La Cricca - I giorni dell'Acc...

By LuneAku

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Una comunità che vive tra boschi e montagne velati di nebbia. Uomini e donne scelti dai draghi per essere lor... More

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Prologo: A proposito degli... Aku
📜Atto primo: Intrecci📜
🐲 1 - Il figlio della fonte
⚓2 - Il figlio di Iriba
📚 A proposito di Erratici, mercanti e commercianti
🌗3 - Il figlio di due mondi
🏯 4 - Il figlio della Gilda
👹6 - Il figlio dell'Ombra
🌸7 - Tutti presenti!
🧵8 - Intrecci

🩹5 - Fango e orgoglio

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By LuneAku



Penisola di Iriba. Regione di Mirŭjin. Accademia.

Tre giorni prima dell'arrivo di Akami. Notte.

Nion arrivò nei pressi del canneto nel momento in cui l'allievo di Iriba ne emergeva.

«Chi l'ha autorizzata a uscire dalla sua stanza?» gli domandò perentorio.

Con un moto d'orgoglio Konran-Jun si raddrizzò. «Nessuno mi ha autorizzato» replicò con voce aspra.

«Dunque chiarisca. Quale ragione la spinge a violare il regolamento e a ridursi all'ipotermia?»

«Oh, Aku, è così ovvio! Un bel bagno di fango gelato. Pelle giovane e corpo tonificato» rispose beffardo, trattenendo a malapena il tremore nella mascella.

«Reputo il suo maldestro tentativo un assoluto fallimento.»

«E perché mai?» si finse meravigliato Konran-Jun.

«Primo: optare per lo stagno per la depurazione delle acque è da stolti. Secondo: scegliere questo tocco e questa temperatura, considerate le caratteristiche del suo fisico, è altrettanto irragionevole. Terzo: il suo viso e il suo torace non mostrano d'aver ricavato alcun beneficio.»

Konran-Jun lo guardò indeciso se dargli del cretino o mettersi a ridere. "Mi sfotte o davvero ha preso sul serio le mie parole?"

L'imperturbabile espressione Aku di Nion lo convinse della seconda possibilità.

«Tsh!» esclamò. Zoppicando si avviò verso il muro di cinta.

Nion lo seguì.

«Non ho bisogno della sua pietà!» lo guardò storto.

«Sono il preposto alla sorveglianza. È mio dovere, non compassione.»

«Se lo dice lei...»

Una volta rientrati nel perimetro dell'Accademia, Nion chiuse la porta.

Konran-Jun zoppicò fino a una panca di ci si lasciò cadere seduto. Sollevò i piedi e vide che il loro stato non era molto diverso da quello del torace o delle mani. "Vulcani marini! Mi ci vorrà fino all'alba per arrivare in camera" gemette.

Cercò di alzarsi ma Nion lo fermò.

«Non un movimento, non un respiro» gli intimò un attimo prima di allontanarsi.

Konran-Jun stava per rispondergli per le rime, quando una figura si stagliò nell'arco d'ingresso all'edificio principale. Chiuse la bocca e trattenne il fiato.

Nion raggiunse l'allievo di secondo rango e si frappose tra lui e la vista sul muro esterno.

«Vengo dall'osservatorio, sono diretto nel mio alloggio» si giustificò il giovane ancor prima che Nion aprisse bocca.

«Proceda senza indugiar oltre» gli disse socchiudendo appena gli occhi.

L'altro annuì e lo salutò con un inchino accennato, come dovuto a un allievo più anziano.

Nion lo seguì fin nella corte.

Konran-Jun li vide sparire oltre l'arco d'ingresso. La nebbia iniziò a pungergli la pelle e fu scosso da un brivido. Dentro, però, bruciava di rabbia. "Diventerò lo zimbello dell'Accademia! Basta piangersi addosso" s'impose al suo stesso dolore. Puntellandosi alla panca, si alzò.

Deciso a utilizzare le piante come sostegno, si diresse verso il tunnel di tassi che collegava le serre con l'edificio principale. Era arrivato a destinazione, quando riapparve il sorvegliante Aku accompagnato da un altro allievo poco più alto di lui.

«Ecco a voi, signori, l'oggetto del vostro divertimento» li accolse con un inchino da commediante.

Ryume non diede peso alla provocazione. «Konran-Jun, figlio di Kenri il commerciante, le si pone una scelta: accettare il nostro ausilio e raggiungere il suo alloggio scongiurando altri incontri; oppure procedere da solo e, senza fallo, essere udito da tutti gli allievi.»

Konran-Jun sbuffò, diffidente.

«Se preferisce, ponderi la questione da una prospettiva a lei più familiare. La consideri una perdita inevitabile. Quanti e quali gli avversari cui presentare il fianco?»

«Deve ferire il suo orgoglio, in un modo o nell'altro. A lei stabilire il genere di ferita e a chi mostrarla» aggiunse Nion.

Konran-Jun accennò un passo e si ritrovò in ginocchio. «Strazio!» imprecò, la mano al piede destro.

I due Aku si accosciarono al suo fianco.

«Ha una grossa scheggia conficcata nella pianta del piede. Il freddo le impedisce di sentire parte del dolore» gli spiegò Nion.

«Dovremo portalo» suggerì Ryume.

Konran-Jun lo allontanò con un gesto brusco e tentò di rialzarsi. «Non ci pens-» Le gambe cedettero e cadde in avanti.

Fu Ryume a sostenerlo.

«È escluso che mi faccia aiutare da due di cui non conosco nemmeno il nome» si arrese.

«Nion» si presentò il sorvegliante.

«Ryume» gli disse mentre l'aiutava a rimettersi seduto.

«Oh! Il figlio del pezzo grosso» lo canzonò Konran-Jun. Poteva anche non essere un Aku, ma aveva le orecchie. E i giovani allievi non erano poi così discreti nei loro commenti.

Ryume sollevò il sopracciglio.

«Bene, Aku. Sono due spanne più alto di lei» lo sfidò. «Come pensa di risolverla?»

Un attimo dopo Ryume se l'era caricato in spalla come un sacco di foglie secche.

«Ehi!» protestò.

«Taccia. E quando saremo presso la scala, non respiri» lo zittì Nion.

«Altro?» domandò ironico.

«Sarebbe opportuno eliminare il rumore del suo cuore. È capace di fermarne il battito?»

«Eh?!»

Nion sollevò impercettibilmente un sopracciglio.

«Ah, ah, ah!» finse di ridere. «Fine umorismo Aku, immagino.»

«L'allievo che ha incrociato prima?» domandò Ryume a Nion.

«Secondo rango. Stava rientrando dall'osservatorio con altri quattro e gli ho intimato di dirigersi in stanza. Ho verificato prima di chiamarla: tutti gli allievi sono negli alloggi.»

Ryume approvò con un cenno del capo. «Procediamo.»

Rapidi e silenziosi giunsero all'ombra del porticato della corte. Lì si fermarono.

Konran-Jun sollevò la testa e aprì la bocca per chiedere d'essere messo giù.

Nion lo anticipò e gli mostrò un taccuino su cui era stato scritto: Silenzio!

Si rimangiò la protesta.

Nion salì al primo piano e percorse il porticato con la diligenza che c'era da aspettarsi dal preposto al controllo notturno. Si fermò davanti a una porta e diede un colpo secco al battente. «La ritirata è suonata da oltre tre tocchi» ammonì i due allievi all'interno.

Le voci si ridussero a un brusio.

Scese e tornò dagli altri.

Dopo uno sguardo d'intesa con Ryume, imboccarono la scala.

Il modo innaturale di camminare dell'Aku incuriosì Konran-Jun. Tentò di torcersi per vedere cosa stesse accadendo e ricevette in cambio una pacca sul sedere.

"Ehi!" imprecò con il pensiero, trattenendosi a stento.

Rassegnato, si limitò a sbirciare da sotto il braccio di Ryume.

"Fa il passo in sincrono perfetto con l'altro così da mascherare il numero di persone. Geniale."

Arrivati alla camera di Konran-Jun, entrarono e si chiusero il battente alle spalle.

Ryume lo depositò su una sedia.

Nion prese fuori dalla tasca carta e lapis, scrisse poche righe e le mostrò al compagno di stanza.

«Cosa?» domandò Konran-Jun.

Nion gli mostrò il foglio.

«È buio pesto, non troverei un remo in barca» gli fece notare con una smorfia.

Ryume accese la lampada sopra il suo letto.

Konran-Jun fu finalmente in grado di vederli bene. "Terzo rango" li classificò dagli abiti. "Oh! Nion è un mezzosangue, Ryume forse un sangue puro."

Nion picchiettò sul foglio e richiamò la sua attenzione su ciò che aveva scritto: È necessario medicarlo come se vi avesse proceduto da solo.

Con un dito portato alle labbra, gli intimò di non parlare.

Konran-Jun assentì.

Ryume scrisse qualcosa e lo mostrò a Nion, che subito lasciò la stanza.

Konran-Jun si guardò addosso e rabbrividì: il torace era attraversato da quattro graffi lunghi e profondi e da diverse abrasioni, i piedi gli sembravano gonfi e di un colore rosso-bluastro inquietante, i pantaloni erano da buttare direttamente nel fuoco.

Ryume andò in bagno e ritornò con un catino colmo d'acqua. Lo appoggiò a terra e indicò a Konran-Jun di immergerci entrambi i piedi.

Lui ubbidì. «Brucia...» sibilò.

Ho messo del disinfettante, scrisse in risposta Ryume. Poi prese il cuscino dal letto e glielo consegnò.

"Perché?" Giusto il tempo di chiederselo e lo capì.

Ryume gli sollevò il piede destro dall'acqua e presa con sicurezza la grossa scheggia la sfilò.

Konran-Jun imprecò, soffocando il grido di dolore nel cuscino.

Si risollevò di scatto e fulminò Ryume, che ricambiò con espressione vagamente stupita.

«Ahia» gli disse con il tono di chi sottolinea un'ovvietà.

Ryume prese il taccuino. Le domando scusa. Temo ora brucerà maggiormente.

Konran-Jun immerse nuovamente il piede tenendo a portata di mano il cuscino.

Respiri, gli scrisse Ryume.

«La fa facile, lei» protestò mentre soffiava via il dolore attraverso i denti serrati nella mascella.

Il tormento che gli mordeva la gamba dalla pianta del piede all'inguine pian piano si attenuò. Con un gemito si abbandonò contro lo schienale della sedia. «Lune, ho bisogno di un bagno caldo...»

Ryume si batté sul petto. «Ci penso io» mimò con le labbra.

Lo trattenne per il braccio e gli chiese foglio e lapis.

Non mi fido e lo sa, scrisse.

Ryume annuì.

Perché dovrei lasciarvi fare? Quale sarà il prezzo che mi chiederete pagare? Sono figlio di un commerciante. Nulla viene per nulla, lo so.

L'angolo sinistro della bocca di Ryume accennò un impercettibile sorriso. Confidi, quanto stiamo compiendo va a vantaggio nostro quanto suo, rispose.

Le sopracciglia di Konran-Jun si sollevarono incredule.

L'essere mossi da opportunismo non rende comprensibile il nostro agire?

Più di molte altre cose sentite in questi giorni. Vi mostrate come esseri superiori, ma in fin dei conti siete come tutti gli altri: gelosi, intolleranti e opportunisti, vergò in risposta.

Ryume riprese carta e lapis. Prima di scrivere, rifletté.

Se le dicessi che ha ragione e altresì torto, le suonerebbero come vuote parole. Solo restare in questo luogo le permetterà di comprendere. Sarà un arduo impegno per lei, è indubitabile. È altresì incontestabile che il Primo Maestro l'ha ammessa perché la ritiene all'altezza. Così suo padre che l'ha iscritta, rispose infine.

Lasciamo stare l'idea che mio padre ha di me e del mio futuro. Già tutto deciso e stabilito. «Bel futuro» mormorò amaro Konran-Jun.

Il viso di Ryume fu sfiorato da un'espressione comprensiva che non sfuggì al giovane.

"Allora i padri Aku non sono molto diversi dai nostri..."

Ryume andò a preparargli il bagno. Quando tutto fu pronto, sostenne Konran-Jun sino alla porta e poi lo lasciò solo.

Lui si spogliò del poco che aveva addosso e scivolò nella vasca, lasciando il piede ferito appoggiato sul bordo.

"Un po' a mollo per tornare un essere umano..." si disse chiudendo gli occhi.

Il calore dell'acqua sembrò far evaporare da muscoli e ossa tutto il freddo accumulato, così come la tensione che lo aveva sorretto sino a quel momento. La sua mente viaggiò sino alla costa, al sole del porto di Tarua e alla baia che lo ospitava. Senza rendersene conto si addormentò.

Nion rientrò portando bende, un vasetto e una boccetta.

"Tutto tranquillo?" gli domandò Ryume con lo sguardo.

Nion rispose con un deciso cenno d'assenso. Il mio muovermi non ha destato sospetti, scrisse in risposta.

Indizi sui responsabili? Plausibile fossero almeno in tre, quattro. Di certo non si sarà lasciato portare senza opporre resistenza, suppose Ryume.

Nessuno. Visto il modo di agire, è lecito supporre si tratti di allievi di primo o secondo rango. Anche se, che sia accaduto proprio durante il mio turno di vigilanza...

"Non esclude nemmeno allievi del terzo" conclusero all'unisono con un'occhiata d'intesa.

Che intendessero colpire entrambi non è fuor di ragione, gli scrisse Ryume.

Sarà mia cura accertarlo, rispose l'altro.

Ryume conosceva abbastanza bene Nion da sapere che la sua non era una promessa. Era un fatto.

Confida su di me, gli scrisse.

Entrambi si voltarono verso il bagno. Aperta la porta trovarono Konran-Jun addormentato nella vasca.

"Figlio di Iriba, mi chiedo quale tipo di tempesta porterai in questi luoghi" sorrise Ryume.

Con estrema delicatezza lo lavarono, tamponando i profondi graffi sul torace. Poi Nion lo sollevò dalla vasca e lo mise sul letto.

Konran-Jun mormorò qualcosa e continuò a dormire.

"Febbre alta" si dissero con uno sguardo.

Lo medicarono spalmando su graffi ed escoriazioni la crema verdastra contenuta nel vasetto. Ryume, riempito un bicchiere d'acqua, vi fece cadere poche gocce del contenuto della boccetta. Aiutato da Nion, riuscì a farne bere a Konran-Jun la metà.

Per il momento è sufficiente, appena avrà sete, berrà il resto si disse.

Nion lasciò il bicchiere sul ripiano accanto al letto.

Dopo aver eliminato ogni traccia della loro presenza, i due Aku lasciarono la stanza.

Termine del turno di vigilanza. Tre tocchi all'alba.

Nion fece rapporto a Daalee, che avrebbe ricoperto l'incarico da quel momento sino all'inizio delle attività del mattino.

«Eventi da riportare?» domandò il maestro.

«Nessuno» rispose Nion.

Un'ombra, nascosta al primo piano, disapprovò con un leggero cenno del capo. "Poco credibile, allievo. Se ne accorgerà."

Daalee, infatti, sollevò appena le sopracciglia.

«Allievi rumorosi. Li ho richiamati» precisò Nion.

"Brillante espediente: mascherare una menzogna in una verità" approvò l'ombra.

Daalee annuì. «Vada a riposare.»

Nion lo salutò con un inchino formale e si diresse al suo alloggio.

Dopo uno sguardo d'insieme ai porticati, Daalee s'incamminò verso la porta principale.

L'ombra, attese. Appena Nion fu rientrato in stanza, si mise all'opera.

Inudibile entrò prima in una camera e poi in una seconda, sottraendo pantaloni e scarpe agli allievi che, ignari, continuarono bellamente a dormire.

"Il mattino arride ai giusti" li canzonò mentre chiudeva la porta senza far alcun rumore.

Scivolando tra archi e alberi così come avrebbe fatto un soffio di vento, arrivò allo stagno per la depurazione delle acque.

"Tanto da compiere, così pochi tocchi per agire" si lamentò ironico, le labbra piegate in un sorriso criminale.

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