Capitolo Undicesimo | Kiss.

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“Vuoi anche una foto, un poster, casomai un autografo?. Direi di muoverci ” mi imposi acidamente, non avevo voglia di fingere, quello era il mio stato d'animo.

“Non scaldarti tesoro. Solo che volevo farti una domanda e sinceramente penso di poterla fare senza doverti chiedere il permesso, quindi: il tuo maglione é da femmina?” mi chiese ridendo e lo guardai in modo infastidito e stupito. Era ritornato il solito stronzo, la solita persona da dover evitare per sentirsi meglio, ma come potevo evitarlo?.

“No tesoro mio, tutti i colori sono unisex, sai cosa vuol dire?. Ne dubito, vuol dire che stesso domani potrei tranquillamente mettere un maglione o una felpa rosa e tu non potresti permetterti di giudicarmi in modo sprezzante ” dissi fissando le mie vans pur di non mantenere il suo fastidioso sguardo. Alzò le spalle esprimendo indifferenza e posò il suo braccio intorno alle spalle della  peggior amica che potessi trovarmi in culo al mondo. Infondo non potevo davvero odiarla solo perché mi piaceva il suo probabile ragazzo, ero stato troppo implicito forse.

“Ci vediamo a scuola, penso che tu vorrai proseguire la tua strada senza il nostro fastidio ” disse Hemmings facendomi l'occhiolino e provocando in me due reazioni contrastanti e fastidio, una sorta di odi et amo, mi sentivo Catullo preso però da vampate fastidiosissime di calore. Annuì sbattendo le ciglia in modo alquanto snob e femminile, chiusi le mani nei polsi del mio maglione e continuai a camminare lentamente cercando di ragionare e di reprimere le mie sensazioni . Qualcuno mi coprì gli occhi e sbuffai sentendomi ancora più irritato, nulla poteva bastare nella mia vita, neppure lo sconforto.

“Chi sono?” la voce era squillante e poco sobria.

“Ash!” dissi ridendo e mi girai guardandolo in modo carino.  Mi strinse tra le sue braccia forti, quelle tipiche muscolose da batterista ed io mi ci persi dentro per un certo verso. Mi piaceva il calore e l'umanità che lui possedeva, appunto con lui non bastavano parole, ne l'impostazione del tono della voce, lo capiva e basta.

“Ehy, va tutto bene?” mi chiese in modo affettuoso accarezzandomi i capelli ormai rossi.

“Mh. ” dissi con la testa affondata nel suo petto e sbuffando.

“Cosa, penso di non averti capito " disse ridendo e alzai lo sguardo, fulminandolo.

“Seh, buongiorno Ashton ” dissi risvegliandolo e scoppiò a ridere.

“Perché non dici si e basta, senza suoni strani e poco comprensibili?” mi sgridò.

“Vuoi farne una questione di stato?” gli chiesi ridendo sinceramente sta volta.

“No ” disse lui leggermente dispiaciuto. Alzai la testa ed incrociai i suoi occhioni verdi con i miei e cercai di realizzare quanto fossi fortunato ad averlo conosciuto.

“Ashy” non mi rispose notando che ero sovrappensiero. Mi risvegliai e gli stampai un bacio sulla guancia di quelli rumorosi e mi sorrise facendo sbucare le sue adorabili fossette.

“ Scusa” dissi imbarazzato, staccandomi dal suo petto d'impulso.

“Tranquillo” sospirò mentre si notava che la mia reazione lo aveva leggermente rattristato. Ci incamminammo verso scuola e la strada sembrava infinita. Al suono della campanella dovetti dividermi da lui e lo salutai con un gesto veloce e noncurante della mano. Entrai nella solita aula sporca e scura e mi andai a sedere nell'ultimo banco della terza fila. Vidi Kate, una delle tipe ritenuta più toste della scuola, avvicinarsi sculettando con quella gonna verde della squadra delle cheerleader della scuola che ondeggiava mostrando quel poco di slip che portava.

Si appoggiò al banco con i gomiti e appoggiò la testa sulle sue mani, così prese a fissarmi incessantemente. Ma che cazzo, avevo realizzato che quella  era la giornata del fissarmi fino allo svenire, anzi : al farmi scappare imbarazzato.

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