2- Baphomet, La notte delle maschere.

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Riccardo rimase imbambolato fin quando l'omone alla porta gli fece cenno di avvicinarsi e il ragazzo ubbidì.

Dall'alto, con indosso una maschera terrificante che raffigurava un caprone dal pelo scuro, l'uomo si rivolse a lui:

«Una sola regola ragazzo: Nessuno si tolga la maschera!» disse deciso.

Riccardo assentì. Aveva ancora Baphomet sul viso e non l'avrebbe tolta, perché glielo aveva detto quell'uomo, poi entrò.

All'interno passeggiavano decine di persone tra diverse sale dagli alti soffitti e piene di specchi, tutte collegate tra loro da un ampio corridoio centrale addobbato da teli colorati che pendevano elegantemente dalle pareti affrescate. Ognuno dei presenti era mascherato e sembravano tutti allegri, nonostante avessero il volto coperto, Riccardo lo sentiva nell'aria. Perché era vietato togliere la maschera?

«Benvenuto!»

Una voce femminile gli era giunta alle spalle. La donna portava un abito largo e lungo fino ai piedi. La sua maschera era quella di una volpe, bianca con delle strisce rosse.

Un brivido lo attraversò. Le sale, lo sfarzo e tutta quella gente. Cercò di non sembrare un pesce fuor d'acqua, così gironzolò tra la gente e notò che nessuno di loro portava la stessa maschera, rappresentavano tutti personaggi diversi e sembravano calzare alla perfezione l'abito che indossavano. Vide Pulcinella atteggiarsi in modo teatrale e Riccardo si aspettò di vederlo, da un momento all'altro, portare una pizza a uno degli ospiti. Il ragazzo però si scoprì a cercare la donna dalla maschera bianca e i bellissimi capelli. Lo faceva per distrarsi e, quando si fermò accanto a una porta socchiusa, sentì delle voci concitate all'interno, vi sbirciò e scorse la donna parlare con l'uomo dell'ingresso e la ragazza volpe. I tre erano talmente presi dalla loro conversazione, che Riccardo riuscì a sgattaiolare nella stanza e, in punta di piedi, a nascondersi dietro una tenda.

«È qui, Kit!» disse l'omone con la voce grossa.

«Lo so. Ci ha seguiti» rispose la ragazza con la maschera da volpe bianca. Quando lei mosse il capo per guardarlo, un tintinnio mostrò al ragazzo che spiava da dietro il tendaggio, che dalla maschera pendeva un filo rosso al quale era legato un campanellino dorato. La delicatezza di quell'oggetto era in contrasto con il costume da capra del suo interlocutore, persino con la maschera bianca e fredda della donna insieme a loro.

Un sentimento di rabbia profonda lo pervase senza motivo, ma il giovane si trattenne schiacciandosi contro la finestra dietro di lui. I tre stavano ancora parlando.

«Ne ha preso un altro.» La donna con l'abito bianco e i lunghi capelli crollò su una poltrona, sembrava distrutta. Eppure Riccardo l'aveva vista aggirarsi per strada e nelle sale felice e leggiadra. Lei, tutto sommato, scoppiò a piangere. «Cavolo Pùca, fai qualcosa. Potrai fare qualcosa questa volta?» aggiunse singhiozzando.

«E cosa potrei fare?»

«Lo hai visto. È solo un ragazzino.» La ragazza con l'abito lungo si avvicinò all'uomo capra e, con fare supplichevole, gli posò una mano sul braccio. «Questa volta è solo un ragazzo» ripeté. Poi alzò lentamente l'altra mano e si sfilò la maschera.

«Non togliere la maschera!» le intimò l'umo, ma lei lo aveva già fatto. Sotto il travestimento sembrava esserci una volpe vera, dal pelo chiaro e due occhi supplichevoli. Doveva essere decisamente un sogno. Il ragazzo vide anche una coda spuntare da sotto la lunga veste. Due conde, o forse erano tre. Scosse il capo e cercò di concentrarsi su quello che stavano dicendo.

«Non sono io la Banshee qui, Pùca. Lo sai bene» disse la volpe con la voce di ragazza, spostando lo sguardo verso la donna seduta sulla poltrona che si teneva la testa tra le mani.

Negli occhi di BaphometWhere stories live. Discover now