Sono le dieci e le visite stanno quasi per finire oggi.
Ovviamente abbiamo iniziato presto perché è necessario che le visite siano effettuate senza assunzione di cibo.
<Buongiorno>, dice un Noah molto positivo.
<Giorno>, rispondo preparando la prossima siringa.
<Accomodati e togli la giacca>, continuo.
Mi avvicino a lui e prelievo la quantità di sangue necessaria per le varie analisi.
<Come stai?>, domanda lui mentre gli controllo il respiro.
<Bene, tu?>, chiedo a mia volta controllando adesso le pupille.
<Bene, anche se dopo mi aspetta l'allenamento con Thommy>, mi spiega lui del tutto non contento.
<Sembri molto felice di questo>, replico del tutto ironica.
<Felicissimo a dire il vero>, continua lui dandomi corda.
<Qualcuno mi ha detto che sei qui da questa mattina presto>, afferma lui mentre si siede sulla sedia a pedali per controllare il cuore.
Chi mai potrà mai essere se non il suo gemello?
<Il tenente, vero?>, domando mentre gli attacco al petto e sulla schiena alcune ventose.
<Si, ha detto che era appena sorta l'alba>, mi spiega lui mentre inizia a pedalare.
<Perfetto, abbiamo finito>, affermo poco dopo aver registrato i suoi dati.
<Grazie mille Maggy>, dice rimettendo a posto la sua divisa.
<Di nulla>, rispondo scrivendo i suoi dati nel computer.
Lo vedo andare via e intanto metto la sua provetta con scritto il nome sopra, in un piccolo frigo adatto.
<Maggy svolgi tu l'ultima visita?>, domanda Ally togliendosi i guanti.
<Certo, a dopo>, rispondo cambiando i guanti per l'ennesima volta.
Li cambio ogni tre-quattro pazienti.

<Salve>.
Eccolo. Thomas.
Sto preparando la siringa quando sento la sua voce.
<Si accomodi e tolga la giacca, per favore>, affermo voltandomi nella sua direzione.
Si siede sul lettino al centro della sala e toglie velocemente la giacca, svelando sotto di essa una canotta bianca.
Da sotto essa posso intravedere i perfetti addominali che si ritrova.
Prendo l'elastico per poter trovare meglio la vena e la stringo attorno al suo bicipite.
Sento i suoi occhi addosso.
Infilo lago e vedo che distoglie per un attimo lo sguardo, avrà paura degli aghi oppure il sangue gli fa uno strano effetto.
<Va tutto bene?>, domando scrivendo su un adesivo il suo nome e attaccandolo alla sua provetta.
<Si>, risponde semplicemente.
Di molte parole.
<Può alzare la canotta?>, domando mettendo lo stetoscopio attorno al collo.
Fa come gli chiedo.
Non so perché sia così..così sulle sue. Così introverso.
<Faccia dei respiri profondi>, dico quasi monocorde. Mi sembra di parlare con un muro.
È un bel ragazzo, e se solo avesse un bel carattere sarebbe perfetto per qualsiasi ragazza.
<Ha mal di testa? O momenti in cui si sente mancare a volte?>, chiedo andandogli di fronte.
<No>.
Le uniche parole che sento uscire dalla sua bocca sono proprio queste: si e no.
<Oookay>, sussurro posando lo stetoscopio.
<Ha detto qualcosa?>, domanda con tono quasi di rimprovero.
<No, nulla>, rispondo andando verso la macchina per il cuore.
Toglie la canotta e si siede sopra di essa.
Prendo le ventose e le posiziono sul petto, in corrispondenza del diaframma e poi sulla  schiena in corrispondenza del cuore.
<Inizi a pedalare in modo costante>, spiego accendendola.
Inizia a muovere le gambe e guardo i pettorali che si muovono leggermente dovuto al movimento.
Avete presente quei dei greci che si trovano nei musei? Ecco. Il tenente è uno di quelli.
<Perfetto, credo che possa bastare>, affermo registrando i dati.
Lo vedo scendere dalla macchina e mettere la canotta.
Vedo che fa un po' di difficoltà ad alzare il braccio sinistro per mettere la giacca; avrà fatto qualche movimento sbagliato.
<Signorina>, mi chiama aggiustando il colletto della giacca.
<Si risieda>, ordino in tono gentile alzando lo sguardo.
<Come scusi? Mi sembra che la visita sia finita>, risponde lui.
<Le ho detto di risedersi, ci vorrà un minuto>, continuo ad insistere mentre mi alzo dalla sedia e vado verso il lettino.
Si siede quasi contro voglia e da sopra la giacca inizio a toccare l'articolazione che collega la spalla al braccio. Sul suo viso si forma una piccola smorfia di dolore.
<Da quanto le fa male?>, domando allontanandomi di poco per prendere una fascia dall'armadio.
<Da ieri sera>, risponde alzandosi.
<Ha fatto qualche sforzo in più del solito? Ha fatto qualche movimento sbagliato?>, chiedo ancora per capirne l'origine ed in caso agire di conseguenza.
<Penso di sì>, risponde mettendo le mani in tasca e guardandomi freddamente.
<Tenga il braccio il più fermo possibile e metta questa pomata antidolorifica>, gli spiego porgendogli il tubetto della pomata.
<Se leva la giacca le metto la fascia per tenere il braccio fermo>, continuo.
<La metto da solo>, afferma lui strappandomela quasi dalle mani.
Mi guarda quasi come se il mio aiuto non fosse importante.
<Va bene, come vuole lei>, dico voltandomi verso il tavolo da lavoro per mettere le cose apposto.
Non ci sono rimasta male, ma il suo comportamento non è dei migliori.
Il modo con cui mi ha strappato la fascia dalle mani e il tono con cui ha detto che l'avrebbe messa da solo. E lo sguardo..quello può significare tutto e nulla.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now