Convivenza

299 35 2
                                    


Dettagli

L'occhio di una donna riesce sempre a captare l'impercettibile, perciò Ochako non si sorprese per niente quando ancora prima di mettere piede dentro il loro appartamento aveva stilato mentalmente una lista di migliorie da apportare alla loro nuova abitazione.

Prima tra tutte proprio quell'ammaccatura sulla loro porta d'ingresso.

Ordine

Katuski era sempre stato un tipo ordinato. Per lui ogni oggetto aveva un suo posto specifico e non sopportava il disordine. Per essere più precisi, non sopportava il disordine degli altri.

Per anni aveva proibito a Kirishima e Kaminari di mettere piede in camera sua perché conoscendo i soggetti sapeva che se di secondo nome facevano idioti, allora di cognome facevano disordinati.

Quello di Ochako Uraraka però era un tipo di disordine diverso: lei lasciava in giro tutto quello che non avrebbe dovuto lasciare in giro, come per esempio quel paio di mutandine rosa confetto che avevano accolto il ragazzo al suo rientro dalle lezioni.

Elastico

«Accidenti!»

Dopo diciannove anni passati ad avere i capelli più o meno lunghi, Ochako continuava a dimenticarsi di legarli prima di iniziare a cucinare. Di solito, quando preparava da mangiare per sé faceva a meno di raccoglierli, ma dal momento che stava cucinando anche per il suo coinquilino - uno particolarmente suscettibile - non le pareva proprio il caso di rischiare di fargli trovare un capello nel piatto e scatenare la sua ira.

Però,con le mani sporche e la difficoltà del piatto in cui si era cimentata, non poteva proprio andare in bagno per lavarsi le mani e mettere i capelli in una coda.

«Katsuki!» Gridò dalla piccola cucina per farsi sentire.

Un grugnito le arrivo come risposta e per un momento riconsiderò seriamente la proposta che stava per fargli, però ormai Katsuki era lì, la stava fulminando con lo sguardo ed era sicura che se gli avesse detto che non le serviva più niente lui l'avrebbe come minimo chiusa fuori al balcone - povero Kaminari, a lui era successo davvero.

«Cazzo vuoi, Faccia Tonda.»

«Potresti legarmi i capelli?»

«Eh? Che dovrei fare io?»

«Ho le mani sporche e non posso farlo.» Spiegò continuando a tenere le mani nell'impasto.

Lui, scocciato e sicuramente furioso per averlo interrotto dalla sua sessione di studio, non ci pensò due volte a fare dietro front e tornarsene in camera sua.

«Ti prego!»

«Ti sembro per caso tua madre?»

«Se potessi farlo io non te l'avrei mica chiesto.» Rispose a tono Ochako aggrottando le sopracciglia.

Katsuki non parlò più e la ragazza pensò seriamente che se ne fosse tornato in camera, ma non appena si sentì i capelli sollevare dalle spalle quasi le prese un colpo.

Arrossì terribilmente al contatto delle dita del ragazzo sulla pelle sensibile del suo collo, ma per fortuna, un po' per la testa piegata sul piano della cucina e un po' per il vapore delle pentole sui fornelli, era difficile attribuire la ragione di quel colorito sulle sue guance.

Aveva un tocco stranamente gentile per i suoi modi burberi, si ritrovò a notare Uraraka mentre Bakugou armeggiava con l'elastico che la ragazza gli aveva dato, borbottando a voce bassa gli immancabili insulti contro chiunque avesse inventato quella roba.

ConvivenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora