Capitolo 21. Cicatrici

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"Nella stessa barca? Cosa-

"Sono dato per disperso da giugno" le ricordò con voce impassibile. "Sono sicuro che i miei genitori pensano che io sia morto; a decompormi da qualche parte in una fossa poco profonda scavata da uno dei vostri." 

Lei rabbrividì. "Draco-

"È vero" la interruppe, guardandola con un’espressione distaccata. 

"Quale altra storia credibile avrebbe inventato Piton per spiegare la mia assenza?" 

"Mi dispiace" mormorò sinceramente. "Non mi rendevo conto che fosse passato così tanto tempo per te, ma forse Piton-

"Anche se avesse detto che ero disperso, mi sarei creduto morto dopo tutto questo tempo" ribadì, inclinando la testa quando lei fece una smorfia.

"Non mi fare quello sguardo comprensivo, Granger. Non è che io sia veramente morto-

"Ma forse-

"L'ho accettato, Granger" la mise a tacere. "E accetterai anche tu le tue circostanze, ma devi superare tutte queste cazzate del 'sto bene'-

"Drac-

"Quindi ci faremo una doccia" disse severamente, alzandosi in piedi e accigliandosi allo sguardo incerto che lei gli rivolse. "Vieni. Alzati."

"Draco" sospirò stancamente, chinando il capo. "Non credo di essere nello stato d'animo giusto per...

"Non ho mai detto di volerti scopare" intervenne aggrottando le sopracciglia mentre lei si avvicinava. "Ora andiamo-

"Draco, voglio solo stare qui-

"Merda" sbottó, afferrandole il braccio e tirandola in piedi. "Non costringermi a trascinarti-

"Draco, lasciami andare" gemette, lottando contro di lui. 

"Mi stai facendo male."

Il biondo determinato trasalì, ma mantenne la presa salda sul suo gomito mentre la tirava con sé, rifiutandosi categoricamente di riconoscere le sue proteste, non importa quanto il suo tono implorante gli tormentasse le orecchie. Sapeva di essere rude ma si sforzava di essere indifferente, perché era necessario. Granger potrebbe non vederlo, ma ne aveva bisogno. Aveva bisogno di lui.

Il suo cipiglio si indurì non appena lei puntò i talloni sul pavimento e gli artigliò la mano. 

"Smettila di combattermi" la avvertì da sopra la spalla, avvolgendole l'altro braccio intorno alla vita per ottenere una presa sicura. 

Gli arti agitati glielo stavano rendendo difficile. 

"Cazzo, Granger-

"Lasciami e basta" tentò Hermione, le lacrime frustate che minacciavano di scivolarle oltre le ciglia. "Che differenza può fare una cazzo di doccia, comunque? Non sarà-

"Smettila" ringhiò quando finalmente riuscì a trascinarla fuori dalla camera da letto. 

"Fidati di me quando ti dico che l'inattività può solo fare più danni-

"Ti ho detto che sto bene!" urlò. "Lasciami!" 

"No!" gridò di rimando, spingendola in bagno e sbattendo la porta dietro di sé. Deglutì la sensazione di disagio incastrata nella sua gola quando si rese conto che stava piangendo di nuovo, ma rimase fermo con il suo intento.

"Non osare, cazzo, ad aprire la porta, perché ti trascinerò qui dentro finché non riceverai il messaggio."

Cercò di non rimanere colpito quando lei mise distanza tra loro e lo studiò con occhi diffidenti.

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