V - Nero

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Il giorno seguente mi svegliò la dolce voce di Corinne che era venuta a portarmi la solita colazione, composta da fette biscottate alla marmellata e un succo di frutta. Mi alzai ed indossai la solita tuta bianca che indossavano tutti. Per quanto in fondo mi piacesse, soprattutto per la cintura in vita che esaltava le curve, non riuscivo ad accettare il fatto che la indossassero tutti. Non mi era mai piaciuto omologarmi alla massa ed avevo sempre sentito la necessità di distinguermi fagli altri, perciò in questo stato mi sentivo a profondo disagio, quasi come se la mia personalità e quella di tutti gli altri fossero state annullate. Mi guardai allo specchio e mi osservai il volto: le occhiaie profonde dei due giorni precedenti erano sempre più evidenti e il mio viso era pallido. Mentre osservavo le mie imperfezioni, notai dal riflesso che Corinne aveva finito di rifare il letto e mi guardava sorridente.

"Sei bellissima" mi disse con la sua vocina delicata. Mi voltai e le sorrisi, esprimendo il mio parere sul mio aspetto smorto. "So io cosa ti ci vuole" mi disse tirando fuori dalla sua borsa diversi trucchi. "A volte un po' di correttore e cipria fanno miracoli", esclamò mentre me li applicava sul volto. Successivamente passò a i capelli, che raccolse in una lunga treccia che mi cadeva lungo la schiena. "Guardati, ora sei ancora più bella di quanto già non lo fossi prima, mia dolce piccola" mi sussurrò ad un orecchio. Mi voltai verso lo specchio ed era vero: Corinne aveva fatto miracoli. Dopo averla ringraziata, la abbracciai forte e, proprio in quel momento, entrò Nathan che ci guardò divertito.

"Alla fine Corinne ha contagiato anche te con la sua dolcezza" esclamò la Guardia. Mi staccai dalle braccia della donna e mi voltai verso di lui: appena mi vide rimase quasi senza parole e mi osservò dall'alto al basso con occhi incantati.

"Oh qualcuno qui si è imbambolato" esclamò ridendo Corinne, scuotendo il ragazzo. Egli si ricompose subito e, imbarazzato, assunse un'espressione seria assolutamente non credibile. Risi divertita e per la prima volta da quando ero ad Eden provai pura serenità: l'affettuosità di Corinne e l'indole protettiva di Nathan verso i miei confronti mi davano un senso di pace ed equilibrio anche nel caos della mia mente.

"Allora? Che si fa oggi?" chiesi impaziente al giovane.

"Oggi ci vuole ricevere Ambra, dato che il Dottor White è impegnato con la cancellazione della memoria dei prossimi nuovi Rinati. Per oggi non ci dovrebbero essere nuovi test, ma ricorda sempre quello che ti ho detto: menti sempre con loro, anche se ora non dovrebbe essercene il bisogno dato che il test è andato a buon fine."

Non risposi e mi limitai ad annuire, anche se dentro di me stavo per esplodere. Avevo fatto bene a mentire anche a Nathan? Non potevo saperlo allora, perciò continuai a far finta di niente e a tenere nascosta la mia visione. Continuava a turbarmi: c'era qualcosa di incongruente nei racconti sull'Apocalisse, oppure il mio ricordo era solo stato immaginato e quindi non reale. Possibile che inventare i ricordi fosse un modo di reagire ai traumi? Pensai si trattasse di questo, quindi ignorai la cosa e cercai di non pensarci. Nathan mi condusse di nuovo all'esterno del mio edificio in cui era presente la mia stanza, attraversammo i giardini interni del complesso e raggiungemmo la Piramide, il centro operativo della città. Attraversammo l'ampio salone che conduceva alle immense scale ma, questa volta, non svoltammo verso gli ascensori. La mia indole pigra mi portò quasi a protestare per questa scelta, ma le parole del giovane anticiparono le mie lamentele: "Seguimi, ti mostro una cosa".

Salimmo le immense scale che si articolavano su tutto il perimetro interno della struttura fino a quando non raggiungemmo quello che era forse il terzo o il quarto piano che conduceva ad una terrazza esterna. Da lì si poteva ammirare una vista mozzafiato: l'intera Eden era bianchissima, talmente tanto che rifletteva la luce solare e pareva brillare, proprio come un diamante. Dopo gli edifici pubblici si ergevano le piccole e graziose casette degli abitanti. Erano tutte perfettamente identiche e schierate l'una di fianco all'altra e mi domandai come facessero a distinguerle. Spinsi il mio sguardo ancora oltre il bianco della città e notai che ad un certo punto si arrestava di netto.

"Che cosa c'è oltre la città?" domandai indicando con l'indice il punto a cui mi riferivo.

"Sinceramente non ne ho idea. Credo solo il resto del mondo, con macerie, polveri tossiche e cenere dell'Apocalisse. Non penso che sia un bel posto in cui andare". Annuii non molto convinta, incuriosita da quel che potesse esserci al di là del perimetro. Restammo alcuni minuti in silenzio a contemplare il panorama insieme, fino a quando Nathan esclamò: "Faremo meglio a muoverci, l'ufficio di Ambra è due piani sopra di noi e non sopporta i ritardi. Non vorrai mica far arrabbiare miss perfezione, vero?" tirandomi una gomitata scherzosa.

"In tal caso, darò la colpa a te dicendo che sei arrivato in ritardo a prendermi" ribattei sorridendo alla sua provocazione, cercando di darmi un'aria di superiorità. Iniziava davvero a starmi simpatico quel ragazzo, nonostante fosse parecchio strano.

LA CITTÀ BIANCAWhere stories live. Discover now