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Il giorno dopo il risveglio fu a dir poco traumatico: il mio telefono prese a squillare, intervallando la suoneria al suono di tre sveglie perse.
Allungai la mano sul comodino, cercando di afferrare quel dannato coso, e rispondendo a una chiamata da parte di Cesare.
<Pronto?>

Mugugnai con la voce ancora impastata dal sonno
<Dove cazzo sei? Sono due ore che ti stiamo aspettando>
<Cosa? Ma che ore sono?>
<Le cinque, avevano riunione alle 15>
<Oh merda, arrivo>
<Ma che hai fatto ieri sera? Oltre alla festa s'intende>
<Io non...>

La sveglia non aveva buttato giù dal letto solo me, che ora vagavo con la mano alla ricerca degli occhiali perso, ma anche Riccardo che, alle mie spalle, mi guardava con i suoi occhi chiari.
<Sto arrivando>

I nostri sguardi s'incrociarono per poco, pochissimo tempo, ma fu quel segmento a far riaccendere in noi la scintilla, anzi, la fiamma della sera prima.
Le mie gote si colorarono di rosso e lui abbozzò un sorriso imbarazzato.
Ma ora non avevamo tempo per chiarire.

Mi catapultai fuori dalle lenzuola, rivestendomi velocemente. Probabilmente non avrei nemmeno avuto il tempo per fare colazione.
<Io devo andare, se tu hai fame ci dovrebbero essere dei biscotti nella credenza>
<Okay, buona riunione>

E uscii di casa.
Fisicamente sfrecciavo per le strade di Bologna da solo, ma nella mia testa c'era un punto fisso che mi teneva compagnia, mi dava quasi il tormento.
E quel punto era Riccardo, ed i ricordi di quella passione.
Che cosa sarebbe successo quando, la sera, sarei tornato a casa?

Non lo sapevo.
E, sinceramente, avevo paura di scoprirlo.



Riuscii a fare una capatina al bar dei cinesi nei pressi dello studio, prima di arrivare in mega ritardo alla riunione.
<Hai battuto ogni record o possibile immaginabile>

Mi accolse Tonno, squadrandomi da testa a piedi con fare sospettoso.
<Si può sapere che cosa è successo?>

Continuò.
<Sono andato a dormire tardi verso...le sette del mattino>

Mi lascia cadere sul mio posto a sedere, sentendo gli sguardi di tutti su di me.
<Io e Riccardo abbiamo...giocato ai videogiochi per tutta la notte>

Mentii spudoratamente.
<Di che cosa avete parlato?>

Liquidai la conversazione, anche se percepivo ancora il cuore battermi all'impazzata nel petto.

Ti prego, continua.
Gli dissi con la voce spezzata dal piacere.

La mia mano iniziò a giocare con un ciuffo dei capelli, cercai di nascondere l'imbarazzo sul mio volto, mentre pensavo a tutto quello che era accaduto.

Gemetti più forte quando con una spinta riuscì a colpire il mio punto debole.

Fissavo il vuoto, perso, mentre gli altri parlavano e discutevano, io ero lontano.
Ero ancora nel letto di casa mia.

Mi baciò con foga, sentivo che in quel momento lui era vicino all'apice.

<Nelson, tu che cosa ne pensi?>
<Mmh?>

In una mano strinse la mia erezione, e con dei movimenti lenti e precisi riuscì a farmi assaporare le brezza dell'orgasmo.

<Che hai oggi?>
<No, nulla, stavo...pensando>
<A che cosa?>
<Non è importante, lascia stare>
<Comunque stavamo parlando di quali ospiti invitare, hai qualche proposta?>
<Sabaku?>

La riunione, a causa del mio ritardo, terminò molto tardi, verso le 20.
Raccolsi le mie cose e feci per uscire, quando Cesare mi si parò davanti.
<Che ti sta succedendo?>
<Te l'ho già detto: niente, sono solo un po' stanco>
<È successo qualcosa con Riccardo?>
<No...>

Deglutii.
Tra non molto lo avrei rivisto.
Tra non molto...chissà che cosa sarebbe cambiato.


Lo trovai seduto sul divano, a guardare un film apparentemente molto noioso risalente a troppi anni fa.
<Lo hai che ho Netflix, vero?>
<Si, ma non sapevo che cosa fare per accenderlo. Hai una TV diversa dalla mia>
<Mi cambio un secondo e poi arrivo, così ti mostro>
<Ci guardiamo un film insieme?>

Mi bloccai sulla porta della mia camera, voltandomi appena per guardarlo.
Aveva il suo solito sorriso, e i suoi occhi cercavano di nascondere il forte imbarazzo che anche lui provava in quel momento.
No, sarebbe la scelta sbagliata...
<Si, va bene>

Mi misi il pigiama, tornando poi in salotto e prendendo il mio posto sul divano.
Che buffa situazione.
Siamo entrambi appollaiati sui due bracci, il più lontano possibile l'uno dall'altro.

Presi il telecomando e aprii Netflix, sfogliando a caso tutte le serie TV o film che mi capitavano davanti.
<No. No. Noiosa. Qui mi sta sulle palle la protagonista...>

La lunga serie di commenti iniziata per evitare qualsiasi altro tipo di discorso, venne interrotta dal gorgogliare del mio stomaco, che soffriva di aver saltato, quel giorno, sia la colazione che la cena.
<Hai fame?>
<Un po'...vado a prendermi qualcosa da mangiare in cucina. Vuoi qualcosa anche tu?>
<No, io sono a posto, grazie>

Presi a rovistare nel frigo, nelle credenze, per trovare qualcosa da mettere sotto i denti.
Ma purtroppo quel giorno non avevo fatto la spesa, e le uniche cose che avevo a disposizione erano delle uova e due scatolette di tonno. Optai per le seconda opzione.
Misi il tonno su un piatto, con un pacchetto di cracker.
Mi manca solo un bicchiere.

Erano sull'ultimo piano della credenza, il più alto di tutti. Non so quale geniale idea mi sia passata per la testa quando ho deciso di metterli la sopra.
Appoggiandomi al bordo del piano cottura mi alzai sulle punte dei piedi per raggiungere, afferrare, e portare giù un bicchiere.
<La prossima volta chiedi aiuto, no?>

Riccardo era appoggiato allo stipite della porta, e mi guardava con un mezzo sorriso.
<Guarda che ce la faccio benissimo da solo>
<Se lo dici tu>

Lo appoggiai sul tavolo, girandomi per poter tornare in salotto, ma qualcuno me lo impedisce.
Mi ritrovai bloccato tra le sue braccia, a davvero pochi centimetri dal suo viso. Troppo pochi.

Le nostre labbra si sfiorarono appena, e quello fece correre un brivido lungo la mia schiena.
Non so dove trovai la forza, ma riuscii a guardarlo dritto in quei suoi occhi azzurri, che ora non tentavano più di celare, anzi, nel loro pallido colore brillava un qualcosa. Qualcosa di terribilmente eccitante.
<A essere sincero, a me ieri sera non è per niente dispiaciuto>

Sussurrò, cercando nel mio volto una risposta, ed il suo respiro si intrecciò con il mio.
Non ci pensai nemmeno un secondo a cosa dire, no, per niente. Risposi di getto. Ma non me ne pentii affatto.
<Nemmeno a me>
<Ti andrebbe di rifarlo...non so se mi spiego>
<Quante cazzo di volte vuoi>

E ci baciammo.
Risentii più vive che mal tutte quelle scottanti emozioni che ci avevano avvolto nemmeno ventiquattr'ore prima.
In men che non si dica eravamo di nuovo sul mio letto, questa volta sobri e ben consci di quello che facevano, ma senza alcuna intenzione di fermare il tutto.
Nudi, ancora una volta, le nostre mani che passavano in rassegna i nostri corpi, e le bocche come calamitate verso la pelle dell'altro.

Ci sarebbe dovuto essere imbarazzo.
Ma non ci fu.
Insicurezza.
Nemmeno quella.

no(t)te di fuocoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant