1 Scuola, sfigati e me stessa.

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NON SALTATE QUESTA NOTA ALTRIMENTI VI DEFENESTRO.

QUESTA È SOLO LA "BRUTTA COPIA", LA BELLA LA PUBBLICHERÒ IN FUTURO

Voglio avvertirvi che per l'inizio ho preso spunto da Red, un libro di Kerstin Gier che se non avete letto vi consiglio vivamente di leggere.
Mano a mano che la storia va avanti si separa totalmente dal libro della Gier ed assomiglia un po' a Shadowhunters, ma NON PREOCCUPATEVI. Poi cambierà ancora.
Sì, è un casino.
Sì, ero stufa di rispondere ai commenti relativi a Red.
Sì, ho finito. Tanto love.

Mi affrettai a raggiungere la scuola, perdendo l'equilibrio sulla ghiaia scivolosa di pioggia. La Brighton High School, o semplicemente Brighton, era un istituto di notevoli dimensioni che avrebbe eguagliato le migliori scuole d'Inghilterra, anche solo contando la sua grandezza. Una bellissima fontana rinascimentale troneggiava al centro del prato di sassolini bianchi, proprio dove ora correvo, tentando di raggiungere il prima possibile la strada costeggiata da salici piangenti. Poco distante dalla Brighton, una quercia millenaria, simbolo della scuola ormai da decenni, sfoggiava le sue nodose e grandissime fronde in modo quasi orgoglioso. Aveva personalità, non c'era che dire.

Quando Elise, mia sorella, mi aveva detto che sarei arrivata in ritardo, pensavo di avere ancora qualche altro minuto a disposizione... e invece eccomi qua, come sempre ultima, ad accelerare ancora di più il passo per non far imbestialire Mr. Smith, il mio odioso e poco flessibile prof di geografia.

Aprii violentemente la porta della classe e rimasi immobile sulla soglia, ansimante e piegata in avanti dallo sforzo.

Non avevo mai brillato particolarmente in educazione fisica.

Mr. Smith, intento a spiegare qualcosa che, anche in circostanze normali, non avrei capito, si voltò verso di me e mi guardò stupito attraverso gli occhiali rettangolari da nerd quarantenne che viveva ancora con la mamma. -Signorina Stonheaven- La sua espressione mi fece quasi ridere, ma mi trattenni.

Quando lo avevo visto per la prima volta, avevo creduto di trovarmi di fronte a quel genere di professore serio, ma anche indulgente, che ispira fiducia e solidarietà, ma... dopo due anni e insufficienze che cadevano facili come pioggia, avevo capito che mi trovavo solamente di fronte ad un tiranno. Me lo immaginavo di fronte al camino della casa di sua madre mentre metteva insufficienze a manetta, ridendo come uno squilibrato. Inquietante.

-Buongiorno- mi sforzai di tenere un tono normale.

Lui non si premurò nemmeno di salutare. Il solito antipatico. -Se ritarderà un'altra volta, signorina, non esiterò due volte e avviserò il dirigente-

Visto che maleducato? Tutti sapevano che il genere femminile non aveva un bel rapporto con la puntualità, eppure guardate come mi rimproverava! Assurdo! -Sono arrivata solo con due minuti di ritardo- protestai, sedendomi al mio posto. -Non mi sembra molto.

Elise, la perfetta ed antipatica Elise, si voltò per guardarmi altezzosamente e si fece volare una ciocca di capelli rossi dietro la spalla. -Avevo detto che ritardavi- mormorò tutta contenta per le mie disgrazie. Elise era una bellissima ragazza dai lunghi capelli rossi e dalla pelle candida e bianca. Molto furba e di un'intelligenza spaventosa, ma soprattutto adorabile agli occhi di tutti. Tranne che ai miei.

Insomma... nemmeno si immaginava di essere adorabile con me, e io facevo lo stesso! Mia sorella era semplicemente perfetta, la prediletta della famiglia. Nessuno lo discuteva, a parte me e mio fratello, nemmeno i Grandville, o, come li definiva zia Annie, gli odiosi Grandville.

Aveva due anni più di me e si trovava nella mia classe per due motivi:
A) sbattermi in faccia la sua avvenenza, la sua intelligenza e il fatto di essere la rappresentante degli studenti;
B) fare un discorso troppo elaborato per una classe che le avrebbe fissato solo le gambe chilometriche.

Mr. Smith si prolungò in uno dei suoi monologhi sulle regole della nostra scuola e criticò aspramente chiunque non fosse conforme ad esse, ossia me. Si sentiva lontano un chilometro che parlava della sottoscritta, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine, da quante volte sbagliavo in sua presenza. Facevo semplicemente finta di assimilare ciò che diceva. Avevo imparato a dormire con gli occhi aperti, una cosa essenziale se si aveva Mr. Smith come professore. Non c'era granché da dire su di me, a parte che odiavo la geografia e la matematica con ogni cellula del mio essere.

No. Non ero io l'attrazione principale di tutta la storia, a meno che voi non foste dei parrucchieri con ispirazioni suicide e voleste sistemare la matassa di capelli neri che, anche se lisci, cercavano in tutti i modi di imitare un nido di uccelli ad Halloween.

La parte più interessante era la mia famiglia.

Una strana maledizione gravava su alcune stirpi come la nostra e consentiva ai primi due figli di vedere i fantasmi; tutti gli altri nascituri, semmai ne fossero nati altri, non ne erano dotati.

Come me, ad esempio.

Potrei fare pietà ad alcuni, ma credetemi, mi andava decisamente bene così. Come avrei fatto a passare interi pomeriggi con Clare oppure a leggere, altrimenti?

I due fortunati che ereditavano la Vista ricevevano un'istruzione molto più approfondita e imparavano fin da piccoli a riconoscere i fantasmi e a sapere come trattarli. Nick, il mio fratellone partito per girare il mondo, ed Elise, erano i prescelti.
Sapevo queste informazioni sulla maledizione solo tramite parole bazzicate qua e là in conversazioni a tavola, oppure quando mia madre lasciava trapelare i segreti del suo particolare passato.

Pettegolezzi, insomma. Oltre quelli nient'altro. Volevo che la situazione proseguisse in questo modo, per nessun motivo avrei voluto trovarmi al posto di mia sorella ad imparare a diventare un ninja oppure a studiare Dio solo sa cosa!

Elise stava ben attenta a non lasciar trapelare nessun segreto sulla sua seconda vita e avrebbe continuato a farlo... se solo non ci fosse stata una svolta epica nella sua esistenza.

E nella mia.

Black Touch (#1) VECCHIA VERSIONEWhere stories live. Discover now