1) Come tutto ebbe inizio

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La situazione sembrava aggravarsi di giorno in giorno.

Da quando l'epidemia era arrivata in Italia, Abbacchio aveva visto Bucciarati diventare sempre più nervoso.
Ogni sera, accendeva la tv per vedere le ultime notizie sulla diffusione del virus, guardando il telegiornale preoccupato, senza dire una parola.
Lavorava fino a tardi, sempre in contatto con i rami dell' organizzazione che operavano al nord e in costante preoccupazione per la Spacca Napoli, la comunità di recupero che con Giorno avevano istituito per salvare tossicodipendenti e ragazzini sbandati dalla strada della criminalità.
La comunità era stato il primo passo dell'immenso progetto volto a rifondare Passione e Bruno ci si era gettato animo e corpo.
Leone sapeva quanto quei ragazzini fossero importanti per lui, c'erano settimane in cui lo aveva visto a malapena per qualche ora al giorno, sempre di sfuggita, perché lui era troppo occupato per aiutare i suoi ragazzi.
Anche Leone dava una mano ogni tanto, ma con disinteresse.
Non aveva molto successo con i discorsi, era sempre stato un uomo prettamente d'azione.
Persino quell'imbranato di Mista se la cavava meglio di lui con quei ragazzini problematici.
No, meglio lasciare perdere. Sarebbero stati meglio tra le mani del suo bellissimo marito, che in quel momento era al lavoro con alcune cartelle della contabilità del gioco d'azzardo. Il telefono trillò, segnando l'arrivo di un nuovo messaggio.
Distrattamente, Bruno controllò il testo, poi alzò lo sguardo su di lui.
"Stasera Giorno ci vuole tutti alla villa. Il presidente del consiglio parlerà ancora. Si prospettano tempi difficili per tutti, dobbiamo essere preparati"
gli annunciò. Abbacchio, sdraiato mollemente sul divano, alzò gli occhi al cielo. Era la terza volta nel giro di una settimana che il presidente parlava. A Napoli, la vita andava avanti come sempre, nessuno sembrava troppo spaventato dalla minaccia della malattia, tranne qualche sbandato che pensava bene di svuotare i supermercati in preda al panico.

Anzi, i furti si erano intensificati, aumentando la mole di lavoro per Abbacchio e Narancia, che si occupavano del giro di protezioni.
Avevano ricevuto almeno tre lamentele solamente ieri.
In un caso, i responsabili gli erano pure sfuggiti senza prendersi una lezione.
Tutta colpa delle nuove gang rivali che cercavano di strappargli il controllo sul territorio, anche nella loro roccaforte napoletana.

Abbacchio vedeva la situazione come un allarmismo inutile e non si fece scrupoli a dimostrarlo.
"È solo un'influenza un po' più aggressiva, non vedo perché fare tutto questo casino. E poi colpisce solo i vecchi" sbadigliò alzando le spalle.
Bruno si voltò verso di lui girando sulla sedia e lo guardò male "Leone, la gente muore. Il tuo discorso è stupido, irresponsabile e irrispettoso nei confronti delle vittime e di chi sta ancora lottando" disse gravemente chiudendo la questione.
Non capiva come Abbacchio potesse essere così incosciente. Ammalati e morti crescevano, intere regioni erano state chiuse e lui continuava a pensare che fosse solo influenza.
Erano giorni che lui e il boss si preparavano al peggio, cioè la cessazione di ogni attività per effetto della quarantena. Avrebbero perso un mucchio di soldi e di credibilità.
Sarebbero spuntati nemici ovunque pronti a fare a pezzi Passione.
Ma non avevano altra scelta. La salute veniva prima di tutto.
La loro, quella dei loro uomini e di tutta la popolazione.

Anche Leone si girò, moderando i toni "Non dico che non sia un problema. Ma Giorno dovrebbe pensare prima alle cose importanti che succedono qui e poi ad uno stupido virus in Polentonia. Da quando quel branco di disadattati che hanno l'ardire di chiamarsi Vendetta ha cominciato a muoversi, gli affari stanno andando in malora. Hanno già incendiato diverse attività sotto la nostra protezione e in alcuni casi l'hanno pure fatta franca.
E sai cosa si mormora giù al porto? Che il giovane boss di Passione sia soltanto un bambino che presto perderà il potere"
Si alzò e con passo felpato andò a sedersi sulle gambe di Bruno, che lo accolse stringendolo a sè con un sorriso.
"Io e Mista siamo andati a parlare con il boss, a metterlo in guardia... Ma Giorno non ha mosso un dito"
Continuò, lasciando che Bruno gli lisciasse i capelli.
Il ragazzo comprendeva molto bene i suoi sentimenti e la sua preoccupazione. Anche lui avrebbe voluto che Giorno avesse preso provvedimenti più seri nei confronti di Vendetta.
Era ancora una gang ancora piccola, ma contavano diversi stand user tra le sue fila ed erano spietati.
Si vociferava che i loro capi fossero degli ex fedelissimi di Diavolo sfuggiti alla pulizia fatta da Giorno quando aveva preso il potere.
Un vero grattacapo.
Però si rendeva conto non era quello il momento giusto  per cominciare una guerra.
"Leone, purtroppo la situazione non è così semplice. Lo vedremo stasera"
"Che intendi? Sai qualcosa?"
"Solo che il discorso è importante, qualcosa di grosso sta per cominciare. Dobbiamo essere preparati"
Disse intrecciando le mani dietro al collo di Leone, avvicinando i loro visi.
"Non preoccuparti. Siamo insieme no? Andrà tutto bene, abbiamo passato di peggio" lo rassicurò, continuando a giocherellare con le sue ciocche bianche. "Finché sei con me, può cascare anche un meteorite su Castel Dell'Ovo" gli sorrise Leone, poi si chinò per baciarlo, con grande trasporto e dolcezza.

Quarantena Alla Villa di Passione (post Vento Aureo) Where stories live. Discover now