La Cricca - I giorni dell'Acc...

By LuneAku

4.1K 163 64

Una comunità che vive tra boschi e montagne velati di nebbia. Uomini e donne scelti dai draghi per essere lor... More

Prima di iniziare...
Chi è Lune?
Cos'è il Ciclo dei Podestati
Il calendario lunare e il calcolo del tempo
Legenda
I protagonisti
Mappe
Sigla!
Prologo: A proposito degli... Aku
📜Atto primo: Intrecci📜
🐲 1 - Il figlio della fonte
📚 A proposito di Erratici, mercanti e commercianti
🌗3 - Il figlio di due mondi
🏯 4 - Il figlio della Gilda
🩹5 - Fango e orgoglio
👹6 - Il figlio dell'Ombra
🌸7 - Tutti presenti!
🧵8 - Intrecci

⚓2 - Il figlio di Iriba

147 11 4
By LuneAku


Iriba, porto di Tarua.

Dieci giorni prima dell'ingresso in Accademia di Akami.

Un tocco dopo il tramonto.

Un giovane sgranocchiava una mela appoggiato al muro di un edificio.

Alto, fisico ben proporzionato, capelli neri leggermente mossi e due nei sopra il labbro superiore che, se davano fascino al viso, lo rendevano anche facilmente identificabile.

"Forse dovrei farmi crescere i baffi" rifletté addentando la mela. "Naaah, sarei orrendo" si derise subito dopo.

In ombra rispetto alla strada, sembrava in attesa di qualcosa. O di qualcuno. O forse di entrambi.

Una figura attraversò il fronte del porto e si avviò nella sua direzione.

Con un colpo di reni lui si sollevò dal muro e arretrò fino a scomparire nel buio del vicolo.

«Konran-Jun?» lo chiamò il nuovo arrivato.

Riemerse dall'oscurità. «Tutto pronto?»

Peccio gli rispose con un sorriso sprezzante: «Non resta che mettersi comodi e assistere allo spettacolo.»

Konran-Jun guardò il ragazzo che nel corso dell'ultimo ciclo era diventato suo amico e compagno di malefatte.

Eppure, in tutta Iriba, non si sarebbero potute trovare due persone più diverse.

Peccio era un erratico, un giovane libero di decidere il suo destino e di costruirlo con le sue mani; Konran-Jun era figlio di uno dei commercianti più potenti e ricchi della penisola di Iriba, destinato assieme alla sorella a ereditare l'attività che i suoi avi avevano costruito in cicli di duro lavoro.

«Padrone di me stesso sulla carta, prigioniero nei fatti» aveva rinfacciato più volte al padre.

A unire Peccio e Konran-Jun era stato il rancore verso i mercanti: gente che disprezzava erratici e commercianti e che, senza alcuna coscienza, sfruttava gli altri sino alla rovina. O alla morte.

Entrambi lo avevano provato sulla loro pelle. Entrambi cercavano vendetta.

Nel corso dell'ultimo ciclo, la loro banda era riuscita a umiliare un paio mercanti davanti a tutto il porto e a mandare all'aria diversi dei loro affari; senza contare le risse in cui, a suon di pugni, avevano fatto ingoiare fango e merda a quella feccia senza onore. Il prezzo era stato finire più volte in cella; il che, alla fine, aveva dato a Konran-Jun un'ulteriore soddisfazione: fare infuriare suo padre Kenri.

I due giovani avanzarono fino al margine del vicolo. A una cinquantina di passi da loro c'era il magazzino in cui tre mercanti stavano tramando ai danni di un piccolo artigiano.

Peccio richiamò l'attenzione dell'amico con un colpetto di gomito. «Guarda nell'angolo a est.»

Una sottile linea di fumo saliva lungo il profilo della costruzione di legno. Da una delle finestre s'intravvedevano bagliori arancio.

«Saranno costretti a chiedere aiuto, arriveranno le guardie e la verità verrà a galla. Fine dei giochi e tre mercanti in meno in circolazione» previde soddisfatto l'erratico.

Un marinaio notò il fumo e le fiamme. Corse alla porta del magazzino e bussò con forza.

Konran-Jun diede un ultimo morso alla mela e se la gettò alle spalle. «Si alza il sipario» ridacchiò.

Quando uno dei mercanti aprì la porta, le fiamme avevano già iniziato a divorare il legno e a far breccia verso l'esterno. Il fumo era ormai ben visibile anche da lontano.

L'uomo gridò al marinaio di chiamare soccorso e rientrò. Un attimo dopo una potente esplosione fece vibrare l'aria fino ai due giovani. L'incendio divampò furioso.

«Bastardi! Ma cosa hanno stipato nel magazzino?!» imprecò Peccio mentre portava il braccio davanti al viso.

«Forse le loro coscienze...» mormorò Konran-Jun. Attirato dallo spettacolo del magazzino in fiamme, mosse qualche passo fuori dal vicolo. "Soffrirete come avete fatto soffrire. Lo giuro" promise a stesso ancora una volta.

Peccio lo seguì. «Bel lavoro. Adesso però andiamocene.»

«In che senso bel lavoro?» domandò una voce alle loro spalle.

Si voltarono e si trovarono davanti il Capitano delle guardie portuali, giunto con tutta la squadra a capire cosa fosse successo.

Konran-Jun e Peccio non emisero fiato.

«Portateli in caserma» ordinò l'uomo a due dei suoi. «E avvertite Kenri e Nan.»


Tre tocchi dopo.

«Questa volta è troppo!»

Kenri prese per la collottola il figlio e lo trascinò fuori dalla caserma delle guardie portuali.

Mentre il padre lo spintonava verso casa, Konran-Jun vide Peccio subire la medesima sorte da parte di suo fratello maggiore Nan.

Arrivato a casa, né la mediazione di sua madre Amaiti, né quella di sua sorella Nirantara, servirono a migliorare la situazione.

Con voce imperiosa Kenri bloccò ogni tentativo di giustificare il figlio. «Hanno rischiato di fare una strage!»

«È una congettura. Non ci sono prove a nostro carico» lo corresse Konran-Jun con tono arrogante.

Kenri lo mise seduto a forza. «Non osare prendermi per il culo...» lo minacciò incombendo su di lui.

«Caro...» intervenne la compagna.

«Quegli uomini sono vivi per pura fortuna!» la zittì con voce fredda e furiosa.

«Meglio se fosse stata cieca...» sibilò Konran-Jun.

«Kon...» lo pregò Nirantara.

«Dimmi, la loro morte avrebbe pareggiato i conti che hai in sospeso con i mercanti?» volle sapere Kenri.

Lui sostenne lo sguardo del padre con la stessa determinazione. «Forse.»

«E credi che la tua morte sia un prezzo accettabile per chi resterà? Per tua madre, per tua sorella per...» Kenri si rimangiò all'ultimo il riferimento a se stesso. «Non lascerò che tu faccia morire di crepacuore tua madre e tua sorella, razza d'incosciente ingrato bastardo.»

Konran-Jun balzò in piedi. «Io le farei morire? Io?!» lo accusò.

Nirantara si frappose tra i due. «Basta vi prego... la colpa è mia» li supplicò con voce rotta.

«No. Tu non hai colpe.» La spostò con gentilezza e si mise davanti al padre. «Tu. Tu che fingi che non sia accaduto nulla. Tu... Dimmi, tu che razza di bastardo sei? A quale prezzo venderesti tua figlia, commerciante?» lo accusò con voce carica d'astio.

«Kenri, no...» cercò di fermarlo la compagna.

L'uomo rispose al figlio con un ceffone che lo ricacciò seduto.

Konran-Jun non riuscì a reagire: mai suo padre aveva alzato le mani su di lui o su nessun altro.

Kenri strinse a pugno la mano con cui lo aveva colpito. «Non ti lascerò sprecare la tua vita sino alla morte». Aprendo le braccia si rivolse alla figlia e alla compagna. «Non resta davvero altro da tentare. O questo o perderlo» ammise sconfitto.

"La cosa si mette male" pensò Konran-Jun vedendo l'espressione colma di rassegnazione di Nirantara.

Accademia di Mirŭjin. Tre giorni prima dell'arrivo di Akami.

Tre tocchi dopo la campana della ritirata serale.

Invece di starsene in camera come previsto dal rigido regolamento Aku, Konran-Jun si era avventurato nella zona sud del parco dell'Accademia.

Kenri lo aveva esiliato in quel posto tre giorni prima, e da allora trovare un modo per andarsene era stata l'unica cosa a dar significato al passare dei tocchi.

Giunto nei pressi del muro di cinta, mentre ne studiava la conformazione, dal nulla si erano materializzate quattro figure che, dopo averlo immobilizzato e spogliato, l'avevano imprigionato in un telo e gettato...

"Dove?" si domandò mentre affondava.

Si contorse e si liberò dal tessuto. Con uno scatto si mise seduto e subito dopo in piedi... E si ritrovò a torso nudo e pantaloni, immerso nella fanghiglia gelida fino a metà coscia.

«Strazio che freddo!» rabbrividì guardandosi attorno.

Era al centro in una pozza, forse uno stagno. A pochi passi da lui il canneto che ne orlava la riva e, poco oltre, velato dalla nebbia pungente della notte, il profilo esterno delle mura dell'Accademia.

«Sono fuori. Posso darmi alla fuga...» sghignazzò, incapace di trattenere il brivido che lo squassò da capo a piedi. «Sì ma... mezzo nudo? E fuga poi per dove?» si derise amaro subito. «Eh sì, padre. Questa volta pare che tu abbia trovato la gabbia giusta in cui rinchiudermi. O in cui farmi morire di freddo.»

"Andiamo" si spronò con uno sbuffo.

Mentre avanzava nel fango trattenendo in cintura i pantaloni per evitare che ad ogni passo la melma lo denudasse, risentì le parole mormorate da alcuni allievi il giorno del suo arrivo in Accademia.

«Se parliamo a questo volume, ci sente? Non credo. ...Di certo potrà migliorare le sue abilità nel distinguere odori e nell'orientarsi, ma non è un Aku...»

«Vulcani marini! Fate che vi metta le mani addosso...» imprecò, convinto d'aver scoperto i responsabili dei suoi fanghi notturni.

Giunto al canneto si fece strada tra i fusti legnosi delle piante e arrivò alla sponda. Cercò di sollevare la gamba per emergere, ma la fanghiglia gli arrivava al ginocchio, era intirizzito al punto da non sentire più i piedi e tremava come una gelatina sul ponte di una nave in mezzo alla burrasca.

"In questo modo non ne uscirò mai."

Si aggrappò all'erba della riva e si tirò fuori strisciando.

Gli arbusti e i sassi che emergevano dal terreno gli graffiarono il torace, il moncone di una canna gli tagliò la guancia dallo zigomo al labbro. Quando infine si rimise eretto dovette controllare che i piedi fossero ancora attaccati in fondo alle gambe: non sentiva nulla dalla coscia in giù.

Tenendosi abbracciato in un vano tentativo di scaldarsi, avanzò verso il muro di cinta.

"Nella parete c'è una porta. Se non è aperta, giuro che vado alla principale."

Il passo successivo la gamba destra fu attraversata da un dolore lancinante che dalla pianta del piede risalì sino alla bocca dello stomaco.

Cadde in ginocchio.

«Strazio...»

Si piegò su se stesso, respirando forzatamente. Con un moto di rabbia ricacciò indietro le lacrime salite a scaldargli gli occhi.

"Non vorrai dargliela vinta, vero Konran?" lo provocò la sua voce interiore.

«Mai. Né a loro, né a Kenri.»

"Era questo il tuo obiettivo, dico bene?" accusò il padre. "Piegarmi perché accetti le tue regole, il tuo mondo. Perché dimentichi... Mai " giurò.

Si alzò in piedi e mosse un passo.

Un'ombra gli si parò davanti.

"Brutti bastardi a squame, ancora?!"

Con un moto d'orgoglio si raddrizzò e si preparò ad affrontare la figura apparsa a pochi passi da lui.





Continue Reading

You'll Also Like

45.7K 3.8K 38
(In Revisione) Anno 1720, la fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società...
1.1K 188 12
Kate Fischer ha continui vuoti di memoria causati da un incidente stradale. Questi "vuoti" sono abbastanza imbarazzanti, arrivano all'improvviso e du...
15.9K 1.3K 54
Fantasy romance a cavallo tra due mondi. Iris è irrequieta e imprevedibile, proprio come quell'oceano che fin da bambina l'affascina e nel cui abbrac...
162K 2.7K 37
Charlotte Morgan e una 16enne italiana che ha dovuto cambiare città per il lavoro dei suoi genitori. Ha avuto molte delusioni e decise di non avere p...