La Cricca - I giorni dell'Acc...

By LuneAku

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Una comunità che vive tra boschi e montagne velati di nebbia. Uomini e donne scelti dai draghi per essere lor... More

Prima di iniziare...
Chi è Lune?
Cos'è il Ciclo dei Podestati
Il calendario lunare e il calcolo del tempo
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Prologo: A proposito degli... Aku
📜Atto primo: Intrecci📜
🐲 1 - Il figlio della fonte
⚓2 - Il figlio di Iriba
📚 A proposito di Erratici, mercanti e commercianti
🏯 4 - Il figlio della Gilda
🩹5 - Fango e orgoglio
👹6 - Il figlio dell'Ombra
🌸7 - Tutti presenti!
🧵8 - Intrecci

🌗3 - Il figlio di due mondi

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By LuneAku


Penisola di Iriba. Porto di Tarua. Istana Putih.

Tredici cicli nel passato.

Tārā si inginocchiò davanti al figlio. «Hai compreso quanto ti ho detto?»

«È giusto che io conosca il mondo di mio padre. Quando giungerà il tempo, tornerò a Mirŭjin, cosicché tu possa insegnarmi a essere un Aku» rispose Nion compito.

Lei gli sfiorò la guancia con una carezza. «Verrò a trovarti.»

Nion lottò contro il nodo che gli aveva stretto la gola e gli bruciava negli occhi sino alle lacrime. Non riuscendo a rispondere, annuì.

Di fronte allo stoico tentativo del figlio di comportarsi come un Aku adulto, la donna sorrise con dolcezza e lo strinse tra le braccia, cullandolo appena. «Non vi è nulla di sbagliato nell'essere triste. Anche tu mi mancherai.»

Nion le affondò il viso nel petto.

Un tocco dopo era sul ponte della nave che lo avrebbe portato nel mondo di suo padre Enell: i Podestati.

Podestato di Itunèv. Borgo di Heimild.

Undici cicli nel passato.

«Lune e Podestà!» esclamò Lilac.

Colpito dal tono sorpreso della donna che negli ultimi due cicli era stata in tutto e per tutto sua madre, Nion si affacciò alla porta d'ingresso di casa.

In mezzo al cortile, fradicio della leggera pioggia della Luna delle Gemme, c'era un ragazzo poco più grande di lui.

Nion corse fuori.

«Asp-» tentò inutilmente di fermarlo Lilac.

"Ostilità" percepì la parte Aku di Nion. «Chi sei?» domandò, fermandosi a due passi dallo sconosciuto.

L'espressione contratta del giovane si distese. «Quante fesserie mi hanno raccontato!» esclamò. «Così mingherlino e piccoletto, non mi sembra proprio che tu sia un mostro

«Oh!» Nion abbassò gli occhi, ferito da quella parola con cui alcuni lo insultavano per via delle sue origini.

Lui gli mise la mano sulla testa e gli spettinò i capelli ramati in un gesto affettuoso.

Nion alzò lo sguardo.

«Mi chiamo Axell. E sono tuo fratello maggiore» lo informò orgoglioso.

Podestato di Itunèv. Borgo di Heimild.

Nove cicli nel passato.

«Ahi!» Nion cadde in ginocchio coprendosi l'occhio con la mano. Quando la tolse era sporca di sangue.

«Bastardi!» Axell caricò a testa bassa i tre ragazzi che avevano aggredito il fratello.

«Il bastardo è lui!» lo affrontò il più grande mentre gli altri gli davano man forte.

Nion si pulì l'occhio con il braccio e con un balzo fu nella mischia, menando pugni a destra e a manca con tutta la forza che aveva in corpo.

Dovettero intervenire in sei per separarli.

Uno di loro si chiamava Talic ed era da qualche tempo ospite in casa di Lilac. Axell e Nion avevano sin da subito legato con lui, che era diventato per loro come uno zio.

«Se pensate che il peggio sia passato, aspettate d'arrivare a casa» li avvertì Talic.

Lilac li accolse sulla soglia, mani sui fianchi. «Dentro» ordinò.

Axell e Nion abbassarono la testa ed entrarono in casa.

«Non mi pare d'avervi insegnato a reagire così alle offese» li bacchettò la donna. Prese il disinfettante più potente che possedeva e glielo mise sui tagli e le escoriazioni a viso e mani.

«Aaahhiaaaa!» gemettero in coro.

«Ben vi sta» rispose Lilac.

«Lo chiamano mostro! Lo prendono a sassate!» si oppose Axell sollevando per un attimo la pezza dal labbro spaccato.

«E in quale altro modo potevi reagire?» gli domandò Lilac, paziente.

Axell rifletté, e la donna pensò d'aver raggiunto il suo scopo.

«Menarli senza farmi scoprire?»

«Axell!» lo rimproverò.

Talic ridacchiò e lei lo fulminò con un'occhiata.

«È colpa mia. Di quello che sono» mormorò Nion.

«No. Non pensarlo. Mai» lo bloccò Talic, perentorio.

Lilac si sedette davanti a Nion e gli medicò il sopracciglio tagliato dalla sassata.

«Che tu sia Aku, umano o entrambi, non cambia. Il problema è la stupidità della gente. La loro ignoranza. E le persone tanto più sono ignoranti, tanto più diventano cattive; perché la cattiveria è la sola coperta che hanno per nascondere la loro pochezza.»

«Quindi devo rassegnarmi?»

«No. Prendine atto e trova il modo giusto per combatterla. Che non è questo» gli ricordò mettendo il disinfettante sulla ferita al sopracciglio.

«Ahia» protestò Nion, ringraziandola al contempo con un sorriso.

«E adesso fuori di qui. Non voglio rivedervi fino al tocco di cena!»

Talic li precedette nel cortile di casa. «Andiamo» li invitò.

«Dove?» gli domandarono i fratelli.

«Mi pare ovvio. A imparare a fare a pugni senza uscirne malconci» gli rivelò strizzando l'occhio.

Podestato di Itunèv. Borgo di Heimild.

Sette cicli nel passato.

«Nion, devi tornare» ribadì Enell intransigente.

Axell si mise tra padre e fratello. «No. Ti ha detto che non vuole.»

«So che è stabilito p-» iniziò Nion.

«Come pensi di poter decidere cosa sia meglio per te, per il tuo futuro, se non conosci metà del tuo essere?» cercò di farlo ragionare Enell. «Sai che è giusto. Lo senti. E lo senti perché sei un Aku.»

Nion guardò il fratello.

«Che cosa ti spaventa?» gli chiese Axell.

«Di cosa hai paura?» gli domandò Nion.

«Che tu cambi» rispose Axell.

«Cambiare» gli disse Nion.

«Che diventi un Aku che non ha più bisogno di un fratello umano» ammise Axell.

«Che tu non abbia più bisogno di un fratello mostro» gli confidò Nion.

«Mai» garantì Axell.

«Mai» giurò Nion.

Penisola di Iriba. Regione di Mirŭjin. Accademia.

Cinque cicli nel passato.

Nion attraversava il parco dell'Accademia diretto alla porta nelle mura vicino alle stalle. Quel ragazzino silenzioso, troppo giovane per essere un allievo, era per tutti: "Il mezzosangue, figlio della maestra".

«Quali pensieri ti preoccupano?»

Dvaar raggiunse Tārā alla finestra dell'Ufficio dei Maestri che affacciava sul parco.

La donna vide due allievi di primo rango incrociare Nion e proseguire senza alcun cenno di saluto.

«A causa mia l'Accademia è la sua casa. A causa mia, ha avuto così pochi contatti con Mirŭjin che gli Aku quasi non lo conoscono. E so che a volte si sente fuori posto, per questo fugge oltre le mura.»

«Gli allievi più anziani l'hanno accolto da tempo, i giovani impareranno a farlo. E presto sarà anche lui un allievo. Un allievo che, a causa di sua madre» sottolineò Dvaar riprendendo le sue parole, «ha un talento che lo farà sentire meno solo di molti suoi simili.»

«Il suo talento...» rifletté Tārā.

Sin da piccolo Nion aveva mostrato un'istintiva capacità di comprendere il senso del comunicare degli uccelli. Non sapeva spiegare come, semplicemente li capiva. In principio l'aveva creduta una prerogativa degli Aku, come se possedere le ali li avesse dotati anche della capacità di interpretare il linguaggio dei loro fratelli pennuti. Con l'arrivo in Accademia aveva però scoperto che nonostante la profonda sensibilità, gli Aku arrivavano tutt'al più a intuirne gli stati d'animo. Il suo quindi era un talento non comune che, aveva appreso con il tempo, si estendeva anche agli altri animali. Così, appena possibile, si rifugiava tra cavalli, mucche, lupi o passeri che fossero, per imparare a interpretare la loro voce.

«Nion, dove ti porterà il tuo dono?» si domandò Tārā.

Penisola di Iriba. Regione di Mirŭjin. Accademia.

Due cicli nel passato.

Oltre il muro di cinta alle spalle delle serre, lì dove inizia il bosco, vi è un'area dell'Accademia che accoglie gli animali in cerca di cibo e riparo.

Arrivato alle voliere, Nion fu accolto da una miriade di cinguettii.

Erano passati quattro cicli da quando aveva messo piede in Accademia per la prima volta. E due fasi prima era diventato anche lui un allievo a tutti gli effetti.

Un piccolo frosone gli atterrò sulla testa e gli tirò un ciuffo di capelli.

«Salute a te» rispose Nion con un sorriso lieve.

Si tolse la giacca a mezze maniche verde cobalto e rimase con il completo bianco degli allievi di primo rango.

Dopo essere salito su un castagno per controllare una covata di passero delle montagne, distese le gambe su un ramo e, appoggiata la schiena al tronco, si appisolò.

«Dunque è qui che si nasconde» lo salutò dai piedi dell'albero un allievo di primo rango come lui.

Nion aprì un occhio e guardò in basso. «Io non mi nascondo» puntualizzò inespressivo.

«Alcuni compagni mi hanno avvertito che tra i nuovi allievi c'è un Aku mezzosangue che dorme sugli alberi e parla agli uccelli. Mi chiedevo se fosse una burla. Così sono venuto a verificare di persona.»

«Lei è il figlio della Gilda» lo apostrofò Nion.

«Corretto. E lei è il figlio della maestra e dell'umano.»

«Presumo sappia che ci hanno assegnato alla medesima stanza.»

L'altro annuì. «I nostri padri si conoscono dai tempi in cui il mio era l'Ombra della Guida e il suo un inviato diplomatico. Credo che la ragione sia questa.»

«O il nostro essere entrambi mezzosangue e l'avere parenti... ingombranti» suggerì Nion.

«Verosimile.»

Nion scivolò giù dal ramo, atterrando con grazia a due passi da lui.

L'altro gli tese la mano in un saluto molto umano e poco Aku. «Mi chiamo Ryume.»

«Nion» rispose, stringendola.

«Mi rincresce informarla che nella nostra camera ci sono solo due banalissimi letti» ironizzò Ryume.

«Mi adatterò» rispose Nion nel medesimo tono. «Non russa, vero?»

Ryume sbuffò divertito. «No. Quindi, quale letto: destra o sinistra?»

Erano trascorsi due cicli da quell'incontro.

Da allora avevano condiviso la stanza e costruito un legame di profonda fiducia fondato su somiglianze e differenze: Ryume, nato con la parlantina e la diplomazia nel sangue, deciso a costruirsi un futuro non plasmato dalla Gilda; Nion, taciturno e rigido, impegnato a trovare l'equilibrio tra quel suo essere troppo umano e troppo Aku.

Penisola di Iriba. Regione di Mirŭjin. Accademia.

Tre giorni prima dell'ingresso di Akami.

Daalee, maestro di botanica, salutò Nion con un cenno.

«È lei il preposto alla vigilanza, questa notte?»

«Sì, maestro.»

«Gli allievi di secondo rango saranno impegnati all'osservatorio con Thay. Rientreranno negli alloggi circa a metà della notte» lo informò.

Nion prese mentalmente nota dell'informazione.

«La mancanza di disciplina dei nuovi arrivati rende più probabili le violazioni, e ancora più importante il compito di voi allievi di terzo rango. D'altronde, non essendo ancora stati ufficialmente ammessi, non è lecito attendersi da loro un comportamento ligio al regolamento.»

«È augurabile che le famiglie abbiano inculcato i concetti di regola e rispetto» rimarcò lui, inflessibile.

Daalee si astenne dal replicare. «Immagino fosse diretto alle voliere.»

«Sì, maestro.» Dopo l'inchino di saluto, Nion proseguì verso la sua destinazione.

"Ciascuno impara a suo modo e a suo tempo. Così è stato per lei, così sarà per loro" gli ricordò Daalee comprensivo.


Tre tocchi dopo.

Mancava circa un tocco alla metà della notte e gli allievi impegnati all'osservatorio stavano rientrando negli alloggi alla spicciolata.

Passando accanto alle stalle, Nion percepì nei cavalli uno strano nervosismo.

Entrò e si mise in ascolto. "Nessuno. Purtuttavia..." Si avvicinò a un anziano baio e gli accarezzò il collo. «Si è introdotto qualcuno, corretto?»

L'animale nitrì piano.

In un angolo, nascosti malamente sotto la paglia, trovò una casacca pesante e un paio scarpe.

Uscì dalle stalle e si aprì ad ogni suono. Un impercettibile cigolio lo guidò sino alla porta sul muro di cinta.

"È accostata... "

Dischiuse il battente, fece un passo oltre la soglia e si fermò.

La nebbia che velava leggera il parco dell'Accademia, lì era lattiginosa e densa.

"C'è qualcuno."

Guidato da rumori e imprecazioni, arrivò nei pressi del canneto che circondava lo stagno per la depurazione delle acque.

"L'allievo di Iriba" si stupì, vedendolo emergere seminudo.

Inudibile arrivò a due passi da lui. «Chi l'ha autorizzata a uscire dalla sua stanza?»

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