Love Is A Rebellious Bird. ||...

By AntoGrz

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Louis è il primo violino della London Symphony Orchestra, Harry è il nuovo ed emozionante direttore ad inter... More

Trama e Info.
I
II
III
IV
VI
VII
VIII
IX
X
XI
Epilogo.

V

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By AntoGrz

Non sembrava vera ad Harry, la situazione in cui si era cacciato improvvisamente, dietro le quinte del Barbican Hall, dove tutto era pronto per il primo concerto della stagione della LSO.
O, quasi pronto, comunque, se solo fosse riuscito a mettere correttamente i suoi dannatissimi gemelli.
"Merda" imprecò a bassa voce quando la parte di dietro di uno dei due gemelli gli scivolò tra le dita, cedendo a terra con un suono tranquillo, finendo sotto la pila traballante di sedie pieghevoli alla sua destra.
La settimana dopo la cena di raccolta fondi alla galleria era passata in un batter d'occhio, un frenetico susseguirsi di prove ed ansia crescente da parte di Harry.
Aveva fatto degli esercizi di respirazione tutto il giorno per calmarsi, ma non erano serviti a niente: le sue mani tremarono ancora quando si piegò a raggiungere il piccolo pezzo di metallo.
Si inginocchiò in una posizione scomoda, cercando di non sporcare il suo smoking con la polvere.

"Styles?" disse Louis Tomlinson, alle sue spalle.
La sua voce era tranquilla, ma Harry riusciva a sentirvi una piccola risata, una confusione divertita.
"E' una specie di strano rituale per rilassarti? Pregare le sedie o qualcosa del genere, uhm?"
Il resto dell'orchestra aveva già preso posto, ma la tradizione voleva che il primo violino entrasse dopo come dimostrazione del rispetto per quella posizione di rilievo rispetto agli altri musicisti.
Louis avrebbe fatto un inchino ed accordato il suo strumento insieme all'orchestra, mentre Harry sarebbe entrato poco dopo e avrebbe dato inizio al concerto.
Si era leggermente preoccupato dal momento che non sapeva dove fosse Louis, in realtà, ed era sollevato nel sentire la sua voce. Non che si permise di dimostrare una cosa del genere.
Grugnì semplicemente, in risposta, scegliendo di concentrare le sue energie nel recupero dell'oggetto perduto, allungando il braccio e sfiorandolo con le dita.
"Beh, fai pure" disse Louis, tranquillo. "Io di solito preferisco vomitare nel bagno dietro le quinte, ad essere sinceri. Ma, a ciascuno il suo".
"Io-" Harry espirò profondamente quando si rimise in piedi, dopo essere riuscito nel suo scopo con successo. Il suo volto era leggermente arrossato per essersi sforzato ed ora sentiva una serie di nervi accavallarsi per lo sguardo di Louis, mentre riaggiustava la giacca del suo smoking.
"Ho fatto cadere uno dei gemelli..."
Louis era scomparso dopo la prova generale, quel pomeriggio.
Era la prima volta che Harry lo vedeva da quel momento e la sua voce si affievolì quando guardò il violinista. Indossava il suo smoking elegante, ovviamente, ed Harry rimase esterrefatto, proprio come era accaduto durante il servizio fotografico, settimane prima. Louis era impeccabile ed assolutamente bellissimo in quel vestito. La precisione del taglio dell'abito sembrava mettere in risalto il suo corpo perfetto e la camicia bianca non faceva altro che illuminargli il volto. Quel volto...
Louis inarcò un sopracciglio ed Harry arrossì. Lo stava fissando, ovviamente, e non se n'era neppure reso conto, non aveva neanche cercato di nasconderlo. Un semplice uomo di bell'aspetto in un abito elegante e ti dimentichi come formulare parole di senso compiuto? pensò Harry, abbassando lo sguardo e cercando di sistemare i gemelli, ancora una volta. Come ti aspetti esattamente di dirigere un'orchestra in tre pezzi complicatissimi?
Il cuore di Harry perse un battito a quel pensiero, sentiva una nausea assurda. Fantastico, ora le tue mani cominciano anche a sudare.
Per poco non fece scivolare di nuovo i gemelli, facendo una smorfia.
Louis è Louis però, sussurrò il suo subconscio, cercando di consolarlo. Sembrava sempre così composto, autoritario, bellissimo. E nessuno poteva incolparlo per aver notato una cosa del genere.
Andrai alla grande, testa alta! Harry era nel bel mezzo di un monologo interiore, mentre l'ansia minacciava di ridurlo ad un cretino che non riusciva neanche a sistemare i suoi gemelli, quando sentì un improvviso tocco gentile sul suo polso.
"Non riesci neanche a metterli, vero?" lo prese in giro Louis, vedendolo riprovare per la centesima volta. Gli sorrise, guardandolo con i suoi occhi blu.
"Lascia fare a me". Harry glieli diede con un sospiro tremante, respirando pesantemente e tenendo il braccio teso, leggermente in imbarazzo. "Sembra poco saggio lasciarla come ultima cosa da fare, se non sei tanto bravo, Harry" disse Louis, ridacchiando mentre sistemava i gemelli.
Il cuore di Harry fece una capriola all'affetto che notò nella voce di Louis, il modo insolitamente morbido in cui aveva pronunciato il suo nome.
"Non è-" rabbrividì appena quando le dita di Louis gli sfiorarono la pelle accaldata, fissando correttamente i gemelli alla manica della giacca.
"Di solito non è così - così un problema". Louis sorrise, lasciandogli cadere il polso sinistro e concentrandosi su quello destro. Annuì lentamente, come se lo stesse prendendo in giro. Harry deglutì a fatica, reprimendo un sospiro mentre guardava le ombre proiettate dalle ciglia lunghe di Louis sulle sue guance.
Datti una calmata, Styles.
"Hai la tua bacchetta?" gli chiese Louis.
Un piccolo senso di disorientamento lo assalì, alla domanda. Si irrigidì, tastando la tasca interna.
"Sì" disse, fingendo di non essere stato momentaneamente assalito dal panico. Louis rise appena, agitando le spalle ed Harry finse che non fosse una fitta di calore dovuta a Louis, quella nelle sue vene, che le sue guance non si stessero tingendo di rosa per il ragazzo di fronte a lui. "Dov'è il tuo violino?" chiese, ricordandosi improvvisamente che Louis lo aveva tenuto stretto al braccio fino a poco fa. Louis indicò con il capo un tavolo poco lontano da loro, accanto alla pile di sedie. "Laggiù" rise ancora, dolcemente. "L'ho appoggiato lì quando ho visto che eri un caso perso, Styles. Non avrei mai potuto lasciarti andare lì fuori senza gemelli! Non quando rappresenti la mia orchestra". Un'energia nervosa inondò di nuovo il corpo di Harry, che annuì appena, ricordando di colpo cosa avrebbe fatto di lì a poco, su quel palco. Doveva aver spalancato gli occhi, forse, perché Louis rise di nuovo, scuotendo la testa.
"Ehi" sussurrò, sistemando il secondo gemello e tirando appena la manica della giacca, in modo tale da farla aderire perfettamente alle sue spalle. "Sei molto più che presentabile, adesso, d'accordo? Andrà tutto bene". Harry annuì ancora, respirando a fondo.
Cristo, doveva andare bene, tutto: il Divertimento, Pini di Roma, ma soprattutto il Don Giovanni. Aveva cercato di non crearsi delle speranze troppo alte, ma doveva ammettere che voleva disperatamente che quella esibizione di Strauss fosse qualcosa che le persone avrebbero ricordato, che la sua interpretazione fosse qualcosa di cui avrebbero parlato per tutto il mese successivo.
Louis rise.
"Forza, Styles" disse, la spensieratezza nel suo tono forse un po' troppo luminosa, facendo intendere che anche Louis stesse cercando di calmare i suoi nervi.
"Sono nervoso anche io, sai. Tutti lo siamo. Qualcuno di noi è solo più bravo a nasconderlo". Harry rise appena e si morse il labbro. Non era sicuro se l'intimità di quella conversazione lo stesse tranquillizzando o lo stesse facendo sentire ancora più a disagio. Di certo non stava calmando il battito accelerato del suo cuore. La verità era che si sentiva un po' scosso nel vedere Louis così... carino, in realtà, nonostante durante le prove non avesse fatto altro che fare commenti pungenti e fastidiosi.
Harry non voleva affatto pensare a quanto gli piacesse il fatto che Louis fosse così gentile con lui.
Non ebbe molto tempo per farlo, comunque, perché un secondo dopo, Louis recuperò il suo violino e raddrizzò le spalle per l'ultima volta. "Ci vediamo lì fuori, Don Giovanni" sussurrò Louis.
Una scarica elettrica percorse la schiena di Harry mentre guardava il violinista fare il suo ingresso da dietro le quinte, completamente a suo agio e sotto controllo.
Controllo, pensò Harry, quando gli strumenti a fiato iniziarono ad intonare il la.
Puoi farcela.
E' tutto sotto controllo, sei pronto.
Sai esattamente cosa stai facendo.
Sei pronto.
Sono pronti per te.
Mise da parte tutti i pensieri scomodi riguardo al fatto che in realtà non aveva il controllo su un bel niente.
Ce la farai, ripeté, mentre gli occhi di Louis ritornarono nella sua mente, sbattendo le palpebre verso di lui, il blu audace contro la cravatta bianca del suo smoking.
Solo una piccola distrazione, niente che non saprai gestire.
Harry aspettò che l'orchestra si accordasse, tastò nuovamente la sua bacchetta, e uscì per fare il suo lavoro.

Poco più di un'ora dopo, Harry stava avanzando nuovamente verso la sua orchestra, dopo aver trascorso la sua breve pausa dietro le quinte, cercando di riprendersi.
Il concerto era andato bene fino ad allora. Molto bene, a dire la verità. Quando aveva lasciato il palco, poco dopo Pini di Roma, ovvero qualche minuto fa, era stato richiamato dal pubblico per un altro applauso caloroso. Ed era stato un piacere immenso condurre il Divertimento come apertura, la vibrante intensità del pezzo gli aveva dato la carica che gli serviva per andare avanti.
Ma adesso era arrivato il momento di Strauss. Dulcis in fundo, il Don Giovanni, ed i nervi di Harry tornarono a farsi sentire proprio a causa di quel pezzo. Sentiva un fastidioso ronzio dovuto all'ansia mentre saliva nuovamente sul palco. Era un buon tipo di ansia, però. Quel genere di energia nervosa positiva che non paralizza, piuttosto eleva e migliora le prestazioni, invece.
Harry annuì verso il pubblico come riconoscimento per il loro applauso e si voltò di spalle per prendere posto davanti all'orchestra, raggiante in silenzio mentre li guardava uno ad uno.
Si fermò, respirando profondamente con le braccia dietro la schiena, aspettando che nella sala regnasse il silenzio. Poi, prese un respiro profondo ed alzò le braccia.
Il suo cuore si strinse in una morsa di piacevole anticipazione, mentre guardava negli occhi il capo di ciascuna sezione dell'orchestra.
Poi, agitò la bacchetta e diede inizio al pezzo.

-

Fin dal primo momento, Louis Tomlinson iniziò a spingere il tempo che Harry aveva fissato.
Harry sentì i primi violini gettarsi a capofitto nelle prime sedici semicrome di apertura, la parte che Strauss aveva scritto per esprimere la virilità palese del Don Giovanni. Avresti dovuto aspettartelo, cazzo, pensò Harry, sentendo il suo cuore battere all'impazzata.
Serrò la mascella e si preparò per quello che sapeva sarebbe successo. Aveva ragione, infatti. Louis continuò a tenere il proprio ritmo, conducendo la sua sezione leggermente più veloce del resto dell'orchestra.
Harry lo guardò severo per dimostrare la sua disapprovazione, ma il primo violino teneva fissi gli occhi sullo spartito, ostinatamente.
Fu un tira e molla fra tutti e due, durante l'intera introduzione.
Harry riuscì a malapena a mantenere il controllo durante il passaggio che segnava l'ingresso della prima amante del Don Giovanni.
L'assolo di Louis richiedeva un suono più dolce e gentile ed offrì ad Harry una tregua dalla pressione incessante che il violinista stava esercitando.
Il sollievo che provò Harry nel condurre quella parte fu indescrivibile, il suono gentile del violino di Louis a rimbombargli nelle orecchie.
Di lì in poi, il pezzo precipitò, il tempo dei passaggi successivi molto più audace e veloce mentre il direttore d'orchestra e il primo violino lottavano per chi dovesse avere la meglio.
Ogni volta che Harry pensava di aver ripreso le redini, Louis accelerava ancora, sollecitando l'orchestra, un furioso vortice che minacciava di risucchiare Harry definitivamente.
Il cuore del riccio martellava contro il suo petto, la fronte imperlata di sudore. Le sue vene erano più piene di rabbia ed adrenalina che di sangue nel momento in cui raggiungevano il culmine, il finale segnato dalla follia del Don Giovanni. La sua bacchetta tagliò un percorso feroce nell'aria, tenendo Louis appena sotto controllo, guidando l'orchestra nella coda finale che avrebbe concluso il passaggio più frenetico del pezzo.
Nel momento in cui Harry fece un movimento deciso con il braccio per zittire l'orchestra sull'ultima nota, i suoi occhi caddero alla sua sinistra. Sentì un brivido irrefrenabile corrergli sulla schiena, mentre teneva lo sguardo incatenato a quello di Louis.
L'improvviso silenzio che riempiva il Barbican Hall sembrò durare anni, come se fosse infinito. Il battito di Harry accelerò ancor di più quando vide una sfida negli occhi blu di Louis, che lo fece infuriare ed eccitare allo stesso tempo.
Inaccettabile.
Completamente inaccettabile.
Deglutì a fatica e distolse lo sguardo, per poi sollevare di nuovo le braccia per guidare l'orchestra nell'ultimo passaggio del Don Giovanni.
La coda era semplicemente splendida, un epilogo inquietante che seguiva la morte del protagonista, il suono malinconico che significava la sua perdita della voglia di vivere. Le ultime note vibrarono sulla schiena di Harry, riaccendendo il brivido che aveva vissuto poco prima. Si sentiva fuori dal tempo e dallo spazio, intriso da emozioni contrastanti, connesso alla musica e disciolto allo stesso tempo.
Louis lo aveva in pugno.
Harry trattenne il respiro mentre dirigeva i suoi musicisti attraverso le ultime note pizzicate, per poi immobilizzarsi e sospirare profondamente, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi per far intendere al pubblico che l'esibizione era giunta al termine.
Tutto fu messo a tacere, in seguito. Tutto ciò che Harry poteva sentire era il rimbombo del suo respiro ed il suo sangue correre nelle vene.
Una paura paralizzante lo assalì, mentre un vago senso di vergogna ribollì alla base del suo stomaco insieme al pensiero di essere stato un totale fallimento.
I cambiamenti continui di tempo erano stati troppo evidenti per passare inosservati, l'orchestra era stata fuori controllo per qualche minuto.
Non riusciva a respirare.
Fino a quando il pubblico non scoppiò in un potente applauso, il suono dirompente a squarciare il silenzio della sala, mentre tutti si alzavano in piedi per una standing ovation.
Le mani di Harry tremavano leggermente, il suo cuore era stretto in una morsa.
Aprì le braccia per indicare l'orchestra, invitando i musicisti ad alzarsi per accettare il riconoscimento del pubblico.
Poi si voltò e si inchinò.
Era consuetudine che il primo violino ed in direttore di orchestra si stringessero la mano alla fine di un concerto e la raffica di applausi si intensificò quando Harry scese dal podio per avvicinarsi a Louis, tendendogli una mano.
Quando vide lo sguardo di vittoria e trionfo in quegli occhi blu, Harry sapeva di dover fare qualcosa.
Non può andare avanti così, pensò con una ferrea determinazione, mentre la rabbia gli fece stringere la mano molto più del dovuto.
Harry ignorò la scintilla del familiare desiderio frustrante che provava verso Louis.
Il direttore d'orchestra avrebbe quasi potuto sentirsi soddisfatto per il modo in cui Louis si irrigidì e tremò leggermente sotto il suo tocco.
Si sporse in avanti con un sorriso ed avvicino le sue labbra all'orecchio di Louis.
"Vieni nel mio ufficio a St. Luke" ringhiò in un sussurro.
Il party per festeggiare il concerto e l'inizio della stagione si sarebbe tenuto nella vecchia chiesa sconsacrata.
"Nel momento esatto in cui arrivi lì". Louis si allontanò appena, prima confuso, irritato, per poi disegnare un sorriso perfetto sulle sue labbra per il pubblico, sbattendo le palpebre mentre inclinava la testa, stringendo ancora la mano di Harry.
"E intendo dire subito, Louis. Senza fermarti per lo champagne o per scherzare con Niall o per chiacchierare con Richard Cartwright o qualunque cosa avessi intenzione di fare. Dobbiamo parlare".
Louis cercò di protestare, ma Harry lo tirò più vicino a sé, in modo tale che le sue labbra gli sfiorarono l'orecchio. "Non è una richiesta" disse.
Poi ripeté quelle parole, con voce bassa, profonda e inflessibile.
"Non è una richiesta".

-

Louis si incamminò da solo verso il St. Luke, più velocemente possibile.
Evitò le solite congratulazioni, i gruppi di musicisti ed i membri del pubblico che lo cercavano per il Barbican Hall, riuscendo ad uscire prima di tutti.
Aveva risposto immediatamente Thunder nella sua custodia ed aveva afferrato la sua giacca, scivolando attraverso una delle porte laterali solitarie in modo tale che nessuno potesse fermalo.
C'era stato qualcosa nella voce di Harry Styles, la forza con cui si era scontrata contro l'orecchio di Louis, che lo aveva reso inquieto ed instabile.
Più del solito, rispetto a qualsiasi altro post-concerto precedente, ed aveva bisogno di uscire dall'edificio ed allontanarsi dalle persone.
Aveva bisogno dell'aria pungente della sera e di stare da solo con i suoi pensieri.
Vuole soltanto rimproverarti riguardo al tempo, si rassicurò Louis, nascondendo le mani nelle tasche del cappotto, abbassando il collo nella sciarpa spessa mentre si avvicinava alla chiesa.
"Questa è la mia orchestra" gli fece il verso Louis, immaginando ciò che avrebbe detto ed ignorando il senso di colpa che iniziava a farsi spazio nel suo stomaco.
Sì, beh, ho appena fatto alla tua orchestra un enorme favore, quindi datti una calmata.
Louis sapeva già che le persone avrebbero parlato del Don Giovanni per il resto della stagione. Harry aveva avuto ragione riguardo l'anima del pezzo, Louis poteva ammetterlo, ma lui aveva avuto ragione riguardo al tempo. Molto più che ragione, in realtà.
"Dirà probabilmente che è una questione di principio" sospirò Louis, irritato mentre avanzava per la strada, scivolando attraverso il cancello in ferro battuto scricchiolante che conduceva al sagrato della vecchia chiesa.
Perché se ne stava preoccupando così tanto, in ogni caso? Voleva soltanto porre fine a tutto ciò, davvero, così avrebbe potuto finalmente rilassarsi. Perché Louis non poteva rilassarsi, in quel momento. Non quando l'espressione scura di Harry si era impadronita di tutti i suoi pensieri. Continuava a richiamare alla memoria il modo in cui i bottoni della giacca di Harry avevano premuto contro il suo fianco quando il riccio si era avvicinato a lui per sussurrargli all'orecchio, il fantasma di quelle labbra contro la sua pelle accaldata. Harry profumava di qualcosa di costoso e Louis non era certo di volersi soffermare su quel pensiero e non sapeva neanche perché la sua mente non riusciva a smetterla di pensarci nemmeno per un secondo. Lo sai il perché.
Louis si sentì stupido, improvvisamente, quando realizzò di ritrovarsi a St. Luke tutto solo. Esposto ed imbarazzato.
Doveva aver camminato molto più velocemente di quanto si era reso conto, dal momento che era la prima persona ad arrivare. Anche l'entrata era praticamente deserta: la ragazza al guardaroba aveva appena raggiunto il suo posto.
Ottimo.
Louis si avvicinò a lei, sospirando e pensando a come Harry sicuramente era stato trattenuto da molte persone che volevano congratularsi con lui per l'eccellente concerto.
Ci sarebbe voluta come minimo un'altra mezz'ora perché arrivasse. Fantastico.
Avrebbe aspettato fuori al suo ufficio come un bravo ragazzo.
Come un bravo ragazzo che fa esattamente ciò che gli è stato detto. Porse il cappotto alla ragazza, insieme alla giacca dello smoking. D'altronde, era abbastanza elegante anche solo con il suo panciotto e Niall gliel'aveva sempre detto (e anche lui lo sapeva, insomma, non è che non si era mai dato un'occhiata allo specchio).
Ma tu sei molto più un cattivo ragazzo, non è così? una voce maliziosa sibilò nella sua mente. Arrossì appena, soltanto per aver fatto un pensiero simile, incapace di fermare la sua immaginazione.
Un cattivo ragazzo che aspetta di essere punito.
Louis tirò appena il colletto della camicia che sembrava improvvisamente troppo stretto. Cazzo, da dove veniva quel pensiero? Come gli era venuto in mente? Come poteva Harry Styles avere un tale potere su di lui, Harry Styles, tra tutte le persone sulla faccia della terra?
Hai soltanto bisogno di scopare. Questo è tutto, ricordò a se stesso. Aveva bisogno di andare a letto con qualcuno ed aveva bisogno di un bel drink.
Probabilmente, l'alcool era l'opzione più disponibile, tra le due, a quel punto.
Sapeva che Harry gli aveva detto di andare direttamente nel suo ufficio, ma Louis non aveva intenzione di farlo. Non gli piaceva seguire le sue istruzione alla lettera, dopo tutto, così si avvicinò al bar.
Dietro al bancone, c'erano due ragazzi poco più che ventenni che ridevano insieme, finendo di sistemare le bottiglie, mentre aspettavano il loro primo cliente.
"Un Mallacan 12, per favore" disse Louis, tamburellando le dita su bancone. "Liscio".
Stava appena per portare il bicchiere alla labbra, preparandosi al gusto amaro, quando fu sorpreso da un semplice tocco di una mano sul suo fianco.
"Credevo di essere stato abbastanza chiaro, prima. A quanto pare no" il tono di Harry era serio e tagliente, la sua voce profonda come sempre. Sembrava infuriato così come subito dopo il concerto, ancora nel suo smoking.
Prima che Louis riuscisse a capire cosa stava accadendo, Harry gli strappò il bicchiere di mano, appoggiandolo sul bancone. Non tolse la mano dal suo fianco mentre lo guidava verso la porta posteriore della sala, quella che conduceva al corridoio per raggiungere il suo ufficio.
"Ehi!" disse Louis, con voce stridula. Si sentiva innervosito per il fatto di poter essere spostato così bruscamente.
"Avevo intenzione di berlo, quello!"
"Oh, smettila Louis, ci sarà alcool per tutta la sera" sbottò Harry mentre guidava Louis attraverso la porta con una mano calda contro la sua schiena. "Dobbiamo parlare". Louis sapeva di poter bere tutto quello che voleva, dopo, ma comunque non gli piaceva il modo in cui si stava comportando Harry.
Questa versione stranamente autoritaria del riccio lo faceva sentire insicuro, lo riempiva di un irrefrenabile desiderio di allontanarsi. Sapeva di sembrare un bambino petulante, ma non riusciva a fermarsi.
"Sono perfettamente in grado di parlare nel tuo ufficio con un bicchiere in mano, Styles" sottolineò, in piedi nella hall e con le braccia incrociate al petto. Harry si voltò verso di lui, tre passi più avanti, la sua espressione indifferente mentre alzava gli occhi al cielo.
"Andiamo, Tomlinson".
Louis sbuffò, ma lo seguì.
"Sai, non so quale sia il tuo problema, esattamente" disse Louis mentre si affrettava a raggiungerlo. Si fermò dietro di lui mentre Harry si chinava per aprire la porta chiusa a chiave. Louis si era imposto di mantenere un'aria di controllo, di essere deciso e determinato durante qualsiasi conversazione Harry voleva avere, ma sentiva già che la sua voce si trasformava in isterica.
"Hai sentito anche tu la reazione!" continuò, mentre il riccio aprì finalmente la porta.
"L'hanno amato, tutti! Tu... tu...praticamente devi ringraziarmi!" Harry rimase fermo davanti alla porta socchiusa fissandolo per un momento, respirando pesantemente dal naso e mordendosi il labbro inferiore.
Louis si sentiva impaziente ed irritabile mentre alzava entrambe le sopracciglia, aspettando che Harry dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.
La reazione che ottenne non era di certo quella che si aspettava.
Perché Harry scosse la testa, frustrato, e prese Louis per un polso, tirandolo. Lo fece voltare velocemente, premendolo contro la porta chiusa ed usando il suo corpo per intrappolarlo con fermezza.
Il respiro di Louis gli si bloccò in gola. La sua sorpresa assoluta per il comportamento di Harry fu subito eclissata da un'elettrica eccitazione, che gli percorse la schiena.
Louis si irrigidì momentaneamente, inarcando leggermente la schiena mentre cerca di riprendere fiato e allo stesso tempo trattenere un gemito. Harry era ovunque, intorno a lui, così improvvisamente. Le sue enormi mani forti coprivano quelle di Louis, premendo insieme i palmi contro la porta. Louis riusciva a sentire la forza del petto di Harry dove premeva contro le sue spalle, il calore emanato dal suo corpo sulla sua schiena.
Emise un altro piccolo gemito sommesso quando si rese conto che Harry era già eccitato contro di lui, premendo contro il suo sedere. "Louis" soffiò Harry nel suo orecchio. Sembrava disperato, un pizzico di ruvidità nella sua voce e Louis rabbrividì, i suoi muscoli iniziarono a tremare, riuscendo a malapena a trattenere un gemito spezzato.
"Non so a cosa pensavi stessimo giocando, stasera" continuò Harry in un basso ringhio.
Inspirò contro la nuca di Louis mentre parlava e Louis chiuse gli occhi al suono della sua voce.
Non ricordava di essersi mai eccitato così velocemente, era quasi straziante. Era senza fiato, stordito, il suo cuore gli martellava pesantemente nel petto. "Ma non può accadere di nuovo, capisci?"
Louis non poteva neanche provare a rispondere. Era letteralmente sopraffatto, mentre cercava di concentrarsi sul suo stesso respiro. Harry proseguì.
"Non mi dispiace scendere a compromessi" disse, il suo respiro caldo che si spostava sulla pelle di Louis.
"Non mi dispiace lavorare insieme" sottolineò quella frase portando una mano sul petto di Louis, scendendo lentamente verso il basso, avvicinandolo ancora di più a lui.
"Ma non devi dimenticarti che comando io".
Louis deglutì a fatica, cercando in qualche modo di annuire, sospirando quando Harry annuì a sua volta, più dolcemente, appoggiando il mento sulla spalla di Louis.
Rimasero in quella posizione per un minuto, premuti l'uno contro l'altro, respirando all'unisono.
Dentro, fuori. Dentro, fuori. Respiri lenti e tremanti, profondi.
Proprio quando Louis pensò di poter essere in grado di approfittarsi del momento per ripristinare un po' di controllo, sentì le labbra di Harry sul suo collo, proprio sopra il colletto della camicia e si ritrovò punto e a capo.
Dischiuse le labbra ansimando appena quando Harry accarezzò di nuovo la sua pelle con le sue, facendosi strada fino alla parte sensibile dietro l'orecchio e Louis chiuse gli occhi, ancora.
"Louis, cazzo" gemette Harry. La sua voce suonava spezzata e Louis riusciva a sentire il cuore del riccio contro la sua schiena, in contrappunto al suo battito. Stava tremando sotto di lui, implorandolo silenziosamente di fare qualcosa. "Non posso andare avanti così" confessò Harry, disperato, come se non trovasse più alcuna soluzione. "V-voglio - io, io non posso andare avanti così".
Si fermò, premendo il naso contro i capelli di Louis ed inspirando profondamente, per poi mordergli una spalla attraverso il tessuto del panciotto, facendo una leggera pressione con i denti.
"Oddio" sussurrò, sollevando la testa. "Non posso". Louis si sentiva come se da un momento all'altro avrebbe iniziato a ridere e singhiozzare allo stesso tempo per l'intensità del suo desiderio.
Il suo corpo era tormentato, la combinazione dei suoi ormoni e delle sue emozioni gli stava facendo perdere la testa.
Seppe in quel momento che non aveva mai sentito il bisogno così impellente di essere scopato, mai in tutta la sua vita. Avrebbe fatto di tutto, si sarebbe steso sulla scrivania di Harry e l'avrebbe implorato di farlo.
Ma poi Harry si allontanò, lentamente, facendo un passo indietro. Le sue dita scivolarono sulle braccia di Louis mentre riprese a sussurrargli all'orecchio.
"Dobbiamo tornare lì fuori e parlare con quelle persone, Louis. Dobbiamo andare alla festa, ci stanno aspettando. Non - non abbiamo finito qui, però. No. Non può... aspettami, dopo. Aspettami".
Louis annuì con uno piccolo cenno ed improvvisamente Harry non era più nell'ufficio con lui, scivolando nel corridoio e lasciando lì, ansimante. Louis fissò con aria assente la porta per qualche secondo, poi portò le mani tremanti a coprirgli il volto, gemendo.
Si trascinò fino alla scrivania, accasciandosi sulla sedia di Harry, in attesa che la sua erezione si placasse prima di ritornare alla festa.
"In che cosa ti stai cacciando?" si chiese ad alta voce, miserabile ed eccitato, il suo battito cardiaco ancora irregolare.
Era innegabile quando voleva Harry, non poteva più mentire a se stesso, non dopo ciò che era appena successo. Era innegabile e leggermente fuori controllo, anche.
Ed era questo che lo spaventava maggiormente.

-

Ci vollero ben sette minuti prima che si sentisse in grado di ritornare in mezzo alla gente. Era ancora così stordito da quello che era accaduto, si sentiva strano ed in bilico allo stesso tempo. Svuotato, in qualche modo. Aveva il volto leggermente rosso, la pelle accaldata ed umida sotto i vestiti, la testa dolorante. Era come se il tocco di Harry l'aveva fatto sentire come dopo una terribile sbornia.
Lo noteranno? Saranno in grado di leggermelo in faccia?
Una nuova ondata di ansia si impadronì di lui, mentre guardava da lontano i diversi gruppi di persone che si stavano divertendo e in quel momento seppe che non ce l'avrebbe fatta. Era un compito che non sarebbe riuscito a portare a termine, qualcuno l'avrebbe notato.
Ma un secondo dopo, Taggie Diversey lo stava afferrando per un braccio, farfugliando qualcosa in proposito a quanto l'avevano cercato ovunque e di quanto era stato meraviglioso il concerto e di quanto fosse piaciuto a tutti e dov'è il tuo drink, Louis?
Così, si ritrovò immerso nella folla, il panico velocemente dimenticato, sostituito da una leggerezza fornitagli dallo champagne.
Non aveva dimenticato Harry, però.
Non poteva sfuggirgli.
Sarebbe stato difficile non pensare a lui, in ogni caso.
Louis infatti doveva ammettere che la loro performance del Don Giovanni era l'argomento principale della serata, proprio come aveva predetto. Ovunque si voltasse c'era qualcuno che chiacchierava proprio riguardo quella esibizione, la gente che sussurrava lodi riverenti, lo sguardo brillante mentre ne parlava.
Ogni volta che Louis perdeva traccia di Harry tra la folla, ogni volta che riusciva a relegare i pensieri rivolti al riccio nella parte più lontana della sua mente, partecipando effettivamente alla conversazione, qualcuno inevitabilmente faceva un commento sul Don Giovanni. E allora tutto ciò che riusciva a vedere era Harry, ancora una volta, le sue labbra perfette sul suo collo, le sue mani enormi sui suoi fianchi. Quelle immagini erano vivide e brucianti e gli toglievano il respiro.
Aspettami.
Fu obbligato ad interagire direttamente con Harry soltanto una volta, grazie a Dio.
Che fu abbastanza.
Grimshaw corse verso di lui appena un'ora prima che le cose iniziavano a calmarsi, leggermente buffo e troppo alto per il suo smoking, i capelli che gli ricadevano sugli occhi come ogni volta che era incazzato.
"Tomlinson, per l'amor del cielo, dov'eri?" chiese, afferrandolo per un braccio e tirandolo con sé.
"Ho bisogno del tuo aiuto, vieni". Louis si affrettò per tenere il passo, avvicinandosi al gruppo di persone che Nick stava intrattenendo, Harry compreso.
"Stavo cercando di convincere il giovane Harold di essere meglio di Mengelberg, Louis, ma non mi crede" Nick indicò Harry, in piedi di fronte a lui.
"Digli che la sua esibizione era ancora meglio, per favore". Louis sbatté le palpebre, incapace di alzare lo sguardo verso Harry.
Era inspiegabilmente spaventato al pensiero di ritrovare indifferenza nei suoi occhi, di ottenere la conferma del fatto che avesse cambiato idea. Aspettami.
"Mengerlberg?"
"Sì! Mengelberg! Al Concertgebouw, nel 1938? Don Giovanni, ti ricorda qualcosa?" chiese Nick, leggermente indignato dalla mancanza di Louis. "L'esibizione di Harry era ancora meglio! Mengerlberg era un maestro di fraseggio, ma il modo in cui Styles ha deciso di manipolare il tempo... ancora meglio! Non mi crede, diglielo tu".
Louis guardò il pavimento, invece, arrossendo furiosamente.
Grimshaw continuò a parlare, rivolgendosi direttamente ad Harry, dal momento che Louis non si era rivelato di nessun aiuto.
"L'intera esibizione è stata fantastica. Ma i cambiamenti di tempo! Erano geniali! Geniali! E' come se lasciassero sentire davvero il tormento del Don Giovanni, la sua lotta interiore. La spinta e la sua forza!" Grimshaw stava blaterando, gesticolando eccessivamente con le mani, ma Louis riusciva a vedere con la coda dell'occhio come le altre persone del gruppo stavano annuendo, entusiaste. "L'uomo contro la sua interiorità, l'orchestra contro il direttore, un conflitto classico" terminò Nick, soddisfatto del suo discorso.
"Sì, beh" rispose finalmente Harry, con voce profonda.
"Louis merita questi complimenti tanto quanto me, se non di più".
Louis alzò la testa di scatto per guardarlo, il cuore in gola, stringendo la mascella per l'indignazione. Harry ricambiò lo sguardo, con occhi divertiti.
Cristo, Louis lo voleva.
"Hai ragione, Harry" commentò Amelia Fraiser-Lind, voltandosi verso Louis.
"Spettacolo incredibile, stasera. Ben fatto, primo violino".
Nel momento in cui Louis riuscì a districarsi dai discorsi della donna, Harry era scomparso.
Louis si sentì sollevato, contento per la possibilità di respirare con più facilità senza la sua presenza incombente. Ma mentre la notte volgeva al termine, cominciò a sentirsi sempre più ansioso, chiedendosi dove fosse finito Harry. Non appena aveva lasciato la piccola cerchia di conversazione, sembrava non essere da nessuna altra parte, avendo forse deciso di andare via. Louis non voleva riconoscere il modo in cui quel pensiero lo destabilizzava, così stava facendo di tutto per accettarlo come un dato di fatto. In questo modo avrebbe potuto evitare la delusione e non si sarebbe sentito infuriato nel momento in cui avrebbe scoperto di avere ragione, convincendosi che non aveva neanche voluto che Harry lo aspettasse, dopo tutto.
Non volevi davvero andare a casa con lui, si disse mentre era in piedi accanto al bancone del bar, con un bicchiere di scotch in mano, mentre il numero di persone nella sala diminuiva.
Ne avresti ricavato soltanto guai.
Lo sai. Soltanto problemi.
Si trascinò verso il guardaroba per riprendere il suo cappotto soltanto quando erano rimaste solo cinque persone nella sala, due delle quali erano i baristi.
Vaffanculo a lui per aver cambiato idea, comunque, pensò Louis, abbassando il capo mentre si infilava prima la giacca dello smoking e poi il cappotto.
Un fiume di imbarazzo si diffuse in tutto il corpo quando si rese conto di stare prendendo tempo con quelle ultime faccende di proposito. Si stava sistemando con cura la sciarpa attorno al collo in un modo in cui non l'avrebbe mai fatto, normalmente, nella speranza che qualche secondo in più sarebbe stato abbastanza perché Harry Styles riapparisse magicamente.
Aspettami.
Questa volta risuonò con pungente sarcasmo nella sua mente, mentre cercava di ignorare una vaga sensazione di rifiuto che iniziava a diffondersi nel suo stomaco.
Faceva male. La delusione tagliava profondamente nel petto, scavando a fondo.
Sei uno stupido, Tomlinson.
Debole e stupido e fuori controllo. Decidendosi finalmente ad andare, vaffanculo ad Harry Styles, Louis alzò lo sguardo verso la porta.

Ed eccolo lì, Harry Styles, ingiustamente bello nel suo cappotto nero, in piedi in silenzio sotto la porta d'ingresso del St. Luke.
Mentre aspettava Louis.
Lo guardò avvicinarsi, mentre distolse lo sguardo soltanto per richiamare un taxi. Rimase in silenzio anche quando Louis lo raggiunse. "Allora, Styles?" Harry gli lanciò un sguardo indecifrabile prima di voltarsi per aprire la porta.
Louis salì nel taxi dopo di lui, sedendosi quanto più vicino possibile alla porta ed evitando qualsiasi contatto visivo. Non aveva alcun senso fare lo scontroso, adesso, davvero. Non quando il suo cuore batteva più veloce del tempo che aveva lui stesso stabilito nel Don Giovanni ed i suoi palmi erano sudati. Cercò di respirare quando Harry si sporse in avanti per sussurrare qualcosa al conducente, un indirizzo che Louis non capì.
Non l'avrebbe guardato, non l'avrebbe...
Lo guardò con la coda dell'occhio mentre Harry appoggiava la schiena contro il sedile ed il suo respiro si interruppe quando una mano del riccio scivolò in modo possessivo sulla sua coscia. Nessuno dei due parlò per la prima metà del viaggio. Gli edifici di Londra incombevano e si allontanavano, giganti scuri di mattoni e vetro e Louis leggeva in ognuno di loro un piccolo avvertimento.
Più si allontanavano dal Barbican, più si allontanavano dall'appartamento di Louis, più diventava spaventato ed eccitato.
La mano di Harry era calda sulla sua gamba, le dita accarezzavano l'interno coscia fino a sfiorare il cavallo dei suoi pantaloni.
Louis appoggiò la testa allo schienale e soffocò un gemito, lasciando che le sue palpebre si chiudessero per un momento.
Riaprì gli occhi per guardare Harry. Sembrava che stesse fissando pensieroso fuori dal finestrino, il suo profilo illuminato dalle luci gialle dei lampioni, i riccioli che si muovevano ad ogni movimento dell'auto.
"Sta iniziando a piovere" rifletté Harry.
Per chiunque altro, il suo tono sarebbe apparso annoiato, ma Louis percepì un senso di oppressione nella sua gola.
Delle pesanti gocce di pioggia iniziarono a cadere, le prime di quella primavera, che creavano delle striature sul vetro.
Louis aprì le labbra, pronto a dire qualcosa di sarcastico riguardo la costante necessità di Harry di sottolineare l'ovvio, ma le sue parole si dissolsero in un gemito quando Harry spostò la sua mano di qualche centimetro, esattamente sul cavallo dei suoi pantaloni, esercitando una pressione.
Un ragazzino che aspetta di essere punito.
Giusto.
Me ne sarei dovuto andare, pensò Louis, respirando a fatica mentre Harry continuava ad accarezzare il tessuto dei pantaloni del suo smoking. Non avrei dovuto aspettare.
Perchè ho aspettato?
La risposta era ovvia.
Harry la stava accarezzando con una mano, mentre avanzavano sulla Rosslyn Hill, dove si susseguivano cancelli di ferro battuto in fila.
Louis si morse il labbro, sperando che il conducente non lo guardasse dallo specchietto retrovisore.
Harry non era neanche eccitato, diamine. Era così fottutamente umiliante. Avrebbe potuto avere tutti. Ha scelto me per fare sesso soltanto perché mi piacciono gli uomini ed è conveniente. Ed eccomi qui, così pateticamente disponibile. Mentre lui è tutto rilassato.
Louis si raddrizzò, agitato, le guance infiammate mentre Harry continuava con tutta calma a toccarlo attraverso i pantaloni. Si chiese se stesse silenziosamente ridendo di lui. Girarono ad un angolo in una strada stretta, gli appartamenti via via più costosi, ognuno di loro affiancato da un piccolo giardino.
Harry rimosse la sua mano quando il taxi si fermò all'improvviso e Louis riuscì a malapena a reprimere un gemito alla mancanza di contatto. Attese sul sedile posteriore che Harry pagasse, ordinando a se stesso di non venire nei pantaloni, pensando a qualsiasi cosa che potesse distrarlo in modo tale che la sua erezione si placasse, perché Harry non l'avrebbe avuto così facilmente. Louis non avrebbe permesso al suo corpo di ammettere quanto lo voleva, quanto ne aveva disperatamente bisogno. Finalmente, uscì dal taxi e il vento freddo di marzo portò alcuni schizzi di pioggia sul vetro dei suoi occhiali. Le ginocchia gli tremavano, ma almeno poteva fingere che fosse per il freddo. Harry chiuse la porta ed il taxi si allontanò lentamente, lasciandoli soli uno di fronte all'altro sul marciapiede. Louis prese un altro respiro per tenersi in equilibrio. "Questo è il tuo palazzo, sì? Abbastanza elegante-"
Non riuscì a dire un'altra parola prima che le dita di Harry si chiusero sulla cintura di Louis per tirarlo con uno strattone. I loro corpi si scontrarono, sotto la pioggia, il respiro caldo di Harry contro il suo orecchio. Louis sentì entrambe le mani del riccio ai lati del suo volto, poi inclinò la testa e le labbra di Harry erano sulle sue. Erano morbide e calde e umide e quando Louis le aprì per permettere alla lingua di Harry di entrare, un piccolo gemito gli sfuggì. La sua testa girava mentre si baciavano avidamente. Da qualche parte tra i gemiti e la lingua dominante di Harry, Louis capì che si stavano muovendo verso la porta. La pioggia continuava a scendere su di loro, ormai entrambi inzuppati.
Si fermarono davanti alla porta dell'edificio. Harry infilò una mano tra i capelli bagnati di Louis, scendendo fino al collo per inclinargli il capo, guadagnandosi pieno accesso. Leccò alcune gocce di pioggia che si stavano facendo strada sulla pelle di Louis, che rabbrividì.
"Facci entrare, cazzo, Styles" riuscì a dire in un sussurro irregolare. Harry emise un gemito basso dal fondo della sua gola e si staccò, armeggiando per recuperare le sue chiavi e facendoli entrare velocemente nel luminoso corridoio dal pavimento in bianco e nero.
C'erano tre appartamenti nell'edificio, uno per ogni piano. Harry prese la mano di Louis ed iniziò a trascinarlo sulla ripida scala stretta, senza preoccuparsi di asciugare le scarpe sul tappetino.
"Merda" imprecò Louis sottovoce, sentendo un dolore nelle gambe mentre cercava di tenere il passo. Non era facile con il modo in cui il cuore gli martellava nel petto. Non riusciva ad ottenere abbastanza ossigeno. Louis si chiese se era quella la sensazione prima di un attacco di panico.
Un attacco di sesso, pensò mentre Harry continuava a tirarlo.
Un attacco di sesso.
Si fermarono al pianerottolo del secondo piano. Harry lo spinse contro la ringhiera, ansimando contro il collo di Louis. Dopo tutto, era Harry a comandare.
"Tu... tu non sai da quanto tempo aspetto di farlo" ringhiò, i suoi occhi verdi fissi sul segno rosso che aveva appena creato sul collo di Louis. "Sveglieremo i tuoi vicini" sussurrò Louis ed i suoi occhi volarono alla porta a pochi metri di distanza. Aveva un piccolo vaso di ceramica con dei fiori finti ad un lato ed una piccola etichetta che affermava che i proprietari dell'appartamento erano il signore e la signora Fielding.
"Bene" sussurrò Harry.
"Voglio che loro sentano che sto facendo sesso con te. Voglio che loro ti sentano quando vieni".
"Oddio" Louis lo spinse via, dandosi un secondo per respirare prima di riprendere a correre per raggiungere il terzo piano.
Questa volta, Harry aveva già preso le chiavi, mentre con la mano sinistra scosse un po' di pioggia dai riccioli, aprendo la porta. Non si preoccupò di accendere la luce. Louis si fermò sulla soglia, incerto per un attimo, prima che Harry lo trascinasse all'interno. Le sue mani erano ovunque, sotto la giacca di Louis, sulla camicia per sbottonarla, sulla sua schiena nuda. Louis socchiuse gli occhi - l'appartamento di Harry era uno studio enorme, con una scala a chiocciola che probabilmente conduceva alla camera da letto.
La luce dei lampioni di strada dipingeva tutto di una luce fioca dalle finestre leggermente socchiuse. "Toglimi la camicia" ordinò Harry. Gli tolse con cura gli occhiali da vista, sistemandoli su uno scaffale vicino alla porta.
"Voglio vedere le tue mani".
Louis deglutì. Si morse il labbro, guardandolo attraverso le sue ciglia lunghe. Il riccio aveva un'espressione tempestosa in volto, come durante l'esibizione dell'orchestra, poco prima. La stessa profonda attenzione che Louis aveva visto quando l'aveva interrotto settimane prima mentre leggeva la composizione che aveva lasciato incustodita nel nuovo ufficio di Harry.
Harry Styles, cazzo.
La mente di Louis volò alle immagini dell'Esquire e le sue mani presero a tremare, perché l'avrebbe visto nella vita reale.
Cominciò dal basso, disfacendo abilmente i bottoni della camicia di Harry. Esitante, aprì il palmo sullo stomaco di Harry, i cui muscoli si tesero al tocco. Finalmente tolse completamente la camicia, che cadde dimenticata sul pavimento ed Harry fissò il suo sguardo sulle mani di Louis intente a sbottonargli i pantaloni.
Il respiro di Louis divenne irregolare nel vedere il contrasto tra la pelle pallida e l'inchiostro scuro dei tatuaggi. Si chiese qual era il significato di ognuno di essi, si chiese se Harry gli avrebbe concesso di sfiorarli, di tracciarli con la lingua, la mattina. Ma bandì quel pensiero dalla sua mente non appena si formò. Perché quella era solo una notte di sesso, ovviamente.
Qualcosa aveva fatto scattare Harry, forse l'eccitazione per la performance e dei sentimenti irrisolti della sua adolescenza l'avevano fatto comportare in quel modo e si erano ritrovati in quella situazione. L'avrebbero fatto una volta soltanto e poi sarebbero stati entrambi liberi. Una volta sola, tutto qui.
Solo sesso.
Harry si stava liberando delle sue scarpe quando Louis lasciò scivolare i pantaloni del riccio lungo le gambe. Agganciò due dita sull'elastico dei boxer di Harry ed alzò lo sguardo verso di lui, con aria interrogativa, le ginocchia a metà strada verso il pavimento.
"Fallo" disse Harry.
"Voglio che tu mi guardi, Louis". Louis sentì un brivido percorrergli la schiena e tirò l'elastico nero e poi rimase a bocca aperta.
Harry era enorme. E bellissimo. Era appena eccitato, a pochi centimetri da Louis. Sentì una mano sul suo mento ed Harry gli fece alzare nuovamente la testa.
"Credi di riuscirci?" chiese, sorridendo, sfidandolo.
"Primo violino?" Louis deglutì a fatica. Aiutò Harry a disfarsi dei boxer e si alzò , gli occhi ancora fissati sul membro enorme di Harry. Si sentiva intimidito.
"Io, uhm..." balbettò con voce roca. "Solo perché tu lo sappia, sono una persona che preferisce i fatti, alle parole". Harry ringhiò, la voce già distrutta.
"Mmm, già, ci scommetto" sussurrò e poi Harry era su di lui, ancora una volta, mentre lo stringeva tra le braccia per portarlo sulle scale e raggiungere la camera da letto.
Erano riusciti a malapena a raggiungere il soppalco che Harry prese a strappare i suoi vestiti, percorrendo avidamente le clavicole con le labbra, liberandosi velocemente dei pantaloni e dei boxer.
Louis gemette ed Harry lo baciò di nuovo, forte, mordendo il suo labbro inferiore e leccando poi la ferita con la lingua, prima di farlo girare. Catturò entrambi i polsi delicati di Louis nelle sue grandi mani. Solo il pensiero di quelle mani sul suo membro avrebbero potuto farlo venire.
Louis cercò di piegare i polsi, ma Harry rafforzò la presa.
"Facciamo a modo mio, Tomlinson" sussurrò.
"A modo mio, stavolta". Poi portò Louis verso il letto dove inalò il profumo delle lenzuola bianche, mentre Harry gli stringeva una mano attorno al sedere. Louis aprì le labbra mentre un brivido gli percorse la schiena.
"Va bene, per te?" aggiunse Harry, con un tono più morbido.
"Dimmi se non va bene". Louis cercò di respirare.
"Va, oh..." ansimò. "Va bene, cazzo. Va bene".
"Perfetto". Louis sentì il peso di Harry mentre sprofondava sul letto. Si sporse in avanti e Louis sentì un soffio caldo, dei baci morbidi premuti sulla spalla. Poi Harry gli sussurrò all'orecchio
"L'ho sognato diverse volte, questo". Louis gemette, mentre il battito del suo cuore accelerò all'impazzata quando un dito di Harry accarezzò appena la sua apertura.
"Tu sognavi...mhm... di scoparmi?" inclinò appena il collo.
Vide due dita di Harry scomparire tra le sue labbra ed il suo prossimo tocco era bagnato.
"Beh, di solito era il contrario" disse Harry.
"Ma crescendo sono diventato un po' più versatile". Il suono della voce di Harry si tradusse in una serie di brividi sulla pelle di Louis, che si contorse appena sulle lenzuola quando Harry premette un dito dentro di lui, solo fino alla prima nocca.
Era più di quanto avesse avuto da secoli e la sensazione era così travolgente che Louis sentì il calore divampare in tutto il corpo. La sua mente era annebbiata dal desiderio, si morse il labbro e si lasciò sfuggire una serie di gemiti, costringendosi invece a non implorarlo.
"Lo sapevo che eri strettissimo" sussurrò Harry.
Si spostò sul letto, muovendo Louis in modo tale che fosse in ginocchio davanti a lui, di spalle. Harry aveva un dito ancora in lui e Louis non sapeva se premere contro di esso oppure spingere i fianchi verso il basso, alla ricerca di più attrito.
"Lo sapevo perché ami essere in controllo. Del tuo strumento, dell'orchestra..." Harry gli strinse di nuovo il sedere con una mano. Louis sibilò e si spinse contro Harry, girandosi appena per vedere le pupille di Harry scurirsi, le sue labbra più rosse del solito per i morsi.
"Ma devi capire che io sono il tuo capo". Il cervello di Louis quasi smise di funzionare. Si sentiva in bilico, sul corpo di Harry, totalmente alla sua mercè.
"Andiamo, fallo" sussurrò. Sentì Harry rabbrividire, iniziando a muovere il dito. La mano enorme di Harry lo rendeva fantastico e, Dio, Louis non voleva venire già.
Merda.
Sentì il suo orgasmo intensificarsi dentro di lui, un calore accumularsi nel basso ventre e non voleva venire, no, Dio, sarebbe stato così imbarazzante, non così presto... Ma Harry stava massaggiando il suo sedere ancora, sporgendosi in avanti per premere baci dolci sulle fossette alla base della sua schiena ed in qualche modo era come se tutto il dolore, tutta la rabbia a cui non avevano dato sfogo nei giorni in cui si erano frequentati stava iniziando ad emergere.
Louis si sentì senza peso. Non riuscì più a trattenersi e venne con un grido, mentre il suo sperma si riversava sul suo stomaco, sulle cosce di Harry e sulle lenzuola pulite. Sentì quasi delle scosse sul suo corpo, il tocco leggero di Harry quasi riverente sulla sua pelle.
"Dio, Louis" disse Harry dopo un momento, un piccolo accenno di risata nella sua voce roca.
"Sei ancora più sorprendente di quanto credessi".
La mente di Louis si risvegliò leggermente quando Harry lasciò scivolare fuori il suo dito e lo fece girare sul letto, in modo tale che fossero stesi l'uno accanto all'altro. Gli accarezzò una guancia con il pollice mentre si guardavano negli occhi, mentre entrambi cercavano di capirci qualcosa.
"Sarò completamente sincero" mormorò Harry, scendendo verso il basso per toccare lo sperma sullo stomaco di Louis, disegnando casualmente un cuore.
"Credo che ne avevo bisogno". Louis concordò con un cenno del capo, mentre qualcosa si stringeva nel suo petto.
"Lo so".
Non voleva dare a nessuno di loro due più tempo per riflettere, non voleva pensare e non aveva voglia di parlare. Così scivolò verso il basso ed aprì le gambe di Harry, senza smettere di stuzzicarlo prima di leccare la sua erezione e chiuderla tra le labbra. "Merda, Lou" ansimò Harry.
Louis gemette contro di lui, mentre un rivolo di saliva gli scendeva lungo il mento e fece roteare la lingua, quasi ad assaporarne il gusto.
"Merd-" non riuscì a dire nient'altro e Louis sorrise mentre continuava il suo lavoro. Il suo membro si stava risvegliando a sua volta contro il materasso, il che non era sorprendente dal momento che non riceveva attenzioni da troppo tempo ed Harry era... Louis sentì una stretta illecita al cuore. Rimosse le labbra con un pop sonoro, lasciando Harry tremante ed ansimante sul letto. Scivolò in avanti mettendosi a cavalcioni su di lui, stringendo tra le dita i capezzoli del riccio, abbassandosi per stuzzicarli con la lingua. Sentì le mani calde di Harry accarezzargli la schiena per arrivare fino a stringere i capelli, la sua schiena che si inarcava sul letto.
"Ti scoperò contro il materasso" disse Harry, con voce bassa e spezzata. Louis era sicuro che Harry avesse sentito l'irregolarità del suo respiro, le dita dei piedi che si arricciavano in attesa.
Alzò la testa e si guardarono negli occhi per un lungo istante. Poi Harry lo tirò a sé, baciandolo con intensità quasi disarmante mentre invertiva le posizioni. Le sue mani gli accarezzarono le braccia, poi il petto. Sembrava frenetico, come se non sapesse quale parte del corpo di Louis toccare per prima.
Finalmente, si fermò sulla sua vita, a cavalcioni su di lui mentre lo premeva contro le lenzuola per allungarsi verso il comodino e recuperare il lubrificante.
Louis gettò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi e respirando profondamente - la vista di Harry su di lui, nudo, il suo sedere contro la sua erezione, lo riportava di nuovo a poco fa, al momento in cui non era riuscito a controllare il suo orgasmo. Cosa sarebbe successo quando finalmente Harry fosse stato dentro di lui?
Quando riaprì di nuovo i suoi occhi, per poco non si mise a ridere. Harry aveva fatto l'errore di ricoprirsi due dita con il lubrificante prima di aprire l'involucro duro del preservativo: continuava a scivolargli dalle mani ed Harry si stava mordendo il labbro, concentrato.
"Sei pulito?" chiese Louis.
"Io sì. Pulito". Le mani di Harry tremarono, il preservativo non aperto cadde sul letto. Harry trattenne il respiro.
"Sì?"
"Sì".
"Okay" disse, portando un dito all'apertura di Louis.
"Cazzo, sì. Anche io. Mi sto fidando di te". Forse era un po' avventato e forse, davvero, non stavano pensando alle possibili conseguenze, ma Louis aprì le gambe quasi come un invito, lasciando che un gemito vibrasse nella sua gola quando Harry premette una mano contro di lui.
Cazzo, lo stavano per fare. Il suo tocco sembrava perfetto anche quando Harry aggiunse un altro dito: era passato troppo tempo da quando Louis si era sentito in quel modo. Si era quasi dimenticato quando fosse bella quella sensazione.
E se Harry era impacciato e goffo con le freccette e la forchetta nell'insalata e le matite, non si notava affatto dal modo attento in cui stava muovendo le sue dita dentro di lui.
Stava rivelando un'altra bravura... proprio come le diteggiature intricate del violoncello o l'attento colpo della sua bacchetta - Louis dovette mordersi il labbro, forte, quando l'immagine di Harry nel suo smoking sul podio gli si presentò davanti agli occhi.
"Di più" ansimò ed Harry aggiunse un terzo dito, continuando a muoversi. Sentì il solletico dei suoi morbidi ricci contro la sua guancia. Harry gli baciò il petto, muovendo lentamente i suoi fianchi contro di lui per farlo impazzire.
"Per favore" farfugliò, immediatamente imbarazzato per il modo in cui la sua voce suonava disperata.
"Harry, per favore..."
"Cosa vuoi?" chiese. Louis gettò la testa all'indietro, esasperato.
"Lo sai che cazzo voglio, Styles".
"Voglio sentirtelo dire, però".
Louis pensò di vedere la mano sinistra di Harry scivolare in basso sulla sua erezione per obbligarsi a non venire.
Ringhiò, sollevandosi sui gomiti per guardarlo dritto negli occhi.
"Harry Edward Styles, voglio che metti il tuo cazzo dentro di me e che mi scopi fortissimo".
"D'accordo, Louis William Tomlinson".
Le sue parole erano scherzose, ma la sua voce tremò. Louis si lasciò cadere all'indietro, avvolgendo le sua gambe attorno alla schiena di Harry, spingendosi contro di lui. Harry si accertò che fosse preparato abbastanza e poi si sistemò.
Louis gemette ad alta voce quando Harry si spinse oltre la sua apertura. Era enorme, cazzo. Era quasi doloroso, ma Louis voleva di più.
Lo sentì fermarsi, insicuro.
"Puoi... per favore" sussurrò. Ed Harry si spinse dentro di lui e Louis non riusciva a respirare.
"Oddio" gemette Harry.
"Non riesco a credere che lo sto facendo con te" fece una smorfia per concentrarsi, chiudendo gli occhi e aprendo le labbra, ansimando. Louis si spostò sotto di lui.
"Una fantasia della tua adolescenza, non è così?" Harry ridacchiò, muovendosi appena.
"Sì. Sta' zitto".
"Fammi stare zitto".
A quelle parole Harry iniziò a muoversi e Louis girò la testa per nascondere un sorriso nel cuscino. Un sorriso che si spense un attimo dopo, quando Harry si spostò appena. Louis strinse le sue gambe, incontrando le spinte sempre più veloci di Harry a metà strada.
"Cazzo, cazzo" ansimò Louis.
"Lo sapevo che non saresti riuscito a stare zitto" disse Harry, ma la sua voce era dolce.
Spinse ancora i suoi fianchi con movimenti più sicuri. La testa di Louis era di nuovo annebbiata e si sentiva come se stesse fluttuando, anche quando Harry lo spingeva contro il materasso. Funzionavano così bene insieme ed era una sorpresa. Louis realizzò proprio mentre veniva per la seconda volta che quello era il sesso migliore di tutta la sua vita. Si strinse attorno ad Harry, sporcandoli entrambi e gemendo ad alta voce.
"Vuoi che mi-?"
"Se lo fai ti uccido, cazzo" mormorò quando Harry esitò. Louis colse l'occasione per spingersi verso l'alto ed afferrare la nuca di Harry, tirandosi a sedere. Si spinse verso il basso, prendendo il controllo del ritmo. Le palpebre di Harry si chiusero, le sue mani ad accarezzargli la pelle accaldata mentre Louis muoveva i suoi fianchi i cerchi lenti, contorcendosi su di lui come uno spogliarellista. Si sporse in avanti per mordergli il labbro inferiore e poi leccarlo.
"Forza, piccolo. Riempimi". Harry obbedì come una scarica elettrica, il suo corpo si tese, gemendo e spingendo ancora una volta, mentre veniva dentro Louis. Gemette ancora, seguendo il suo orgasmo e chinandosi verso il basso per mordere impotente la spalla di Louis.
Dopo un po', si fermò. Louis attese qualche altro istante prima di sollevarsi, lasciando che il membro di Harry scivolasse fuori da lui al suono di gemiti del più piccolo.
"Cazzo" disse. Il suo sedere gli faceva male, facendolo sussultare appena quando si lasciò andare contro il materasso, i piedi aggrovigliati nelle lenzuola.
"Sei venuto, tipo, per secoli".
Harry batté le palpebre, come se si stesse appena svegliando, riconoscendo la sua stanza.
"Ha senso" mormorò con voce ruvida. "Ho aspettato secoli". Louis tirò il lenzuolo sopra di lui, trovando una parte asciutta in cui avvolgersi e sprofondò di nuovo sul cuscino. Il materasso di Harry era molto più soffice del suo e gli sembrava quasi di stendersi su una nuvola.
"Mmm..." Louis si sentiva stanco.
"Ti dispiace se resto fino a domani?" chiese, con voce un po' impastata. "Posso andarmene, se vuoi..."
"No" rispose Harry, in fretta.
"Certo che puoi. Resta, ti prego". Louis sospirò soddisfatto e si rannicchiò sul materasso comodo.
"Buonanotte allora, Styles" farfugliò. Chiuse gli occhi e sentì il peso del corpo di Harry accanto al suo, senza che si toccassero davvero.
Okay, pensò Louis. Non ci sarebbero state coccole o cose del genere. Andava benissimo, per lui. Confermò la sua sensazione di quanto quella fosse solo la storia di una notte.
Solitamente, prima di addormentarsi, ripercorreva con la mente i passaggi più difficili dei pezzi a cui stava lavorando, fino a quando il sonno non lo conquistasse.
Stavolta, però, Louis poté solo pensare ai segni sul suo corpo ed al calore di quello di Harry a pochi centimetri da lui, mentre si addormentava.

-

Quando si svegliò, sentì della musica. Il letto era vuoto e freddo e il suono morbido del violoncello fluttuava dal piano terra dell'appartamento.
Era ancora notte, ma la pioggia si era fermata e la luna aveva fatto capolino dalle nuvole scure per brillare attraverso le grandi vetrate della stanza di Harry.
Un fascio di luce illuminava il volto di Louis, facendogli sbattere le palpebre più volte quando aprì gli occhi. Riconobbe le note immediatamente. Il cigno, dal Carnevale degli animali di Camille Saint Saens. Non un pezzo tecnicamente difficile ed Harry lo stava suonando molto lentamente - probabilmente per non svegliarlo. Ma il respiro di Louis si bloccò mentre ascoltava, osservando la luce chiara della luna illuminare le piccole gocce di pioggia ancora presenti sul vetro. Uno scenario perfetto.
Louis lasciò lentamente il letto e percorse silenziosamente la scala a chiocciola. Si immobilizzò quando raggiunse il piano inferiore, la mano stretta attorno alla ringhiera.
Harry era di fronte a lui, seduto nudo dietro il suo violoncello, con gli occhi chiusi. Era di una bellezza mozzafiato. I muscoli del suo braccio erano tesi mentre suonava, il suo torso pallido che oscillava leggermente seguendo le note.
Louis non riusciva a respirare.
Sentì come se stesse invadendo un momento privato, qualcosa di intimo, ma che allo stesso tempo non poteva allontanarsene, non poteva distogliere lo sguardo. Era la prima volta che lo sentiva suonare da quando erano due ragazzini.
Era perfetto.
Tutto riguardo Harry sembrava trafiggergli il cuore: l'espressione sul suo volto, i movimenti fluidi del suo corpo, e più di tutto il resto, l'emozione che trasmetteva senza sforzo nel modo in cui suonava.
In una parte remota della sua mente, Louis sapeva che Harry era sempre stato riconosciuto per la sua capacità di emozionare, fin da quando era piccolo. Un prodigio, famoso prima ancora di poter guidare un'auto e comprarsi una birra.
Ma l'uomo che era seduto di fronte a lui, ora, casualmente spezzando la sua anima in due in un pezzo elementare scritto per studenti, era... un genio. Louis lo ammise con una strana sensazione di vuoto.
Era un genio.
Quella realizzazione riempì il suo corpo mentre la fronte di Harry si corrugava appena, sporgendosi in avanti e accompagnando l'arrivo al culmine del pezzo. Gli occhi di Louis gli si riempirono di lacrime e si voltò. Non voleva che Harry si rendesse conto che qualcuno lo stava guardando, non voleva assistere a quello spettacolo fino alla fine.
Salì silenziosamente le scale, sentendo un forte e soffocante dolore nel petto, sapendo che Harry era ciò che lui non sarebbe stato mai. Louis poteva competere con la precisione tecnica. Poteva stare perfettamente a tempo, poteva essere estremamente intonato anche in tredicesima posizione, poteva far saltare il suo arco, poteva suonare le doppie corde in modo impeccabile anche ad occhi chiusi e suonare il pizzicato senza neanche un difetto.
Lo sapeva.
Ma la ragione per cui non era mai diventato famoso come Harry, il motivo per cui nessuno scriveva articoli su di lui, era la mancanza di emozioni nella sua musica. Poteva esprimere emozioni mentre suonava o, almeno, ci provava. Ma non era mai stato naturale come aveva appena sentito con Harry. E non lo sarebbe mai stato. Louis non ci riusciva. C'era qualche parte fredda di lui che non poteva espandersi e questo era anche il motivo per cui il suo album non era andato in porto, così come la sua carriera da solista. Niente era andato in porto.
Louis prese un respiro tremante, sedendosi sul bordo del letto, mentre Harry teneva l'ultima nota dolce. Non sarebbe mai stato lui a fare una cosa del genere. Batté le palpebre e si asciugò le lacrime non appena sentì che Harry stava riponendo il suo strumento con cura. Si sdraiò, avvolgendosi di nuovo nelle lenzuola. La parte gelosa di lui quasi non voleva più condividere il letto con Harry, quando ritornò nella stanza. Ma il pensiero di non condividerlo era in qualche modo peggiore, così restò e fece finta di essere ancora addormentato.
Aspettò che Harry si addormentasse a sua volta. Poi prese un respiro profondo e cercò di rilassarsi, mentre le note basse del violoncello riecheggiarono nella sua mente.

-----------------------------------------------------------

Eccoci qui con IL capitoloooo... *-*

Diciamo che siamo più o meno a metà storia, ci sono altri sei capitoli e poi l'epilogo XD

Che mi dite?? Vi sta piacendo?? :)))

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