Promesse

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Disclaimer:
I personaggi presenti in questa FanFiction non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà della Disney\Marvel.

«Ti devo chiedere di rimandare quel ballo».

«Va bene» angoscia... paura... rassegnazione. Anche volendo non sarebbe mai riuscita a trovare un filo logico in mezzo a tutte quelle emozioni contrastanti. «Fra una settimana, sabato prossimo, allo Stork Club».

«Va bene».

Un sospiro, prima che il suo cuore si abbandonasse allo sconforto più grande che avesse mai provato. Non ci sarebbe stato nessun ballo, lo sapevano benissimo entrambi. «Alle venti in punto, non osare fare tardi, chiaro?»

«Ancora non ho imparato a ballare».

Sentiva la gola accartocciarsi su stessa, e dovette fare uno smorzo immane per cercare di cacciare indietro le lacrime amare. «Ti insegnerò io... Però devi venire». Promettilo, ti prego. Dovunque tu sia, promettimi che ci sarai.

«Chiederemo all'orchestra di suonare un lento. Ti dispiacerebbe-».

Silenzio.

Solo un'assordante quiete, mentre la persona dall'altra parte della cornetta non esisteva più.

Sparita. Morta.

Captain America, il suo Steve. Un ragazzo con ancora una vita davanti, e un futuro tutto da costruire. Dileguato nel nulla.

Tre minuti, quella chiamata era durata solo tre miseri minuti. Il tempo che gli era stato concesso per sentire la voce dell'uomo che amava per l'ultima volta, il giusto necessario affinché il suo cuore si spezzasse per sempre.

Era riuscita ad andare avanti con una forza che non pensava nemmeno di possedere, sollecitata dal solo fatto che molti innocenti erano stati risparmiati. Ma a che prezzo?

Si passò il classico rossetto rosso sulle labbra, concedendosi qualche goccia del costosissimo profumo che preservava per le occasioni speciali. Era bella, e avrebbe tanto voluto che lui potesse essere lì per vederla. Quel vestito blu, comprato apposta per l'occasione, gli faceva un bel fisico; risaltava le sue forme curvilinee, evidenziandone i bellissimi fianchi.

Perfetta per un appuntamento perfetto. 

Arrivò allo Stork Club con venti minuti d'anticipo, e prese posto al primo tavolino libero che gli capitò sotto tiro. La pista da ballo era lì, davanti ai suoi occhi, già mezza piena ma non ancora del tutto.

Ordinò qualcosa da bere, poi aspettò.

***

Aveva faticato molto per ottenere il ruolo da ufficiale dell'esercito americano, più di quanto qualsiasi altro avrebbe dovuto fare al suo posto. Non a caso il primo consiglio che gli era stato dato, appena ottenuto il distintivo, fu soltanto uno: comportarti come un uomo. Come se quella fosse l'unica speranza che avesse per continuare ad andare avanti in quel mestiere. 

Per questo, nel suo essere orgogliosamente donna, non permetteva a nessuno di mancargli di rispetto. 

«Reclute attenti!» disse, concisa e autoritaria come sempre, mentre una fitta schiera di uomini in elmetto e tuta mimetica la fissavano senza proferire parola. Saranno stati in cinque, massimo sei. Tutti soldati che, da lì a poco, sarebbe stati addestrati per andare sul campo di battaglia. Uomini che si erano lasciati alle spalle luoghi, affetti. Tutto questo in nome della grande causa. «Signori, io sono l'agente Carter. Supervisiono le operazioni di questa divisione».

You Promised Me A DanceWhere stories live. Discover now