†ι αм ∂eα∂,ωαииα нσσк υρ?†

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Era arrivato l'inverno nella cittadina di Prince Albert,nel sud del Canada.

La neve cadeva indisturbata,imbiancando qualsiasi cosa.

La foresta dei cipressi sembrava come ovattata.

Fiocchi si adagiavano sulle foglie delle chiome di questi alberi immensi che sorgevano nel bosco.

Una casa si trovava nel cuore della foresta.La finestra aperta,dava l'idea che la casa fosse abbandonata,ma se si faceva attenzione si potevano sentire i rintocchi di un orologio.

Rieccheggiavano nella stanza.Invadevano l'aria e si impossessavano del silenzio,propagandosi come onde.

Adele sentiva freddo.

I suoi passi impercettibili,a contato con il pavimento di abete,le provocavano brividi in tutto il corpo.

Come fa qualcosa di morto a provare sensazioni e percepire il gelo entrarle sotto la pelle?

Come può qualcosa di morto riuscire a pensare,a respirare,a vivere?

Adele aveva imparato a convivere la solitudine.

Aveva imparato ad apprezzarne ogni sfumatura.

Dalla finestra poteva osservare i cipressi innevati.Decise di uscire per osservare la bellezza di ciò che la circondava.

La pianta dei piedi rabbrividì ad un primo contatto con il terreno gelido.

Camminò fino davanti al primo cipresso,ci si mise accanto,chiuse gli occhi e inspirò profondamente.

Allargò le braccia come un uccello.

Spesso aveva desiderato esserlo,per poter volare via da quel posto e vedere il mondo.

Pensava fosse la sua punizione. Rimanere per il resto dell'Eternità dentro quella gabbia,recintata da una infinità di alberi che si accatastavano fra loro.

La libertà le era stata negata ed era solo colpa sua.La vita le era stata levata e avrebbe convissuto con questo per sempre.

Era morta,ma così viva.

Si mise con le spalle contro il tronco e guardò verso l'alto come si innalzasse maestosamente.

'Forse il cielo non è così lontano. Forse si può toccare con un dito.
Non è così irrangiungibile se posso coglierne ogni sfumatura e immaginare di poterlo sfiorare.Vorrei essere come uno di questi cipressi.Magari esiste un momento in cui si può riuscire a toccare l'infinito. Vorrei proprio toccare l'infinito'

Adele era ammaliata da ciò che la circondava.

La natura è lo spettacolo più bello dopo l'amore.

Qualcosa turbò la ragazza.Sentì dei rumori provenire dalla foresta.Si facevano sempre più vicini e pesanti.

Ancora

E ancora

E ancora

Finché non si ritrovò dinanzi ad una figura.

Era un ragazzo,più o meno dell'età di Adele.Il ghiaccio dei suoi occhi persuase,in un primo momento,la ragazza dallo scappare.

Il ragazzo stava avanzando verso Adele quando ella,in prenda al panico,iniziò a correre.

Correva senza sapere dove andare

Correva con mille domande che le invadevano la mente,privandola dell'autocontrollo di cui necessitava in quel momento.

I passi si fecero sempre più pesanti e disperati.

Il vento le tagliava il viso,arrossato dal freddo della stagione.Le bruciavano le iridi,ma non voleva fermarsi.

Non si voltò durante la sua corsa imperterrita e continuò lungo la sua strada,qualunque essa fosse.

Si fermò, pensando di aver seminato lo sconosciuto.

Si lasciò cadere lungo un albero e cercò di riprendere fiato.

Portò le mani lungo i fianchi e inarcò completamente la schiena contro l'albero per farla aderire meglio contro di esso

Mentre chiudeva gli occhi,una voce irruppe nella mente della giovane,la quale si allarmò immediatamente.

-Perchè sei corsa via?-disse il ragazzo mentre appoggiava le mani sulle ginocchia.

-Perchè riesci a vedermi?Come hai fatto a seguirmi?-chiese lei,ignorando la domanda che le era stata posta.

-Ho seguito le impronte che hai lasciato sulla neve.Perchè non avrei dovuto vederti?- disse lui,mormorando l'ultima parte.

La ragazza non capiva come era possibile tutto ciò.

Era morto pure lui?

-sei morto?-disse rivolgendosi al giovane il quale rispose confuso -No-

-allora come fai a vedermi?tu non puoi....io sono morta-

-Morta?Tu non sei morta,come non lo sono nemmeno io.Perché dovresti essere morta?-chiese sbigottito.

-si che sono morta.Non so se tu sei morto,ma posso dirti con certezza che io lo sono.Dopo aver ucciso mio padre che mi sfruttava per i suoi bisogni,mi hanno uccisa.Non ricordo bene come,ma ricordo che mi sono svegliata in una baita con una veste sporca di sangue e null'altro.-gli raccontò la ragazza

-non sei morta e sai perché lo dico?La senti la neve che gela nelle vene e ti fa perdere sensibilità ai piedi?Lo senti come io vento colpisce le tue guance le le congela?Non puoi essere morta.-

La ragazza non riusciva a credergli.Lei era morta.Lei doveva essere morta.

Si avvicinò lentamente verso il ragazzo e lo prese per mano.

Lo portò con sé fino davanti ad un precipizio.I capelli le ricadevano sulle spalle come fili d'oro.

si girò verso il ragazzo e gli sorrise

-sono morta,vuoi vedere?-

Si sporse sulla punto e si lasciò cadere.Il ragazzo cercò di afferarla, ma si sbilanciò e cadde anche lui.

Ora il ghiaccio dei suoi occhi si era spento come anche il colore delle iridi di Adele.

Gli occhi sbarrati e lo sguardo perso rivolto al cielo.

Magari sono riusciti a toccare l'infinito con uno sguardo.

La sindrome di Cotard è una sindrome psichiatrica caratterizzata dalla convinzione illusoria di essere "morti"


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Non ho molto da dire perciò.... Spero vi piaccia :')

Commentate con il vostro parere e accendere quella stellina :)....a presto

Punk rock panda★

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⏰ Last updated: Nov 28, 2014 ⏰

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