a leggere giusto un paio. Il resto è archiviato, prometto che le leggerò tutte, anche se saranno la ripetizione di ciò che mi racconterai in questi giorni» ammise, un'ombra di tristezza e disappunto volò sui suoi occhi, dissipandosi subito dopo per tornare alla sua solita cordialità «Ma non è passato un solo giorno senza che ti pensassi, questo te lo assicuro».

Taehyung lasciò cadere il discorso e Jin fece un passo indietro con l'intento di guardarlo per intero, «Sei vestito divinamente, Tae. Come sempre, aggiungerei. E sono davvero felice di averti qui a casa, le giornate non sono le stesse senza il mio fratellino in giro a seminare disastri. Stai bene?» gli domandò con sguardo apprensivo e Taehyung alzò le sopracciglia con curiosità. 

«Certo che sto bene, non dovresti preoccuparti così tanto, hyung. Non sia mai ti escano le rughe» rise per l'occhiataccia da Jin e si sistemò i capelli dietro l'orecchio.

«Le rughe non solcheranno mai queste guance, mio caro. Basta vedere nostro padre; non ne ha una nemmeno se lo si guarda con la lente d'ingrandimento» asserì con fare consapevole Jin, passandosi una mano sull'onda del ciuffo che spuntava da sotto la pesante corona. 

A quella menzione, a Taehyung venne in mente il motivo accennatogli da Jimin a proposito dell'assenza del re ad un evento così importante, per cui fece per parlare ma un qualcuno alle sue spalle si schiarì la gola.

Gli occhi di Jin saettarono dietro di lui e il sorriso che non aveva lasciato il suo viso dal momento stesso in cui aveva visto Taehyung, si spense immediatamente; occhi negli occhi, guardò con disappunto e poca cordialità la persona che aveva avuto la sfortuna di incontrare un anno prima e che lo aveva quasi soffocato il giorno del matrimonio di suo fratello.

Jin, a differenza di Jimin, non si sforzò nemmeno nel provare a rimanere neutrale alla presenza di JK, che ricambiava il suo sguardo carico di risentimento e poca cordialità con uno di dura indifferenza.

Dentro di sé, JK non sentiva l'indifferenza che ostentava, tutt'altro; aveva convissuto con quel tipo di sguardi per parte della sua esistenza, per cui detestava quel sentimento almeno tanto quanto detestava quell'atteggiamento supponente del fratello maggiore di Taehyung.

Taehyung si voltò e vide JK fermo con le braccia distese lungo i fianchi e gli occhi puntati in una guerra silenziosa su quelli di suo fratello, per cui gli andò vicino per prendergli la mano ed intrecciare le loro dita, strizzando appena l'arto per indicargli di non prendersela.

Dopo averlo conosciuto, era diventato molto più semplice poter vedere oltre quello scudo di indifferenza che corazzava le iridi di JK. Gli occhi erano una delle parti di suo marito che preferiva perchè, molto più spesso di quanto si aspettasse, vi trovava parole che non erano state dette e che non riuscivano ad essere pronunciate da nessuno di loro tre; emozioni che non volevano essere mostrate, invece, danzavano nei suoi occhi scuri e si manifestavano nella posa rigida delle sue spalle e nella mascella contratta. 

Fece un profondo respiro per prepararsi all'ennesima testardaggine di entrambi e si voltò nuovamente verso Jin, «Hyung» chiamò, mentre gli occhi di Jin si assottigliavano sulla figura di JK e si spostavano con riluttanza su suo fratello. 

Taehyung aveva l'espressione seria e gli stava tacitamente chiedendo di non uscirsene con frasi poco cordiali nei confronti di suo marito, e per quanto detestasse sapere che il più piccolo dei suoi fratelli fosse legato da un vincolo matrimoniale con quell'uomo che avrebbe preso a calci, cercò di assecondare la richiesta -come possibile.

«Ci siete anche voi, principe Jungkook». 

Optò per una frase neutrale, modulando la voce nello stesso tono utilizzato in fase di trattative politiche . Taehyung prese un silenzioso sospiro di sollievo perchè, conoscendo suo fratello, se ne sarebbe potuto uscire con frasi ben peggiori di quella, per cui si schiarì la voce e si ricoprì dell'entusiasmo provato poco prima. 

«Certo! Siamo arrivati solo oggi, purtroppo. Abbiamo subìto un rallentamento ma ce l'abbiamo fatta» cercò di allentare l'atmosfera anche se, dentro di sè, si stava infastidendo -e non poco. 

Nonostante sapesse per certo che Jimin non avesse raccontato nulla a Jin circa lo spiacevole episodio occorso durante la permanenza alla tenuta di re Namjoon -la sicurezza era dovuta alla considerazione che, se suo fratello più grande avesse saputo come era stato ridotto, sarebbe stato capace di scatenare una guerra- il suo ritorno a casa non lo aveva propriamente immaginato in quel modo.

Non si aspettava di trovare tutta quell'ostilità o riluttanza, soprattutto dopo che il suo umore allegro e sorridente era chiaro anche i muri. Perchè tutti rimanevano fermi nelle loro convinzioni senza provare a guardare come veramente stessero le cose?

Detestava quando i suoi fratelli si impuntavano e, adesso che più che mai le cose sembravano andare verso una direzione più o meno perfetta, trovarsi a dover giustificare una presenza più che giustificabile al suo fianco...lo innervosiva.

Enormemente. 

«Il dispiacere di non averti potuto rivedere prima è rivolto solo alla tua persona, non al tuo consorte» sbottò Jin, aumentando la sua poca tolleranza per la situazione. Tra i due, però, era Taehyung a dover cercare di mantenere i nervi saldi- JK, infatti, a quella constatazione aveva alzato gli occhi al cielo sbuffando sonoramente con espressione di chi ne ha già le scatole ben più che piene di tutte quelle mezze frasi poco chiare. 

Jin aggrottò le sopracciglia per l'indignazione al gesto menefreghista di JK che, senza alcuna remora, aveva poi alzato un sopracciglio nella sua direzione e aveva mollato la mano di Taehyung per avvolgergli un braccio attorno alla vita ed avvicinarlo a sé rimarcandone la vicinanza. 

«Questa è la parte in cui dovrei fingermi rammaricato perchè non sei felice di vedermi, per caso? Se è così, puoi stare tranquillo che non me ne importa proprio un cazzo» commentò con tono sprezzante, spingendo la lingua contro la guancia. 

Taehyung gli lanciò un'occhiata di traverso, «Non aiuti la situazione» sibilò, ma JK era troppo concentrato a guardare in cagnesco Jin per rispondergli. 

Represse un grugnito di esasperazione e si pizzicò il ponte del naso per quell'ostilità così palese da essere quasi tangibile, invocando tutti i santi per poterlo fare uscire da quella situazione senza dare troppo nell'occhio.

«Per favore, potreste mettere da parte le ostilità al fine di passare una serata quantomeno decente? Non sono venuto qui per ripetere continuamente la stessa cosa nè per cercare di attirare l'attenzione di tutta la sala su di noi» sbottò Taehyung, guardandoli alternativamente con sguardo palesemente irritato. 

Jin lo guardò come se lo avesse appena offeso, facendo una smorfia ed una risata poco divertita, «Passerò di certo sopra al fatto che questo belloccio mi ha quasi ammazzato e dio solo sa cos'altro abbia fatto. Credici, Taehyung».

Taehyung si morse la lingua e afferrò l'avambraccio di JK che, con fare arrabbiato, aveva già fatto un passo verso Jin sibilando un «Ti spezzo il collo».

JK si voltò verso di lui con occhi fiammeggianti dalla rabbia e li posò in quelli di Taehyung che, proprio come una marea, ebbe la capacità di -quantomeno- bloccare l'imminente voglia di prendere a pugni quel principe. Si fissarono per un lungo momento, lungo abbastanza da fare aggrottare le sopracciglia a Jin per quanto fossero intensi i loro sguardi.

Sembrava quasi che stessero parlando, ed era di un'intensità tale da farlo sentire quasi di troppo. Quasi perché Jin non si era mai sentito inferiore a nessuno -e se esisteva una cosa che era difficile da far fare, era metterlo in un angolo o alle strette.

Accertatosi che JK non stesse per andare a tramortire suo fratello, Taehyung si rivolse a Jin con tono duro e che lasciava poco spazio al dialogo, «Questa chiacchierata è conclusa. Se avessi letto tutte le lettere che ti ho inviato in mesi e mesi di lontananza, sapresti quanto sono felice con Jungkook e quanto il mio matrimonio stia andando bene. Per cui, fino a che non recupererai tutte le informazioni che ti ho fornito spendendo il mio tempo nell'aggiornare te e Jimin sulla mia quotidianità, nè tu nè nessun altro dovreste arrogarvi il diritto di rivolgervi a me o a mio marito in questo modo».

Jin schiuse le labbra, non aspettandosi quel tipo di risposta da parte di suo fratello, «Ti ho detto poco fa il motivo per cui non ho risposto a nessuna delle tue lettere».

«Anche io ho già ripetuto tutto quello che ti ho appena detto. Sono venuto qui con la gioia di rivedervi, ed ero sinceramente felice di poter trascorrere del tempo qui; invece, l'unica cosa che stiamo ricevendo io e Jungkook da tutta la sera è solo astio e rancore per cose di cui neanche sapete nulla».

La presa di Taehyung si strinse sul braccio di JK per il nervoso e quest'ultimo lo guardò, sinceramente ammirato della sua capacità dialettica. Era uno degli aspetti che più lo affasciava, quello; Taehyung era capace di zittire chiunque con garbo, e nonostante lui non avesse bisogno di essere difeso da nessuno, sentì un tremito al cuore vedendo come qualcuno, per la prima volta, stava affrontando qualcun altro per loro.

Fece un ghigno a labbra chiuse e tornò alla sua posizione iniziale, appuntandosi mentalmente di ringraziare in un secondo momento Taehyung.

A modo suo. 

«Vostra altezza, finalmente vi ho trovato!».

La voce femminile e leggiadra, musicale e fin troppo sottile per appartenere ad una donna matura, attirò l'attenzione di tutti e tre che, in contemporanea, si voltarono verso la piccola ragazza che li stava raggiungendo seguita da uno stuolo di damigelle che le reggevano il lungo strascico del vestito. Quella si voltò verso di loro e fece un piccolo inchino, rivolgendo ai due ospiti un sorriso ampio e dolce, accettando di buon grado il braccio cavallerescamente offertole da Jin.

Gli si mise di fianco e guardò con curiosità Taehyung e JK, alzando curiosamente le sopracciglia verso di loro. 

«Perdonatemi...ho forse interrotto qualcosa?» chiese, con confusione crescente. Le era sembrato di entrare in una specie di arena visto il silenzio teso che aleggiava tra loro, ma ormai era troppo tardi per poter tornare indietro, per cui cerco di smorzare la tensione con una domanda che sperava risultasse innocente. 

Jin ricambiò il sorriso e scosse la testa, «Geunhye, non preoccupatevi. Non avete interrotto nulla e, anzi, dovrei essere io a chiedervi di perdonarmi per essermi allontanato senza attendervi. La gioia provata nel rivedere mio fratello dopo molto tempo ha avuto la meglio sulle mie azioni» si scusò Jin, carezzandole il dorso della mano per accentuare l'efficacia delle sue scuse e la sua disattenzione nell'averla lasciata da sola.

Geunhye scosse la testa in un movimento che lasciava intendere che non era necessario scusarsi e spostò l'attenzione sui due interlocutori di cui stava parlando il suo futuro sposo, inchinandosi appena con un lento ed elegante movimento. 

«E' un piacere fare la vostra conoscenza. Non sapevo che sua altezza avesse un altro fratello, non posso che esserne lieta».

JK roteò gli occhi e fece un'espressone sdegnata che venne prontamente smorzata dal pizzicotto sulla coscia che gli diede Taehyung che, abbandonata l'espressione seriosa ed irritata, si era invece dipinto in viso cordialità e garbatezza. Fece qualche passo verso la principessa per afferrare elegantemente la sua mano e mimare un baciamano con tanto di avambraccio dietro la schiena.

Non potè fare a meno di notare che quella mano fosse piccolissima rispetto alla sua.

«Kim Taehyung in Jeon. Colui che vedete al mio fianco è mio marito, il principe Jeon Jungkook, siamo lieti di fare la vostra conoscenza» rispose, tornando alla sua posizione iniziale per indicare con un cenno JK che, al suo fianco, la guardava con la fronte aggrottata perchè non stava capendo il motivo di quello sguardo insistente da parte della principessa.

Infatti, gli occhi a mandorla di Geunhye si sgranarono nell'udire quel nome e posarono sul diretto interessato, squadrandolo in modo poco principesco. Sembrava tanto come se la sorpresa nel vederlo fosse stata così incontenibile da non riuscire a frenarla; di questo stesso sguardo, infatti, se ne accorsero tutti i presenti -soprattutto Taehyung, che rimase interdetto nel fissare confusamente la scena. 

JK la guardava con fare interrogativo, sperando che non se ne uscisse con qualche frase poco felice che avrebbe compromesso quella situazione così precaria che perfino la stabilità delle dame sui tacchi riusciva ad apparire più ferma. Ma le sue congetture vennero -ovviamente- infrante perchè quando mai le principessine riuscivano a starsene zitte senza urlare -dentro e fuori le lenzuola?

«Quel Jeon Jungkook? Ho compreso bene?».

Geunhye diede infatti voce ai suoi dubbi con tono quasi incredulo. Jin la guardò a sua volta, interrogativo, non capendo come facesse una principessa giovane come lei a conoscere la fama che precedeva e circondava la figura di Jungkook nelle varie sale nobiliari.

«A meno che non mio marito non abbia appena parlato a vuoto, sì. Quanti altri Jeon Jungkook credi possano esistere?».

No, non l'avrebbe chiamata principessa. Di principessa ce n'era uno solo ed era proprio al suo fianco a stringergli la mano.

La sua insinuazione detta con un tono vagamente malizioso, accentuato dal sorrisetto sghembo fece arrossire di botto la principessa Geunhye, che abbassò gli occhi fino al pavimento e strinse la presa sul braccio di Jin, che represse uno sbuffo a quanto fosse fin troppo suggestionabile la sua futura consorte. 

Un dubbio sbocciò nella mente di Taehyung, il quale boccheggiò per qualche istante. 

Che JK...

L'impellente necessità di parlargli arrivò da qualche ospite intromessosi nella conversazione con uno squillante: «Posso attirare la vostra attenzione e farvi le mie più sincere congratulazioni?!», chiaramente ignaro di aver appena salvato tutti da una situazione estremamente imbarazzante.

Taehyung colse al volo l'occasione di potersi congedare e, a seguito di un breve e veloce inchino, trascinò via JK per mettere quanta più distanza possibile tra loro e la coppia di fidanzati.

Si fermò solo fin quando non furono in disparte rispetto al resto, in prossimità delle lunghe tavolate adibite a buffet come cocktail di inizio della cerimonia. JK lo guardò fermarsi di fronte a lui, incrociare le braccia al petto ed alzare un sopracciglio nella sua direzione. 

«Che ti prende?» chiese, sinceramente perplesso. 

«Dimmi che non ti sei fatto anche quella ragazzina» gli sibilò Taehyung, anche se non era sicuro volesse venire a conoscenza della risposta. 

JK lo guardò come se fosse completamente impazzito, «Eh? Quella tipa? Ma piuttosto me lo facevo tagliare» esclamò con fare schifato, arricciando il naso. Di donne se ne era fatte tante, era vero, ma -oltre ad essere più che consenzienti- erano anche di una certa fama ed esperienza.

Taehyung tirò un sospiro di sollievo sentendo le spalle rilassarsi all'ennesimo grattacapo scampato, afferrando un flûte per prendere un sorso di champagne -quasi brindasse ad un nuovo traguardo. 

«Però potrei essermi fatto sua sorella, la più grande» riflettè JK, poco dopo. 

A Taehyung andò di traverso lo champagne e prese a tossire convulsamente, dandosi qualche pugno sul petto; costretto ad abbandonare il bicchiere appena afferrato, alzò gli occhi verso di lui, incredulo e sgomento di fronte a quell'ammissione.

«Dio santissimo, JK! Non ci posso credere! Ma davvero non riuscivi a tenerlo nei pantaloni?! Di cosa avevi paura, che smettesse di funzionarti?!» esclamò, asciugandosi la lacrima creatasi per il quasi soffocamento.

JK rise di quella risatina bassa e roca ed alzò un sopracciglio nella sua direzione, «Principessa, chi credi si sia occupato degli ormoni adolescenziali di Jungkook? Sotto questo punto di vista, ho sempre fatto ciò che Jungkook non ha mai avuto il coraggio di fare, seghe comprese. Essere l'alter sessuale ha i suoi vantaggi, per cui perchè non avrei dovuto assecondare le mie curiosità?» fece spallucce JK, prendendo un sorso di champagne.

Taehyung assottigliò lo sguardo, «Temo quali siano state le tue curiosità, ma...» lasciò un attimo la frase in sospeso e contemplò se chiedergli o meno ciò che aveva archiviato ma che non aveva dimenticato -come avrebbe potuto, anche quando?

«Se è così... per quale motivo mi sono ritrovato con Kookie che si strofinava sulla mia gamba senza neanche sapere cosa fosse un'erezione?».

Al ricordo si imbarazzò nello stesso identico modo di quando aveva vissuto quell'esperienza che avrebbe fatto volentieri a meno di vivere, ma osservò con curiosità JK storcere il muso in un'espressione che poteva tranquillamente essere scambiata per disagio.

Taehyung si sporse verso di lui e gli punzecchiò la guancia con l'indice, richiamando la sua attenzione mentre esplicitava la sua attesa per una risposta che JK stava -stranamente- tardando a fornirgli. 

«Allora? Credo di meritarmela, una spiegazione. E' stato imbarazzante! Kookie si è messo a piangere ed ha creduto avesse fatto pipì». 

JK grugnì e sbuffò, «Quella volta mi hai lasciato a secco, che cazzo. Cosa avrei dovuto fare? Rimanere con il cazzo teso per tutta la notte? E' normale che dovessi farla passare in qualche modo, ma il biscotto voleva starti vicino e quindi il resto è storia» tagliò corto, schioccando la lingua sul palato per il disappunto. 

Taehyung allargò gli occhi e spalancò la bocca, «Ti saresti fatto una—ti sei iniziato a trastullare al mio fianco mentre dormivo?!».

L'indignazione del suo tono, però, non si riflesse sul suo viso, che si colorò di un tenue rosa come gli occhi di JK erano tornati sui suoi contornati da una vena maliziosa e che lasciava poco spazio all'immaginazione. 

«Sì, esattamente. Sarò sincero, principessa. Come mi stimoli tu, e non sto parlando della curiosità, ammetto che nessuno mai» mormorò contro il bordo del bicchiere, prendendo un altro sorso di quel liquido dorato e frizzante.

Taehyung si passò una mano sul viso e mugugnò qualcosa di incomprensibile, assottigliando poi gli occhi verso un ghignante JK intento ad osservare, divertito, il suo imbarazzo.

«Sai che dovresti farti perdonare per quello che è successo?» proruppe allora Taehyung, sfilandogli il bicchiere di mano per poterne prendere un sorso tenendo gli occhi fissi nei suoi. 

Era quasi spiazzante per JK ammettere che bastava una semplice e apparentemente innocente frase come quella per solleticare la sua fantasia e per sentire le mani formicolare dal desiderio di togliergli i vestiti.

Sulla lingua aveva ancora il gusto amarognolo e vagamente dolciastro dello champagne ma avrebbe preferito sentire il gusto di Taehyung misto alla bevanda pregiata, sentire i suoi ansimi impattargli sulle labbra in abbracci invisibili e guardare quegli occhi blu vacui di piacere. 

Occhi blu che, in quel fottutissimo momento, lo stavano guardando con fare quasi felino e tentatore, resi ancora più suggestivi da come la lingua stava passando con lentezza sul labbro inferiore.

«Ho in mente un consistente numero di scuse che sono certo riusciranno a farmi perdonare» gli risposte, spingendo la lingua contro la guancia. Taehyung, a quella risposta, rise appena, «Ti informo che l'impresa è ardua, JK. Sono una persona parecchio esigente quando si tratta di perdonare, fino a che punto sai essere convincente?».

JK gli tolse il bicchiere di mano e gli avvolse un braccio attorno alla vita, stringendolo stretto a sè mentre le mani di Taehyung si posavano istintivamente sui suoi fianchi e gli passavano sulla schiena, vagando sotto la giacca ma non sotto la camicia attillata.

La mano si JK si allargò proprio nella curva della sua schiena per schiacciarlo contro di lui e piegò il capo di lato per passargli la punta del naso sull'orecchio, facendo un sorrisetto sghembo al piccolo tremito avuto da Taehyung -percepito solo grazie alla distanza inesistente tra loro.

Il respiro leggero di Taehyung gli scivolò lungo il collo per il piccolo singulto avuto sentendo quanto quelle parole avesse avuto effetto su JK, e rischiò di farsi uscire un sospiro troppo esplicito nel sentire il tono roco contro l'orecchio mormorargli qualcosa.

«Stai continuando a provocarmi, principessa. Ed io alle tentazioni cedo più che volentieri, per cui, se non te la senti, non continuare a farlo. Perchè attualmente ho solamente tanta, tantissima voglia di sbatterti contro il tavolo e rovinare questo culo delizioso continuando ancora e ancora fino a che perfino i soldati al confine sentiranno il mio nome».

Taehyung fece un piccolo sorriso e si morse il labbro inferiore, «Se non me la fossi sentita, non avrei nemmeno iniziato, JK. Mi credi davvero così sprovveduto?».

Sorrise appena come la presa su di lui si strinse e JK prese un profondo respiro e mugugnò contro il suo orecchio, «Ah, questa lingua lunga...».

«E' capace di fare cose che non ti aspetti» ammiccò Taehyung, facendogli l'occhiolino. 

«Taehyung?! Sei davvero tu?!».

La loro bolla privata in cui erano caduti, isolandosi dal resto della sala come se neanche esistesse, venne interrotta da una voce esterna che fece grugnire dal fastidio JK.

Consapevole di non poter assecondare la sua fantasia fin troppo fervida, allentò la presa sulla vita di Taehyung mentre quest'ultimo si voltava verso la voce ed allargava gli occhi dalla sorpresa.

«Junhui?!» esclamò all'improvviso, meravigliato.

JK aggrottò le sopracciglia e si rimangiò l'imprecazione dell'interruzione, alzando lo sguardo verso quel qualcuno per cui, a pelle, stava provando estrema antipatia. Guardò con indifferenza quel ragazzo che non sembrava tanto sveglio né particolarmente familiare, e lo avrebbe anche fatto passare in secondo piano se solo Taehyung non gli avesse rivolto un enorme sorriso, sventolando la mano verso di lui. 

«Allora ho visto bene! Non ci vediamo da anni!» esclamò quel ragazzo con una cordialità che JK non gradì particolarmente.

E poteva benissimo continuare così anche per gli anni a venire pensò, infastidito.

Taehyung si districò dalla sua stretta con velocità e, dopo avergli dato un bacio sulla punta del naso, andò sorridendo verso l'altro che, non appena furono prossimi abbastanza, lo abbracciò,  «Junhui! Il tempo non ti ha cambiato di nulla! Sono contento che sia qui, quando sei arrivato?».

JK guardò con perplessità la figura di Taehyung approcciarsi in modo così tanto caloroso a quel damerino che aveva interrotto un loro momento che si prospettava molto più piacevole di un saluto a...braccia strette intorno la vita?

Sbatté le palpebre un paio di volte e la fronte si increspò mentre le labbra si incurvarono verso il basso, in una smorfia di disappunto e poco gradimento.

Vide quel tipo, Junhui, sorridere verso Taehyung e sistemarsi i capelli sulla fronte con le guance rosse e gli occhi schiusi dall'imbarazzato sorrisetto rivoltogli.

«Solo poco fa, il viaggio non è stato dei migliori e continuo ad avere una nausea che non se ne vuole andare».

Non te lo ha chiesto nessuno pensò JK un attimo prima di sobbalzare ed imprecare a denti stretti alla vista di Taehyung posare una mano sulla sua fronte con espressione preoccupata. 

Ma perché cazzo non toglieva la mano? Quando fottuto tempo ci voleva?

Abbassò gli occhi sulle sue mani, maledicendo le bende ed i tagli che ancora non lo lasciavano stare e rilassò i pugni, prendendo un profondo respiro. 

JK, non credi di essere un attimino...troppo p-possessivo?

JK alzò un sopracciglio e mantenne gli occhi sulle due figure a poca distanza da loro. Non lo sono. Quel tipo non mi piace rispose senza tanti giri di parole con fare perentorio e distaccato.

Potrebbe essere un suo conoscente o a-amico, non per forza l-le relazioni devono essere f-fisiche. Alla fine siamo a casa sua cercò di farlo ragionare Jungkook, ma JK schioccò la lingua sul palato.

«Tu saresti?».

JK! lo riprese Jungkook sbuffando per l'intromissione di JK nella conversazione tra Taehyung e quel nuovo ragazzo. 

Entrambi si voltarono verso di lui, e mentre JK si portava di fianco a Taehyung, Junhui lo guardava con curiosità posare un braccio sulle spalle del suo amico facendolo arretrare involontariamente di qualche passo.

«Io sono Hua Junhui» si presentò con cordialità, stendendo una mano verso di lui. JK la guardò con un sopracciglio alzato, osservando alternativamente il ragazzo e l'arto fin quando quest'ultimo non la lasciò ricadere e si guardò intorno, a disagio.

Taehyung non capì perchè JK fosse così ostile nei confronti del suo amico, infatti arcuò un sopracciglio, «Junhui, lui è Jeon Jungkook, il mio consorte» rispose al suo posto, «A seguito di un piccolo incidente avvenuto a palazzo non può stringerti la mano ma sono sicuro che sia felice di fare la tua conoscenza. Io e Jun ci conosciamo da moltissimo tempo» cercò quindi di salvare la conversazione, sperando che Junhui non facesse troppo caso all'atteggiamento di suo marito.

«Felicissimo di fare la tua conoscenza» puntualizzò JK con tono glaciale.

Era sicuro di aver già sentito parlare di quel tipo, anche se non ricordava in che occasione. Escludeva di avergli mai rivolto la parola o di averlo mai visto, ma non gli tornava nuovo. 

«Consorte?! Non sapevo ti fossi sposato! Beh, congratulazioni in ritardo!» rispose quindi il loro interlocutore, coinvolgendo Taehyung in un abbraccio.

JK fulminò il suo consorte per tutta quell'eccessiva cordialità che stava mostrando verso quel tipo e arricciò le labbra. A te ha mai parlato di questo Junhui?

Non che io ricordi...perché? Non sei stato nemmeno t-troppo carino n-nei suoi confronti, n-non ti ha fatto niente rimbrottò Jungkook.

Perchè non mi piace che gli stia troppo intorno. Non c'erano delle caz—cavoletti di regole regali che imponevano decoro o roba del genere?

Fu costretto a modulare il lessico come percepì Kookie intromettersi -come spesso faceva- nella conversazione. Quando si ritrovavano a parlare in situazioni come quella, Kookie faceva spesso la sua comparsa perchè era curioso e perchè gli piaceva osservare i suoi due hyung parlare felicemente senza urlarsi addosso. 

Gli sembrava, finalmente, di essere tornato alla solita famiglia composta da lui, Jché e Junkoo, ed ebbe modo di credere che tutte le preghiere che aveva rivolto al cielo e a Mr Carota avessero finalmente dato i loro frutti.

E-hi! G-giù le mani da Taetae! esclamò dal nulla Kookie, indispettito.

A quanto pare la gelosia è di casa rise Jungkook e JK alzò gli occhi al cielo facendo una smorfia stizzita.

Io non sono geloso.

Perso com'era nelle chiacchiere insieme agli altri, aveva completamente perso di vista il fatto che fosse in una sala gremita di persone e che nessuno fosse a conoscenza della loro molteplicità, per cui si passò una mano tra i capelli facendo finta di essere stato attento a cosa fosse successo attorno a lui.

«Jungkook, giusto?».

Quel tipo, Junhui, richiamò la sua attenzione rimanendogli vicino. La vicinanza di quello, però, gli diede il sentore della mancanza dell'unico fulcro e centro delle sue attenzioni che, allontanatosi non sapeva dire neanche lui quando, era impegnato a parlare con un altro ragazzo, ben più alto di lui e con dei folti riccioli biondi a ricadergli sulla fronte.

«Sì. Che vuoi?».

Il tono scontroso e seccato, che di solito riusciva ad allontanare e fare desistere chiunque dal continuare a portare avanti un discorso con la sua persona, non scoraggiò più di tanto Junhui, che ridacchiò e si sistemò meglio il ciuffo rossastro sulla fronte.

«Non ti sto molto simpatico, vero?».

JK gli lanciò un'occhiata fugace, «Sei perspicace...non l'avrei mai detto».

Junhui rise e si portò una mano davanti le labbra per cercare di non risultare troppo sguaiato e le guance gli si punteggiarono dal rossore.

«Ho capito perché Taehyung ti presenta con così tanto orgoglio» asserì, cercando di dargli di gomito in una complicità che JK non si prese nemmeno la briga di attenzionare, «Sei esattamente il suo tipo. Gliel'ho sempre detto che il futuro gli avrebbe riservato un aitante principe con cui condividere la vita. Mi stai simpatico, lo sai?».

Tu no.

«Cosa ne sapresti tu dei gusti di Taehyung in fatto di uomini?» ribattè, bucando con lo sguardo la schiena di Taehyung che, ignaro della conversazione in corso, parlava concitatamente di qualcosa che non sentiva perché quel piccolo insetto di nome Junhui continuava a ronzargli intorno.

«Oh, beh—Siamo da sempre in buoni rapporti, ci conosciamo da anni».

Se c'era una cosa che JK detestava -a parte il mondo intero, compresi gli abitanti- erano le risposte vaghe e laconiche sembravano voler dire tutto e niente nell'arco di una frase e mezza. Ed era proprio quello l'atteggiamento utilizzato da Junhui per parlare del suo rapporto con Taehyung. Infatti, scollò gli occhi da quest'ultimo solamente per assecondare il rinnovato interesse verso la conversazione; puntò lo sguardo sul profilo del ragazzo al suo fianco e piegò il capo di lato, studiandolo per qualche secondo.

Poteva essere che fosse...

«Qualsiasi sia stato il rapporto tra voi, Taehyung è fuori dal giro. Adesso sta con me ed è più che felice di farlo, quindi ti consiglio di puntare qualche altro principe su cui poterti strusciare la notte».

Junhui, intento a masticare una tartina al caviale, strabuzzò gli occhi come il cibo gli andò di traverso, iniziando a tossicchiare violentemente cercando di non rendere troppo palese il fatto che stesse morendo di asfissia. Si battè il pugno sullo sterno per fare scendere il boccone e guardò JK completamente stralunato.

«Cos—No! Io e Tae non abbiamo più quel tipo di rapporto, la nostra relazione si è chiusa tantissimo tempo fa! Adesso siamo solo rimasti in buoni e amichevoli rapporti». 

Grato che nelle sue vie respiratorie non scivolassero perline di caviale ma particelle d'aria, Junhui cercò di riacquisire la sua compostezza nel mentre che JK si voltava interamente verso la sua persona per chiudere quel discorso che era durato fin troppo.

«Ascoltami attentamente perchè a me non piace ripetermi: non mi stai neanche poi così tanto sul cazzo ma, uno: si chiama Taehyung; due: lascia che gli amichevoli rapporti rimangano tali o io non sarò così amichevole con te».

JK, non credi di aver esagerato? commentò poco dopo Jungkook con tono rassegnato.

E la rassegnazione crebbe alla risposta secca ricevuta. 

No.


.......................


All'ennesima occhiataccia rivolta ad un ospite la cui unica colpa era quella di essere andato a parlare con Taehyung, quest'ultimo ne ebbe abbastanza. 

Ne ebbe davvero abbastanza per cui non si fece scrupoli nell'afferrare JK per il polso per portarlo via dalla festa, allontanandosi dal vociare e ciarlare degli ospiti per ricercare, fuori dal palazzo, un posto dove poter parlare. Perchè che dovessero parlare, era palese e chiaro come il sole estivo -oltre che estremamente urgente. 

Spalancata la portafinestra che dava direttamente sul giardino riccamente illuminato da una sfilza di candele dalle dolci e suggestive note floreali, Taehyung ignorò le proteste di JK e si addentrò in quei giardini di cui conosceva ogni anfratto.

Camminarono per qualche minuto fino a che il musicale suono dei violini, delle arpe, le risa e il tintinnio dei bicchieri ai brindisi richiesti in onore dei due futuri sposi non divenne che un brusio lontano e quasi percepibile, dando tregua alle loro orecchie. 

Lo fece accomodare su una panchina a ridosso di una siepe perfettamente potata ed abbellita da rovi di rose selvatiche, alta abbastanza da ripararli dalla brezza notturna e gli si sedette di fianco. Posò gli avambracci sulle cosce e mosse le dita sulle tempie in lenti movimenti circolari.

«Perché siamo qui?» spezzò il silenzio JK, guardandosi intorno. Gli piaceva quel posto raccolto, soprattutto perchè lontano da quella confusione e da tutti quei suoni fastidiosi che gli facevano quasi venire il mal di testa. 

Il frinire delle cicale rendeva l'atmosfera simile ad una serata estiva, e quasi non si dimenticò del fatto che Taehyung gli fosse vicino per quanto fosse rilassante stare lì fuori. L'altro, infatti, aveva alzato un sopracciglio nella sua direzione incrociando le braccia al petto, «Perchè è da tutta la sera che non fai altro che cacciare la gente. JK, non puoi agire in questo modo».

Nonostante il tono tranquillo di chi cerca di ragionare, Taehyung avrebbe voluto urlare perchè, che diamine, lo stava guardando come se stesse cadendo dalle nuvole.

JK roteò gli occhi, arricciando le labbra, «Non farla così drammatica, principessa. Non ho fatto niente per cui debba farmi una ramanzina del cazzo».

Taehyung spalancò le labbra per l'indignazione, voltandosi con il busto verso di lui.

«Non farla così drammatica? Hai gettato addosso a Junhui la metà del buffet presente sul tavolo, hai accidentalmente rovesciato lo champagne addosso a Shangxui, hai mandato a quel paese la povera signora Wang ed hai continuato a rispondere male ad. Ogni. Cazzo. Di. Ospite».

Se il discorso era iniziato con i buoni propositi di essere calmo e metodico -avrebbe osato dire ragionato- via via che i momenti gli ritornavano alla mente come un'onda, la frustrazione per tutto ciò che era successo lo aveva portato a prendere la pazienza e ad alzare la voce.

Stranamente, però, JK non si era irritato nè gli aveva risposto a tono; si era poggiato con la schiena alla panchina ed aveva sbuffato dalle narici, voltando lo sguardo altrove, «Che colpa ne ho se mi stanno tutti sul cazzo?». 

Passatosi una mano tra i capelli, si stava sinceramente impegnando nel mantenere saldi i suoi nervi e a domare il suo temperamento poco incline a quel tipo di ramanzine o a quel tipo di conversazioni che ponevano un giudizio o restrizione nel suo modo di essere. 

Il tutto, perchè desiderava veramente avere un confronto civile con Taehyung. 

Quest'ultimo lo aveva sempre etichettato come buzzurro e gli aveva sempre fatto notare che la civiltà non era tra le sue qualità principali e, anche se sapeva cosa intendesse Taehyung mentre gli diceva quelle cose, un po' gli dispiaceva non risultare una persona con cui poter dialogare. 

Non era colpa sua, era nato in quel modo e proprio grazie al suo temperamento era riuscito a portare avanti il sistema, e si stava impegnando come gli era possibile per provare a domare delle emozioni che, per natura, era portato quasi a percepire come amplificate. 

Tuttavia, i suoi sforzi sembravano sempre insufficienti perchè bastava poco per fargli perdere la presa sulle sue emozioni e sensazioni, lasciandole correre senza nemmeno riuscire a capire come bloccarle o quantomeno attutirle. Ed anche in quel momento, che stava provando a sopprimere il suo nervosismo, gli veniva complicato poter frenare parole che non voleva uscissero dalle sue labbra e parlare con gesti che non voleva gli appartenessero ancora.

Dal momento stesso in cui aveva aperto gli occhi dentro la sala gremita di persone, la voglia di evadere e trascinare entrambi via da quella stupida, pomposa, rumorosa e noiosa festa era stato ciò contro cui aveva lottato per tutto il tempo; avrebbe voluto farlo, ed aveva già in mente una serie di ipotesi su come zittire le proteste che si sarebbero -di sicuro- levate da Taehyung.

Ma, a differenza del passato, in un modo diverso e più piacevole della violenza.

Decisamente più piacevole.

Però, anche in quel caso, aveva provato a farsi andare bene la situazione, racimolando nient'altro che una serie di fallimenti. Non era tipo da autocommiserarsi ma le parole di Taehyung avevano sempre un grande effetto su di lui, un'influenza tale a portarlo a storcere le labbra ed innervosirsi con sé stesso. 

Vedendo l'espressione di JK, tanto simile a quella di un bambino che è stato appena rimproverato per aver fatto una monelleria, Taehyung si pizzicò il ponte del naso e prese un silenzioso ma profondissimo sospiro.

«JK, ascoltami», iniziò, stavolta con calma reale, «So che questo tipo di eventi non ti piacciono, so che li odi e che preferiresti stare in luoghi meno chiassosi e confusionari, e ti capisco perchè questi eventi scocciano terribilmente anche me. Il mio non è un rimprovero, non mi permetterai mai ma capirai che puoi fare terra bruciata in questo modo. Non devi per forza parlare con tutti quei pomposi diplomatici o principi, basta solamente salutarli e annuire».

Allungò una mano verso la gamba di JK e ve la posò sopra, stringendola appena e carezzandola con il pollice, «Non ti sto chiedendo di cambiare modo di essere, non lo farei mai perchè sei perfetto così ma... guarda alle chiacchiere per ciò che sono: rapporti che nascono e muoiono nello stesso istante in cui li istauri, servono solo per facciata. Anche a me infastidiscono, ma non c'è nulla di male nel parlarmi; non possono rischiare di essere presi a pugni solo perchè mi sorridono». 

Il cruccio di JK crebbe incredibilmente, tanto che il labbro si arricciò e sporse ancora di più.

Diglielo che non è solo questo, f-forza. Su, JK, Taehyung non s-si approfitterebbe m-mai della situazione. Diglielo lo incitò Jungkook, sospingendolo con entrambe le mani per convincerlo a parlare. 

Io non ho niente da dire.

«Io...apprezzo che tu sia protettivo nei miei confronti. Dico davvero, apprezzo tantissimo che ci tenga a me abbastanza da non volere che gli altri possano ferirmi. Però non puoi pretendere che se non vuoi parlargli, allora non posso farlo neanche io. E poi, ammesso che ciò che provi sia gelosia, sarebbe divertente perchè...», Taehyung gli sorrise e si distaccò appena per rivolgere gli occhi al cielo stellato sopra di loro. 

Corposo e ricco, in assenza di luci artificiali sembrava ancora più bello. 

«Sarebbe strano vedere la luna essere gelosa dei meteoriti». 

Non aveva cercato di fare un discorso ricco di frasi fatte e poca sostanza, perchè, era vero: gli faceva piacere che JK avesse sviluppato per lui una sorta di attaccamento tale da portarlo a volerlo proteggere o ad esserne geloso, e gli andava bene fintantoché questo non avesse minato e screditato l'immagine di JK agli occhi degli altri. 

Non che gliene importasse, ma in quella società l'approvazione pubblica era tutto, e JK era molto più di qualcuno che rispondeva in maniera poco garbata o poco cordiale; l'universo che albeggiava dentro di lui era vasto almeno tanto quanto il cielo che li sovrastava, così ricco e così affascinante nella sua complessità che anche solo un piccolo scorcio era sufficiente affinchè potessero vivere tranquilli e trascorrere una serata piacevole. 

Taehyung lo aveva dovuto letteralmente trattenere per un braccio quando un consigliere di suo padre -che conosceva da quando era praticamente in fasce e che poteva tranquillamente passare per suo nonno- gli aveva spostato i capelli come era solito fare quando era un bambino. JK ci aveva visto rosso e lo aveva spintonato via minacciandolo di staccargli un dito per volta sotto lo sguardo attonito di molti dei presenti in sala. 

Gli dispiaceva essere così perentorio, gli dispiaceva dovergli fare quel discorso perché JK non si era mai trovato in una relazione; capiva la confusione nel doversi adattare ad un nuovo legame, era un passaggio che avevano e facevano tutti nella vita, e l'ultima cosa che gli era balenata nella mente era rimproverarlo. 

Sperò che il suo discorso venisse interpretato come un suggerimento a capire che, anche se si rapportava con altre persone, era a lui che dedicava ogni sua fibra ed ogni suo respiro, ed a lui avrebbe dedicato ogni attimo di vita che gli rimaneva perchè era l'unica cosa per cui valesse la pena lottare. 

Taehyung si morse il labbro inferiore per la preoccupazione come, al suo discorso, era seguito solamente del lungo ed assordante silenzio.

Il cuore gli batteva velocemente e sembrava si fosse trasferito in gola perchè uno strisciante nervosismo gli si insinuò dentro al pensiero che potesse aver ferito JK in qualche modo a lui sconosciuto. Temette quasi di voltarsi ma si fece coraggio e gli rivolse un'occhiata, notando che fosse fermo con lo sguardo fisso sulle sue cosce e l'espressione distesa in una maschera neutrale. 

Quella mancanza di espressione ormai aveva imparato a riconoscerla, così come aveva imparato a riconoscere anche quel battito di palpebre leggero che, da lento e sporadico, divenne più veloce e presente. Gli occhi si mossero appena e si alzarono fino ad incontrare la sua persona, si illuminarono così tanto che Taehyung giurò di rivedervi dentro un'intera galassia resa mille volte più bella dal sorriso che, da lieve ed accennato, divenne via via sempre più ampio e largo. 

Gli zigomi si sollevarono, il naso si arricciò e gli occhi si schiusero, mettendo in mostra uno dei sorrisi più puri, genuini, dolci e assolutamente irresistibili che Taehyung avesse mai avuto il piacere di vedere.

«C-ciao Taetae!» rivelò, squittendo contento e ridacchiando con fare infantile ed assolutamente adorabile che, se dapprima lasciò imbambolato Taehyung per la sua dolcezza, subito dopo lo fece sciogliere come neve al sole.

Ricambiò con un sorriso tutto zucchero e grande almeno quanto quello di Kookie.

«Kookie! Fatti dare un abbraccione, piccolino!» esclamò con gioia, spalancando le braccia che Kookie provvide immediatamente a riempire, stringendolo forte.

Kookie, sorrise e Taehyung gli tempestò la guancia di bacini rumorosi che provocarono schiocchi acuti e continui a cui, in risposta, arrivò quella dolce risata simile ad uno scampanellio. 

«Bello r-rivederti! F-finalmente Kookie è t-tornato—Però ssshhh» sibilò, abbassando il tono di voce mentre affondava il viso nel suo collo e si accoccolava meglio nell'abbraccio, «N-nessuno deve sapere d-di Kookie. S-siamo in m-missione» mormorò a mo' di segreto, annuendo tra sè come Taehyung fece un verso meravigliato.

«In missione?» sussurrò al suo orecchio, tenendogli il gioco. 

Kookie annuì vivacemente e alzò il viso per guardarlo con gli occhioni grandi ed allargati, così spalancati da sembrare quasi tondi. Si guardò un attimo intorno con un broncio pensieroso e Taehyung notò come, per lo sforzo di pensare, gli si fossero arcuate così tanto le sopracciglia che, tra queste, era comparsa una piccola e profonda rughetta.

«Jchè n-non è molto b-bravo con le parole. S-se non ci pensa Kookie, n-nessuno dice niente» borbottò subito dopo, mettendosi seduto con le braccia incrociate e strette al petto in una posa arrabbiata ma che, in realtà, lo rendeva solo inverosimilmente tenero.  

Taehyung fece un'espressione confusa e allungò una mano per sfiorargli il labbro sporgente con l'indice, sorridendo come questo si ritirò di scatto come un piccolo pesciolino che veniva sfiorato a pelo dell'acqua. 

Kookie arrossì e si mosse scompostamente sul suo posto, trovando la panchina non troppo comoda; si sistemò in modo che le mani fossero sotto le cosce e le gambe fossero sollevate abbastanza da poterle iniziare a fare dondolare. 

Si guardò la punta delle scarpe scomode che stava indossando e arricciò il naso; chissà perchè Junkoo e Jché portavano sempre quei vestiti scomodi e stretti. Gli veniva voglia di togliersi le scarpe per sentire l'era fresca sotto i piedi e fu tentato di toglierle oer davvero se solo il motivo per cui era lì, vicino a Taetae, non gli fosse improvvisamente tornato in mente. 

Taehyung lo guardò con divertimento schiaffarsi una mano sulla fronte e illuminarsi di nuovo di un'espressione sicura, voltandosi verso di lui con le guance rosse e gli occhi accesi di una nuova fiamma che, ormai, aveva imparato a riconoscere negli occhi di tutti e tre. 

«Taetae, n-non essere a-arrabbiato con Jché. E' solo u-un po' p-protettivo, lui n-non vuole c-che qualcuno s-si avvicini a Taetae— e n-neanche io lo v-voglio!» si rinvigorì, aggrottando la fronte al pensiero che qualcuno potesse essere mangiato da Taetae come lui. 

Lui era speciale, meritava l'esclusiva!

Kookie scosse la testa e fece un piccolo sospiro, «L-lo sappiamo, sai? S-stare con n-noi non è s-semplice, e forse p-può essere anche un po' s-stancante» mugugnò, guardando la fiammella di una delle fiaccole che, dritta, fiammeggiava davanti ai suoi occhi pensierosi.

«N-noi facciamo un po' di c-confusione, s-siamo un poco r-rumorosi e-e a volte ci mettiamo nei g-guai... Quindi, s-se ci pensi, è facile s-sostituirci. Tutti vorrebbero f-farlo, e ti abbiamo fatto s-stare male...non è bello» continuò, sussurrando quelle parole con un raziocinio, equilibrio e dignità che fecero bloccare il respiro di Taehyung.

«Kookie, non—», Kookie scosse la testa e, lentamente, sfilò la mano da sotto la sua coscia per posarla su quella di Taehyung, racchiudendola con gentilezza e con la delicatezza di una piuma. Nel suo sguardo, una consapevolezza spiazzante di chi è diventato maturo perchè, in fondo, la vita lo aveva portato ad esserlo.

Come per gli altri non era semplice gestire Kookie, così non era semplice per Kookie gestire ambienti, situazioni e circostanze che richiedevano un'età adulta che lui possedeva solo fisicamente.

«Per questo Jché n-non prende in s-simpatia nessuno. L-lui non v-vuole che qualcuno p-porti v-via Taetae...e neanche io e Junkoo l-lo vogliamo. N-noi non siamo cattivi, siamo solo speciali» bisbigliò infine, abbassando gli occhi sulle loro mani giunte mentre una piccola, silenziosa e quasi invisibile lacrima rotolava sulla sua guancia. La scacciò passandosi il dorso sullo zigomo e spostò lo sguardo sulla punta delle scarpe, che prese a fare toccare tra loro per giocherellarci in modo che quello sconforto non diventasse tristezza.

Kookie sapeva che era difficile stargli accanto; spesso, curiosando per il palazzo, aveva sentito dire che trovare qualcuno disposto ad accettarli era impossibile, che nessuno sarebbe mai voluto rimanere volontariamente al loro fianco perchè non erano normali. 

Perchè erano sbagliati. 

Kookie, però, dall'alto dei suoi otto anni e mezzo, non si sentiva sbagliato né aveva mai pensato che loro tre lo fossero. Si arrabbiava spesso quando sentiva quelle cose, e per questo aveva accuratamente evitato di sfarsi sfuggire qualcosa con Jché o Junkoo, perchè lui era grande abbastanza da tenersi per sé quelle cose brutte che quelle persone altrettanto brutte dicevano di loro. 

In realtà, lui era felice della sua vita. 

Era felice che il suo hyung fosse protettivo e che gli parlasse o gli spiegasse cose di cui lui non sapeva nulla -tipo di come nascessero le fragole-, era contento di stare con Junkoo ed intonare a due voci una canzone che avevano sentito insieme. 

Era felice quando Junkoo tagliava una fetta più grande di torta alla crema e la portava in camera, dandogli la possibilità di uscire e di mangiarla con gusto insieme a Mr Carota. 

Loro erano tre come i moscassieri delle favole, e avevano trovato il loro principe.

Il migliore del mondo, tra l'altro.  

«N-noi siamo tre, ma possiamo essere tre p-più uno...se Taetae v-vuole?» spezzò il silenzio Kookie, con un tono così speranzoso che il cuore di Taehyung tremò. 

Lo guardò mentre si mordeva il labbro inferiore, insicuro della scelta che avrebbe fatto il suo Taetae. Loro andavano bene così com'erano, vero?

Taehyung si protese verso di lui con occhi emozionati, smossi da una commozione tale che, per qualche minuto, non riuscì a dar voce alla miriade di sensazioni che quelle semplici parole gli avevano scaturito. Passò il pollice sulla sua guancia per spazzare via il rimasuglio della lacrima e gli carezzò i capelli, lasciandogli un bacio sulla fronte prima si avvolgergli le braccia attorno al busto ed attirarlo a sè per stringerlo forte. 

Posò il mento sulla sua testa e gli lasciò qualche altro bacio tra i capelli, contento che Kookie gli si stesse stringendo addosso per essere coccolato meglio.

«Sarei onorato se potessi essere quell'uno» gli sussurrò contro i capelli, «Siete i miei tesori, non potrei mai pensare ad una vita senza qualcuno di voi. Non vi lascerò mai, piccolo Kookie, né andrò mai via perchè non voglio nessun altro al mio fianco che non sia un biscotto da mangiare, un Jungkook da coccolare ed un JK da spupazzare almeno tanto quanto tu spupazzi e coccoli Mr Carota». 

Kookie soffocò lo squittio contento contro i palmi delle mani anche se poteva quasi percepire i suoi occhi sfavillare per la gioia, «Anche se ci può essere confusione, la nostra confusione è perfetta così com'è» gli mormorò, carezzandogli le spalle.

Ah! A-avete visto?! K-Kookie ha fatto u-un buon l-lavoro! esclamò con orgoglio Kookie, abbracciando stretto il suo Taetae mentre si crogiolava nell'idea di aver fatto la cosa giusta e di aver portato a termine la sua missione.

Tsè, vedi che ho ragione quando ti chiamo biscotto ficcanaso? Avrei potuto dirglielo io!

Sappiamo tutti che non lo avresti fatto commentò Jungkook, non nascondendo l'orgoglio provato nei confronti del discorso di Kookie. 

Quest'ultimo scoppiò a ridere di gusto e soffocò le sue risate contro i palmi delle mani, appoggiandosi completamente a Taehyung per le risa.

«Hyung h-ha scoperto la m-missione! V-voleva dirtelo lui!» rise più forte Kookie.

Aish, non spifferare i miei pensieri in giro, biscotto! Ma quanto sei diventato monello?! esclamò  JK con fare fintamente oltraggiato.

«M-ma lo sto dicendo a Taetae!» trillò Kookie, divertito all'inverosimile dalla disperazione di Jché.

Ha fatto bene! I-io sono d'accordo, bravo Kookie, sono f-fiero di te!

JK sbuffò, grugnendo.

Ma tutta questa solidarietà?! Guarda che poi il biscotto si monta la testa.

«Taetae, c-ci vediamo p-presto. Ti voglio tanto b-bene» gli bisbigliò Kookie massaggiandosi gli occhi con il pugno chiuso. 

Taehung attese qualche secondo e fece un sorriso come vide il principe rizzare la schiena e massaggiarsi le tempie circolarmente, emettendo poi un verso di sorpresa.

«Aish, il biscotto mi ha sporcato tutte le scarpe!» si lamentò JK, notando la punta delle sue scarpe -un tempo lucide ed immacolate- essere adesso tutta graffiata e sporca di polvere. Conosceva l'abitudine di Kookie di strofinare i piedi, ma glielo aveva detto di fare attenzione! Anche se lo faceva solo quando si sentiva nervoso o in ansia, l'espressione rilassata e visibilmente contenta di Taehyung gli fece intendere che non era andata poi così male. 

Una nuova ondata di quello che JK aveva ormai capito fosse imbarazzo, lo colpì alla consapevolezza che Kookie avesse dato candidamente voce ad una delle paure che accomunavano lui e Jungkook -più lui, a dirla tutta. 

Jungkook era stato da sempre il "preferito" di Taehyung, era stato con lui che quest'ultimo aveva voluto -giustamente, per altro- avere intorno per la maggior parte del tempo, era a Jungkook che aveva rivolto le sue attenzioni e che amava. 

Il timore di perdere qualcuno -il timore vero, quello che serrava la gola e bloccava i pensieri- non aveva mai sfiorato il suo animo così da vicino da farlo quasi tremare, e sì -che diamine!-  quello lo rendeva nervoso. Per quanto il suo pensiero potesse essere egoista, non voleva che qualcuno glielo portasse via, non voleva che se ne andasse perchè stanco di loro e del loro essere dannatamente problematici. 

Lo erano, erano un nodo aggrovigliato, un arco teso e pronto a scagliare una freccia, un cannone pronto ad esplodere, un fuoco d'artificio in procinto di accendersi; erano contorti, erano difficili, pochi avevano avuto l'arguzia e l'intelligenza di togliergli lo stigma di psicopatici che Taehyung non aveva mai neanche degnato di alcuna attenzione. 

Tutti avevano guardato il loro cambiamento senza chiedersi cosa li avesse portati a cambiare, avevano lasciato correre. Tutti, tranne Taehyung. E con lui aveva sbagliato, aveva fottutamente sbagliato dall'inizio e la verità faceva dannatamente paura, era la peggiore delle sensazioni che JK si trascinava nel suo ammasso ingarbugliato di emozioni, ma era quella infima bastarda che lo aveva portato a cambiare, no?

«E' andata...bene?» chiese, stringendo le labbra per il nervosismo. 

«Sì. E' andata bene ed è stato anche parecchio esaustivo, lo sai?» rispose con ilarità Taehyung. Si morse il labbro per sopprimere un sorriso al mugugno imprecatorio di JK, seguito da un passarsi una mano tra i capelli, «Quel biscotto ficca sempre il naso negli affari che non gli competono».

Intento a borbottare tra sé, il suo cuore rimbalzò improvvisamente al contatto della mano di Taehyung sulla propria che, con fare totalmente automatico, si rigirò per permettere alle loro dita di intrecciarsi. Lo vide contemplare le loro mani strette come se le stesse vedendo per la prima volta, come se non le avesse mai viste prima, come se -fino a quel momento- si fossero sempre e solo sfiorate senza mai toccarsi davvero. Rimase a gola secca e bocca schiusa a guardare le loro dita incastrarsi alla perfezione quasi fossero destinate ad incontrarsi e, nel momento stesso in cui l'altra mano di Taehyung si posò sul suo viso per invitarlo a spostare l'attenzione sul sui volto, JK ebbe l'opportunità di incastrare anche l'ultimo di quei tasselli che erano rimasti fuori dal puzzle gigantesco della sua esistenza.

In quei tratti gentili, in quell'espressione sorridente, in quella persona che riempiva le sue giornate come la più musicale delle melodie, JK se ne accorse. 

Si accorse di volere Taehyung in quanto tale.

JK lo voleva. 

Incondizionatamente. 

Dalle sue braccia, alle sue mani, alle sue labbra, per passare ai suoi respiri, ai suoi sorrisi, ai suoi occhi e alle sue parole. 

Lo voleva nello stesso modo in cui l'oceano desiderava carezzare la riva in dolci e sospinte onde; lo voleva come la pioggia desiderava cadere nei periodi di pioggia, lo voleva come il sole desiderava brillare, come le parole desideravano essere lette ed ascoltate, lo voleva come una rondine desiderava la primavera. Lo voleva per incontrarsi e perdersi insieme, sognava di poterlo toccare e fondersi, in una condivisione che avrebbe trapassato tempo, spazio, luogo, situazione ed esperienza. 

Desiderava sentirlo, percepirlo, sperimentare cosa significasse essere amato, quale differenza avrebbe riscontrato in ogni tocco, in ogni respiro, in ogni mormorio; era bramoso di conoscere come avrebbe reagito la sua pelle al contatto con quella di Taehyung, di cosa il suo corpo sarebbe stato capace di sentire avendolo con sé. Voleva vedere i suoi occhi vacui cercarlo, voleva sentire il suo nome rotolare via dalle labbra, scivolare soffusamente sulla sua lingua, le sue dita stringersi ai capelli, il suo corpo modellarsi al suo e le sue gambe avvolgersi attorno alla vita. 

E nessuna pioggia pronta a cadere sulle loro teste sarebbe mai stata capace di spegnere il fuoco ardente che gli bruciava dentro, lo stesso che lo aveva spinto a far collidere le loro labbra in un movimento sicuro e preciso.

Le dita strinsero maggiormente la presa su quelle di Taehyung, le palpebre si chiusero percependo il contatto familiare tra le loro labbra e le bocche si premettero le une sulle altre fino a quasi fondersi. Sotto il cielo stellato e la quiete della sera, i loro mondi si incontrarono nuovamente, racchiudendosi in quel contatto agognato e conosciuto che, lento, iniziò una danza tanto antica quanto immortale.

Il mormorio umido ed intimo riempì le loro orecchie, i respiri si carezzarono e volteggiarono sui loro visi in gentili e veloci sbuffi, i loro corpi si avvicinarono lentamente come due poli opposti di magneti tenuti distanti per troppo tempo. Le cosce si toccarono e le labbra si schiusero in un fare lento, soffuso, fino a che Taehyung non piegò la testa e gli sfiorò il labbro inferiore con la punta della lingua. Catturata da quella di JK, si carezzarono, ruvide ed umide, lambendosi in arricciature e carezze sospirate, arrivando al punto in cui JK prese a succhiarla e lambirla con la propria lasciando che la mano libera si posasse nella dolce curva del collo di Taehyung e scendesse sul suo busto.

Un sospiro di appagamento portò Taehyung a spostare la mano tra i suoi capelli e stringerli, sentendo una scintilla di eccitazione pervaderlo al grugnito roco ed accennato che risalì dalla gola di JK e che, con estrema e sensuale familiarità, si infranse contro le sue labbra piene e voluttuose.

La mano di JK scivolò ancora più in basso, arrivando a posarsi sulla coscia e a risalire su questa per arrivare al suo gluteo e stringerlo, in un chiaro invito ad avvicinarsi ancora di più e ad abbandonare la sua posizione in favore di una che gli permettesse di tastarlo ancora e ancora. 

Allo stringere delle dita di JK sul suo sedere, Taehyung gemette dolcemente contro le sue labbra, mordendogli il labbro inferiore e spingendo la lingua nella sua bocca per rendere il bacio non più lento e sensuale ma più passionale ed erotico.

Le dita affusolate di Taehyung scivolarono sulla sua nuca, passarono sulla spalla e strinsero il bicipite, spostandosi poi sul suo petto per iniziare una lenta discesa sul gilet del doppiopetto e—

«Taehyung? Jungkook? Dove siete?».

Una voce in lontananza li fece grugnire entrambi per il profondo disappunto, facendoli staccare improvvisamente per voltarsi verso la fonte sconosciuta di quel qualcuno che aveva appena interrotto la loro intensa sessione di riappacificazione che, ne erano certi, avrebbe portato a molto altro se solo non fossero stati interrotti.

Taehyung poggiò la fronte contro quella di JK, respirando a labbra schiuse, «Ci stanno cercando, siamo stati via troppo tempo» mormorò contro le sue labbra, riaprendo lentamente gli occhi. JK sbuffò dalle narici e socchiuse i suoi, passando la punta del naso su quella di Taehyung emettendo un brontolio infastidito. 

«Se ci trovano mentre mi cavalchi non credo romperanno ancora il cazzo» soffiò in risposta, facendo un sorriso sghembo alla risata roca arrivata da Taehyung.

«Una prospettiva allettante ma non fattibile. Non voglio che qualcuno ci veda mentre ti cavalco, sarebbe imbarazzante...e finiresti per non avere l'esclusiva», gli fece l'occhiolino e JK alzò un sopracciglio, pizzicandogli la natica.

«Non ci provare, principessa. Il tuo volto deliziosamente contratto dal piacere deve essere una mia esclusiva, gli basterà sentirci».

«Taehyung! Dove sei finito?!» esclamò ancora quella voce.

JK gonfiò il petto per urlare a squarcia gola di smetterla di rompergli il cazzo ma la mano di Taehyung gli si premette provvidenzialmente sopra, allargando gli occhi azzurri tinti da un'emozione libidinosa tale da fargli sentire il cavallo dei pantaloni tirare ancora più di prima.

«Non smetteranno di cercarci fin quando non ci troveranno, non possiamo rimanere oltre».

JK gli lanciò un'occhiata omicida e Taehyung si issò, cercando di sistemare la giacca in modo che il lascito del preludio di quella tacita promessa non fosse troppo visibile. 

«Non puoi fare una cosa del genere e poi lasciarmi così, cazzo» imprecò JK, desiderando appiccare fuoco all'intero palazzo per poter avere finalmente del tempo da dedicare a rimanersene tra le gambe di Taehyung.  

«Il problema è reciproco, l'ultima cosa che vorrei è camminare con un'erezione in mezzo ad una folla ma è quello che dobbiamo fare...almeno fino a che la festa non finisce» gli rispose l'altro, voltandogli le spalle per un solo attimo. 

Poi si voltò nuovamente, ammiccando, «Vieni?».

JK fece una risata e scosse la testa, alzandosi. Abbassò lo sguardo sul rigonfiamento evidente dei suoi pantaloni e schioccò la lingua sul palato, chiudendosi la giacca con fare stizzito ed incollerito. 

Impossibile, però, fu frenare la sua mano dal tirare a Taehyung una rumorosa pacca sul culo tale da fargli fare un passo in avanti. Si passò la lingua sulle labbra e gli rivolse un sorriso di quelli sghembi, sensuali e provocanti, «Oh, stai pur certo che io verrò. Verrò dentro, in fondo e mi assicurerò di farlo mentre i suoi occhi saranno nei miei ed il tuo corpo sarà stretto al mio...Stasera».












✁✁✁✁✁✁✁✁✁✁

NDA: Bentrovati! ♡

Su questo capitolo avrei 345643 milioni di cose da dire ma mi tratterrò trattando le principali:

-Jin: mi piace immaginarlo come principe e futuro re. Un po' come Namjoon, ha un nonsoché di aesthetic che mi soddisfa particolarmente. I'm so so SO glad che voi non diate la colpa a Jimin di essere un po' restio ad avere un rapporto civile con Jungkook/JK ma vi prometto che la faccenda si chiuderà. Raramente lascio le cose in sospeso senza concluderle, quindi don't worry che in qualche modo ce la faranno.

-L'episodio con Kookie: HO R I S O. TANTO. Il capitolo 18 credo che sia stato quello che è risultato più traumatizzante. Si è rimasti più sconvolti da un Kookie che si strofina contro la coscia di Taehyung che da una morte per avvelenamento di un personaggio MA LOL.

Ci sono voluti circa 54 capitoli per svelare il perchè avesse una spranga nascosta nei pantaloni e adesso abbiamo capito anche perchè è un biscotto ficcanaso. 

Spero il suo discorso vi sia piaciuto e vi abbia intenerito almeno tanto quanto ha intenerito me. Kookie rimane il cuoricino di zucchero a velo della storia e lo sarà sempre ♡

-Il loro parlare come fratelli: Ammetto di avere un debole per i loro discorsi. Aspettavo di poter narrare di loro in questo modo dall'inizio QUINDI, ci saranno un po' di queste conversazioni perchè sono così PICCOLI cndjzkvn (io mentre scrivo su loro tre: ༼ಢ_ಢ༽)

-JK geloso: That's my shit, passo e chiudo. 

Però sì, lui ci sta provando. Ci sta provando sul serio, ma i tratti della sua personalità ed il suo essere sono questi; vedrete in quante situazioni ci proverà ad essere una persona migliore, just wait. 

-Momento picanto JTae (non so come definirlo): CHE. FATICA. Io mi ostino a fare dei personaggi dei dirty talker professionisti e poi quando devo scrivere le conversazioni sono tipo ಠ_ಠ perchè o non suonano bene, o non sono d'impatto, o fanno seccare anche le piante grasse oppure sono orribili. CHE MERAVIGLIA TUTTO QUESTO.

Nel prossimo capito, ovviamente, ci sarà la conversazione con Jimin e Jin perchè non invaderemo la loro privacy e li lasceremo "dormire" insieme.

👀

....

........

Sto scherzando. 

SCHERZAVO, S C H E R ZO.

Pronti a nascondervi dietro le tende di camera di Tae? ◕‿◕

 A tal proposito, vi chiedo: 

Come vi immaginate la loro notte insieme? Che aspettative avete?
Ve la immaginate passionale oppure "romantica"?
Lenta e sensuale o erotica alla "vieni qui che ti centrifugo"? 

Let me know c:

(è già scritta, don't worry, +8K parole di bozze- per cui la mia è solo curiosità mista a tanta voglia di piangere).

Non so dirvi quando uscirà il prossimo capitolo perchè, sapete no, partorire non è facile, ma sapete che mi impegnerò al massimo per farlo uscire quanto prima. 

Grazie per aver letto, baci ♡

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