Let Me Get Lost In You [TaeKo...

By Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... More

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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By Hananami77

Reduce dalla discussione avvenuta con Yoongi, e di un pranzo improvvisato che quest'ultimo aveva fatto arrivare direttamente nella sua stanza poco dopo essersi congedato, Taehyung guardò nuovamente l'orologio da polso e alzò un sopracciglio, irritato.

JK ed il suo «Aspettami di là, arrivo tra poco» continuavano a ronzargli nelle orecchie e quella promessa riecheggiava nella sua mente con fastidiosa puntualità. Quel non quantificato arrivo tra poco si era rivelato essere uno stacco temporale di almeno quattro ore che JK aveva trascorso -e stava ancora trascorrendo- con quella testa vuota di Woosung

Per lui, invece, erano state ore impiegate a rimettere anche l'anima, sorseggiare decotti di erbe il cui dubbio aiuto doveva ancora essere chiarito, disperarsi con Yoongi circa la sua impossibilità di essere ciò che JK desiderava, spiluccare qualcosa dalle portate arrivate in camera ed attendere, seduto sulla poltrona della loro stanza, l'arrivo di JK. Nel profondo, Taehyung si sentiva carico come la molla di un carillon, perché il fastidio provato quella mattinata era stato così tanto che, anche se non più presente come prima, continuava ad arrovellargli le budella e l'animo.

Avrebbe messo in chiaro la sua posizione con JK e gliene avrebbe parlato senza mezzi termini perché la sua infinita pazienza stava iniziando a scarseggiare e prima di cedere del tutto e fare -o dire- cose di cui si sarebbe pentito per probabilmente il resto della vita, doveva avere un dialogo con JK.

Lo avrebbe costretto, se necessario, ad ascoltarlo perché quella conversazione doveva avvenire e non poteva cadere nel dimenticatoio come molte -troppe- delle cose che gli erano capitate. Per cui, mentre con occhi scrutatori guardava le lancette del suo fine orologio scandire secondi e minuti con lenta meticolosità, la porta della stanza da letto venne spalancata con forza, provocando un frastuono che lo fece voltare di scatto.

Al colpo che aveva subìto e per quanta forza un certo soggetto gli avesse riservato, il tonfo della maniglia che colpiva la parete -e ne danneggiava l'intonaco- venne accompagnato da un sibilo a lui conosciuto. Voltatosi verso JK, era già pronto a riservargli un atteggiamento distaccato ed irritato -come il suo animo sentiva di essere- ma si dovette frenare perché, come gli occhi scorsero sulla figura che fece il suo ingresso a mascella testa e pugno stretto, l'attenzione si focalizzò sulla sua mano.

Gli occhi gli si sgranarono inverosimilmente mentre JK sbatteva con forza la porta per chiuderla, alzando poi la mano per guardare con profonda stizza le bende fradicie di sangue. Il cuore di Taehyung perse un battito a quella constatazione e si alzò di scatto per andargli incontro, completamente dimentico di tutti i propositi che si era prefissato fino a quel preciso istante.

I capelli di JK erano vagamente scompigliati; ciuffi corvini sfuggivano dalla salda stretta della lacca e si arcuavano sulla fronte, corrugata in una smorfia indispettita mentre le sopracciglia erano profondamente arricciate e tra queste, la tipica rughetta che Taehyung soleva appianare nei momenti in cui vi era Jungkook.

La mascella era tesa, gli occhi che guardavano ovunque fuorché nella sua direzione e si muovevano nervosamente; le labbra erano così serrate e strette che i contorni ne risultavano quasi alterati. 

«JK! Cielo, cosa ti è successo?!» esclamò, dando non solamente voce alle sue preoccupazioni, ma anche azzerando la distanza tra di loro per prendergli la mano e rigirarsela più volte davanti gli occhi sempre più allargati.

Il sangue era fresco, brillava di un intenso rosso scarlatto ed aveva superato gli strati di fasciatura fino a rendersi visibile e macchiargli le falangette libere dalle garze; i bordi delle fasce erano arricciati e Taehyung notò che -per fortuna- solo la mano destra risultava essere stata forzata così tanto da riaprirsi in quel modo.

Rialzò gli occhi su di lui in cerca di una spiegazione e rischiò che gli insulti dovuti alla sua negligenza e mancata attenzione gli fuoriuscissero dalle labbra... prima di attenzionare un altro particolare rilevante almeno quanto quello che stringeva tra le mani.

Gli occhi di JK non erano gli stessi che aveva visto quella mattina né quelli dei giorni scorsi, non erano gli stessi che lo avevano guardato durante il pranzo né quelli che avevano accompagnato la sua uscita di scena dal pranzo. C'era un qualcosa, in quelle iridi scure imperturbabili, dure e corazzate, che gli istillò il dubbio che qualcosa di brutto fosse accaduto perché, se stava leggendo bene tra le righe di quei momenti inespressi, JK sembrava fosse stato ferito.

Ma non fisicamente.

Sembrava stesse lottando contro un qualcosa, ed il suo voler nascondere ciò che stava provando stava invece rendendo tutto ancora più palese, così tanto che Taehyung non diede voce ai suoi rammarichi ma piegò leggermente il capo di lato pur mantenendo la mano di JK tra le sue.

I pollici strofinarono sulla pelle scoperta del polso e gli occhi di JK saettarono sulle sue dita come se avesse preso la scossa; le spalle, irrigidite per qualche motivo a lui sconosciuto, si rilassarono via via che si rendeva conto che a toccarlo e quasi solleticarlo sui percorsi bluastri- in passato minacciati da cocci taglienti o lame affilat- non fosse nessun altro che Taehyung.

«Cosa ti è successo? Come mai ti si sono riaperte le ferite...?», gli chiese in un sussurro, sperando che -se proprio JK non voleva parlargliene- almeno non lo insultasse o lo spingesse malamente via.

Aveva notato che quando accadeva qualcosa, nella vita di JK, il cui impatto era tale da ferirlo, da scuoterlo o da colpirlo particolarmente, questo tendeva a rimanersene in silenzio come faceva Jungkook. Quell'aspetto comune veniva a mancare solo con Kookie -chiacchierone per natura e disposto a rivelare qualsiasi cosa pur di rendere tutti felici.

E infatti, da JK non si levò nient'altro che un brontolio indistinguibile e appena accennato che però Taehyung si fece bastare. «D'accordo, allora...Vieni, dobbiamo toglierle immediatamente o ti faranno infezione» sospirò, avvolgendogli le dita attorno al polso per assicurarsi che lo seguisse verso il bagno.

Lo fece sedere sulla tazza chiusa del water e tornò indietro, suonando la campanella per chiedere alla servitù privata di fornirgli una serie di cose che JK non ascoltò perché intento a fissarsi le mani con aria assente. Sentiva Taehyung parlare, ma le voci nella sua testa erano più forti e non gli permettevano di ascoltare nulla se non loro, pretendendo tutta la sua attenzione. Ciò che era successo nelle stalle non lo aveva lasciato indifferente, si era sentito quasi tradito da Woosung, la persona che -per anni- aveva rappresentato ciò che per lui era la felicità.

Ma poteva davvero dire di aver conosciuto la felicità? Non si sentiva così fortunato, e frugando nei meandri e più reconditi angoli della sua memoria, gli venne quasi da ridere al pensiero che no, non sapeva cosa significasse essere felice.

O meglio, in passato lo era stato sapendo che Kookie e Jungkook stavano bene, lo era stato per lungo tempo a saperli al sicuro. Non avevano importanza  quante cose brutte capitassero al suo corpo fintantoché loro sarebbero stati bene perché ai mostri ci pensava lui. Era felice di poter dire che era riuscito a portare avanti tutto il sistema e di aver riservato alla sua famiglia i momenti migliori che la vita offriva loro, ma...

Forse aveva sbagliato nel riporre in Woosung la sua felicità. Aveva creduto che bastasse averlo vicino per poter assaporare attimi di gioia, che grazie a lui un sorriso sarebbe spuntato anche sul suo volto ma adesso, proprio in quel preciso istante, tutto sembrava essersi spogliato delle rassicuranti consapevolezze per mostrare un aspetto che aveva mancato di notare fino al momento stesso in cui Woosung era stato insistente.

Non aveva rispettato i suoi spazi, non aveva rispettato le sue decisioni, non aveva ascoltato le sue parole. Proprio come quell'infimo essere prima, e come quel mentecatto del re dopo, nessuno ascoltava le sue parole e rispettava ciò che avevano da dire.

Aveva detto no, eppure questo era stato lasciato cadere perché per qualcun altro doveva essere sì. Aveva fatto fatica a trattenere la rabbia e si era fatto di nuovo del male, ma il peso profondo che portava all'altezza del petto e lo scorrere delle immagini mentali che erano occorse dopo essersi fiondato dentro il palazzo, lo avevano portato avanti con un unico pensiero.

Devo trovare Taehyung.

Non era stato un pensiero che razionalmente gli era balenato nella mente, era stata una sorta di richiesta dettata dal suo subconscio che però aveva assecondato, che doveva assecondare per sentirsi ancora legato a qualcosa e non cedere a tutta quella rabbia, quella collera, quella furia iraconda dovuta ad un insistere apparentemente innocuo.

Il rumore delle gambe di uno sgabello che veniva posato davanti alle sue ginocchia lo convinse ad alzare gli occhi sulla figura di Taehyung che, in quel lasso di tempo in cui si era perso tra i suoi mille pensieri, aveva portato con sé la seduta che, solitamente, se ne stava di fronte la grande specchiera del bagno.

Vi si sedette sopra, solo il cinguettio delle molle della poltrona a rompere il silenzio tra loro, e lo vide guardarlo con esitazione, allungando le mani verso di lui. JK annuì ma non mutò la sua espressione né diede voce ai suoi dubbi, attese solamente che Taehyung facesse la sua mossa, chiedendogli prima un tacito consenso.

Taehyung avvicinò maggiormente lo sgabello e strinse le cosce, portando la mano di JK a posarsi sul suo grembo mentre gli sbottonava il polsino e lo ripiegava accuratamente su sé stesso fino a che il suo avambraccio non rimase scoperto. Gli prese delicatamente il polso per fargli ruotare la mano e trovare i gancetti di chiusura delle bende, rimuovendoli in religioso silenzio per iniziare a togliergli le fasce opprimenti e zuppe.

Anche se stava avvenendo tutto con calma e con lenta metodicità, Taehyung sentiva perfettamente lo sguardo di JK su di sé; lo percepiva quasi potesse toccarlo, sentiva i suoi occhi scuri e concentrati guardare alternativamente il suo viso e le sue mani che, riguardose e garbate, lo toccavano di tanto in tanto per facilitarsi il lavoro.

Quelle dita affusolate e delicate gli stavano facendo piacere, come gli aveva fatto piacere che gli avesse chiesto il permesso di toccarlo pur avendone ogni diritto visto il rapporto che aveva instaurato con Jungkook e con Kookie. La fede di Taehyung non era mai sparita dal suo anulare, JK l'aveva guardata più di una volta brillare, colpita dalla luce del sole o quella artificiosa delle lampade, ed aggrottò la fronte dal disappunto come si rese conto di non poter indossare la sua.

Aprì la bocca per parlare ma la richiuse subito dopo come un brivido gli attraversò il braccio e gli fece venire la pelle d'oca al sollevare di alcune garze che gli premevano sui profondi tagli. «Scusami» mormorò Taehyung notando il piccolo sobbalzo ma non alzando gli occhi su di lui. Quella parola lo scosse e JK piegò leggermente il capo, sentendo gli angoli della bocca quasi sollevarsi automaticamente a quella piccola scusa. Taehyung, che non aveva niente di cui scusarsi, si scusava più di tutti.

Il pensiero che Taehyung potesse essere preoccupato per lui gli smosse la curiosità ed anche il cuore, a cui rifiutò di dare credito o adito perché... era di lui che si stava preoccupando, vero?

«Lo stai facendo per Jungkook?».

Taehyung alzò le sopracciglia e lo guardò confuso, battendo le palpebre più volte per processare la sua domanda e l'assoluta serietà con la quale quella frase era stata pronunciata. Però, quella vena curiosa gli accese dentro una scintilla di speranza involontaria.

Soppresse un mezzo sorriso e tornò a focalizzarsi su ciò che stava facendo. «A cosa ti riferisci? Al preoccuparmi delle tue ferite, forse?».

JK annuì come se quello potesse vederlo, ma Taehyung non aveva bisogno di ulteriore conferma perché conosceva già la risposta. Lo faceva sentire sempre un po' meglio quando JK gli rispondeva senza imprecare o senza irritarsi, per cui cercava di approfittare dei momenti come quello in cui sembrava quasi pendere dalle sue labbra per avere una risposta.

C'era del Kookie in quell'espressione di ferma attesa, forse dovuta alla curiosità palpabile per ricevere una risposta, o forse al mordicchiarsi della guancia per la pronta risposta che desiderava ricevere.

Taehyung scosse leggermente la testa ed i capelli oscillarono al gesto, apparendo incredibilmente morbidi e per cui JK bloccò la mano "sana" dal toccarli e passargli in mezzo le dita. «No, mi sarei preoccupato tanto quanto a prescindere. Anche se spesso mi fai perdere la pazienza e ti comporti in modo poco gentile, è ovvio che se stai male io mi preoccupi».

JK lo guardò corrucciato e piegò il capo, confuso. Non stava capendo, quindi si era preoccupato per lui? In cuor suo non si aspettava che Taehyung gli dicesse che sì, effettivamente, era preoccupato per lui e quindi doveva capire perché.

«Perché?», diede subito voce ai suoi pensieri, «Perché ti preoccupi anche di me? Se non ti piace come sono, puoi benissimo non farlo. Della pena della gente ne ho le palle piene».

Il tono scontroso si unì al gesto di sottrarre la mano dalle cure di Taehyung ma questo, capita l'intenzione, gli bloccò il polso e alzò lo sguardo verso di lui. «Rimani fermo dove sei, cocciuto», sbuffò, ed alcuni ciuffi svolazzarono in risposta sulla sua fronte, «Ci deve essere per forza una motivazione dietro la mia preoccupazione? Perché non dovrei preoccuparmi anche di te? Non senti dolore, forse? Guarisci in un battito di ciglia? Le mani non sono le tue?».

JK si leccò il labbro inferiore e la lingua schioccò contro il palato, arricciando poi il naso per il fastidio. «Certo che ci deve essere una motivazione. Tutto ha una ragione, e tutto ha un perché. Ed io, attualmente, sto cercando il tuo—».

L'obiettare con fare ovvio di JK venne bloccato dal suo trasalire per come la sua mano si era mossa istintivamente. La pelle stretta nel sottile filo scuro tirò ed un bruciore sordo gli divampò lungo il palmo e gli si avvolse al polso. Adesso che le bende insanguinate giacevano per terra avvolte su sé stesse, Taehyung poté notare l'abbondante presenza di sangue scuro ed in parte secco che gli macchiava la pelle. L'odore ferroso e salino del sangue gli investì le narici facendogli fare una smorfia e si mosse per prendere una delle garze pulite che giacevano all'interno di un bollitore portato dalla servitù.

«Allora? Mi rispondi, oppure te le devo sempre tirare con le tenaglie queste fottute risposte?» insistette JK, infastidito dalla mancata risposta ricevuta. Taehyung strinse le labbra ed iniziò a tamponargli la pelle per potergli rimuovere tutto l'esubero di sangue.

«Non ho sempre le risposte che cerchi, non esiste una ragione per poter spiegare i sentimenti o le emozioni. Io non scelgo di chi preoccuparmi, lo faccio e basta. Fattelo bastare perché più chiaro di così non so come dirtelo» gli rispose pacatamente, studiando il modo per non fare troppo male a JK e, allo stesso tempo, continuare la detersione della mano.

«Piuttosto...perché ti si sono riaperte? Cosa è successo oggi pomeriggio con Woosung?».

JK spinse la lingua contro la guancia nel sentire il nome della persona diventata appena trasformatasi nella sua delusione più grande.

«Tutti fanno tutto per qualcosa. Sei stato tu a dirmi così, no?».

Taehyung alzò un sopracciglio nella sua direzione e lo fissò per intensi attimi; sospirò silenziosamente dalle narici come l'espressione ed il tono amaro che avevano abbracciato tristemente le parole di JK avevano mostrato l'ennesima sfaccettatura di quel grande diamante che costituiva la persona del principe- nonché suo marito che, in quel preciso istante, aveva riversato il capo all'indietro con un sonoro sbuffo.

«Io non sono tutti, JK».

Non aggiunse altro e continuò minuziosamente il suo lavoro fino a che non fu soddisfatto di come le ferite di JK fossero pulite e senza residui di sangue a minacciare la loro integrità. Si asciugò le mani nel morbido asciugamano in spugna e tenne tra le mani l'ampolla scura da cui tirò fuori un pennellino intriso di liquido color tramonto. L'odore pungente e penetrante, dal vago sentore acidulo, fece strizzare gli occhi di Taehyung e allontanare il viso dall'oggetto -il tutto davanti gli occhi scrutatori di JK.

Dentro di lui stava cercando una motivazione razionale al suo irrazionale impulso di abbracciare Taehyung e di sentirsi abbracciato a sua volta.

Forse lui e Jungkook si abbracciavano spesso?

«Vi abbracciate spesso?».

Ancora una volta, le parole avevano seguito il filo logico dei suoi pensieri ma erano risultate illogiche a Taehyung che, senza bisogno di ulteriori rettifiche alla sua curiosità, sorrise apertamente e si chinò sul suo palmo, annuendo.

«Sì. Io e Jungkook ci abbracciamo spesso, anche se il campione di abbracci è sicuramente Kookie», a quella menzione, il sorriso di Taehyung si ampliò, «In realtà, io e Jungkook non stiamo mai lontani più del necessario, perché... beh, credo che sia questo che fanno due persone che si amano. Stanno vicine».

JK sobbalzò al contatto freddo del disinfettante e il labbro inferiore si arricciò al leggero punzecchiare contro le sue ferite; la sua pelle si tinse di nuove sfumature a metà tra l'arancione ed il rosso e Taehyung gli fece un sorriso di scuse pur continuando a passare il pennellino sulla pelle offesa. Eppure, quel pizzicore non era nulla in confronto a quell'inspiegabile fastidio che gli diede il pensiero che Jungkook venisse abbracciato spesso mentre lui non sapeva nemmeno cosa significasse darne o riceverne uno.

«Io e Woosung non ci siamo mai abbracciati» constatò, sorprendendosi egli stesso della voglia di parlare e raccontarsi. Taehyung colse la sorpresa e l'irrefrenabile imbarazzo che aveva seguito quella constatazione e rimase in silenzio, mordendosi però la lingua.

JK apprezzò il fatto che non avesse detto nulla e prese un profondo respiro di incoraggiamento.

«Io non credo di aver mai abbracciato qualcuno—non in senso stretto, almeno. Beh, mi sembra anche normale...dopotutto, non è che ti venga molto da abbracciare chi ti stupra o chi ti scopi. A maggior ragione se a quest'ultimo piace essere preso a schiaffi o malmenato» rifletté con un sorriso incerto che, per qualche attimo, fece la sua comparsa e sfiorì come un fiore in inverno.

Beh, aveva abbracciato nella notte Taehyung, ma era stato un riflesso che non aveva né percepito né controllato, si era semplicemente svegliato in quella posizione, ma non si era mai preso la briga di farlo volontariamente.

«Suppongo sia così» fu l'unica cosa che si sentì di dire Taehyung, sopprimendo quel senso di profonda angoscia nell'avere -ancora una volta- conferma che JK non sapesse cosa significasse essere apprezzato...o anche solo amato.

Tralasciando il fastidio che provava all'idea che il primo approccio con il mondo fosse stato tramite il re, tramite il suo aguzzino o tramite Woosung, la malinconia che portava con sé il pensiero che JK fosse quasi spaventato all'idea di poter essere abbracciato o abbracciare qualcuno gli vorticava dentro come la più triste delle melodie.

Era triste perché forse, se il mondo non si fosse accanito così da tanto su di lui, se qualcuno fosse stato abbastanza caparbio da mostrargli non solamente il grigiore della violenza ma anche la vividezza dei colori di cui si attorniava JK nei momenti di estro artistico, allora forse non avrebbe avuto così tanta rabbia e rammarico dentro l'animo. Forse sarebbe stato capace di sorridere più spesso e, sinceramente, forse avrebbe gioito delle piccole cose come faceva Jungkook o come faceva Kookie.

«Sorridi molto quando sei con lui. Cioè—in realtà sorridi solo con lui» confutò Taehyung, posando le garze pulite sulle sua mano ed iniziando a riavvolgerla tra le pieghe delle fasciature immacolate. La delicatezza dei suoi movimenti colpì ancora una volta JK, che strinse i denti e voltò il capo dall'altra parte.

Era interdetto: sorrideva davvero così spesso come diceva Taehyung?

«Non significa niente» esclamò, stizzito.

«Forse non significa niente per te. Ma per me...», Taehyung fece una pausa, «Per me è molto. Ammetto che mi dispiace non essere io a provocarlo...o che non ti senta a tuo agio con me tanto da lasciarti andare».

Le labbra di Taehyung si piegarono appena, in un mediocre e fallimentare tentativo di sorridere. «Ma credo che questo non cambierà mai, non è così?». 

Alzò gli occhi su JK che lo guardava raccogliere il coraggio di parlargli di un qualcosa di complicato come lo erano i suoi sentimenti senza rischiare di apparire patetico o, peggio, quasi scontato.

Rizzò le spalle e lasciò un attimo la presa sulle bende. «Posso accettarlo. Faccio un po' fatica visto il sentimento che mi lega alla tua persona, ma posso farlo. Non posso, però, passare sopra al fatto che qualcuno mi insulti e mi screditi davanti al re e davanti a te senza che nessuno a parte me muova un dito».

La voce di Taehyung era seria, e tale serietà si era plastificata sul suo volto senza alcuna traccia di leggerezza; gli occhi azzurri brillavano di determinazione e sembravano quasi ardere tanto lo guardava intensamente. JK ricambiò il suo sguardo nonostante le parole di Taehyung stessero scavando nel suo petto e si stessero piantando esattamente dove quel germoglio di un qualcosa a lui sconosciuto aveva già preso posto ed aveva messo le sue tenere radici.

«Per cui, JK, la prossima volta che Woosung oserà dare voce alle stupidaggini che condividevate e che forse continuate a condividere in mia assenza, fermalo. Perché se a farlo sarò io, la cosa sarà ben peggiore e non ci sarà alcuna minaccia, rancore, rabbia o insulto da parte di nessuno che mi impedirà di trattenere il mio disgusto e repulsione per lui e le sue parole. Fino ad oggi sei rimasto a guardare ed io sono stato in silenzio per tuo rispetto, perché si vede che la sua compagnia ti fa piacere, ma io ho un limite. Ed è già stato abbondantemente superato».

Come finì il discorso, Taehyung sostenne il suo sguardo fino a che JK non inspirò profondamente chiudendo gli occhi e portandosi le dita della mano sinistra sul ponte del naso. Questo venne pizzicato e i polpastrelli scivolarono sulle sue palpebre per massaggiarle in movimenti concentrici. La confusione regnava sovrana in lui, che ormai stentava a capire cosa gli stesse succedendo, perché gli stesse accadendo e cosa fosse cambiato in quel lasso di tempo tanto piccolo quanto importante.

«Non ricapiterà, va bene? Oggi volevo provare a mantenere un atteggiamento quanto più normale possibile per evitare di avere altre rotture di cazzo, ma ormai non ha più molto senso perché non sono disposto a fingere una cordialità che non provo». Il tono di JK era esasperato, quasi arreso all'idea che, ormai, sotto il suo controllo non poteva esserci molto e che il sorriso che Taehyung decantava era ormai stato molto più che semplicemente sepolto.

Taehyung lo guardò senza capire.

Spostò lo sguardo sulla sua mano e poi, di nuovo, sul suo viso ed una pulce gli si insinuò nell'orecchio. «Dimmi la verità, JK. Che è successo tra voi oggi?».

JK non diede cenno di voler parlare e scosse la testa. «Niente, quel coglione ha tirato solo un po' troppo la corda e a me non è andato. Stai tranquillo, non succederà niente di quello che è avvenuto in passato».

Taehyung non dovette nemmeno applicare forza su sé stesso per credergli, perché gli aveva creduto dal momento stesso in cui JK era tornato in camera con quell'espressione e quelle ferite riaperte. Voleva credergli e sentiva il bisogno di farlo, quindi annuì.

«Va bene». 

JK si sorprese del tono leggero che aveva utilizzato Taehyung per parlargli, come se non stessero discutendo fino a trenta secondi prima di quanto coglione fosse stato Woosung sotto una moltitudine invidiabile di punti di vista.

Taehyung tornò a ciò che aveva interrotto con un sorriso molto più rilassato sul volto. «Troverò il modo di farti parlare un po' di più, mio bel principe, e quando lo farò— sarai proprio fregato!».

Ma se quello non ci fece neanche caso, JK aveva allargato gli occhi ed aveva smesso di ascoltare.

Mio bel principe.

Lo aveva seriamente detto?

Mentre Taehyung era voltato per afferrare i gancetti con cui fissare le fasce, JK scivolò sul suo posto e si sporse verso di lui abbastanza da potergli prendere il mento tra le dita e voltare il suo viso per guardarlo negli occhi. Taehyung li sgranò e sobbalzò per la vicinanza che non si aspettava di trovare tra loro e vide JK avvicinare il viso al suo per sfiorare la guancia con la punta del naso e farla scivolare vicino il suo orecchio destro, su cui il respiro leggero impattò.

«Tuo bel principe?» parlò con voce profonda e baritona, così densa da fargli sentire il cuore sobbalzare almeno con la stessa intensità con cui le ali di un colibrì battevano.

JK fece un sorriso sghembo, soddisfatto nel sentire il respiro di Taehyung mozzarsi alle sue parole. Il profumo muschiato che facevano i suoi capelli era un attentato al suo controllo e non resistette all'impulso di affondarvi il naso per odorarli.

«I-io veramente—».

Taehyung si morse il labbro inferiore.

«Credevo di essere il cavaliere cattivo, non il tuo bel principe» mormorò JK. La mano con cui teneva il viso di Taehyung lasciò la presa e le dita gli sfiorarono la gola, passando poi sulla sua spalla fino a scivolare sul braccio e posarsi sul fianco di Taehyung.

Quest'ultimo, con la gola secca ed il cuore a pulsargli nelle orecchie arpionò il suo avambraccio e prese un respiro tremulo, chiudendo gli occhi per concentrarsi su altro che non fosse la voglia di piegare il capo di lato per lasciare alle labbra di JK spazio di manovra.

Ma -Dio santissimo- se desiderava farlo.

«Cosa ti farei, principessa».

La voce di JK era stata vellutata, roca, intensa ed aveva carezzato quelle parole come se fossero state le più preziose che avesse mai detto.

Taehyung deglutì sonoramente e rinvenì da quella sorta di tiepida bolla in cui era caduto, deglutendo a vuoto per darsi un contegno. Jungkook era una sorta di porto sicuro in cui lui trovava rifugio, era la persona con cui condivideva i momenti tetri e quelli più belli, era lo stesso che gli baciava il collo e gli lasciava succhiotti.

Ma, appunto, quello succedeva con Jungkook.

JK, dal suo canto, non era lo stesso e non sapeva ancora fino a che punto quei gesti erano dettati dal mero desiderio fisico o se ci fosse anche altro che ancora non si erano detti. Ma Taehyung era intenzionato non solamente a fargli sudare ogni singolo istante che voleva passare con lui sotto una luce diversa da quella attuale, ma era anche determinato nel non essere il rimpiazzo di nessuno.

Posò le mani sul suo petto e vi applicò una pressione sufficiente a far spostare JK dall'allettante giaciglio che era il suo collo per guardarlo con espressione seria -anche se sapeva perfettamente che nei suoi occhi era possibile vedervi lo stesso desiderio che si stava riflettendo in quelli scuri e vividi di JK.

«JK non farmi―non credere che solo perché adesso Woosung non è disponibile a fare un giro nei tuoi pantaloni per un motivo che non abbiamo approfondito, allora possa ripiegare su di me. Io non sono il rimpiazzo di nessuno, tantomeno il suo» chiarì Taehyung, schiarendosi la gola per placare il suo cuore che stava dando il meglio di sé.

JK roteò gli occhi e prese i gancetti abbandonati sulle gambe dell'altro, trattenendone uno tra le labbra mentre poggiava il braccio sull'addome per tenere ferma la benda e bloccarla da solo.

«Mi pare ovvio che non lo sia. Mi credi davvero una persona così spregevole, Taehyung?».

JK schioccò la lingua e prese l'altro gancetto, fissando definitivamente la benda mentre rigirava il braccio per assicurarsi che tutto fosse stato saldamente fissato.

«Ho fatto cose spregevoli, cose di cui non vado fiero e di cui cancellerei la mia memoria, se potessi. So già cosa ti ho fatto e sinceramente non credo nemmeno di meritarmi l'attenzione che mi stai riservando—suppongo che, per questo, debba ringraziare il perde-Jungkook. Sei qui grazie a lui».

Alzò gli occhi su Taehyung che, nel frattempo, si era alzato e si tratteneva al mobile su cui aveva poggiato ciò che aveva utilizzato perché sperava di non crollare sulle ginocchia- diventate della stessa consistenza di quelle fasciature mollemente afflosciate al suolo.

«Mi hai chiesto cosa è successo in quella camera, ti do la risposta adesso: ho visto ciò che ti ho fatto. Non è un attenuante, non ce ne sono e lo so già, ho vissuto per primo quello che ti ho fatto e se ci fosse il dottore gli chiederei cosa me l'ha scatenato, ma credo che la stronzata dello stress mentale funzioni sempre».

JK si era alzato ed aveva passato la mano tra i capelli con fare nervoso, sentendo una strana ansia annidarsi alla bocca dello stomaco al dover dare voce a ciò che gli era successo. Jungkook gli aveva consigliato di chiedergli scusa, e un semplice mi dispiace forse sarebbe andato bene, ma lui non aveva mai detto quelle due parole.

«Ciò non toglie che—», JK si bloccò e fece un verso esasperato, «Ci sto provando, ok? Ci sto fottutamente provando quindi dammi tempo. Dio santissimo potrei vomitare per ciò che sto dicendo».

JK arricciò il naso per il fastidio di quanto fosse apparso debole ai suoi occhi -e sicuramente anche davanti a quelli di Taehyung- da cui risuonò una piccola e roca risata.

«Lo so che ci stai provando, magari dimmi come intendi provarci prima di cercare quel contatto fisico—», ridacchiò sommessamente all'occhiata di sbieco di JK, «Perché, forse mi sto sbagliando?!».

Taehyung incrociò le braccia al petto a mo' di sfida e JK sbottò un'imprecazione. «Appena ti avrò tra le mani ti farò vedere io, principessa».

Taehyung arrossì di botto e lo guardò male. «Questo fa parte dell'avvertimento verbale di cui parlavamo prima?».

«Non ti resta che scoprirlo» e, dicendogli quello, JK gli fece l'occhiolino.

Era basito. 

Lui e JK stavano flirtando?

Stavano dannatamente flirtando?!

Taehyung si spostò i capelli dalla fronte, si morse la lingua e fece per ribattere se solo, voltandosi, non si fosse accorto che sul viso di JK non vi era alcuna traccia di ciò che si aspettava di trovarvi.

Al contrario, a mostrarsi in tutta la sua più sincera natura, vi era un sorriso contornato da due vispi e maliziosi occhi scuri.


..................


Con la coda dell'occhio, JK notò Taehyung muoversi sul suo posto con fare inquieto. Sembrava a disagio nonostante non ci fosse stato alcun momento peggiore di quello avvenuto durante il pranzo di quel giorno; eppure, aveva notato che spesso rivolgeva delle occhiate al consigliere che prendeva prontamente la parola ed interrompeva qualche sciocchezza che veniva in mente a Woosung.

Aveva provato ad attirare la sua attenzione dandogli qualche colpo con la gamba o con il gomito, ma Taehyung arricciava solamente il naso e faceva quella sorta di piccolo broncio che tentava JK forse più del suo viso e del suo carattere determinato.

All'ennesimo segno non colto, JK ne ebbe abbastanza.

«È stata una giornata piuttosto intensa e desidererei poter conversare nelle mie stanze con Taehyung. Vogliate scusarci» proferì JK, non aspettando una reale concessione da parte di nessuno alle sue parole. Lo avrebbe fatto anche se qualcuno si fosse opposto, ma chi gli si sarebbe opposto sapendo il temperamento suscettibile del principe? Si issò dalla poltrona su cui sedeva e pose fine alla conversazione soporifera e monotona che stavano portando avanti giusto per fare scorrere il tempo.

Le occhiate stranite di Woosung erano state così tanto esplicite che si era infastidito terribilmente, dando palese dimostrazione della sua indisposizione standosene scivolato per metà sul divano, a gambe divaricate e un braccio posato sulle spalle di Taehyung che, al suo fianco, aveva sentito il fastidio e l'indisponenza crescere di minuto in minuto.

Stentava a capire cosa fosse successo quel pomeriggio di così tanto grave da portare JK a cambiare così bruscamente atteggiamento verso Woosung, una persona che -ammesso da egli stesso- era stata importante per lui.

«Di già? Sono solo le undici, Kook. Perché non rimani un altro po'?» protestò Woosung, guardando l'orologio a pendolo come ad avvalorare la sua tesi.

JK scrollò le spalle e mosse circolarmente il collo, sentendo una grande soddisfazione nell'avvertire le vertebre stendersi e scricchiolare.

«Sì, sono stanco. Da quando mi decido ad andare a letto a quando effettivamente riesco a stendermici, passano almeno quaranta minuti perché con le cazzo di fasce non posso neanche lavarmi il viso da solo» sbuffò, infastidito. Non avere autonomia neanche per lavarsi i denti gli dava fastidio, un po' meno gliene dava vedere Taehyung ronzargli intorno o aiutarlo a togliersi i vestiti.

Quello era uno degli aspetti che non gli dispiaceva poi così tanto.

Taehyung si alzò con lui con velocità, non vedendo l'ora di potersene andare e togliersi dai piedi quella fastidiosa presenza di quel principe da strapazzo che come gli urtava i nervi lui, pochi altri erano riusciti. Contenne a stento l'esclamazione sorpresa nel percepire la mano di JK posarsi, aperta, sulla parte bassa della sua schiena per chiarire che non voleva gli camminasse dietro ma a fianco.

«Mi accompagni in camera, allora?» chiese Woosung, piegando la testa di lato con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

«Oh, non preoccupatevi, a quello ci penso io. Vi mostrerò le vostre stanze così non vi perderete» intervenne tempestivamente Yoongi. Le labbra sottili erano piegate in un sorriso di cortesia che non mostrava cordialità, ma serviva per mantenere la facciata. Si issò facendo un inchino verso la coppia, congedatasi senza neanche rivolgere una sola occhiata verso Woosung, e quest'ultimo fu obbligato ad annuire ed accettare che fosse il consigliere a scortarlo verso la sua stanza -accuratamente posta nell'ala più lontana del palazzo.

«Sei molto affezionato a Yoongi?» chiese JK vedendo l'ultima occhiata che il consigliere e Taehyung si erano scambiati prima di andare via.

«Moltissimo, gli voglio un gran bene ed è la persona migliore dell'intero palazzo reale» asserì quello, sorridendo verso il nulla.

JK annuì in silenzio per poi fare un piccolo sorriso. «E poi è l'unico che riesce a farti mangiare qualcosa. Hai mangiato ciò che ti è stato portato in camera?».

La sorpresa colpì Taehyung, che sgranò gli occhi e si voltò a guardarlo, confuso.

«In che senso...?».

JK fece una smorfia. «A pranzo non hai mangiato praticamente nulla quindi, quando ho visto Yoongi, gli ho chiesto se avesse un modo per convincerti a mettere qualcosa sotto i denti. Mi ha risposto che ci avrebbe pensato lui a farti mangiare» spiegò JK, facendosi strada ed ignorando lo sguardo attonito di Taehyung su di lui che, via via che parlava, si allargava sempre di più.

«Io—sì, ho mangiato. Non capisco perché siete tutti in apprensione, io mangio, solo...non tanto quanto voi».

JK roteò gli occhi e lo guardò male. «Tu non mangi, tu assaggi. E se non la smetti di sfogare le tue inquietudini sul cibo, te lo ficcherò in gola a forza. Intesi?».

Taehyung si morse il labbro e annuì silenziosamente, anche se stava ammettendo a sé stesso che, sapere che JK si preoccupasse per lui, lo faceva sentire...bene, ed in qualche modo anche importante. Lo rendeva felice sapere che attenzionasse quei piccoli dettagli anche se quello era sempre stato il suo modo di scaricare l'ansia. Di solito lo stomaco gli si chiudeva così tanto che anche il boccone più delizioso o appetibile del mondo diventava simile ad un supplizio.

Aish, ma tu guarda se mi devo preoccupare anche di Taehyung brontolò tra sé JK, lanciando un'occhiata di traverso al suddetto principe intento a varcare la soglia della porta della loro stanza.

T-Taetae p-piace tanto i b-biscotti con lo z-zucchero a velo.

JK allargò gli occhi. Kookie?! Biscotto, mannaggia, ti sei fatto proprio desiderare! Ed io che non ci speravo più di sentirti!

Kookie fece un verso stizzito.

S-sono ancora a-arrabbiato, però ho s-sentito che Taetae m-mangia poco. A lui piacciono i b-biscotti con lo z-zucchero a velo, n-ne mangia sempre tanti a c-colazione!

JK lo poté vedere chiaramente, quel piccolo e adorabile broncio del suo biscotto che lo guardava male ma non riusciva a frenare la lingua per dire la sua.

Ridacchiò tra sé e scosse la testa, chiudendosi la porta alle spalle. Va bene, va bene. Ho capito, domani faremo arrivare una tonnellata di biscotti con lo zucchero a velo per Taetae. Contento?

Kookie mugugnò un assenso.

Sì, ed anche gli gnocchi di riso non piccanti. Le verdure non devono essere in salamoia, e-e la carne non s-speziata si aggiunse Jungkook.

Ma—Ehi, voi due, mi avete forse preso per il cuoco di turno? sbuffò JK mentre, come da consuetudine, allargava le braccia per permettere a Taehyung di sbottonargli velocemente la camicia e toglierla.

JK fece una smorfia alla risata di Kookie e sospirò, tornando ad essere solo JK.

Indossò la casacca notturna con l'aiuto di Taehyung e questo gliela sistemò in modo che gli cadesse perfettamente sulle spalle, chiudendogli i pochi bottoni in prossimità del petto e passando le mani sulle braccia per stirargliela addosso. «Principessa, ti rendi conto che sto per andare a dormire? Che cazzo te ne frega se ha le pieghe?».

Taehyung alzò gli occhi al cielo e sbuffò. «Te l'ho solo sistemata. Quand'è che vai a dormire, piuttosto?!».

Glielo mugugnò sottovoce e il sopracciglio di JK scattò alla frase, ma prima che potesse rispondergli, Taehyung si era già chiuso in bagno per indossare egli stesso i pantaloni e la camicia che usava per la notte -sperando che, almeno quella sera, JK indossasse i pantaloni.

Aveva scoperto a sue spese che a JK non piaceva indossare i pantaloni per dormire. Era ben più che raro che li indossasse da solo; le uniche volte che glieli aveva trovati addosso era stato grazie a Jungkook o Kookie. Infatti, a parità di scelta, la maggior parte delle volte non li teneva neanche in considerazione.

Mentre si tamponava il volto con l'asciugamano, il clack della porta che veniva aperta attirò la sua attenzione. Si voltò verso colui che aveva fatto il suo ingresso guardandolo storto. «Ti costa così tanto bussare o avvertire prima di entrare?» bofonchiò, piegando l'asciugamano e sistemandosi la camicia ripiegatasi sul davanti.

Quasi non gli venne un colpo quando incrociò gli occhi di JK nel riflesso allo specchio; silenziosi e conosciuti, i loro sguardi si legarono stretti gli uni agli altri in una sorta di invisibile abbraccio e fu impossibile -per entrambi- distogliere l'attenzione o dire qualcosa.

Annegando in quegli occhi profondi quanto l'oceano ed infiniti come il cielo stellato che troneggiava su di loro, JK capì di essere fottuto.

Completamente e fottutamente fottuto nel modo più fottutamente possibile.

Perché in quel preciso istante in cui tutto pendeva nuovamente su un equilibrio precario e minacciato dalle intemperie della vita, in cui tutto era pronto a collassare su sé stesso come una costruzione priva di fondamenta, come un argine non in grado di sostenere le piene, come un letto di un fiume pronto a straripare, si sentiva smarrito.

Perso, quasi battuto nella solitudine della sua verità.

Che questa verità capace di trasformare in tutti quei no che la sua mente tendeva incessantemente a ricordargli fosse contenuta all'interno degli stessi occhi blu che perforavano i suoi, era...non sapeva definirlo. Ma, pur non volendo, il suo cuore doleva maledettamente tanto per ciò che era diventato, per ciò a cui era andato incontro; pulsava sanguinolento nel petto che sembrava volesse stringersi, strapparsi, urlare a squarciagola di dover dire che stava bene, che andava tutto bene nonostante niente lo fosse.

Nei suoi occhi vi era la disperata ricerca di orecchie capaci di ascoltare le sue urla per aiutarlo ad uscire da quella corazza che lo teneva lontano da ciò che voleva e vicino a ciò che avrebbe voluto allontanare.

Perché si stava facendo questo?

Perché si era fatto quello?

Perché era diventato in quel modo?

Perché da ferma ed impasse stasi, il cambiamento stava avvenendo a quella velocità?

Cosa c'era di sbagliato in lui?

Si rese conto che, forse, aveva perso.

Perso contro sé stesso, aveva perso contro la vita, aveva perso ogni singolo istante e nessuno glielo avrebbe potuto ridare indietro.

Aveva perso chi era veramente ed era diventato ciò che qualcun altro desiderava divenisse; aveva creato per sé stesso una nuova identità rinnegando quella che gli era stata fornita.

Perché, alla fine, cos'era lui se non il risultato di un trauma?

E in tutta quella sconfitta, quella merda che continuava ad imbrattarlo nonostante facesse di tutto per tenersi lontano, c'era Taehyung. Lui ed il suo insinuarsi silenziosamente tra le pieghe della sua anima ferita; lui, diventato inconsapevolmente parte di loro.

Lui, il custode della loro esistenza.

«JK, vuoi che ti lavi il viso?», chiese Taehyung in un sussurro, interrompendo quel flusso di pensieri contorti che gli avevano iniziato a far tremare le mani e gli avevano serrato la gola.

«Sì».

No. Voglio che mi salvi, perché io non ci sto riuscendo.

Ma quelle parole non lasciarono mai le sue labbra, si palesarono solo nei suoi occhi quando ormai Taehyung aveva distolto lo sguardo.


..................


Non stava dormendo, non riusciva a farlo nonostante il lento e sottile respiro di Taehyung scandisse lo scorrere del tempo. Ciò che stava facendo, oltre che sbuffare come un treno, era invece giocherellare con una ciocca di capelli di suo marito; aveva scoperto che rilassava lui e rilassava l'altro, per cui perché privarsene?

Il suo rimuginio e la sua insonnia sarebbero continuati per tutta la notte, se solo un rumore di passi fermi dietro la porta non lo avesse allertato. Come se potesse vedervi attraverso, puntò gli occhi dove, almeno immaginariamente, doveva esserci la porta ed attese qualche attimo, trattenendo perfino il respiro.

Si era immaginato tutto?

Rilassò di nuovo il capo sul cuscino ma strisciò verso Taehyung in un fare protettivo che da molto -magari troppo- non sentiva per qualcuno che non fosse Kookie.

L'aria frusciò appena e un passo felpato e furtivo si rivelò nella loro stanza. Ciò che aveva creduto fosse una sua immaginazione si era rivelato reale, e l'ingresso di una terza persona ne fu la conferma.

Rimase nella stessa posizione, ovvero supino con il capo rivolto verso la nuca di Taehyung che però, proprio come non doveva fare, si mosse scompostamente dando segni di irrequietezza. In quel frangente, lo strofinio delle lenzuola coprì il suono del passo felpato che si avvicinava a loro e JK imprecò mentalmente per quel tempismo così perfetto da essere quasi comico.

Rotolò su di un fianco e gettò casualmente il braccio sopra il corpo di Taehyung, prendendolo poi come punto di leva per poter strisciare più vicino e addossarsi quasi interamente sulla sua schiena. Il suo petto premette contro le scapole dell'altro, la guancia si poggiò sulla sua nuca ed i capelli soffici e ondulati gli solleticarono la pelle della gota. Il braccio si avvolse al costato e la mano fasciata si poggiò sul materasso davanti il viso di Taehyung che, con un peso non indifferente completamente sulla sua schiena, si svegliò del tutto e fece un verso di sorpresa.

«Ssssh». Il sibilo appena accennato di JK si infranse contro il suo orecchio e lo sorprese così tanto da rimanersene immobile; allargò gli occhi e mise a fuoco il nulla se non il nero della notte. JK mosse le gambe tra le coperte per far sì che il rumore provocato dal loro frusciare coprisse i suoi sibili e convincesse Taehyung a non fiatare.

«Non parlare, fai finta di dormire». Mugugnatogli quello come una sorta di lamentoso e sonnambulo suono, il volto di JK slittò annidandosi nella curva tra la spalla ed il collo come se si stesse mettendo più comodo; Taehyung deglutì silenziosamente e chiuse gli occhi, anche se non aveva capito perché JK gli stesse bisbigliando quelle cose e lo stesse sovrastando in quel modo.

Il respiro di JK, fintamente pesante come se stesse dormendo, gli scompigliò appena i capelli sul collo; le loro gambe erano adesso intrecciate; una coscia di JK era tra le sue, i suoi capelli gli ricadevano sul volto e aveva posato una mano sulla sua a coprirla. Il suo cuore iniziò a fare le bizze e prese a battere in modo anomalo, colpendo rumorosamente la cassa toracica -così tanto che il suo tamburellare era l'unico suono che riusciva a sentire nelle orecchie.

Ma il motivo di quella strana vicinanza gli fu palese non appena gli fu chiaro che non fossero da soli; quel passo quasi inudibile c'era e si stava avvicinando al loro letto. Il corpo si irrigidì ed un brivido gli partì direttamente lungo la schiena e quindi, l'unica cosa che si permise di fare, fu quella di ritrarsi verso di corpo di JK e mettere quanta più distanza possibile tra quell'estraneo e loro due.

Cercò di modulare il respiro per renderlo quanto più lento e credibile possibile ma il suo irrigidimento era stato tale da convincere JK a fare qualcosa per evitare che andasse in iperventilazione piuttosto che starsene in silenzio. Spostò la mano libera sotto le coperte ed iniziò a fargli piccole carezze sulla parte bassa della schiena; le dita tenute rigide dalle fasciature si muovevano appena ma era l'unico modo che aveva per dirgli che andava tutto bene e che non doveva preoccuparsi.

Il suo tocco fece impennare il cuore di Taehyung ma riuscì a dargli un po' di conforto -abbastanza da convincerlo a non assecondare l'ansia che lo stava divorando dall'interno. Fu quasi grato che gli stesse addosso a mo' di scudo e quel momento che a lui sembrò durare secoli, invece non fu che una questione di pochi minuti.

Infatti, un fruscio leggero, un movimento accennato e un tintinnare quasi inesistente furono tutto ciò che sentirono prima che il passo felpato si diradasse e lo schiocco della serratura non indicasse che erano tornati ad essere di nuovo da soli.

Per i minuti a seguire, nessuno dei due si mosse.

Rimasero chiusi in quell'abbraccio stretto al suono dei loro respiri fino a che JK non issò leggermente il capo e si rivolse alla porta, chiusa. La vista si era già adattata ai toni scuri della stanza e strinse gli occhi verso dove quella figura era sparita, guardando poi il comodino.

«JK...sei riuscito a vedere chi fosse?». Il bisbiglio quasi inesistente di Taehyung accompagnò l'avvolgergli del polso da parte delle sue dita sottili, ma non si azzardò ad accendere la luce. Il suo cuore non si era ancora ripreso né da quella vicinanza né dalla presenza dell'intruso, era confuso sul cosa assecondare prima tra la strisciante inquietudine e il confortevole contatto.

JK fece un'espressione concentrata e pensierosa, anche se il turbamento gli faceva da padrone.

«Non ne sono sicuro» fu la sua criptica risposta, prima di mettersi seduto e alzarsi.

Taehyung lo imitò ma rimase sul letto, guardandolo interrogativamente mentre prendeva il bicchiere, che di solito teneva sul comodino, e si allontanava da lui per barricarsi in bagno ed accendere finalmente la luce.

Il suo sguardo si incupì e la sua mascella si contrasse.

Se prima era stata una sensazione, adesso era una realtà: qualcuno voleva fare fuori Taehyung.

E lui doveva capire il perché.

















✁✁✁✁✁✁✁✁

NDA: MA BUONSALVE!♡

Come ultimo capitolo dell'anno, ci tenevo a lasciarvene uno corposo su cui riflettere e su cui -credo- sclerare insieme. Di tutto il capitolo, adoro la parte iniziale perchè quando l'ho scritta ero nel mood (≖ᴗ≖) e l'ho editata clandestinamente mentre ero a lavoro MA SSSSSHHH

In 5 o 6 capitoli spero di aver portato un cambiamento del personaggio di JK e poi, insomma, ci abbiamo impiegato sessantacinque -S E S S A N T A C I N Q U E- capitoli, direi che sia più che meritato. 

Io per prima aspettavo di poter portare scene come queste che sono state, quindi... yuppi ٩◔◔۶

Fun fact: JK e Kookie hanno un'immagine mentale associata alla loro persona. JK, spesso, quando parla con Kookie è un pò come se lo "vedesse", da qui il motivo per cui -spesso- tendo ad indicare che Kookie fa il broncio o JK arricci il naso. Non è qualcosa che accade spesso, ma esiste ed è una cosa carina da sapere c:

Vi lascio il motivo delle mie urla continuate per dieci minuti abbondanti di quella volta in cui, dopo aver scritto la bozza di questo capitolo, mi arriva su ig questa fanart:

Chissà se questa scena non ricapiterà anche in futuro.. ┐( ̄ヮ ̄)┌

ASPETTATE: per chi non avesse visto ig, scrivetemi qui o in privato delle domande che avete sul DID (se ne avete); le sto raccogliendo per inserirle nella rubrica dedicata al DID che arriverà con l'anno nuovo^^

Vi ringrazio per essere passati qui, e vi ringrazio anche per tutti gli incoraggiamenti che mi avete fatto nel capitolo scorso o, in generale, tramite messaggi. In un momento in cui non riesco a farmi piacere neanche ciò che penso, le vostre parole -per quanto possa sembrare assurdo e quasi esagerato- hanno fatto più di quanto si possa immaginare.

Grazie e ci vediamo♡

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