Spero che piova

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NOVEMBRE 2020

Fabio si affacciò dietro la tenda, per sbirciare oltre i vetri il cielo. Erano le 5 del pomeriggio e sembrava notte fonda, con quelle nubi nere e gonfie d'acqua che parevano non volersi più esaurire. Pioveva che dio la mandava. Buttò giù le spalle e gonfiò aria nelle guance per trattenere uno sbuffo: andava avanti così da 10 giorni ormai.

Roma non era famosa per saper gestire al meglio la pioggia... ma bisognava ammettere che quel ciclone non aveva nulla da invidiare a quelli che si abbattevano sulle zone tropicali: vento e acquazzoni incessanti avevano presto trasformato le strade della capitale in torrenti, anche piuttosto pericolosi vista la presenza di rami spezzati e altro, e così la sindaca si era vista costretta a chiudere uffici e scuole, per tentare di limitare i danni, raccomandando ai cittadini di non uscire di casa.

Fabio non andava a scuola da una settimana precisa ormai, e il tempo non sembrava voler accennare a migliorare. Lui aveva trascorso la mattinata affacciato a una delle finestre del soggiorno, a osservare un cassonetto venir pigramente portato via dalla corrente lungo la via sotto casa sua. Fortunatamente da quando Ludo era a Parigi aveva conquistato la sua camera... altrimenti lì nella cantina ora avrebbe fatto la fine di quel cassonetto.

Era anche una settimana precisa che non vedeva Brando... per colpa di quel temporale da record. Certo si scrivevano pressocchè di continuo, avevano anche fatto qualche video chiamata, ma doveva ammettere che cominciava a sentire la sua mancanza. Stavano insieme da 8 mesi circa, e prima di quel diluvio non si erano separati per più di 24 ore.

"che dice il telegiornale?" chiese pigramente a suo padre ciondolando per il soggiorno annoiato "leggo le notizie su internet ora" ribattè tronfio l'uomo inforcando gli occhiali con una mossa collaudata. Fabio rivolse un sorrisino tenero al cipiglio con cui assottigliava lo sguardo sul piccolo schermo "pare che l'allerta meteo sia stata prolungata ancora per un paio di giorni" lesse "niente scuola neanche domani" sentenziò scoccandogli un'occhiata nel vederlo sollevare gli occhi al soffitto e sbuffare "il mondo si è capovolto se sono più felice io di te di non dover andare a scuola immagino" borbottò in tono ironico Alberto, seguendo con lo sguardo la sua marcia scocciata in giro per il salotto "è che mi annoio..." ribattè il ragazzo "e poi sono all'ultimo anno, non è proprio il caso di perdere tutto questo tempo, se non finiamo il programma la commissione esterna gongolerà" L'uomo fece una smorfia divertita "oh certo il programma" lasciò andare poco convinto "e immagino che il fatto di non vedere un certo ragazzo con la faccia da schiaffi non c'entri nulla con tutto questo tuo sbuffare e borbottare invece" aggiunse canzonatorio. Fabio arrossì, lanciandogli un'occhiata in tralice mentre lui si apriva ridacchiando un libro davanti al naso.

Lasciò il soggiorno tirando fuori il telefono dalla tasca e lasciò andare un sospiro ancora. Brando non era online. Si rese conto che, scioccamente, non desiderava altro che averlo tra le braccia il prima possibile.

In quel momento suonarono un paio di frenetiche volte al campanello. Andò ad aprire meccanicamente, domandandosi chi potesse essere... con quel tempo da lupi... e aprì di getto senza neanche chiedere. Improvvisamente si chiese se non fosse il caso di desiderare anche... che so... la pace nel mondo o la cura per il cancro? Brando era in piedi davanti a lui sull'uscio della porta, zuppo fino al midollo, con tutti i capelli appiccicati in faccia. Il moro gli rivolse subito un sorriso nel vederlo "sorpresa" buttò lì in tono ironico "Bra!" esclamò Fabio a voce alta, ancora con la mano saldamente ancorata alla maniglia della porta, guardandolo velocemente dappertutto, quasi incredulo di quello che vedeva "ma che ci fai qui???" chiese stupefatto. Quello corrucciò le sopracciglia, guardandolo come se ritenesse la sua domanda superflua "beh volevo vederti" rispose in tono ovvio "è una settimana che ci mandiamo solo messaggi, mi sono rotto... io voglio sta con te, mi ci faccio le seghe co sti messaggini del cazzo" proruppe in tono scocciato, per poi ghignare subito dopo "non intendo in senso letterale levati quell'espressione dalla faccia" aggiunse sfottendolo. Fabio scosse la testa arrossendo furiosamente, in realtà si stava ancora riprendendo dallo shock di esserselo trovato di fronte così all'improvviso "no... io" balbettò "volevo vederti anch'io ma... come ti è saltato in testa di uscire di casa col finimondo che c'è fuori" gli disse, in tono di affettuoso rimprovero, staccando poi finalmente la mano dalla maniglia. Brando gli sganciò un sorrisino "che dici mi fai entrare?" buttò lì, ghignando poi di vederlo arrossire di nuovo, nel rendersi conto di starlo lasciando lì a sgocciolare sul pianerottolo. Fabio si spostò tirandolo poi dentro per la manica del giaccone "mi levo le scarpe ma me sa che so fracichi pure i calzini" stava commentando Brando, sotto lo sguardo di Fabio che lo studiava a braccia incrociate "ma sei venuto in macchina?" gli chiese in tono indagatore, e leggermente duro. Il riccio gli scoccò un'occhiata divertita da sotto in su, mentre con un piede poggiato sul ginocchio si slacciava le sneekers, era buffo con quel cipiglio all'Alberto Fedeli addosso "non so se hai notato che Roma sembra provincia di Venezia sti giorni Fedè" gli disse "ovvio che non sono venuto in macchina, non sono mica matto" aggiunse in tono fintamente offeso "sono venuto a piedi" "e non sei matto.." gli replicò Fabio ridacchiando, scuotendo leggermente la testa, mentre Brando buttava le scarpe fuori dalla porta "ma non potevi almeno portarti un ombrello?" lo incalzò ancora il ragazzo. Il riccio però sbuffò a questo punto "intendi quell'ombrello???" ribattè in tono ora leggermente alterato, indicando l'ammasso di alluminio accartocciato che giaceva fuori dalla porta.

Spero che piovaWhere stories live. Discover now