night vibes

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26 dicembre 2020, 23:47

L'ultimo orario che lesse Zulema sul computer del suo ufficio prima di staccare dall'ennesima stressante giornata di lavoro.

Per quanto intrigante, anche il suo lavoro aveva giornate come quella che aveva appena trascorso. Interminabili ore con gli occhi incollati al PC per registrare i dati dei clienti, pianificare gli appuntamenti, aggiungerne alcuni ed eliminarne altri. Zulema odiava quella parte del suo lavoro, perché era l'unica durante la quale non aveva a che fare direttamente con i suoi pazienti. L'interazione era fondamentale per il suo mestiere: empatia, autocontrollo, intelligenza emotiva... queste erano le competenze che richiedeva la psicologia, non la capacità di stare ore ed ore di fronte a un desktop a premere tasti su tasti. Fortuna che sotto il suo ufficio aveva da poco aperto un night club, piccolo, intimo, nel quale la donna aveva la curiosità di entrare da tempo. Prese la decisione su due piedi appena uscita dal suo ufficio, sul marciapiede di Madrid tra la macchina e l'entrata del bar: "domani è domenica", pensò, "ultimo sgarro prima di tornare alle monotone giornate lavorative che mi aspetteranno".

Per quanto stanca, qualcosa la portò a sedersi al lungo bancone illuminato con delle soffuse luci viola, dietro il quale si estendevano mensole e mensole di alcolici. Si incantò a leggere le etichette del Jack Daniel's, il Sapphire, il Campari, sino a che una mano che si agitava dinanzi alla sua testa non la riportò alla realtà. Una barista le stava chiedendo cosa volesse bere. Ci mise un po' Zulema a risponderle: strizzò gli occhi squadrandole il volto, lucido e ben truccato, occhi verde chiaro, naso all'insù, zigomi definiti e labbra tinte di un rosa nude; fino ad arrivare alla scollatura a V dell'uniforme nera della dipendente. I capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle ed una frangetta irregolare le copriva gli occhi. La mora capì subito che c'era qualcosa della ragazza di fronte a lei che la intrigava, e spontaneamente accennò un sorrisetto con l'angolo sinistro della bocca, pur mantenendo il contatto visivo con l'altra donna.

"Fai un cocktail per una stremata dipendente d'ufficio che vorrebbe godersi il weekend come si deve" rispose sospirando alla bionda, alzando di poco il mento.

"Qué tal un Martini, señora?" disse la ragazza intenta a riempire il bicchiere e decorarlo con l'oliva verde.

"Joder, que me llames Zulema" rispose la mora avvicinando a sé il cocktail posato sul bancone dalla barista prima di berlo tutto d'un sorso e pentirsi subito dopo: era decisamente troppo forte per essere ingoiato così velocemente.

"Vale vale, Zulema. Yo soy Macarena" ribattè la giovane ridacchiando per il verso strano emesso dall'altra donna dopo essersi schifata del troppo alcol. Assisteva a scene come quelle da mesi, ma c'era un che di diverso in Zulema. Si fermò davanti a lei e come incontrò il suo sguardo, un brivido le percorse la schiena: gli occhi della donna più anziana le avevano attraversato ben oltre le pupille, e non le era mai capitato di sperimentare una simile sensazione prima.

"Fai questo lavoro per pagare l'affitto di un piccolo appartamento nella periferia di Madrid?" riprese Zulema disincantando la biondina dalle sue strane supposizioni.

"Caspita, sei una veggente o che?" Rispose Macarena aggrottando le sopracciglia facendo una faccia buffa, quasi a fingere di essere stata colpita dalla perspicacia della donna.

"Ho un sacco di pazienti come te che, tra una cosa e l'altra mi raccontano delle serate in cui servono e dei viscidi che cercano di rimorchiarle nonostante abbiano vent'anni in più di loro" confessò la mora nella quale l'alcol stava iniziando a salire.

"Che lavoro fai, se mi è permesso chiedere?" Si avvicinò Macarena serrando occhi e bocca, sedendosi dall'altro lato del bancone: nonostante fosse sabato, il locale era ancora poco conosciuto e la bionda aveva tutto il tempo per parlare con quella donna inusuale e particolare.

"Psicologa. Mi intrigano le persone ed i loro comportamenti, ed hai il lato positivo di fare pratica con i tuoi pazienti per giocare sporco nella vita privata" aggiunse la donna strizzando l' occhiolino alla giovane. Era decisamente andata, e Macarena se n'era accorta: anche lei aveva i segreti del mestiere per capire quando l'alcol inizia a fare effetto. L'affermazione della mora non sarebbe mai dovuta uscire da quella bocca.

"Ed hai lavorato anche questa settimana di Natale?"

"No, l'ho passata come tutte le altre a casa da sola, tra l'organizzazione della casa e degli altri impegni. Per me Natale è un giorno come un altro, con la sola peculiarità che non lavoro ed ho tempo per me stessa."

Quelle parole risuonarono nelle orecchie di Macarena con una nota di tristezza e malinconia, e se n'era accorta da come Zulema aveva abbassato lo sguardo appena finito di parlare. La bionda decise dunque di deviare il discorso sul suo lavoro, sicuramente un argomento felice da come glielo aveva descritto la mora.

"E sentiamo, di me che altro sapresti dire?"

"Intraprendente, tenti sempre e non temi nulla, non demordi mai e ti piace il pericolo... o sbaglio?" strizzò un occhio Zulema.

"Indovinato in pieno." La bionda accennò un sorriso.

"E tu di me che sapresti dire?" La sfida la lanciò stavolta Zulema.

"Igual que yo, pero un poquito màs hija de puta... y más guapa" replicò la bionda, gettando il sasso nel lago. Zulema la incuriosiva e non ne sapeva il motivo, ma voleva tentare. Pose i gomiti sul bancone sorreggendosi il viso con le mani per avvicinarsi.

Zulema con uno scatto fugace passò lo sguardo dal suo bicchiere vuoto agli occhi verdi chiaro della barista, notando che si erano scuriti. Aveva capito già da un po' che ci fosse un'intenzione, seppur lieve, di flirt da parte della ragazza.

"Hai le pupille dilatate." Avvisò Zulema, la quale ora sapeva che qualsiasi cosa stesse provando, era ricambiata dalla bionda... ma questo lo stava iniziando ad intuire anche quest'ultima.

"Tu también... y entonces?" Strizzò gli occhi la bionda abbozzando un sorrisetto beffardo. Si perse ad ammirare la mora davanti ai suoi occhi: il caschetto corvino le ricadeva perfettamente liscio sulle spalle, e due ciocche le incorniciavano il volto enigmatico e misterioso. Gli occhi orientali erano messi in risalto da una riga sottile e lunga di eye-liner sopra, e di matita celeste sulla rima inferiore, ma il vero quesito era la linea nera sotto l'occhio sinistro della donna araba, che si estendeva fino a sopra la guancia, quasi fosse un tatuaggio. Gli occhi di Macarena passarono subito dopo al décolleté di Zulema: il collo era avvolto in una striscia di stoffa nera appartenente alla maglia che copriva a malapena il seno, sulla quale la donna indossava una giacca a maniche lunghe legata alla vita da una grossa cintura di pelle.

"Io sono solo ubriaca." Tardò ad arrivare la risposta di Zulema fredda e distaccata, ma pur sempre col sorriso beffardo sulle labbra: le piaceva nascondere le proprie emozioni, e le riusciva divinamente. Notò la bionda abbassare lo sguardo per togliere il bicchiere vuoto dal bancone, apparentemente delusa dall'affermazione che aveva esternato per mascherare l'interesse verso la ragazza.

Si erano fatte le 00:30 ed il sonno iniziava a prendere il sopravvento, dunque la mora prima di alzarsi richiamò Macarena a sé, voleva capire davvero cosa la attraesse tanto e perché.

"Domani sei libera?" Chiese di getto Zulema alla biondina.

"Sì, perché?" Ripose Macarena sorpresa ristabilendo il contatto visivo. L'idea che forse si sarebbero potute rivedere fuori da quel locale la elettrizzava, ed il fatto che glielo avesse chiesto Zulema, senza nessun apparente motivo, ancora di più.

"Ti va di incontrarci nel mio ufficio alle quattro? Quindicesimo piano. Quiero hablar contigo con la cabeza fría" disse la mora giocando col portachiavi della sua macchina.

"Me gusta... non vengo per essere psicoanalizzata però. A domani, Zulema!" Rispose Macarena eccitata al solo invito.

L'araba le fece l'occhiolino prima di voltarsi ed apprestarsi a chiudere la porta del locale dietro di sè. Qualcosa disse a Macarena che non sarebbe stata una semplice chiacchierata, e le sorse spontaneo un sorriso a trentadue denti mentre ripuliva il bancone.

Hot chillsWhere stories live. Discover now