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[ma che brutto capitolo, ugh.]

Harry Styles ha venticinque anni, una ragazza appena lasciata e un nuovo lavoro che lo attende sull’oceano pacifico. Harry Styles è quel tipo di ragazzo che si ambienta a tutte le situazioni, che non fa vedere quando sta male; quel tipo di ragazzo che farebbe di tutto per inseguire il suo sogno.

Ma, su un treno che deve percorrere diecimila chilometri, nello stesso vagone, nel sedile di fronte a lui, c’è Valentine. Valentine Harris che sta andando a trovare sua madre e il suo nuovo patrigno, che ha attraversato il Mare del Nord e l’entroterra per arrivare a Mosca, a prendere il treno e poter abbracciare suo fratello Cameron.

Ed in quel treno, che passa le campagne sconfinate della Siberia innevata, si comincerà a parlare del tempo e dire qualche barzelletta per riscaldare la situazione, finendo con due ragazzi che si ameranno più di quanto tu ami la cioccolata calda, un film sotto le coperte e la magia del Natale.

☺☺☺

Harry aveva appena finito il suo ennesimo stage, e finalmente l’avevano mandato a lavorare in una filiale di quella grande ditta; il problema era che si trovava dall’altra parte del mondo, a vista sul Pacifico, a confine con la Cina, nella città russa di Vladivostock. Gli aveva dato fastidio, all’inizio, lasciare la sua famiglia per quei lunghi sei mesi, ma quello era il suo lavoro, e ragazza o no, doveva andarsene. Harry aveva un taccuino tra le mani, dove appuntava tutto quello che gli succedeva nei giorni, quando il capostazione fischiò. Salì di fretta e furia sulla sua cabina, occupata di già da un uomo e da una donna sulla sessantina.

☺☺☺

“Porca puttana, zio. Ti devi muovere sennò perdo il treno.” Urlò Valentine, con il borsone stretto forte al petto e una mano sulla maniglia della porta. Sarebbe anche scesa al volo, ma a costo di tutto doveva prendere quel treno e salutare sua madre.

Valentine amava l’Inghilterra con la sua pioggia e i suoi prati verde smeraldo, ma Vladivostock era la sua città natale, dove mamma e papà la concepirono prima della morte di lui. Jonathan Harris – il suo padre biologico – era morto in guerra; caduto nel fiume con il petto trivellato dalle pallottole, insanguato il petto dai nemici della Seconda Guerra Mondiale. Era una cosa strana dopotutto, che suo padre sposasse una figlia di un Sovietico, che il loro amore andò oltre ad un muro nato da due idee diverse. Comunque Valentine era felice della sua origine, di essere figlia di due nazioni che si fecero la guerra a sangue e che lei rappresentasse quel qualcosa definito come: “impossibile, innaturale”.

Intanto zio Karl era arrivato, accostato di fronte alla grande porta di ferro battuto, e che dava un bacio sulla guancia della sua giovane nipote. “Fai la brava, Val. Ricordati di chiamarmi appena puoi e saluta la mamma.” Disse, lasciandola andare finalmente.

“Va bene, zio. Grazie per avermi ospitata e ciao.” Rispose, correndo su per le scale ed andando dritta al suo treno. Il treno che a poco, le avrebbe sconvolto la vita.

trans-siberian Where stories live. Discover now