Love Is A Rebellious Bird. ||...

By AntoGrz

149K 5.1K 5.4K

Louis è il primo violino della London Symphony Orchestra, Harry è il nuovo ed emozionante direttore ad inter... More

Trama e Info.
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI

Epilogo.

14.6K 477 608
By AntoGrz

Harry fece una smorfia quando si sedette sulla panca di legno del Farrington Arms, un dolore fastidioso alla base della schiena. Sentì Louis sedersi accanto a lui, la sua mano che andò automaticamente a massaggiare quel punto, accarezzandolo attraverso la maglietta.
"Basta" sbuffò Louis. "Compriamo un materasso nuovo". Harry si voltò verso di lui per mettere il broncio quando sentì la porta del pub aprirsi e la voce di Niall che salutava il barista.
Erano tornati a Londra da una settimana, ancora completamente e irrevocabilmente legati l'uno all'altro, come se non riuscissero a staccarsi, al punto che ancora non avevano incontrato i loro amici della LSO. Si sarebbero rivisti quella sera, per un paio di birre e qualche partita a freccette. Harry non vedeva l'ora di trascorrere del tempo con loro. "Ma Lou-"
"So che ti piace fingere di star dormendo su una soffice nuvola, ma non va bene per la tua schiena, amore. Non discutere".
Niall si lasciò cadere al loro stesso tavolo, appoggiando uno zaino accanto a sé mentre Harry sbuffava, guardando Louis. I suoi occhi erano dolci e sinceri mentre lo guardava, annuendo perché sapeva di avere ragione. "Finge che sia per il bene della mia schiena" disse, voltandosi verso Niall. "Ma si sa che dormirebbe perfino su una roccia, se fosse possibile". Niall sbatté più volte le palpebre, indicando prima Louis, poi Harry. "Vi siete sposati, in Germania?" Entrambi lo fissarono, spalancando gli occhi, forse uscendo per la prima volta dalla bolla personale che si erano creati attorno durante il mese e mezzo che avevano trascorso a Berlino. "Cosa?" chiese Louis, mentre Harry emetteva un suono che era un incrocio tra un piccolo grido di sorpresa e uno squittio. "Perché pensi una cosa del genere?"
"Sembrate due idioti innamorati. Le vostre conversazioni sono incomprensibili" spiegò il biondo, poi strinse gli occhi. "E nessuno dei due mi ha ancora abbracciato". A quelle parole, si alzarono entrambi e si chinarono sul tavolo per un abbraccio di gruppo. Niall batté le mani sulle loro schiene e borbottò "Sì, sì, ora mi amate. Vi siete a malapena degnati di rispondere alle mie e-mail, quando eravate a Berlino". Harry sorrise, stringendolo ancora di più prima di lasciarlo andare, sedendosi di nuovo sulla panca. Aveva detto quando eravate a Berlino come se si fosse trattata di una vacanza. Come se, non importavano le motivazioni, non importava come sarebbe successo, Harry sarebbe tornato a Londra. Da Louis.
Harry si schiarì la gola, sforzandosi di non diventare troppo emotivo, non senza aver bevuto neanche un bicchiere di birra. "Ti ho mandato quella cosa" disse, alzando ripetutamente le sopracciglia con fare suggestivo. Niall fece una smorfia e sia Louis che Harry scoppiarono a ridere. "Certe cose non si possono dimenticare, ragazzi" mormorò, alzando una mano per chiamare un cameriere. Harry alzò lo sguardo e notò la luce maliziosa negli occhi di Louis. Avevano ricevuto un messaggio da Niall la sera dopo l'arrivo di Louis, che pretendeva di sapere cosa era successo. Era accompagnato da una serie di invettive irlandesi alla fine, dirette soprattutto a Louis per aver tenuto lui (e Gladys e Zayn) in sospeso. Harry aveva semplicemente alzato le spalle e aveva scattato una foto a Louis, steso sotto di lui, la sua schiena sudata e una piccola parte del suo sedere visibile, il suo volto di profilo, mentre sorrideva, soddisfatto. 
Non è carino interrompere, aveva scritto Harry, prima di inviare la sua risposta.
Harry e Louis risero ancora, facendo tintinnare le loro pinte, una volta che il cameriere li servì.
"Stronzi" mormorò Niall, con affetto. Louis poggiò un braccio sulle spalle di Harry, sorridendogli. "La prossima volta potremmo mandargli qualche altra foto".
"Di un pompino, magari" suggerì Harry. Louis rise, coprendosi le labbra. Prima che Niall potesse ribattere qualcosa, Gladys e Zayn li raggiunsero, accompagnati da Liam Payne che sembrava piuttosto turbato. Si strinsero tutti ad un tavolo, Zayn accanto a Louis e Gladys ad abbracciare Niall. "Oh, ehm" disse Liam, chiaramente a disagio. "Non so se c'è spazio per..."
"Spostati Niall" disse Gladys con tono quasi autoritario. "Ti stai prendendo quasi mezza panca".
"Qualsiasi cosa per te, Gladdo". Niall le diede un bacio su una guancia e si spostò più vicino alla parete, per fare in modo che anche Liam potesse sedersi. "Ciao a tutti" disse lui, con un piccolo cenno della mano. Si sedette con la schiena dritta. Ci fu una risposta di "ciao" e "ciao anche a te" da parte di tutti gli altri ed Harry sorrise, strofinando una guancia contro la spalla di Louis ed ispirando il suo profumo, sentendosi al sicuro e felice. Dopo che ebbero ordinato tutti il loro primo giro di alcolici, Zayn si schiarì la gola.
"Quindi" disse, "ho sentito che rimpiazzerai Maria Santiago O'Brien nei violoncelli, Harry, quando si ritirerà tra qualche settimana?" Harry annuì, sorridendo così ampiamente che sentì quasi il volto spezzarsi in due. "Già" rispose. "Non vedo l'ora di suonare di nuovo. E Grimshaw mi ha detto che ogni volta che la LSO avrà bisogno di un direttore ospite o temporaneo, il posto è mio. A quanto pare, qualcuno ha convinto il consiglio che sarei stato utile doppiamente". Liam arrossì e abbassò lo sguardo sulle sue mani, giocherellando con il tovagliolo. "Già, è stato tutto merito di Payno" aggiunse Niall, ridendo. "Davvero?" Louis si affrettò a stringere una mano di Liam. "Grazie, amico. Sei stato tu a convincerli a reintegrare anche me?" Liam mormorò qualcosa di incomprensibile, timido. "In realtà, non è stato..." si schiarì la gola. Era chiaramente a disagio. "Ho soltanto fatto il mio lavoro. E-" aggrottò la fronte quando incontrò lo sguardo di Harry, "-volevo scusarmi, Maest- ehm, Harry". Harry lo guardò, confuso, sentendo il suo sorriso affievolirsi. Continuò a tenere il capo appoggiato su una spalla di Louis. "Perché dovresti scusarti, Li?" Liam si guardò attorno, osservandoli uno ad uno, fermando poi il suo sguardo su Louis, a malincuore. "Mi sento in colpa" ammise. "Per quella conversazione che avemmo poco prima che tu partissi, Harry. Quando ti ho raccontato della riunione del consiglio ed il fatto che fosse colpa di Louis che non volevano offrirti il posto. Se solo avessi saputo, ehm-"
Louis si morse il labbro inferiore, abbassando il capo a quelle parole e Liam sembrò ancora più mortificato. "Dio" sussurrò Louis. Harry sollevò la testa e gli sussurrò all'orecchio "Sssh, amore" dolcemente. Liam tossì. "La verità è che" continuò, "stavo cercando di essere simpatico nel fornirti qualche pettegolezzo. C'erano un sacco di altri motivi per cui non volevano offrirti il posto, economici soprattutto. Era molto più complicato e ho pensato" deglutì, "col senno di poi, quando ho saputo di te e Louis..." si schiarì la gola e abbassò di nuovo lo sguardo, farfugliando "Credevo di aver rovinato tutto". Louis rise a quelle parole ed Harry con lui. Gladys e Niall si aggiunsero a loro e Zayn sorrise. Liam sembrava così imbarazzato da voler scomparire. Harry si allungò per stringergli una mano, rassicurandolo. "Non è andata così" disse. "Non è stata colpa tua, davvero".
"Già, due grandi stronzi, entrambi" confermò Niall, prendendo un bel sorso di birra. "Sarebbero scoppiati comunque". Liam sospirò. "Davvero?" gemette. "Perché dopo che l'ho scoperto, mi sono sentito così in colpa e Louis era... beh..."
"Un disastro" annuì Louis, concludendo. "E in pratica ho pensato di aver rovinato tutta l'orchestra".
"Io propongo un bel brindisi" propose Zayn, alzando il suo bicchiere. Harry sorrise a Liam per poi stringere la mano di Louis, sperando di fargli capire quanto fosse felice adesso e quanto si sentisse fortunato anche per il semplice fatto che avesse ancora l'opportunità di essere lì con loro, a Londra. Quanto fosse grato che Louis si fosse recato a Berlino.
Sentì una carezza sulla mano dal suo fidanzato (fidanzato, il tuo fidanzato Louis Tomlinson è il tuo fidanzato) che gli trasferì brividi in tutto il corpo.
"Ti amo" sussurrò, soltanto per loro due, mentre Gladys cambiava argomento chiedendo a Zayn della sua galleria d'arte.
Il Louis del passato si sarebbe stretto nelle spalle e avrebbe fatto una battuta, lasciando che le sue insicurezze ferissero entrambi.
Ma il Louis di ora si voltò verso Harry, gli sorrise dolcemente, riportando un ricciolo al suo posto. "Ti amo anch'io" sussurrò.
Harry era sicuro che presto sarebbero tornati a prendersi in giro, che presto avrebbe detto cose ridicole così che Louis avrebbe alzato gli occhi al cielo, sorridendo.
Louis avrebbe giudicato terribile il suo senso dell'umorismo, l'avrebbe accusato di essere un inguaribile romantico ed Harry avrebbe continuato a dirgli che lo amava.
Ma, per il momento, stavano ancora guarendo. Stavano ancora rimarginando le vecchie ferite ed Harry non poteva esserne più felice.

"...e poi lei ha detto che sembravo intimidatorio". Harry riportò la sua attenzione alla conversazione che riguardava Zayn e la sua nuova fidanzata. L'aveva incontrata alla galleria d'arte, a quanto pareva. Louis gli stava sussurrando i retroscena all'orecchio. "Lo sei, però" concordò Niall, pensieroso. "Sempre vestito con colori scuri e silenzioso e bellissimo e tatuato. E un artista. Anche io sarei spaventato da te, se volessi portarti a letto".
"Anche io" annuì Harry. "Io no" si intromise Louis. "Oh, guardatemi, suono lo xilofono! Ho un fumetto tatuato sul braccio! Veramente intimidatorio, come no".
"Sta' zitto tu" Zayn alzò gli occhi al cielo e gli colpì una spalla con un pugno. "Ho anche un serpente tatuato. I serpenti sono per i duri, suppongo".
Restarono lì per ore a bere ed Harry sorrise quando Louis tracciò un cuore sulla sua gamba con un dito, sotto il tavolo.
Tu, amore, era quello che significava quel cuore. Sei la mia persona preferita. Ti amo più di ogni altra cosa.
"Il trucco è tenere il polso assolutamente fermo" sussurrò Louis. Osservò la mano enorme di Harry che teneva la freccetta, accarezzandogli i tatuaggi sul braccio attraverso la maglietta. "E' l'esatto contrario di quando fai il vibrato. Poi, un movimento secco" concluse. "Un piccolo scatto è tutto quello che serve". Harry prese un respiro profondo. Louis fece un passo indietro, dandogli più spazio per prendere la mira. Osservò per un lungo momento la mascella definita di Harry, il modo in cui il suo volto si trasformava quando si concentrava su qualcosa. La fronte era corrugata, le labbra creavano una linea dritta. Poi - un piccolo scatto. "Ho colpito il bersaglio" urlò Harry. Si voltò verso Louis, il suo volto raggiante. Aveva le guance arrossate e le sue fossette lo facevano sembrare terribilmente giovane. "Sì, piccolo, ce l'hai fatta" rise Louis. "Ooof" esclamò quando Harry si imbatté contro di lui per abbracciarlo, stringendo le gambe attorno alla vita di Louis, che cercò di non cadere. "Ottimo lavoro" sussurrò, stringendolo tra le braccia. "Dobbiamo bere per festeggiare!" esclamò Harry, districandosi dalla sua presa e dirigendosi verso il bancone del bar. Era un tantino brillo, forse. Louis lo guardò camminare, improvvisamente sopraffatto da una sensazione che sembrava colpirlo spesso, ultimamente - nella doccia, mentre era in fila alla cassa da Tesco, quando sistemava il suo violino nella custodia - e per poco non si dimenticò di tirare la freccetta durante il suo turno. Fece un ottimo punteggio e poi indietreggiò, voltandosi immediatamente verso Harry, che stava trasportando altre due bicchieri. Quella strana sensazione si intensificò. Si sentiva come se fosse incredibilmente leggero. "Ti amo" disse, felice, prima di prendere un sorso da uno dei due bicchieri. Fece una smorfia. "Ugh, cos'è questa roba?"
"Non ne ho idea" sorrise Harry, stringendosi nelle spalle. "La barista ha detto che sono carino, quindi io le ho detto 'sorprendimi!'"
"Okay, signor Flirt Ubriaco" rise Louis, stringendogli la vita con un braccio in modo molto possessivo mentre guardava la barista, che li stava osservando con interesse, "che ne dici se resti qui per un po', eh?"
"Okay" disse Harry dolcemente, prima di sporgersi in avanti per un bacio veloce. Che si trasformò in uno lungo e appassionato. Niall dovette pizzicare il sedere di Louis per ricordargli che era arrivato il loro turno.
Dopo un po', Louis ritrovò Harry che fingeva di lamentarsi con Gladys. "Sette ore piene in cui si esercita, due pause da cinque minuti solo per andare in bagno e sciacquarsi la faccia! Dobbiamo comprare un nuovo materasso!" il suo tono era scherzoso, ma pieno d'amore. Stava fissando Louis con un sorriso mentre imitava la sua voce, muovendo addirittura il polso nel modo in cui faceva sempre e Louis non poteva fare a meno di sorridere, anche se stava cercando di apparire indignato.
"Sta' zitto" disse, alzando gli occhi al cielo e colpendolo delicatamente sul petto. "Sì, mi sto esercitando di più ultimamente. Sto soltanto cercando di rimettermi in carreggiata per lunedì".
Sarebbe tornato alla LSO dopo due mesi e si sentiva piuttosto nervoso.
Si chiese se i suoi colleghi l'avrebbero fissato - l'ultima volta che l'avevano visto suonare era stato orribile...
"Sei perfetto" sussurrò Harry, aggiustandogli i capelli. "Non hai alcun motivo per preoccuparti".
"Vuoi soltanto che io sia a tua disposizione in ogni momento per fare sesso" ribatté Louis, soltanto vagamente consapevole del fatto che Gladys li stesse ancora ascoltando, sorridendo con fare materno. "Metti il broncio quando preferisco Thunder a te".
"Ma ti ha scelto, preferendo te alla paura, quando si è precipitato a Berlino" disse Gladys. Accarezzò appena una spalla di Harry, poco prima di alzarsi per il suo turno. "Quindi immagino che non sia poi così preoccupato di tornare a lavoro". Harry annuì, sorridendo e piacevolmente ubriaco.
La verità era che la vita di Louis sembrava molto più equilibrata, ultimamente. Si esercitava ancora molto, aveva ancora il suo piccolo mondo in cui si rinchiudeva quando suonava, amava ancora sentire l'archetto nella sua mano destra, la velocità nelle dita della sinistra. Ma ora c'era Harry che gli sfiorava la schiena, che lo incoraggiava, gli dava dei suggerimenti costruttivi. Louis sentiva ancora una sorta di atteggiamento difensivo quando Harry lo correggeva, ma ogni volta che si era sentito in quel modo non riusciva a fare a meno di pensare che Harry era al suo fianco. Era al suo fianco e ciò che diceva era fonte di forza per lui. Accettava le sue critiche e migliorava. Harry lo aiutava sempre con le piccole cose, preparava da mangiare e suonava duetti con lui soltanto per divertirsi. Dalla sua confessione a Berlino, era stato come se i muri di Harry fossero stati completamente abbattuti e tutto ciò che aveva trattenuto per mesi stava fuoriuscendo come un fiume in piena. Gli diceva sempre quanto fosse bravo, quanto lo amasse, per fare in modo che Louis si sentisse abbastanza. Molto più che abbastanza.
Louis ce l'avrebbe fatta a tornare alla LSO. Con Harry al suo fianco, sapeva che ce l'avrebbe fatta.

Quando la partita terminò - e Louis, Harry e Liam avevano perso in modo clamoroso contro i Biscuits, ovviamente -, si sedettero al tavolo per un ultimo drink. "Quindi, ditemi la verità" cominciò Zayn. "Sappiamo che questi due fanno un'enorme quantità di sesso" disse, indicando Harry e Louis, che scoppiarono a ridere. "E che lo facevano anche prima, di nascosto". Niall ridacchiò e mormorò qualcosa a bassa voce, che somigliava ad un "Qualcuno di noi ha degli occhi..." Zayn lo ignorò. "Ma questo lo sappiamo già. Quello che voglio davvero sapere è... quante volte l'avete fatto voi due?" gesticolò tra Niall e Gladys, incredibilmente serio. Niall arrossì in un secondo e Gladys rise, una luce maliziosa nei suoi occhi. "Lo sapevo!" esclamò Louis, indicando le guance rosse di Niall. "Lo sapevo! Harry, te l'avevo detto!"
"Cristo" Niall alzò gli occhi al cielo, sospirando. "Gladdo ed io siamo solo amici, okay, voi stupidi inglesi bastardi". Gladys si strinse nelle spalle, sorseggiando la sua birra. "Ci ha provato... ma io gli ho detto di no".
Il resto del gruppo esplose in fischi e risate e Gladys sistemò i capelli scompigliati di Niall con le sue mani eleganti. "Gli ho detto che era carino, ma non il mio tipo". Niall ridacchiò, per niente imbarazzato, ora. "Sei una donna di classe, Gladys. Nessun rimpianto". Harry propose un altro brindisi e tutti fecero tintinnare i loro bicchieri.

Scivolarono fuori dal locale, aspettando dei taxi per tornare a casa. Harry era sotto la pioggia, gli stivali di camoscio consumati che diventavano sempre più scuri, mentre Louis aspettava sotto la porta del locale, per non bagnarsi. Rabbrividì appena, stringendosi le braccia al petto. Gladys lo affiancò, stringendolo in un abbraccio. "Sono molto fiera di te" sussurrò. Louis le sorrise. Lei gli fece un occhiolino e poi Harry lo chiamò per fargli notare che il loro taxi era arrivato. "Grazie, Gladys" rispose, sorridendo. "Ci vediamo lunedì". Si infilò nel taxi ed Harry entrò dopo di lui, in modo leggermente goffo.
Si sistemarono entrambi i capelli, Harry con entrambe le mani e Louis con un movimento delicato del polso. Harry lo abbracciò, avvicinandolo a sé ed accarezzandogli un braccio fino a che non arrivarono a casa.
Casa.
Tecnicamente, Louis aveva ancora il suo appartamento vicino alla Paddington Station, ma avevano deciso di venderlo non appena si fosse trasferito definitivamente da Harry nel suo appartamento nell'Hampstead. Era perfetto per loro, moderno e grande, con abbastanza spazio perché entrambi potessero esercitarsi, il che era conveniente visto che di lì a poco avrebbero suonato per la stessa orchestra. Ogni giorno, Louis sentiva sempre più come se quell'appartamento fosse casa sua.
Harry lo prese per mano mentre salivano quelle scale familiari che portavano al terzo piano ed aprì la porta. "Togliti questi vestiti bagnati" sussurrò, procedendo con il togliergli la maglietta, poi i pantaloni e Louis si liberò del resto. "Quindi, quanto sei ubriaco?" chiese Louis, avvicinandosi a lui una volta nudo, spingendolo verso il bagno con la promessa di una doccia insieme prima di andare a letto. "Che cosa voleva dire Gladys?" farfugliò Harry di punto in bianco. Louis si fermò. Harry arrossì ed intrecciò le loro mani. "Quando ha detto che mi hai preferito alla paura... che cosa voleva dire, esattamente? Louis, che cosa ti ha fatto decidere di partire per Berlino? Gladys c'entra qualcosa?"
"Oh, Dio" Louis rise, percependo la tensione di Harry.
"E' un po' imbarazzante, amore, ti avverto". Harry lo guardò negli occhi, con un piccolo sorriso. "Di che si tratta?" chiese. Louis si rilassò tra le sue braccia, nascondendo il volto nell'incavo del collo del più piccolo. "Ricordi quando ti ho detto che ho sentito Amelia Fraiser-Lind e Taggie Diversey, mentre chiacchieravano su alcuni gossip che ti riguardavano? Che ho sentito che andavi a Berlino?"
"Mh-mh" annuì Harry, accarezzandogli la nuca. "Beh," sospirò, "ho tralasciato questa parte perché mi sento così stupido, ora, ma Taggie disse anche qualcosa a riguardo di quanto non fosse sorpresa che tu andassi a Berlino. Disse che tu e Florian... che lui era innamorato di te..." Harry ridacchiò. "Sta' zitto" gemette Louis, districandosi dalla sua presa e stringendogli un capezzolo. "Ero sconvolto! E poi ti sei presentato con lui al mio concerto!"
"Mi dispiace" ridacchiò Harry, facendo un passo avanti per abbracciarlo di nuovo, rabbrividendo - erano entrambi nudi e il pavimento era freddissimo - e trascinandolo con sé verso il bagno. "Non ho proprio pensato a come potesse sembrare, il fatto che Florian venisse con me, suppongo. Avevo bisogno di un amico. Dovevo venire... dovevo vederti. Ovviamente, dovevo vederti. Ma non potevo farlo da solo".
Louis annuì, accendendo la luce nel bagno e prendendo due asciugamani puliti, mentre Harry regolava l'acqua nella doccia. "So cosa vuoi dire" sussurrò Louis, grattandosi un braccio. "Quando dici che avevi bisogno... la sera prima, durante la festa, non riuscivo a smettere di guardarti, anche se mi sentivo male. Sono dovuto correre nel bagno per vomitare. Non sapevo che altro fare. Ma mi ero convinto che, non importava quanto io stessi soffrendo, non potevo ferirti ancora. Fine. E pensavo che fossi felice con Florian, quindi. Non ho neanche cercato di avvicinarmi a te". Harry aggrottò la fronte, entrando nella doccia e porgendogli una mano perché entrasse anche lui. "Hai vomitato?" Louis si strinse nelle spalle e lo abbracciò, spingendoli entrambi sotto il getto della doccia.
Riuscivano ancora a sentire il rumore del temporale, fuori, ma erano insieme e Louis si sentiva al sicuro.
Ce l'abbiamo fatta, pensò, mentre Harry cominciò a massaggiargli i capelli con lo shampoo. "Mi dispiace" sussurrò Harry, dolcemente, continuando il suo massaggio. "Riguardo Florian. Mi dispiace così tanto che ti sei sentito in quel modo. Avrei dovuto... sei sempre stato tu per tutto il tempo, sai. Solo tu". Louis annuì e rabbrividì appena, mentre Harry gli baciava una spalla. Sapeva che il più piccolo aspettava ancora il resto della storia, il motivo per cui Gladys sembrava essere coinvolta, ma non voleva dargli fretta. "Così ho iniziato a scrivere quella cosa..." riprese Louis, girandosi verso di lui ed osservando il suo petto. "E quando l'ho finita, Niall aveva invitato Gladys e Zayn a casa sua ed io non ero uscito di casa per giorni". Harry annuì per dimostrare che gli stava prestando attenzione, mentre continuava ad accarezzargli le braccia.
Louis sapeva che il più piccolo si stava eccitando, poteva vederlo con i suoi occhi. Era incredibile.
"Così, sono andato anche io e tu hai mandato quella foto di Florian e Anja - diamine, Harry..." il riccio aveva iniziato ad accarezzargli il sedere con le sue mani enormi.
I loro respiri e il calore dell'acqua avevano fatto appannare i vetri della doccia, mentre entrambi iniziarono a spingersi l'uno contro l'altro. "E quando hai visto la foto...?" suggerì Harry, dal momento che Louis si era leggermente distratto. "Giusto. Così quando ho visto la foto, sono rimasto seduto lì. Paralizzato. Non sapevo che fare e continuavo a pensare Non posso ferirlo ancora, non posso rischiare di ferirlo ancora. Ma poi Gladys mi ha detto che era soltanto la mia paura ad incatenarmi lì. Che era l'unica cosa che mi impediva di andare da te a Berlino" Louis gemette appena, mentre Harry continuava a toccarlo. "E così ti sei presentato alla mia porta nel cuore della notte, sembrando un pazzo".
"Romantico, direi".
"Beh, tu hai sempre ragione su tutto" osservò Harry, chiudendo gli occhi quando Louis strinse una mano attorno alla sua erezione. "Giusto?"
"Mh-mh" annuì Louis. "A parte sul fatto di Florian".
"Okay, è decisamente arrivato il momento di smetterla di parlare di Florian". Harry lo strinse a sé ed ansimò quando Louis continuò a muovere il polso. "Cazzo..."
"Perfetto" sussurrò Louis. Harry gemette in risposta, sfiorando l'apertura di Louis con un dito e baciandolo. "Sempre perfetto..."
Dopo, abbracciati sul letto di Harry, la pelle ancora accaldata e la pioggia che batteva contro la finestra, Harry disse "E' piuttosto saggia. Gladys, dico". Louis si strinse nella spalle. "Sì, già. Ha una trentina d'anni in più a noi o cose del genere". Harry si mise su un fianco e gli accarezzò i capelli. "E' un ottimo consiglio, comunque. Non lasciare che la paura ti impedisca di fare quello che vuoi davvero".
C'era una sorta di attenzione particolare nel suo tono di voce. Louis respirò profondamente, incontrando il suo sguardo. "Dove stai cercando di arrivare, Styles?" Harry sorrise e gli accarezzò una guancia. "Sei stranamente un ottimo osservatore quando non ti comporti da idiota". Louis ridacchiò, dandogli uno schiaffo sul sedere ed Harry rise a sua volta. "Seriamente, però" disse, continuando ad accarezzargli il volto. "Hai mai pensato di mostrarla a qualcuno?"
"Cosa?" Louis aggrottò la fronte. Non aveva idea di che cosa stesse parlando. Mostrare cosa a chi? "La tua... la tua composizione" disse Harry, sorpreso che Louis non avesse capito. Louis rise. "Cosa?" ripeté, dolcemente. "Perché dovrei mostrarla a qualcuno? Insomma, l'ho mostrata a te, ma..."
"Penso che alle persone piacerà, ecco tutto" Harry si strinse nelle spalle. Lo abbracciò, infilandogli una mano tra i capelli. "Anzi no, non è tutto. Credo che tu sia incredibilmente brillante e forse un po' egoista perché la tua musica deve essere suonata. Implora di essere suonata. E voglio soltanto che le persone capiscano che sei un genio. E sto blaterando".
Louis gemette appena. "Amore..."
"Sono serio. Ascolta, ho cercato anch'io di comporre. Avevo dodici anni e ho scritto una canzone intitolata "Un giorno di novembre". Era incredibilmente orribile. La peggiore mai scritta" proseguì Harry, canticchiando quella melodia all'orecchio e facendolo ridere, mentre immaginava un Harry ancora bambino alla sua scrivania che scarabocchiava qualcosa.
"E' veramente orribile, Styles, oddio". Harry smise di canticchiare, sorridendo dolcemente e accarezzandogli un braccio, fino al polso. "Vedi, il mondo ha bisogno di musica migliore di questa. Ti prego, dimmi che la mostrerai a Grimmy".
Louis sentì un brivido di paura percorrergli la schiena. Era stato già un enorme sforzo mostrarla ad Harry, ma Grimshaw? Dio. Non era poi così bella, dopo tutto. Harry stava soltanto esagerando, non era poi così bella.... Però.
"Sei un compositore magnifico, Lou. Fidati di me?" sentì Harry sussurrargli all'orecchio. Louis si sporse in avanti e gli diede un bacio sulla fronte. "Okay" sussurrò. "Mi fido di te, sai. E lo farò sempre. Questo non significa che non sia spaventato".
"Lo capisco". Ma con Harry tra le sue braccia, pensò Louis, mentre si addormentavano, era ancora spaventato? O era soltanto una vecchia abitudine? Aveva Harry. Harry era al suo fianco. Sempre, sempre... qualcosa dentro di lui gli diceva che non c'era alcun motivo per avere paura.

-

Harry guardò il venditore negli occhi. "Sì" disse. "Mi servono tutti". Poggiò il suo palmo aperto su un'enorme pila di giornali, stringendosi nelle spalle. Doveva comprarli tutti. Avrebbe comprato l'intera edicola, se ce ne fosse stato il bisogno. "Ma perché?" chiese il vecchietto dietro il bancone, le dita dalle unghie lunghe attraverso i capelli grigi. "Perché ti servono tutti questi—"
"Perché le interessa il perché?" Harry rabbrividì per la severità della sua voce. Sua madre gli aveva sempre insegnato che per attirare le mosche bisognava utilizzare il miele. Non era da lui essere così scortese. "Io, uhm," sollevò il suo portafoglio in modo che il vecchio lo vedesse. "Li pago tutti in contanti". L'uomo sbuffò. "Ai miei clienti abituali non piacerà questa storia. Il signor Healy viene sempre alle quattro in punto e vuole la sua copia del Times".
"Ascolti," ci riprovò Harry, sollevando un giornale e sfogliandolo fino alla sezione di arte e spettacolo. Su quella pagina, una foto enorme di un Louis sorridente, con un titolo in grassetto: Il trionfo di Tomlinson.
"Questo è il mio fidanzato. Quindi. Mi servono almeno cinquanta copie di questo articolo. La prego?" Harry sorrise timidamente, lasciando intravedere le sue fossette. Il venditore alzò gli occhi al cielo. "E' il tuo fidanzato?" chiese. Si avvicinò per osservare meglio l'articolo. "E hanno scritto di lui sul Times?" Harry annuì freneticamente, supplicandolo con gli occhi. "D'accordo" disse l'uomo. "Puoi prenderli. E congratulazioni, suppongo". "Grazie!" esclamò Harry, sorridendo, tirando fuori delle banconote dal suo portafoglio. Poi, rimosse una delle copie dalla pila e l'appoggiò sul bancone. Scosse la testa quando il venditore gliela porse di nuovo. "Per il signor Healy" spiegò. "Grazie ancora".
"A te, ragazzo".

Harry voltò velocemente l'angolo per tornare al suo appartamento. Era uno splendido pomeriggio d'autunno, la domenica dopo le prime due esibizioni del duetto scritto da Louis. Tutte le recensioni erano positive, ovviamente, ma quell'articolo sul Times era particolarmente speciale. Harry non poteva smettere di sorridere pensando a quei giornali che portava sotto il braccio. Probabilmente, anche Louis avrebbe pensato che fosse impazzito, quando l'avrebbe visto con tutte quelle copie. Quel pensiero lo fece sorridere ancora di più.
Lo amava così tanto, non poteva farne a meno. Si fermò quando raggiunse il portone del palazzo, non sapendo come recuperare le chiavi dalla sua tasca con tutti quei giornali tra le braccia. Fortunatamente, la signora Fielding del primo piano stava appena uscendo dal palazzo.
"Ciao, Ha - oh mio" esclamò. Era la tipica vecchietta inglese che indossava sempre capelli di colori diversi. "Sono tantissime copie".
"Louis è sul Times!" la informò Harry, senza fiato. Appoggiò le copie all'ingresso, notando il fatto che si sentisse meglio con la sua schiena da quando avevano cambiato materasso. "Davvero?" chiese la signora Fielding, recuperando degli occhiali da lettura nella sua piccola borsa, mentre Harry sfogliava una copia fino alla pagina dedicata a Louis. "Il trionfo di Tomlinson" lesse lei ad alta voce. "Oh, che foto adorabile".
"Grazie" sussurrò Harry, sorridendo, come se lui avesse qualche merito a riguardo. La signora Fielding continuò a leggere l'articolo, leggendo le frasi più importanti ad alta voce per coinvolgere anche Harry, che annuiva. Lui l'aveva già imparato a memoria.
Quattro mesi fa, gli spettatori dei concerti al Barbican hanno assistito a qualcosa di inusuale. Louis Tomlinson, stella nascente, nel bel mezzo della sua performance del Bruch, si immobilizza sul palco. Le sue braccia si abbassano improvvisamente nel bel mezzo della musica, le note gli sfuggono dalle dita. Corre via dalla sala, quella sera, e, quelli come me, vecchi romantici e amanti della musica classica londinese, si sono chiesti se mai l'avremmo rivisto suonare di nuovo. Infatti, il ragazzo si è preso una pausa dal suo ruolo di primo violino ed è scomparso per qualche mese. Ci sembrava di aver già visto tutto: un promettente giovane virtuoso, spinto improvvisamente sotto i riflettori, e il suo crollo sotto pressione. Quelli così, non ritornavano. Ma poi è successa una cosa divertente. Al posto di trascorrere il suo periodo di congedo dalla London Symphony Orchestra a sguazzare nell'autocommiserazione, al posto di "ritrovare se stesso" su qualche montagna solitaria e sperduta, Tomlinson si è dedicato alla composizione. Oltre a tornare ad essere quel dono incredibile come primo violino tecnicamente e artisticamente impeccabile per la LSO, si impone ormai come una nuova, eccitante voce nella scena della composizione ed io non posso fare altro che guardarlo con ammirazione. Che cambiamento interiore ci vuole per superare e trasformare in questo modo un fallimento professionale? Suppongo che ci voglia molto più coraggio di quanto io mai sarei riuscito a racimolare.
Il giornalista continuava a lodare Louis, come musicista e come compositore. La recensione definiva il duetto come "costantemente sorprendente" e "moderno ma allo stesso tempo tradizionale". Accennava anche alla standing ovation e al bacio prima e dopo l'esibizione ed Harry arrossì al solo pensiero.
Quindi, forse, Harry Styles ha qualcosa a che fare con lo splendido ritorno di Tomlinson. Se è così, non posso fare a meno di ringraziarlo. Sembravano entrambi molto felici di condividere la luce dei riflettori, insieme. Si dice che i due stiano insieme da...
La signora Fielding lesse ad alta voce quella parte e lui le sorrise, alzando gli occhi al cielo. Era così orgoglioso di Louis. Fiero di entrambi, a dire la verità, fiero del modo in cui stavano costruendo la loro vita insieme. Come una coppia forte. Disse alla signora Fielding di tenere per sé quella copia ("E' per questo che le ho comprate tutte!") e si affrettò a salire le scale, saltellando.
Harry aprì la porta riuscendo a non far cadere tutte le copie, canticchiando il tema centrale del duetto a bassa voce. "Amore!" lo chiamò. "Sono tornato". Non ci fu alcuna risposta. Harry si guardò intorno, ma non lo vide. C'era una traccia di alcuni cereali sul tavolino davanti alla televisione, dove era stata lasciata una tazza vuota. Diede un occhiata nel bagno, ma non c'era traccia di Louis nemmeno lì, soltanto il calore di una doccia appena fatta ed un asciugamano lasciato sul pavimento. "Amore?" lo chiamò ancora, con fare interrogativo. Louis non avrebbe lasciato l'appartamento senza dare più mandate alla porta d'ingresso, questo era sicuro. Poi, sentì un singhiozzo dal piano di sopra, proveniente dalla sua camera da letto. Harry sistemò le copie dei giornali sotto il braccio e salì le scale, sentendo tirare su col naso e poi altri singhiozzi. "Lou?" chiese. Raggiunse la cima delle scale e ritrovò il suo fidanzato seduto sul pavimento, appoggiato con la schiena al letto. Accanto a lui, una scatola semivuota e un fascio di fogli tra le sue mani. Piangeva.
Prima che Harry potesse chiedergli che cosa c'era che non andava, Louis lo guardò e rise debolmente attraverso i suoi occhi lucidi e arrossati. "E' una quantità irragionevole di giornali, amore".
"Uhm..." il cuore di Harry batteva all'impazzata. Era successo qualcosa, ma almeno Louis gli stava sorridendo. "C'è un articolo" rispose Harry.
Si avvicinò e si inginocchiò accanto a lui. "Volevo fartelo vedere... è su di te, su quanto sei stato coraggioso e quanto sia bello il duetto che hai scritto. Volevo distribuire queste copie a tutte le persone che incontriamo di qui a cinque anni".
"Oh" singhiozzò Louis e rise ancora. "E' così carino". Harry gli accarezzò un ginocchio, accennando alla pila di fogli che Louis stringeva al petto.
"Che cos'hai lì, allora?"
"Ho, uhm, trovato - trovato questo..." balbettò Louis. Prese un respiro tremante e si asciugò gli occhi. "L'avevo totalmente dimenticato..." Harry allungò una mano per prendere quei fogli, chiedendogli permesso con lo sguardo. Vide un pentagramma e qualche post-it rosa. "Il tuo quartetto" sussurrò. "Con i tuoi commenti" gemette Louis. "Non li avevo mai letti, prima. Non li avevo letti perché avevo pensato che te ne saresti andato a Berlino e anche perché ero terrorizzato da cosa ne pensassi tu di quello che avevo scritto, così l'ho messo in questa scatola e l'ho completamente dimenticato e poco fa ho deciso che fosse il momento di svuotare anche quest'ultimo pacco della mia roba e..." singhiozzò, lasciando cadere la frase. "Dio, sono un disastro". "Perché stai, uhm..." Harry gli prese il volto tra le mani, asciugando qualche lacrima. "Perché sono un idiota e i tuoi commenti erano adorabili e io sono così stupido. Un deficiente del cazzo, davvero. Avrei dovuto leggerli prima, forse avrei capito - Harry".
Harry si chinò su di lui, prendendolo tra le braccia e portandolo su letto prima che Louis potesse fare qualcosa. "Oof", si lasciarono entrambi cadere sul piumone, alcuni giornali che svolazzavano attorno a loro. "Harry, che-"
"Smettila di dire cose brutte sul mio fidanzato". Louis sorrise, guardandolo negli occhi. Per un momento, Harry vide i quei pozzi azzurri uno squarcio di futuro in cui Louis non sarebbe mai riuscito a perdonarsi per quello che era successo o per come si era comportato anni prima all'Interlochen, il senso di colpa che ancora lo attanagliava. Poi, Harry vide qualcos'altro. Vide il coraggio, quello stesso coraggio di cui parlava l'articolo. Vide un futuro in cui Louis avrebbe accettato il loro passato, avrebbe accettato che erano cresciuti, da quel momento. Un futuro in cui avrebbe concesso ad Harry la sua parte migliore. "Ti amo".
"Ti amo anch'io" sussurrò Harry, "e ti ho già perdonato. E voglio te".
"Sì" respirò Louis. "Anche io. Cazzo, così tanto".  
Il suo volto brillava e in quel preciso istante Harry seppe che ce l'avrebbero fatta. 
"Okay, Styles, basta con questa roba sdolcinata. Leggimi l'articolo. Fammi arrossire".

-

Louis guardò il suo fidanzato che si era appena seduto su una sedia nera di pelle. Sembrava già un po' teso, le sue pupille dilatate e il labbro inferiore tormentato dai denti. La tatuatrice gli dava le spalle, sistemando tutta l'attrezzatura stilizzata. Louis colse l'occasione per chinarsi in avanti e sussurrargli all'orecchio "Tutto bene, amore?"
"Sì" sussurrò Harry a sua volta. Osservò l'involucro di plastica avvolto attorno all'inchiostro appena inciso sulla pelle di Louis, contorcendosi nei suoi jeans strettissimi. "Sarà perfetto. Il tuo è venuto benissimo". Louis accarezzò la parte esterna del polso di Harry, proprio dove di lì a poco sarebbe stato inciso un nuovo tatuaggio.
Harry rabbrividì involontariamente e Louis sorrise. Sapeva l'effetto che avevano i tatuaggi su Harry. Mentre l'artista incideva l'inchiostro sulla sua pelle, Harry si sentiva sempre come se stesse fluttuando. O almeno, così gli aveva spiegato la sera prima, rannicchiati sotto le coperte. E poi, con nonchalance, aveva aggiunto "Mi concentro solo sul dolore e... non so perché, ma... di solito mi eccito?" E Louis Tomlinson avrebbe utilizzato quelle informazioni a suo favore, ovviamente. "Fai il bravo ragazzo" sussurrò, infilandogli una mano tra i capelli. Li tirò appena ed Harry gemette silenziosamente. "Non ti eccitare troppo". Piaceva ad entrambi quel genere di cose, ogni tanto. Louis amava in particolare stuzzicarlo e fargli raggiungere il culmine. L'idea di imbarazzarlo appena non lo faceva sentire in colpa, non in camera da letto almeno, e sembrava quasi che nessuno dei due riuscisse a farne a meno. Louis era comunque attento a non procurargli erezioni in pubblico troppo spesso, però. Lo faceva solo nelle occasioni speciali. Come farsi dei tatuaggi. "Ti guarderò per tutto il tempo" sussurrò, prima di sedersi sulla poltrona dall'altro lato della stanza.
Non eccitarti troppo e Ti guarderò per tutto il tempo erano la ricetta per un'erezione immediata, soprattutto in quella situazione.
Louis sorrise. "Pronto, tesoro?" disse la donna. Si sedette accanto a lui, aspettando. Harry annuì, continuando a fissare Louis con occhi scuri. Louis non era sicuro di come fosse possibile che Harry sembrasse distrutto ancora prima di iniziare, ma era bellissimo guardarlo. Non appena l'ago toccò la sua pelle, chiuse gli occhi e dischiuse leggermente le labbra, respirando pesantemente. Stringeva i muscoli delle gambe e Louis poteva scommettere che stava arricciando le punte dei piedi nei suoi stivali.
"Resta fermo" lo avvertì la donna ed Harry aprì gli occhi per guardare Louis con fare implorante. Il più grande scosse la testa, fingendo di essere deluso e abbassando lo sguardo sull'evidente rigonfiamento nei pantaloni di Harry. Non potevi controllarti, eh? gli avrebbe detto dopo, sentendolo vibrare sotto di lui.
E' così imbarazzante, Harry. In pubblico, dove tutti potrebbero vedere...
"Abbiamo quasi finito" disse la donna. "E' bellissimo". La fronte di Harry era imperlata di sudore, mentre portava il suo braccio destro a coprire quel rigonfiamento.
Louis sbuffò come se si stesse annoiando. Come se lui non si stesse eccitando a sua volta. La tatuatrice gli diede le solite istruzioni sulle pomate e il bendaggio, mentre avvolgeva la pellicola attorno al polso di Harry, mentre Louis era occupato a pagare così che sarebbero potuti uscire da lì quanto prima possibile.
Diamine. Il suo piano si era dimostrato un fallimento, a dire la verità. Ora era Louis quello disperato, mentre Harry era sereno e calmo, proprio come aveva descritto la sera prima. "Vieni, tesoro" disse Louis, quasi severo. "Abbiamo alcune commissioni da fare, ricordi?" disse, senza avere il coraggio di guardare la tatuatrice negli occhi mentre si allontanavano. "Giusto" rispose Harry con voce strascicata, ancora più bassa e lenta del solito. Louis si chiese se fosse il caso di utilizzare un metronomo per registrare ogni volta la differenza di velocità e poi scosse la testa per quanto fosse ridicolo quel pensiero.
Harry Styles, cazzo.
"Che commissioni, Lou?" chiese Harry con una luce maliziosa negli occhi, mentre si allontanavano dal negozio e voltavano l'angolo su una stradina più isolata. Louis sentì un calore divampare nel suo petto, perché adesso era lui ad essere preso in giro. Ovviamente. Andava sempre a finire in quel modo. "Me l'hai detto di proposito, ieri sera" sussurrò in tono accusatorio, mentre si guardava intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno, per poi spingerlo contro il muro. Il sorriso di Harry sembrava illuminare tutto il resto.
Era un continuo stuzzicarsi a vicenda, vedere chi cedeva per primo. Non in modo malsano, però. Il sesso era divertente in quel modo e l'amore che trasudava anche in quei momenti contribuiva a bilanciare il tutto. Louis lo amava. "Lo sapevi che io... che mi sarei..." Harry annuì, soddisfatto. Il sangue di Louis ribolliva nelle sue vene. Ma tutto quello che doveva fare era poggiare una mano sul rigonfiamento nei jeans di Harry e il suo sorrisetto scomparve, sostituito da un gemito strozzato.
"Casa?" sussurrò il riccio, con voce rotta. "Mmmh" rifletté Louis, rimuovendo la mano e accarezzandogli il collo. "Casa nostra è troppo lontana, Harry. Mi hai fatto eccitare così tanto che non credo di poter aspettare". Harry gemette ancora, gli occhi spalancati. "Lou... ma, siamo. Lou..." Avevano concordato insieme delle parole chiavi per quelle occasioni, parole che sottolineavano che forse la situazione gli stava sfuggendo di mano e Lou non era assolutamente una di quelle. Così, Louis sorrise, spingendolo di nuovo contro il muro. "Scommetto che neanche tu potresti aspettare di arrivare a casa" sussurrò, felice che il suo piano stesse tornando a funzionare. "Quanti sono, quindici isolati? Se così eccitato, amore. Ed è così evidente che tutti quanti se ne accorgerebbero e so quanto ti piace questo fatto... scommetto che verresti nei tuoi pantaloni prima ancora di imboccare la strada di casa. E quale sarebbe il divertimento per me, eh?" Harry scosse la testa, senza fiato, guardandolo negli occhi. "Voglio essere io l'unico a farti venire, amore". Harry gemette ancora, cercando di spingere il bacino in avanti. "Sei così-" sussurrò. Poi, "Cazzo, Louis, fa qualcosa". Louis sorrise ancora e gli diede un bacio su una guancia arrossata prima di cadere in ginocchio davanti a lui per sbottonargli i pantaloni. "Ti amo" disse, guardando verso l'alto e ascoltando una litania di
"Cazzo - tiamoancheio, cazzocazzocazzo" quando lo sfiorò con le labbra. Sentì una mano di Harry tra i suoi capelli che tirava freneticamente. Louis proseguì, assaporando quel peso sulla sua lingua, fino alla parte posteriore della gola. "Cazzo, Lou" sussurrò Harry. Louis sapeva che sarebbe venuto da un momento all'altro e lo stesso valeva per lui, ma non sarebbe venuto nei pantaloni. No. Non passò molto tempo prima che Harry venisse con un gemito, sporcandogli le labbra. Continuò a tirargli i capelli, poi prese ad accarezzarlo mentre Louis gli rialzava i boxer e i pantaloni, lanciando un'occhiata furtiva nelle vicinanze per controllare che fossero ancora soli. Anche se, tecnicamente, erano in pubblico.
"Il mio bellissimo, e sporco, ragazzo" sussurrò Louis ed Harry ridacchiò, mentre il più grande si spingeva contro i suoi fianchi. Poi, la mano enorme di Harry lo avvolse, muovendosi velocemente sulla sua erezione e Louis poteva vedere la chiave di violino appena tatuata sul polso del suo fidanzato, avvolta nella plastica. Tutto il suo corpo era in fiamme e gli morse una spalla attraverso il cotone della maglietta. Forse il suo cervello si era spento per qualche secondo, perché, quando ritornò in sé, Harry si stava leccando le dita sporche di sperma. Louis si sentiva accaldato e soddisfatto. "Cazzo" ridacchiò, mentre ripuliva qualche piccola macchia di sperma dai pantaloni di Harry. Era piuttosto sicuro che non fossero poi così evidenti. "L'abbiamo davvero fatto?"
"Mi sento così ribelle" Harry gli sorrise, con le guance arrossate e gli occhi leggermente lucidi. Louis scoppiò a ridere. Poi, gli prese una mano e lo condusse di nuovo sulla strada principale. Qualche negozio era ancora aperto, la gente ancora camminava sui marciapiedi, senza neanche guardarli. "Pensi che saremo ancora così ridicoli quando avremo cinquant'anni?" "Scommetto che sarai ancora così assurdo ed esigente, sì".
Louis lo spinse appena con un fianco, per poi stringerlo di nuovo a sé.
La porzione di pelle appena tatuata gli prudeva appena e la fissò, sollevando appena la manica della felpa.
Una chiave di basso.
Si voltò verso Harry e gli sorrise.
Una chiave di violino e una chiave di basso.
Si diressero verso casa, col sorriso sulle labbra.

-

Harry era in piedi vicino alla cassetta della posta di venerdì sera, mentre studiava attentamente uno spartito nuovo di zecca, quando Niall gli diede una pacca sulla spalla, spaventandolo. "Scusa, amico" rise Niall. "Sono contento di averti incontrato, però. Louis è ancora nel tuo vecchio ufficio al St. Luke. Mi ha detto di dirti di passarlo a prendere quando sei pronto ad andare". Harry sbuffò, sistemando il nuovo spartito nella sua borsa di pelle a tracolla. "Dobbiamo tornare indietro fino alla stazione" brontolò. Niall si strinse nelle spalle. "Lo sai come diventa quando..." fece un'espressione concentrata, fingendo di scrivere qualcosa nell'aria, "si mette a comporre o cose del genere".
"Avrebbe potuto semplicemente mandarmi un messaggio" sottolineò Harry. "Mi ha detto che lo ha fatto, ma che tu non hai risposto..." mormorò Niall, notando un piccolo post-it giallo sulla sua cassetta della posta. "Merda. Margery ha parte della mia posta nel suo ufficio, devo andare".
Harry ridacchiò e lo salutò con un cenno del capo, divertito dal fatto che Niall temesse quella donna. Recuperò il cellulare dalla tasca per controllare i messaggi. Lo aveva silenziato dalle prove di violoncello e si era dimenticato di riattivare la suoneria.
Harold dove sei? Sto lavorando nel tuo vecchio ufficio... Dovresti essere qui ;) ;) Harry sentì un leggero brivido di eccitazione quando notò quegli occhiolini. Rise, pensando al fatto che Louis avesse chiesto a Niall di dirgli di andare da lui soltanto per fare sesso. "Louis..." sussurrò, alzando gli occhi al cielo e sorridendo, affrettandosi fuori dal Barbican.
Harry si morse il labbro inferiore cercando di trattenere un sorriso, incapace di nascondere l'amore che provava per il suo fidanzato. Il giorno dopo sarebbe stato il loro primo anniversario. Beh, sarebbe trascorso un anno dalla prima esibizione del Don Giovanni, in realtà. Un anno da quella notte in cui finalmente avevano ceduto entrambi ed Harry lo considerava decisamente il loro anniversario. Non ne avevano parlato esplicitamente, ma aveva detto a Louis che aveva prenotato un tavolo nel loro ristorante preferito e Louis aveva sorriso e l'aveva baciato lentamente e con passione. Quindi, Harry sapeva che anche lui la pensava in quel modo. Forse quell'invito era un tentativo di anticipare i festeggiamenti. Harry non aveva nulla in contrario. Il suo stomaco si strinse in una morsa di nervosismo al pensiero del regalo che aveva comprato per Louis.
Era arrivato per posta una settimana prima e l'aveva portato in borsa da quel momento, avvolto in un piccolo pacchetto, in parte per impedire a Louis di trovarlo a casa, ma anche perché aveva sentito la necessità di tenerlo a portata di mano, per qualsiasi evenienza.
Spero che gli piaccia, pensò, entrando nel St. Luke, arrossendo al solo pensiero di Louis che lo apriva.
Alzò gli occhi al cielo. Gli sarebbe piaciuto sicuramente. Louis lo amava. Qualche volta, doveva ancora ricordare a se stesso che era tutto vero, che Louis era suo e che lui era di Louis. Sentiva ancora quell'irresistibile desiderio di toccare tutte le parti del suo corpo, di sentirlo ovunque, soltanto per rassicurarsi. La parte migliore era che gli era concesso. Louis lo prendeva sempre in giro per la sua indole sdolcinata, ma non si lamentava mai mentre soddisfaceva ogni suo capriccio sentimentale. Era perfetto. Louis era il miglior fidanzato di tutto l'universo.

Ridacchiò mentre si addentrava nell'edificio, provando sollievo perché nessuno potesse ascoltare i suoi pensieri ridicoli. Il suo battito accelerò quando raggiunse la porta del vecchio ufficio e prese un respiro profondo, cercando di darsi una calmata. Louis aveva fatto portare un pianoforte a coda per comporre, ma Harry non ne sentiva il suono. Non sentiva neanche il violino, attraverso la porta. Gli sembrava che le luci fossero addirittura spente, all'interno. Sperò che non se ne fosse già andato e bussò piano contro il legno della porta.
"Vieni". La voce dolce di Louis lo raggiunse ed Harry sospirò di sollievo, abbassando la maniglia per entrare.
"Pensavo che te ne fossi già-" e poi le parole gli morirono in gola, perché Louis non stava componendo, né suonando, né aveva adattato il suo ufficio per fare sesso prima di tornare a casa. Era appoggiato alla scrivania con i piedi incrociati alle caviglie e aveva una piccola scatola di velluto nero in una mano. Le uniche luci ad illuminare la stanza erano delle candele sistemate sulla scrivania e c'erano petali di fiori sparsi ovunque. Doveva essersi cambiato ad un certo punto della sua giornata, perché aveva sostituito la sua felpa con una camicia bianca su un paio di pantaloni grigi e sembrava incredibilmente bello. Ma la parte più bella erano i suoi occhi, come sempre. Brillavano di luce propria, dolci e pieni di amore.
"Ciao tesoro" sussurrò Louis, divertito nel vedere Harry senza parole. "Perché non vieni un po' più avanti?" Harry annuì, gli occhi spalancati e una fitta nel petto. Deglutì a fatica, chiudendo la porta alle sue spalle e appoggiando la borsa sul pavimento. "Com'è andata la tua giornata?" chiese Louis. Harry non riusciva ad esserne sicuro a causa della poca luce della stanza, ma gli occhi di Louis sembravano già lucidi. "B-bene" sussurrò. "E' andata bene".
"Anche la mia" rispose Louis dolcemente. Ridacchiò, sbattendo le palpebre, indicando le candele. "Non volevo accendere troppe candele e far scattare l'allarme antincendio o cose del genere, ma sapevo di dover rendere romantico questo posto per te, quindi..." Harry rise debolmente e si asciugò gli occhi con una mano tremante. "Lo sai che ti amo, vero, amore?" sussurrò Louis. La sua voce tremò appena quando si raddrizzò, facendo un passo verso di lui. Harry annuì, smettendo di respirare. I suoi occhi erano pieni di lacrime ed il suo cuore batteva all'impazzata. Louis azzerò le distanze tra loro, accarezzandogli il collo con la mano libera ed Harry tremò al contatto. "Ti amo così tanto. T-tu mi dai così tanto, Harry. Mi rendi così - così forte" sussurrò Louis, scuotendo la testa, incredulo. Si alzò sulle punte dei piedi per premere un bacio sulla sua fronte e poi si abbassò su un ginocchio, davanti a lui. "Louis" Harry si lasciò sfuggire un singhiozzo di felicità e le lacrime presero a rigargli le guance. Louis rise a sua volta, anche i suoi occhi lucidi. Gli prese la mano sinistra e baciò il tatuaggio sul polso, accarezzandolo poi con il pollice. "Siamo forti insieme e voglio trascorrere il resto della mia vita con te" sussurrò Louis, stringendo la presa sulla sua mano, gli occhi che brillavano osservando quelli di Harry.
"Il mio bellissimo, bellissimo ragazzo. Mi vuoi sposare?"
Harry prese un respiro tremante, rabbrividendo.
Si sentiva incredibilmente leggero, inebriato, come se l'amore dentro di lui avesse vinto la forza di gravità che lo teneva ancorato al pavimento. "S-sì, ti prego. Ti prego," farfugliò. Stava piangendo davvero, adesso, quasi saltellando sul posto. "Certo. Certo che ti voglio sposare. Sì, ti prego. Sì". Louis armeggiò con la scatola per qualche secondo, le sue dita tremanti a causargli qualche problema. Harry si lasciò sfuggire una risata mentre lo fissava. "Oh, divertente, Hazza" sorrise Louis, sbuffando quando la scatola si richiuse con uno scatto. "Magari decido di non dartelo, l'anello, eh? Che ne dici?" Harry ridacchiò. "No, Lewis, dico di no. Perché non mi interessa, tanto siamo fidanzati ufficialmente ora, con l'anello o senza anello" affermò, sentendosi stordito dalle sue stesse parole, da quell'ufficialmente pronunciato ad alta voce. "Non ne uscirai, no".
Fidanzato ufficialmente con Louis Tomlinson.
Harry Styles e Louis Tomlinson.
Harry Styles-Tomlinson.
Harry Tomlinson.
Harry tese la mano, perdendo quasi l'equilibrio e ridendo. "Ma dammelo comunque, per favore". Louis alzò lo sguardo verso di lui, sorridendo in modo incredibile. Alzò le sopracciglia, prese un respiro profondo e riuscì finalmente ad aprire la piccola scatola. Presentò il contenuto con un sguardo estremamente trionfante sul volto. L'anello era bellissimo, un elegante fascia d'argento, ma Harry riusciva a malapena a vederlo attraverso le lacrime. Stava ridendo e piangendo contemporaneamente quando Louis lo lasciò scivolare sul suo dito. "Ti amo così tanto, Louis" sussurrò, emozionato. "Così tanto - io, io-" lo tirò per il colletto per farlo alzare e lo abbracciò, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo e inalando profondamente. "Così tanto". Louis lo strinse a sua volta. Si sentiva così felice, come se il suo cuore fosse un palloncino pieno di elio, pronto a sollevarlo da terra. "Così tanto" sussurrò ancora Harry tra i suoi capelli, cullandoli entrambi, dolcemente. "Non riesco a credere... così tanto. Ti amo così tanto". Louis inclinò il capo, guardandolo ed Harry si chinò per baciarlo. Era il bacio più casto, puro e dolce che si fossero mai scambiati. "Ti amo anch'io" sussurrò Louis quando si staccarono per riprendere fiato, accarezzandogli i capelli. "Ti amo ed è per questo che ti sposo. Ci sposiamo". Harry rise ancora tra le lacrime. Accarezzò la schiena del più grande, assaporando la sensazione del suo corpo. "Non è giusto" disse piano, la voce ancora intrecciata ai capelli di Louis.
"Cosa?"
"Il nostro anniversario è domani" si lamentò Harry, stringendolo ancora di più. "Mi - mi hai anticipato".
"Cosa? Stavi per chiedermelo tu?" chiese Louis. "Beh, no" ammise Harry ed entrambi risero. "Ma tu avevi detto che-"
"Lo so, lo so" lo interruppe Louis, continuando a ridere. "Avevo detto che te l'avrei chiesto io".
Avevano parlato molto del loro futuro negli ultimi nove mesi e il matrimonio era sempre stata una parte preponderante di quelle discussioni. Louis gli aveva fatto capire che era lui a voler fare la proposta, al momento giusto ed Harry era più che favorevole a quella idea. "Non te lo aspettavi per niente?" chiese Louis, stringendo le braccia attorno alla vita del più piccolo. Harry si strinse nelle spalle. "Non lo so... pensavo che forse, domani... ci avevo fatto qualche pensierino" arrossì leggermente, realizzando di essere stato distratto durante tutte le prove di quella settimana, intento ad immaginare la proposta di Louis. Nessuna delle scene che aveva creato nella sua mente erano semplici e perfette come ciò che era appena successo. "Ho un regalo per te, comunque".
"Sì?" sussurrò Louis, allontanandosi appena perché potesse sorridergli. Harry rise. "Certo". Louis si rannicchiò contro di lui. "E' nella mia borsa" gli fece notare Harry. Louis gli diede uno spintone. "Beh, vallo a prendere!" ordinò, sbuffando. Harry alzò gli occhi al cielo, abbassandosi per raggiungere la sua borsa. "Non è niente di che..." disse, stringendosi nelle spalle e sentendosi improvvisamente timido, mentre gli porgeva il pacchetto. Louis lo guardò in modo scettico, inarcando un sopracciglio mentre strappava la carta. Harry non poté impedire al suo cuore di accelerare quando Louis fissò la piccola scatola di latta a forma circolare, appoggiandola sul palmo della sua mano. Rimosse piano il coperchio, osservando la pece color ambra al suo interno. "C'è-" cominciò Harry, ma Louis stava già girando il coperchio, leggendo cosa vi era scritto.
"A Louis" lesse con un sussurro.
"Ti amerò per sempre, H".
Harry spostò il peso del suo corpo da un piede all'altro, aspettando che Louis lo guardasse. Non sapeva cosa dire, da dove iniziare. "Harry" gemette Louis, infine. Delle nuove lacrime gli bagnarono il volto. Harry rise appena, improvvisamente spaventato dalla profondità dei suoi sentimenti. "Voglio-" si schiarì la voce, "anch'io voglio trascorrere il resto della mia vita con te, Louis. Voglio esserti accanto. Voglio... voglio supportarti-" Ma Louis lo interruppe con un bacio, stringendo le dita tra i suoi capelli. "Lo so, lo so" mormorò contro le sue labbra. "Ti voglio anch'io al mio fianco".
"Per sempre" sussurrò Harry, tra i baci. La grandezza di quello che era appena successo li avvolse. Louis annuì.
"Per sempre".
Si baciarono per qualche altro minuto e l'atmosfera attorno cominciò a riscaldarsi. Harry lo spinse contro la scrivania, quando Louis interruppe il bacio, ridendo e scuotendo la testa. "Che c'è?" chiese Harry, sorridendo e guardandolo negli occhi in attesa di una risposta. Louis ridacchiò, indignato, alzando gli occhi al cielo ed indicando prima i petali di fiori e poi le candele. "E' solo che, mi hai superato nel romanticismo, stronzo, ancora una volta!" scosse la testa, sorridendo.
"Ti sei presentato alla tua proposta di matrimonio a sorpresa con una pece di eterna devozione... comportamento inaccettabile, Styles!" Harry rise senza fiato, non sapendo cosa rispondere. Era così innamorato di lui. Era così fortunato. "Ho anche disegnato dei cuori sulle lavagne! E nonostante questo non ho raggiunto il tuo livello" brontolò Louis. Harry rise ancora. "Cosa?" esclamò, a voce alta. Corse ad accendere le luci, perché doveva vedere. "Hai disegnato cosa?" Infatti, Louis aveva circondato il pentagramma inciso sulle lavagne con un'infinità di cuori disegnati, di grandezze diverse. "E' il momento più bello della mia vita e continua a migliorare sempre più" rise Harry, incredulo.
Batté due volte le mani, come un bimbo eccitato. "Sei un romanticone, Louis Tomlinson". Louis gli sorrise. "Mi annoiavo mentre ti aspettavo, questo è tutto" disse, stringendosi nelle spalle. "Oh, certo, certo" rise Harry, tirandolo a sé. "Qual è il resto del tuo piano, disegnare delle figure stilizzate che rappresentano noi due mentre ci teniamo per mano?" Louis mise il broncio, pizzicandogli il petto. "Smettila di riempirmi delle tue idee romantiche, sei assurdo!"
"Non lo farei mai" sussurrò Harry con amore, chinandosi per baciarlo di nuovo. Poi rise contro le sue labbra. "Pensavo che mi volessi qui soltanto per fare sesso, quando ho letto il tuo messaggio".
"Beh" rise Louis e i suoi occhi brillarono. Saltò sulla scrivania e tirò Harry tra le sue gambe, intrecciando le sue braccia al collo. "Quello era il mio intento..."

-

Louis era andato al piano di sopra per un motivo, di questo ne era sicuro. Aveva un motivo specifico quando aveva deciso di uscire dal salotto per raggiungere le scale, ma ora stava nel bel mezzo del corridoio del piano di sopra con una mano sulla fronte, cercando disperatamente di ricordare che cosa fosse. Sbuffò, perché neanche tornare indietro e ripetere il percorso appena fatto aveva funzionato a fargli ricordare il motivo per cui era salito e stava quasi per arrendersi, tornando al piano di sotto, quando sentì la voce di Harry. "Lou?" lo chiamò. "Sei tu?" Louis si avvicinò al sua stanza che fungeva da suo ufficio, facendo capolino dalla porta. "Già". Harry rise e si lasciò andare contro lo schienale della sua sedia. "Che ci fai quassù? Continuavo a sentire degli sbuffi. E' tutto a posto?" Louis sospirò, entrando. "Sì, è solo che non riesco a ricordare perché sono salito fin qui..." Harry ridacchiò ancora. "Oh, la vecchiaia avanza, eh?" Louis spalancò gli occhi, indignato. "Succede alle persone di tutte le età, Harold!" Harry gli sorrise, chiaramente poco convinto. Si strinse nelle spalle. "Beh, ora che sei salito fin qui..."
"Ora che sono salito fin qui...?" chiese Louis con un sorriso. Sapeva esattamente cosa intendeva il riccio. "Ti vuoi mettere dietro di me?" gli chiese Harry, sorridendo in modo persuasivo, stiracchiando il collo, quasi a suggerirgli cosa intendesse. "Sei sempre il solito" disse Louis sorridendo e alzando gli occhi al cielo. "Non ti farò un massaggio alla testa, Styles".
"E' Styles-Tomlinson" lo corresse Harry, così come Louis si aspettava che facesse. "E andiamo, ti prego. E' tutto il giorno che lavoro e ho un mal di testa incredibile..." Mise il broncio anche se Louis sapeva, dopo quasi vent'anni insieme, che Harry lo faceva sempre per convincerlo. Come se lui potesse mai negargli nulla. Diede un'occhiata al suo orologio. "Okay, ma solo cinque minuti" disse, guardandolo severamente. "E non con tutti quegli ordini..." Harry era l'immagine perfetta dell'innocenza, come se non sapesse il fatto che ogni volta che Louis gli faceva un massaggio continuava a ripetere frasi del tipo "Rifai quel movimento con le dita!" oppure "Il collo, sì esatto, proprio lì, sì! Sì, lì, ecco! Le tempie, ti prego, anche le tempie! Perfetto" nell'esatto istante in cui metteva Louis infilava le mani nei suoi capelli. "Dieci minuti?" chiese, guardando Louis attraverso le sopracciglia, speranzoso. Louis non poté fare ameno di scoppiare a ridere. "D'accordo. Dio, Hazza, sei peggio di Francie e Mikey". Harry rise con lui.
Frances e Mikey cercavano sempre di ottenere quindici minuti per giocare a FIFA, prima di andare a dormire. Louis sapeva che avevano ereditato quella parte da lui. "Ti amo" sussurrò Harry, chiudendo gli occhi e appoggiando la schiena sulla pancia di Louis, rilassandosi non appena cominciò ad accarezzargli i capelli. "Le mani migliori".
"Sì, sì" ridacchiò Louis. Continuò a sorridere, accarezzando i ricci di suo marito e disegnando cerchi immaginari sul suo cuoio capelluto. Harry sospirò di piacere. "A cosa stai lavorando?" chiese, dando un'occhiata ai fogli sulla scrivania. "L'Holst, in questo momento" sussurrò a bassa voce. "Sto cercando di sistemare il programma..." Louis annuì, dandogli un bacio tra i capelli ed ispirando il profumo familiare di lillà e agrumi.
Ogni anno, alla fine di maggio, la LSO organizzava un concerto gratuito all'aperto, a Trafalgar Square, ed Harry era incaricato di dirigere. Dedicava sempre moltissimo tempo alla ricerca dei pezzi più interessanti da suonare, che potessero piacere al pubblico e che potessero rendere al meglio anche all'aria aperta.
Louis sentì la fierezza che provava nei suoi confronti quando se lo immaginava a dirigere l'orchestra, con i capelli che si muovevano per la brezza leggera. L'aveva baciato forse un po' troppo a lungo dopo la performance dell'anno prima ed i loro bambini l'avevo preso in giro in modo incredibile.
"Dove sono i ragazzi, comunque?" chiese Harry, dopo qualche minuto, quasi a leggergli nella mente. "Beh, sentiti fortunato che almeno io li controllo! Qualcuno deve pur farlo" lo prese in giro Louis. Continuò ad accarezzargli i capelli. "La nostra figlia più grande è al lavoro..."
"Lo sapevo già, questo" mormorò Harry, gemendo ai movimenti delle dita di Louis. "E Frances e Mikey sono in giardino a giocare con i bambini che abitano a tre isolati di distanza" continuò. "Gli Omerniks" suggerì Harry con gli occhi chiusi. "Esatto. E Mira è a casa Horan a giocare con Patrick" spiegò. Tolse le mani dai capelli di Harry, schioccando le dita. "Ah-ah! Ecco perché sono salito fin qui! Niall mi ha detto che avrebbe messo delle note alla mia nuova composizione, così sono salito a prenderla per portargliela quando sarei andato a riprendere Mira!" Stava per allontanarsi, ma Harry lo trattenne per il polso, gli occhi spalancati. "Noooo" gemette, "non puoi andartene. Devi darmi almeno due minuti di preavviso prima che ti interrompi! Queste sono le regole, lo sai". Louis ridacchiò, divertito. "Mi spiace" disse Harry, chiaramente non dispiaciuto. "Sono queste le regole, non le ho decise io". Louis stava ridendo, ormai. "Certo che lei hai decise tu!" Harry rise a sua volta, chiudendo di nuovo gli occhi. Le sue fossette erano profonde, la sua espressione felice. Louis alzò gli occhi al cielo alla fitta di amore che provava per lui. "D'accordo, ma questi sono gli ultimi due minuti, okay? Sembri un bambino," lo rimproverò Louis, infilando di nuovo le mani nei capelli. "Mi devi un favore..."
"Oh?" sussurrò Harry, soddisfatto. Sorrise, portando una mano all'indietro per stringergli il sedere. "Un favore sessuale, intendi?" Louis ridacchiò, schiaffeggiando via la sua mano. Poi, si strinse nelle spalle. "Non che mi dispiacerebbe..." Harry alzò più volte le sopracciglia con fare suggestivo ed era così ridicolo che Louis sentì l'urgenza di baciarlo, sistemandosi davanti a lui e chinandosi. Harry rise contro le sue labbra, preso alla sprovvista, e tirandolo a cavalcioni su di lui così che potesse baciarlo per davvero, dimenticando completamente il massaggio. "Oh, Dio. I miei occhi". Harry e Louis si staccarono al suono della voce della loro figlia tredicenne, sulla soglia della porta e voltata verso il corridoio. Louis appoggiò la sua fronte contro quella di Harry e risero. "Uh, cattivi, riesco a sentirvi ridere, sapete" si lamentò Frances. Louis riusciva ad immaginarsela, le sue piccole mani a coprirsi il volto arrossato. Alzò un sopracciglio ad Harry, sorridendogli, senza spostarsi. "Che volevi, Francie?" chiese, cercando di non ridere alla vista di sua figlia. Lei gemette. "Oh Dio, siete così imbarazzanti..." sospirò, poi continuò. "Volevo solo chiedere a papà che cosa si mangiasse per cena..." "Fajitas" rispose Harry, schiarendosi la gola. "Beth e Ben possono restare a cena da noi?" chiese. "Certo, va bene. Preparerò anche per loro" rispose. "Okay, grazie" concluse, precipitandosi verso il piano di sotto, probabilmente in giardino.
Louis gli sorrise quando Harry scoppiò a ridere. I loro figli si lamentavano sempre del fatto che fossero disgustosamente romantici, prendendoli in giro quando si tenevano per mano o coprendosi gli occhi quando si baciavano. Qualche volta Harry ricordava loro che, quando sarebbero diventati adulti, sarebbero stati contenti del fatto che i loro genitori desiderassero ancora baciarsi, ma i bambini non lo ascoltavano. Louis sapeva che in fin dei conti non ne erano poi così infastiditi come fingevano di essere. Lui ed Harry erano tornati a casa piuttosto tardi dopo le prove, la settimana prima, e si erano fermati nell'ingresso, ascoltando come Lydia, la loro figlia più grande, metteva a letto la più piccola. Stava spiegando a Mira che cosa significasse che i loro vicini, i signori Smith, stavano divorziando e che la signora Smith si sarebbe risposata di lì a qualche mese. Stavano parlando di nonna Anne e nonno Des e Lydia stava spiegando a sua sorella che nonno Robin era il patrigno di Harry, ma che non aveva alcuna influenza sul fatto che amasse davvero sia Harry che zia Gemma. "Io voglio molto bene a nonno Robin" aveva sussurrato la piccola. "Ma - ma, questo non succederà mai ai nostri papà, vero?" sembrava quasi come se avesse le lacrime agli occhi. Lydia rise dolcemente. "No, Mir-Mir. Dio, no... i nostri genitori litigano qualche volta, ma si amano. Si amano così tanto, nessuno dei due deciderà mai di andarsene". Si era fermata per un momento e quando aveva continuato, la sua voce era dolce, commossa. "Siamo una famiglia felice, Mira. Siamo molto fortunati. Non devi preoccuparti. E anche se dovesse mai succedere qualcosa, che non accadrà, nessuno smetterà mai di amare te. Né me, né i nostri papà, né Francie o Mikey. Mai, okay? Saremo sempre la tua famiglia. Sempre". Louis non si era sorpreso del fatto che gli occhi di Harry si fossero riempiti di lacrime, mentre raggiungevano la loro camera da letto. Aveva lasciato che suo marito lo abbracciasse, stringendolo forte. Poi, Harry gli aveva sorriso, la voce piena di meraviglia e orgoglio. "Abbiamo fatto un ottimo lavoro, Lou". Aveva scosso la testa, quasi incredulo. "Sono dei figli incredibili. Amo tutti voi. Vi amo così tanto". Louis l'aveva fissato, raggiante, improvvisamente sopraffatto dall'intensità delle sue emozioni.
Harry esprimeva sempre il suo amore per lui e per la sua famiglia. Di solito, allargava le braccia, prima di sedersi a tavola per la cena, e diceva "Ciao, famiglia! Buon appetito a tutti". Oppure si fermava sulle scale, per gridare in modo tale che lo sentissero dal piano di sopra. "Venite di sotto, miei splendidi bambini! Guardiamo un po' di televisione tutti insieme come una vera famiglia, niente scuse!" Li baciava ad uno ad uno sulla fronte e li abbracciava, sussurrando loro quanti li amasse, ogni singolo giorno. E lo diceva davvero e loro lo capivano. Ma parlare così, con Harry, era diverso ed era particolarmente emozionante. Perché gli faceva sempre realizzare che la famiglia che lui ed Harry avevano costruito insieme, l'amore che avevano condiviso, era la più grande soddisfazione della sua vita. Il dono più bello. Era la cosa di cui più andava fiero. Non importava quante volte lo dicesse, non sarebbe mai riuscito ad esprimere quanto li amasse davvero. Li amava molto più di quanto si potesse esprimere a parole.
"Amo la nostra famiglia, Harry" aveva sussurrato, nascondendo il volto nel suo collo. "La amo così tanto. Più di ogni altra cosa". Harry l'aveva stretto a sé, sorridendo tra i suoi capelli.

"Fajitas, eh?" chiese Louis, ritornando alla realtà, e baciandolo ancora prima di alzarsi. "Mmmmh" annuì Harry. "La cena preferita della famiglia".
"Vado a prendere Mir a casa di Niall, poi ti aiuto a mettere la tavola, okay?"
"Perfetto" rispose Harry, sorridendo. "Ti amo, Lou" disse ad alta voce, mentre Louis si allontanava e scendeva le scale. "E non ti dimenticare la composizione!"
"Oddio, grazie!" gridò Louis a sua volta, voltandosi per raggiungere la camera da letto e recuperare il nuovo spartito. Se l'era già dimenticato. "Ti amo anch'io!"
Louis sapeva che quando sarebbe tornato a casa Harry sarebbe stato intento a canticchiare dei classici dimenticati dell'R&B americano, con il suo grembiule, dedito a preparare la cena. Lydia sarebbe tornata a casa e gli altri bambini sarebbero stati intenti a rincorrersi da una stanza all'altra, mentre Harry li avrebbe guardati con fare adorante. E poi si sarebbero seduti tutti a tavola, Beth e Ben Omernik insieme a loro, e Louis avrebbe guardato dall'altro capo del tavolo e avrebbe compreso dal suo sorriso che non c'era niente che Harry amasse di più della loro famiglia riunita a casa per la cena. E Louis avrebbe provato la stessa emozione.

-

Harry rimase in piedi vicino al fornello, aspettando che l'acqua bollisse per preparare il tè, osservando attraverso la finestra della cucina i suoi nipotini, intenti a giocare nel cortile di casa. Lui e Louis li avevano invitati per il fine settimana, almeno quelli più piccoli che non andavano ancora all'università o che non avevano lavori part-time o che non si sentissero in colpa ad allontanarsi dai loro amici per più di ventiquattro ore. Sempre meno, insomma. I nipotini che erano andati a fargli visita stavano allegramente distruggendo il giardino. Harry era contento di vedere che avessero dato a Duncan il ruolo di Godzilla, anche se era il più piccolo. Anzi, soprattutto per quello. Harry sbuffò una risata, pensando a poco prima, quando era scoppiato un piccolo litigio tra Duncan e Emily. Lei aveva gridato con la sua vocina che era "soltanto uno stupido marmocchio" che avrebbe fatto meglio a starle alla larga e lui era scoppiato a piangere, lamentandosi del fatto che fosse sempre così prepotente. Poi, c'era stato qualche spintone e qualche calcio leggero da parte del più piccolo. Louis era intervenuto. "Emily. Dunky. Voglio che vi guardiate negli occhi, per favore" aveva detto, appoggiando una mano ferma sulla spalla della bambina. "Okay, perfetto. Guardatevi negli occhi. Bene. Senza imbrogliare! Senza distogliere lo sguardo... okay, ora dite che vi volete bene. Forza, dite 'ti voglio bene'. Sto aspettando" continuò ed Harry lo guardava sorridendo dalla veranda. "E dovete essere seri. Dritti negli occhi. Saprò se state imbrogliando". Harry non riusciva a vederlo in faccia, ma sapeva che i suoi occhi stavano brillando e che probabilmente stava tentando di trattenere un sorriso. I ragazzini erano rimasti in silenzio, finché non piagnucolarono un "Nonnooooo" e cercarono di districarsi dalla sua presa. Ovviamente, quando si guardarono finalmente negli occhi, scoppiarono entrambi a ridere. Louis aveva fatto lo stesso con i loro figli per anni e il risultato era sempre quello.
Harry rise ancora, scuotendo la testa mentre controllava il bollitore. Spense il gas e preparò una tazza di tè a Louis, immergendo la bustina più volte e lasciandola lì, così come preferiva.
Louis era seduto nel salotto, rannicchiato nella sua poltrona preferita accanto al fuoco, con una sciarpa attorno al collo. Non era riuscito a resistere più di tanto, fuori. C'era molta umidità nell'aria gelida, che riusciva ad infiltrarsi anche attraverso molti strati di vestiti e Louis era piuttosto sensibile al freddo, ultimamente.
La verità era che aveva compiuto da poco ottantatre anni. Si stancava più spesso, aveva meno appetito e riusciva a muoversi soltanto più lentamente. Anche Harry cominciava a sentirsi in quel modo. C'era una stanchezza costante nelle sue ossa che non sembrava abbandonarlo mai e l'altro giorno era rimasto disorientato da un rapido sguardo allo specchio, quasi non riconoscendo la curva appena pronunciata delle sue spalle. Era l'ennesimo segno che il sole stava per tramontare. L'ennesimo segno che fossero ormai vecchi. Ed entrambi stavano iniziando ad accettarlo.
Louis aveva addirittura stilato una lista di consigli per "essere degli ottimi ottantenni", leggendola allegramente ad Harry e a chiunque fosse pronto ad ascoltarlo: mai saltare il tè delle cinque, mai rifiutare un alcolico, ma ignorare un'erezione.
La luce maliziosa nei suoi occhi ritornò alla mente di Harry, mentre riscaldava le dita stringendole attorno alla tazza di tè caldo, incamminandosi verso il salotto. Sorrise alla vista di Louis, immerso nella sua poltrona preferita, i piedi appoggiati su un pouf davanti a lui. Anche dopo tutti quegli anni, Harry amava guardarlo, soprattutto quando Louis non si rendeva conto di essere osservato.
Louis stava leggendo qualcosa attraverso gli occhiali appoggiati al naso, in quel modo vagamente aristocratico che l'aveva sempre contraddistinto. Ogni tanto, voltava pagina con un movimento rapido del polso e si infilava distrattamente una mano tra i capelli morbidi, aggiustandosi gli occhiali e mormorando tra sé e sé, con una matita tra le labbra. Non riusciva più a suonare per ore e ore, ma componeva ancora, lucido e geniale come sempre.
Harry si schiarì la gola. "C'è una consegna per lei" disse, prendendolo in giro. Louis voltò la testa di scatto e lo guardò, sorridendo. Alzò gli occhi al cielo e ridacchiò, appoggiando i piedi a terra e sedendosi più correttamente. "Ci hai messo un po'" Harry ridacchiò e si sedette sul pouf di fronte a lui, porgendogli il tè. "Grazie, amore" sussurrò Louis, sistemando i fogli sul suo grembo ed accettando di buon grado la tazza. Iniziò a sorseggiare il suo tè. "I bambini sono ancora fuori?" Harry annuì. Louis aveva tirato su la manica del maglione, esponendo il tatuaggio ormai sbiadito della chiave di basso. Harry sorrise, accarezzandosi con l'altra mano il suo stesso tatuaggio, quasi inconsciamente.
"Un'altra mezz'oretta?" chiese Louis, dopo qualche altro sorso. Harry annuì ancora, aggrottando la fronte. "Vuoi riposarti un po'?" Louis arricciò il naso, alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa. Prese un altro sorso di tè e poi appoggiò la tazza sul tavolino accanto a lui. "Nah, sto bene. Vuoi stare un po' qui con me?" chiese, sorridendogli con le rughe attorno agli occhi. Si mise più di lato, creando un po' di spazio per lui sulla poltrona, che però era ancora troppo piccolo perché Harry potesse davvero sedersi. Indicò il camino. "Sono riuscito ad accenderlo da solo, vedi? E' così accogliente..." Harry rise, scuotendo la testa. "Voglio iniziare a preparare la cena prima che la banda torni dentro".
"Ah, okay" sussurrò Louis, tirandolo per un braccio e dandogli un bacio su una guancia. "Beh, grazie ancora per il tè. Il mio bellissimo, bellissimo ragazzo".
"Di niente" disse Harry dolcemente, l'amore che provava per Louis che ancora riusciva a scaldargli il petto. Lo prendeva alla sprovvista, a volte, come quella semplice frase, ripetuta da anni, potesse renderlo così felice. Potesse farlo ancora rabbrividire.
Poco dopo, quando Harry aveva già raggiunto la cucina, sentì la voce di Oscar dal salotto. "Bellissimo ragazzo?" chiese sconvolto ed Harry si fermò per ascoltare. Si era completamente dimenticato del fatto che Oscar si fosse rifiutato di andare fuori, perché voleva giocare con le sue costruzioni. Si era rannicchiato in un angolo dietro al divano per ore, divertendosi da solo. "Perché hai chiamato il nonno il tuo bellissimo ragazzo? Non è un ragazzo! E' troppo vecchio!" Harry dovette coprirsi le labbra per nascondere la sua risata. Oscar aveva nove anni ed era un precisino.
Proprio quella mattina, aveva fatto ripetere ad Harry, quanto più veloce possibile, i nomi di tutti i nipoti, dal più piccolo al più grande, per testare la sua memoria e l'aveva addirittura rimproverato del fatto che non si ricordasse chi fosse nato per primo tra i due gemelli più grandi, David o Daniel. Louis non trattenne affatto la sua risata. Harry riusciva ad immaginarselo con la testa gettata all'indietro, gli occhi divertiti. "Oh, vieni qui, Oskie e ti racconto" disse, dopo aver finalmente smesso di ridere.
"Aspetta. Aspetta. Prendi quell'album fotografico da lì sopra - no, quell'altro. Esatto". Harry continuò ad ascoltare con un piccolo sorriso sulle labbra, sentendo Oscar sedersi in braccio a Louis sulla poltrona.
"Il mio bellissimo ragazzo è un vezzeggiativo" spiegò. "Sai cosa significa?" Oscar non disse nulla e Louis ridacchiò. "E' un modo speciale per chiamare le persone che ami, per far capire loro che sono importanti per te. Come quando chiamo te o tua sorella 'amore' o 'tesoro', quel genere di cose" rise Louis. "Oppure tua madre, chiama tuo padre 'amore' o 'piccolo' a volte, vero?" Harry suppose che Oscar stesse annuendo. "Ma non è più un bambino, non è così?" chiese Louis. "No..." rispose Oscar. "E' un adulto".
Sembrava imbarazzato che stessero parlando del fatto che i suoi genitori fossero innamorati, ma anche scettico. "Esatto" proseguì Louis. "Ora, tuo nonno non è più un ragazzo da un bel po' di tempo, ma io continuo a chiamarlo così. E' un'espressione che ho sempre utilizzato esclusivamente per lui... perché lo amo così tanto, più di tutti, e voglio che lo sappia. Capisci?" Oscar fece un mormorio di approvazione e Harry sorrise, il suo cuore a gonfiarsi nel petto. "E' molto speciale per me" sussurrò Louis.
Per noi, pensò Harry, scuotendo la testa ed asciugandosi una piccola lacrima. Sentì Louis tamburellare le dita sulla copertina dell'album rilegato che aveva chiesto ad Oscar di prendere. Harry sapeva già di quale album si trattasse. I loro figli gliel'avevano regalato al loro venticinquesimo anniversario di matrimonio, anni e anni prima. Era pieno di foto meravigliose del loro matrimonio e degli anni successivi. "Quindi, vuoi vedere qualche foto di quando eravamo più giovani?" chiese Louis. "Il nonno non era più un ragazzino neanche allora, ma era bellissimo..." Ci fu silenzio per qualche secondo. "La risposta giusta è sì, mostriciattolo" rise Louis ed Harry riusciva a sentire anche la risata di Oscar, mentre Louis gli faceva il solletico. "Okay, okay" disse il piccolo, cercando di riprendere fiato. "Le voglio vedere, le voglio vedere".
"Bene" disse Louis, aprendo l'album fotografico. "Questo è il giorno del vostro matrimonio?" chiese Oscar, un sorriso nella sua voce. "Mh-mh" confermò Louis, compiaciuto. Harry riusciva a vedere quelle foto nella sua mente, perfettamente, ascoltando la voce di suo marito che raccontava storie su storie ad Oscar. Uno scatto in bianco e nero di Louis che gli metteva la fede al dito, le sue ciglia a creare ombre scure sulle sue guance. Loro due che si baciavano alla fine della cerimonia, la mano di Harry sul fianco di Louis, quella di Louis ad accarezzargli una guancia. Harry che sorrideva alla fotocamera, gli occhi brillanti, la torta spalmata in faccia e Louis che rideva poco distante da lui. Il primo ballo da sposati, Louis avvolto tra le sue braccia che gli sorrideva. Incredibilmente felici. E poi.
"Chi è, nonno?" chiese Oscar ed Harry trattenne il fiato prima di sorridere, perché sapeva quale foto stesse indicando. Era una fotografia che incorniciava un famoso momento del loro matrimonio, un ricordo che ancora faceva ridere entrambi. Quando la band dal vivo aveva iniziato a coinvolgere tutti a ballare, Niall e Gladys avevano ballato insieme "Shout" degli Isley Brothers, mentre tutti quanti li guardavano. Proprio al culmine della canzone, Niall era scivolato ed era caduto a terra. Gladys aveva continuato a ballare accanto a lui, ridendo follemente. Niall non era riuscito a smettere di ridere, neanche sul pavimento.
"E' tuo zio Niall..." spiegò Louis, la voce un po' strozzata, "e Gladys Howard, una delle donne più belle che io abbia mai conosciuto..." Harry sospirò, tremando, appoggiandosi allo stipite della porta. Gladys era morta quasi trent'anni fa, ma sembrava essere trascorso pochissimo tempo da quando aveva ballato con Niall al loro matrimonio, così viva e felice. Harry rise a quel ricordo, gli occhi pieni di lacrime. Riusciva ancora a ricordare il suo profumo elegante e l'odore di champagne. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano, pensando a qualcosa che aveva detto Niall, ultimamente, a proposito del fatto che i funerali erano frequenti, a quell'età, quasi come lo erano stati i matrimoni quando avevano avuto trent'anni. Era la verità, insomma. La lista delle persone che avevano perso si allungava sempre più. La saggezza e l'esperienza della vecchiaia non lo aiutavano ad essere meno vulnerabile a quel genere di cose. Era l'esatto contrario. Sentiva tutto con maggiore intensità. I dolori, ma soprattutto le gioie. Le recite a scuola, i diplomi, i nipotini con le loro cotte non corrisposte. Ogni nuovo nipotino. Momenti di gioia e momenti di tristezza, grandi e piccoli. Harry sentiva tutto. Più diventava anziano, più il suo cuore era una fonte inesauribile di emozioni. E Louis era sempre lì, ridacchiando in modo affettuoso quando si accorgeva che Harry era sopraffatto dai suoi sentimenti. Gli porgeva i fazzolettini, una mano sicura ad accarezzarlo. Ed era quello il motivo principale, Harry lo sapeva. Avere Louis al suo fianco, supportarlo ed amarlo incondizionatamente, gli aveva garantito il lusso di mantenere il suo cuore spalancato al mondo. Era incredibilmente fortunato, così pieno di fiducia e amore, sempre più, anche con il passare degli anni. La vita non era stata sempre facile, ma, in momenti come quello, quando Harry poteva fermarsi e riflettere, gli mancava il fiato a pensare che era riuscito a renderla incredibile, condividendo tutto con Louis.
Stava cercando di riprendere il controllo così da poter iniziare a cucinare la cena quando sentì Louis dire
"Oskie! Questa è tua zia Lydia, il giorno che l'abbiamo portata a casa dall'ospedale, pochi giorni dopo la sua nascita! Guarda quanto era piccola..." ed Harry seppe che non aveva più alcuna speranza di preparare la cena. Si voltò e ritornò in salotto, sorridendo a Louis ed Oscar con occhi lucidi. Louis alzò la testa al suono dei suoi passi. "Oh, amore" sussurrò, con una risata. Anche i suoi occhi erano lucidi. "Vieni qui".
Ed Harry si avvicinò. Si sedette sul bracciolo della poltrona, appoggiandogli una mano sulla spalla e guardando con loro le foto. Offrì altri dettagli, mentre Louis continuava a sfogliare la pagine. Il sapore della torta del primo compleanno di Lydia, il loro cagnolino Alfred e il fatto che fosse terrorizzato dai temporali, la casa sulla Vernon Avenue con i tubi che facevano rumore. Gli altri bambini rientrarono dopo una mezz'ora, irrompendo nel salotto con le loro guance arrossate per il freddo e si sistemarono accanto a loro, chi seduto a terra, chi steso a pancia in giù, chi arrampicato sulla poltrona, chi sulle gambe di Harry. Continuavano a fare domande su ogni foto e Louis ed Harry erano felici di rispondere ad ognuno di loro.
La cena fu completamente dimenticata. "Vedi, Oscar?" sussurrò Louis dolcemente, dopo un'ora in cui avevano sfogliato altri tre album fotografici. Erano ancora seduti insieme sulla poltrona e arruffò leggermente i capelli di suo nipote, alzando lo sguardo per incontrare gli occhi di Harry. "Abbiamo vissuto una vita meravigliosa, tuo nonno ed io. Lui sarà sempre il mio bellissimo ragazzo".

-----------------------------------------------------------

Sorpresaaaaaa

Ho voluto pubblicarvi subito l'epilogo per mostrarvi l'ultimo fantastico capitolo di questa storia...

Qui ho davvero pianto come una fontana...non riuscivo proprio a smettere...
mi fa sentire cosí felice pensare ad Harry e Louis insieme, anche da anziani e con un'intera famiglia che hanno costruito...

Vi ringrazio tantissimo per aver seguito questa storia...

Ringrazio infinitamente eddicted su Efp per la traduzione...
E piú di tutti, ringrazio le autrici di questa storia 100percentsassy e gloria_andrews su Ao3, grazie mille per aver scritto questo piccolo capolavoro.

Grazie ancora a tutti voi...

A presto...
                                                   
                                                       AntoGrz

Continue Reading

You'll Also Like

16.7K 491 8
Louis era pronto per il suo esordio come giocatore del Doncaster Rovers. Il suo sogno si stava finalmente per realizzare e lui non poteva esserne più...
151K 8.3K 18
Cosa fai quando l'amore della tua vita dimentica chi sei? E se ci fosse un posto in cui puoi andare per avere una persona - e tutto il dolore che ha...
176K 5.5K 9
Quando Harry e Louis si lasciano, Harry si dimentica totalmente del viaggio a sorpresa non rimborsabile che aveva prenotato per loro due in tutta Eur...
107K 4.2K 51
@lamineyamal ha risposto alla tua storia